Capolavori sconosciuti, dimenticati, amati
Transcript
Capolavori sconosciuti, dimenticati, amati
i corsi del carbone sabato 5 e domenica 6 dicembre (orari: sabato 14.30-20.00, domenica 10-13.30) Capolavori sconosciuti, dimenticati, amati docente: Bruno Fornara “Ce ne sono tanti di film magnifici e troppo poco conosciuti. Film che, una volta visti, ce li portiamo dentro. Alcuni di questi capolavori sconosciuti o dimenticati in un angolo noi andiamo a riprenderceli.” Bruno Fornara torna finalmente al cinema del carbone per guidarci alla scoperta di alcune meraviglie nascoste della cinematografia mondiale. Bruno Fornara è critico cinematografico di “Cineforum”, docente di cinema alla Scuola Holden di Torino, direttore artistico del festival di Alba e di Ring!, festival della critica cinematografica di Alessandria. Le prenotazioni al corso vanno effettuate entro venerdì 27 novembre alla biglietteria del cinema, oppure telefonando allo 0376.369860 o via email all’indirizzo [email protected]. Quota d’iscrizione: soci cinema del carbone 45 euro, non soci 52 euro (quota + tessera del cinema del carbone 2009-2010). Capolavori sconosciuti, dimenticati, amati Ce ne sono tanti di film magnifici e troppo poco conosciuti. Film che, una volta visti, ce li portiamo dentro. Alcuni di questi capolavori sconosciuti o dimenticati in un angolo noi andiamo a riprenderceli. E non conta che siano vecchi, in bianco e nero, con le immagini un po' rigate, come rughe sulla pellicola. Importa che siano grandi film. Film che non si dimenticano. L'ultima risata di Friedrich Wilhelm Murnau è del 1924, muto, con musica originale di un italiano, Giuseppe Becce. Un vecchio portiere di un albergo di lusso, la Berlino degli anni venti, la feroce divisione in classi sociali, la livrea gallonata dell'uomo, la sua vita in un misero quartiere popolare... Solo due didascalie in tutto per un film stupefacente. La felicità (1934) del russo Alexandr Medvedkin è eccentrico, libero, chagalliano, comico, sognante, caustico, popolare, satirico, astratto, naïf, inventivo, stilizzato, fiabesco, grottesco... Chmyr’ è un contadino spiantato (in russo chmyr’ vuol dire “un tizio”) che la moglie spedisce per il mondo a «cercare la felicità e non tornare con le mani vuote!». Lui trova una borsa piena di soldi, si compra un cavallo straordinario, il raccolto è ricchissimo, ma... alla felicità è difficile arrivare. Un magnifico film, sconosciuto anche a molti addetti ai lavori. Passiamo dal muto ai giorni nostri. Werner Herzog è regista inclassificabile, ogni suo film è una sfida, cuce insieme finzione e verità, ha realizzato tantissimi lavori, molti dei quali bellissimi, rimasti nascosti e poco visti, come Il paese del silenzio e dell'oscurità (1971), che ha per protagonista una donna sorda e cieca, carica di una straordinaria umanità. E chi conosce, sempre di Herzog, Wodaabe, i pastori del sole, o How much Wood Would a Woodchuck Chuck, titolo scioglilingua... Anche tra i classici di un genere molto frequentato come la commedia si nascondono tanti capolavori. I dimenticati di Preston Sturges (1941) è la storia di un regista di commedie di successo che si mette in testa di girare un film drammatico sulla povertà e rischia di perdere tutto, anche se stesso. Al contrario, in L'impareggiabile Godfrey di Gregory La Cava c'è un forgotten man, un poveraccio dimenticato da tutti, che si trova a “rieducare” una famiglia di ricchi svitati. E se passiamo a un altro classicissimo genere come il noir, anche lì troviamo meraviglie a ogni passo, come I gangster di Robert Siodmak (1946) o Le catene della colpa di Jacques Tourneur (1947) o La fuga di Delmer Daves (1947)... E, tanto per prendere ancora un altro genere, tra i film di guerra si trovano titoli illuminanti, film che ragionano sul perché gli uomini sono così ferocemente portati a uccidersi fra loro. Di genere in genere, in cerca di capolavori. Bruno Fornara