Bisio e Bellocchio,se i contrari convergono
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Bisio e Bellocchio,se i contrari convergono
40 Cultura e spettacoli LIBERTÀ Domenica 24 luglio 2011 Un evento dedicato al libro di Molinaroli Domenica prossima la presentazione di “Il cinema in rivolta” PIACENZA - Sta suscitando inte- resse il libro di Mauro Molinaroli Il cinema in rivolta. Marco Bellocchio e “I pugni in tasca” (Dalai), uscito lo scorso 14 luglio. La libreria Feltrinelli di piazza Cavalli ha dedicato ampio spazio al volume che sarà presentato nell’ambito della quindicesima edizione del Bobbio Film Festival, domenica prossima 31 luglio alle 18.30, al cinema “Le Grazie”, con Marco Bellocchio, l’autore e l’editore Alessandro Dalai. Il film di una generazione o l’analisi spietata di un’epoca? I pugni in tasca è stato entrambe le cose. Ancora oggi l’opera prima di Marco Bellocchio suscita discussioni, non solo sul disagio giovanile che ha preceduto il Sessantotto. A soli 26 anni il regista piacentino affondò il coltello nella piaga dei drammi di una provincia italiana meschina e claustrale, della famiglia come istituzione coercitiva e spesso frustrante. Pagina dopo pagina, Mauro Molinaroli, racconta l’onda impetuosa che investì il La vetrina della Libreria Feltrinelli con il libro di Mauro Molinaroli cinema, l’arte e la vita stessa di chi è stato giovane in un momento irripetibile della storia del nostro Paese. Con le testimonianze di Goffredo Fofi, Antonio Costa, uno dei massimi esperti dell’opera di Marco Bellocchio insieme ad Adriano Aprà, Piergiorgio Bellocchio, Morando Morandini, Ennio Morricone, autore della colonna sonora, ma anche di Paola Pitagora e Lou Castel, emerge il capolavoro di Marco Bellocchio. Bobbio e la Valtrebbia sono il luogo dell’anima oltre che della memoria. Un lungo percorso che è anche un cerchio, un cerchio che si chiude. Molinaroli non viaggia sull’amarcord ma smonta il film con testimonianze e analisi. Stefania Nix Bisio e Bellocchio,se i contrari convergono Bobbio Film Festival, sotto la pioggia la sera della prima con “Benvenuti al Sud” BOBBIO - La sera della prima è la pioggia che incombe, la gente che staziona davanti al chiostro di San Colombano e che trasmigra al cinema “La Grazie”; ma è anche la profondità di Marco Bellocchio che si coniuga con la leggerezza di Claudio Bisio e Luca Miniero. Ed è soprattutto un film-commedia dai mille risvolti e dalle tante facce, un’operina che scava senza far rumore nell’Italia del terzo millennio. Claudio Bisio è profondamente legato a questo lavoro e il regista Luca Miniero sostiene che pur senza graffiare, Benvenuti al Sud affonda nei tic e nei modi di essere degli italiani, terroni o padani. Il film non farà il verso a Monicelli o Risi, ma ha una sua autenticità e una sua onestà intellettuale, chapeau, dunque. Marco Bellocchio cita Charles Aznavour, Eric Rohmer e Pietro Germi per dire che il cinema popolare se ben fatto ha un posto immenso nel cuore di ognuno e che ogni buon film porta dentro un po’ di genialità e tanta tradizione. Benvenuti al Sud è il rifacimento di un film francese, Giù al nord, questo lo sappiamo, ma è meglio copiare bene e con garbo piuttosto che essere carenti nella creatività e nella costruzione di un’opera cinematografica. Luca Miniero non copia, riproduce e trasforma, traduce in italiano ciò che i francesi hanno scritto a modo loro. I due film sono diversi perché differenti sono l’estrazione, l’humus, il terreno da cui nascono. Ci sono anche Piergiorgio Bellocchio e il critico cinematografico di Sky, Francesco Castelnuovo. La simpatia di Bisio è esplosiva: attacca, arretra, dribbla e affonda ma accarezza la parola e la gente sorride non solo perché ha un faccia che sprigiona simpatia ma soprattutto perché è un attore intelligente che fa il proprio mestiere al meglio, con dignità. Si affronta, durante il dibattito all’Auditorium Santa Chiara, anche il rapporto tra cinema e televisione e tutti concordano sul fatto che il linguaggio cinematografico diverge di gran lunga da quello televisivo: David BOBBIO - Claudio Bisio tra Gianni Schicchi e Piergiorgio Bellocchio (f.Bersani) Lynch è l’eccezione, la regola vuole che in tv da un lato ci sia la produzione e dall’altro la troupe; e che spesso il regista sia solo un terzo incomodo. Il bello di Bobbio, anzi del Bobbio Film Festival sta nel tenere insieme i contrari, che non coincidono ma dialogano, si confrontano e convergono. Claudio Bisio si rivolge a Mar- co Bellocchio con deferenza, ma anche con il garbo intelligente di chi ha molto da dire e anche tanto da dare. Perché, più o meno, tutti sono figli della commedia all’italiana. In questo caso c’è un maestro del cinema, Marco Bellocchio, che ha costruito nel tempo linguaggi filmici nuovi e due protagonisti di storie popolari – Miniero e Bisio - che guardano con occhio attento e benevolo a questo nostro Paese, scrutandone i tratti spigolosi e ingenui. Luca Miniero sostiene, con legittimo orgoglio, che quando sono state girate le riprese di Benvenuti al Sud, la gente del Cilento applaudiva. E allora c’è un orgoglio sincero, il desiderio di riprovarci, di ripartire proprio da dove erano rimasti, e dal remake sta prendono forma il sequel, Benvenuti al Nord, in corso di lavorazione a Lodi. Stavolta sarà un lungometraggio in salsa padana e Alessandro Siani indosserà un giubbotto antinebbia. Siamo questo, naufraghi del terzo millennio, multietnici e razzisti, buffoni e teneroni; Miniero cripta e confonde con una leggerezza e talento. Perché le commedie di questo tempo sbandato hanno bisogno di carezze in un pugno più che di lame sottili. Mauro Molinaroli BOBBIO - Il regista Marco Bellocchio con Claudio Bisio (foto Bersani) Per Gianni Schicchi una serata d’onore a Carpi Nell’ambito della rassegna del cinema d’autore l’attore ha parlato del film “Sorelle Mai” PIACENZA - Serata d’onore per Gianni Schicchi l’altra sera a Carpi con la proiezione del film Sorelle Mai di Marco Bellocchio. L’attore-feticcio del grande cineasta fin dagli esordi, con la sua verve e la propria capacità di comunicare ha catturato il pubblico presente nell’ambito della rassegna Accadde domani, mini ciclo dedicato al cinema d’autore, inserito nella collaudata programmazione del cinema estivo (“Tenera è la notte”), in cui è prevista, la partecipazione del regista o di una figura che abbia avuto un ruolo di rilievo nel film. La serata è stata organizzata dall’assessorato alle politiche culturali della Città di Carpi, dalla Biblioteca Multimediale “Arturo Loria”/Videoteca e dal Centro di Documentazione e Comunica- Gianni Schicchi con Marco Bellocchio a Bobbio sul set di “Sorelle Mai” zione Audiovisiva e ha avuto luogo presso la suggestiva cornice del chiostro dell’ex convento di San Rocco, nel cuore del centro cittadino. Circa 200 persone hanno assistito alla proiezione della pellicola e all’intervento di Gianni Schicchi il quale, dopo aver portato i saluti al pubblico da parte di Marco Bellocchio, ha risposto alle domande e curiosità postegli dal conduttore della serata Federico Baracchi. Carpi ha dato il giusto tributo a questo personaggio iperrealista e surreale che ha spesso vissuto “alla destra del maestro”. E a proposito della sua partecipazione carpigiana, Schicchi ha detto: «Una serata splendida, nel corso della quale è stato dedicato il giusto tributo a uno dei grandi maestri del cinema italiano, col quale ho avuto la soddisfazione di lavorare». E Schicchi è stato applaudito per la sua spontaneità, il suo appeal ma anche per le sue interpretazioni. Nato a Bobbio nel 1938, Gianni Schicchi Gabrieli ha iniziato a calcare il palcoscenico giovanissimo, prima in operette e farse, poi in spettacoli di prosa come Proces- Ricevuti in eredità,Gabriele Negri e la moglie Giovanna Gambini li hanno donati Al Museo Illica sette libretti d’opera CASTELLARQUATO - La ventisette- sima edizione del Premio internazionale Luigi Illica, che si è svolta la settimana scorsa nel Comune di Castellarquato e che ha visto la premiazione di importanti protagonisti del mondo della lirica, è stata l’occasione per una donazione al Museo dedicato al grande librettista che è fiore all’occhiello del borgo medioevale, di sette libretti d’opera di epoca compresa tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e i primi dieci anni del Novecento relativi a melodrammi scritti dal poeta arquatese. Autori della donazione sono stati Gabriele Negri e sua moglie Giovanna Gambini, che vivono a Fiorenzuola. Entrambi appassionati di musica lirica («ricordo che mia madre mi cantava le romanze d’opera, in particolare il Va’ pensiero», ci ha detto il signor Gabriele) ma non solo, perché come ci ha detto ancora il signor Negri, «a me e a mia moglie piace tutta la musica, purché sia bella», i coniugi Negri sono venuti in possesso dei libretti d’opera come eredità di uno zio milanese della signora Giovanna. «Oltre a quelli che abbiamo donato al Museo - ha aggiunto Gabriele - siamo in possesso di altri libretti, che ho trovato nei mercati dell’antiquariato. Finora ne ho raccolti dodici, di epoca tra il 1938 e il 1972». I setti libretti “illichiani” sono stati consegnati la sera della consegna del Premio alla responsabile dell’organizzazione Gabriele Negri con uno dei libretti d’opera donati al Museo Illica di Castellarquato Vivien Hewitt, che li farà avere al museo. I libretti, come si diceva, sono sette: La Bohème, Madama Butterfly, Tosca e La Wally (messe in musica da Giacomo Puccini) e Iris, Anton e Le Maschere musicate da Pietro Mascagni. I libretti, editi da Ri- so Peveri e Ris e Sfuraien Bobi lé Noss, entrambi di Alberto Bellocchio e Olmi, Ricorda con Rabbia di Osborne per la regia di Zangardi e Ditegli sempre di sì di Eduardo De Filippo, sempre per la regia di Zangardi. L’esordio nel cinema risale al 1965 con I pugni in tasca di Marco Bellocchio, per cui ha lavorato anche ne La Cina è vicina (1967), Marcia Trionfale (1976), Nel nome del Padre (1972), Vacanze in Val Trebbia (1978), Le Sorelle (1999), Ofelia (2000), L’ora di religione (2001), Sorelle Mai (2006) e Vincere (2009). Tra gli altri film che lo hanno visto protagonista anche I Re Magi (1998) e Killer Gamp (1999) di Francesco Palladino, Halien di Magarò (2001), Homo Tauriglia (2001) di A. Pescetta. Ma. Mol. cordi e Sonzogno, si riferiscono a “prime” realizzate al Teatro alla Scala di Milano e riportano i nomi di tutti i protagonisti: direttori, cantanti, musicisti, ma anche quelli dei calzolai e degli attrezzisti. Scorrendoli si fa un tuffo nel passato, a cominciare dal prezzo di copertina: “lire una”, “lire quattro”. E oltre ai libretti una curiosità, una pagina di etichette formato francobollo dentellato con l’immagine di Pietro Mascagni che probabilmente si usavano a quel tempo per sigillare la corrispondenza. Interessanti pagine di storia che grazie ai coniugi Negri tutti potranno ammirare nel museo arquatese. Mauro Bardelli