CHARIO SOVRAN ovvero quando l`apparenza inganna

Transcript

CHARIO SOVRAN ovvero quando l`apparenza inganna
Lorecchio di Dionisio
CHARIO SOVRAN
ovvero quando l’apparenza inganna
Parlare, occuparsi di accessori,
messa a punto, tweak, per un
audiofilo può essere un’arte, una
mania, una condanna… Trattare tali
argomenti è uno degli obiettivi di
questa rubrica il cui nome in questo
senso non è per nulla casuale…
Si legge su Wikipedia:
“L’Orecchio di Dionisio è una grotta
artificiale che si trova nell’antica cava
di pietra detta latomia del Paradiso,
poco lontano dal Teatro Greco di
Siracusa. Scavata nel calcare la grotta è
alta circa 23 m e larga dai 5 agli 11 m,
e si sviluppa in profondità per 65 m,
con un andamento ad “S”. La sua
particolare forma ad orecchio d’asino
fece coniare al pittore Caravaggio,
recatosi nella città aretusea nel 1608 in
compagnia dello storico siracusano
Vincenzo Mirabella, l’espressione
“Orecchio di Dionisio”. Secondo la
tradizione infatti il tiranno Dionigi fece
costruire la grotta dove rinchiudeva i
prigionieri, e appostandosi all’interno
di una cavità superiore ascoltava i loro
discorsi. Grazie alla sua forma,
l’Orecchio di Dionisio possiede
caratteristiche acustiche tali da
amplificare i suoni fino a 16 volte.
Secondo alcuni la presenza della cavità,
posta sotto la cavea del Teatro Greco,
favorisce l'acustica del teatro.”
82
D
iciamolo subito: nel caso delle Chario
Sovran occorre riaffermare che spesso in alta fedeltà come nella vita l’apparenza inganna.
A prima vista queste tower alte 122 centimetri sembrano delle Sonnet, con cui condividono il family feeling estetico e molto elegante frutto di un lavoro di falegnameria di
alto livello, a cui sia stato tolto il bel piedistallo dedicato e al suo posto, con la stessa
angolazione leggermente rivolta verso l’alto
e verso la parete posteriore, sia stato posto
un mobile in legno dalla altrettanto pregevole finitura ebanistica in cui è contenuto un
“modulo sub” costituito da due woofer da
20 cm in configurazione isobarica che scaricano verso il basso.
La sensazione è acuita al momento dello
spacchettamento dei colli di trasporto visto
che l’unità superiore ha le esatte dimensioni
di una Sonnet, con gli stessi trasduttori e la
stessa disposizione che prevede il midwoofer da 17 cm posto sopra il bel tweeter con la
cupola in seta da 32 mm (diciamolo: sembra
proprio una Sonnet leggermente modificata
nel mobile alla bisogna) che va ad appoggiarsi con l’interposizione di appositi gommini sulla base costituita dall’unità sub anzidetta.
L’apparenza inganna, dicevo, dal momento
che il risultato non è quello di una Sonnet
con più bassi ma quello di un diffusore totalmente e profondamente diverso che credo non casualmente ha meritato la Classe A
nelle ultime classifiche di Stereophile.
Per altro non sarebbe la prima volta che da
una coppia di casse da stand deriva un sistema a gamma intera di alta qualità, due nomi
mi vengono non a caso in mente: il sistema
Met 7 di Sequerra che prevedeva anche la
presenza ulteriore di un supertweeter a nastro e il duo “da favola” Watt/Puppy della
Wilson Audio.
Mario Morace, il progettista della Chario, interrogato sull’argomento rapporto SonnetSovran così mi ha risposto:
“Sovran completa il discorso iniziato con Sonnet.
Per motivi tecnici molto precisi non è possibile
contrastare gli effetti deleteri degli ambienti domestici avendo a disposizione un solo woofer, è
necessario passare a sistemi multivia complessi
come Serendipity e Ursa Major, che prevedono
un modello di radiazione a interferenza tra i vari
driver, il cui obiettivo è quello di orientare la potenza acustica in direzioni precise dello spazio.
Solo in questo modo è possibile controllare in
buona misura la reazione della stanza a un impulso di pressione. Il principio proprietario della
Chario si basa sugli stessi presupposti teorici che
sono alla base dei sistemi di sonorizzazione professionale, che hanno lo scopo di ‘indirizzare’ il
suono verso le zone occupate dal pubblico, evitando di disperdere energia in ambiente, con il rischio di sollecitare l’ambiente stesso. Volendo
quindi effettuare un ‘upgrade’ delle Sonnet per
avvicinarle al modello di radiazione dei due sistemi maggiori non basta aggiungere un secondo
woofer, come si fa normalmente per promuovere
un sistema da scaffale a sistema da pavimento, è
necessario pensare ad una teoria che possa essere
implementata con un sistema ad interferenza basata ALMENO su due woofer, nella fattispecie
un subwoofer ed un woofer vero e proprio. L’idea
consiste nel coinvolgere entrambi gli altoparlanti
a emettere le basse frequenze fino a 250 Hz circa,
ovvero creando un ‘doppietto acustico’ che sia in
grado, complice il crossover e la distanza fisica
tra i due radiatori, di fornire all’ascoltatore informazioni aggiuntive traendole da quelle caoticamente presenti, per simulare in scala alle basse
frequenze la propagazione random dei grandi
ambienti, con tutti i limiti, le restrizioni e le imperfezioni del caso. Lo scopo dichiarato della teoria psicoacustica del doppietto è quello di ingannare il sistema uditivo, simulando la risposta di
una stanza di dimensioni maggiori, quindi con
basse frequenze più ‘spazializzate’”.
Posizionate non senza un po’ di fatica, sono
AUDIOREVIEW n. 311 maggio 2010
CHARIO SOVRAN OVVERO QUANDO L’APPARENZA INGANNA
piuttosto pesanti e danno una grande impressione di solidità, le casse nel mio ambiente di ascolto, è iniziata la prova vera e
propria.
La catena di ascolto era formata da un
preamplificatore Graaf 13.5B rivalvolato
NOS a cui era collegato come sorgente uno
“storico” Denon 3650 pesantemente modificato dalla Aurion Audio di Castelvetrano; quale finale ho usato un Magtech da
650 watt per canale della Sanders Sound
Systems mentre la cavetteria di interconnessione e AC era tutta Gregitek, il mio riferimento ad oggi in questo ambito.
Mentre il posizionamento ottimale in ambiente non è stato un grosso problema,
avendo individuato rapidamente nella distanza di circa due metri tra le casse e di
circa un metro dalla parete posteriore la
collocazione giusta per ottenere la migliore
ricostruzione dell’evento musicale, in associazione con una indispensabile, leggera
angolazione dei diffusori verso il punto di
ascolto, più complicata è stata la scelta dei
cavi di potenza, in quanto mai mi era capitato di incontrare casse così “sensibili” al
cambio di cavetteria di alimentazione, che
va pertanto selezionata in maniera non casuale, pena una decremento molto significativo della qualità sonora finale.
Per un amante, come me, del setup è stato
in realtà, più che un problema, un divertimento fare queste prove avendo a disposizione una ricca serie di cavi raccolti per un
prossimo test a confronto che già vi preannuncio.
Dopo svariati tentativi la soluzione migliore l’ho raggiunta utilizzando in monoamping i deliziosi nuovi cavi della Gregitek di
Gregorio Giust, mentre per la biamplificazione, di cui parlerò più avanti, il miglior
risultato l’ho ottenuto usando i Siltech LS188 Classic MK2-Satt Version per la via
bassa e di nuovo i Gregitek per la via alta.
La prova delle Sovran è stata anche l’occasione per testare le doti del nuovo amplificatore Magtech, ultima realizzazione del
mio amico Roger Sanders.
Roger è sempre molto generoso di spiegazioni sulle sue realizzazioni; proverò a rias-
AUDIOREVIEW n. 311 maggio 2010
sumere per i lettori i
termini della questione rimandando
al sito della Sanders
Sound Systems gli
eventuali approfondimenti del caso.
I diffusori elettrostatici necessitano per
un funzionamento
ottimale di un determinato voltaggio,
mentre i diffusori dinamici necessitano per funzionare al meglio di molta corrente e potenza che variano al variare del voltaggio. La soluzione
proposta da Roger è quella di un amplificatore dotato di uno speciale circuito di regolazione del voltaggio ad altissima efficienza, che, a differenza degli amplificatori
tradizionali, rende l’amplificatore insensibile o quasi alle variazioni di impedenza,
in grado di produrre un suono con lo stesso livello di distorsione qualunque sia la
potenza richiesta.
Ma veniamo alle note di ascolto: dicevo
all’inizio delle profonde differenze tra il
suono delle Sovran rispetto alle Sonnet.
Il lavoro di messa a punto del diffusore
credo sia stato notevole, specialmente a livello di crossover dal momento che il risultato è un suono molto diverso e drammaticamente migliore, senza il maggior “difetto” che avevo a suo tempo riscontrato
nell’ascolto delle piccoline (si fa per dire visto che le Sonnet sono grossi bookshelf
molto pesanti in realtà): la bassa tenuta in
potenza con il “povero” midwoofer, forse
obbligato a lavorare su “frequenze non
sue” e inevitabilmente a volte messo in crisi con l’immissione di molta potenza.
Niente di tutto ciò accade con le Sovran
che si bevono senza scomporsi i 650 watt
dell’amplificatore americano, mostrando
una capacità di pilotaggio che molto mi ha
ricordato le Gradient Lauri Special che per
tanto tempo hanno allietato le mie sedute
di ascolto e come le Gradient, pur essendo
estremamente piacevoli ascoltate a basso
volume, amano suonare forte e finiscono
per dare il meglio di sé quando la potenza
immessa è tanta.
Entriamo nel dettaglio del suono di queste magnifiche casse: non ritengo abbiano un genere musicale preferito, le ho
ascoltate con la musica classica, il jazz, il
rock non-spacca-timpani e in tutte le situazioni se la sono cavata benissimo, merito di una ricostruzione della scena acustica molto radiografante, ricca di particolari, che si propone all’orecchio molto
vasta e molto profonda, con una separazione dei piani sonori che in certi momenti mi ha ricordato il suono di un’elettrostatica per la precisione e la naturalezza dell’emissione, in un contesto nel quale la scatola sonora, come avveniva per le
Sonnet, è leggermente spostata in avanti
ma con una profondità e un’ampiezza,
molto coerenti con un’immagine naturale
dell’evento musicale riprodotto a partire
dall’altezza della scena, sconosciute non
solo al bookshelf di casa Chario ma a
molti diffusori regardless of price che mi
è capitato di ascoltare. Le Sovran letteralmente scompaiono lasciando il posto alla
scena musicale virtuale, una music wall
che si snoda di fronte all’ascoltatore senza alcun limite rappresentato dai confini
dei diffusori.
Le alte frequenze sono riprodotte senza alcuna fatica di ascolto pur mostrando
un’estensione verso gli estremi della banda
veramente notevole; la voce, per fare un
esempio la mia amata Patricia Barber, è
calda, ricca di armoniche, naturale con un
piacevolissimo effetto “presenza” (merito
credo delle prestazioni superlative del
tweeter prodotto su specifiche Chario) che
consente all’interprete di stagliarsi graniticamente all’interno del sound stage virtuale, in un combinato disposto in cui l’azione
dei due trasduttori, liberata rispetto alle
Sonnet dall’onere di una accettabile riproduzione delle ottave più basse, concorre in
maniera sinergica al mirabile risultato finale in termini di timbrica e ambienza.
Un discorso a parte meritano i bassi: la Sovran è una cassa che scende davvero molto
in giù, ma solo ed unicamente quando serve e se serve, senza code o rigonfiamenti di
sorta in maniera secca e asciutta; i due
woofer lavorano in perfetta integrazione
con il mid superiore e non si avverte alcu-
83
CHARIO SOVRAN OVVERO QUANDO L’APPARENZA INGANNA
no scollamento nella riproduzione tra i trasduttori.
Le Sovran sono casse molto veloci nella riproduzione dei contrasti dinamici e la riproduzione dei pieni orchestrali risulta molto
realistica, precisa, analitica e di grande effetto pur nella impossibile (per qualunque catena hifi al mondo) sfida di portare i filarmonici di Vienna dentro casa nostra.
Un diffusore perfetto allora? Non so, certo
uno dei migliori diffusori dinamici che mi
sia capitato di ascoltare e che credo, anche
per un sano spirito di bandiera, tutti gli appassionati dovrebbero confrontare con i
più blasonati marchi stranieri prima di affrontare un acquisto impegnativo in termini economici in fatto di diffusori e per ciò
stesso da ponderare molto bene.
Così com’è da ponderare attentamente la
scelta dell’amplificazione da associare alle
casse.
Per una cassa di classe occorre un’amplificazione adeguata, in questo senso il Sanders Magtech si è rivelato un degno compagno dei diffusori italiani: inesauribile come risposta in frequenza (in questo senso
implacabile con registrazioni “imperfette”
che restituisce senza alcuna compiacenza),
velocissimo, dà il meglio di sé se lasciato
sempre acceso e dopo almeno una settimana di stand-by, un vero “filo con guadagno” che sembra non mettere nulla di
“suo” al suono dell’impianto, in realtà rendendolo estremamente analitico e capace di
performance dinamiche di livello assoluto.
Facendo due conti con i prezzi praticati in
Italia per i Coda che sono, come noto, parenti stretti dei prodotti di Roger Sanders,
dovremmo essere sull’ordine dei seimila
euro come prezzo nei negozi e, visti i risultati, lo ritengo persino un prezzo concorrenziale, dato che ci troviamo di fronte
probabilmente al miglior amplificatore a
SCHEDE PRODOTTI RECENSITI
Le casse Chario Sovran sono prodotte e
commercializzate da: Chario s.r.l, Via
Bergamo 44, 23807 Merate (LC).
www.chario.it
Gli amplificatori Magtech sono prodotti
e commercializzati da: Sanders Sound
Systems, 12054 Deer Trail Road Conifer,
CO 80433, USA. www.sanderssoundsystems.com
Gli amplificatori VM 200 sono prodotti e
commercializzati da: Lector-Docet
Via G. Verdi 35, 27010 Albuzzano (PV).
www.lector-audio.it/
I cavi Gregitek sono prodotti e commercializzati da: Gregitek di Gregorio Giust,
Via Redipuglia 3, 330777 Sacile (PN).
www.gregitek.com/
I cavi Siltech sono prodotti e commercializzati da: Siltech B.V., Edisonweg 8,
6662 NW Elst, The Netherlands.
www.siltechcables.com
84
stato solido che mi sia capitato di ascoltare.
Le cose però con le Sovran si complicano
dal momento che, solo staccando i ponticelli che collegano i morsetti dei woofer
con la sezione alti e passando alla biamplificazione, si raggiungono i migliori risultati
in termini sia di dinamica che di ricostruzione tridimensionale della scena acustica;
la differenza è molto marcata e rende mandataria questa soluzione se si vuole ottenere il massimo possibile e sinceramente consigliabile dalle Sovran, che meritano di essere messe in condizione di donare al proprietario tutto quello che sono capaci di
produrre in termini di suono se messe in
condizioni ottimali di farlo.
Ho avuto modo di provare le Sovran con
una coppia di Sanders Magtech e debbo
dire che il risultato (stiamo parlando di più
di mille watt per cassa) è sconvolgente e lascia veramente sconcertati in positivo: tutti
i parametri considerabili in una valutazione critica del suono di un diffusore appaiono magnificati dal passaggio dalla mono
alla bi-amplificazione, senza alcun stravolgimento delle sensazioni prima provate,
semplicemente e non è poco coerentemente portate ad un livello di qualità per certi
versi magico. Aumenta la profondità della
gamma bassa che mostra ancora più autorevolezza e controllo, il sound stage è dimensionalmente più grande e le microinformazioni di ambienza sono il corollario ad una ricostruzione dell’evento musicale estremamente realistica e spettacolare, specie se si spinge un po’ sul volume
raggiungendo livelli di pressione sonora e
dinamica ragguardevoli ma soprattutto
terribilmente vicini alla sensazione di assistere ad un concerto dal vivo; ma stiamo
parlando anche di un sistema di amplificazione che verrebbe a costare attorno a
12.000 euro, veramente una cifra alla porta-
ta di pochi, giustificata indubitabilmente
dal risultato certo ma pur sempre elevata
in assoluto.
Per fortuna qui entra in gioco il made in
Italy...
Sostituendo il Sanders con una coppia di
Lector VM 200, che alla fine costano un terzo in meno dell’amplificatore americano
(siamo sotto i 4000 euro per una coppia), il
miracolo si avvera, con un’aggiunta non
da poco per me: quello che io da sempre
chiamo “suono Lector”, molto più caratterizzato del suono iperanalitico dell’amplificatore made in Denver, Colorado, meno
freddo, più rotondo sul medio, si sposa benissimo con le Sovran donando una brillantezza e un’umanità alla riproduzione
che prendono il cuore.
Detto in altre parole, il Sanders dà il meglio di sé con i dischi speciali iper-hifi,
mentre i due Lector ti commuovono, se hai
voglia di farlo, ascoltando Susan Doyle.
Forse i Lector cedono qualcosa al Sanders
in termini di autorevolezza della riproduzione agli estremi della gamma audio, ma,
nell’insieme, complice la marcata, come
detto, “predilezione” delle Sovran per la
biamplificazione, l’accoppiata italiana finisce per farsi preferire al singolo amplificatore americano con un rapporto
qualità/prezzo ineguagliabile.
Da qualche mese le strade, una volta unite
commercialmente, della Chario e della Lector si sono divise, e lo trovo un vero peccato alla luce della prova odierna vista la sinergia che le casse Chario Sovran hanno
mostrato di avere per l’amplificazione Lector VM 200, per una catena made in Italy
che ogni vero appassionato di High End
dovrebbe sentirsi in obbligo di ascoltare
prima di “decidere” che lo stato dell’arte è
solo all’estero e a prezzi molto più elevati.
Francesco Bollorino
AUDIOREVIEW n. 311 maggio 2010

Documenti analoghi

prova HFG

prova HFG due (!!) trasformatori di alimentazione, uno dei quali toroidale ad alimentare i filamenti dei tubi. Due, ovviamente, i trasformatori d’uscita made in Canada, di cui se ne utilizza una sola uscita ...

Dettagli