I Bene, proviamoci. Ho studiato con attenzione il

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I Bene, proviamoci. Ho studiato con attenzione il
I
Bene, proviamoci.
Ho studiato con attenzione il libro di ricette che mi ha
regalato mia madre all’età di dieci anni, quando ancora nutriva qualche speranza che sarei riuscita a emulare il suo
naturale talento in cucina. Eccomi qui, a pagina 165, “Lasagne alla bolognese della Dotta Confraternita del Tortellino”. Se tutto va bene, imparerò a fare lasagne e tortellini
in un colpo solo.
La lista degli ingredienti è lunghissima, ma in compenso la piramide della difficoltà di preparazione è solo a metà,
dunque dovrei farcela. Ci vogliono circa due ore e mezza,
ma io non ho fretta, si sa che le grandi opere richiedono
tempo.
Il guaio è che se sei un’italiana che vive a Londra già
da qualche tempo, tutti si aspettano che tu sia la regina dei
fornelli, che parli comunque con una forte inflessione siciliana, anche se hai pedigree milanese da ben tre generazioni
e che da un momento all’altro tu possa saltare su un tavolo
e gridare: “Silenzio, vorrei intonare ’O Sole Mio con il mio
inseparabile mandolino!”
Tant’è.
Infatti, è proprio per il mio ultimo fidanzato inglese,
Simon, che sto preparando le lasagne. Voglio fargli una
sorpresa questa sera, anche perché ormai mi sono stufata
di sentire ripetere ai nostri amici che il segreto della sua
perfetta forma fisica sono le mie ricette light a base di scatolette di tonno e risotti già pronti.
Sfortunatamente però, questa soluzione funziona solo
su di lui, dato che non si può dire altrettanto della mia forma fisica. Da buona donna mediterranea quasi trentenne,
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Grazia Battista
difendo con convinzione le mie maniglie della felicità, e
– se trattengo il respiro, mi sdraio sul letto e non mangio
dal giorno prima – riesco anche a entrare in una taglia quarantaquattro (abbondante).
Anche per questo sto cercando di affinare la mia tecnica culinaria. Simon appartiene decisamente a uno standard
abbastanza alto di uomini, quelli sempre perfetti, ben vestiti, rasati tutti i giorni (compresi weekend e festivi, quando
normalmente gli uomini comuni si abbandonano a uno stato brado), con un taglio di capelli e una epilazione da fare
invidia a parecchie donne.
Quindi la domanda è: quali armi ho io per tenermelo
stretto, a prova di scippo?
Cioè, tutti sanno che è già molto difficile vincere alla
lotteria, ma quello che poi rende la vita complicata al multimilionario è come investire i propri soldi senza rischiare
di dissiparli o peggio senza che qualcuno te li porti via a tua
insaputa, magari quando hai già in mente come investirli.
Perciò, ho deciso di adottare i metodi tradizionali. Mia
nonna mi ha sempre detto che gli uomini vanno presi per la
gola, ragion per cui ho deciso che ogni sera mi cimenterò
in un’impresa nuova per stupire e conquistare il mio uomo:
pollo e funghi con riso, tortino di gorgonzola e noci, linguine con le seppie...
Sto apportando qualche piccola modifica alla ricetta originale delle lasagne (perché dovrei fare io la besciamella
quando posso tranquillamente comprarla al discount sotto
casa per poco più di una sterlina?) quando lo squillo del
telefono mi distoglie dai miei pensieri.
“Hallo!” rispondo ancora con il cucchiaio in mano, tenendo in bilico la cornetta fra la spalla e l’orecchio.
“Tesoro sono io.”
Riconosco il miele come le api sul fiore. È Simon, che
avrà sentito già il profumo di pasta italiana fatta in casa e
avrà deciso di anticipare l’ora della cena.
“Senti July, ho pensato... che ne diresti di venire a cena
a casa mia? Finirò piuttosto tardi stasera e non vorrei allun-
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Tutta colpa del mio ex
garmi fino lì... potresti portare quello che hai preparato da
me, che te ne pare?”
Ma che bella idea... come ho fatto a non pensarci... si
tratta solo di trasportare una teglia bollente di lasagne e
una ciambella americana alta quasi un metro e mezzo per
quindici fermate di metropolitana e due differenti linee di
autobus.
E poi, fino lì non sarebbe altro che Clapham South, che,
ok non sarà il centro della city, ma questo snobismo da parte del mio fidanzato proprio non lo capisco. Stiamo insieme
da nove mesi e sarà venuto sì e no tre volte a casa mia,
neanche io viva in uno squat. La prima volta che è stato qui
ha assunto un’espressione indecifrabile... a metà fra l’estasi
mistica e l’Urlo di Munch.
Dopo di che, ha subito trovato le classiche scuse:
1) “Sono allergico al pelo del cane ma non lo sapevo fino
a questa sera.” Premetto che il cane in questione è piuttosto
glabro per essere un animale; direi anzi che assomiglia più
a un maiale, sia per dimensioni sia per atteggiamento nei
confronti della vita in generale;
2) “A casa tua c’è anche Carmen e quindi non abbiamo
molta privacy.” A proposito di questo vorrei dire che Carmen, la mia coinquilina, nonostante le sue origini brasiliane, è forse la rappresentante più silenziosa e riservata della
sua nazione, l’unica al mondo che considera il carnevale
di Rio un inutile spreco di denaro pubblico. Dividiamo la
casa da sei mesi ma ci saremo incrociate per non più di
quarantotto ore in tutto, visto che lei è impegnata in tante di
quelle attività – dal corso di pittura a quello per massaggi
zen molto speciali – da non avere granché tempo libero;
3) Varie ed eventuali, a seconda del momento, vedi:
“Ho fatto tardi in ufficio.”
Io, dal canto mio, ho degli orari piuttosto elastici, nel
senso che la giornata lavorativa può durare anche dodici ore
a volte. Infatti, sono venuta a Londra per realizzare il mio
sogno, lavorare come wedding planner, e finalmente oggi
ci sono riuscita!
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Anche se, a essere onesta, immaginavo famiglie di lord
inglesi che avrebbero fatto a gara per prenotare i miei servizi con almeno un paio d’anni d’anticipo; magari qualche
attrice o qualche rockstar di Portobello Road che avrebbe
detto al proprio partner, sbattendo le ciglia finte in maniera
maliziosa: “Mi sposo solo se posso avere July, altrimenti
dovrai aspettare che lei si liberi, amore mio!”
Be’, non è andata esattamente così... cioè, non che mi
possa lamentare. Questo lavoro mi consente di mantenermi
in una delle città più care d’Europa, è vero, ma a richiedere
le mie consulenze sono soprattutto le famiglie italiane emigrate a Londra che desiderano trasformare il giorno più bello dei loro poveri figli in una fiera delle vanità (e aggiungerei anche del kitsch in alcuni casi), con tanto di menù a base
di pizza e orchestra, con a solo di mandolino. Appunto.
Sarà per questo che io, una delle migliori organizzatrici
di matrimoni di Londra e dintorni, non sono ancora convolata a giuste nozze?
Questo è quello che a volte dico a mia madre e mia nonna, che mi chiamano ogni giorno per sapere se per caso
abbia deciso di sposarmi, perché in quel caso dovrebbero
subito iscriversi a un corso per superare la paura di volare,
dal momento che entrambe non hanno mai preso un aereo. Mia madre ha anche già comprato un corso di inglese
on line, con tanto di dvd e libro di esercizi di grammatica.
Quando si dice portarsi avanti...
La verità è che, alla soglia dei fatidici trenta, solo adesso
penso di aver trovato la persona giusta e di poter finalmente
creare una famiglia. Sono talmente decisa che stasera avvolgerò lasagna e ciambella in una spessa tovaglia di flanella, affronterò la pioggia insistente e le quindici fermate
di metro appositamente per dirlo a Simon.
Durante la mia onorata carriera di ben tredici mesi e tre
settimane come wedding planner, ho assistito a matrimoni celebrati per i motivi più svariati: matrimoni riparatori,
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molto di moda fra gli italiani; matrimoni d’interesse; matrimoni tra famiglie; e, ovviamente, anche matrimoni d’amore. Posso dire che questi ultimi sono quelli che rendono
di meno da un punto di vista strettamente economico, ma
spesso sono anche i più divertenti.
Sì, perché i futuri consorti credono ancora nei due cuori e una capanna; ed è un dettaglio che spesso la capanna
coincida con un appartamento a due piani a Notting Hill, e
per la scelta dei menù non so quante fumate nere si debbano sopportare.
Le novelle spose mi confidano di aver sempre saputo
che sarebbe arrivato il momento in cui il loro uomo avrebbe infilato loro un pesante anello al dito, e anzi di aver in
un certo senso addirittura incoraggiato questo evento. Ad
esempio, organizzando un romantico weekend, comprando biancheria sexy stampata Wanna marry me?, o facendo
minacciare il proprio fidanzato da uno dei venti cugini che
affollano le famiglie italiane.
Mi viene in mente una cliente originaria del sud Italia,
Annassunta o qualcosa del genere, che disse al suo futuro
marito di aver ricevuto in sogno la visita della compianta
suocera, la quale scongiurava la ragazza di farsi sposare al
più presto, e aggiungeva che la famiglia di lui non avrebbe
badato a spese per la realizzazione dei suoi desideri. Mah...
Comunque, tutto questo per dire che anch’io ho un piano mentre mi avvio verso casa di Simon, piano che ho affinato mentre mi preparo con due ore di anticipo rispetto
all’appuntamento.
Indosso un tubino rosso fuoco, che si adagia morbidamente sulle mie curve (in realtà tira un po’ sui fianchi, ma si
sa che i vestiti nuovi sono sempre più stretti e poi cedono),
décolleté nere con plateau tacco dodici, che però indosserò
solo nel portone di casa di Simon, e che al momento sono
degnamente sostituite da un paio di stivali di vernice viola
da pioggia.
Completano l’opera un perfetto trucco da femme fatale
e capelli freschi di parrucchiere, lasciati cadere morbida-
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mente sulle spalle e che – se non fosse per questo tempo di
merda che affligge Londra dieci mesi su dodici e che mi ha
reso le radici e le punte leggermente crespe e nodose – farebbero di me una perfetta Jessica Rabbit bruna.
Ok, venti centimetri in meno e due taglie in più se proprio vogliamo essere scolastici, ma intanto lei ha dovuto
accontentarsi di un coniglio. Tiè!
Intanto, ho mandato una mail a Simon confermando la
mia presenza – in effetti questa forma di comunicazione
fra amanti mi è sempre sembrata un tantino formale, ma se
si ha un fidanzato che lavora nella city e ha mille impegni,
bisogna pure organizzarsi. Già immagino la scena...
Io arrivo e lui mi bacia appassionatamente, dicendomi
che non sono mai stata così bella, e se voglio accomodarmi
in salotto intanto che lui versa un po’ di champagne e accende le candele...
Uff, ancora il telefono... questa volta è Carmen che mi
dice che è andata a fare la spesa ma non ha trovato il mio
gelato preferito, Pralines & Cream, quindi vorrebbe un’alternativa. Ma come si fa ad avere un’alternativa a una squisitezza del genere, così su due piedi?
Deduco che dovrei trarne un insegnamento: nella vita
bisogna sempre avere un piano B.
Perfetto, sono appena uscita da casa e ha ricominciato a piovere, come se Londra avesse patito la siccità negli
ultimi dieci anni. Mi affretto verso la metro per quello che
mi consente la mia maxi borsa termica dove ho infilato lasagne, ciambellone e anche candele profumate e oli essenziali, magari per il dopo cena... Ho anche portato il mio
cd preferito, perché non deve mancare proprio niente, e di
certo non permetterò a un gruppo di sassofonisti ottantenni
che Simon ama tanto di rovinarmi questo momento. Infine,
ho tolto qualsiasi gioiello, soprattutto quegli anelli enormi
ricavati da improbabili pietre dell’Amazzonia, di dubbio
valore ma molto trendy, caso mai lui avesse già pronto il
solitario da qualche parte.
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