Quel vento di tempesta nel Mesogeios

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Quel vento di tempesta nel Mesogeios
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il futurista • quotidiano • n. 170 • giovedì 14 febbraio 2013
SCONCERTO E NECESSITÀ DI INTERVENTO DOPO L’UCCISIONE DI CHOUKRÎ BILÏD
Fli Sicilia: «Noi contro
i tagli nei tribunali»
Battaglia dei parlamentari siciliani Fli contro la riduzione
degli organici nei tribunali. In
Sicilia il tribunale di Enna per
esempio – spiegano Granata e
Briguglio – avrà sei magistrati
in meno come per Caltanissetta che ha in organico un numero quattro volte maggiore
di magistrati. Lo stesso vale
per altri tribunali della Sicilia
che vale la pena ricordare essere tuttora avamposto di legalità». Nel nuovo parlamento,
aggiungono «sarà una mission
prioritaria di Futuro e libertà».
Bologna, squallore leghista:
ronde anti rom in ospedale
Ronde anti rom della Lega
nord all’ospedale Maggiore di
Bologna. Mercoledì mattina,
un gruppo di militanti del Carroccio, con tanto di volantini
e bandiere di partito, si è presentato all’interno della struttura sanitaria. I legisti hanno
denunciato «una situazione di
degrado con furti ai pazienti
nei reparti e operatori sanitari esasperati per la presenza di
nomadi che vengono a svernare nella struttura sanitaria»,
chiedendo alla direzione di
«investire in vigilantes».
Niente San Valentino
nei “moderni” Emirati
È una delle mete mondiali
del turismo di lusso e comunemente passano, agli occhi
dell’occidentale un po’ distratto, come uno dei simboli del
modernismo. Tra alberghi e
spiagge mozzafiato ogni tanto
saltano fuori segnali di arretratezza culturale, come il controllo del dissenso via web e il
“confino” degli operai stranieri. Ma eccone un’altra: molte
scuole degli Emirati quest’anno chiuse il giorno di San Valentino. La ragione, pare, tutta
politico-religiosa: evitare i baci
tra gli studenti.
Quel vento di tempesta nel Mesogeios
Transizione tunisina, rischio deriva?
I
l Mediterraneo arabo è
agitato da un vento di
tempesta proprio nei
giorni in cui ricorrono gli
anniversari delle cosiddette
rivolte arabe, dall’Egitto, alla
Libia, alla Tunisia, la prima a
ricordare la cosiddetta rivoluzione il 14 gennaio scorso,
tornata alla ribalta per i noti
fatti tragici. Il primo vero
omicidio politico dal 14 gennaio 2011, al termine di una
serie di scosse: non si trattava di movimenti tellurici
di assestamento quanto del
preludio di una nuova deflagrazione. Un fatto sconcertante sì, inatteso no. Come
sempre la Tunisia ha fretta di
dare una risposta, di trovare
i responsabili o i capri espiatori e l’opinione pubblica
internazionale segue l’onda
emotiva: pericolosa e inutile
è stato il mio avvertimento.
Ho letto in rete messaggi di
giovani che fanno tremare:
«Le mani che hanno paura non fanno la storia». Lo
sconcerto è tanto, comprensibile, ma occorre fare attenzione per non far bruciare
troppo in fretta la rabbia.
Sulla stampa europea infatti
i riflettori si sono già spenti. Evidentemente l’omicidio era stato preparato con
cura, vista la facilità plateale
dell’accaduto. Il clima che lo
ha preceduto era legato ad
un andamento lento verso
lo scontro frontale tra laicilaicisti e religiosi tradizionalisti, che tante volte avevo
sperato si evitasse nel segno
del dialogo e della composizione. Purtroppo il compromesso storico in salsa araba
come ho avuto modo di dire
più volte, dell’alleanza di governo era fallito da tempo e
le due forze in campo erano di fatto separate in casa.
Chiunque sia il responsabile
o i responsabili – politici e
*Giornalista, scrittrice e blogger, autore di
“Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una
società che cambia” (Albeggi Edizioni, Collana
Revolution – 14 gennaio 2013)
Choukri Belaïd (nella foto), è un avvocato e noto esponente dell’opposizione; già leader del Partito Nazionale Democratico con Hammar Hamami del Partito
degli operai ha realizzato una coalizione nota come
Raggruppamento popolare. Persona molto attiva nel
sociale – dopo la rivoluzione aveva prestato spesso
gratuitamente il proprio servizio a chi ne avesse bisogno - oltre che impegnato in politica aveva chiesto
più volte la scorta, dopo aver ricevuto minacce, ottenendo un rifiuto.
materiali esecutori, che non
è detto siano propriamente coincidenti – è certo che
hanno reso un cattivo servizio, al paese moralmente e
anche al governo, semmai da
lì provengano: la spaccatura
di EnnahDa, dimissioni e caduta di fatto dell’esecutivo
lo dimostrano. L’opportunità
di un governo di tecnici mi
pare un’extrema ratio, una
soluzione tampone e nulla
più anche se i messaggi che
mi sono arrivati dalla Tunisia di molta gente che mi ha
scritto è il timore che il rimedio sia peggiore del male
per due ragioni: la rinuncia
alla politica destituisce di
fatto la legittimità del popolo che ha votato e il nuovo
esecutivo non sarebbe che
la riedizione del vecchio re-
*Ilaria
GUIDANTONI
gime di Ben Ali perché non
esistono praticamente figure
professionali inserite nella
macchina pubblica che non
siano state coinvolte dal passato regime. In questa fase
così delicata fare previsioni
è praticamente impossibile
e distoglie l’attenzione dagli
obiettivi immediati. Il sacrificio di un uomo giusto e di
esempio,l’avvocato Choukri
Bilaïd, potrebbe essere il
detonatore non della guerra
civile ma dell’appello alla responsabilità civile della popolazione. In tal senso l’abbraccio collettivo, l’invito al
dialogo sui valori essenziali
della tutela dei diritti e piani
operativi per il lavoro (cavallo di battaglia della nahDa in
campagna elettorale) sono i
punti dai quali ripartire. In
questo momento il paese
conta soprattutto sui movimenti per la tutela dei diritti
e in particolare è alle donne
che spetta un compito di richiamo alla concretezza e di
invito alla calma, come all’indomani della rivolta. Un’altra ancora di salvezza ritengo
sia l’Ugtt (uno dei sindacati
più importanti del mondo
arabo con oltre mezzo milione di iscritti): lo strumento
concreto per stabilizzare il
paese. É il momento che
l’Europa faccia arrivare forte
la propria voce e il proprio
sostegno non per gridare
all’allarme di deriva islamica, termine confuso per altro, ma per invitare a trasformare la rabbia nell’impegno.
Parole confortanti di dialogo
che richiamano alla tradizione autentica tunisina, una
società multiculturale e multicolore, sono giunte dall’Arcivescovo di Tunisi e dalla
Chiesa italiana. Il rischio di
deriva esiste e gli episodi di
scontri con la polizia sono
un allarme.
il futurista • quotidiano
DIRETTORE RESPONSABILE
Filippo Rossi
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
n. 73/2011 del 16 marzo 2011
ISSN: 22391142
I
IL CARBONARO
o sono contento che Pollari vada in
galera. Io sono contento che Orsi
vada in galera. Io sono contento
Fitto vada in Galera. So che è chiedervi troppo ma fossi in voi impegnerei le
meningi a collegare l’arresto di Pollari,
con quello di Orsi, con quello di Fitto.
Così vediamo se vi salta negli occhi il
collegamento tra industria di Stato,
servizi deviati e camorra. I purogarantisti de stocazzo grideranno al complesso del complottismo militante...
Invece è solo il modello Italia fondato
sul un solido triangolo: corruzionecorruzione-corruzione. Lascio fuori
per pietà l’arresto di Mussari e lo scandalo del Monte dei Paschi, ma il ruolo
delle banche nella copertura finanzia-
DI ALESSANDRO CARBONE
ria della corruzione è così evidente che
solo gli ipovedenti della Banca d’Italia
possono gridare alla svista. L’Italia è
terra di nessuno, la situazione “fognaria” del paese sta per scoppiare. Quel
brulichio che vedete muoversi verso
di voi sono solo i ratti che fuggono.
La cloaca deve ancora arrivare, potrete
fare il bagno in cascate marroni…