Prime pagine Aurora borealis

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Prime pagine Aurora borealis
UNIVERSITARIA
Oltre Finisterrae
Collana di studi comparatistici
Direttori
Lucio Pegoraro
Angelo Rinella
Comitato di direzione internazionale
Carlos Blanco de Morais
Gerardo Eto Cruz
José Julio Fernández Rodríguez
Giovanni A. Figueroa Mejía
Agassiz Filho
David Fonseca
Sergio Gerotto
José F. Palomino Manchego
Gianmaria Piccinelli
Lara Trucco
Comitato di valutazione internazionale
Serena Baldin
Maria Auxiliadora Castro e Camargo
Liliana Estupiñán Achury
Gianluca Gardini
Francisco José Gutiérrez Rodríguez
Patrizia Magarò
Aurides Mora
Michael O. Nuñez Torres
Antonino Procida Mirabelli di Lauro
Juan José Ruiz-Ruiz
Mayte Salvador Crespo
Mario Serio
La revisione dei volumi pubblicati nella collana è effettuata da due
membri del Comitato di valutazione o, in ragione della specificità di
contenuti, da esperti individuati dal Comitato di direzione e, quando
occorra, da tre componenti di quest’ultimo.
Mauro Mazza
Aurora Borealis
Diritto polare e comparazione giuridica
Questo volume è stato sottoposto a una procuedura di valutazione anonima
SOMMARIO
Introduzione
Una (prima) panoramica sul diritto (bi-)polare
ISBN 978-88-95922-52-2
© Copyright 2014 Filodiritto Editore
www.filodirittoeditore.com
In copertina immagine © iStockphoto.com
Inforomatica S.r.l., Via Castiglione 81, 40124 Bologna
www.inforomatica.it
In collaborazione col Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli
Studi di Bergamo
Stampato da Rabbi Srl - Bologna, luglio 2014
La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi
mezzo (compresi i film, i microfilm, le fotocopie), nonché la memorizzazione
elettronica, sono riservati per tutti i paesi.
13
Capitolo Primo
Cambiamento climatico e protezione della biodiversità
nella regione polare artica
27
Sezione I
Cambiamento climatico, diritto (bi-)polare e ruolo del Consiglio artico
27
1. Le regioni polari artiche di fronte al climate change e ai concetti
normativi sui quali si basa lo sviluppo sostenibile
27
2. Le iniziative dell’Arctic Council in tema di cambiamento climatico, tra
(rilevante) sponsorizzazione della ricerca scientifica e (debole) influenza
sulle climate policies degli Stati artici
37
3. Alcune prime (nonché sintetiche) conclusioni sulle attività
poste inessere, nell’Artico e nell’Antartico per affrontare
il global climate change
44
Sezione II
La tutela giuridica della biodiversità artica
1. La raccolta dei dati sulla biodiversità nell’Artico, con particolare
46
6
Sommario
riguardo all’attività svolta dal Conservation of Arctic
Flora and Fauna (CAFF) working group dell’Arctic Council
2. Aree naturali protette e networks circumpolari per
la conservazione della biodiversità nella regione polare artica
3. La speciale relazione tra i popoli indigeni artici
(Inuit/Esquimesi e Saami/Lapponi) e la biodiversità
4. La protezione della biodiveristà artica, in conformità agli
strumenti di diritto internazionale
5. Segue: gli strumenti internazionali rilevanti per la tutela
della fauna (selvatica) marina
6. Aspetti della tutela della diversità biologica nell’Artico sulla
base degli strumenti di diritto internazionale (pattizio) regionale
7. Le convenzioni internazionali che proteggono indirettamente
(anche) la biodiversità
8. La rilevanza degli strumenti internazionali di soft law
9. Osservazioni conclusive e di sintesi
Sezione III
La protezione degli orsi polari sulla base del diritto internazionale
1. L’Accordo regionale del 1973, atto internazionale fondante
la tutela dell’orso polare
2. Altri strumenti di diritto internazionale rilevanti in
materia di salvaguardia dell’orso bianco
Capitolo secondo
Profili di diritto pubblico e governance dell’Artico
Sezione I
Il sistema giuridico delle Isole Faroer. La dimensione pubblicistica
1. Premessa: elementi di storia (della popolazione) faroese
2. Dai partiti politici dell’Ottocento alla concessione della
Home Rule nel 1948
3. Evoluzione diacronica del diritto pubblico e delle istituzioni
giudiziarie delle Isole Faroer
7
Sommario
46
48
4. Le caratteristiche dell’attuale sistema giuspubblicistico faroese
5. Alcune tendenze moderne del diritto faroese
6. Le recenti proposte per un nuovo assetto del diritto
pubblico delle Isole Faroer, tra prospettive secessioniste,
progetti costituzionali e accordi compromissori
94
99
101
Sezione II
Verso il governo autonomo del Nunavik (Québec, Canada)?
108
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1. Gli Inuit/Esquimesi del Nunavik, e l’incontro storico con
l’Occidente
2. Il progetto della Hydro-Québec nella James Bay, l’opposizione
degli aborigeni nord-quebecchesi e la conclusione del James
Bay and Northern Quebec Agreement (JBNQA)
3. Le (principali) istituzioni create dal JBNQA
4. Il lungo processo, tuttora incompiuto, di fondazione del
Nunavik Regional Government
5. L’approvazione dell’Agreement-in-Principle nel 2007, da parte
del Nunavik Party e delle autorità sia quebecchesi che federali,
ed il successivo iter politico-parlamentare per la costituzione
del Governo regionale del Nunavik
6. Prime conclusioni (provvisorie)
Sezione III
Aspetti della governance nell’Artico, con particolare
riguardo al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici
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87
1. Diritti dell’uomo e caratteristiche della buona governance
(id est, della governance democratica)
2. Le good governance guidelines internazionali e la loro
applicabilità negli Stati artici
123
125
87
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92
Capitolo Terzo
I diritti dei popoli indigeni dell’Artico
131
8
Sommario
Sezione I
I sámi rights nell’ordinamento norvegese
e il diritto consuetudinario saami/lappone
Sommario
1. Il dibattito filosofico-politico sugli indigenous peoples rights
e il diritto saami, nella triplice dimensione del diritto
nazionale degli Stati artici, del diritto internazionale
convenzionale (per la protezione dei popoli indigeni) e del
diritto consuetudinario delle comunità aborigene di etnia saami
2.1 Il diritto norvegese concernente i Saami
2.2 Linee essenziali dello sviluppo storico dopo la seconda
guerra mondiale
2.3 Profili di diritto costituzionale
2.4 Aspetti della normativa di rango primario
2.5 Orientamenti della giurisprudenza norvegese sui land
(and water) rights degli aborigeni saami
3. Profili di diritto internazionale
4. Il diritto consuetudinario dei Saami, e la sua (problematica)
applicazione da parte degli organi giurisdizionali norvegesi
5. Valutazioni conclusive sulla protezione dei diritti dei Saami
in Norvegia: (molte) luci e (alcune) ombre
131
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165
Sezione II
La protezione dei collective land rights/community commons degli
aborigeni saami nella Contea di Finnmark (Norvegia settentrionale,
o Nord-Norge)
169
1. I diritti dei Saami all’uso comune delle terre nel Finnmark,
tra normativa interna e obblighi internazionalmente assunti
dal Regno di Norvegia
169
2. L’impostazione tradizionale della dottrina e della giurisprudenza
norvegesi in tema di diritti storici della popolazione indigena di
etnia saami del Finnmark
174
3. Le innovazioni introdotte dalla Corte suprema della
Norvegia con le decisioni, entrambe del 2001, nelle vertenze
Selbu e Svartskog
181
4. I lavori preparatori del Finnmark Act: dal Sámi Rights
Committee ai progetti elaborati dal Governo Bondevik e
dalla Commissione permanente per la Giustizia del Parlamento
nazionale norvegese
5. La Finnmark Commission istituita dal Finnmark Act del 2005
6. Organizzazione, funzionamento e competenze del Land
Tribunal for Finnmark
7. Alcuni aspetti problematici connessi all’applicazione
del Finnmark Act
8. Valutazioni conclusive, prospettive de lege ferenda e (brevi)
considerazioni comparative
Sezione III
L’allevamento tradizionale delle renne in Svezia: profili legali e
giurisprudenziali
9
188
198
206
208
216
221
1. I diritti degli indigeni saami al pascolo (invernale) delle renne
e la decisione della Corte suprema svedese nel caso Nordmaling
del 2011
221
2. La disciplina sul piano della normazione primaria: dalla legge
del 1886 a quella del 1971, relativamente al diritto dei
Saami svedesi di praticare l’allevamento delle renne in Svezia
225
3. Verso una innovativa interpretazione giurisprudenziale del diritto
di pascolo delle renne da parte degli aborigeni saami, nell’ottica
del superamento del principio della prescizione immemorabile? 229
Sezione IV
Autodeterminazione e autogoverno dei Saami in Scandinavia
1. Le linee essenziali del diritto all’autodeterminazione dei popoli
(indigeni) come diritto umano collettivo nella dimensione del
diritto internazionale
2. Alcuni aspetti problematici dell’autodeterminazione del
popolo transnazionale saami fra diritto internazionale dei
diritti umani e diritto costituzionale/pubblico dei Paesi
scandinavi
232
232
234
10
Sommario
Sommario
3. La progettata Nordic Saami Convention, nella prospettiva
dell’autodeterminazione/autogoverno delle comunità indigene
transnazionali saami
245
4. La partecipazione dei Saami al processo decisionale politico ed il
ruolo dei Parlamenti lapponi nei Paesi scandinavi
264
Sezione V
Prospettive evolutive della governance inuit/esquimese nell’ambito
della governance dell’Artico
1. Il concetto della sustainable governance nell’Artico, in relazione
ai diritti umani, e la Inuit governance
2. La tipologia degli agreements conclusi dalle autorità degli
Stati artici con i rappresentanti della popolazione
(transnazionale) inuit
2.1 L’esperienza degli Inuit dell’Alaska (USA)
2.2 L’esperienza degli Inuit della Čukotka (Russia)
2.3 L’esperienza della Groenlandia (Danimarca)
2.4 L’esperienza dei Territori del Nord-Ovest e dello Yukon
(Canada): la Inuvialuit Settlement Region (ISR)
2.5 L’esperienza del Territorio del Nunavut (Canada), con
osservazioni comparative rispetto allo sfruttamento delle
risorse minerarie (specialmente di uranio) in Groenlandia
2.6 L’esperienza della Provincia di Terranova e Labrador
(Canada): il Nunatsiavut Government degli Inuit
labradoriani
2.7 La vicenda del ricorso presentato dagli Inuit davanti alla
Inter-American Commission on Human Rights (IACHR):
il cambiamento climatico come violazione del diritto
internazionale dei diritti umani?
2.8 Alcune riflessioni conclusive su diritti e interessi degli Inuit,
nel quadro dei cambiamenti ambientali globali
e dell’internazionalizzazione dell’economia
CAPITOLO QUARTO
Le risorse energetiche (rinnovabili e non rinnovabili)
281
281
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333
11
nel Polo Nord: aspetti giuridici
335
Sezione I
Le energie rinnovabili nella regione polare artica
335
1. L’energia prodotta da fonti rinnovabili, nell’ottica dello sviluppo
sostenibile e della energy secuirty nell’Artico
335
2. I principali profili giuridici delle renewable energy resources
337
3. L’energia rinnovabile nel Polo Nord, tra potenzialità e criticità
340
Sezione II
Le risorse naturali (non rinnovabili) dell’Artico: l’estrazione di petrolio,
gas e minerali
344
1. Diritti aborigeni, diritti umani e risorse naturali artiche
2. Il regime proprietario relativo alle risorse naturali negli
Stati artici
3. I diritti di (co-)decisione e partecipazione dei popoli indigeni
relativamente alla esplorazione mineraria, all’estrazione e alla
commercializzazione di petrolio, gas e minerali (c.d. aboriginal
oil and gas rights)
4. Esame di un caso: cosa pensano gli abitanti locali dello
sfruttamento delle risorse minerarie? Diamo la parola ai
Groenlandesi
CAPITOLO QUINTO
Uno sguardo ai problemi giuridici dell’Antartico: la disciplina
del turismo
1. Premessa sul turismo in Antartide
2. L’Antarctic Treaty System (ATS) e i suoi riflessi sulle attività
turistiche
3. Le tourist activities antartiche, tra autoregolamentazione,
risoluzioni adottate durante gli Antarctic Treaty Consultative
Meetings (ATCMs) e progetti di codificazione (Polar Code)
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12
Sommario
CAPITOLO SESTO
Brevi notazioni di storia coloniale, in relazione ai popoli indigeni
artici: la pagina (dimenticata) del diritto imperiale russo in Alaska
e nelle Isole Aleutine
INTRODUZIONE
Una (prima) panoramica sul diritto (bi-)polare
389
1. La condizione giuridica degli aborigeni alaskani e aleutini durante
la colonizzazione russa, con particolare riguardo al ruolo svolto
dalla Compagnia Russo-Americana
389
2. Dallo Statuto del 1821 a quello del 1844: l’introduzione di
alcune norme sulla protezione dei diritti delle comunità indigene
nei territori dell’America Russa e i problemi di effettività
della tutela
395
3. La fine della colonizzazione russa dell’Alaska, a seguito della
vendita nel 1867 del territorio medesimo agli
Stati Uniti d’America
400
CONCLUSIONE
La difficile classificazione sistemologica del diritto polare nella
prospettiva della comparazione interculturale
403
BIBLIOGRAFIA
415
Il diritto polare, ad uno sguardo d’insieme (od olistico1), sta progressivamente acquisendo sempre maggiore rilevanza nel dibattito internazionale, come anche a livello accademico. Si tratta di un settore della ricerca giuridica in rapida evoluzione, che studia le questioni giuridiche, sia
nella dimensione internazionale che in quella domestica, pertinenti tanto
all’Artico (Polo Nord) che all’Antartico (Polo Sud). Vi sono, ad esempio,
strumenti di diritto internazionale convenzionale che riguardano soltanto
uno dei Poli, come avviene per la Convenzione sulla conservazione delle
risorse viventi marine antartiche, oppure per l’Accordo sulla protezione
degli orsi polari, che si applica unicamente all’Artico.
D’altro canto, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare
si riferisce sia all’Artico che all’Antartico. Il sistema giuridico artico, inoltre, include gli ordinamenti nazionali degli Stati artici, e anche discipline
specifiche approvate in relazione all’Artico da alcuni Stati non artici. Del
sistema medesimo fanno, altresì, parte, i diritti consuetudinari dei popoli indigeni dell’Artico. Da un diverso punto di vista, il diritto polare
comprende sia norme di hard law che di soft law. Appartengono alle
prime, per esempio, le disposizioni contenute nel Trattato sull’Antartide
del 1959, mentre sono sicuramente di soft law le deliberazioni approvate
dal Consiglio artico2.
Per una argomentata discussione, svolta nell’ottica del rapporto tra comparazione giuridica e studio storico del diritto, specificatamente con riguardo all’uso della comparazione giuridica nelle indagini storiche (ovvero, al contributo della comparazione alla storiografia giuridica), cfr. M. Graziadei, Il diritto comparato, la storia del diritto e l’olismo
nello studio delle culture giuridiche, in Rivista critica del diritto privato, 1999, p. 337 ss.
2
Come è noto, le previsioni della hard law sono giuridicamente vincolanti, laddove invece quelle della soft law sono non legally binding. V., per tutti, E. Mostacci, La soft law
nel sistema delle fonti: uno studio comparato, Padova, CEDAM, 2008; A. Somma (a cura
1
14
15
Introduzione
Mauro Mazza
Il diritto polare si configura tipicamente come bi-polare, nella misura
in cui prende in considerazione i problemi giuridici sia dell’Artico che
dell’Antartide; esso, inoltre, si colloca nel punto di intersezione con numerose altre branche del diritto, quali il diritto costituzionale, il diritto ambientale, il diritto del mare, il diritto delle risorse naturali, i diritti
umani, il diritto commerciale, il diritto dei trasporti, il diritto dei popoli
aborigeni e il diritto allo sviluppo sostenibile.
All’accresciuto interesse per le tematiche gius-polari si accompagna
la creazione di corsi universitari dedicati al polar law, come è accaduto
nell’Università nord-islandese di Akureyri3, in quella nord-norvegese di
Tromsø – tenendo conto che, con decorrenza dal 1° agosto 2013, l’Università di Tromsø4 si è fusa con il Finnmark University College (norv.
Høgskolen i Finnmark-HiF) di Alta, dando vita alla nuova Arctic University of Norway (per esteso, in norvegese: UiT/Universitetet i Tromsø
- Norges arktiske universitet, ovvero, nella lingua saami/lappone: Uit
Norgga árktalaš universitehta), la quale dispone sia del campus principale di Tromsø che del Campus Finnmark, quest’ultimo dislocato ad Alta
e Hammerfest5 –, nonché nell’Ateneo della Lapponia a Rovaniemi (in
di), Soft law e hard law nelle società postmoderne, Torino, Giappichelli, 2009. In relazione
alla regione polare artica, cfr. W. Hasanat, Diverse Soft-Law Cooperation Forms in the
Arctic – Do They Complement or Contradicy Each Other?, in International Community
Law Review, 2012, p. 273 ss.; Id. Soft-law Cooperation in International Law. The Arctic
Council’s Efforts to Address Climate Change, Rovaniemi (Finlandia), Lapland University
Press, 2012 (Acta Universitatis Lapponiensis, n. 234). Con riguardo ai popoli indigeni, v.
M. Barelli, The Role of Soft Law in the International Legal System: The Case of the United
Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples, in International and Comparative
Law Quarterly, 2009, p. 957 ss. Si segnala inoltre, nella letteratura giuridica nordica, il
vol. 58/2013 della serie Scandinavian Studies in Law (edita dallo Stockholm Institute for
Scandinavian Law, con sede presso la Law Faculty dell’Università di Stoccolma), che è
interamente dedicato al tema della soft law (nell’opera da ultimo citata, dove si trovano
anche innovativi riferimenti alla “hard law” con carattere “soft”, v. spec. I. Olsson Alkan,
Four Competing Approaches to International Soft Law, p. 177 ss., e A. Robilant, Genealogies of Soft Law, p. 217 ss.). Infine, una riconsiderazione di nozione e ruolo della “leggesoffice” (soft law) nel diritto post-moderno globalizzato si trova in P.G. Monateri, Legge,
linguaggio e costume. L’ambiguità della legge dal ‘costume’ alla soft law, Napoli, Editoriale
Scientifica, 2013, partic. p. 92 ss.
3
L’Ateneo di Akureyri ha altresì attivato, dal 2008, una laurea magistrale in diritto polare
e un master in polar law per laureati in discipline non giuridiche (il Graduate Polar Law
Program dell’Università di Akureyri è stato fondato e diretto da Natalia Loukacheva, ora
– dalla fine del 2013 – docente di Aboriginal Governance and Law presso la University
of Northern British Columbia-UNBC di Prince George, nella Provincia canadese della
Columbia Britannica). Si tratta di iniziative pionieristiche, rimaste finora (quasi del tutto) isolate. Cfr. G. Alfredsson, The Polar Law Program at the University of Akureyri, in T.
Koivurova, W. Hasanat (a cura di), Current Developments in Arctic Law, Rovaniemi (Finlandia), Arctic Centre-Northern Institute for Environmental and Minority Law (NIEM)
dell’Università della Lapponia/University of the Arctic (UArctic) Thematic Network
on Arctic Law (ALTN), 2013, disponibile online all’indirizzo http://www.arcticcentre.
org., p. 6 s. Il Polar Law Programme dell’Università di Akureyri prevede i seguenti in-
segnamenti: 1) Introduction to Polar Law; 2) Environmental Law and Biodiversity; 3) The
Rights of indigenous Peoples; 4) Customary Laws of indigenous societies in the Arctic; 5)
The Role of international and Regional Organizations in the Polar Regions; 6) Law of the
sea; 7) Arctic societies and Cultures; 8) Comparative Arctic Governance; 9) International
Cooperation and security; 10) Faroese Law; 11) Economies and Business in Polar Regions.
Inoltre, una summer school (di livello postgraduate) su Comprehensive Sustainable Development in Arctic Societies è stata organizzata a Sisimiut nel maggio 2014 dall’Università
della Groenlandia. Tra le iniziative congiunte, si segnala che dall’agosto 2014 è attivato
il master in Nortnern and Indigenous Innovation, co-organizzato dall’International Centre for Nortnern Governance and Development (ICNGD) dell’University of Saskatchevan
(Canada) e dall’Università di Tromsø (Norvegia), la quale ultima partecipa al master
attraverso il Centre for Sami Studies, la Faculty of Law nonché il Barents Institute presso
la Faculty of Humanities, Social Sciences and Education (v. Ø. Ravna, E.G. Broderstad,
A Master In Northern and Indigenous Innovation Is On the Way, in Acrtic Law Thematic
Network Newsletter, n. 1, febbraio 2013, p. 7). Un master in Artctic Studies è attualmente
organizzato, dall’anno accademico 2012-2013, presso l’Institut français de recherches et
d’études arctiques (IFREA) dell’Université Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines (con insegnamenti sia in inglese – prevalentemente – che in francese), il quale master presenta
due indirizzi, dedicati a: 1) scienza e teconologia; 2) scienze umane e sociali (inlcuse le
discipline giuridiche concernenti le regioni polari). Un altro interessante master, interamente in lingua inglese, è quello offerto dall’Arctic Centre dell’University of Groningen
(Paesi Bassi), dal titolo Sustainability of People in the Polar Regions (ivi insegnamenti
riguardanti governance polare, popoli indigeni artici, sfruttamento delle risorse naturali,
ecologia polare, e via dicendo). Infine, una summer school, dal titolo A Changing Arctic, è
stato realizzata dalla ISS (International Summer School) dell’Università di Oslo (nell’arco di sei settimane) tra giugno e agosto 2014, con approfondimenti dedicati a scienze
naturali, diritto e scienze sociali/politiche (i corsi, suddivisi nei tre menzionati moduli,
appaiono specialistici: per esempio, troviamo Rights and obligations with respect to natural resources of the sea and the protection of the environment, oppure Human rights and the
law of the sea in the Arctic context, and rights of indigenous peoples).
4
In saami, Romssa universitehta.
5
L’attuale Arctic University of Norway ha, inoltre, una ulteriore sede decentrata a Kirke-
16
17
Introduzione
Mauro Mazza
Finlandia)6, nell’Università di Aalborg in Danimarca (con la specializzazione, attivata nel 2014, in Arctic Studies-AS)7 e in diverse università del
Canada8. Bisogna, altresì, ricordare che un rinomato centro di ricerca per
le tematiche polari, incluse quelle pertinenti le scienze sociali (principalmente – per quanto qui interessa – il diritto ambientale internazionale e
l’antropologia giuridica), è rappresentato dallo Scott Polar Research Institute (SPRI) dell’Università di Cambridge9.
Lo SPRI cambridgense è stato fondato nel 1920, e viene considerato
il più antico centro internazionale universitario che si occupa esclusivamente della ricerca polare10.
Più recente è, inoltre, l’interesse asiatico per le tematiche del diritto
bi-polare, come dimostrano, per esempio, il fatto che il settimo Polar
Law Symposium è programmato per l’ottobre 201411 presso l’Institute for
Marine and Antarctic Studies (IMAS) dell’Università della Tasmania12 a
Hobart (Australia), con il titolo The Polar Regions in the Asian Century13,
oppure anche l’organizzazione presso l’Institute for Defense Studies and
Analyses (IDSA) di New Delhi (India), nel settembre 2013, di un importante convegno internazionale su The Geopolitics of the Arctic: Commer-
nes – c.d. Campus Kirkenes –, dove si trova la Barents International School-BIS, conosciuta
anche come Barents Institute e affiliata alla Business School. Le sedi del nuovo Ateneo
artico, in definitiva, sono quattro, tutte nella Norvegia del Nord, e cioè Tromsø, Alta,
Hammerfest e Kirkenes, la prima nella Contea di Troms e le altre tre nella Contea del
Finnmark (cfr. Ø. Ravna, The University of Tromsø turns into the Arctic University of
Norway, in Arctic Review on Law and Politics, 2013, p. 258 s.). I corsi concernenti le tematiche artiche offerti dall’Università di Tromsø sono numerosi nonché, frequentemente,
assai innovativi; basti pensare che la programmazione degli insegnamenti contempla,
con decorrenza dall’inverso 2015, un corso – (obbligatorio per alcuni curricula e opzionale per altri, con studio di aspetti teorici – relativi a sport, outdoor recreation, ecc. – cui
si aggiungono le prove pratiche, nonché con il riconoscimento di 10 CFU) – dedicato
al dog sledding! (v. I.E.K. Utsi, Dog sledding is now a university course, nel website della
Arctic University of Norway, all’indirizzo http:// en. uit. no, ed ivi la citata nota, datata
15 gennaio 2014).
6
Una menzione speciale merita il Master of International and Comparative Law (MICLaw)
avviato nel settembre 2013 dall’Università della Lapponia a Rovaniemi (Finalndia), della
durata complessiva di un anno e mezzo, che prevede un percorso di specializzazione in
Arctic Law and Governance (in alternativa all’altro curriculum, dedicato – e intitolato –
alla Transcultural Business Law). Fra gli insegnamenti della specializzazione Arctic Law
and Governance, sono compresi: International Environmental Law in the Arctic; International Law, Climate Change and the Arctic; Environmental Rights of Indigenous Peoples in
International Law; Indigenous Peoples Land Rights in Finland, Sweden and Norway; Soft
Law Forms of Co-operation in the Arctic.
7
La specializzazione in AS nasce nell’ambito del master «Culture, Communication and
Globalization» (CCG) dell’Ateneo di Aalborg e contempla due moduli (o curricula), il
primo dal titolo «Cultures and histories of the peoples of the Circumpolar North» (relativo a identità culturale e dialogo inter-culturale), e il secondo denominato «The Arctic
in the Age of Globalization» (centrato su relazioni internazionali e sviluppo sostenibile);
entrambi i moduli riguardano, dunque, le scienze umane.
8
Per esempio, tra le più recenti iniziative, si segnala il master in Northern Governance
and Development (MNGD), programmato per l’autunno del 2014 presso la University of
Saskatchewan.
9
In particolare, il Master’s Degree (M.Phil.) in Polar Studies della durata di un anno, che
fa parte dell’offerta formativa dello SPRI, prevede due percorsi di studio, rispettivamen-
te dedicati a Humanities and Social Sciences in Polar Regions e Polar Physical Sciences.
10 Lo SRPI è intitolato alla memoria dell’esploratore britannico del Polo Sud Robert
Falcon Scott, del quale può dirsi – come si legge nell’iscrizione sul frontale dell’edificio
che ospita lo SPRI – «Quaesivit arcana poli videt dei», ossia «He sought the secret of the
pole but found the hidden face of God»).
11 Esattamente, dal 30 al 31 ottobre.
12 University of Tasmania (UTAS).
13
A testimoninanza del fecondo rapporto di collaborazione instauratosi nel settore della
ricerca sia giuridica che politologica dedicata alle aree bi-polari tra l’Institute for Marine
and Antarctic Studies dell’Ateneo tasmaniano, da un lato, e, dall’altro lato, i principali
centri di ricerca sul diritto artico/polare dell’Europa occidentale (e dell’America del
Nord), si può ricordare che l’importante convegno menzionato nel testo è stato organizzato congiuntamente con il Polar Law Institute dell’Università di Akureyri in Islanda, il
Northern Institute for Environmental and Minority Law e l’Arctic Centre dell’Università
della Lapponia a Rovaniemi (Finlandia), nonché con il network di eccellenza rappresentato dall’University of the Arctic (UArctic) e dall’Arctic Law Thematic Network (ALTN)
in Finlandia. Quest’ultimo opera nell’ambito dell’UArctic, e si suddivide in tre sotto-aree
tematiche, vale a dire: a) Sub-group on Indigenous Peoples’ law, guidato dal prof. Øyvind
Ravna dell’Università di Tromsø; b) Sub-group on Oil and Gas Legislation, di cui è leader
il prof. Betsy Baker della Vermont School of Law; c) Sub-group on Arctic Governance, a
capo del quale vi è la prof.ssa Natalia Loukacheva, già dell’University of Toronto e ora
– dalla fine del 2013 – attiva presso l’University of Northern British Columbia. L’University of the Arctic, costituita nel 2011 (a seguito di una iniziativa, corredata da apposito
studio di fattibilità, dell’Arctic Council), è un network al quale partecipano circa centocinquanta università, collegi e centri di ricerca degli (otto) Stati artici, con l’aggiunta di
alcuni membri associati che non appartenego alle Arctic nations. Sulle caratteristiche
della UArctic, v. E. Redden, A Pan-Arctic Consortium, in Inside Higher Ed (Washington,
DC), 22 gennaio 2014.
18
19
Introduzione
Mauro Mazza
ce, Governance and Policy14.
Inoltre, di sicuro interesse nel contesto dell’Asia orientale è stata la
creazione – il 10 dicembre 2013, mediante la sottoscrizione a Shanghai di
un apposito Cooperation Agreement – del China-Nordic Arctic Research
Center (CNARC), a seguito della proposta avanzata nel giugno 2013 dal
Polar Research Institute of China (PRIC; in cinese: Zhōngguó Jídì Yánjiū
Zhōngxīn)15 nel corso del primo China-Nordic Arctic Cooperation Symposium tenutosi a Shanghai16.
Del CNARC fanno parte istituzioni sia dei Paesi nordici17 che della
Repubblica Popolare Cinese18; esso è destinato – come si evince dalla
14 L’evento, co-organizzato dal Fridtjof Nansen Institute-FNI (Norvegia), dal Norwegian
Institute for Defence Studies (norv. Institutt for forsvarsstudier, IFS) e dal Peace Research
Institute di Oslo (PRIO), costituisce una manifestazione rilevante della cooperazione
sino-norvegese. Si segnala, in tale occasione, specialmente il paper di A. Gupta, dal titolo
Asia in the Arctic.
15 Il Polar Research Institute of China (su cui v. il website www. pric. org. cn) ha sede
a Shanghai (nel distretto cittadino di Pudong, cin. Pûdīng Xīn Qū) ed è stato fondato nel 1989, con la funzione di coordinare la ricerca cinese sulle regioni polari (artica
e antartica), nel quadro generale delle attività promosse dalla Chinese Arctic and Antarctic Administration-CAA (con sede a Pechino, a sua volta affiliata alla State Oceanic
Administration-SOA della Repubblica Popolare Cinese). Il PRIC è, altresì, responsabile
del Museo popolare polare (Polar Popular Museum, fondato nel 2007 (l’unico del genere
esistente nella Cina popolare, fatta eccezione per il Polar Marine Museum di Tianjin,
inaugurato nel 2010); il PRIC dispone, inoltre, di una nave rompighiaccio – denominata
Xuelong (lett. Snow Dragon: v. J. Spears, A Snow Dragon in the Arctic, in Asian Times, 8
febbraio 2011; A. Chircop, The Emergence of China as a Polar-Capable State, in Canadian
Naval Review, primavera 2011, p. 9 ss.; Y. Ding, China’s Snow Dragon. Xuelong’s rescue
of a Russian ship proves the country is a responsible global player, in Beijing Review, 13
gennaio 2014) – per le esplorazioni polari, nonché di quattro stazioni di ricerca, una al
Polo Nord (Arctic Yellow River Station/cin. Huánghé Zhàn, che si trova nell’arcipelago
delle Svalbard ed è stata creata nel 2003) e le rimamenti tre al Polo Sud (Great Wall Station/cin. Chángchéng Zhàn, Zhongshan Station/cin. Zhōngshān Zhàn, e Kunlun Station/
cin. Kūnlún Zhàn, rispettivamente istituite nel 1985, 1989 e 2009). Infine, il PRIC cura la
pubblicazione di una rivista specializzata in lingua inglese, intitolata Advances in Polar
Science - Chinese Journal of Polar Research (consultabile online, nel website all’indirizzo
http:// jorunal. polar. gov. cn). Da non confondere con il PRIC è il Chinese Institute
for Polar Research (CIPR) della Marina militare cinopopolare (People’s Liberation Army
Navy, PLA Navy), che effettua studi geostrategici (prevalentemente) sull’Artico.
16 Cfr. K. McGwin, Research centre reinforces China’s Arctic presence, in The Arctic Journal
(pubblicato a Nuuk, in Groenlandia), 11 dicembre 2013; T. Nilsen, China–Nordic Arctic
Research Center opens in Shanghai. Major Nordic research institutions team up with Polar
Research Institute of China to promote sustainable development of the Arctic, in Barent-
sObserver (edito a Kirkenes, nella Norvegia settentrionale), 12 dicembre 2013, nonché
la nota dal titolo China-Nordic Arctic Research Center inaugurated, in www.uarctic.org,
doc. datato 13 dicembre 2013. Nel doc. ult. cit., a proposito del CNARC, si dice che «The
CNARC provides a platform for academic cooperation to increase awareness, understanding and knowledge of the Arctic and its global impacts; and promote cooperation
for sustainable development of the Nordic Arctic and coherent development of China
in a global context. CNARC focuses on the Nordic Arctic and global Arctic issues, with
its research themes including Arctic climate change and its impacts, Arctic resources,
shipping and economic cooperation and Arctic policy-making and legislation. The cooperation of CNARC will include four modes of activities: carrying out joint research
projects, developing Arctic research networks and frontiers by providing opportunities
for Chinese and Nordic scholars to conduct Arctic research through fellowships and
scholarships, convening regularly the China-Nordic Arctic Cooperation Symposium and
other workshops and facilitating information sharing and cultural exchange between
China and Nordic countries in Arctic context. CNARC is supported by an Assembly of
Member Institutes and a secretariat. The Assembly of Member Institutes consists of representatives from Chinese and Nordic institutes with capacities to influence, coordinate
and implement Arctic research. The secretariat is based at PRIC».
17 Si tratta di: Arctic Centre dell’University of Lapland, con sede a Rovaniemi (Finlandia);
Fridtjof Nansen Institute-FNI (Norvegia); Icelandic Center for Research-RANNÍS (isl.
Rannsóknamiðstöð Íslands), con sede ad Akureyri (Islanda settentrionale); Nordic Institute of Asian Studies-NIAS di Copenhagen; Norwegian Polar Institute (Norvegia); Swedish Polar Research Secretariat (Svezia).
18 Le istituzioni cinopopolari membri del CNARC sono le seguenti: Center for Polar
and Oceanic Studies, presso la Tongji University di Shanghai; Research Institute of Polar
Law and Politics, nell’ambito dell’Ocean University of China; Shanghai Institutes of International Studies (SIIS); Strategic Studies Division del Polar Research Institute of China
(PRIC); Shanghai Jiao Tong University Centre for Polar and Deep Ocean Development
(SJTU-PADOD Centre). L’interesse della Cina popolare per le tematiche artiche è in
costante crescita: v., per esempio, S. Kopra, China’s foreign policy interests in the Arctic,
e R.G. Bertelsen, Eye on the Artcic Region - China’s Search for Energy and Marine Transportation Security, papers presentati alla sessione China and the Arctic della 2013 Calotte
Academy (CA13), svoltasi (in sessioni itinerarnti) dal 16 al 23 maggio 2013 a Rovaniemi
e Inari (Finlandia), Tromsø (Norvegia), Abisko e Kiruna (Svezia), sul tema Resource
geopolitics – Energy security (Calotte Academy-CA è un peculiare annual travelling symposium, nonché un qualificato international forum, realizzato con il sostegno del Nordic
Council of Ministers, i cui atti sono consultabili nel website del Northern Research ForumNRF, all’indirizzo http://www.nrf.is). Si tenga conto, inter alia, che la Cina ha effettuato
dal 1985 cinque spedizioni artiche e ventotto antartiche.
20
21
Introduzione
Mauro Mazza
(prima) China-Nordic Arctic Research Center Newsletter pubblicata nel
dicembre 2013 – a sviluppare la cooperazione sino-nordica nel campo
delle scienze tanto naturali quanto sociali, con un’attenzione particolare
per il cambiamento climatico, lo sviluppo economico dell’Artico nonché
la navigazione marittima19.
D’altro canto, fin dal 1991 è operativa in Russia la State Polar Academy
(cirill. Государственная полярная академия) di San Pietroburgo, che ha
laureato dalla sua fondazione quasi milletrecento studenti, i quali hanno
seguito corsi – strutturati in ben quattro Facoltà – concernenti lo studio
dell’Artico20. Più recentemente, la European University di San Pietroburgo-EUSP, conosciuta anche con il nome latino di Universitas Europaea
Petroburgum21, ha provveduto ad attivare (dal 2011) uno specifico programma di formazione in Severovedenie (Arctic/Siberian social sciences)22.
Ancora di recente, gli interessi della Russia (post-sovietica) sull’Artide si
sono dovuti porre in relazione, alla ricerca di un possibile coordinamento, con gli interessi che la Repubblica Popolare Cinese intende far valere
sulla regione polare artica23. Né mancano le pubblicazioni scientifiche
specializzate, prime fra tutte lo Yearbook of Polar Law24 e l’Arctic Review on Law and Politics25, tanto che si parla ormai correntemente di una
“Arctic knowledge community”, che «participates in the same seminars
and conferences and publishes, generally, in the same periodicals»26. Il
diritto polare è, poi, intimamente connesso non soltanto con temi e problemi di altri settori del diritto27, ma anche con diverse discipline delle
scienze umane e sociali; si può pensare, al riguardo, alla scienza politica,
all’economia, alle relazioni internazionali nonché alla geografia umana.
Vi sono, ovviamente, differenze tra il regime giuridico dell’Artico e quello dell’Antartico, ma pure molti punti in comune28.
Tra le attività programmate dal CNARC vi è la pubblicazione di un volume collettaneo dal titolo (provvisorio) Understanding Nordic Arctic Interests and Policies, la cui
proposta è stata avanzata (e approvata dall’Assembly of Member Institutes) dal rappresentante di uno dei membri del CNARC, vale a dire il dott. Leiv Lunde, direttore del
norvegese Fridtjof Nansen Institute (v. China-Nordic Arctic Research Center Newsletter,
dicembre 2013, p. 4). Dopo il primo incontro tenutosi a Shanghai nel dicembre 2013,
il secondo China-Nordic Actic Cooperation Symposium è previsto dal 3 al 5 giugno 2014
presso l’Università di Akureyri, nell’Islanda del Nord (i temi in agenda sono molteplici:
si va dalla governance artica all’impatto regionale della globalizzazione dell’economia,
alla cooperazione marittima, allo sviluppo delle attività turistiche al Polo Nord, fino ai
diritti degli indigeni nel global Arctic. Le sessioni sono le seguenti: I, Arctic Governance;
II, Global Economy - Regional Impacts; III, Maritime Cooperation; IV, Tourism, Culture
and Outreach).
20 V. nel website all’indirizzo http://www.gpa-spb.ru (sito trilingue: russo, inlgese e
francese). Più recentemente, dal 2010, è stata creata nella città di Arcangelo (Russia
del Nord) la Northern (Arctic) Federal University-NarFU (il cui nome per esteso è Northe rn (Arctic) Federal University named after M.V. Lomonosov, in cirillico Северный
(Арктический) Федеральный университет имени М. В. Ломоносова), dove sono (prioritariamente) studiate le questioni riguardanti l’Artico (v. nel sito www.narfu.ru). Una
interessante International Summer School in Karelia (ISSK) viene organizzata in Russia
dalla Petrozavodsk State University (PetrSU, cirill. Петрозаводский государственный
университет-ПетрГУ, con sede nella Repubblica autonoma di Carelia), in collaborazione con l’Aleksanteri Institute (fin. Aleksanteri-instituutti) dell’Università di Helsinki e
l’Università della Lapponia a Rovaniemi (Finlandia); le tematiche studiate durante l’undicesima edizione della ISSK, svoltasi nel maggio 2014, hanno riguardato – sotto il titolo
Sovereignty in the Barents Euro-Arctic Region – gli aspetti politici, economici e ambientali
della governance dell’Artico (la ISSK è co-finanziata dall’Unione europea, attraverso il
progetto intitolato Establishing the EU Centre in the Barents Region of Russia).
19 La EUSP, fondata nel 1994, è una istituzione universitaria privata (non-statale), attualmente una delle più prestigiose della Russia. Si tratta di una graduate university, che
offre corsi nelle lingue russa e inglese a studenti che seguono dottorati di ricerca (Ph.D)
o programmi di master (MA). Gli insegnamenti riguardano le scienze sociali e umane
(principalmente: economia, politica, diritto, sociologia, storia, antropologia, etnologia,
archeologia, linguistica e storia dell’arte).
22 Cfr. N. Vakhtin, European University at St. Petersburg: New Program on Arctic/Siberian Studies, in Sibirica. Interdisciplinary Journal of Siberian Studies, 2012, n. 3, p. 56 ss.
In relazione a quanto detto nel testo, a proposito dell’Accademia polare, la città di San
Pietroburgo si conferma la più attenta nella Federazione Russa alle nuove problematiche
poste dalla regione polare artica.
23 Sul tema, v. T. Røseth, Sino-Russian Relations and the Arctic Dimension, paper presentato al convegno su The Geopolitics of the Arctic: Commerce, Governance and Policy,
svoltosi dal 23 al 24 settembre 2013 presso l’Institute for Defense Studies and Analyses
(IDSA) di New Delhi (India).
24 Co-edito per iniziativa delle Università di Akureyri (Islanda) e di Rovaniemi (Finlandia).
25 Pubblicato in Norvegia.
26 Così rileva T. Koivurova, The Dialectic of Understanding Progress in Arctic Governance,
in Michigan State International Law Review, 2013, spec. p. 2.
27 Come già detto innanzi.
28 Ne risulta, dunque, la bi-polarità di numerose polar law questions. Come osservano (in
maniera condivisibile) G. Alfredsson, T. Koivurova, A. Stepien, Editorial Note, in Year21 22
23
Introduzione
Mauro Mazza
Così avviene, soprattutto, per le questioni (anche di natura legale)
concernenti il cambiamento climatico, l’ambiente naturale, la biodiversità e, sotto altro profilo, la sovranità degli Stati ed i connessi limiti, e
ancora la disciplina giuridica della navigazione.
Entrambe le regioni polari influenzano e sono influenzate dai cambiamenti globali. Le problematiche appaiono più complesse con riguardo al Polo Nord29, rispetto a ciò che avviene per il Polo Sud. Quanto a
quest’ultimo, emerge in primo luogo il fatto che l’art. IV del Trattato
sull’Antartico del 1959 ha per così dire “congelato” ogni rivendicazione
territoriale e di sovranità degli Stati per l’intera durata del Trattato30.
In secondo luogo, le questioni concernenti le attività scientifiche che
si svolgono nell’Antartico si intrecciano con la dimensione geopolitica
dell’esercizio del potere degli Stati31.
In terzo luogo, vi sono aspetti importanti relativi all’ambiente (e, almeno potenzialmente) allo sfruttamento delle risorse naturali, in connessione con il cambiamento climatico e specialmente con gli effetti derivanti dal progressivo esaurimento dell’ozono. In quarto luogo, l’aumento
del turismo in Antartide reca nuovi problemi sia sul versante della tutela
dell’ambiente, che sul piano delle previsioni giuridiche contenute che costituiscono l’Antarctic Treaty System (ATS)32. Il cambiamento climatico e
la globalizzazione certamente incidono anche nell’Artico, in una direzione che per ora non appare ancora definitivamente delineata.
In aggiunta agli aspetti ambientali, vi sono parecchie problematiche
connesse ai profili geopolitici, della sicurezza e dello sviluppo economico
della regione polare artica.
Gli attori che si muovono sullo scenario artico33 sono più variegati di
quelli in azione nel contesto antartico. Nell’Artico, infatti, hanno interessi sia gli Stati artici che gli Stati non artici, e inoltre l’Unione europea
che rappresenta un peculiare ente sovranazionale, e poi ancora alcune
ammnistrazioni territoriali di livello subnazionale, come pure i popoli
indigeni e – ovviamente – gli stessi abitanti non-indigeni delle regioni
settentrionali del pianeta34.
Tutti questi soggetti appaiono ora desiderosi di prendere parte alle decisioni che riguardano gli assetti politici, economici e sociali dell’Artico,
soprattutto per quanto concerne lo sfruttamento delle risorse naturali35,
ma più in generale nell’ottica della collaborazione tra i soggetti medesimi.
book of Polar Law, 2013, spec. p. 1, è preferibile fare riferimento alla nozione di diritto
polare, piuttosto che a quella di diritto artico, poiché «Admittedly, between the Arctic
and Antarctica, there are significant differences. One is charaterized by land and people
and the other by sea and penguins, but there are also significant similarities like the cold
climate, ice, remoteness and sensitive environments. It should be underlined that we do
not make use of polar law to suggest that all of the same laws should apply at both ends,
but certainly some lessons concerning both the factual situations and the legal responces
can and should be drawn».
29 V. da ultimo, per i profili internazionalistici, l’ampio lavoro di F. Borgia, Il regime
giuridico dell’Artico. Una nuova frontiera per il diritto internazionale?, Napoli, Editoriale
Scientifica, 2012 (Coll. Studi e documenti di diritto internazionale e comunitario, diretta
U. Leanza, n. 59; di quest’opera, v. anche la rec. di A. Scassola, in Yearbook of Polar Law,
2013, p. 695 ss.). Adde N. Ros, L’Arctique face au changement climatique, in Journal du
Droit International, 2013, p. 363 ss.; A.H. Hoel, Climate change, in O.S. Stokke, G. Hønneland (a cura di), International Cooperation and Arctic Governance. Regime effectiveness
and northern region building, London, Routledge, 2007, p. 112 ss.
30 La disposizione dell’Antarctic Treaty menzionata nel testo prevede, sub Territorial
claims, che: «1. Nothing contained in the present Treaty shall be interpreted as: (a) a
renunciation by any Contracting Party of previously asserted rights of or claims to territorial sovereignty in Antarctica; (b) a renunciation or diminution by any Contracting
Party of any basis of claim to territorial sovereignty in Antarctica which it may have
whether as a result of its activities or those of its nationals in Antarctica, or otherwise; (c)
prejudicing the position of any Contracting Party as regards its recognition or nonrecognition of any other State’s right of or claim or basis of claim to territorial sovereignty in
Antarctica. 2. No acts or activities taking place while the present Treaty is in force shall
constitute a basis for asserting, supporting or denying a claim to territorial sovereignty in
Antarctica. No new claim, or enlargement of an existing claim, to territorial sovereignty
shall be asserted while the present Treaty is in force».
31 Si veda, da ultimo, R. Ramesh, M. Sudhakar, S. Chattopadhyay (a cura di), Scientific
and Geopolitics Interests in Arctic and Antarctic, New Delhi, Lights (Learning in Geography, Humanities, Technology and Science), 2013.
32 Oltreché, naturalmente, nella dimensione geopolitica in senso lato. Altre questioni
riguardano, ad esempio, la piattaforma continentale, oppure il ruolo svolto dalle organizzazioni non governative (NGOs) in Antartide.
33 Cfr. G. Hønneland, Introduction, in Id. (a cura di), The Politics of the Arctic, Cheltenham (UK)-Northampton (Mass., USA), Elgar, 2013, sub From ‘the Age of the Arctic’ to
‘the Scramble for the Arctic’, p. XIII ss.
34 I c.d. Northerners.
35 Sia consentito il rinvio alla mia monografia dal titolo I diritti degli indigeni sulle risorse
naturali ed energetiche negli Stati artici. Profili internazionali e comparati, Napoli, Jovene,
2012.
24
25
Introduzione
Mauro Mazza
La cooperazione tra gli Stati artici è da tempo avviata e ha determinato numerose convergenze su questioni fondamentali, ma l’attuale fase
di trasformazione implica la ridefinizione degli approcci alle questioni
scientifiche, economiche, industriali, del commercio, giuridiche, sociali,
ambientali e militari concernenti l’Artico.
L’obiettivo è quello di trovare soluzioni condivise in materia di sviluppo sostenibile e adeguato, anche in relazione ai problemi della sicurezza
ambientale e dell’adattamento al cambiamento climatico.
Se si volesse fare una sorta di inventario delle principali trasformazioni in atto nella regione polare artica, si potrebbe in primo luogo pensare
alle questioni di ordine geopolitico, che comprendono gli aspetti concernenti la sicurezza nell’Artico.
In secondo luogo, vengono in considerazione i problemi ambientali,
sia quelli di natura storica che altri emergenti.In terzo luogo, permangono divergenze tra gli Stati artici, specialmente per quanto riguarda l’estensione delle rispettive sovranità territoriali.
In quarto luogo, vi sono le questioni relative alle risorse naturali, sia
rinnovabili che non rinnovabili, specialmente sotto il profilo dell’uso sostenibile delle risorse medesime.
In sesto luogo, nuove questioni si pongono con riguardo alle rotte
marine navigabili, con i connessi problemi di regolamentazione, e più in
generale vi sono approcci innovativi alla governance dell’Oceano Artico
inlcusa la tutela della biodiversità.
In settimo luogo, anche la ricerca scientifica e tecnologica deve tenere
conto delle trasformazioni che caratterizzano la regione polare artica. In
ottavo luogo, la stessa Arctic governance è in fase di ripensamento, soprattutto nell’ottica della protezione dei diritti umani, con la correlata necessità di una messa a punto delle strutture, dei processi e delle pratiche che
caratterizzano la governance artica.
Infine, in nono luogo, si tratta di affrontare i cambiamenti avendo in
mente le esigenze dello sviluppo sia locale che sul piano globale della
regione polare artica.
Più nel dettaglio, e sempre senza pretesa alcuna di esaustività, possiamo notare che il cambiamento climatico36 indotto dalle attività umane, e
in particolare il fenomeno dei c.d. persistent organic pollutants (POPs),
ha determinato significativi cambiamenti ambientali, che sono in verità
da porre in relazione a una molteplicità di fattori, i quali si riferiscono
ad attività industriali, tecnologiche e di ricerca delle risorse naturali da
sfruttare come fonti energetiche (gas e petrolio)37, ma che comprendono
36 Che è costantemente in cima alle preoccupazioni delle popolazioni artiche; per esem-
pio, la 9ª Arctic Frontiers conference, in programma a Tromsø (Norvegia) dal 18 al 23
gennaio 2015, prevede tre nuclei tematici principali, dei quali il primo è rappresentato
da Arctic climate change – global implications (gli altri due sono, rispettivamente, Ecological winners and losers in future Arctic marine ecosystems e The Arctic’s role in the global
energy supply and security).
37 Nel settembre 2013, ha avuto risonanza internazionale la protesta attuata dagli attivisti
di Greenpeace, a bordo della nave rompighiaccio Arctic Sunrise, nei confronti dello sfruttamento delle risorse petrolifere russe nel Mare di Barents, mediante una piattaforma
petrolifera permanente posta nella zona economica esclusiva (ZEE) russa (non, quindi,
entro il limite esterno delle acque terriroriali della Russia, ma comunque in un’area nella
quale lo Stato costiero dispone di ampie attribuzioni circa le risorse economiche presenti
nella zona): si veda G. Bevilacqua, Effettività del diritto internazionale del mare e tutela
delle libertà fondamentali nel caso Arctic Sunrise, in Diritti umani e diritto internazionale, 2014, p. 188 ss., a commento del sequestro della nave e dall’arresto dell’equipaggio
(ventotto attivisti di Greenpeace e due giornalisti freelance, ossia i c.d. Artcic 30) effettuati dalle autorità russe – c.d. Arctic Sunrise Case –, cui è seguita la decisione emanata
il 22 novembre 2013 dal Tribunale internazionale per il diritto del mare (International
Tribunal for the Law of the Sea- ITLOS) con sede ad Amburgo, su ricorso presentato dal
Regno dei Paesi Bassi (Stato di bandiera della nave Arctic Sunrise) nei confronti della
Federazione di Russia – entrambi Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto
del mare –, che ha disposto la revoca dei suddetti provvedimenti, previo versamento di
una cauzione pari a 3,6 milioni di euro (ITLOS case n. 22; i giudici Vladimir Golitsyn
e Markiyan Kulyk, rispettivamente russo e ucraino, hanno espresso il proprio dissent
rispetto alla decisione del Tribunale ONU sul diritto del mare; la pronuncia è stata,
dunque, approvata dai rimanenti diciannove giudici, sia pure con l’opinione separata
di ulteriori tre membri dell’ITLOS). V., altresì, la ricostruzione, effettuata nel quadro
delle politiche globali, regionali, nazionali e subnazionali concernenti l’Artico, di N.
Loukacheva, As Greenpeace saga shows, the arctic is now big politics, in The Commentator, 29 dicembre 2013 (gli arrestati, membri dell’“equipaggio ecologista”, sono stati tutti
rilasciati dopo oltre due mesi di carcere; l’accusa iniziale, di pirateria marittima, è stata
successivamente mutata dalle autorità russe in quella meno grave di atti di vamdalismo),
nonché, tra le risorse online, D. Guilfoyle, Greenpeace ‘Pirates’ and the MV Arctic Sunrise, in EJIL:Talk!, 2013, all’indirizzo http://www.ejiltalk.org; C.H. Allen, ITLOS Orders
Russia to Release ARCTIC SUNRISE and its Greenpeace Protestors, in Opinio Juris, 2013,
all’indirizzo http:// opiniojuris. org, cui adde, per il giudizio cautelare, N. Burke, Provisional Measures in the Arctic Sunrise Case, in Cambridge Journal of International and
26
Introduzione
altresì, da un lato, l’aumento dei flussi turistici, nonché, dall’altro lato, la
navigazione e il nuovo utilizzo di rotte marine ormai rese percorribili dal
ritrarsi dei ghiacciai.
Tutto ciò insiste su un contesto ecologico fragile, con pericoli sia per
la biodiversità che per lo stile di vita tradizionale dei popoli indigeni
dell’Artico.
La pace e la stabilità della regione polare artica deve, inoltre, fare i
conti con gli interessi nazionali, di natura geopolitica, geostrategica, geomilitare e geoeconomica, di un numero crescente di attori internazionali,
che includono attualmente non soltanto gli Stati artici ma anche alcuni
Stati non artici.
La regione polare artica, infine, rappresenta un contesto ottimale nel
quale sperimentare le frontiere dell’innovazione teconologica, quali la
democrazie digitale38, la telemedicina, l’istruzione scondaria superiore e
universitaria a distanza39, nonché l’utilizzo dei satelliti e dello strumento
delle videoconferenze.
Si annuncia, quindi, una nuova era per le Arctic-specific legal issues,
nel quadro generale delle Arctic geopolitics (id est, dell’Arctic geopolitical
framework)40
CAPITOLO PRIMO
Cambiamento climatico e protezione della biodiversità nella regione
polare artica
Sezione I
Cambiamento climatico, diritto (bi-)polare e ruolo del Consiglio artico
Sommario: 1. Le regioni polari artiche di fronte al climate change e
ai concetti normativi sui quali si basa lo sviluppo sostenibile. – 2.
Le iniziative dell’Arctic Council in tema di cambiamento climatico,
tra (rilevante) sponsorizzazione della ricerca scientifica e (debole)
influenza sulle climate policies degli Stati artici. – 3. Alcune prime
(nonché sintetiche) conclusioni sulle attività poste in essere, nell’Artico e nell’Antartico, per affrontare il global climate change.
1. Le regioni polari artiche di fronte al climate change e ai concetti normativi sui quali si basa lo sviluppo sostenibile
Comparative Law, 2013, all’indirizzo http:// cjicl. org. uk). La vicenda giurdiziaria è stata
alquanto intricata. La Russia è rimasta contumace, ed ha rilasciato i membri dell’equipaggio non in base alla pronuncia del Tribunale del Mare, ma a seguito di atto interno,
rappresentato da un provvedimento nazionale di amnistia. In particolare, la Federazione
Russa ha notificato ai Paesi Bassi una nota in cui si affermava che «it does not accept the
arbitration procedure under Annex VII to the Convention initiated by the Netherlands
in regard to the case concerning the vessel “Arctic Sunrise” and that [it] does not intend
to participate in the proceedings of the International Tribunal for the Law of the Sea in
respect of the request of the Kingdom of the Netherlands for the prescription of provisional measures under Article 290, Paragraph 5, of the Convention».
38 Ovvero, la e-democracy.
39 C.d. long-distance education.
40
L’insieme delle tematiche artiche è oggetto del lavoro, in corso di elaborazione, di M.
Dufree, R.L. Johnstone, The Arctic in the 21st Century, Lanham (MD), Rowman &
Littlefield, 2016 (in preparazione).
La regolamentazione sul cambiamento climatico ha avuto origine con
l’approvazione, nel 1992, della United Nations Framework Convention
on Climate Change (UNFCCC), successivamente entrata in vigore nel
1994. Questo primo strumento internazionale, peraltro, stabilisce soltanto alcuni obblighi molto generici per gli Stati in ordine alla mitigazione
del, e all’adattamento al, cambiamento climatico. Ne deriva che gli Stati
medesimi hanno sentito ben presto la necessità di procedere oltre. Si è
così giunti alla predisposizione, nel 1997 e con entrata in vigore nel 2005,
del Protocollo di Kyoto41.
Cfr. B. Tonoletti, Da Kyoto a Durban. Il cambiamento climatico nel quadro internazionale, in G.F. Cartei (a cura di), Cambiamento climatico e sviluppo sostenibile, Torino,
41