Dal Trentino, la stufa che cova le uova e vince il Green Innovation

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Dal Trentino, la stufa che cova le uova e vince il Green Innovation
Dal Trentino, la
stufa che cova le
uova e vince il
Green Innovation
Award
Da PredazzoBlog.it il 5 novembre 2014
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LA STUFA CHE COVA meno legna – meno
fumo – più pollame
La stufa che cova le uova vince in Kenya il Green Innovation Award (premio per l’innovazione
verde). Invitata ad un expò delle Nazioni Unite sarà presentata in Italia in un convegno che avrà
luogo in Vaticano il prossimo 4 dicembre.
E’ stata addirittura la “first lady” del Kenya Sua Eccellenza Ms. Margaret Kenyatta a consegnare
il premio assegno nelle mani del direttore del progetto “Tree is Life” Thomas Gichuru che ha
costruito di persona le prime stufe a olle copiando quelle che scaldano le case delle alpi italiane.
Il motivo del premio è un’innovazione semplice come l’uovo di colombo. In molte famiglie di
queste comunità di contadini kenyoti sono stati allestiti dei forni in terra cotta con all’interno delle
pietre refrattarie per il risparmio energetico. Queste stufe permettono di risparmiare più di un
terzo della legna delle normali cucine. Inoltre tolgono gran parte del fumo dalle cucine delle
povere baracche africane da sempre annerite. Via il fumo e via le conseguenti malattie
respiratorie.
L’aver alzato i fuochi dal pavimento, inoltre, salva la schiena a chi cucina in quanto era prima
costretto a sollevare pentole da terra; cosa non consigliabile dai fisioterapisti. Altra cosa è
sollevarle a 60-70 cm da terra.
Ma non c’è 2 senza 3 benefici. I forni hanno, a livello pavimento, una cavità, tipica delle stufe a
olle costruite nelle nostre alpi. Qui sotto vengono deposte le uova da cova al posto della legna da
seccare o delle scarpe da asciugare. Le uova si schiudono ed i piccoli pulcini possono trovare
del mangime in un ambiente estremamente pulito, caldo, secco e buio. Senza l’aiuto di un
lampada accecante come nelle nostre incubatrici industriali. A mettere le uova sotto la stufa non
è stato un centro studi ma un bambino per errore come la maggior parte delle invenzioni: dal
forno microonde ai post-it.
Ad onor del vero a mettere le uova sotto la stufa è stato un bambino per errore e dopo una
settimana sono usciti i pulcini; alcun garage alla Steve Jobs o centro di ricerca. Un
bambino che ha nascosto le uova e che è stato peraltro rimproverato dai propri genitori.
L’innovazione è stata poi sostenuta da Ipsia del Trentino – presieduta da Fabio Pipinato
(già fondatore di Tree is Life) e Fondazione Fontana che hanno presentato un progetto
studio alla Provincia di Trento.
La cavità ove si schiudono le uova viene tenuta quasi quotidianamente pulita dal contadino per
prevenire malattie per i neo nati pulcini. In questa cavità i pulcini rimangono la prima settimana di
vita. Viene loro dato sia mangime adeguato che acqua. La stufa, poi, comunica con un piccolo
recinto protetto delle dimensioni della stufa stessa. Qui la temperatura è ambiente essendo la
gabbia all’interno dell’abitazione e contigua alla stufa. I pulcini possono crescere indisturbati ed
al sicuro. Escono dalla cavità per passare al primo recinto a partire dalla seconda settimana di
vita e con il passare dei giorni si allontanano sempre più dalla stufa prendendo confidenza con il
nuovo ambiente protetto.
Questo primo recinto con rete a maglia stretta interno alla casa ed adiacente la cucina è
possibile solo in Africa e non certo in Europa ove le diverse legislazioni ne vieterebbero
l’allevamento per motivi di igiene, sicurezza, etc.. Il primo recinto è collegato, tramite una fessura
sulla parete in legno, trattandosi spesso di baracche, ad un secondo recinto sempre a maglia
stretta protetto ed esterno alla casa ove i piccoli polli, possono tentare lo sbalzo di temperatura e
di umidità. Questo secondo recinto ha una rete di ferro anche a pavimento onde evitare
incursioni di animali predatori. Il raccordo tra queste tre semplici unità: sottoforno, recinto interno
e recinto esterno con relativa gradazione di temperatura costituiscono l’innovazione che ha
permesso allo staff di Tree is Life in Kenya di vincere il Green Innovation Award. Trattasi di una
modalità molto semplice di allevamento ma, nel contempo, molto efficace. Ora si sta
differenziando anche con quaglie ed altri uccelli da cova.
Con questa modalità si viene a risparmiare un terzo di legna dentro la stufa; due terzi di fumo
dentro la cucina con il vantaggio di avere, nel contempo, un terzo di pollame / carne bianca in più
da mettere un domani sopra la stufa. Le galline nate in queste condizioni protette sono di gran
lunga più forti e sane delle loro coetanee che nascono liberamente nei cortili delle baracche
africane e che spesso diventano preda facile di altri animali. Queste crescono sotto l’occhio del
fattore, della massaia che si accorgono subito se una è malata o è debilitata. In cucina, inoltre,
cadono sulla gabbia gli avanzi alimentari abituando i pulcini a cibo diversificato.
Trattasi di un allevamento che si realizza a bassissimo costo e senza la necessità di
corrente elettrica; per cui accessibile ai più. In tutta l’Africa v’è una capanna, una cucina ed un
focolare. Basta alzare il focolare sfruttando il calore sia verso l’alto per cucinare le pietanze e sia
verso il basso per la cova delle uova.
Le famiglie che hanno sperimentato la “stufa che cova”hanno avuto un’addizionale di reddito di
un quarto di stipendio circa. Un uovo da cova, infatti, costa meno di un euro (0,90 Kshs). Se un
contadino acquista un uovo potrà rivendere il pulcino dopo un mese a 2,5 euro. L’utile, tolte le
spese di mangime ed ammortamento stufa, è di 1 euro per pulcino. Moltiplichiamo il tutto per 50,
tante quante le uova che stanno sotto una stufa domestica, e vedremo che l’utile per il contadino
sarà di 50 euro al mese. Non male; in quanto il reddito medio delle famiglie contadine che vivono
per lo più di autoproduzione è di 150 euro al mese. E, grazie alla stufa, passerebbero subito a
200 euro al mese.
Sono soprattutto le donne africane, costrette quotidianamente a fare diversi chilometri a piedi per
procurare legna per preparare il pranzo ad aver apprezzato questo progetto voluto da Ipsia del
Trentino e Fondazione Fontana e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. Non cucinano
più curve ed in assenza di fumo. E non è un caso che il progetto sia stato apprezzato
da Unwomens (Agenzia delle Nazioni Unite per le donne) ed esposto nel mese di ottobre presso
un expò internazionale a Nairobi.
Il 4 dicembre prossimo verrà presentato a Roma- Vaticano nell’ambito di un convegno
sull’economia domestica all’interno di un momento promosso dalla FOCSIV e da Famiglia
Cristiana che vedrà Papa Francesco parlare di cooperazione internazionale ed economia
domestica.
Pubblichiamo in esclusiva le foto della stufa, realizzata con materiali semplici dagli stessi abitanti
dei villaggi, questo per far vedere di cosa si tratta in concreto ai nostri amici missionari che
seguono PredazzoBlog dalle varie parti del mondo.