Classe 3^a

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Classe 3^a
Ricerche
sulla
prima guerra
mondiale
Classe 3^a
1
INDICE
1. Le cause
3
2. Le alleanze
4
3. L’Italia prima di entrare in guerra
5
4. I fronti
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5. Le battaglie
10
6. Le trincee
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7. Il cibo
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8. Le armi
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9. Le uniformi
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10. I manifesti
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11. La medicina
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12. I gas tossici
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13. I canti
23
14. La religione
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15. La Linea Cadorna
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16. I caduti di Bisuschio
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17. La pace
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LE CAUSE
di Ilaria porta
La Prima Guerra Mondiale ebbe molteplici cause di natura economica, politica, diplomatica,
militare e culturale. Alla sua origine, sta la crescente tensione fra le potenze europee per il primato
economico e politico.
Dal punto di vista politico in Europa esistevano molti territori contesi da diversi stati: la Francia
voleva sottrarre alla Germania, l'Alsazia e la Lorena, l'Italia voleva sottrarre Trieste e Trento
dall'impero austro-ungarico e Austria, Russia, e Italia, volevano espandersi nella zone dei Balcani.
L'Europa era divisa in due schieramenti pronti a combattersi, la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa.
Dal punto di vista militare le grandi potenze europee, la Germania soprattutto,si preparava da anni
alla guerra,dotandosi di armi. Molti pensavano che la guerra sarebbe durata pochi mesi,per questo era
indispensabile colpire per primo il nemico.
Dal punto di vista economico tra le industrie si era scatenata una gara commerciale sempre più dura.
Per espandere il proprio mercato gli stati occidentali si erano impegnati nella conquista dell'Africa e
dell'Asia. Per difendere questo impero coloniale era indispensabile ricorrere alle armi: la guerra così
divenne uno strumento per i propri interessi economici ed era fonte di guadagno.
Dal punto di vista culturale parte della gente vedeva la guerra come l'unica possibilità di cambiamento
della situazione sociale e politica. Anche intellettuali erano favorevoli alla guerra.
Il 28 giugno 1914 a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando, erede del trono di Austria e Ungheria,
fu ucciso con la moglie dal nazionalista serbo Gavrilo Princip.
Nel 28 luglio 1914, quando l'Austria dichiarò guerra alla Serbia, entrarono in gioco le alleanze
stabilite negli anni precedenti, però l'Italia si dichiarò neutrale, affermando che le condizioni della
triplice Alleanza erano difensive.
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PRIMA GUERRA MONDIALE ALLEANZE
di Elisabetta Maino
ALLEANZE:
Nella triplice alleanza troviamo:
Germania; Austria; Ungheria; Turchia; Bulgaria.
Nella triplice intesa troviamo:
Francia; Inghilterra; Serbia; Giappone; Russia (che esce nel 1917);
Italia (che entra nel 1915);Stati Uniti (che entrano nel 1917)
COME SI SONO FORMATE LE ALLEANZE:
Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, l'Italia decide di non rispettare l'alleanza con
Germania e Austria e di mantenersi neutrale. Tale scelta è motivata dal fatto che la Triplice Alleanza
ha un'impostazione difensiva, mentre lo scoppio del conflitto è da attribuirsi all'aggressione austriaca
contro la Serbia. L'Italia decide poi, con il Patto di Londra, di unirsi ai Paesi dell'Intesa e di entrare
in guerra un mese dopo, nel 24 maggio 1915. Nel 1917 in Russia scoppiò la Rivoluzione bolscevica,
quindi, impegnata a farla sopprimere, la Russia esce dalla guerra. Nello stesso momento gli Stati
Uniti entrarono in guerra perché dei sottomarini Tedeschi distrussero varie navi commerciali
Americane, impedendo il commercio di rifornimenti per guerra tra la Triplice Intesa e gli Stati Uniti.
Inoltre in Italia, nel 1916, ci fu l'entrata in guerra di tutti i ragazzi del 18199, ragazzi entusiasti di
combattere per la patria anche se non addestrati. Il contributo degli Stati Uniti e dei ragazzi Italiani
del 1899 portarono la fine della guerra con la vittoria della Triplice Intesa.
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L’ITALIA PRIMA DI ENTRARE IN GUERRA
di Eugenio Buonamico
L'Italia un anno prima di entrare in guerra rinnova la triplice alleanza, anticipando la scadenza di un
anno, in quell’occasione essa aveva rifiutato di firmare un patto riguardante i Balcani, che mandò a
monte un operazione militare contro la Serbia. Per questo il governo austriaco fece conoscere all’Italia
l’ultimatum verso la Serbia solo il giorno prima della sua scadenza. Per questo la Triplice alleanza
era in un certo senso stata tradita moralmente.
Appena la guerra scoppiò il governo italiano decise di rimanere
neutrale. Questo era possibile perché la Triplice Alleanza era un
patto difensivo e l’Austria non era stata attaccata ma aveva
dichiarato Guerra alla Serbia.
Però non tutto il popolo italiano era d'accordo con la scelta di
rimanere neutrale, infatti alcuni volevano intervenire a favore della
Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) ed erano gli
Interventisti, tra loro c’erano i capitalisti, che vedevano la guerra come un affare, e oltre a loro c’erano
i nazionalisti che volevano terminare il risorgimento italiano gloriosamente entrando a Trento e
Trieste con le armi; mentre altri volevano rimanere neutrali e chiedere Trento e
Trieste all’Austria in cambio della loro neutralità, loro erano i neutralisti, tra loro
c’erano cattolici che volevano questo per seguire le loro regole religiose e gli
operai che pensavano la guerra come un affare capitalista si rifiutano di
combattere per loro; e solo una piccola parte voleva entrare in guerra a favore
della Triplice Alleanza.
Anche tra i politici c’era molta indecisione infatti Salandra (primo ministro) e il
Re Vittorio Emanuele erano tra gli interventisti mentre vari altri politici come
Giolitti volevano la neutralità.
Questi dibattiti si conclusero con una votazione al parlamento, qui la
maggioranza votò l’Intervento a favore dell’Intesa.
Così il 26 aprile 1915 a Londra si firmò un patto segreto nel quale era
scritto che l’Italia entro un mese sarebbe dovuta entrare in guerra, contro
l’Austria e la Germania.
Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’Austria.
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I FRONTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
di Lorenzo Caldogno
La situazione europea è divisa in quattro principali fronti di guerra: il fronte italiano, il fronte russo
(orientale), il fronte francese (occidentale) e quello balcanico. Durante i quattro anni della Grande
Guerra, si affrontarono armate di dimensioni mai viste in precedenza, utilizzando armi e tecnologie
completamente nuove, come i mortai, i cannoni, le mitragliatrici, i fucili, i carri armati, i
sommergibili e gli aeroplani, persino le armi chimiche.
La guerra non toccò gran parte della Francia e della Germania, così come dell'Italia. Al contrario,
altri paesi furono interamente occupati (Serbia, Belgio, Romania, Russia e Impero Ottomano).
Altri Paesi rimasero neutrali, come Spagna, Svezia, Paesi Bassi.
Durante questo conflitto ci fu anche l'intervento degli Stati Uniti d'America, nei combattimenti
contro l'Impero tedesco.
Il Fronte italiano
Il fronte italiano comprende l'insieme delle operazioni belliche combattute tra il Regno d'Italia e i
suoi Alleati contro le armate di Austria-Ungheria e Germania nel settore delimitato dal confine con
la Svizzera e dal Golfo di Venezia. Il conflitto è conosciuto in Italia anche con il nome di "guerra
italo-austriaca" o "quarta guerra d'indipendenza".
Dopo aver stipulato un patto di alleanza con le potenze della Triplice intesa e aver abbandonato lo
schieramento della Triplice alleanza, l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria il 23 maggio 1915,
iniziando le operazioni belliche il giorno dopo: il fronte di contatto tra i due eserciti si snodò
nell'Italia nord-orientale. Nella prima fase del confronto le forze italiane, guidate dal generale Luigi
Cadorna, lanciarono una serie di massicce offensive frontali contro le difese austro-ungariche nella
regione del fiume Isonzo.
Il conflitto si trasformò ben presto in una sanguinosa guerra di trincea, dove si combatteva in piccoli
cunicoli per proteggersi e passare al contrattacco. Le forze austro-ungariche si limitarono a
difendersi lanciando contrattacchi limitati, fatta eccezione per la massiccia offensiva sull'Altopiano
di Asiago nel maggio-giugno 1916, bloccata dagli italiani.
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La situazione subì un brusco cambiamento nell'ottobre 1917, quando un'improvvisa offensiva degli
austro-tedeschi nella zona di Caporetto portò a uno sfondamento delle difese italiane: il Regio
Esercito fu costretto a una lunga ritirata fino alle rive del fiume Piave, lasciando in mano al nemico
il Friuli e il Veneto settentrionale oltre a centinaia di migliaia di prigionieri. Passate alla guida del
generale Armando Diaz e rinforzate da truppe franco-britanniche, le forze italiane riuscirono però a
consolidare un nuovo fronte lungo il Piave, bloccando l'offensiva degli Imperi centrali.
Dopo aver respinto un nuovo tentativo degli austro-ungarici di forzare la linea del Piave nel giugno
1918, le forze degli Alleati passarono alla controffensiva alla fine dell'ottobre 1918: nel corso della
cosiddetta battaglia di Vittorio Veneto le forze austro-ungariche furono messe in rotta.
Il 3 novembre l'Impero austro-ungarico firmò l'Armistizio di Villa Giusti che segnò la conclusione
delle ostilità.
Il Fronte russo (orientale)
Il fronte orientale riguardò un numero estremamente ampio di territori, dal Mar Baltico al Mar
Nero (asse nord-sud) e da Prussia e Galizia alla Lettonia e Minsk (asse est-ovest). Su questo fronte
si scontrarono Germania, Austria-Ungheria, truppe ottomane di supporto da una parte, e l'Impero
russo dall'altra, a cui si unì la Romania per poco tempo.
Nonostante la superiorità nelle tattiche e negli armamenti delle potenze centrali, la Russia non fu
mai completamente sconfitta, avvantaggiata dal suo enorme potenziale umano. La sconfitta della
Russia avvenne a seguito delle rivolte interne. I combattimenti cessarono prima che sul fronte
occidentale, ed in pratica non vi furono più operazioni militari significative dopo l'autunno 1917 a
causa della Rivoluzione Russa. Quest'ultimo evento costrinse l'Impero Russo ad uscire dal conflitto
con la Pace di Brest-Litovsk, nel marzo 1918.
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Il Fronte francese (occidentale)
Il fronte occidentale fu lo scenario di continui combattimenti dal primo all'ultimo giorno di guerra
(11 novembre 1918). L'esercito tedesco invase dapprima il Lussemburgo ed il Belgio (interamente
occupato), occupando poco dopo anche la Francia nord-orientale.
Su questo fronte ci furono importanti offensive e controffensive, che causarono gravi perdite di
uomini. Il fronte occidentale vide nel corso del conflitto l'introduzione di nuove tecnologie militari,
tra cui le armi chimiche e i carri armati.
L'avanzata delle armate alleate nel 1918, dopo un estremo tentativo tedesco di sfondamento,
convinse la Germania alla sconfitta, costringendola all'Armistizio.
Il Fronte balcanico
Il fronte balcanico riguarda tutte quelle campagne combattute in Serbia, Albania, Montenegro,
Macedonia e Romania. Comunque, furono coinvolti anche territori in Grecia (parte
settentrionale), Bulgaria (parte occidentale) ed Austria-Ungheria (parte meridionale). I
combattimenti furono più ridotti rispetto agli altri fronti, infatti le grandi potenze lo considerarono un
teatro bellico secondario. Ad Austria-Ungheria, Germania, Bulgaria ed Impero Ottomano (Imperi
centrali) si opposero Francia, Gran Bretagna, Russia, Serbia, Romania, Montenegro,Italia e Grecia (
alleati dell'Intesa) , tra l'agosto 1914 e l'agosto 1918.
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La Battaglia dell'Atlantico
La Battaglia dell'Atlantico fu il confronto più importante tra la marina statunitense e inglese da un
lato e la marina tedesca dall'altro. Vanno ricordate la Battaglia di Coronel, la Battaglia di Dogger
Bank, la prima Battaglia delle Falkland e la Battaglia dello Jutland.
Gli Stati Uniti entrarono nel conflitto dopo l'affondamento del transatlantico RMS Lusitania, nel
1915, ad opera di un sommergibile tedesco. Per questo motivo la Battaglia dell'Atlantico rappresenta
la contrapposizione bellica tra la Triplice Intesa e gli Imperi Centrali.
I sottomarini ebbero un ruolo di primo piano nelle strategie di guerra.
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LE GUERRE CON VITTORIE E SCONFITTE
di Elisa Crugnola
La prima guerra mondiale è stata vinta dalla Triplice Intesa, cioé, Gran Bretagna, Russia, Francia piú
l´Italia alleata e persa dalla Triplice Alleanza cioè Austria e Germania.
Ma, prima ci furono state molte vittorie e sconfitte da parte di tutte e due le forze.
6-9/09 1914 battaglia del Marna, fra Francia e Germania, con vittoria francese.
Febbraio 1915 a Tannenberg e ai laghi Masuri, fra Russia e Germania, con vittoria tedesca.
16-19/08 1914 battaglia del Cer, fra Serbia e Austria-Ungheria, con vittoria serba.
09-10 1914 battaglia della Drina, fra Serbia e Austria-Ungheria, con vittoria austriaca.
16/11 15/12 1914 battaglia di Kolubara, fra Serbia e Austria-Ungheria, con vittoria serba.
Agosto 1914 Togoland occupata dagli anglo-francesi.
27/09 1914 Camerun occupata dai francesi e dai belgi (prima era territorio tedesco).
Luglio 1915 Namibia occupata dai sudafricani (prima era territorio tedesco).
Ottobre 1914 isole Caroline, isole Marshall e isole Marianne occupate dai tedeschi.
30/08 1914 Samoa occupata dalla Nuova Zelanda.
Settembre 1914 Nuova Guinea tedesca occupata dagli australiani.
14/11 1914 Nauru (possedimento tedesco) occupato dagli australiani.
22/12 1914 - 17/01 1915 battaglia di Sarıkamış, fra Russia e impero ottomano, con vittoria russa.
Luglio 1915 battaglia di Manzicerta,, fra Russia e impero ottomano, con vittoria russa.
Dicembre 1914 al-Qurna occupata dai britannici (Medio Oriente).
3-5/08 1916 battaglia di Romani, fra Inghilterra e impero ottomano, con vittoria inglese.
11/11 06/12 1914 battaglia di Łódź, fra Austria Germania e Russia, con vittoria austro-tedesca.
7-22/02 1915 seconda battaglia dei laghi Masuri, fra Russia e germania, con vittoria tedesca.
4/06 20/09 1916 offensiva Brusilov, fra Russia e Austria-Ungheria con Germania, vittoria russa.
15-22/09 1916 battaglia di Flers-Courcelette, fra impero britannico (Regno Unito, Canada e Nuova
Zelanda) e Germania, con vittoria britannica.
31/05 1/06 1916 battaglia dello Jutland, fra Regno Unito e Germania, con vittoria tattica tedesca e
strategica britannica.
14-18/09 1916 settima battaglia dell´Isonzo, fra Regno d´Italia e Austria, offensiva italiana respinta.
10-12/10 1916 ottava battaglia dell´Isonzo, fra Regno d´Italia e Austria, offensiva italiana respinta.
6-7/01 1916 battaglia di Mojkovac, fra Regno del Montenegro e Austria, con vittoria montenegrina.
9-18/08 1916 battaglia di Doiran, fra Bulgaria e Francia Inghilterra, con vittoria bulgara.
10/01 16702 1916 offensiva di Erzurum, fra Impero ottomano e Russia, con vittoria russa.
10-19/01 1916 battaglia di Köprüköy, fra Russia e Impero Ottomano, con vittoria russa.
Luglio 1915 Agosto 1916 battaglia di Blitis, fra Russia e Impero Ottomano, con vittoria russa.
21/05 07/06 1917 battaglia di Messines, fra Germania e impero britannico, con vittoria britannica.
23/02 1917 seconda battaglia di Kut, fra impero britannico e impero ottomano, con vittoria britannica.
24/10 1917 a Caporetto, fra Italia e Austria, con vittoria austriaca.
26/09 11/11 1918 offensiva della Mosa-Argonne, fra Francia e Inghilterra contro Germania, vittoria
di Francia e Inghilterra.
27/09 09/10 1918 battaglia di Cambrai-San Quintino, fra Impero Britannico Francia e Stati Uniti
contro Germania, vittoria della Triplice Intesa (UK FR US).
23-30/10 1918 battaglia Sharqat, fra Impero Britannico e impero Ottomano, con vittoria britannica.
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LA GUERRA DI TRINCEA
di Giada Monachello
Nel corso della Prima Guerra Mondiale, l' Europa si riempie di fossati, reticolati e gallerie. Dietro a
questi ripari le frontiere si fronteggiano per oltre 1000 chilimetri, dal Mare del Nord alla Svizzera,
poi sulle Alpi Orientali, dal Tonale al Pasubio, da Asiago a Tolmezzo, in una snervante guerra di
posizione. Tormentati dal freddo e spesso dalla fame, muniti quasi sempre di abbigliamento
inadeguato, i soldati di trincea sopravvivono come topi nei fossati che hanno scavato con le loro mani,
esposti al fuoco delle artiglierie nemiche. Quando escono per un assalto ordinato dai comandi, è un
massacro di uomini che si uccidono in corpo a corpo sanguinosissimi. La guerra di trincea non
conosce primavera o inverno: prosegue nel fango e nel gelo. Le trincee sono stretti fossati scavati
per circa due metri di profondità e altrettanti di larghezza che si estende per diversi chilometri lungo
il territorio di guerra. La trincea fu spesso usata per scopi bellici o per semplici spostamenti. Il soldato
era protetto dai proiettili del nemico, ma in quei "corridoi" si viveva una vita a contatto costante con
la morte o, perlomeno, con il pericolo di morte.
Spesso le trincee erano coperte da filo spinato e
avevano delle aperture nel terreno dove si
appoggiavano fucili e mitragliatrici dell'epoca. Questi
lunghi fossati, profondi poco meno di due metri,
comparvero da subito anche sul fronte italiano, in
pianura, sull'altopiano carsico e in alta montagna,
in mezzo alla neve. Questi fossati erano i luoghi dove
gli uomini rimanevano in azione per settimane,
esposti a intemperie e bombardamenti, in condizioni
igieniche disastrose. I reticolati invece erano le
barriere di filo spinato che i soldati posizionavano
davanti alle trincee per evitare che i nemici potessero
oltrepassare facilmente. Lo spazio che divideva i
soldati dalla trincea nemica si chiamava terra di
nessuno, dove avvenivano le avanzate per conquistare le altre trincee mentre le retrovie erano
camminamenti che permettevano di portare i feriti agli ospedali.In montagna un obiettivo
fondamentale è la conquista e il mantenimento delle posizioni in quota o semplicemente quote, che
rendono possibile la vista e il controllo della situazione con più ampiezza.
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CHE COSA MANGIAVANO I SOLDATI DURANTE LA GUERRA?
di Alice Del Bosco
Il cibo dei soldati in trincea nella prima guerra mondiale era una razione di cibo contenente
carboidrati, vitamine e proteine in quantità sufficiente al fabbisogno di un corpo umano di media
robustezza..
Il nome del pasto era "RAZIONE K", al militare in trincea ne venivano fornite 3 al giorno per fare
colazione, pranzo e cena.
Dove mangiavano?
Ogni militare aveva un contenitore nel proprio zainetto, chiamato "gavetta", dove svuotava la razione
"K" nel momento della consumazione del pasto, contenente cucchiaio, forchetta e coltelli multi uso
adatti
ad
ogni
situazione.
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A colazione…
Vi era del latte in polvere, acqua e dei biscotti o delle barrette di cioccolata se era in tempo d'inverno...
il latte veniva sciolto nell'acqua e i biscotti venivano immersi dentro e formavano la colazione.
A pranzo e a cena…
Un pezzo di pane, delle paste precotte, in genere condite con legumi (questi ultimi contengono
proteine e anticamente, spesso sostituivano la carne), della carne in scatola conservata in gelatina,
della verdura e della frutta, tipo banane, arance, mele etc. che contengono fosforo, ferro e vitamine
ottime per un buon apporto giornaliero.
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Le Armi Classiche
di Gianluca Fabbrini
Le Armi più classiche della Prima Guerra Mondiale erano i fucili, le pistole e le armi da corpo a corpo
-I FUCILI
I fucili più conosciuti, utilizzati nelle trincee erano:
-Carcano Mod. 91
-“Il novantuno" Lee Enfield
-USASteyr-Mannlicher M1895
-A/HMauser Model 98 – D
-LE PISTOLE
Le pistole più utilizzate, invece erano:
-Colt M1911 –USA
-Glisenti Modello 1910 –IT
-Luger P08 “Parabellum”
-DColt New Service –USA
-Baionetta
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I Nuovi Armamenti
A cavallo del XIX e XX secolo in buona parte dell'Europa e degli Stati Uniti era in pieno svolgimento
la Seconda Rivoluzione Industriale. In quegli anni le scoperte scientifiche in campi come la fisica
e la chimica portarono a delle invenzioni che utilizziamo ancora oggi (come ad esempio il motore a
scoppio, l'aeronautica, l'elettricità, le comunicazioni radio ed il telefono) e che dettero un impulso
fondamentale alle società di quel periodo. Parallelamente, alcune di queste innovazioni vennero
applicate
anche
nel
campo
militare.
Comparvero così aerei in grado di bombardare le linee nemiche e le città, carri armati capaci di
superare barriere fino a quel momento insuperabili, bombe a mano dall'effetto dirompente se gettate
in una trincea o in una cavità fino ad arrivare ai terribili lanciafiamme, alle bombe chimiche e alle
mitragliatrici. Il potenziale distruttivo e l'efficacia di queste armi aumentarono per la scarsa
attenzione, da parte di quasi tutti gli eserciti, nel creare delle "difese" adatte a queste novità e nel
cambiare le tattiche militari, ormai obsolete e legate più alle guerre dell'Ottocento.
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UNIFORMI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
di Paola Chiara Mangiaracina
Sin da quando furono introdotte per la prima volta, le uniformi militari hanno avuto essenzialmente
due scopi. Il primo: permettere ai soldati di distinguere gli amici dai nemici. Il secondo: essere
abbastanza robuste da non ridursi in pezzi a causa delle condizioni, a volte piuttosto agitate, nella
quali si trova spesso chi le indossa. Alla fine dell’Ottocento, i vari eserciti del mondo capirono che
far indossare ai propri soldati eleganti giacche bianche o rosse nell’era delle mitragliatrici cominciava
a non essere più una buona idea. Le uniformi dei generali, delle truppe e delle cavallerie erano tutti
diverse tra loro.
CARATTERISTICHE

Uniforme in panno grigio-verde, modello da truppa (assenza di tasche), una stella alle maniche
ad indicare il grado da sottotenente. Al collo porta il galloncino da aiutante, la giacca ha le
controspalline trapezioidali, tipiche dell’artiglieria, cavalleria e genio. Fasce mollettiere
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grigio-verdi e scarponi marroni (questa tenuta era un trucco utilizzato dagli ufficiali per
mimetizzarsi tra la truppa e non essere quindi riconosciuti dai “nemici”, soprattutto dai
cecchini).

Uniforme modello 1909 da ufficiale, berretto grigio-verde in panno fine, fregio e grado da
tenente di modello mimetico, in filo di seta grigio-verde. Sottogola (del cappello) e frontino
in cuoio verniciato grigio-verde, bottoni in metallo giallo. Giacca da ufficiale in panno da
truppa con nastrino per due anni di guerra (si intravedono due stelle, ma la foto non è chiara);
i gradi sulla manica sono da tenente, in filo argento su fondo nero, invece del grigioverde
(piccolo trucco utilizzato per aumentarne la visibilità).
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I MANIFESTI DI GUERRA
di Federica Ramaglia
Il manifesto raggiunse l'apice centrale come mezzo di comunicazione nella Prima Guerra
Mondiale. La stampa si era sviluppata nella seconda metà dell'Ottocento, consentendo anche
l'uso dei colori.
Lo scoppio della Grande Guerra necessitò la raccolta di fondi per sostenere finanziariamente
lo sforzo bellico e il mantenimento di un supporto da parte della popolazione civile nei
confronti di un conflitto.
Per raggiungere queste molteplici finalità i governi fecero affidamento sul manifesto come
principale mezzo di propaganda e persuasione visiva.
Spesso i temi e i soggetti venivano raffigurati su cartoline, francobolli e strumenti necessari
per potersi tenere in contatto con persone a distanza.
Milioni di manifesti vennero appesi sui cartelloni e sui muri di tutte le città d'Europa e
ognuno di essi subiva una rigida procedura di controllo,sia nel contenuto sia nello stile, in
modo che il messaggio trasmesso ingannasse l'osservatore, censurando ciò che avveniva al
fronte, ma anche motivandolo. Le vere atrocità della guerra, della vita e della morte nelle
trincee non viene raccontata naturalmente ai civili. L'unico scopo è quello della propaganda
che non ha niente a che fare con la verità.
Questi manifesti in esposizione sono una piccola dimostrazione di come le masse venivano
manipolate e dirette dall'odio nei confronti del nemico.
Lo scopo principale era soprattutto far entrare nelle menti il volto del nemico.
A fianco dei film anche i manifesti hanno avuto un ruolo importante. Con essi si creava una
specie di guerra psicologica, dove le varie propagande le nazioni cercavano di intimorire le
altre, in cui si spiegava che la nazione nemica sarebbe stata sconfitta.
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SANITÁ e MEDICINA
di Marco Scianna
IN ITALIA
L’Italia , in conflitto con l’Austria , era in pessime condizioni sanitarie perché l’aspra guerra portava
tanti feriti e morti.
La maggior parte dei feriti proveniva dalla prima linea e aveva bisogno di posti letto e di cure mediche
perciò bisognava avere ospedali più grandi, più medicine e medici anche se ce n’erano alcuni che
facevano parte degli stati alleati già operativi sul fronte.
Per fortuna l’intervento della croce rossa
italiana aggiunse i propri ospedali
territoriali (circa 200) 9.500 infermieri e
1.200 dottori così in totale il personale dei
medici militari nel 1916 era composto da
14.000 medici e aumentarono fino al
1918 diventando in 18.000.
Sul fronte c’erano anche dei Reparti
medici specializzati per raccogliere i feriti
e trasportarli con la barella fino
all’ospedale da campo più vicino però se
quest’ultimo era lontano anche i muli o i cavalli o se la ferita non era grave di solito ogni unità aveva
una valigetta medica.
Ben presto sorsero nuovi ospedali in tutta Italia per ospitare i feriti, e nel 1817 ce n’erano 234 da 50
posti letto, 167 da 100-150, 46 da 200 e 27 ospedali di tappa queste strutture potevano anche godere
del supporto di strutture specializzate quali sezioni di disinfestazione, laboratori chimico
batteriologici, campi contumaciali, stazioni radiologiche ma anche questi non bastavano e bisognava
costruirne altri provvisori sulle grandi navi e in alcune carrozze dei treni.
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IN EUROPA
Anche in Europa la sanità dei
soldati non era il massimo, il
rischio di infezione delle
ferite era molto elevato a
causa delle schegge dei
proiettili che ci rimanevano
dentro o perché erano a
contatto con la divisa
sudicia.
Il totale dei morti della
guerra è di 9 milioni e i feriti
sono stati il doppio anche se
molti di loro rimanevano traumatizzati dopo le operazioni.
Gli antibiotici non erano ancora stati scoperti e la trasfusione di sangue avveniva pompando il sangue
da un corpo all’altro; questa arretratezza nel campo della medicina infatti ha portato a molte morti ma
per fortuna grazie alle due guerre mondiali la medicina ha fatto nuove scoperte che hanno permesso
di curare molte migliaia di soldati.
In questo periodo si ha lo sviluppo delle
autoambulanze che utilizzavano come auto
delle Ford economiche equipaggiate di
posto letto e di medicinali per trasportare i
feriti gravi negli ospedali migliori; un
pericolo degli ospedali da campo (baracche
o capanne) era il rischio di bombardamento
nemico, ma per evitare ciò esponevano
fuori una grande insegna con una croce
rossa su uno sfondo bianco.
I feriti erano in grande quantità e quelli che
alloggiavano presso gli ospedali da campo
si dividevano in: Gravissimi trasportabili
(feriti al cranio, addome, colonna spinale):
quelli già sommariamente operati e
destinati alle ambulanze chirurgiche per
altri interventi d’ urgenza; Gravi
trasportabili candidati ad urgente ed
immediato intervento chirurgico: feriti che
necessitavano di altri interventi, smistati in
altri Ospedali arretrati o passati ad
ambulanze chirurgiche o radiologiche;
Gravi trasportabili a distanza breve:
destinati agli Ospedaletti da Campo più
vicini, trasportati tramite carri o
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autoambulanze per barelle; Trasportabili a lunga distanza: feriti in condizioni stabili ma non in grado
di camminare, caricati su autocarri diretti in retrovia; Leggeri: quei feriti che possono deambulare
autonomamente.
La mortalità tra i feriti era molto alta (più del 30%) a causa della scarsa conoscenza dell’uso
medicinali e dalla vasta quantità di feriti che portava i medici a fare il loro lavoro di fretta ma la causa
principale della morte erano le infezioni pre o post operatorie come: meningo, encefalite, ascesso
cerebrale, emorragia.
SCUOLA MEDICA DA CAMPO
Viste le necessità di militari, negli anni di guerra era stata imposta la leva obbligatoria per il servizio
militare, e alcuni studenti aspiranti medici non potendo proseguire gli studi andavano a studiare
medicina intensiva (cioè che facevano buona parte del lavoro di 5 anni di università in un anno) nelle
scuole da campo.
Le ore settimanali erano elevate,
circa 50 all’incirca 7 ore al
giorno, e questo programma
trattava oltre al solito corso
universitario anche lezioni di
Traumatologia
di
Guerra,
Protesi degli arti e Logistica
sanitaria militare, ed era molto
apprezzato dagli alleati perché
anche loro erano nella medesima
situazione; il primo anno si
laurearono circa 500 studenti su
mille ma il secondo anno fu
interrotto a causa della grave sconfitta di Caporetto.
Durante quei tragici mesi, ogni attacco sferrato sul fronte dell’Isonzo goriziano al comando di
Cadorna faceva confluire più di 1800 feriti e prigionieri di guerra, spesso anch’essi feriti o malati.
È proprio durante quegli anni di guerra che la preparazione generica del medico,
contemporaneamente chirurgo, oculista, dentista e neurologo, si modificò iniziando quel fenomeno
della specializzazione da allora divenuto una necessità per l’esercizio della medicina.
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I GAS TOSSICI
di Nicole Amoruso
La prima Guerra Mondiale fu un conflitto per alcuni aspetti innovativo. Durante questa guerra,
apparvero nuove armi: carri armati, lanciafiamme e GAS TOSSICI. Quest’ arma venne utilizzata fin
dall’ antichità: l’uomo si era servito di fuochi, fumi e vapori per difendersi dagli animali e dai nemici.
Il primo attacco di gas avvenne nel V secolo a.C., quando gli Spartani attaccarono Atene e lanciarono
contro le mura della città tronchi imbevuti di bitume e zolfo che resero l’aria irrespirabile. Più avanti,
anche i romani adottarono quest’ arma, ma la più potente arma tossica-incendiaria fu il “fuoco greco”,
formato da una mistura di nafta, zolfo, calce viva e salnitro, usato nel 673 d.C. nella guerra di Cizico
nell’Asia Minore. Inoltre, queste armi chimiche vennero utilizzate anche durante la Guerra di Crimea
e la Guerra Franco-Prussiana. A partire comunque dagli ultimi decenni del 1800 e l’inizio del 1900,
con lo sviluppo della chimica, con queste armi si affrontò la Grande Guerra. Però già dal 1899, e poi
nel 1907, era stato bandito l’utilizzo di armi chimiche dalla Convenzione Internazionale dell’Aja, ma
per i paesi impegnati nel conflitto sembrava l’unica strada per uscire dalla situazione di immobilità.
I primi ad utilizzare queste armi chimiche furono i Francesi, che già negli ultimi mesi del 1914
lanciarono gas lacrimogeni contro i tedeschi, primi produttori al mondo di prodotti chimici, che come
contrattacco agirono allo stesso modo, lanciando gas tossici contro gli anglo-francesi. L’inizio della
guerra chimica risale però, al 22 aprile 1915, quando i tedeschi attaccarono gli anglo-francesi,
provocando all’ incirca 5000 morti. Fortunatamente però gli effetti del gas furono devastanti solo per
la prima fase del conflitto. In seguito, vennero introdotte le maschere a filtro, strumento di protezione
dai gas tossici. Sul fronte italiano l’inizio della guerra chimica risale invece al 29 giugno 1916, quando
gli austriaci lanciarono un attacco a sorpresa contro gli italiani, provocando all’incirca 5000 morti.
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I CANTI
di Chiara Zanovello
Durante la Grande Guerra del ’14, ’18; molto importanti furono i canti.
Da sempre la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia o nelle retrovie.
Erano facilmente memorizzabili (a volte anche in dialetto) vennero composte per aumentare il senso
di appartenenza ad un gruppo, per sollevare gli animi oppure per esorcizzare la paura della morte,
sempre in agguato
Abbiamo repertori di ogni tipo: da canzoni con testi seri ad auto-ironici, da quelle più leggere a quelle
dedicate alla propria amata e patria.
Alcune composizioni nate durante una guerra furono considerate talmente importanti e significative
da essere utilizzate come inni nazionali di uno Stato, come "Fratelli d'Italia", scritto da Goffredo
Mameli nel 1847 e cantato durante le guerre risorgimentali oppure de "La Marsigliese", l'inno
francese intonato nel 1792 durante la Rivoluzione.
Altre invece sono oggi meno conosciute ma non per questo meno interessanti. È il caso delle canzoni
composte e cantate durante la Grande Guerra e che oggi può capitare di riascoltare in qualche festa o
evento con la presenza di un coro militare.
Tra tutte, la più celebre è senza dubbio "La leggenda del Piave", scritta nell'estate del 1918 e per
diversi anni cantata ogni 4 novembre, anniversario della vittoria sull'Austria-Ungheria. Molto nota
divenne anche "Monte Grappa tu sei la mia Patria", anche questa nata nel 1918 per incoraggiare i
soldati italiani a resistere contro gli attacchi austro-ungarici sul monte veneto.
Da non dimenticare anche “Ta Pum”.
Ta Pum
Venti giorni sull'Ortigara
senza il cambio per dismontà
Ta pum Ta pum
Con la testa pien de peoci
senza rancio da consumà
Ta pum Ta pum
Quando sei dietro quel muretto
soldatino non puoi più parlà
Ta Pum Ta pum
Quando poi che discendi al piano
battaglione non hai più soldà
Ta pum Ta pum
Dietro al ponte c'è il cimitero
cimitero di noi soldà
Ta pum Ta pum
Cimitero di noi soldà
presto un giorno ti vengo a trovà
Ta pum ta pum
eravamo in ventinove
solo in sette siamo restà
Ta pum Ta pum
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La Leggenda del Piave
Il Piave mormorava
E ritornò il nemico,
calmo e placido al passaggio
per l'orgoglio, per la fame:
dei primi fanti, il Ventiquattro Maggio:
volea sfogare tutte le sue brame...
l'Esercito marciava
Vedeva il piano aprico,
per raggiunger la frontiera
di lassù: voleva ancora
per far contro il nemico una barriera...
sfamarsi, e tripudiare come allora...
Muti passavan quella notte i fanti:
No!- disse il Piave.- No!- dissero i fanti,
tacere bisognava , e andare avanti !
mai più il nemico faccia un passo avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
E come i fanti combattevan le onde...
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Rosso del sangue del nemico altero,
Il Piave mormorò :"Non passa lo straniero!"
il Piave comandò: " Indietro, và, straniero!"
Ma in una notte triste
Indietreggiò il nemico
si parlò di un fosco evento,
fino a Trieste, fino a Trento...
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.....
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Ahi, quanta gente ha visto
Fu sacro il patto antico:
venir giù, lasciare il tetto,
Tra le schiere furon visti
poichè il nemico irruppe a Caporetto!
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Profughi ovunque! Dai lontani monti,
Infranse, alfin, l'italico valore
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
le forche e l'armi dell'impiccatore.
Sicure l'Alpi...Libere le sponde...
S'udiva allor, dalle violate sponde,
E tacque il Piave: si placaron le onde...
sommesso e triste il mormorio dell'onde:
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi,
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
la Pace non trovò nè oppressi, nè stranieri!
il Piave mormorò:"Ritorna lo straniero!"
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LA RELIGIONE
di Gaia Micheletti
La vita sul fronte costrinse gli uomini a convivere continuamente con la presenza della morte. In
qualsiasi momento del giorno e della notte, all’ improvviso, un proiettile o una scheggia di granata
avrebbero potuto togliere la vita. Appare quindi quasi naturale, in mezzo a questa situazione irreale,
la presenza della religione, vissuta come fede o più semplicemente come superstizione.
La Santa Sede si è trovata impegnata in questo conflitto a sua insaputa, perché in ogni paese fedeli e
gerarchia sono stati mobilitati ed hanno partecipato più o meno attivamente alla guerra. Anche se la
guerra ha avuto solo effetti negativi per la Chiesa, in quanto fu una grande sconfitta dell’umanità oltre
che una sconfitta politica per la Santa Sede che non riuscì, nonostante gli svariati tentativi, a fermarla,
sono da registrare 2 fatti positivi:
-
Il 1° è che tale guerra permise la reintegrazione dei cattolici nella loro nazione;
Il 2° è che tale conflitto favorì un ritorno alla fede e segnò la sconfitta dell’ideologia del
progresso.
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LA LINEA CADORNA
di Simone Biasibetti
La linea Cadorna è l’insieme di fortificazioni costruito, durante la Prima Guerra Mondiale, sui monti
che si trovano lungo il confine tra Svizzera e Italia.
La causa della costruzione era principalmente quella del timore del generale Cadorna che le truppe
tedesche e austriache potessero attraversare il confine italiano e distruggendo i principali centri
economici e industriali.
Gli sbarramenti furono costruiti sul monte Piambello, nel Campo dei Fiori e nei paesi di Gravellona
Toce, Scerrè, Martica, Gino e Sighignola. In quegli anni però anche la Svizzera rafforzò le sue difese
nei monti sul confine italiano.
I lavori furono ufficialmente iniziati nel Maggio del 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia, mettendo
in pratica i progetti di anni prima. Infatti per 50 anni si studiarono la morfologia del territorio, le
pianificazioni strategiche e si fecero ricognizioni sul terreno.
Per tutto il tempo della Grande Guerra ci furono diversi passaggi di
direzione dei lavori, tra gruppi appena formati e il Generale Mambretti,
per poi non essere usata in battaglia e venire dismessa a fine guerra.
In tutta la costruzione furono utilizzati intorno ai 20000 uomini/operai ed
avevano una paga non tanto alta: il massimo era una lira ad ora e non
andava mai sopra. L’orario andava dalle 6 ore lavorative alle 12 ore diurne
o notturne.
Postazione sul monte Orsa
A causa della leva obbligatoria vennero utilizzate anche le donne e i ragazzi sotto i 15 anni. Le
femmine con un’adeguata istruzione potevano pure lavorare negli uffici dell’amministrazione dei
cantieri. Tutti quelli che lavoravano avevano un tesserino di riconoscimento con i propri dati
anagrafici.
Lavorare lì significava anche avere dei pregi: alloggio gratuito, cibo uguale ai soldati, assistenza
sanitaria senza pagare e un’assicurazione sugli infortuni.
Il lavoro era suddiviso in diversi cantieri, comandati da un dirigente del Genio Militare, e a sua volta
diviso in gruppi, all’incirca di venti persone, comandate da un capo-Squadra.
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I CADUTI DI BISUSCHIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
di Marco Segna
Ecco un elenco dei soldati morti o dispersi di Bisuschio:
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Bazzoli Giovanni, morto il 6 Agosto 1917 nell'ospedale da campo, per malattia;
Bianchi Carlo, morto il 14 Settembre 1915 sul campo, per ferite riportate in combattimento;
Bianchi Carlo, morto il 17 Dicembre 1918 in Francia, per ferite riportate in combattimento;
Bizzozzero Antonio, morto l'8 Maggio 1918 in prigionia per malattia
Calcagni Giovanni, morto il 22 Agosto 1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento;
Calderara Carlo, morto l'1 Novembre 1918 in Francia, per ferite riportate in combattimento;
Calderara Celeste, morto il 21 Novembre 1918 a Piacenza, per malattia;
Calderara Giuseppe, morto il 10 Giugno 1917 sul Monte Zebio, per ferite riportate in
combattimento;
 Catella Arturo, morto il 17 Gennaio 1918 nell'ospedale da campo, per ferite riportate in
combattimento;
 Caverzasi Luigi, morto il 29 Giugno 1916 sul Monte San Michele, in seguito ad azione di gas
asfissianti;
 Comi Antonio, morto il 6 Agosto 1920 a Bisuschio, per malattia;
• Comi Francesco, disperso il 16 Maggio 1916, in Val Lagarina in combattimento;
• Comi Miro, morto il 21 Ottobre 1915 nel Settore di Tolmino, per ferite riportate in
combattimento;
• Della Chiesa Emilio, morto il 25 Gennaio 1917 ad Udine, per malattia;
• De Rocchi Rodolfo, morto il 2 Gennaio 1918 in prigionia, per malattia;
• Gacapo Gerolamo, morto il 10 Giugno 1917 sull'altopiano di Asiago, per ferite riportate in
combattimento;
• Gariboldi Arturo Umberto, morto il 14 Settembre 1918 a Bisuschio per malattia.
• Gariboldi Carlo, morto il 13 Settembre 1918 nell'ospedale da campo, per malattia;
• Ruvera Angelo, disperso il 22 Maggio 1917, sul Monte Vodige in combattimento;
• Ruvera Giuseppe, morto il 18 Giugno 1915 in Libia, per ferite riportate in combattimento;
• Taiana Natale, morto il 7 Settembre 1916 sul Monte Forame, per ferite riportate in
combattimento;
• Taiana Paolo, morto il 19 Novembre 1918 a Piacenza, per malattia.
Questi sono altri morti, di cui purtroppo non si sa né giorno, né luogo, ne motivo di morte:
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Baroffio Carletto;
Bianchi Carlo;
Bianchi Pietro;
Boldetti Luigi;
Brusa Pasquè
Cappelletti Pietro;
Comi Mirocleto;
Gariboldi Antoni;
Malnati Angelo;
Realini Pietro;
Volpi Angelo.
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TRATTATI DI PACE
di Elisa Carroccio
Il trattato di Versailles, anche detto patto di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose
ufficialmente fine alla prima guerra mondiale. Fu stipulato nell'ambito della Conferenza di pace di
Parigi del 1919-1920 e firmato da 44 Stati il 28 giugno 1919 a Versailles, in Francia, nella Galleria
degli Specchi del Palazzo di Versailles. È suddiviso in 16 parti e composto da 440 articoli.
Gli Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria
del Partito Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la seconda
volta il 19 marzo 1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle Nazioni,
altri lamentavano l'eccessivo ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non si
unirono mai alla Società delle Nazioni e in seguito negoziarono una pace separata con la Germania:
il trattato di Berlino del 1921, che confermò il pagamento delle riparazioni e altre disposizioni del
trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli articoli correlati alla Società delle Nazioni.
Da sinistra, il primo ministro del Regno Unito Lloyd George, il presidente del Consiglio italiano Orlando, il
presidente del Consiglio francese Clemenceau e il presidente degli Stati Uniti d'America Wilson.
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CONTENUTO DEI TRATTATI
Il trattato sancì la nascita della Società delle Nazioni, uno dei Quattordici Punti del presidente degli
Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson. La Società delle Nazioni era un'organizzazione
intergovernativa con lo scopo di arbitrare i conflitti tra le nazioni prima che si arrivasse alla guerra.
Il suo statuto, la Convenzione della Società delle Nazioni, occupava i primi 26 articoli del trattato di
Versailles.
Tra le disposizioni previste dal trattato di Versailles c'era la perdita delle colonie e di territorio da
parte della Germania. La lista di ex province tedesche che cambiarono appartenenza comprende:
l'Alsazia-Lorena, restituita alla Francia;
lo Schleswig settentrionale, fino a Tondern nello Schleswig-Holstein, alla Danimarca;
gran parte della Posnania e della Prussia occidentale e parte della Slesia alla Polonia;
la città di Danzica con il delta della Vistola sul mar Baltico, venne resa Città libera di Danzica.
L'articolo 156 del trattato trasferì al Giappone le concessioni tedesche nello Shandong, in Cina..
I cinesi, oltraggiati da questa disposizione, diedero vita a delle dimostrazioni e al movimento
culturale conosciuto come movimento del quattro maggio. Il trattato di Versailles oltre ad abolire la
coscrizione per la Germania, pose anche grosse limitazioni alle forze armate tedesche, che non
dovevano superare le 100.000 unità.
Il trattato stabilì una commissione che doveva determinare le esatte dimensioni delle riparazioni che
dovevano essere pagate dalla Germania. Nel 1921, questa cifra fu ufficialmente stabilita in 132
miliardi di marchi. I problemi economici che questi pagamenti comportarono sono spesso citati come
la principale causa della fine della Repubblica di Weimar e della ascesa di Adolf Hitler, che
inevitabilmente portò allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Quando il trattato di Versailles venne concluso, alla Germania fu imposto il pagamento agli stati
dell'Intesa di una indennità di guerra per una cifra fuori dalle possibilità di qualsiasi nazione. La cifra
abnorme fu stabilita nel 1921 per 6.600.000.000 di sterline (132 miliardi di marchi oro). Inoltre si
chiedeva che la Germania cedesse tutte le colonie, accettasse per se tutta la colpa per la guerra,
riducesse le dimensioni delle sue forze armate (sei navi da guerra, 100.000 soldati e nessuna
aviazione) e cedesse territori a favore di altri Stati, tra cui Belgio, Francia, Danimarca e Polonia.
Delegazioni unite a Versailles
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