Botticelli narratore - Fondazione Internazionale Menarini

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Botticelli narratore - Fondazione Internazionale Menarini
n° 315 - maggio 2004
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
Botticelli narratore
La grande retrospettiva dedicata a Sandro Botticelli
(Botticelli e Filippino. L’inquietudine e la grazia nella
pittura fiorentina del Quattrocento, Firenze, Palazzo
Strozzi, fino all’11 luglio)
rappresenta un’occasione
non solo per approfondire i
temi dell’arte botticelliana,
ma anche per un’ulteriore
considerazione sui riflessi
letterari presenti in molte
opere del maestro. Dall’analisi di alcuni tra i suoi dipinti più noti emerge infatti una profonda cultura
letteraria sedimentata a vari
livelli e che ha permeato capolavori come la Nascita
di Venere, la Calunnia o ispirato le scene raffiguranti
la storia boccacciana di Nastagio degli Onesti, una serie
di quattro tavole di cui una,
appartenente alla Collezione
Pucci, è stata esposta per la
prima volta al pubblico in
occasione della mostra fiorentina. In certi casi Botticelli visualizzò direttamente
soggetti letterari tratti da
autori del calibro di Dante
e Boccaccio, mentre in altri
si trovano complessi echi e
simbologie di derivazione
letterario-filosofica (da Poliziano a Marsilio Ficino)
che risultano sovente di difficile interpretazione: celebre in tal senso è la querelle
sollevata dalla Primavera,
opera di cui non si sono ancora chiariti i numerosi echi
testuali e che hanno portato
a elevare dubbi sul soggetto
dello stesso dipinto. Polemiche esegetiche a parte,
tutti sono concordi nel riconoscere la straordinaria
capacità di Botticelli narratore sia di storie profane (le
novelle di Bocacccio e la
Sandro Botticelli e Bartolomeo di Giovanni: Il banchetto in pineta, (III Storia di Nastagio degli Onesti)
Madrid, Museo Nacional del Prado
Commedia di Dante) sia di
soggetti sacri. Nel considerare le storie profane risulta
di notevole interesse il ciclo di “spalliere” che illustrano la novella di Nastagio degli Onesti, dipinti tratti
da Boccaccio (Decameron, V,
8): una storia destinata ad
avere una grande fortuna figurativa dopo l’esemplare
offerto da Botticelli, che ha
costituito un modello per
le successive riprese, spesso
nei cassoni e più tardi anche nelle ceramiche (a Gubbio nel primo Cinquecento).
Si tratta di una novella tra
le più note della quinta giornata e vede come protagonista un giovane ravennate,
Nastagio degli Onesti, che, innamorato da lungo tempo
di una fanciulla e da lei sempre respinto, è incitato dagli amici ad allontanarsi da
Ravenna, nella speranza che
il suo folle amore si plachi. La parte della novella
che è più frequentemente
visualizzata in pittura è quella
relativa alla visione di Nastagio: una donnna nuda inseguita da cani e da un cavaliere armato che, raggiuntala, le strappa il cuore e
lo dà in pasto ai cani; poco
dopo la donna si alza da terra
risananata e la caccia riprende.
Una punizione infernale che
il cavaliere sconta per essersi
ucciso dopo aver amato invano la donna, la quale è
condannata per aver gioito
della sua morte. Così Nastagio invita al banchetto
parenti ed amici e la crudele
fanciulla che al ripetersi della
scena, ascoltata la spiegazione del cavaliere, muta il
suo odio in amore. L’interpretazione di Botticelli nelle
quattro tavole commissionate per le nozze dei PucciBini focalizza l’attenzione
principalmente sulle scene
della caccia infernale, segnata da atmosfere tragiche, a cui fa da pendant la
quiete del paesaggio in cui
sono immersi i protagonisti. In particolare Botticelli
pag. 2
interpretò liberamente il testo, contaminandolo con altre fonti e immagini ben
presenti allo stesso Boccaccio, come la favola venatoria di Atteone. Secondo Fulgenzio, la cui autorità spesso
Boccaccio antepone a quella
di Ovidio e Virgilio, la morte
di Atteone non fu causata
dalle ire di Diana, bensì avvenne per sbranamento da
parte dei suoi stessi cani, ai
quali si era offerto in sacrificio. L’autore latino narra
infatti che il cacciatore Atteone, resosi improvvisamente conto della crudeltà
della caccia, smise di cacciare ma, per evitare che i
propri amati cani morissero
di fame, dopo aver dissipato
tutti i suoi beni per continuare a nutrirli, si diede loro
in pasto. Nelle Storie di Nastagio Botticelli recuperava
così l’immagine delle bianche carni addentate che, insieme alle reminiscenze dantesche, era sicuramente presente nella mente di Boccaccio. Forse sempre grazie
ad alcuni spunti offerti da
Boccaccio, Poliziano potè
suggerire a Botticelli il manifesto per immagini in difesa della poesia e della pittura contenuto nella Calunnia di Apelle. Ambientata in
un edificio antico, l’opera
rispecchia con qualche libertà la traccia letteraria che
l’ha ispirato: il quadro descritto nel De calumnia di
Luciano. Il dipinto del pittore classico Apelle era stato
eseguito dopo che Antifili,
suo rivale, lo aveva ingiustamente accusato di tradimento presso il suo mecenate, il re d’Egitto Tolomeo
IV Filopatore. A destra il re
Mida è seduto sul trono mentre il Sospetto e l'Ignoranza
gli sussurrano nelle orecchie. Il re Mida tende il braccio al Livore, l’uomo con il
cappuccio che stringe il polso
della Calunnia, che a sua
volta trascina per i capelli
il povero calunniato mentre l’Invidia e la Frode le acconciano i capelli con fiori
e nastri. Più in là, a sinistra,
la Penitenza (la vecchia con
la veste nera) osserva la Verità, che è nuda e guarda
verso l'alto. Proprio in corrispondenza di queste figure
vi sono dei pilastri decorati
con statue in grisaille entro nicchie e sormontate da
fregi monocromi: la scena
sopra la Penitenza raffigura
il giovane pastore Cimone
che si appoggia al bastone
per contemplare Efigenia
addormentata, secondo la
novella di Boccaccio (Decameron, V, 1). È la novella che
dà l’avvio al grande tema
della bellezza muliebre contemplata e dell’amore considerato come una forza vivificante e catartica che catalizza ogni disposizione virtuosa. La storia narra di un
giovane ricco ma rozzo, incapace di ogni apprendimento e per ciò soprannominato Cimone (ovvero bestione). Un giorno nel bosco il giovane incontra una
bellissima fanciulla dormiente e seminuda di cui si
innamora a tal punto da cambiare costumi, apprendere
tutte le arti, nella speranza
di poterla avere in moglie.
Boccaccio rilancia con forza
attraverso la novella il tema
della bellezza femminile
contemplata che suscita
un’elevazione spirituale
ed un impegno eroico e catartico. Proprio la poesia,
l’arte e la bellezza sono il
tramite con cui Cimone riesce a purificarsi e ad entrare
in comunione con il divino.
Questo aspetto della novella
doveva essere molto gradito
nella Firenze colta del Rinascimento, nella quale, in
tutti i suoi legami con
l’Umanesimo, il sentimento
della bellezza era particolarmente avvertito in funzione del raggiungimento
di un equilibrio spirituale
e di un ordine intellettuale.
E l’idea che Botticelli possa
aver scelto di rappresentarla
in uno dei monocromi della
Calunnia per esprimere la
“non inconciliabilità” fra
teologia e poesia non deve
essere errata, se consideriamo
la sua amicizia con il Poliziano, a sua volta amico del
Magnifico, di Pico della Mirandola e soprattutto del Ficino. Lo stesso Poliziano,
letterato sensibile e padre
fondatore della nuova disciplina filologica, intesa come
scienza preliminare a ogni
sapere sia filosofico che pratico, sembra aver ispirato la
Nascita di Venere. Fonti iconografiche del celebre dipinto sono gli Inni omerici e le opere di Ovidio, ma
è stata rilevata una stretta
corrispondenza fra la composizione dell’opera e un rilievo figurato posto sulla
porta di un fantastico palazzo di Venere descritto da
Poliziano in un passo delle
Stanze. Botticelli rappresenta quindi con straordinaria levità fantastica e pittorica Venere sorgente dal
mare, seguendo le indicazione polizianee delle Stanze,
ma contaminandole pure
con spunti tratti da opere
di Boccaccio. Ulteriore conferma di una straordinaria
capacità di narrare attraverso
una sapiente scelta e combinazione di parole e immagini, per dare vita a inediti racconti che restano talvolta avvolti da misteri e da
profonde simbologie di non
immediata spiegazione eppure così vibranti di poesia.
federico poletti
Sandro Botticelli: La Calunnia di Apelle
Firenze, Galleria degli Uffizi
Sandro Botticelli: Nascita di Venere
Firenze, Galleria degli Uffizi