quattro colonne acer nuovo

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quattro colonne acer nuovo
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LE BASI DI ACER CONCETTI DI ARBORICOLTURA
ACER
© Il Verde edItorIale
MIlano
Mitigazione del rischio
Come ridurre
il pericolo
Al fine di ridurre il pericolo
di cedimenti è bene intervenire sulla pianta mediante alcuni operazioni (12).
• Potatura: interventi ben effettuati di potatura sono utili
per ridurre la resistenza della chioma al vento e il carico della neve, per eliminare
parti di pianta con difetti
strutturali tali da pregiudicarne la stabilità e, infine, per ridurre il peso proprio e il rapporto altezza/diametro della
pianta, aumentandone così
la sicurezza, specie in esemplari cariati o senescenti. La
potatura modifica la risposta
della pianta al vento: riduzioni, anche solo di 2 m, dell’altezza della pianta portano a
sostanziali incrementi della
sicurezza statica di base (8).
Tali interventi di riduzione dovrebbero essere effettuati,
sulle latifoglie, con la tecnica del taglio di ritorno. La rimozione di intere branche all’inserzione nel fusto (taglio
di diradamento) aumenta la
permeabilità della chioma al
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la corretta potatura di riduzione e diradamento della
chioma riduce cedimenti provocati dal vento e dalla neve.
a sinistra, esemplare non potato; a destra, potato.
vento e riduce la sollecitazione subita dal fusto durante venti di forte intensità (6).
Al contrario, la potatura di innalzamento della chioma
non è una metodologia ritenuta utile per ridurre il rischio
connesso all’albero (6, 12). Infatti, da un lato, si rimuovono branche che potrebbero
intercettarne altre in caduta
(5)
, dall’altro si deprimono gli
accrescimenti diametrali del
fusto e si innalza il baricentro della pianta, aumentando il rischio di schianti. Sempre mediante taglio di ritorno o di diradamento, è opportuno ridurre il pericolo derivante da branche debolmente inserite o eccessivamente snelle (2, 4). Interventi
periodici di rimonda del secco sono essenziali per ridurre il rischio di caduta di branche secche o lesionate. In-
fine, qualora si effettuino interventi di potatura per mitigare il rischio a esso connesso, è importante non ricorrere alla capitozzatura per problemi strutturali che essa
causa nel medio-lungo periodo (vedi box, pag. 77).
• installazione di ancoraggi e strutture di supporto:
esistono diversi apparati per
fornire supporto strutturale
alla pianta, da selezionare in
funzione dell’obiettivo che si
vuole ottenere. L’ancoraggio
dinamico, con cavi o altre
strutture di supporto flessibili è utile per ridurre il pericolo derivante da unioni deboli o branche codominanti
mentre ancoraggi statici sono raccomandati solo quando la fessurazione è già in
atto (9). Supporti possono essere installati per impedire
la rottura di grosse branche
orizzontali, mentre l’uso di tiranti è raccomandato per migliorare l’ancoraggio in alberi inclinati.
• modifica del sito d’impianto: può essere effettuata sia
per risolvere o eliminare particolari problematiche evidenziate nel sito di messa a
dimora (per es. scarso drenaggio e aumento del pericolo di cedimento causato
da suoli saturi), sia per promuovere la crescita compensativa, permettendo alla pianta di recuperare ancoraggio
e bilanciamento. Migliorare il
drenaggio, ridurre la compattazione del suolo, (Le basi di
ACER 3/2009) e migliorarne
le caratteristiche chimico-fisiche come per esempio incorporando sostanza organica (Le basi di ACER
5/2008) sono interventi utili.
Come ridurre
l’effetto dell’impatto
Qualora la tutela e la conservazione di un albero pericoloso siano gli obiettivi primari dell’intervento (per es. patriarchi vegetali, alberi di dimensioni eccezionali o plurisecolari, alberi di elevato
valore storico-culturale) e
non si ritenga opportuno intervenire su di esso con potature o installazione di ancoraggi, è possibile ridurre
il rischio agendo sui potenziali bersagli. Bersagli spostabili, quali panchine, tavoli e aree di sosta, possono
essere trasportati, temporaneamente o permanentemente, al di fuori dell’area di
potenziale caduta. A bersagli mobili, come i pedoni, può
essere impedito l’accesso all’area di caduta potenzia▼
I
Ridurre il pericolo con potature ben eseguite,
ancoraggi o modifica del sito d’impianto, oppure
ridurre l’effetto dell’impatto, sono le modalità di
mitigazione del rischio, mai eliminabile del tutto
edward F. gilman
l processo per cui l’arboricoltore, mediante
opportune metodologie, riduce il rischio derivante da uno o più esemplari arborei è la mitigazione.
Al fine di ridurre il rischio è
possibile operare in modo
da limitare il pericolo, riducendo cioè la probabilità
che si verifichino schianti o
cedimenti in un esemplare
arboreo, oppure è possibile
ridurre la probabilità che il
corpo in caduta colpisca i
bersagli, o ancora, le conseguenze dell’impatto.
LE BASI DI ACER CONCETTI DI ARBORICOLTURA
▼
le mediante l’uso di staccionate o altre barriere. Mediante questi accorgimenti,
che hanno un minimo impatto sull’albero, è possibile ridurre in modo sostanziale il rischio, pur mantenendo inalterato il pericolo di cedimento.
accettabile, è tuttavia presente un rischio residuo. Questo
dovrebbe essere sempre stimato dall’arboricoltore che effettua l’intervento e riportato
nella relazione tecnica dell’intervento eseguito (12).
Abbattimenti
sostegni per ridurre il rischio di cedimento di un platano. si
noti la potatura effettuata per rimuovere una grossa branca
pericolosa nella porzione destra del fusto. sotto, staccionata
per delimitare l’area di potenziale caduta di un platano.
cui è collocata e della frequenza di eventi meteorologici di particolare entità.
Il rischio residuo
È il rischio che rimane dopo
che l’intervento di mitigazione è stato effettuato. Infatti,
nessun intervento di mitigazione, a eccezione dell’abbattimento, azzera completamente il rischio. Per esempio, a un faggio maturo che
presenta branche secche con
diametro fino a 10 cm, posto
vicino a una strada secondaria, è stato associato un rischio dello 0,012% (1), leggermente superiore alla soglia di
rischio dello 0,010% generalmente considerata come accettabile (7). L’intervento di mitigazione, consistito nell’eliminazione delle branche secche con diametro superiore
ai 5 cm, ha permesso di ridurre il rischio allo 0,0022% (1).
Come è evidente, sebbene
ora tale valore sia ben al di
sotto della soglia del rischio
L’abbattimento è la soluzione
più estrema per ridurre il rischio derivante da un albero.
La decisione di abbattere una
pianta è sempre fortemente
impopolare, poiché la conoscenza dei benefici che le
piante arrecano si sta diffondendo rapidamente. Tuttavia,
esistono situazioni in cui non
è possibile intervenire con
opere di mitigazione, oppure
in cui, anche effettuandole,
non si può garantire un rischio
residuo inferiore a quello accettabile oppure, ancora, l’albero pericoloso è “a fine ciclo”, quindi con un rapporto
benefici/costi fortemente ridotto. In questi casi, l’abbattimento è giustificabile e opportuno e chi lo prescrive
non dev’essere demonizzato perché ha sentenziato la
morte di un albero che, con
molte probabilità, sarebbe
comunque caduto alla prima
nevicata o temporale, magari colpendo dei bersagli. Per
evitare abbattimenti indiscriminati o speculativi è tuttavia opportuno che l’abbattimento sia prescritto solo da
coloro che, legalmente, lo
possono fare.
alessio Fini, dispaa,
Università di Firenze
Bibliografia
alessio Fini
L’urgenza degli interventi di
mitigazione dipende dalla
gravità del rischio connesso
con l’albero (12). Per esempio,
utilizzando il metodo di stima qualitativa del rischio proposto dalle best management practices (12):
• per alberi a rischio estremo,
gli interventi di mitigazione devono essere effettuati al più
presto. È opportuno impedire
l’accesso all’area di potenziale caduta a bersagli mobili;
• per alberi a rischio alto, gli
interventi di mitigazione devono essere effettuati quando possibile, compatibilmente con altre urgenze e, preferibilmente, aspettando il riposo vegetativo qualora si
decida di ridurre il rischio mediante potatura;
• per alberi a rischio moderato, interventi di mitigazione non sono strettamente necessari e possono essere sostituiti da periodico monitoraggio delle condizioni della pianta. Qualora si decida
di mitigare il rischio, è possibile farlo nel momento in
cui il budget e la stagionalità lo permettono;
• per alberi a rischio moderato, interventi di monitoraggio
periodico sono sufficienti.
Gli interventi di ispezione e
monitoraggio devono essere effettuati periodicamente,
con frequenza variabile, tipicamente, da 1 a 5 anni, in
funzione della pericolosità
della pianta, del contesto in
Francesco Ferrini
Quando mitigare
il rischio
1) Ellison M.J., 2005. Quantified tree risk assessment
used in the management of
amenity trees. Journal of Arboriculture, 31(2): 57-65.
2) Fini A., 2008. Potatura:
scopi e tipologie. Il Verde Edi-
ACER 4/2013 • 76
Effetti della potatura su pericolo e rischio
a potatura è considerata una tecnica ottimale per ridurre l’effetto
“vela” della chioma in giornate ventose, e per ridurre il carico in piante o
branche eccessivamente snelle (altezza/diametro > 60 per l’intera pianta; lunghezza/diametro >125 per branche
ben inserite nel fusto; lunghezza/diametro > 40 per branche debolmente
inserite, 10). Tuttavia, i risultati dipendono in larga misura da come viene effettuata la potatura. Una recente sperimentazione, finanziata dalla Regione
Lombardia nell'ambito dei progetti Tecviva e Tecpro, ha confrontato gli effetti
di diversi metodi di potatura (capitozzo, riduzione della chioma con tagli di
ritorno, diradamento della chioma con
taglio dell’intera branca al collare del
ramo) su crescita, solidità strutturale
e stato di salute di una specie arborea largamente utilizzata come alberata stradale (4). I risultati hanno mo-
L
strato come i diversi interventi abbiano effetti estremamente diversi sulla
struttura delle piante potate.
non sempre in aiuto
Interventi effettuati col taglio di ritorno
sono risultati idonei alla riduzione dell’indice di snellezza sia della pianta intera, sia delle branche potate. Inoltre,
si è riscontrato solo un ridotto impatto
sui processi fisiologici della pianta, poiché la dominanza apicale è mantenuta. Infatti, il taglio di ritorno prevede di
potare una branca in corrispondenza
di un laterale di dimensioni opportune
per divenire il nuovo ramo dominante
della branca, o la nuova cima della
pianta. Al contrario, il capitozzo, sopprimendo la dominanza apicale, ha determinato la produzione di molti (più di
2 per taglio di potatura nel 50% dei casi) germogli avventizi in prossimità del
punto di taglio. Questi germogli, debol-
mente inseriti sulla branca parentale,
tendono a divenire codominanti, a crescere molto in lunghezza e a divenire
molto snelli. In tal modo si genera un
punto di debolezza strutturale, che diventerà pericoloso nel medio-lungo periodo. Inoltre, è stato riscontrato un aumento dei disseccamenti nelle branche capitozzate e tale aumento è correlato con la diminuizione del leaf mass
per area (parametro che esprime la
massa dell’unità di area fogliare e che
è positivamente correlato con la tolleranza agli stress 11) osservata nelle foglie originatesi sulle branche capitozzate. L’aumento della mortalità delle
branche capitozzate è indissolubilmente connesso con un aumento del
rischio legato alla loro caduta. In conclusione, se potare bene è un ottimo
strumento per ridurre la pericolosità
delle piante, potare male è un ottimo
metodo per aumentarla.
alessio Fini
toriale, Milano, ACER 6: 103105.
3) Fini A., 2009. Potatura: come effettuare il taglio. Il Verde Editoriale, Milano, ACER
1: 103-105.
4) Fini A., Faoro M., Amoroso G., Piatti R., Frangi P., Ferrini F., 2011. Effect of repeated pruning cycles on growth
of physiology of maple trees.
Atti del convegno: “Urban
Tree Growth”, The Morton Arboretum, Lisle, Illinois, USA.
5) Fini A., Sani L., 2013. Stima e gestione del rischio (I
parte). Il Verde Editoriale, Milano, ACER 1: 87-89.
6) Gilman E.F., 2008. Pruning
affects tree movement in a
hurricane force wind. Arboriculture and Urban Forestry,
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la capitozzatura stimola
la produzione di germogli
avventizi codominanti,
molto vigorosi
e debolmente inseriti
sulla branca potata.
34(1): 20-28.
7) Health and Safety Executive, 1996. Use of risk assessment within Government Departments. HSE Books, Sudbury, U.K., 48 pp.
8) Lobis V., Brudi E., Maresi
G., Ambrosi P., 2002. Valutazione della stabilità degli alberi. Sherwood, 78: 41-45.
9) Mattheck C., 1999. Stupsi
explains the tree. Forschungszentrum Karlshruhe Gmbh,
Karlsruhe, Germania, p. 115.
10) Mattheck C., 2004. The
face of failure. Forschungszentrum Karlshruhe Gmbh,
Karlsruhe, Germania, p. 208.
11) Poorter H., Niinemets U.,
Poorter L., Wright I.J., Villar
R., 2009. Causes and consequences of variation in leaf
mass per area (LMA): a meta-analysis. New Phytologist,
182: 565-588.
12) Smiley T.E., Matheny N.,
Lilly S., 2012. Tree risk assessment: mitigation and reporting. Arborist News, 4: 14-17.