LA MIA ULTIMA PRIMA PAGINA!!!

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LA MIA ULTIMA PRIMA PAGINA!!!
Majorana; numer o 4_maggi o 2011_ La reda zione si ri unis ce il lunedì da lle 14. 30 alle 16.00 con le profess oresse D’Arrigo e Mart i ni.
LA MIA ULTIMA PRIMA PAGINA!!!
ià una che fa partire la lettura di
questa pagina con un ossimoro
piazzato proprio nel titolo rispecchia la
perfetta specie di essere vivente pronta
per uscire dal liceo perché traviata abbastanza. “Eh già, sembrava la fine del
mondo, ma sono qua” dice Vasco Rossi.
Il tono è di uno che ti frega, che pensava
che non sarebbe sopravvissuto e invece
si ripresenta davanti a te con un sorriso
a trentadue denti e ti dice che è qua. A
un passo dall’esame, dall’università,
dall’uscita dal liceo. Io mi sento così, e il
sorriso non mi manca nonostante lo
stress non quantificabile. La marea di
cose accadute in questi anni è così immensa che non riuscirei a sintetizzarla in
una paginetta dello Spicilegio. Già, lo
Spicilegio, la mia ancora di salvataggio
dai momenti tristi, la mia ciliegina sulla
torta nei momenti splendidi, la carta che
ha assorbito le mie parole in tante, tantissime prime pagine scritte per tutti e
cinque gli anni, da quando non sapevo
scrivere fino a quando qualcosa ho imparato. La matematica, per esempio,
non l’ho ancora imparata. Non ho intenzione di impararla. Fatevene una ragione. Il punto è che alla fine si riesce a
voler bene anche alle cose che si odiano
se nella sofferenza hanno fatto imparare qualcosa, io voglio bene anche alla
matematica, mi fa arrabbiare, ma quello è un altro fatto. Ho trascorso anni a
capire cosa odiare e cosa amare, anche
chi odiare e chi amare, a dir la verità, e
poi sono arrivata in quinta, esausta dalle
battaglie, esausta dai cambiamenti di
personalità, forse esausta e basta, come
è logico che sia dopo un qualunque percorso tortuoso durato anni. Ma la scoperta più interessante che ho avuto
riguarda una strana stabilità, uno strano
affetto nelle vie retrostanti della mia
interiorità che si è concesso di stare con
me e di riuscire a voler bene a tutto e
tutti: alla cattedra, alle sedie, al mio
banco, ai compagni, ai corridoi, al bar, ai
baristi, ai segretari della segreteria didattica, ai corridoi, ai bagni, alla palestra
che cade a pezzi, ai miei libretti, alle
persone che se ne sono già andate da
qui, a quelle che rimarranno ancora
dopo di me, ai professori, alle materie.
Queste ultime poi, mi sembra che abbiano sofferto insieme a me e che siano
state lì, incorporate nei libri sul tavolo a
guardarmi per dirmi di farcela. Niente
rancori, niente rimpianti, solo ricordi:
belli e brutti, l’importante in fondo è
averne. Bisognerebbe pensarlo così il
passato, come seduti sul sedile di un
treno dalla parte opposta di marcia:
passa veloce e ti lascia sempre davanti a
guardarlo, ogni tanto nelle zone importanti fa delle fermate: stazioni disastrate
e stazioni ben curate, ma l’importante è
dove ti porta alla fine del percorso. Questa è la mia ultima prima pagina dello
Spicilegio e non metterò l’accento sulle
fermate disastrate, l’ho già messo in
giorni passati, oggi voglio ringraziare,
non tanto le cose brutte che mi hanno
fatto capire chissà quale significato della
vita, più che altro le cose belle, le persone belle, che mi hanno resa felice. I momenti più felici dei miei anni scolastici
sono legati a questa redazione: ringrazio
tutti quelli delle “epoche” passate,
quando ero una primina in cerca di
un’identità, e condividevano con me i
tasti di queste tastiere, ringrazio le più
svariate compagnie che si sono susseguite qui dentro e soprattutto ringrazio
quella degli ultimi due anni, fatta di persone hanno condiviso l’impegno e la
simpatia, in particolare: la mia storica
collega Gloria, assidua frequentatrice di
queste aule come me, quest’anno passata all’università; Lucrezia, Eva, Eliana,
Martina, Mauro, Marco, Silvia, le professoresse D’Arrigo e Martini e tutti gli altri
che hanno contribuito, per avermi stressato abbondantemente con una frase
storica che ormai ricorre nelle mie notti
insonni: “Anna, la prima paginaaa!!” ma
li ringrazio anche per le risate, per la
collaborazione e l’amicizia fantastica che
è nata tra di noi, giornalisti impegnati! In
onore del mio addio allo Spicilegio per
voi in questo numero, un collage di foto
emozionanti fatte nei secoli tra i muri
della redazione! I miei ringraziamenti
non vanno solo a queste persone ma
anche ad altre che purtroppo non ho lo
spazio per nominare e prendere una per
una ma che resteranno sempre parte
della mia formazione scolastica e interiore, loro sanno chi sono. E per finire,
un discorso di incoraggiamento ai maturandi come me, apro anche le virgolette
così fa più effetto: “Andiamo miei fanti,
miei cavalieri, miei compagni, miei amici, miei fratelli! Noi vinceremo!” Qualsiasi siano gli ostacoli siamo alla fine, resisteremo e sconfiggeremo l’infimo sistema scolastico che cerca di opprimerci.
Lo faremo per noi stessi, e se per caso
non dovesse fregarcene nulla, guarderemo negli occhi i nostri libri di scuola (in
modo più terrificante: LIBRI DI TESTO),
loro sono stati sottomessi al sistema
scolastico, alberi e alberi sono morti, il
loro respiro non vibra più nell’aria, quindi andiamo, onoriamo le pagine dei tomazzi e vendichiamo la loro sconfitta,
perché la loro vendetta sarà anche la
nostra. Raggiungeremo il culmine,
l’apoteosi delle conoscenza, l’esame
sarà solo un ostacolo fra tanti e noi vi
siamo superiori, sconfiggeremo le forze
oscure delle domande in dieci righe,
esorcizzeremo
il
demone
dell’interrogazione orale che attanaglia
le nostre vita, e allora saremo…. liberiiiiiii”
…Scusate, non potevo scrivere la mia
ultima prima pagina senza nemmeno
una stupidaggine degna di essere chiamata come tale!
Buona vita, buon tutto! Vi voglio bene!
Anna
About Majorana
PROGETTO ARCOBALENO!!!
iovedì 26 Maggio il Majo ha partecipato alla 15° edizione del torneo di volley- organizzato dalla Associazione Iride – presso le carceri “Vallette” in via Pianezza 300 a Torino. Il torneo ha visto coinvolte anche
l’ITIS Avogadro di Torino , l’ITIS Natta di Rivoli e le tre squadre di detenuti che partecipano al “Progetto Arcobaleno”. Il “Progetto Arcobaleno” si occupa della riabilitazione sociale di detenuti tossicodipendenti;
l’obiettivo del progetto è quello di accompagnare le persone nel reinserimento sociale; ha una durata media
di 2 anni e si suddivide in quattro fasi: orientamento, pre-accoglienza, accoglienza e comunità terapeutica.
Dopo questa breve introduzione è doveroso presentare il team del Majo: Daniele Giordana, Monica Musicò,
Francesca Mancuso, Nora Suraci, Chiara Tefa, Francesco Chiatello, Paolo Lopiccolo, Claudia Muraro, Federica Cicchiello, Nadia Ceresa, Carola Borgogno, il sottoscritto Federico Zelferino e la professoressa Giacone in
cabina di regia.
Dopo una serie di partite avvincenti fra le sei squadre l’ITIS Natta di Rivoli ne è uscita vincitrice; purtroppo il
Majo ha avuto la peggio contro la squadra dei detenuti in fase di accoglienza e di conseguenza ha ottenuto il
terzo posto. Al termine dell’attività le squadre si sono riunite per le premiazioni e per il buffet preparato dai
detenuti stessi; il Majo è stato premiato con un quadretto con la cornice di stuzzicadenti realizzato dai detenuti. Il manufatto sarà presto visibile a tutti nella bacheca di scuola vicino alla palestra grande.
Oltre alla partita il carcere ha offerto anche numerosi spunti di riflessione: è giusto che le persone che commettono reati minori legati alla tossicodipendenza vengano rinchiusi in carcere?
Innanzitutto si dovrebbe prestare maggiore attenzione a questo problema. Valutando la situazione di alcuni
tossicodipendenti conosciuti in questa giornata ci chiediamo se prigione sia il giusto mezzo per punire il reato.
E’ giusto che le persone che
compiono questo tipo di reati
paghino per quello che hanno
fatto, ma se il vero interesse
dello Stato è quello di migliorare la vita di queste persone che
sono in difficoltà e che si trovano in carcere magari per piccoli
reati la vera soluzione non è la
detenzione.
Il vero aiuto da dare è aiutare la
persona a capire che per uscire
dal suo stato di criminalità e
tossicodipendenza ha necessariamente bisogno di fare un
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About Majorana
percorso rieducativo. La pena dovrebbe prevedere percorsi e strutture educative; una tappa fondamentale
è la volontaria consapevolezza di aderire al progetto da parte del soggetto in difficoltà, infatti una costrizione che ti viene imposta dall’esterno senza una tua decisione interiore risulta totalmente inefficace.
L’iniziativa Arcobaleno è dunque un’ottima soluzione per aiutare i tossicodipendenti, ma forse il carcere non
è il luogo adatto.
Sperando di non avervi annoiato troppo vi invito a partecipare i prossimi anni a questa attività valida anche
per i futuri ex-majo. Inoltre per chi volesse vederci il tg3 Piemonte ha realizzato un servizio andato in onda
lunedì 30 Maggio, rintracciabile nell’archivio video su internet.
PS: da notare la bravura di Muraro Claudia!
Buona continuazione di lettura dello Spicilegio
Federico Zelferino e Giordana Daniele, 5^F
WE ARE THE CHAMPIONS
Giovedì 7 Aprile è ricominciata la vita normale: siamo tornati in questo mondo con la speranza che da vincitori
qualcosa sarebbe cambiato, ma invece niente, tutto come prima con la solita routine, le solite distruttive verifiche e le temute interrogazioni. Ora l'unico ricordo materiale che ci resta del concorso “Leggermente” organizzato dalla Cascina Roccafranca sono due attestati appesi sulla parete della nostra classe, ma dentro ognuno
di noi continua ad esserci quell'emozione così forte che ci ha accompagnato durante tutto il periodo del concorso. Certo all'inizio nulla lasciava pensare ad una così esaltante vittoria, anzi, addirittura quando la nostra
professoressa Claudia Leoni era venuta per la prima volta a parlarcene eravamo tutti abbastanza scettici, ma
ora dobbiamo ammettere che è anche grazie a lei ed ai suoi suggerimenti che abbiamo vinto.
La preparazione è stata abbastanza stressante in quanto abbiamo dovuto leggere e rileggere due libri “Porto il
velo, adoro i Queen” di Sumaya Abdel Quader e “Persepolis” di Marjane Satrapi cogliendo ed imparando a
memoria ogni più piccolo aspetto, creando anche uno spettacolo. Infatti le sfide erano di tre tipi e consistevano in un set letterario con domande sui libri, un set sportivo di pallavolo e una rappresentazione teatrale di
5/10 minuti; la competizione si è svolta tra noi e tre seconde, due del Cottini e una del Berti.
La tensione all'inizio era altissima: avevamo tutti paura di sbagliare, di commettere qualche errore che avrebbe potuto compromettere l'andamento delle gare, ma alla fine ci siamo lasciati coinvolgere e trasportare dalla
magia del lavoro di squadra. Tuttavia bisogna ammettere che non è stato sempre così facile rimanere uniti
soprattutto nel periodo delle prove durante le quali la classe si è spesso divisa in due gruppi con continui litigi
che hanno portato ad uno sconforto da parte di alcune persone. Fortunatamente, con la vittoria, la IC si è riunita sulle note della canzone “We are the champions” tra urla, risate e anche qualche lacrima di gioia!
Classe IC
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About Majorana
INTERVISTA DOPPIA
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Maria Claudia MINCOTTI
DOMANDE
Rossella NEGLIA
E’ sempre stata la mia passione, da
bambina insegnavo alle bambole
Perché ha deciso di insegnare?
Perché mi piaceva
1992
Quando è arrivata al Majo?
1988
Maria Claudia
Soprannome per gli amici
Rossella
No, però passavo
Da studente copiava?
Si, se ci riuscivo
No
Mai stato bocciata?
Una volta, in quarta ginnasio
Matematica
Materia odiata da studente?
Matematica
Italiano
Materia preferita da studente?
Italiano e letteratura italiana
Caspita!
Parolaccia più detta?
Non ho un gran repertorio
Sostanzialmente favorevole
Legalizzazione delle droghe leggere?
Favorevole
Abbiamo vinto
Dica qualcosa di sinistra
Diamo spazio agli immigrati
Hanno vinto loro
E qualcosa di destra?
Non diamo spazio agli immigrati
16 anni
Primo appuntamento all’età di?
12 anni
...è mio marito
Quanto è durata?
1 anno
Acqua
Vino, birra o coca cola?
Nessuno dei tre
Sposata, una figlia
Fidanzata, sposata, figli?
Sposata, 2 figli
Abbastanza
E’ brava a cucinare?
Noo, assolutamente...vado volentieri
da chi mi invita
Tsatsiky (pron: zazichi)
Il suo piatto migliore?
Carbonara
Bene
E a stirare le camicie come se la
cava?
Discretamente
Giardinaggio
Hobby?
Animali
Leggere
La sua passione?
Riposarmi
About Majorana
Blu
Colore preferito?
Rosso
Musica leggera
Tipo di musica ascoltata?
Niente di particolare...quello che c’è
“Ghiaccioli sotto il sole”
Film preferito?
“Il gladiatore”
Consapevoli di sé
Visti dalla cattedra gli studenti
dovrebbero essere più…?
Vanno bene come sono!
Chiarezza e disponibilità
La miglior qualità di un insegnante?
La pazienza
Ricevere a Natale gli auguri da
studenti a cui ho insegnato il primo
anno che lavoravo
La più grande soddisfazione della
sua carriera?
Non saprei dire
Non essere salutata dagli studenti
E la delusione?
Nessuna delusione
Un libro, acqua..la famiglia
Tre cose da mettere nel suo kit di
sopravvivenza
Un libro, occhiali da sole e vestiti
comodi
Il bucato e cucino
Cosa fa la domenica mattina?
Se riesco vado in piscina
Vado al cinema, a mangiare una pizza
o esco con gli amici
E il sabato sera?
Esco
15 ottobre
Ultima manifestazione?
Gay pride
Musica classica a Natale
L’ultimo concerto a cui è andato?
Lucio Dalla taaaanti anni fa
Camminare
Il suo sport?
Nuoto
Gianni Morandi
Il cantante per cui avrebbe fatto
follie da adolescente?
Nessuno
Nessuno
Che poster aveva nella sua camera?
Robert Plant
Rodi 1995
La vacanza che ricorda con più
emozione?
Andalusia
Non troppo
Se pensa a se stessa, si piace?
No
E’ un bel confronto!
Cosa pensa se le diciamo che
l’intervista doppia è con Neglia/
Mincotti?
Che va bene così!
Cotty e Silvia
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L’angolo di Steve
VECCHIA POLITICA,
NUOVA PROPAGANDA
GLI SLOGAN E LE CHIACCHIERE PIÙ DIVERTENTI ALLA CONQUISTA DELLE POLTRONE IN COMUNE
Grazie al cielo è finita!
Ma che cosa è diventata la campagna elettorale? Car-
Seggi chiusi, sindaco eletto al primo turno e chi s’è
telloni abusivi, telefonate, posta, radio, tv e perfino
visto s’è visto. Appuntamento rimandato al 12 giu-
internet sono diventati strumenti di propaganda in-
gno per i referendum… adesso un po’ di relax.
sopportabili… l’elettore medio di oggi passa più tem-
Queste ultime due settimane sono state tremende.
po a difendersi dagli urli e dalle lotte dei partiti che a
Vai a fare una passeggiata in centro e trovi il faccione
cercare di scegliere con un minimo di criterio il pro-
di Coppola, evidentemente molto divertito anche lui
prio rappresentante. Fanno veramente ridere gli slo-
dalla scritta che lo loda quale “sindaco nuovo”. Giri
gan che tutti, a parte rare eccezioni, hanno scelto di
l’angolo ed ecco un megamanifesto dove il Chiampa
usare per queste comunali. Il mio personale oscar per
e Fassino sghignazzano insieme coprendosi la bocca,
lo slogan-barzelletta va al sopracitato Giangi Marra,
magari chiedendosi se riusciranno a mantenere
quello politicamente vergiNè, che con una frase a
l’invidiabile record di amministratori del comune più
metà tra il penoso e lo sconcio si slancia sorridente in
indebitato d’Italia. Cerchi un attimo di quiete, ti butti
un improponibile: “SCOPIAMO? ...via la vecchia poli-
in un vicolo, ma ecco spuntare la minacciosa espres-
tica”.
sione di Musy che è sicuro di essere l’alternativa.
Davvero, un dodicenne avrebbe potuto fare di me-
Chissà a che cosa. Sotto di lui un manifesto della lega
glio. Intanto perché un dodicenne in preda agli or-
che dice “sì alla polenta e no al cous cous”… non sai
moni fa battute più divertenti, e poi perché anche un
se ridere o piangere ma non fai in tempo a decidere,
dodicenne capisce perfettamente quando gli si sta
perché alle spalle domina una sempreverde falce e
rifilando aria fritta o quando gli si sta parlando di co-
martello con su scritto: “Juri Bossuto, un compagno
se serie e, soprattutto, realizzabili. Sfido chiunque a
in comune”. Basta, non ne puoi più, chiudi gli occhi,
trovare un cartellone che, oltre alla frase incisiva fat-
ma quando li riapri un molesto volantinatore ti mette
ta per catturare l’attenzione, provi a spiegare in mo-
in mano un santino di Giacinto (detto Giangi, non so
do anche sintetico i punti salienti del programma…
perché ma non è importante) Marra, così fiero di es-
Per quale ragione dovrei scrivere sulla scheda il nome
sere “politicamente vergi…Né”. Fai a pezzi il volanti-
di uno sconosciuto con una faccia da ebete su un bi-
no e il volantinatore, fili dritto a casa cercando di non
gliettino che porta solo il suo nome e il suo partito?
guardare le muraglie di cartelloni abusivi ai lati delle
Quale garanzia mi sta dando? Perché la mia preferen-
strade, fatte di “Torino in testa! Uniti per una Torino
za, la scelta più democratica riservata all’elettore,
migliore! Torino è in rosso, cambia colore! Gran Tori-
deve essere data solo in base al partito a cui questo
no!” e sprofondi nel divano, distrutto. Ma non è an-
qui appartiene?
cora finita, perché un impronunciabile Ugo Scandere-
I partiti, quelli che conosciamo, sono grossi agglome-
bech ti chiama al telefono con un nastro registrato e
rati oligarchici. È questa la verità. Destra, sinistra e
ti assicura che è lui il Nuovo! (e ci mancherebbe).
centro sono ormai diventate delle misere congetture,
Stacchi anche il telefono, spegni la tv, la radio, il com-
appartenenti al passato. Come tutte le cose, queste
puter e perfino il microonde, quand’ecco che un tuo
tre “categorie” sotto le quali ciascuno DEVE necessa-
amico di infanzia che non ti cercava da vent’anni suo-
riamente essere etichettato per entrare in politica,
na al campanello, e con fare da amicone chiede il tuo
hanno avuto un inizio, un proseguimento e ora una
voto per la circoscrizione. BASTA!
fine. Sono nate nel 1789. Dopo tre rivoluzioni e un
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L’angolo di Steve
paio di guerre mondiali, possiamo dire che sono divi-
un’abilità straordinaria, che gli deriva da anni di studi
sioni che non hanno più nulla da dire sul modo di fare
letterari, di cui ben poche scuole straniere possono
politica di oggi? O ancora no? Basta vedere i pro-
farsi vanto. Ma se fosse questo, mi chiedo, il motivo
grammi (quando si trovano) di questo finto bipolari-
per cui le cose vanno così?
smo sotto il quale ci hanno fatto credere di essere…
Pensiamo banalmente a come ciascuno di noi parla,
PD e PDL si copiano i punti del programma, vivono di
perlopiù ideologicamente, dei problemi di approvvi-
taciti accordi per mantenere le cose come stanno,
gionamento
spartendosi le città, le province e le regioni,
all’approssimazione dei nostri dibattiti politici sui te-
all’infinita ricerca di un’identità ( il PD) o di un defini-
mi economici! Quante volte avete sentito frasi come
tivo salvacondotto per il proprio capo (il PDL).
“è una svolta importante per il paese… porterà nuovi
Ci hanno convinti che le idee di 60 milioni di italiani
posti di lavoro… non possiamo restare indietro!” Ma
debbano stare o da una parte o dall’altra, che non
niente, mai nessuno che parli chiaramente dei costi e
esistano vie di mezzo, discontinuità… diffondono son-
dei benefici derivanti ad una qualsiasi decisione go-
daggi che li vedono due spanne sopra gli altri, e così
vernativa.
autoalimentano il proprio elettorato. I sondaggi sono
Manovre finanziarie, riforme scolastiche, TAV, ponti
un mezzo molto pericoloso: la prima arma elettorale
sullo stretto, energia nucleare… dibattiti che ci sfilano
di persuasione di massa. Se la maggior parte delle
sotto il naso e che ascoltiamo di routine… si va avanti
persone non vota per un certo partito è inutile votar-
a forza di slogan, e così chiunque al governo o
lo: sarebbe un voto disperso, inutile. La teoria del
all’opposizione può sparare le cifre che vuole,
"voto utile" nasce da qui! Eliminare i sondaggi sareb-
nell’impunità più totale.
be un ottimo modo per cominciare a sistemare le
La campagna elettorale non è che lo specchio di que-
cose, per evitare il convogliamento forzato dei voti
sta situazione, e ne abbiamo avuto un’evidente prova
verso i due grandi partiti, che da soli si spartiscono
non più di qualche giorno fa… battutacce, slogan pa-
800 milioni di euro di finanziamento pubblico e il 70%
tetici, milioni di euro spesi in cartelloni, volantini, ma-
del tempo in tv e dello spazio sulla stampa. Le armi
nifesti e telefonate. Fiumi di retorica, sondaggi che
della propaganda puntano sul controllo delle tv e dei
annebbiano la vista e tappano le orecchie dei cittadi-
giornali, che da sole bastano ad arrivare alla pancia
ni, ridotti ad essere automi che una volta l’anno van-
degli italiani. Gli italiani che ormai assuefatti a tutto,
no a fare il loro “dovere” mettendo a malincuore la
masticano ed assimilano giorno dopo giorno laute
croce sul simbolo che le circostanze li obbligano a
razioni di aria fritta.
scegliere, su quello che per loro è il “male minore”…
Ma in un certo senso tutto questo ci appartiene, fa
Ma così non va. Il giorno che l’elettore potrà uscire
parte della nostra storia… Popolo di artisti, letterati,
dal seggio contento della propria scelta, che non sarà
scrittori, oratori… Guardiamo al nostro sistema di
stata quella di dover decidere tra il peggio e il meno
istruzione. Gli italiani hanno deciso di fondare
peggio, quel giorno avremo fatto il primo vero passo
l’istruzione dei loro giovani sull’abilità retorica. Nel
verso la democrazia.
energetico.
Pensiamo
1911, infatti, il matematico Federico Enriques sollevò
il problema del poco peso degli studi scientifici nelle
scuole, contro i padri dell’idealismo filosofico, Benedetto Croce e Giovanni Gentile, che sostenevano invece la necessità di un rinforzo delle attività filosofico
-letterarie. Vinsero gli idealisti: Gentile, con la riforma
del ’23, creò una scuola di altissimo livello, ma marcatamente antiscientifica… E gli effetti a lungo raggio
sono visibili fino ai giorni nostri.
Lo studente italiano medio passa metà della sua carriera scolastica ad arrampicarsi sugli specchi, cercando di vendere al meglio i concetti che conosce. È
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Uno sguardo sul mondo
NON C’È NULLA DI MAGICO NEI LIBRI
così scriveva Bradbury in Fahrenheit 451, eppure...
nche quest’anno il consueto appuntamento con i libri ha occupato la settimana dal 12 al 16 maggio. Per la prima
volta dopo anni, il Salone del libro si è esteso fino all’Oval del Lingotto conferendo così una maggiore grandiosità
all’evento. Si sono susseguite molte attività, incontri con gli autori e presentazioni di libri...noi abbiamo assistito alla presentazione del libro “I promessi esplosi” del gruppo musicale Oblivion. E’stato un modo utile per trovare del divertente
anche in un libro che, volendo o no, ci dobbiamo sorbire per tutta la seconda XD! Ma non soffermiamoci troppo, come
ogni anno al Salone si possono trovare opere di diversi autori, si scopre l’esistenza di case editrici altrimenti ignote e soprattutto ci si rende conto di quante cose ci sarebbero da imparare! E’ proprio questa la particolarità
della fiera: saper invogliare il pubblico a leggere,
non solo proponendo libri a prezzi scontati, ma
anche offrendo un’enorme quantità di titoli, temi
ed autori che soddisfino i gusti di tutti!
Silvia
“LA PACE È IL FIORE PROFUMATO
CHE NASCE DAL PURO AMORE”
l 24 aprile, mentre in Europa si
festeggiava Pasqua,
in India si piangeva
la scomparsa di un
noto maestro spirituale. Di chi sto parlando? Beh, di Sai
Baba. Lo hanno definito “il santone”, ma
chi era in India?
Nato nel 1926 in uno sperduto paesino, chiamato Andra
Pradesh, nel sud dell’India, fin da bambino attirò
l’attenzione per i suoi strani comportamenti che preoccupavano la famiglia. A scuola regalava penne e quaderni ai
suoi compagni ma la sua cartella, quando partiva da casa,
era vuota (o almeno così racconta la sua leggenda). Ben
presto la sua fama si estese anche oltre i confini indiani,
infatti i racconti dei suoi “prodigi”, come le materializzazioni di oggetti o le guarigioni, avevano attirato molte perso-
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ne. Il suo insegnamento non era rivolto a una sola religione ma diceva che sono tutte valide, bisogna solo seguirne i
principi. Ciò viene sintetizzato nel simbolo del fior di loto
che contiene i 5 emblemi delle maggiori religioni del mondo. Non ha aiutato la popolazione indiana solo spiritualmente, ma ha migliorato le sue condizioni di vita superando anche i pregiudizi e le caste. Ha fatto costruire scuole di
ogni ordine e grado, dove gli studenti possono vivere. A
Puttaparthi, dove viveva, è stato costruito un grande ospedale con un reparto specializzato in cardiochirurgia.
Un’altra costruzione molto importante è stato
l’acquedotto, prima ancora inesistente, per i piccoli paesi.
Nonostante l’aiuto e le opere che ha contribuito a costruire non sempre i giudizi su di lui sono stati positivi, anche
da chi lo aveva conosciuto. Tuttavia, non si può giudicare
negativamente ciò che non si riesce a comprendere…
“Quando la sconfitta e la delusione vi colpiscono,
non dovete cedere alla debolezza e allo sconforto”
Eliana
Uno sguardo sul mondo
WE LOVE EARTH!
l 22 Aprile è stato il compleanno della nostra Terra, ovvero l’Earth Day. Festeggia più o meno 3.5 miliardi di
anni, anno più anno meno, e per tutto questo tempo ha
ospitato un numero incalcolabile di forme viventi, animali,
vegetali, dagli esseri unicellulari ai dinosauri. Insomma, la
Terra è la nostra casa e come tale abbiamo il dovere di
rispettarla. A casa vostra scaraventate per terra gli oggetti
che dovete buttare nel cestino? Lo so che la risposta a volte è sì, ma in teoria... insomma, vostra madre vi urlerebbe
dietro, no? ;)
Comunque la giornata della Terra fu stabilita 41 anni fa,
quando si decise che occorreva salvare sia il nostro pianeta
dall’inquinamento in tutte le sue forme sia gli esseri viventi
che la popolano. Ed era ora! In tutta la sua vita ci siamo
ricordati di festeggiarla per rispettarla solo dal 1970 in
poi... :/
essere responsabile ed ecosostenibile.
Inoltre, egoisticamente parlando, pensate di andare in una
bellissima spiaggia caraibica, in una bella giornata di sole,
sdraiati sotto l’ombrellone con una bibita ghiacciata in mano… Fantastico, no? Però vi accorgete che il mare ha delle
strane macchie nere, sotto il vostro piede c’è una cicca di
sigarette e, per finire, vedete incastrata sulla scogliera vicina la lattina di una bibita, la stessa che stavate bevendo…
Reazione? Che schifo! (almeno, se a voi piace avere una
cicca sotto il piede, fate pure…)
Perché rovinare questo splendido paesaggio? Non saprei
rispondervi, perché non esiste risposta.
Oltre all’Earth Day, esiste un altro festeggiamento che dura di meno, solo un’ora: l’Earth Hour.
Sono solo 60 minuti in cui ognuno può fare una piccola
azione per aiutare la terra: basta spegnere la luce, andare
a trovare l’amico in bicicletta. Insomma, non è un grande
sgobbo.
I 131 paesi che hanno aderito quest’anno hanno spento le
luci delle piazze o dei monumenti più famosi. Ecco alcuni
esempi: la Tour Eiffel, la Porta di Brandeburgo, il Ponte sul
Bosforo e le Kuwait Towers.
In Italia invece: il Ponte Vecchio e Palazzo Vecchio a Firenze, il Castello Sforzesco a Milano, la Torre di Pisa, Piazza
del Campo a Siena, il maschio Angioino di Napoli, le Torri
degli Asinelli a Bologna, la Basilica di Superga (eh sì, anche
noi abbiamo dato il nostro contributo ;) ) e tante altre…
Non aggiungo altro, ognuno di voi saprà cosa è più giusto
fare per la natura :)
L’obiettivo delle manifestazioni dell’Earth Day è convincere grandi e piccini a vivere una vita più… verde.
“Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata.”
In che senso “verde”? Il futuro deve essere orientato su
[Albert Einstein]
energie rinnovabili, non deve più dipendere dai combustibili fossili che da troppo tempo soffocano la nostra amata
Eva
Terra. Il consumo di prodotti di ogni singolo cittadino deve
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Uno sguardo sul mondo
L’OMOSESSUALITÀ AL CINEMA
Lo scorso due maggio alcuni di noi tra studenti, ex studenti e insegnanti del Majorana (un gruppo ristretto a dire la verità, ma è già un buon inizio che fa ben sperare per il futuro!) sono andati
a vedere film nell’ambito del film festival GLBT (gay, Lesbian, bisexual, trans gender) al cinema
Massimo. Con un solo biglietto si poteva assistere alle proiezioni del pomeriggio, così siamo passati da un film all’altro avendo la possibilità di confrontarne tre. Il primo a cui abbiamo assistito
è stato “Marciando nel buio”: si parla dell’ omosessualità di un soldato di leva che subisce violenza anche da parte di persone esterne alla caserma e di come alla fine riesca a trovare la forza
di denunciare tutto e incontri il vero amore in una relazione con un ufficiale. Tutti e tre i film
sono piaciuti molto per ragioni diverse: questo ci ha colpito per le sue scene e soprattutto per la
violenza della trama assolutamente realistica. Il secondo film, che in realtà era un documentario,
s’ intitola “Gen Silent” e parla della vita degli anziani GLBT ricoverati in strutture assistenziali; è
stato molto commuovente ascoltare le storie di persone che col passare degli anni e anche a
causa delle malattie spesso si sono trovate sole, abbandonate e in difficoltà: in altri casi la loro situazione è stata compresa dai loro compagni di vita. Per tutti i protagonisti del documentario la salvezza è comunque arrivata grazie, come già
scritto, alla possibilità di essere accolti in una casa di riposo specializzata per persone GLBT a Boston. Questo film ci è
piaciuto particolarmente anche perché mostra le difficoltà a cui possono andare incontro persone sole, anziane e malate
non necessariamente GLBT. Il terzo film s’ intitola “Romeos” e parla della volontà della protagonista femminile di cambiare sesso, ma le varie vicende del film la porteranno ad avere dei dubbi su questa opportunità a cui comunque alla fine
verrà dato corso. Questo film presenta uno spaccato abbastanza particolare nel mondo GLBT che deve essere evidenziato. Andare a vedere questi film è stato interessante perché ci si poteva rendere conto, casomai ce ne fosse stato bisogno,
che certi problemi, come la violenza in alcuni tipi di comunità, problematiche legate al mondo degli anziani e confusione
circa la propria identità non sono solo riferibili al mondo GLBT, ma possono interessare chiunque, soprattutto per quanto
riguarda le tematiche trattate nei primi due film.
Cotty e prof. Neglia
IL BALLO DELLE DEBUTTANTI: L'ELEGANZA FUORI MODA
Nasce nel XVIII secolo, nel periodo del fasto e della ricchezza culturale dell'ancien
régime e dei matrimoni combinati, come occasione per le giovani e facoltose fanciulle di incontrare i loro futuri mariti, scelti accuratamente dai padri con un occhio
di riguardo nei confronti del loro censo. Conosciuto prevalentemente come "Ballo
Viennese" è stato celebrato tutti gli anni fino al 1789, anno della rivoluzione, e fu
ripristinato in seguito al congresso di Vienna grazie al volere dell'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Pur perdendo il significato di un tempo, il Ballo delle Debuttanti continua a essere un evento di mondanità ed eleganza tipici di un periodo
in cui le gambe di una ragazza erano un tabù e viene ancora vissuto con entusiasmo in molte città; anche quest'anno a
Torino si è tenuto al Circolo Ufficiali. Dopo una presentazione formale, le dieci ragazze in abito
bianco hanno fatto il loro ingresso nella sala accompagnate dai rispettivi padri, per poi essere
letteralmente consegnate nelle mani tremanti dei cadetti la cui emozione appariva evidente
nonostante l'atteggiamento formale conferito dall'uniforme. Si aprivano così le danze. Su melodie più o meno note le coppie si muovevano come fiocchi di neve; tra leggiadre coreografie
e qualche volteggio riuscito particolarmente bene il tempo è passato piuttosto in fretta e,
giunta l'ora di cena, gli ospiti, ancora sull'onda di un valzer di Strauss, si sono trasferiti nella
sala da pranzo. La raffinatezza e la cura di ogni piatto nel menù compensava senz'altro l'esiguità delle portate, stratagemma forse escogitato per evitare che le ragazze esplodessero nei
loro vestiti. Finita la cena i presenti sono rientrati nella sala da ballo dove le debuttanti, questa
volta senza senza cavalieri, hanno danzato intorno alla tanto attesa torta della giovinezza: di
dimensioni grandiose, ben presentata ma soprattutto molto buona! Madrina della serata, la
signora De Wan, creatrice dei sofisticati bijoux che adornavano le ragazze, ha infine concluso
la parte ufficiale dell'evento con un discorso di circostanza. Dismessi quindi gli abiti di gala, le
ragazze hanno potuto nuovamente indossare i loro vestiti e trascorrere il resto della notte in una sala allestita dal circolo
come una discoteca, quasi a voler compiere un simbolico “salto” di circa un secolo, per tornare nella propria epoca con i
cavalieri, gli amici e anche qualche mamma!
Cotty
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Spazio al Parnaso
_a cura di Mauro_
L’inferno è nella testa. Quando la perdi sei nell’ amore, nella forza
della felicità, nella sicurezza dell’immortalità.
Il paradiso è nel cuore. Quando esso si svuota sei nella morte, nel
dolore di sentirsi vivi anche sapendo che non è più vita, non è umana,
è animale, è demoniaca.
Tutti provano la prima mancanza inevitabilmente, ma è la seconda
che non capita a tutti (forse fortunatamente , forse no). Con entrambe puoi andare avanti, con entrambe puoi morire
Per capire che è un amico basta una parola
Per capire che la ami basta uno sguardo
Dai a un uomo l’amore e plasmerai un ingenuo angelo
Togli all’uomo l’amore e plasmerai un saggio demone
Dai l’amore a un uomo a cui è stato tolto prima e creerai un dio
Ricordi sbocciavano le viole
con le nostre parole:
"non ci lasceremo mai,
mai e poi mai"
Vorrei dirti, ora, le stesse cose
ma come fan presto, amore,
ad appassire le rose
così per noi.
L'amore che strappa i capelli
é perduto ormai.
Non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti
al sole di un aprile
ormai lontano li rimpiangerai.
Ma sarà la prima
che incontri per strada,
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo
E sarà la prima che incontri per strada,
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
Scomparsa una delle voci più originali
della poesia italiana del ‘900, Giovanni
Giudici. In suo onore riportiamo alcuni
versi dedicati ai pompieri che intervennero nell’attentato dell’11 settembre.
Ai pompieri di New York
Bambini in trecento son morti
Bambini che prima di ieri
Erano giovani e forti
A loro nei vostri pensieri
Tenetevi stretti un minuto
Quando giocate ai pompieri
Il vostro gentile saluto.
[Fabrizio de Andrè]
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Recensioni
Titolo: Come vendere un milione di
copie e vivere felici
Autore: Antonio D’Orrico
Editore: Mondadori
Prezzo: 19,00 €
Stanchi di leggere i soliti mattoni che per mandarli giù ci
vuole un bel digestivo? Ecco qua un libro pronto pronto
da leggere sotto l’ombrellone per chi non vuole impegnarsi troppo. Il famoso critico letterario del settimanale
Sette ha deciso di provarci lui questa volta, non a commentare, ma a scrivere un romanzo che ha come scopo
quello di parodiare la letteratura contemporanea. Il titolo prende spunto dal corso tenuto alla
Scuola superiore di scrittura “C. Pavese”, riconosciuta a livello di istituto universitario con decreto n. 5748362091 del luglio 1985. Questa scuola fittizia, il cui nome viene ripetuto inizialmente
ogni 3x2, ha lo scopo di sfornare il più grande scrittore al mondo capace nella titanica impresa
che nessuno ha mai portato a compimento. Tuttavia c’è un autore, Vittorio Campari, che seguendo gli insegnamenti
della Scuola superiore di scrittura “C. Pavese”, riconosciuta a livello di istituto universitario con decreto n. 5748362091
del luglio 1985, tra cui “per diventare scrittori dovete imparare a rubare” (con tanto di maschera della Banda Bassotti),
ha buone possibilità di essere il primo a diventarlo. A dir la verità c’era stato qualcuno che avrebbe potuto esserlo, ma la
fama gli ha dato alla testa… Tra citazioni letterarie (D’Annunzio, Tozzi, Pirandello, Verga, Belli), amori, sesso, malavita,
ancora sesso e premi Nobel addormentati, questo libro vi farà fare qualche bella risata.
Marco
Le nostre parole sono spesso prive di significato perché
le abbiamo consumate, estenuate, svuotate con un
uso eccessivo e soprattutto inconsapevole. Dobbiamo
restituire loro senso, consistenza, colore, suono, odore.
E per fare questo dobbiamo farle a pezzi e poi ricostruirle. Nei nostri seminari chiamiamo “manomissione” questa operazione di rottura e ricostruzione. La parola manomissione ha due significati in apparenza molto diversi. Nel primo significato essa è sinonimo di alterazione, violazione, danneggiamento. Nel secondo essa è sinonimo dii
liberazione, riscatto emancipazione. La manomissione delle parole include entrambi questi significati. Noi facciamo a pezzi le parole (le manomettiamo, nel senso di alterarle) e poi le rimontiamo (le manomettiamo
nel senso di liberarle dai vincoli delle convenzioni verbali e dei non significati. Solo dopo la manomissione, possiamo usare le nostre parole per raccontare storie. In poche parole, dobbiamo reimparare ad utilizzare correttamente le parole
che pronunciamo. Gustavo Zagrebelsky ha detto: Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al
grado di sviluppo della democrazia. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia. Questo saggio di
poco più di 100 pagine spiega perché dobbiamo riappropriarci del linguaggio, indicando anche le cause del problema
con riferimenti alla vita di tutti i giorni o a quello che si può leggere sul giornale. Alla fine Carofiglio sceglie cinque parole
da “manomettere”: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza e scelta; all’insegna del recupero delle nostre menti e della
chiarezza.
Marco
Titolo: La manomissione delle parole
Autore: Gianrico Carofiglio
Editore: Rizzoli
Prezzo: 13,00 €
Titolo: le avventure di Monsù Paperin e della Durante il mese di maggio in edicola si sono
susseguiti quattro numeri di Topolino dedicagiovane Italia
to al centocinquantenario dell’unificazione
Autori: A.Sisti e G. Cavazzano
d’Italia. Che cosa hanno di speciale? Beh, la
Editore: W.Disney
storia del Risorgimento italiano a puntate
raccontata tramite i grandi personaggi Disney; protagonisti della vicenda, infatti, insieme ai
personaggi storici ci sono Paperino e Paperina, nelle vesti di Monsù Paperin e l’agente Italia. Un
racconto ricco di azione e intrighi amorosi, politici e..storici! Non c’è dubbio sul fatto che imparare la storia della nostra nazione per mezzo dei fumetti sia molto più divertente, seppur utile.
Un modo efficace per unire ancor di più adulti, ragazzi e bambini grazie ad un argomento comune e a personaggi universalmente amati. Non voglio scendere nei dettagli della storia per non rovinarla a nessuno (anche se non è nulla di
inventato) e per lasciare il tempo a chi non l’ha ancora fatto, di andare dall’edicolante di fiducia e dedicarsi a questa
piacevole lettura =)!
Silvia
12
Recensioni
Il 7 maggio al Teatro
Regio di Torino si è
tenuta l’ultima rappresentazione de “La traviata”, la celebre opera di Giuseppe Verdi. Il
regista Laurent Pelly
ha voluto trasportare
quest’opera in una scenografia moderna, quasi astratta, ma
tutt’altro che fuori luogo. Il melodramma, rappresentato per la prima volta nel 1853 al teatro La Fenice di Venezia, narra la grande
storia d’amore tra Violetta Valery e Alfredo Germont. La giovane
fanciulla, presentata nel primo atto, è piuttosto frivola e spende il
suo tempo in balli e brindisi. Tutto è follia nel mondo ciò che non è
piacer: queste le parole di Violetta nella famosa aria “Libiam ne’ lieti calici”; a lei Alfredo risponde lasciandole intendere
il suo amore… Violetta lo respinge, ma in cuor suo già ricambia il sentimento. Il secondo atto si apre con Violetta ed Alfredo nella loro abitazione di campagna; il comportamento di lei è completamente mutato: ora è molto seria e fedele al
suo amato. Nonostante ciò il padre di Alfredo la raggiunge e le chiede di lasciar stare suo figlio, in quanto gli arreca disonore un rapporto con una donna come lei. Seppur a malincuore Violetta comprende il sacrificio che deve compiere e
decide di rispettare la richiesta del signor Germont. Mentre sta scrivendo ad Alfredo di amare un altro, egli giunge e le
domanda qual è il motivo del suo turbamento e subito non comprende il perché delle parole di Violetta: Amami Alfredo,
amami quant’io t’amo! Addio! Colmo di gelosia, nel terzo atto Alfredo va a Parigi ad un convivio organizzato da Flora
(amica di Violetta); là i due si ritrovano e lui, con sommo disprezzo, le getta addosso del denaro come per pagarla. In
quel momento entra in scena il padre di Alfredo che lo ammonisce per il suo turpe comportamento, al che Alfredo anela
al perdono di Violetta che però non può rivelare il motivo del suo represso amor. Col passare del tempo Violetta si ammala di tisi ed è in punto di morte, Alfredo torna da lei dopo che il padre gli ha confessato la richiesta fatta a suo tempo
a Violetta; lo stesso Germont chiede perdono alla bella fanciulla. Pervasa da tanta gioia, Violetta sembra riacquistare
vigore, ma poi muore tra le braccia di Alfredo abbandonandolo a quell’amor ch’è palpito dell’universo intero, misterioso,
altero, croce e delizia al cor!
Silvia
Titolo: “La Traviata”
Libretto: Francesco Maria Piave
Musiche: Giuseppe Verdi
Interpreti: Silvia Dalla Benedetta (Violettasoprano), Stefano Secco (Alfredo-tenore),
Fabio Capitanucci (Germont-baritono)
Lo sapevi che il colore preferito di più della metà delle
persone è il blu, mentre in Giappone è il rosso e nei paesi
islamici è il verde? E che nelle fiabe tradizionali ci sono
sempre i colori rosso, nero e bianco (Cappuccetto Rosso
che porta un panetto di burro bianco ma è ostacolata da
un lupo nero oppure una strega nera che offre una mela avvelenata rossa ad una ragazza bianca come la neve)? Queste sono solo poche delle tantissime curiosità che potrete trovare
nell’enciclopedia scritta da un famosissimo cromatologo. La struttura a lemmi in ordine alfabetico consente una consultazione rapida e permette anche di saltare delle voci che non interessano senza rischiare di perdere il filo logico. Di ogni colore sono presentati tutti gli aspetti più
impensabili: il blu è il colore dell’amore fedele, dell’imballaggio di molti farmaci come calmanti
e sonniferi, ma anche il colore delle mentine dal gusto più “dolce”. Infatti in questo libro non si trovano solo informazioni storiche dei colori, ma sono punto di partenza per un’analisi della mente umana e della società. Nella quarta di copertina Pastoureau scrive: Se si dimentica che il colore in sé non esiste, non si può capire nulla dei problemi storici, sociali,
culturali, estetici, psicologici e simbolici che solleva. Un colore è individuato da una cultura, un lessico, da pratiche sociali
che gli attribuiscono un nome e un senso. Non è la natura a fare il colore, e meno ancora la scienza e la tecnica: è la
società.
Marco
Titolo: I colori del nostro tempo
Autore: Michel Pastoureau
Editore: Ponte alle Grazie
Prezzo: 16,00 €
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Il personaggio del mese
ATIPICO, SIMPATICO…
CIALTRONE?!
Affascinante, ironico, pieno di dread con qualche perlina, questo personaggio cammina ondeggiando buffamente... Indovinato? Immagino di sì, soprattutto con
l’aiuto della foto ;)
Temibile pirata dei sette mari, Jack Sparrow è forse il personaggio più simpatico dei
film della Disney… Ma che cosa gli conferisce questo fascino?
Direi di fare un piccolo elenco:
- L’abbigliamento: stravagante, composto da camicia giallognola, pantalone largo
con stivali altrettanto larghi, larga giacca chiusa da svariate cinture e da un foulard
rosso. In testa un tricorno.
- Il linguaggio: molto buffo ma pieno di una “sottile” ironia, alla fine di quasi tutte le
frasi compare un “comprendi?”
- L’atteggiamento: mentre parla gesticola, e anche molto!
Ma adesso basta descrizioni, annoiano solo. Passiamo alla parte divertente, ovvero
le sue frasi più famose.
Jack: No, TU vuoi che TU te la trovi, perché trovando questa ti
ritroveresti inconcertabilmente a trovare e/o localizzare il
ritrovamento, trovando così la maniera di salvare la tua bella
o... come... si chiama... comprendi?
Jack: Senza la chiave non apriamo quel che si apre con la chiave che lo apre, e a quale scopo scoprire qualcosa che rimarrebbe comunque chiuso, noi, non avendo, la suddetta chiave
che invece lo aprirebbe avendola?!
Jack: Giacché ti trovi lì, fai attenzione: sono solo due le regole
che contano davvero. Quello che un uomo può e quello che un
uomo non può. Per esempio, o tu puoi accettare che tuo padre fosse un pirata ed un brav'uomo o non puoi. Ma hai sangue pirata nelle vene e dovrai farci i conti un giorno o l'altro.
Prendi me per esempio: posso lasciarti affogare, ma non posso portare la nave fino a Tortuga solo soletto, comprendi?
Quindi, puoi navigare sotto il comando di un pirata? O non
puoi?
Jack: "........non ero io!"
Jack: Ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete
quasi (ondata).. capitan Jack Sparrow!
Jack: Signore, signore! State a sentire! si, ti ho mentito, no
non ti amo, ebbene si quello ti ingrassa, non sono mai stato a
Bruxelles e si pronuncia "e-gre-gio". Per inciso, no non ho mai
conosciuto Pizarro ma adoro la sua pizza. E tutto precipita
nel'insignificanza alla luce del fatto che la mia nave è scomparsa ancora una volta.....Comprendi?
Due guardie: Se fosse la verità non l’avrebbe detta a noi!
Jack: Oppure ve l’ho detta perché tanto sapevo che non mi
avreste creduto!
Due guardie: ….
Jack: Sasso.. Siamo anche seguiti dai sassi! Ci mancava solo
questa...!
Jack: Fermi tutti: mi è caduto il cervello!
Jack: potete lanciare il mio cappello se vi va! (Gibbs lancia il
cappello) bene ora andate a riprenderlo!
Lord Beckett: Tu sei matto!
Jack: Ringraziando il cielo, perché se no ci provavo col cavolo!
Jack: Questa ragazza..quanto sei disposto a spingerti oltre per
salvarla?
Will: Morirei per lei!
Jack: Ah bene! Nessun problema allora!
Jack: Che stai facendo? Il capitano dà gli ordini…
Barbossa: Il capitano infatti sta dando gli ordini!
Jack: Mia la nave, io capitano!
Barbossa: Ma mie le carte!
Jack: E allora tu.. Cartomante!
Jack: L'immortale Capitan Jack Sparrow... Suona bene!
Davy Jones: Quello che mi chiedo Sparrow è...potrai condannare un uomo, un amico, ad una vita di schiavitù in tuo onore,
mentre tu vaghi libero?
Jack: Si, tranquillamente!
Jack: Perché dovrei imbarcarmi con voi, di cui quattro hanno
cercato di uccidermi e una ci è pure riuscita?
Jack: Hector..quanto tempo!!
Barbossa: isla de muerta se non sbaglio, ricordi??..mi hai sparato!!
Elisabeth: Secondo me anche tu un giorno farai qualcosa di
onesto!
Jack: Adoro quei momenti; gli dico ciao e li faccio passare!
Jack: Figliolo, io sono Capitan Jack Sparrow, comprendi?
Jack: Vi ringrazio per il ringraziamento che ringraziandomi,
avete ringraziato. Un consiglio terra a terra; se avete problemi con polipi poliposi, cercate terra e terrendetevel... ehm,
tenetevela vicina! Vicinissima!
Detto questo, bando alla parsimonia; una bottiglia di Rum e
ovviamente... BEVIAMOCI SU'!
ovviamente in quest’ultima scherzava, lo devo scrivere, sennò mi censurano ;) PS: Non perdete il suo ultimo film ;)
Eva
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Il personaggio del mese
Stanchi della solita musica? Non ne potete più delle solite pop star che sentita una, sentite tutte? Ecco per voi Björk Guðmundsdóttir, nota ai più con il solo nome Bjork (lo so, ci vorrebbe la dieresi sulla “o”, ma potete immaginare che fatica
andare tutte le volte su inserisci simbolo?). Nata nel 1965 a Reykjavík, in Islanda, il suo nome significa “betulla”, segno
premonitore del suo forte rapporto con la natura. Suo madre, tipica hippie e femminista, si risposa quando Bjork ha solo
4 anni: il patrigno è un chitarrista che introduce la figliastra nel mondo musicale. Fin da piccola frequenta corsi di flauto
dolce, oboe e piano, ma la sua vera passione è il canto. All’età di 12 anni incide il suo primo disco dopo che il suo maestro
la registra e la fa trasmettere in una radio: un’etichetta locale la nota e vuole farle cantare canzoni tradizionali per bambini, ma la bambina è molto determinata e su un giornale dice: «l’etichetta mi propose una serie di canzoncine che rifiutai perché facevano c****e. Finirono per farmi innervosire, così mia madre convocò i suoi amici musicisti hippie perché
portassero delle canzoni per me». Tra il 1986 e il 1990 suona con gli Sugarcubes, ma il vero successo arriva con la carriera
da solista. Nel ’93, trasferitasi a Londra col figlio, pubblica il suo primo album importante. Debut arriva alla posizione numero 3 nella classifica britannica e Bjork vince l’anno successivo ai “Brit Awards” il premio come “migliore artista donna
internazionale” e “miglior nome nuovo internazionale”. Nel 1995 esce Post, che ottiene ancora più successo dell’album
precedente. Risalgono a questo periodo grandi successi come Hyper-ballad, Venus as a boy e It’s oh so quiet. La grande
fama è però segnata da diversi episodi spiacevoli, come l’aggressione ad una giornalista a Bangkok (di cui si è scusata
dandone la colpa al viaggio stressante e alla paura che qualcuno volesse far del male al figlio) o l’intercettazione di un
pacco-bomba speditole da un fan che si è poi tolto la vita con un colpo di pistola. Homogenic (1997) è un cd che vuole
riportare ad un’atmosfera di tranquillità nella sua vita col riavvicinamento a sonorità tipiche del suo Paese natio. Sebbene i toni siano più dimessi e le sonorità meno elettroniche, questo non impedisce la produzione di grandi hits piene di
emozioni come All is full of love, Bachelorette e Joga. Negli ultimi suoi album, Vespertine (2001), Medulla (2004) e Volta
(2007), la cantante lascia sempre di più i generi tradizionali per dedicarsi a sperimentazioni che sfociano nella new age.
Di questi tre album hanno gran successo Cocoon, Oceania (presentata in occasione delle Olimpiadi di Atene 2004), Earth
intruders e Dull flame of desire, oltre a Declare Independence che le ha fruttato di essere bandita dalla Cina per aver inneggiato all’indipendenza del Tibet durante un’esibizione a Shangai.
Uno dei temi principali dei testi di Bjork è l’amore in tutte le sue sfaccettature: può essere l’amore fra due persone, ma
quasi sempre in maniera gioiosa, come atto d’amore profondo per l’altra metà. Variazione sul tema è l’erotismo, trattato
senza vergogna in canzoni come Harm of will e Venus as a boy. In molte canzoni possiamo trovare la gioia di vivere, la
forza, l’esuberanza e anche la stravaganza sempre rivolte all’osservazione dell’essere umano, spesso come se fosse un
alieno interessata a questa creatura così particolare quale è l’uomo.
La canzone Isobel ricava la sua genesi da un particolare evento: Bjork racconta che una falena le si è posata sul colletto e
vi è rimasta fino a sera. Considera l’insetto come diretto emissario dell’”Inesplicabile”, come lo definisce la cantante stessa. Isobel è una donna cresciuta nella foresta non da genitori umani, ma bensì da una scintilla. Durante l’adolescenza
scopre che i sassi del bosco non sono solamente delle pietre, ma dei veri e propri grattacieli di una città in cui finisce per
vivere. La sua avventura è però costellata di disagi perché la sua forza naturale basata sugli istinti entra in contrapposizione con gli abitanti della città che preferiscono ascoltare il loro cervello, piuttosto che il loro cuore. Isobel, pertanto, decide di ritornare nella foresta poiché è l’unico posto dove può vivere serenamente. Decide allora d’istituire una scuola per
falene affinché esse possano rimbrottare coloro che fanno un eccessivo uso della razionalità. Un emissario dello
“Inesplicabile” non può, ovviamente, comunicare in modo comprensibile ed è per questo che continuerà a ripetere incessantemente “na na na na” fino a confonderti. Per queste ragioni Isobel è costretta a vivere da sola nella selva (“married
to myself, living by herself”). Bjork spiega che la protagonista rimane “ISOlated” e per questo motivo non l’ha chiamata
Isabel, ma Isobel.
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Il personaggio del mese
Seguito della storia è Bacherolette, in cui Isobel decide di prendere il treno e tornare
a vivere in città. “One day I found a big book buried deep in the ground. I opened it,
but all the pages were blank. Then, to my surprise, it started writing itself: ‘One day,
I found a big book buried deep in the ground…” sono le parole che la voce fuori
campo pronuncia nella descrizione della scena iniziale. Isobel trova un libro speciale
che parla di lei e che continua a scrivere in tempo reale cosa le succede. Il libro ha
un successo strepitoso e Isobel trova anche l’amore della sua vita nell’editore; la
folla accorre a vedere My story, spettacolo teatrale che racconta la storia della
donna. Si passa così al secondo livello di narrazione in cui viene rappresentata la
storia che abbiamo già visto, ma questa volta su un palcoscenico. Scena per scena è
ricalcata quasi alla lettera fino ad arrivare a quando l’editore pubblica il libro e si
decide di mettere in scena My story. Sul palcoscenico è allestito un palcoscenico più
piccolo che narra per la terza volta la storia di Bjork con una scenografia sempre più
minimalista e un terzo pubblico più ridotto per motivi di spazio. I vividi colori entrano in netta contrapposizione con il bianco e nero della storia originale, indicando anche la frivolezza e la vanità di
questo ambiente sociale. Tuttavia la struttura pirandelliana del “teatro nel teatro” non si ferma ed è introdotto il quarto
livello di narrazione. Si vede che Isobel litiga con l’editore (il quarto) e i giornali intitolano “It’s over!”. Lo spettacolo viene cancellato e gli spettatori del primo teatro si trasformano in cespugli: in particolare si vede che l’editore/fidanzato è
geloso degli altri editori dei livelli di narrazione subordinati. Isobel si ritrova in un teatro ridotto a macerie con delle piante rampicanti che crescono e inglobano il libro che pian piano hanno perso le scritte.
La dimensione fiabesca è rotta, la Natura distrugge quello che aveva creato e la piccola “nubile” (traduzione di
“bacherolette”) ritorna nella foresta estraniandosi dalla civiltà corrotta e razionalistica: ritorna ad essere Isobel.
Questi sono solo due delle decine di canzoni e videoclip affascinanti che Bjork ha prodotto. Andate sul sito della scuola e
troverete dei link a pagine web per conoscere meglio la cantante islandese e per immergervi nella sua dimensione
onirica.
Marco
C’ERA UNA VOLTA UN MONDO INCANTATO… E C’È ANCORA
“Si
pensa, talvolta, che di draghi non ce n’è più neanche
uno. E neppure di prodi cavalieri. E neppure l’ombra di una
principessa che vaghi per foreste misteriose incantando
col suo sorriso cerbiatti e farfalle. Pensiamo, talvolta, che
la nostra sia un’età senza più frontiere, senza più avventure. Il destino è al di là dell’orizzonte; quelle ombre che passavano al galoppo, rilucenti, si sono ormai dileguate. Che
bello sbagliarsi! Principesse e cavalieri, incantesimi e draghi, avventura e mistero… non solo sono qui pure ora, ma
sono tutto quello che c’è e che c’è sempre stato.”
*Richard Bach, “Un ponte sull’ eternità”+
I personaggi che animavano le nostre favole quando eravamo bambini “nel nostro secolo hanno solo mutato d’ abiti..”, ed è vero. Sicuramente non troveremo più una fanciulla con un vestito esagerato e probabilmente rosa o un
enorme drago verde, ma la loro magia, quella che ci ha
permesso di fare i primi sogni, rimane. La loro magia è for-
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se tutto ciò che abbiamo.
La vita non può essere solo frutto della ragione: il cervello
sarà anche la parte più intelligente del nostro corpo, ma
non è certamente la migliore, la più vera. La vita non è
fatta solo di cose “concrete”, con uno scopo ben preciso,
che portano ad un fine e che ti assicurano qualcosa...La
vita è fatta anche di tante cose astratte o all’ apparenza
inutili, ma che in realtà sono la vera felicità di ognuno di
noi.
I baci, i fiori, i colori, tanti palloncini che volano tutti insieme nel cielo, l’amore, il sorriso di un bambino, un incrocio
di sguardi, la luna, le stelle, un regalo inaspettato... Sono
queste le cose davvero belle, che ti colorano la vita e che
la rendono unica e speciale.
Non fermarti alle apparenze, cerca la vera bellezza di ogni
cosa, fai ciò che ti piace e non avere paura del giudizio degli altri perché in fondo la vita è il gioco di un secondo in
confronto all’ eternità.
Martina
La posta del cuore
Cara redazione dello Spicilegio,
vi scrivo perché non posso più resistere: ho notato questo ragazzo durante la cogestione, incrociando i suoi splendidi occhi azzurri. Non ho capito più niente e mi sono istantaneamente infatuata di lui; è ormai da più di tre mesi che lo cerco nei corridoi, solo per vedere il suo
fisico muscoloso e la sua espressione così allegra e dolce. A volte, durante l’intervallo, salgo
al terzo piano e sbircio tra i ragazzi di terza, riconoscendolo grazie alle sue magliette sportive, cercando di trovare il coraggio di parlargli, o perlomeno di farmi notare da lui. Vi
scrivo anche per fare in modo che sappia che c’è una ragazza che lo sogna, e perché magari
si accorga di me. Vi prego aiutatemi!
Innamorata pazza!
Carissima ,
Siamo ormai agli sgoccioli di questo anno scolastico e ti aspetta un periodo di separazione… Il mio consiglio è di goderti l’estate e le vacanze, a settembre se i tuoi sentimenti saranno ancora tali dovrai trovare un modo per incrociare il suo sguardo e cominciare una bella lunga storia. 
Il mio suggerimento? Scopri quali amici comuni potete avere e fatti presentare, e il gioco è fatto!!!
Carissimi,
È stato davvero bello starvi vicini e
consigliarvi nei vostri problemi. Non
mi resta che augurarvi una splendida estate foriera di incontri romantici e meravigliosi.
Che Cupido sia con voi! xD
Spicilegio
[Disegno realizzato da Francesco 4^B]
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Summertime!
MODA IN ITALY
Un viaggio nello stile italiano dal 1861 ad oggi, dal gusto della regina Margherita e di Gabriele d’Annunzio agli esperimenti del futurismo, dalle dive del cinema ai grandi stilisti
contemporanei. Alla Reggia di Venaria Reale, Sala
delle Arti, dal 23 luglio all’11 dicembre. La mostra
racconta la storia della moda in Italia dall’Unità ai
giorni nostri, con uno sguardo finale rivolto al
futuro. Il nucleo principale è costituito dagli abiti
della prestigiosa collezione della sartoria teatrale
Tirelli. Per l’ultimo cinquantennio, ad essi
s’aggiungono abiti realizzati dai principali stilisti italiani contemporanei. La tradizione della sartoria made in Italy ha del resto un’origine molto lontana; ci
piace ricordare, tra le tante esperienze, la casa di moda romana delle sorelle
Fontana, che pur partendo da un piccolo atelier di provincia hanno contribuito
a creare lo stile italiano apprezzato nel mondo. La loro boutique ha vestito personaggi del calibro di Audrey Hepburn, Anita Ekberg, Liz Tailor e molte altre! Vi
lasciamo con la curiosità di andare ad esplorare questa parte della cultura italiana spesso sottovalutata.
(Per chi rimanesse folgorato dall’argomento, a Torino periodicamente si tengono in piazza della Gran Madre esposizioni
di prodotti di moda a cura dell’associazione Effetto Vintage. Per maggiori informazioni consultare il sito www.effettovintage.it)
Cotty, Silvia, prof. Martini
VA’ PENSIERO...IN VIA FILADELFIA
Vi piace la musica classica?
Il 22 giugno potrete gustarvi un NABUCCO di Verdi allo Stadio Olimpico
di Torino, che diventerà un' "Arena
di Verona" torinese per la grande
opera del compositore italiano. In
scena mercoledì 22 giugno, quando
le due squadre non useranno il campo di gioco… Allo stadio verrà alle-
stito un palco di 60 metri per 20,
gigantesche torri nella scenografia il
più possibile fedele all'originale della prima rappresentazione, 600
comparse. Niente animali, però, per
non urtare la sensibilità degli spettatori. E prezzi popolari per poter
richiamare quanta più gente possibile: dai 20 agli 80 euro.
utilizzo
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marca FOCUS DAILIES
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Silvia
Saluti dalla redazione
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Saluti dalla redazione
Carissimi lettori,
Siamo arrivati all’ultimo
numero e vi vorremmo
salutare con alcune foto
che testimoniano il duro
lavoro di quest’anno, la
fatica e il sudore che la
redazione ha versato per
voi XD XD!!!
BUONA ESTATE A TUTTI!!!!!!
ARRIVEDERCI A SETTEMBRE…
La redazione
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