Per una PAC forte rimodellata e adattata alle sfide del 21° secolo
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Per una PAC forte rimodellata e adattata alle sfide del 21° secolo
Bruxelles, martedì 25 gennaio 2011 PER UNA PAC FORTE, rimodellata e adattata alle sfide del 21° secolo Il centro attorno al quale gravita l’attuale dibattito sul futuro della PAC è costituito dalla comunicazione della Commissione1 ”La PAC verso il 2020”, che funge da piattaforma sulla quale nei prossimi mesi verranno elaborate proposte legislative più concrete. Le tre opzioni di riforma tratteggiate dalla Commissione sono state esposte da G. Jones, in rappresentanza della DG Agricoltura, e si possono riassumere come segue: 1. cambiamenti graduali e adeguamenti finalizzati a garantire maggiore equità tra gli Stati membri nella distribuzione degli aiuti; 2. modifiche sostanziali per rafforzare la sostenibilità ambientale ed economica dell’agricoltura europea; 3. riforma molto più ampia che ponga l’accento in primis su obiettivi ambientali, abbandonando gradualmente le misure di sostegno al reddito e la maggior parte delle misure di mercato. I nodi cruciali da affrontare, secondo la Commissione, sarebbero l’invecchiamento dei lavoratori del settore agricolo, il principio di equità distributiva tra nuovi e vecchi Stati membri, e infine l’eccessiva complessità tecnico-burocratica del sistema gestionale della PAC. Le regioni coinvolte nell’iniziativa odierna, riunite sotto la sigla AGRIregio 2 , hanno consegnato al rappresentante delle Commissione una dichiarazione col fine di esplicitare i temi sensibili e le priorità regionali per l’agenda di riforma della PAC. Tra questi spiccano: - la declinazione nella futura PAC del principio della coesione territoriale contenuto nel Trattato di Lisbona; - 1 l’utilizzo delle indicazioni di origine e di qualità quali fattori essenziali di competitività; COM(2010) 672 definitivo AGRIregio è una piattaforma informale che riunisce 11 network regionali europei interessati al dibattito sul futuro della PAC. 2 - la flessibilità del sistema degli aiuti e del sostegno al reddito, in maniera tale da permettere alle regioni di prendervi parte attivamente. La conferenza, promossa dalle quattro grandi regioni agricole della Francia occidentale, si è articolata in tre fasi di intenso dibattito. Il primo gruppo di discussione3 ha sollevato due questioni fondamentali. In primo luogo sono stati delineati i possibili contorni della riforma, la quale, lungi dal rappresentare una rivoluzione, dovrebbe conseguire un ulteriore perfezionamento della politica agricola in linea di continuità con le misure di disaccoppiamento degli aiuti introdotte nel 2003. La stessa architettura generale della PAC, fondata su due pilastri (1. aiuti diretti/misure di mercato, 2. programmi di sviluppo rurale), potrebbe così essere mantenuta. Pur riconoscendo i contenuti positivi della comunicazione della Commissione, è emersa una certa preoccupazione riguardo al contenimento delle oscillazioni dei prezzi e delle speculazioni finanziarie di cui i prodotti agricoli sono stati oggetto negli ultimi anni. Sarebbe quindi auspicabile una PAC forte che non si limiti a costituire una rete di sicurezza per la gestione del rischio, ma che sia in grado di offrire una regolamentazione efficace dei mercati. In secondo luogo è stata analizzata la relazione tra la politica agricola dell’Unione e i più generali scenari del commercio internazionale. J. Bové ha sottolineato con vigore la necessità di difendere l’agricoltura europea anche a livello internazionale, per esempio in sede di OMC, evitando di creare frizioni tra politica agricola e politica commerciale. Proprio quest’ultima, infatti, potrebbe mettere sotto pressione settori cruciali come quello lattiero-caseario o delle carni in seguito alla sottoscrizione di accordi commerciali di apertura, attualmente in via di definizione, rispettivamente con Canada e Mercosur. Tali elementi, secondo M. Morin, non possono che proiettare un’ombra di incertezza sull’intera riforma. Infine, G. Salvadori ha sostenuto la centralità dei concetti di “filiera corta” e “filiera integrata” nella prospettiva di creare un’economia agricola sostenibile, competitiva e di qualità elevata. Il secondo dibattito4 ha affrontato il tema dell’adattamento della PAC alle specificità locali e alle realtà rurali. A riguardo è stata proposta non una semplice regionalizzazione, ma 3 Gwilym Jones (Commissione Europea DG Agricoltura e sviluppo rurale), José Bové (Membro del Parlamento Europeo, Greens), Michel Morin (regione Bretagna), Gianni Salvadori (Regione Toscana). 4 Loretta Dormal-Marino (Commissione Europea, DG Agricoltura e sviluppo rurale), René Souchon (Presidente regione Auvergne), Benoit Biteau (Regione Poitou-Charentes), Paolo Petrini (Regione Marche), Theodor Weber (Land Baviera). bensì una territorializzazione della PAC. Mantenere le attività agricole sul territorio, sostenendone il reddito, richiede inevitabilmente il coinvolgimento degli enti locali, gli unici attori che possiedono la capacità analitica necessaria per identificare i bisogni reali, per definire attraverso la partecipazione aree omogenee e dunque per stabilire le corrette linee di intervento. In aggiunta, così facendo risulterebbe possibile considerare le caratteristiche peculiari delle aree naturalmente svantaggiate per questioni legate, per esempio, all’orografia o a climi estremi, nelle quali i costi di produzione sono inevitabilmente maggiori. I rappresentanti delle regioni Marche e Poitou-Charentes hanno poi manifestato un comune scetticismo nei confronti dell’attuale normativa in materia di OGM, rivendicando il diritto di decidere sulle sorti e sulla gestione del loro territorio. Questa tematica si inserisce nell’attuale disputa relativa agli OGM che vede un’apertura parziale della Commissione alle istanze degli enti regionali5. P. Petrini, in riferimento all’idea della Commissione di spingersi oltre l’eco-condizionalità istituendo dei sistemi premianti per la produzione di beni ambientali pubblici, ha evidenziato le connesse difficoltà di valutazione e l’impossibilità di formulare degli indicatori oggettivi, data l’enorme differenziazione territoriale esistente a livello europeo. L’ultimo gruppo di discussione 6 si è focalizzato sui modelli sostenibili di agricoltura e sull’opportunità di creare sinergie tra competitività e sostenibilità. S. le Fall ha indicato due vie da seguire, ovvero l’estensione dell’agricoltura biologica e il contemporaneo miglioramento degli standard ambientali dell’agricoltura convenzionale. Sembra oltretutto che la Commissione stia prendendo in seria considerazione il rafforzamento del secondo pilastro della PAC a discapito del primo, proprio col fine di stimolare la sostenibilità. Altri elementi portati all’attenzione sono stati la necessità di proteggere la biodiversità agricola e di premiare le attività agricole che generano esternalità positive e forniscono beni ecologici di pubblico utilizzo. In conclusione, si è registrato un generale apprezzamento delle proposte della Commissione, considerate una base accettabile per strutturare il dialogo che nei prossimi mesi porterà a concrete iniziative normative. È inoltre emersa una visione condivisa sulla necessità di riequilibrare gli aiuti tra Stati membri e di sostenere le organizzazioni dei 5 Il Comitato delle Regioni approverà un parere sulla “Libertà degli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colture geneticamente modificate sul loro territorio” durante la prossima sessione plenaria del 27-28 gennaio. 6 Stéphane le Foll (Membro del Parlamento Europeo, S&D), Francois Dufur (Regione Bassa Normandia), Tiberio Rabboni (Regione Emilia Romagna), Wojciech Kozak (Regione Malopolska). produttori affinché siano essi stessi, e non la grande distribuzione, a beneficiare della parte più consistente del valore aggiunto dei prodotti agricoli. Su un piano macro, si è resa manifesta l’imprescindibilità del coordinamento tra differenti aree di policy (politica agricola, politica commerciale e politica di coesione). Andrea Fellin