Acqua: quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo
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Acqua: quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo
Acqua: quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo (dal sito www.wwf.it) L’ISTAT rileva che in Italia sono stati erogati una media di 92,5 metri cubi di acqua potabile per abitante con un incremento dell’1,2% negli ultimi dieci anni. Escludendo l’acqua erogata da fontane e in luoghi pubblici il consumo pro capite di acqua per uso domestico è stato pari nel 2009 a 186 litri al giorno (63 metri cubi l’anno). I dati dell’erogazione sono molto differenti da Regione in Regione e si passa dai 127,4 metri cubi per ogni abitante della Provincia Autonoma di Trento ai 63,5 metri cubi per ogni cittadino pugliese. I dati ISTAT completi > Nel 2008 il 32,2% dell’acqua prelevata per uso domestico è stata sottoposta a trattamenti di potabilizzazione. Ciò nonostante, secondo l’ISTAT, nel 2009 il 63,4% delle famiglie italiane ha acquistato acqua minerale, percentuale che risulta in calo rispetto agli anni precedenti (67,6% nel 2000, 64,2% nel 2008). La distribuzione territoriale è piuttosto uniforme: si passa dal 65,2% di famiglie del Mezzogiorno, al 62,5% di quelle del Nord e al 62,8% di quelle del Centro. La spesa media delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale è pari a 19,71 euro mensili e, anche in questo caso, mostra un’alta omogeneità territoriale: si passa, infatti, da un massimo di 20,34 euro nel Nord a un minimo di 18,75 nel Mezzogiorno. In media la spesa delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale risulta più bassa rispetto a quella sostenuta nel 2008 (21,14 euro). Interessantissimi sono i dati relativi all’imbottigliamento delle acque minerali in Italia e dimostrano in modo esemplare quanto sia clamorosa quest’anomalia del nostro Paese. I dati completi dal sito Mineracqua.it > Secondo il Comitato per la Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche, istituito presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, gli acquedotti italiani hanno una perdita pari complessivamente al 30% dell’acqua immessa, cioè pari a circa 2,61 miliardi metri cubi sui 8,72 miliardi di metri cubi immessi nella rete idrica. Una perdita questa che percentualmente aumenta soprattutto al Sud dove in alcuni casi le perdite addirittura superano il 50%. Se si considera che portare l’acqua, da una falda ad un acquedotto, costa anche in termini energetici per l’uso delle pompe, stando alle stime di Federutility con l’acqua persa dagli acquedotti in Italia ogni anno si buttano letteralmente via anche 226 milioni di euro. L'articolo sul Sole24ore.com > I dati completi di quest’analisi sono reperibili nel “Rapporto sullo stato dei servizi idrici” elaborata nel 2009 sempre dal Comitato per la Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche. Sul tema delle perdite in rete i dati elaborati dall’ISTAT (sempre nel documento sopra citato) sono ancor più drammatici dal momento che 2008 e stata stimata una perdita media nazionale del 47% con situazione clamorose in Puglia, Sardegna, Molise ed Abruzzo, regioni dove si perdono 80 litri di acqua potabile ogni cento che ne vengono erogati dai rubinetti. Ma il rapporto tra acqua e vita quotidiana è più complesso Ogni bene necessita l’impiego di una certa quantità d’acqua, dall’irrigazione dei prodotti vegetali in agricoltura, agli abbeveraggi dei capi di bestiame, dai nei cicli di produzione o di trasformazione ai sistemi di lavaggio dei prodotti finiti. Se ad esempio si fa un calcolo di quanta acqua serva per produrre un hamburger di 150 grammi tenendo conto di questi fattori, si scopre che sono necessari 2.400 litri di acqua, equivalenti alla quantità d’acqua necessaria per abbeverare e, soprattutto, per far crescere il foraggio utile alla crescita di un manzo macellato a 3 anni. L’acqua sul nostro Pianeta è una risorsa abbondante, ma non illimitata. Nonostante la grande quantità di acqua sul pianeta, decenni di gestione non sostenibile hanno determinato che la scarsità d'acqua raggiungesse soglie critiche in molte regioni. Sono complessivamente circa 900 milioni le persone che non hanno accesso ad acqua potabile sicura (dato Unep) e circa 2,6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base. Inoltre il 12% della popolazione mondiale consuma l’85% dell’acqua disponibile. Se il Sud del Mondo, come abbiamo appena visto, è assetato, in alcuni Paesi avanzati la situazione è paradossale. E l’Italia non è seconda a nessuno. L'Italia è il Paese leader al mondo nella produzione di acqua minerale, ed è al terzo posto per consumi pro capite, preceduta solo dagli Emirati Arabi e dal Messico, e davanti al Belgio che ci segue con circa 150 litri di consumo annuo pro-capite (Fonte: Beverage Marketing Corporation, Società statunitense di analisi statistica e consulenza). Eppure l’acqua potabile nel nostro Paese arriva in tutte le case e ha una buona qualità, perché i controlli sono severi e rigorosi. L’acqua serve a tutto Molte delle nostre attività hanno bisogno di acqua: dagli usi alimentari alla pesca, dalla navigazione alla produzione di energia elettrica, dagli usi industriali all’irrigazione delle coltivazioni, dalla balneazione allo scarico dei rifiuti. Esistono molte difficoltà nel comparare quanta acqua “consumi” ciascuna di queste funzioni in quanto questa viene nella maggior parte dei casi “restituita” più o meno direttamente e con caratteristiche più o meno alterate all’ambiente. Per esempio nell’uso industriale per il raffreddamento l’acqua viene restituita a temperatura leggermente superiore, per l’uso agricolo si restituisce al terreno acqua ma al netto dell’evaporazione dell’accrescimento delle piante. Il rapporto tra domanda e disponibilità idrica ha raggiunto un livello critico in molte zone d'Europa, come risultato di un eccessivo prelievo e prolungati periodi di scarse precipitazioni e siccità. La portata di molti fiumi si è ridotta, sono diminuiti i livelli di molti laghi e delle acque sotterranee, moltissime zone umide si sono prosciugate con ovvie ricadute negative sugli ecosistemi d'acqua dolce, compresa tutta la fauna (pesci e uccelli) che da essi strettamente dipende. Nei casi in cui la risorsa idrica è diminuita, si è assistito anche ad un peggioramento della qualità idrica a causa del conseguente aumento della concentrazione delle sostanze inquinanti. Inoltre, sempre più frequenti sono le segnalazioni di infiltrazione di acqua marina nelle falde acquifere costiere. Per non parlare del cambiamento climatico in atto che quasi certamente andrà ad aggravare questi effetti in futuro, con siccità sempre più frequenti e gravi. Altro elemento fondamentale è quello della depurazione delle acque: a questo proposito c’è da ricordare che la Commissione europea il 5 maggio 2010 ha deciso di deferire l'Italia e la Spagna alla Corte di giustizia dell'UE per violazione della direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane, in base alla quale entro il 31 dicembre 2000 i due paesi avrebbero dovuto predisporre sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15000 abitanti. La Commissione europea aveva rilevato che circa 178 città e centri urbani italiani non erano in regola con la normativa europea (tra questi ci sono: Reggio Calabria, Lamezia Terme, Caserta, Capri, Ischia, Messina, Palermo, San Remo, Albenga e Vicenza), mentre quelli spagnoli erano solo 38. Un’analisi sui consumi idrici è sempre complessa, ma a grandi linee si può affermare che circa la metà dell’acqua è destinata all’agricoltura, la rimanente metà vede un po’ più di un terzo destinato agli usi idropotabili, una quota più o meno equivalente agli usi industriali ed il resto alle produzioni elettriche (sebbene l’analisi sia un po’ datata,a tale proposito rimane interessante questo studio del CNR. L'agricoltura assorbe la maggior parte delle risorse idriche. Si calcola che a livello mondiale circa il 70 % dell'acqua prelevata dai fiumi, dai laghi e dalle falde sotterranee sia destinato all'irrigazione. Per avere una visione più completa in relazione all’Europa è interessante il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente che ha analizzato gli impatti soprattutto in relazione all’estrazione idrica destinata all’agricoltura. Certo l’approvvigionamento idrico avviene attraverso le precipitazioni atmosferiche che come sappiamo stanno subendo alterazioni a causa dei cambiamenti climatici. In Italia negli ultimi dieci anni sono stati cumulati in media 750 mm di precipitazione, 15 millimetri in meno rispetto al valore climatico di riferimento (in questo caso il trentennio 1971-2000). Il decennio è stato caratterizzato da notevole variabilità, con una certa tendenza ad un aumento delle precipitazioni nel corso degli ultimi anni. Nel 2009 il mese con maggiore piovosità è stato gennaio, con una precipitazione media di 114 millimetri, mentre maggio è risultato il meno piovoso (24 millimetri). Complessivamente, la precipitazione totale annua è stata maggiore nelle regioni del Centro, con un valore medio di 910 millimetri, seguite da quelle del Nord (878 millimetri) e del Sud (818 millimetri). A livello regionale il massimo delle precipitazioni si è registrato nel mese di gennaio in Puglia, con una valore medio di 242 millimetri e in Basilicata, con 236 millimetri. Il minimo si è raggiunto nel mese di luglio in Sardegna (appena 0,4 millimetri) e in Sicilia (3 millimetri).