IDéeSse InForma 22 - Centro Documentazione Storica Citroen
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IDéeSse InForma 22 - Centro Documentazione Storica Citroen
IDéeSse InForma 22 IDéeSse InForma 22 Anno XII Numero 22 27 Marzo 2001 La rivista non contiene informazione pubblicitaria. Eventuali messaggi presenti sono stati scelti dalla Redazione perché rappresentativi della comunicazione dell’epoca. I numeri arretrati sono disponibili salvo esaurimento- dietro richiesta scritta al costo di 5000 lire per rimborso spese. Le richieste devono essere indirizzate al Tesoriere Camillo Cotti Via Bastone, 20 43015 Noceto Finito di stampare nel mese di Febbraio 2001 ad Arezzo presso la tipografia “Graphicomp” In copertina: Ilaria Paci fotografata da Maurizio Marini. Editoriale Uno per tutti, tutti per uno Sergio Cerreti, Presidente dell’IDéeSse Club Questa o Quella Lui, Lei e l’Altra (4a parte) Maurizio Marini, Segretario dell’IDéeSse Club Tecnica Alta Pressione a cura del Centro Documentazione IDéeSse Citroën DS19 La Dea del ‘57 Di Marco Marangoni, Maurizio Marini e Giuseppe Torini 3 4 10 14 22 Model D isme La Grandeur della Heller di Maurizio Venturino 24 Spazio SM Diamo i Numeri! Di Maurizio Baiocchi, presidente SM Club Italia 28 Click! Le foto di IDéeSse InForma di Maurizio Marini 32 Pubblicité Avanti, c’è posto! La simpatica grafica della pubblicità della ID19 Familiale del 1959 IDéeSse InForma Bollettino periodico del R.I.A.S.C., dell’IDéeSse Club, dell’SM Club Italia e del CX Club Italia. Comitato di Redazione: Marco Centomo Sergio Cerreti Marco Marangoni Maurizio Marini Maurizio Venturino Direttore Responsabile: Maurizio Marini Ha Collaborato: Maurizio Baiocchi Giuseppe Torini Marco Vaccaro Redazione Loc. Ripa di Olmo 69/L 52040 Arezzo Tel./Fax./Q 0575 959331 e-mail [email protected] di Sergio Cerreti, Presidente dell’IDéeSse Club. I Cooperatori non me ne vogliano se prendo in prestito il loro motto universale di unità e fratellanza: mi permetto di farlo perché gli argomenti che tratterò sono permeati dello stesso spirito di solidarietà, unità d'intenti e collaborazione, anche se riferiti al più circoscritto ambito dei Citroënisti storici. Punto primo. Come Presidente dell'IDéeSse Club non ho mai taciuto le mie riserve circa l'opportunità di federare la nostra associazione all'ASI, ma ora mi sento in dovere di richiamare l'attenzione degli associati - anche degli altri Club "Double-Chevron" - su questo argomento: si deve considerare che sempre più il Codice della Strada garantisce il ruolo di quell'Ente come rappresentativo del motorismo storico nel nostro Paese e che un numero via via più diffuso di veicoli Citroën sono ormai di interesse storico (venti anni) o si avviano a superare la soglia dei tren'anni che ne fa un veicolo storico a tutti gli effetti; vi si aggiunge il problema sfac- cettato delle polizze RCA, con le compagnie sempre più propense a chiedere garanzie concrete come la omologazione ASI. Eppoi: come si fa a dire al Socio che ambisce a tale riconoscimento - per soddisfazione, per prestigio, per il valore del proprio veicolo "ti devi iscrivere anche ad un Club federato ASI"? A mio modo di vedere, non essere in grado di andare incontro a questa richiesta significa venire meno ai principi statutari dell'associazione. Vi sono oggi le condizioni per risolvere in senso positivo l'affaire federazione ASI: l'incontro di Firenze con il Presidente Loi, del quale è stata data notizia sul precendente "InForma", ne è la concreta premessa; l'interesse e la disponibilità della controparte ci sono stati dichiarati. Le scelte da fare e che dovranno essere definite d'intesa con gli altri Club che operano in sinergia con l'IDéeSse - per essere sciolte in seno alla prossima Assemblea socia- le del nostro sodalizio, marzo/aprile 2001- passano al nostro interno: ci pare che la strada da percorrere sia quella di istituzionalizzare il RIASC quale figura giuridica autonoma dall'IDéeSse Club (i figli crescono e ad un certo punto debbono affrontare la loro strada) per poter federare il Registro all'ASI. Questa soluzione - che, fra l'altro, piace a Citroën Italia - ci consentirebbe di ricomporre l'unità delle associazioni dedicate alle auto storiche del Quay de Javel (DS,ID,TA,bicilindriche,SM, CX,GS eccetera) attraverso atti di adesione delle stesse al Registro secondo regole da convenire, consentendo ai rispettivi Soci che ne siano interessati di fruire dei benefici ASI per tramite del Registro federato. Come dire "due piccioni con una fava" (anzi tre, quattro o più piccioni, a seconda di quante saranno le associazioni che aderiranno al Registro); un solo ente federato ASI a rappresentare tutti nella piena autonomia di ognuno, purché siano unitari le finalità, gli intenti ed i comportamenti. Punto secondo: l'ampliarsi della gamma Citroën storiche sta generando nuove associazioni di modello, è recente la costituzione del CX Club Italia, è in gestazione un'analoga iniziativa per le GS. Bene: intanto, questi fatti vanno a rafforzare la tesi prima esposta sul ruolo centrale del Registro federato ASI, che sta diventando necessità oltre che opportunità; in più comportano una riflessione fra le singole associazioni sulla convenienza a favorire reciprocità di iscrizione nel caso di Soci di un Club che possiedano anche modelli riferibili ad un'altra associazione Citroën. Ad esempio: un Socio IDéeSse possessore di una DS potrebbe volersi iscrivere anche al CX o all'SM club qualora disponesse di uno di quei modelli, se non di tutti e due (fortunato lui!), o viceversa. Perché non agevolare questa sinergia? In tal senso il CX Club Italia non ha perso tempo: il suo Consiglio Direttivo ha già avanzato Una riflessione, infine, buona per l'Assemblea sociale IDéeSse. Il Socio Antonio Romeo da Firenze affermò un giorno di alcuni anni fa, con immensa saggezza: "è un gioco, facciamolo restare tale!". La domanda di oggi è questa: è ancora un gioco? IDéeSse InForma 22 - Editoriale Uno per tutti, tutti per uno una proposta del genere.. 3 IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra Lui, Lei e L’altra Ovvero: Manuale per tradire la propria amata con la Ragione invece che col Cuore, IVa ed ultima parte di Maurizio Marini, Segretario dell’IDéeSse Club. Ci occuperemo in questa ultima parte della nostra disamina sulle Citroën "alternative" di due vetture molto recenti. Tratteremo di quelle automobili che per ragioni di età non rientrano tra quelle "agevolate" dal punto di vista assicurativo ma che per prezzo d'acquisto e fruibilità sono una valida alternativa all'auto "moderna". Ecco quindi a voi le Citroën BX ed XM: ovvero quelle vetture a sospensione idropneumatica che sono attualmente fuori produzione ed hanno sul mercato quotazioni piacevolmente basse. BX La Citroën BX è frutto di un ambizioso progetto denominato XB e portato avanti da Citroën alla fine degli anni '70. L'idea di presentare sul mercato una berlina media, erede della GS/GSA, risale al 1977; la Direzione desiderava rompere nettamente con lo stile delle vetture fino ad allora prodotte, 4 sfruttando al massimo la sinergia Citroën-Peugeot tramite l'impiego di componenti comuni alle due marche. Nell'aprile del 1979 tra le tre maquettes proposte venne scelto il progetto del centro stile Bertone di Caprie. Decisamente lontano dalle linee fluide tracciate da Bertoni prima e da Opron successivamente, il disegno italiano era netto, deciso e squadrato. Tutti gli elementi che componevano la linea della vettura riprendevano i concetti generali della GSA: berlina due volumi, quattro porte e portellone di carico posteriore, ampio parabrezza molto inclinato, linea molto aerodinamica. I progettisti di Bertone ebbero vita facile nel disegnare un cofano ben profilato: il motore della nuova media Citroën era difatti un tranquillo quattro cilindri raffreddato ad acqua, privo delle esigenze di raffreddamento del boxer che animava la GS/GSA. Il propulsore era di disegno moderno, progettato per tutte le vetture del gruppo, veniva costruito nello stabilimento superautomatizzato di Tremery ed assieme a cambio e trasmissioni andava ad equipaggiare anche la Peugeot 405. Il primo prototipo viaggiante iniziò a girare sulla pista all'inizio del 1980, seguito da altri quaranta mentre per preparare le linee di produzione furono necessari altri due anni. La presentazione al pubblico fu eccentrica quanto spettacolare: una cassa contenente la vettura iniziò a scendere dalla torre Eiffel il 16 settembre 1982, per arrivare a terra il 23 successivo ed essere aperta da Jacques Lombard, al tempo direttore generale di Citroën. Particolarmente innovativa l'idea di adottare materiali compositi per alcune parti della carrozzeria: il portellone posteriore, i fianchetti posteriori, gli scudi paraurti e -nelle prime serie- il cofano motore, sono realizzati in un polimero elastico di ottimo aspetto ed assolutamente esente da fenomeni di corrosione (si scoprì successivamente che il policarbonato utilizzato per i fianchetti trasparenti di alcuni modelli era IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra Qui sopra e sotto le BX leader rispettivamente seconda e prima serie. A lato in alto la BX19Gti 16V Sotto a destra la linea di montaggio. 5 IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra 6 soggetto ad opacizzarsi nel tempo). Spaziosa, parca nei consumi, semplice nella meccanica, la BX arrivò in Italia in tre versioni: BX14 (1360cc per 62 cavalli), BX14RE (ancora il 1360cc ma portato a 72 cavalli) e BX16TRS (1580cc e 90 cavalli). La sospensione è ovviamente idropneumatica e ad essa sono asserviti anche i quattro freni a disco. Nel settembre 1985 fu disponibile il motore a ciclo Diesel da 1905cc per 65 cavalli mentre la prima motorizzazione sportiva arrivò nel luglio dell'anno successivo con la BX 19GT mossa dal 1905cc a benzina da 105 cavalli. Contemporaneamente arrivava la versione Break (costruita presso la Heuliez) che, seppur non troppo riuscita stilisticamente, portava le vendite della BX a livelli decisamente alti. Nel luglio 1986 (per l'annomodello 1987) la BX subì un restyling sia interno che esterno: mentre all'esterno la linea diveniva più morbida ed omogenea, all'interno si perdeva la bellissima plancia di bordo con i satelliti per una di tipo nettamente più convenzionale. Lo stesso anno vedeva il lancio della BX 19GTi che con l'iniezione elettronica raggiungeva i 125 cavalli ed vista “esplosa” del motore ZPJ i 200km/h; l'anno successivo diveniva disponibile la versione GTi 16V per la bellezza di 160 cavalli e 218km/h di velocità. Da li a poco venne presentata anche una interessante versione Diesel turbo con motore da 1769cc capace di sfiorare i 180km/h anche grazie all'intercooler. La BX è rimasta in produzione sino al 1992 quando venne sostituita dalla Xantia. Tutte le versioni (salvo forse le prime BX14 che lamentavano un cambio di velocità decisamente malriuscito) sono "papabili" d'acquisto: si trovano sul mercato a prezzi ridicoli, se non hanno milioni di chilometri (occhio alle Diesel!) ed hanno avuto una regolare manutenzione, sono veicoli incredibilmente economici da mantenere (ricordate? Chilometri si, meccanici no!), con il tipico confort di bordo delle migliori Citroën. XM Ed eccoci arrivati all'ultima ammiraglia del doppio chevron. Che dire della XM? Nata con richiami tecnici e stilistici alla grande e rimpianta SM, ne ha ereditato anche lo sfortunato destino. La XM (dalle sigle DX -come vennero identificati tutti i prototipi- e SM) è frutto del progetto V80 (successivamente Y30) concepito tra l'estate e l'autunno del 1984, per una berlina "alto di gamma" destinata a sostituire la CX. Il lancio della nuova Citroën iniziò ufficialmente il 15 dicembre 1988, quando Jacques Calvet (appena nominato "uomo dell'anno 1988" dalla rivista Time) presentando i dati di bilancio dell'anno in corso, ne annunciò nome e data di presentazione. Principale innovazione della XM è la sospensione "idrattiva" che unisce alle ben note peculiarità della sospesione idropneumatica Citroën il controllo elettronico dell'assetto, dei sensori rilevano ogni quarto di secondo una serie di dati (angolo e rapidità di rotazione del volante, intensità dell'accelerazione/rallentamento, frenata, rapporto innestato/numero di giri motore e cabrata/picchiata del corpo vettura), sulla base di queste indicazioni il calcolatore preposto alla gestione della sospensione (nella XM di calcolatori e centraline ce ne sono a bizzeffe), decide se porre in comunicazione con le due sfere di ciascun assale un terzo blocco pneumatico dotato di "regolatore di rigidità", adeguando in tal modo il comporta- IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra La V6 del sottoscritto nel primo servizio fotografico di Citroën Italia (1989) 7 IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra 8 Il cruscotto della XM prima serie0 mento del corpo macchina allo stile di guida del conducente ed alle condizioni del fondo stradale. Tale sospensione non era certo una novità assoluta: dal 1955 al 1968 ben 10 prototipi DS ebbero un simile sistema "antigite", ideato da Paul Magés, interamente idraulico. Al Salone di Parigi del 1988 fu inoltre presentato il prototipo Activa, dotato di molte meraviglie tra cui la sospensione idrattiva ed il motore V6 che poi ritroviamo sulla XM. Pare inutile dire che questa simpatica sospensione è fonte delle solite gioie e dolori che solo le più bizzarre fantasie Citroën riescono a suscitare. Non paghi di tanto i tecnici della Casa francese hanno voluto strafare: hanno inserito un parametro per cui aprendo una portiera (ma anche il portellone posteriore!) la vettura passa alla posizione "rigido", in teoria per consentire ad una persona di salire o scendere dall'auto senza che il corpo vettura la segua in alto o in basso per la variazione di carico. Ed ecco che è sufficiente un falso contatto sulla battuta del portellone o addirittura che un fanalino posteriore faccia poco contatto che la macchina diventa rigida come una tavola! Tutto questo di norma avviene mentre si viaggia, trasformando sui pavé quel comodo salotto che è l'interno della XM in un carro merci ferroviario. La soluzione a tale inconveniente è banale quanto sconosciuta: verificare mezzo tester il funzionamento dei vari sensori e controllare che i cavi di massa dell'avantreno e dei sensori stessi siano efficienti. Una nota tecnica della Citroën in merito esiste già dal '90 ma pare che meccanici e concessionari non l'abbiano vista… La XM arriva sul mercato italiano alla fine del 1989, due sono le motorizzazioni disponibili inizialmente: 1998cc 4 cilindri a benzina, con iniezione elettronica multipoint e 130 cavalli e 2975cc 6 cilindri a V, catalizzato per 170 cavalli. A questi due propulsori si affianca rapidamente un turbodiesel da 2138cc per 110 cavalli. Più o meno tutte le XM immatricolate tra il 1989 ed il 1992 soffrono di una serie inenarrabile di problemi e problemucci, nella stragrande maggioranza dei casi imputabili all'impianto elettrico. Complesso, realizzato con connettori di scarsa qualità, soggetto a fenomeni di ossidazione e "cottura", è la nelli porta, via lo spoiler e per finire via il volante monorazza, sostituito da un simpatico gonfiotto con l'airbag. Quasi contemporaneamente il sottopotenziato motore turbodiesel è stato portato a 2500cc, le ultime XM con questo motore superano i 200 all'ora. Anche le quotazioni dell'usato sono rapidamente scese a livelli quasi comici: una XM del '92 si trova per un milione o poco più (anche se per una 16V del 1999, ho visto chiedere in Filiale più di trenta milioni!); godono di un certo mercato soltanto le break e le turbodiesel più recenti. Consigli? Acquistate una XM preferibilmente a benzina (sono quelle che generalmente hanno fatto meno chilometri), possibilmente posteriore al '93 ma anteriore al '95 (vecchio cruscotto, trés Citroën), possibilmente con finitura pack 3° livello o superiore (chiamata successivamente "Exclusive"), con l'impianto idraulico a posto, con il cruscotto che funziona interamente e con le sospensioni che non scricchiolano. La ruggine non è un fenomeno che riguarda la XM, è sicuramente la prima Citroën che non ne soffre: la mia XM dell'89 vive in strada da quando è nata e la car- rozzeria è come nuova. Se poi cercate qualcosa di particolare, per esperienza personale vi consiglio una bella V6 con cambio ma-nuale: non ha i difetti della 24v e della automatica: è silenziosa coma mai nessuna Citroën prima (e forse dopo), consuma meno carburate della duemila benzina e avrete un oggetto (tra vent'anni!) di probabile rivalutazione storica. IDéeSse InForma 22 - Lui, Lei e L’Altra fonte prima di cruccio dei primi proprietari dell'ammiraglia Citroën. Se nel 1974 l'utente della CX era disponibile ancora a perdonare qualche "difettuccio" di fabbricazione, non lo è altrettanto l'acquirente della XM dei primi anni '90. Immediatamente si levano proteste e voci (spesso esagerate) riguardo all'inaffidabilità della vettura: "ah questo con una Mercedes non sarebbe successo", "costa più di una BMW e vale la metà" ed altre frasi sul genere erano le lagne tipiche dell'utente XM. Unendo a questo lo scarso "appeal" della vettura sull'ormai quasi scomparso "popolo della CX", si può facilmente immaginare con quale rapidità crollarono le vendite dell'ammiraglia. La veloce V6-24 non contribuì neppure un po' a risollevare le sorti della gamma: afflitta anche lei da problemi costruttivi (gli alberi a camme si decementavano raggiunti i 100.000 chilometri, con danni notevoli alla distribuzione), fu venduta in numero assolutamente esiguo di esemplari (anche il costo di quasi ottanta milioni certo non aiutò granché). Canto del cigno fu il restyling del 1995: nuovo cruscotto "Xantia Feeling", nuovi paraurti, nuovi pan- 9 IDéeSse InForma 22 - Alta Pressione Alta Pressione Proseguiamo la pubblicazione a puntate di un interessante documento della Citroën risalente al 1969 ed utilizzato per i corsi ai meccanici. Si tratta di un volume intitolato «Impianto Idraulico - Principi di funzionamento» ed illustra i meccanismi degli organi che compongono l’insieme idropneumatico. a cura del Centro di Documentazione (IIIa parte) questi differenti organi. DISTRIBUTORE E REGOLATORE Dl PRESSIONE Il corretto funzionamento di certi organi, non può essere ottenuto che utilizzando una pressione inferiore a quella fornita dalla origine della pressione. Si deve in certi casi, poter disporre: Di una pressione variabile ma controllabile (caso dello sterzo, della frenatura, ecc...). Di una pressione costante ma relativamente debole (caso del disinnesto frizione per esempio). Il distributore e il regolatore di pressione rendono possibile 1'alimentazione di 10 I - DESCRIZIONE Lo schema sottostante mostra i differenti elementi che costituiscono il distributore o il regolatore di pressione. Lo sforzo applicato sul pistoncino distributore puo essere dato dalla taratura di una molla dalla differenza di taratura di più molle, da uno sforzo manuale. II - FUNZIONAMENTO 1) Messa in pressione: Per mettere il distributore in azione, si deve mettere in comunicazione l'utilizzazione con il circuito alta pressione. Questo collegamento può essere: - Automatico: a riposo, l'uti- lizzazione è collegata al circuito d'alimentazione. - Comandato manualmente: a riposo, la posizione del pistoncino distributore è indifferente. La pressione cresce nel circuito di utilizzazione; questa stessa pressione P si stabilisce nella camera A, sotto il pistoncino distributore. Una forza F = P x S si oppone allora ad R. 2) Equilibrio: -Quando F diviene uguale ad R, il pistoncino distributore occupa una posizione di equilibrio tale che l'orificio di ammissione è ostruito. La pressione P nel circuito di utilizzazione è cosi limitata a un valore: P=R/S -Se la pressione cade nel circuito di utilizzazione, F diminuisce, R diventa preponderante, il pistoncino distributore si sposta verso l'ammissione. -Se la pressione sale nel circuito di utilizzazione, F aumenta e il pistoncino distributore si sposta verso lo scarico. 3) Regolatore di pressione: -Se R è la taratura T fissa di una molla, o uno sforzo manuale ugualmente fisso, si otterrà una pressione regolata fissa: Pr=T/S -Si tratta allora di un regolatore di pressione. 4) Distributore di pressione: -Se R e uno sforzo manuale variabile, o la taratura variabile di una molla (taratura di spostamento di un pezzo, per esempio) si otterrà una pressione proporzionale allo sforzo R fornito: -Si tratta allora di un distributore di pressione. III - DASH-POT (RALLENTATORE - SMORZATORE) Per evitare una salita in pressione troppo brusca nel circuito di utilizzazione all'atto della messa in pressione, lo spostamento del pistoncino può essere frenato da un dash-pot. Questo sistema evita cosi le vibrazioni del pistoncino distributore. Un pistone scorre con un gioco calibrato nella camera A di diametro superiore a quello del pistoncino distributore. Quando il pistoncino scende, il liquido e laminato tra pistone e pareti della camera, ciò che frena lo spostamento del pistoncino FRENATURA I - GENERALITA' I veicoli D sono equipaggiati con freni a disco anteriori e a tamburo posteriori. Esistono due sistemi di comando su questi veicoli: -la frenatura a dosatore -la frenatura a pedaliera Molti particolari comuni caratterizzano questi due sistemi. I circuiti dei freni ANT. e POST. sono separati. I circuiti dei freni POST., sono alimentati dalla sospensione POST. (questo collegamento permette di limitare la pressione massima di frenatura sul circuito POST.). Esiste una riserva di pres- sione sul circuito ANT. Accumulatore dei freni con frenatura a pedaliera, accumulatore principale con fre- OSSERVAZIONE: I valori delle pressioni nei circuiti di sospensione sono: anteriore : 85 a 110 Kg/cm2 secondo il carico, posteriore: 50 a 90 Kg/cm2 secondo il carico. Il ripartitore: Il corpo del ripartitore è alimentato con liquido della sospensione POST. (è dietro che le variazioni di pressione in funzione del carico sono più notevoli). La pressione d'alimentazione agisce sulla superficie utile S, del pistone. Il pistone e solidale ai rulli A. - Una molla tende a riportare il pistone in posizione di riposo. Valvola di priorità (su DS tutti i tipi e Break dopo Dicembre 1967). Questo organo comporta essenzialmente 4 vie, di cui due (sospensione ANT. e POST.) sono costruite da un pistoncino distributore in assenza di pressione o di pressione insufficiente. Funzionamento: a) Il blocco di comando: Il conducente applica uno sforzo su1 pattino. II piatto ripartitore di frenatura riceve lo sforzo T, i pistoncini si infossano ostruendo lo scarico, poi aprono l'aspirazione. Si stabiliscono nei circuiti di frenatura ANT. e POST. le pres- IDéeSse InForma 22 - Alta Pressione stesso. Una molla di debole taratura e un foro ricavato nel pistone permettono una risalita rapida di quest'ultimo. nata a dosatore. La frenatura è ripartita differentemente sugli assali (ripartitore regolabile sulla frenatura a dosatore). II - FRENATURA A PEDALIERA - (DS tutti i Tipi e Break fino a Dicembre 1967) Il circuito dei freni ANT. è alimentato dalla sospensione ANT. L'accumulatore dei freni e montato in serie su questo circuito Il circuito dei freni POST. è alimentato dalla sospensione POST. Il cilindro ripartitore di frenatura è alimentato in derivazione sul circuito di sospensione POST. 11 IDéeSse InForma 21 - Alta Pressione sioni p e p1. Queste stesse pressioni agendo sotto i pistoncini (camera B) costituiscono la reazione del pedale. Questa reazione equilibra lo sforzo : T=(p +p1) S La somma delle due pressioni è allora proporzionale allo sforzo fornito, indipendentemente dalla pressione d'alimentazione. Dosando il suo sforzo sul pattino, il conducente dosa la potenza di frenatura. b) Il ripartitore di frenatura: Per una pressione nel cilindro del ripartitore di 60 kg/cm2, lo sforzo T è. applicato al centro del piattello ripartitore. 12 Le pressioni nei circuiti di frenatura ANT. e POST. sono uguali (p = p1) ma, per costruzione, la potenza di frenatura e superiore sul davanti. Sul davanti, il diametro dei due pistoncini dei blocchi di comando idraulico di frenatura è di 60 mm. Dietro, il diametro del pistone dei cilindretti freno è: 18 mm in Tutti i Tipi D salvo Break, 20 mm nella break. Se la pressione nella sospensione POST. aumenta, il pistone del ripartitore si sposta trascinando i rulli A. II punto d'applicazione dello sforzo T si sposta verso il distributore posteriore. Lo sforzo F1 essendo superiore a F, la pressione aumenta nei freni POST. (p1 superiore a p) e la preponderanza di potenza di frenatura sul davanti diminuisce. c) Valvola di priorità. Nel momento in cui nei circuiti comincia a stabilirsi la pressione, la valvola alimenta in priorità il circuito dei freni ANT., lo sterzo (servo) ed il blocco idraulico (per i veicoli a C.do idraulico del cambio). Quando la pressione supera un valore previsto (120 +/10 kg/cm2), sufficiente a vincere la molla di richiamo del pistoncino distributore, quest'ultimo risposta scoprendo le aperture di alimentazione delle sospensioni ANT. e POST. Il pistoncino distributore costituisce un elemento di sicurezza in quanto può isolare eventualmente i circuiti di sospensione dall'origine della pressione. Il circuito dei freni POST. può essere alimentato soltanto se il circuito di sospensione POST. è già in pressione, cioè quando il pistoncino distributore della valvola si è spostato (pressione superiore a 120 +/- 10 kg/cm2). Descrizione: a) Valvola di sicurezza: Essa comporta essenzialmente 4 vie di cui due (sospensione ANT. e POST.) sono, in assenza di pressione, ostruite da un pistoncino distributore. E' su questa valvola di sicurezza che si trova fissato il manocontatto. b) Dosatore di frenatura: Esso comprende due distributori di pressione. I pistoncini di questi distributori sono coassiali. Essi sono scanalati circolarmente in modo da diminuire le spinte laterali dovute alla pressione. Un dash-pot unico agisce per i due pistoncini distrib- utori. Funzionamento: a) Valvola di sicurezza: Allorché la pressione si stabilisce nei circuiti, vi è priorità d'alimentazione dei freni anteriori. Quando la pressione (70 a 90 kg/cm2) è sufficiente per vincere la molla di richiamo del pistoncino, quest'ultimo si sposta, scoprendo gli orifici d'alimentazione delle sospensioni ANT. e POST. Il pistoncino ha un ruolo di sicurezza: esso isola eventualmente i circuiti sospensione dall'origine della pressione. b) Dosatore di frenatura: Quando il conducente applica uno sforzo sul pedale del freno: Il pistoncino del distributore dei freni anteriori s'infossa, ostruisce lo scarico poi scopre l'aspirazione. Una pressione p si stabilisce nel circuito dei freni ANT. Una uguale pressione si stabilisce nella camera inferiore del pistoncino. Il pistoncino distributore dei freni posteriori resta immobile fino a quando la pressione p sia sufficiente per comprimere la molla. Quando questa pressione è raggiunta, il pistoncino del distributore dei freni posteriori si sposta a sua volta, ostruisce lo scarico, poi scopre l'aspirazione. IDéeSse InForma 22 - Alta pressione Una pressione p1 si stabilisce nel circuito dei freni Post. e nella camera inferiore del pistoncino. c) Preponderanza di frenatura: La pressione si stabilisce subito nel circuito dei freni anteriori. Quando questa pressione avrà raggiunto un valore sufficiente per comprimere la molla, i freni POST. saranno allora alimentati. Questa preponderanza è indipendente dal carico della vettura. Lo scarto si mantiene qualunque sia lo sforzo applicato sul pedale dei freni. d) Riserva di frenatura: E' l'accumulatore principale che funziona anche come accumulatore dei freni. Per questa ragione, la sua taratura e più debole (40 anziché 65) di quella dell'accumulatore principale normale. Questo permette una riserva di frenatura più importante. Il manocontatto controlla la pressione immagazzinata nell'accumulatore principale. Esso stabilisce il contatto della spia luminosa quando la pressione e compresa tra 85 e 55 kg/cm2 Organi ricevitori: sul davanti, il diametro dei pistoni e di 60 mm. Dietro, il diametro del pistone dei cilindretti freno è di 18 mm. 13 IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 14 La Dea del ‘57 Cosa si provava a mettersi al volante di una delle prime DS19? Come si vedeva il mondo da dietro a quello strano parabrezza ricurvo? Di Marco Marangoni e Maurizio Marini. Foto di Maurizio Marini E' difficile oggi capire cosa poteva significare la DS19 a metà degli anni cinquanta. Siamo ormai abituati a vedere sulle strade vetture "moderne": aerodinamiche, sicure, confortevoli, rapide e spaziose. Dovremmo forse soffermarci un momento: immaginare strade molto più strette delle attuali, pochissime autostrade (e certamente non l'A1!) e soprattutto- delle vetture in grado di farci comprendere nel giro di pochi chilometri il concetto di "pilota". Vetture cioè che vanno "tenute" in strada ad ogni curva, dosando con sapienza acceleratore e freno, girando il bel volante in legno ed alluminio con maestria, capaci di trasmettere al conducente ogni più piccola imperfezione del manto stradale, così come ogni segno di perdita d'aderenza, onde permettergli quella impercettibile correzione di polso o di pedale utile al mantenimento del controllo. Sangue freddo e perfetto self control, più di tutto esperienza. Questo faceva di un gentiluomo un pilota, un conducente capace di guidare le moderne macchine della metà degli anni '50. Su questo scenario apparve la DS19. Stabile, sicura, prevedibile, isolata dalla strada da quella sua straordinaria sospensione; quella sua forma poi, così diversa da tutte le altre, risultava inconcepibile. Per non parlare del motore: silenzioso! Ma siamo matti!! Le automobili a metà degli anni '50 rombavano, mica frusciavano. Forse la definizione che un'automobilista dell'epoca poteva dare della DS19 dopo averci girato intorno due volte poteva essere "incredibile". E in effetti ci voleva il coraggio di Citroën per lanciare sul mercato un'auto di quel genere: servosterzo (se ne era sentito parlare su qualche macchina americana, in Europa pochissimi ci avevano provato, figuriamoci in serie…), freni a disco (non erano una novità assoluta: li montavano anche gli aerei! Sulle auto solo la Jaguar, lo stesso anno a Le Mans!). La sospensione idropneumatica poi cos'è? Perché non ci sono le balestre? Vai a spiegarlo all'automobilista del '55, se ci riesci! Spesso lo chiedono ancora oggi com'è che si alza quando parte. Bene, immaginiamo adesso d'essere nel 1957, la DS19 è appena arrivata nei saloni Citroën italiani, il nostro personaggio si avvicina ad una di queste strane "creature" come ad un disco volante; lasciamo a lui la parola: Avvicinandomi alla vettura resto colpito dalla quantità di vetro che circonda l'abitacolo: certo, in talune riviste si vedono quei "macchinoni" americani col parabrezza panoramico, ma che anche in Europa se ne facessero così davvero non lo sapevo. Il lunotto poi sembra girare su se stesso, vado a toccarlo e scopro che è di plastica. Anche il tetto mi dicono che è sintetico, come del resto tutta la plancia "il più grande pezzo in nylon prodotto dall'industria sino ad oggi" mi comunica il fiero venditore. Mi pare d'aver letto di un tale Roland Barthes (filosofo francese) che andato al salone di Parigi a vedere questa macchina, colpito da tanto vetro, ha usato l'espressione "la lucidezza L’aspetto futuristico della plancia di bordo ostentata delle bolle di sapone". Bah, questi francesi. Ecco, mi balena davanti un bel difetto grave: ci sono pochissime cromature e quello che dovrebbe essere duro acciaio temprato ad ogni evento è invece -orrorevile alluminio! Nuovamente mi spiegano che è per risparmiare peso, il capo progettista si chiama André Lefebvre, è un ingegnere aeronautico, ha progettato aerei per la Voisin durante la prima guerra mondiale, ha anche disegnato un'auto da corsa rivoluzionaria: la Voisin Laboratoire e nel disegnare la DS ha richiesto IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 15 IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 16 ai suoi collaboratori l'uso di materiali il più possibile leggeri e duraturi, ecco perché la plastica e l'alluminio. "Poi, caro signore, deve sapere che anche il cofano anteriore e quello posteriore sono d'alluminio, così sono più leggeri, non arrugginiscono e si maneggiano meglio". Pago della risposta apro la portiera anteriore e mi accingo a sedere al posto di guida. Prima ancora di appoggiare le natiche sulla poltrona (perché non si tratta certo di un sedile) la coda dell'occhio per- cepisce un particolare insolito: non ci sono le cornici dei vetri. "Le avete tolte?", chiedo al venditore. "No, signore" risponde malcelando un sorrisetto "non ci sono mai state; sarebbero peso inutile e ridurrebbero la visibilità. Inoltre sono pericolosi spigoli quando si sale e scende dalla vettura, qui -come vede- il bordo dei finestrini è arrotondato". A questo punto la mascella inferiore si è aperta in posizione di "oooh!" e non accenna a chiudersi: sono adesso comodamente sprofondato (fin troppo) al posto di guida e nulla è dove sono abituato a trovarlo. Faccio per scendere ed invitare il gentile signore che mi fa da guida a vendere quest'oggetto al prossimo marziano che passa. Con un gesto mi invita a restare seduto e inizia ad indicarmi i vari comandi. "Cominciamo dal basso: alla sua estrema sinistra, vedrà una leva con un pomello bianco. A vettura ferma, lei può utilizzare le tre posizioni centrali per la nor- Dové il motore? Una tranquilla passeggiata al maneggio male marcia o per superare -a bassa velocità, s'intendeostacoli o terreni difficili. Le due posizioni estreme sono riservate alla sostituzione dei pneumatici o ad operazioni d'officina". "Mi faccia capire" chiedo "ma questa macchina si alza da terra da sola?". Il venditore con la sua solita pazienza mi spiega come funziona la sospensione idropneumatica e mi informa che proprio la scorsa domenica si è fatto un giro attorno allo stadio, al termine della partita di calcio, durante una dimostrazione dell'Alfa Romeo; a bordo di una DS su tre ruote. L’indomani mattina la metà della cittadinanza era li da lui a vedere questa strana macchina e che molti ne avevano comperata una seduta stante [episodio reale, ad opera del Cav.Mori, agente Citroën in Arezzo nel 1957, appunto!]. "Proseguendo, signore, troverà -perdoni il gioco di parole- il pedale del freno a mano. E' un pedale perché così può usarlo più istintivamente per arrestare la macchina in caso di avaria del freno principale, inoltre, signore, ha realmente la forza di farlo. Ancora a dietro al cruscotto) verso sinistra, a fondo". Stock. Gnegnebrumm um um. Toh, s'è avviata, chi l'avrebbe detto: ha un motore a scoppio. Vai a vedere che è una macchina? Confortato dalla scoperta che almeno i cilindri e i pistoni ci sono (ovattati ma ci sono) mi rincuoro e seguo le spiegazioni del venditore Citroën. "Come avrà notato, non c'è il pedale della frizione. Il meccanismo del cambio è detto "semiautomatico" o, come lo chiamiamo nei mercati americani "citromatico", si tratta in effetti di un normale cambio meccanico asservito ad un automatismo idraulico che aziona automaticamente il mec- canismo della frizione quando lei innesta le marce." A questo punto il simpatico ometto mi si è seduto accanto e mi invita ad indossare la cintura di sicurezza, mentre un suo collaboratore apre la porta a vetri che da sul centrale viale Michelangelo, a due passi dalla stazione ferroviaria. Entrare in strada a quest'ora col traffico che c'è e senza il conforto della frizione mi spaventa assai. Non crederete mica che nel '57 la gente vada tutta a piedi? Vedendo la mia fronte imperlata di sudore, il mio ospite mi rassicura: "non si preoccupi, la Dea è docile come una bambina, lei sfiori i comandi e questo bestione le obbedirà fedelmente." Adesso non passa nessuno, il vigile sta facendo passare i pedoni, innesto la "prima" e col muso diretto alla porta schiaccio il pedale dell'acceleratore. Yaaaaaaah: la belva si accuccia sulle ruote di dietro e con un rombo come quello delle fortezze volanti della guerra mondiale (da poco finita) balza in mezzo al viale. Sterzata a sinistra. Ciclista su Mosquito Garelli che vola nelle aiuole dei giardinetti imprecando per IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 destra quel bottone al centro del pavimento è il freno principale, il cui funzionamento le illustrerò durante la prova su strada, mentre quello che a prima vista potrebbe sembrare il pedale dell'acceleratore è in realtà proprio il pedale dell'acceleratore. Perdoni la battuta.". Ormai guida lui. "Ora veniamo ai comandi" e mi indica il cruscotto dell'astronave "alla sua sinistra, col suo bel portachiavi, la chiavetta del contatto. Ruotandola di uno scatto in senso antiorario attiverà il quadro." Un rumorino di relais che scattano m'avverte che qualcosa vive la dentro. "Bene, adesso muova il selettore del cambio (che è quella levetta Il meccanismo di ribaltamento dei sedili anteriori evitarmi ed eccomi lanciato (in prima e fuorigiri) a metà del viale. Il vecchietto che sopraggiungeva con la Topolino d'anteguerra (che già teneva l'anima coi denti) sé piantato -sbiancato come neanche il Tide sa fare- in mezzo alla strada: non ne vuole sapere di rimettersi in moto, l'hanno dovuto calmare con tre cordiali e un grappino. Giuro. "Mica male come partenza eh? Che ne dice di mettere la seconda adesso?" e prima che possa dire o fare qualcosa il venditore (trasformato dagli eventi in uno scom- 17 IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 18 posto co-equiper) infila una mano dietro al volante e trae verso me la levetta del cambio: pfsst-gleng. Il motore riprende fiato. Io nel frattempo ho attraversato un altro semaforo (quello della Stazione FS) senza sapere di che colore fosse e sono lanciato verso un curvone. Istintivamente freno. Ecco a cosa servono le cinture di sicurezza sulla DS di prova. La chiappe mi si staccano di un palmo dal sedile, il venditore verso il quale d'istinto mi giro, è anche lui sollevato dalla decelerazione inaudita e mi guarda con un sorriso compiaciuto… lo sapeva (il maiale) cosa succedeva se pigiavo il freno. "Vede, caro signore" mi spiega con calma mentre siamo immobili, in seconda col motore al minimo (in moto, al minimo, in seconda e fermi!!!) in mezzo al viale con la folla degli altri automobilisti arrabbiati che sta arrivando "qui lei non deve pilotare, deve condurre. Sia gentile, è una Dea questa, non un carro coi muli. Ora sfiori l'acceleratore, e vedrà come -in seconda- la macchina partirà dolcemente." Cavoli se è vero! La vettura si avvia morbidissima, sembra impossibile, il motore prende giri con dolcezza e decisione, 0… 40… Una passeggiata in campagna di sabato pomeriggio con la DS19 Il catadiottro posteriore IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 19 IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 FILM D’ESSAI Le foto di questo servizio sono state realizzate nel mese di gennaio scorso tra la Tenuta del Borro e la diga di “La Penna”, in provincia di Arezzo. La ragazza che appare in copertina e nelle foto è Ilaria Paci, la modella che ha posato per il Calendario Citroën 2001, che ringraziamo per la collaborazione. Un ulteriore grazie a Giuseppe Torini, proprietario della stupenda DS19 del 1957 del servizio. 20 60… in breve, passando tra la seconda e la terza (altro non m'arrischio) sfiorando i pedali ed accompagnando il volante, imbocco la via Fiorentina, sino alla provinciale Setteponti. "Deve sapere", mi spiega il venditore, "che qui la frenata non è proporzionale a quanto il pedale del freno si abbassa, l'intensità è dosata dalla pressione che lei esercita sul freno stesso: è l'impianto idraulico che fornisce lo sforzo, non la sua gamba!". Però. Mi piace davvero. Arrischio una quarta. La giornata è stupenda, siamo alla fine dell'inverno ed ormai è quasi l'ora di pranzo, il traffico è scarso e la tenuta di strada della vettura ha qualcosa di miracoloso. La sospensione poi è incredibile. E dire che avevo avuto la ventura di guidare un Buick americana con le sospensioni ad aria. Bah! Sembrava una barca e per frenarla poi bisognava mettere i piedi a terra e gettare l'ancora (appunto!). Niente di paragonabile. Il mio ospite mi racconta nel frattempo tutte le astuzie della vettura. Io ormai lo ascolto poco, assorbito totalmente dal piacere della guida. Il motore non romba affatto, direi piuttosto che fruscia, dolcemente. No, non è la macchina per Nuvolari questa, è la macchina per me! Mentre guido assorto nei pensieri di Nuvolari alla Mille Miglia, col sottofondo del venditore che magnifica il sistema d'aereazione dell'abitacolo "la DS19 è la prima vettura al mondo con le bocchette d'aerazione sul cruscotto", non mi accorgo che pochi metri innanzi s'è immesso in strada un massiccio Landini con suo rimorchio di letame. Sono morto. D'istinto do un colpo di sterzo a sinistra (fortuna che non c'è traffico!) e poi nuovamente a destra. Il venditore è bianco più dell'ometto della Topolino, la DS19 -invece- è in strada ai novanta orari di prima, io non ci credo. Ok. La prova su strada è stata convincente. Proseguo un po' per riprendermi ed aspetto che il venditore "rinvenga" "che le avevo detto? Incollata alla strada". E' rinvenuto; mi fermo al bordo della carreggiata e manovro per invertire la marcia, con mio grande stupore il volante è leggerissimo, al confronto con quello della Traction è addirittura una piuma. "Merito dell'idroguida ad alta pressione" non manca di farmi notare il mio navigatore. Percorro spedito il tratto sino ad Arezzo, è incredibile la quantità di teste che si girano nel vedere questo tappeto volante sfiorare silenzioso la strada. "La velocità massima è di 140 chilometri orari, certo non è il massimo, ma vedrà che con qualche piccola elaborazione…" non lo lascio finire "no, grazie, non la voglio per correre in pista. Mi serve per lavoro e 140 all'ora sono troppi, ricorda il trattore?". Il venditore si mette una mano davanti alla bocca e sorride. Arrivati all'Autosalone del Cav. Mori con due manovre parcheggio la vettura attraverso le anguste vetrate d'accesso. E' grande ma molto maneggevole e avendo cura di non serrare troppo la fiancata in curva, si parcheggia in spazi molto piccoli. Il mio passeggero è l'ultimo a scendere dalla macchina e noto distrattamente che ne accarezza il parafango anteriore mentre vi gira in torno, forse per controllare che sia ancora immacolata come quando la prova è iniziata. Mi si avvicina e sorridendo mi tende la mano "torni a trovarci e -mi raccomando- se decide di comprare una Citroën, venga da noi.". "No, mi scusi, dov'è che devo firmare per ordinarne una?". di Giuseppe Torini Non potendola avere a 18 anni , a 28 comprai la mia prima Ds e con le migliori intenzioni, affidai l'ovvio restauro a cosiddetti "specialisti del settore", i quali con l'obbiettivo centrato di eseguire un restauro mai visto, nel senso che lo sto ancora aspettando, a 38 anni mi sono convinto che sarebbe stato meglio cominciare d'accapo. Armato di "RUOTECLASSICHE", su consiglio del solito amico-nemico, tra decine di offerte, scelsi la rara del '57 di nazionalità francese, allora posseduta da un collezionista in quel di San Gimignano (SI), il quale "esperto di robe vecchie" capì subito che la stessa non era roba per lui. Troppi particolari, ormai defunti, aveva sotto il cofano ed i parafanghi e l'occasione, quasi irripetibile, di "rifilarla" lo indussero a vendermela ad un congruo prezzo. Grazie a l'unico vero appassionato che conosco, ovvero l'onnipresente Marini, riuscii a trovare gli originali manuali d'officina ed i cataloghi dei pezzi di ricambio del mio esemplare e -dopo essermi fatto una vera cultura di tutte le operazioni di officina- ho intrapreso il restauro suddividendo i lavori di carrozzeria da quelli di tappezzeria e quelli meccanici-idraulici-elettrici, provvedendo in seguito alla selezione di semplici meccanici disposti ad eseguire opere su mia diretta indicazione, in tempi e prezzi concordati. L'incredibile risultato è stato che dall'undici di marzo 2000, data dell'acquisto, all'otto di luglio, udite-udite dello stesso anno, la mia Dea era in circolazione "regolare" con tanto di nuova immatricolazione italiana. La morale della storia è che, a mio avviso, la durata ed il costo del restauro sono sempre direttamente proporzionali alla passione ed alla volontà del proprietario che, mai deve confidare sul "sapere" di sedicenti specialisti, nei fatti semplici speculatori o (peggio) approfittatori. Un grazie -invece- a Pasquale Magrini dell’Officina Dania di Castiglion Fibocchi (AR) per la competenza e disponibilità dimostrate nelle varie fasi del restauro. IDéeSse InForma 22 - La Dea del ‘57 La parola al proprietario: 21 IDéeSse InForma 22 - Piccolo è bello 22 Model“D”isme Costruiamo la Dea del ‘57 con le scatole di montaggio della Heller in scala 1:16 di Maurizio Venturino Citroën DS19 Berlina e Cabriolet Heller scala 1:16 In questa puntata tratteremo due modelli in scatola di montaggio, scala 1:16, prodotti nel 1985 dalla francese Heller: DS19 berlina e cabriolet, all'epoca commercializzati tra le 60 e le 80mila lire. Sono riproduzioni particolarmente riuscite anche se richiedono un notevole impegno nell'assemblaggio e la conoscenza della vettura per non commettere errori banali. Per esempio: se ve la farete montare da un professionista, ricordategli più volte la giusta posizione della razza del volante a ruote dritte, visto che le istruzioni non lo specificano chiaramente. Le spiegazioni comunque sono chiare. Si tratta di un fascicolo di 14 pagine in varie lingue (italiano compreso!) che guida il collezionista passo dopo passo. A grandi linee si procede così: si inizia dal montaggio dei cerchioni e delle gomme, al gruppo motore- cambio, assemblato il quale si aggiungono via via i freni, la ventola, il radiatore, i manicotti di raffreddamento e lo sterzo. Si passa quindi alla costruzione del pianale con le sospensioni ed i freni posteriori, poi la selleria. Successivamente si costituisce tutta la parte superiore della carrozzeria (tetto, vetri e porte anteriori) ed il cruscotto, formato da una decina di pezzi. A questo punto si unisce la piattaforma alla carrozzeria ed il modellino inizia a prendere forma. Come in un'automobile vera si inserisce il motore nel suo vano e si prosegue col montaggio dei semiassi e della tiranteria dello sterzo. Posizionati anche i parafanghi anteriori con la relativa fanaleria si è giunti a buon punto. Si termina con l'inserimento della batteria e del serbatoio dell'olio LHS, la doppia bobina, il filtro dell'aria, la ruota di scorta col martinetto e la manovella per l'avviamento del motore. Infine vengono date due possibilità: montare le cerniere del cofano motore, che quindi rimane in posizione aperta, sostenuto dall'apposita asta, oppure appoggiare semplicemente il cofano, che rimane in questo caso sempre chiuso, seppur asportabile. Da ultimo si inseriscono l'impianto di scarico, i paraurti, la fanaleria, i lampeggiatori posteriori e le cromature del cofano baule. La scala è perfettamente conforme a quanto dichiarato: la vettura terminata raggiunge infatti la lunghezza di 30 centimetri. I singoli pezzi al grezzo richiedono un certo lavoro di preparazione prima di essere verniciati ed assemblati: soffrono di alcune sbavature di troppo che vanno eliminate con una paziente carteggiatura. Gli abbinamenti dei colori della carrozzeria sono lasciati alla scelta del collezionista: è consigliabile attenersi ai colori originali Citroën… I colori di tutti gli organi meccanici sono riportati in una tabella contenente ben 37 varianti tra brillanti e opachi. Secondo i dati forniti dalla Heller la berlina dovrebbe riferirsi all'anno 1957. Tuttavia esaminando con attenzione le caratteristiche sia del corpo vettura che degli interni, balzano subito agli occhi alcune incongruenze. Esternamente notiamo il paraurti anteriore, bilama, ed il paraurti posteriore giustamente sprovvisto di rostri di gomma. E' presente il solo pulsante del cofano baule e bre del '57 (modello 1958). Altre note stonate sono la presenza di catadiottri posteriori incassati nei parafanghi, l'assenza del contorno cromato degli stessi che nel '57 doveva proseguire con un baffo sulla parte laterale del parafango (vedi la foto di pag.18). Altro errore è la presenza di sul cofano motore di due fori d'uscita dell'acqua del lavavetrio, anche questa è una modifica posteriore all'anno 1957. Per quel che riguarda le gomme sono ben riprodotte nel classico battistrada Michelin X, riportano sul fianco la scritta michelin e 155x400. I cerchioni sono i classici monobullone (attenti alla verniciatura!), i coprimozzi sono cromati e di bella fattura. I fanali, sia anteriori che posteriori, sono fedeli agli originali, sono presenti i ripetitori laterali sui montanti centrali, mancano invece i prismi spia di luci accese sui parafanghi anteriori. Le maniglie sono cromate e provviste di pulsante, ci sono le targhe si anteriore che posteriore che prevedono un numero diverso per la berlina e la cabriolet. Analizziamo ora gli interni che sono ben fatti, seppure anch'essi con alcune inesattezze. Il cruscotto, ad esempio, è sprovvisto delle levette di regolazione del flusso d'aria, come pure del piccolo deflettore che si dovrebbe trovare alla loro base. L'orologio, a differenza di quel che avviene nel 1957, dove era posto sul posacenere, è inserito vicino al quadro portastrumenti, sulla destra, nella posizione successiva al maggio del 1959. Il volante liscio (sarebbe costato poco stamparlo in maniera da simulare il rivestimento in vinile) e di conseguenza sembra di semplice metallo. E' invece ben riprodotta la razza e la cromatura alla base della stessa. Per quanto piccole sono fedeli all'originale tanto la levetta delle frecce quanto quella delle luci. La leva del cambio sembra voler essere in posizione di folle. La pedaliera è presente, anche se non eccelsa: si nota il piccolo fungo dei freni ed il comando dell'acceleratore. Seguendo le istruzioni viene montato spropositatamente in alto il pedale del freno a mano, è prevista anche la leva di sblocco dello stesso. Sul longherone sinistro è correttamente presente la leva di regolazione delle altezze. Le portiere sono sprovviste di braccioli e di maniglie cromate che rendano bene l'idea del meccanismo di blocco-sblocco. Si notano i pomelli di regolazione degli schienali dei sedili anteriori, sulla cui parte posteriore non è però presente il posacenere (vedi foto di pag. 17). Le alette parasole sono fatte in maniera discreta, quella del passeggero è fornita di specchietto di cortesia; il retrovisore interno è piccolo e conforme all'originale. Passiamo ora ad esaminare il vano motore perfettamente visibile grazie alla completa asportabilità del cofano. Da notare innanzi tutto le targhette di identificazione: quella del costrut- IDéeSse InForma 22 - Piccolo è bello vi sono le linee di separazione cromate tra le luci di posizione e gli stop. Il fondo è perfettamente piatto e carenato, la marmitta anteriore è doppia: una nel vano motore alla destra del motore stesso, l'altra sotto il radiatore anteriore; i supporti degli scarichi sono a metà ed alla fine del pianale, ma i tubi escono a sinistra, cosa che in realtà avvenne soltanto dall'otto- 23 IDéeSse InForma 22 - Piccolo è bello tore, del numero del veicolo, sotto la prima, sulla paratia dell'abitacolo, quella del motore invece sul motore stesso. La ruota di scorta all'interno della quale si trova nella giusta collocazione il martinetto di sollevamento, può essere tolta così da scoprire 24 la piastra di convogliamento dell'aria che sembra essere più lunga, cioè quella montata fino al giugno del 1957. L'asta del cofano è presente alla destra del motore; particolare quindi successivo all'ottobre del 1957. Tutti gli organi sia meccanici che idraulici sono riprodotti, si notano però le gravi assenze dei cavi batteria , di quelli delle candele e del tubo che dal serbatoio idraulico porto l'olio alla pompa alta pressione (tutte mancanze a cui il bravo modellista rimedia con facilità impiegando filo elettrico colorato e di rame ver- niciato). La batteria della berlina è chiaramente del tipo a sei volts, a differenza di quella della cabriolet che è a dodici, consentendo di datare quest'ultima come un modello successivo al 1960 (e quindi non preserie). Alla sinistra del motore è visibile il carbura- tore collegato mediante il collettore di aspirazione, collegato con due belle fascette in similalluminio al filtro dell'aria. Sulla paratia dell'abitacolo sono correttamente posti il motorino del tergicristallo, al di sotto del quale si nota la vaschetta del liquido lavavetri; dalla parte opposta la doppia bobina (singola sulla cabriolet) ed il comando del cambio idraulico. Sotto al carburatore, alla sinistra del motore, è visibile la pompa della benzina, al davanti di essa si nota la dinamo con la cinghia collegata alla ventola. Posteriormente è riprodotta la pompa dell'acqua, più in basso, sulla destra, la pompa alta pressione. Alla destra del motore troviamo l'uscita dei collettori di scarico che sono protetti da un ben visibile parafiamma, quindi il collettore si collega alla prima marmitta anch'essa corredata da parafiamma. Al di sotto si intravedono i dischi e le pinze dei freni e gli organi dello sterzo: tiranti e cremagliera con relative cuffie. Ben realizzato anche il radiatore, i manicotti dell'acqua ed il carter che copre la ventola. Infine alla sinistra della gomma di scorta sono posizionati il clacson ed il congiuntore. La meccanica delle cabriolet è praticamente identica cotto, i pannelli, le maniglie delle porte anteriori sono identici, mentre il tessuto dei sedili riproduce la pelle con relative grosse pieghe dovute all'uso. Ovviamente, completamente diversa, più stretta e ben fatta è la panchetta posteriore. Gli schienali dei sedili anteriori sono provvisti ciascuno di un posacenere con coperchio cromato, il meccanismo di regolazione è ora correttamente riprodotto me- diante levetta. A questo punto il vero appassionato, terminato il montaggio, dovrebbe cercare di ovviare almeno ad alcune delle incongruenze segnalate: vogliamo dare solamente due piccoli suggerimenti per rendere queste vetture veramente uniche: Il primo è quello di creare con fili di rame di adeguate dimensioni e colore i cavi delle candele ed il tubo che dal serbatoio dell'olio idraulico va alla pompa alta pressione, Con un po' di pazienza ci si può riuscire. Il secondo è un intervento… di microchirurgia che consentirà di rendere le cerniere del cofano motore veramente mobili in modo da non essere costretti ad avere il cofano o solamente aperto oppure chiuso. Non vi sto a spiegare come, ma credemi anche ciò è fattibile. IDéeSse InForma 22 - Piccolo è bello a quella della berlina tranne che per il particolare della bobina singola. Analizziamo adesso le peculiarità esterne ed interne della cabriolet. Prima considerazione di carattere generale: anche le case produttrici di modellini trasformano le berline in cabriolet! Manca il secondo puntone di sollevamento sui longheroni! A parte questo le altre caratteristiche ci indicano presumibilmente un modello della serie 1961. Si ritrova la maniglia per l'apertura del baule, le luci posteriori sono rotonde e sdoppiate, i lampeggiatori sono quelli classici delle cabriolet. La capote è raffigurata in posizione aperta, sono presenti le decalcomanie che riproducono le decorazioni cromate delle fiancate. Minime, rispetto alla berlina, sono le differenze degli interni: il crus- 25 IDéeSse InForma 22 - Spazio SM 26 Diamo i numeri! Riprendiamo dalla rivista dell’SM Club de France alcune utili tabelle che riepilogano tutte le modifiche occorse alle SM dalla data di presentazione ed i principali dati tecnici e di produzione. a cura di Maurizio Baiocchi, Presidente dell'SM Club Italia Pubblichiamo dall rivista dell’SM Club de France alcune interessanti tabelle che riportano dei preziosi dati utili al riconoscimento della datazione della propria vettura ed al ripristino di particolari relativi al vostro prarticolare modello in relazione alle modifiche apparse nel tempo. La prima tabella riporta il conto delle SM costruite. ed illustra la ragione della differenza tra il numero di vetture prodotte che si può dedurre dal numero di telaio e quelle effettivamente realizzate in base alle cifre di produzione di Citroën. La seconda tabelle illustra tutte le modifiche occorse al propulsore SM dalla data di fabbricazione del primo esemplare ad oggi, comprendendo il riferimento sulla Revue Tecnique Automobile e l’equivalente nota tecnica di Citroën. La Terza tabella illustra come interpetare un numero di telaio SM e come trevare in base ad esso le modifiche presenti sul proprio esemplare. Per finire una foto tratta dal prossimo IDéeSse InForma che avrà per protagonisti la SM i.e. di Carlo Rocchi ed una bellissima modella sugli sfondi suggestivi dell’Isola d’Elba. (Vedi anche articolo successivo). IDéeSse InForma 22 - Spazio SM 27 IDéeSse InForma 22 - Spazio SM 28 Avrete certo riconosciuto la stupenda SM del Socio Carlo Rocchi su questa foto, quella che magari non conoscete ancora è la bruna bellezza che la accompagna. Si tratta della bellissima Elisa, modella dalla pelle ambrata che perfettamente si abbina al Brun Scarabée di Sua Maestà la SM. Entrambe sono protagoniste di un servizio fotografico realizzato dal solito duo Marini-Marangoni all’Isola d’Elba lo scorso 27 marzo. Immagini e testi sulle pagine del prossimo numero 23 di IDéeSse InForma. SMisti avvisati... IDéeSse InForma 22 - Spazio SM Prossimamente su queste pagine 29 IDéeSse InForma 22 - Click! Click! Le foto di IDéeSse InForma. di Maurizio Marini Avrete notato che dallo scorso numero di IDéeSse InForma abbiamo iniziato a presentare le vetture oggetto dei nostri servizi abbinandole a belle fanciulle, l’idea non è nuova: prima di noi, ancora negli anni venti, un geniale grafico della Citroën con la passione della fotografia decise che associare l’immagine della grazia femminile alle linee morbide e delicate delle vetture del doppio chevron era sicuramente un esperimento da tentare. Pierre Loüys era un personaggio assolutamente poliedrico e brillante, fu immediatamente notato da André Citroën in persona ed incaricato di curare l’immagine pubblicitaria della marca. Sua è ad esempio l’idea del cigno sul lago per rappresentare l’assenza di vibrazioni data dal motore “flottante” (per la verità fu la figlia di quattro anni di Pierre Loüys a notare quanto aggraziato fosse il movimento di un cigno in uno stagno parigino: «guarda papa! Sembra mosso da un motorino elettrico»). Ben presto la trovata di abbinare i disegni di donnine belle epoque alle sagome dei veicoli Citroën si rivelò un successo «La donna modena non gira che in Citroën», per citarne una, indussero le benestanti dell’epoca (ed i loro mariti) a dotarsi di una C3 o di una bella Rosalie Cabriolet per le spese o per le gite su boule- Marco Marangoni spiega una posa ad Elisa Krisnasami. 30 vard della Capitale francese. Erano gli anni in cui la torre Eiffel brillava di milioni di lampadine col marchio della fabbrica, che si accendevano disegnando addosso alla “dama di ferro” abiti con motivi animati e colori brillanti. La crisi del ’33 non era neppure nell’aria e Parigi viveva freneticamente sia di giorno che di notte. Allora, in quel periodo denso di nuove tendenze e stili, Pierre Loüys ebbe la pensata di realizzare un calendario con donne e automobili. Lui –per la veritàesagerò: realizzò infatti un’opera dove per ogni giorno dell’anno c’era l’immagine di una ragazza e di una vettura Citroën. L’opera andò letteralmente a ruba: fu un successo senza precedenti e la stessa Citroën rimase sprovvista di calendari in brevissimo tempo. Senza l’ambizione di voler uguagliare il geniale Pierre Loüys (e con disponibilità economiche e di tempo assolutamente inferiori), dedichiamo a lui la nostra produzione di immagini, volta ad alternare sulle pagine di IDéeSse InForma e di Ruoteclassiche (che riceve tutti i nostri servizi in copia ed ha facoltà di utilizzare i nostri testi e le immagini a suo piacimento) le nostre fotografie –speriamo- gradevoli ed originali rispetto alle viste-e-riviste immagini di repertorio Citroën e della stampa dell’epoca. Come nascono i servizi. Per quanto riguarda IDéeSse InForma, abbiamo deciso di seguire una scaletta di modelli: siamo partiti sul numero 21 dalla potente DS 23 i.e. abbinata alla aggressiva Debora Barbagli per passare su questo numero 22 alla DS 19 “primo modello” associata alla classe ed alla dolcezza della bella Ilaria Paci. Sul prossimo numero (come avrete notato dall’anteprima sulla pagina precedente) passiamo alla slanciata SM i.e. assieme alla affascinante Elisa Krisnasami, ragazza di origine asiatica dallo sguardo misterioso. Sullo stesso numero 23, per celebrare i 40 anni della Ami6, troverete uno speciale sulla petite DS di Flaminio Bertoni, ancora accompagnato da una inedita Ilaria pilota d’aerei. Torneremo ai modelli D sul numero 24 di IDéeSse Informa per presentare una serie di scatti dedicati alla ID del 1958. Ogni servizio è accompagnato da un testo: abbiamo redatto una “prova su strada” a quattro mani dove il sottoscritto aveva tracciato l’ossatura dell’articolo e dove i “consulenti” Bassi, Marangoni e Vaccaro (tutti proprietari di DS23) hanno aggiunto, tagliato cucito e integrato informazioni di prima mano sulle delizie e sui crucci del “ventitreista”. Su questo numero troverete invece una ricostruzione di una prova di guida di una delle prime DS19 presso il concessionario Citroën di Arezzo, realizzata grazie alla collaborazione di vecchi clienti Citroën e dell’ex-con- Ilaria dal parrucchiere Sasà prima di un set a Napoli da un italiano (Flaminio Bertoni), ricca di tecnologia francese ed alimentata da un sofisticato impianto di iniezione elettronica Bosh. Noi abbiamo ripreso la vettura d’oltralpe innanzi ad uno splendido esempio di design architettonico italiano (la sede di una Banca a Colle val d’Elsa disegnata da Giovanni Michelacci, grande architetto toscano autore –tra l’altro- della “Chiesa dell’Autostrada” a Firenze) mentre la ragazza tiene in mano un quotidiano tedesco (Der Spiegel). Tutto questo comporta il dover decidere a monte la data delle riprese, il cercare la disponibilità (non retribuita!) del proprietario della vettura a perdere un pomeriggio (quando basta) per raggiungere il luogo scelto per i set, chiedere alla ragazza prescelta di rinunciare ad un lavoro pagato (si tratta di modelle professioniste che lavorano soprattutto il sabato e la domenica) per uno non retribuito, se non con qualche fotografia. Per non parlare degli innumerevoli incontri Marini-Marangoni di preparazione e di elaborazione del materiale realizzato. Tutte le foto vengono scattate con macchine “6x6” (due Hasselblad: una 501cm ed una 503cw) tramite dei vetri di altissima qualità (impieghiamo esclusivamente ottiche Zeiss) le immagini sono riprese sia in luce naturale che con l’impiego di lampeggiatori per il “riempimento delle ombre” e per far risaltare dettagli altrimenti non fotografabili (provate a riprendere con la corretta esposizione il cruscotto di una vettura ed il panorama oltre il parabrezza alle 14 del pomeriggio ed in pieno sole!). Si impiegano pellicole a colori Fuji (normalmente Velvia diapositiva ma anche NPH800) ed bianco/nero Ilford (Delta 100 e 3200). Tutti i processi di sviluppo e stampa sono fatti “a manina” da Marangoni e dal sottoscritto: ogni pellicola b/n richiede venti minuti per essere trattata ed oltre due ore per essere stampata. Considerate che per il calendario 2001 sono stati usati oltre settanta rulli 120 di Ilford Delta 3200, per un totale di 850 immagini, fate i vostri conti… Certo, è un lavoro che ci piace molto, ci appassiona e ci permette di perfezionare tecniche che poi utilizziamo professionalmente. Per concludere, abbiamo ricevuto da Citroën l’incarico per il Calendario 2002, protagonista la SM, vi relazioneremo in merito sul prossimo foglio notizie. Due apparecchi fotografici impiegati sui set. IDéeSse InForma 22 - Click! cessionario Citroën di Arezzo, a sua volta possessore di una DS19 nel 1959. La realizzazione di ogni set di immagini comporta un lavoro di preparazione e studio che viene normalmente svolto dal sottoscritto e da Marco Marangoni. Si seguono generalmente due strade: il rifacimento di vecchie foto di campagne Citroën o la creazione di immagini nuove che possono a loro volta ispirarsi a momenti di storia della marca o del costume dell’epoca come a situazioni dell’immaginario Citroënistico. Per ogni immagine si studia l’ambientazione, l’abbinamento con la vettura da fotografare, la tecnica di illuminazione, le ottiche che verranno impiegate così come il tipo di attrezzatura. A questo punto si fa un breve casting per la selezione della ragazza che meglio si abbina al soggetto dell’immagine. Una volta scelta la mannequin si decide come abbigliarla, pettinarla e quali elementi accessori includere nella scena. Si cerca di volta in volta di “creare una storia” dove ogni particolare è li a significare qualcosa: vi ricordate la foto a tutta pagina del servizio con la 23ie e la ragazza in piedi col giornale? Si trattava di una DS23ie, vettura disegnata Alcune ottiche Ilaria sull’Ami6 dal servizio del 40° compleanno della Citroën dalla linea più discussa. 31 Publicité Avanti! C’è posto per tutti a bordo della «Id19 Familiale» del 1959.