Comunicato Stampa pubblicazione XVIII Rapporto PiT Salute 2015

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Comunicato Stampa pubblicazione XVIII Rapporto PiT Salute 2015
14/11/2015
"Sanità pubblica, accesso privato". Presentato il XVIII Rapporto Pit Salute
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13 Novembre 2015
"Sanità pubblica, accesso privato".
Presentato il XVIII Rapporto Pit Salute
Liste di attesa e spesa privata: i cittadini pagano le
inefficienze di un SSN sempre meno accessibile. Necessaria
politica nazionale per l’accesso ai servizi. Presentato il XVIII
Rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del malatoCittadinanzattiva: “Sanità pubblica, accesso privato”
C
ittadini costretti a sacrificare la propria salute per tempi
lunghi e costi insostenibili, quasi ad abituarli
progressivamente al privato, a fronte di un servizio
pubblico, quale è il Servizio Sanitario Nazionale, che ha
sempre più difficoltà a garantire l’accesso alle prestazioni: liste di
attesa in aumento, ticket eccessivamente gravosi, presunta
malpractice, assistenza territoriale in affanno e servizi per la salute
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"Sanità pubblica, accesso privato". Presentato il XVIII Rapporto Pit Salute
mentale fuori uso.
E’ questo il quadro generale che emerge dalla 18° edizione del
Rapporto Pit Salute “Sanità pubblica, accesso privato”,
presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato–
Cittadinanzattiva.
Continuano ad aumentare rispetto al 2013 le difficoltà riscontrate
dai cittadini ad accedere alle prestazioni sanitarie pubbliche: le liste
di attesa rappresentano la voce più consistente tra le difficoltà
di accesso e riguardano in particolare esami molto diffusi come
ecografie con attese medie di nove mesi, ma anche esami molto
importanti e delicati come risonanze magnetiche e TAC, con tempi
insostenibili soprattutto per quanto riguarda l’area oncologica dove
si registra un aumento di segnalazioni anche per radioterapia,
chemioterapia e accesso ai farmaci oncologici (dal 9,4 al
12%).
Su oltre 24mila segnalazioni giunte nel 2014
ai PIT salute nazionale e regionali e alle sedi locali del Tribunale
per i diritti del malato, un quarto (25%) riguarda le difficoltà di
accesso alle prestazioni sanitarie determinate soprattutto da liste
di attesa(58,7%) e ticket(31,4%).
I ticket sono considerati dalle persone come una vera e propria
tassa sulla salute, e rappresentano un ostacolo all’accesso alle
prestazioni: un peso sempre più insostenibile per i redditi delle
famiglie,nonché un paradosso del Servizio Pubblico che respinge i
cittadini e li indirizza verso il privato o l’intramoenia, talvolta
persino più convenienti per costi o per attese.
“Esiste un problema di accesso alle prestazioni pubbliche, e cosa si
fa? Si rinuncia nel 2016 all’ incremento del Fondo Sanitario di
due miliardi previsto dal Decreto Enti Locali approvato appena tre
mesi fa e che avrebbe potuto eliminare il superticket di 10 euro,
riportando il Servizio Sanitario Pubblico ad essere la prima scelta
per i cittadini”, ha commentato Tonino Aceti, coordinatore
nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.
“Con il Decreto Appropriatezza e con la revisione del Prontuario
Farmaceutico Nazionale”, ha continuato, “si riducono le
prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, spostando
ancora una volta i costi sulle famiglie. Appare chiaro quindi che il
Servizio Sanitario Nazionale è considerato sacrificabile e i
diritti anche. Con il DDL sulla responsabilità professionale e la
conseguente inversione dell’onere della prova sul cittadino, sarà
ancor più complicato avere accesso al diritto al risarcimento del
danno subito, scaricando sul soggetto più fragile il peso di dover
dimostrare la dinamica dei fatti, pur sapendo che non ha gli
strumenti per farlo.”
Anche gli ospedali sono alle prese con evidenti difficoltà:
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lunghe attese al Pronto Soccorso e attività di ricovero sempre più
critica per la riduzione dei servizi e del personale. In affanno anche
le Asl (26% nel 2013, 35,3% nel 2014): i problemi che
solitamente caratterizzavano l’accesso alle strutture ospedaliere,
soprattutto in termini di visite specialistiche ed esami di
diagnostica, si riversano anche sugli ambulatori che risentono della
mancanza di fondi per il personale e per il rinnovo o l’acquisto
delle apparecchiature.
L’assistenza territoriale, che ha visto negli anni un aumento delle
risorse ad essa destinate, rappresenta la terza voce maggiormente
segnalata, facendo emergere una situazione di complessiva
inadeguatezza del servizio. Gli ambiti maggiormente critici, rispetto
all’assistenza ricevuta, riguardano i medici di famiglia ed altri
servizi molto importanti come quelli per la salute mentale.
Esiste poi un tema trasversale che attraversa tutto il rapporto, vale
a dire i costi che devono sostenere per curarsi, primi fra tutti
quelli per farmaci e per i ticket su diagnostica.
Fonte: Cittadinanzattiva - Rapporto PiT Salute 2015
Liste di attesa (vedi le tabelle complessive – diagnostica,
interventi, specialistica- a fine nota)
All'interno dei dati sulle difficoltà di accesso alle prestazioni
sanitarie (al primo posto nella classifica dei problemi segnalati con
il 25%), le segnalazioni sui lunghi tempi di attesa restano ancora
al vertice delle preoccupazioni dei cittadini (58,7%), quasi
ugualmente ripartite fra esami diagnostici (36,7%), interventi
chirurgici (28,8%) e visite specialistiche (26,3%).
Per quanto riguarda i tempi medi di attesa per gli esami
diagnostici, i cittadini devono attendere in fino a 13 mesi per
una risonanza magnetica. Tempi che rischiano di
compromettere il senso stesso dell’ipotesi di prevenzione o di
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diagnosi tempestiva, e comunque spingono il cittadino (solo quello
che può permetterselo) al ricorso alla sanità intramuraria o
addirittura privata.
Ticket
Il secondo ostacolo all'accesso alle prestazioni è rappresentato dal
problema dei ticket, con il 31,4% delle segnalazioni: per il 2014, il
42% sul totale dei contatti segnala problematiche che riguardano
i costi elevati e gli aumenti dei ticket per diagnostica e
specialistica. Nel 29,3% le segnalazioni riguardano problemi
nell’ottenere informazioni corrette e complete sulle esenzioni dal
pagamento dalla partecipazione alla spesa sanitaria; il 17,8%
(12,9% nel 2013) segnala invece che esistono prestazioni troppo
care, e troppo numerose, che non sono oggetto di esenzione
(prestazioni a costo pieno). Infine, vengono segnalati i casi per
cui, per imperizia del medico che prescrive o per mancata
indicazione dei cittadini stessi, si verifica una mancata
applicazione dell’esenzione al ticket: 10,9% contro l’ 8,6% del
2013.
“Ci vogliono abituare a considerare l’intramoenia e il privato come
normali canali di accesso alle prestazioni sanitarie di cui si ha
bisogno”, ha ancora commentato Tonino Aceti, coordinatore
nazionale del Tribunale per i diritti del malatoCittadinanzattiva.”Le difficoltà di accesso anche in oncologia sono
un grave campanello di allarme purtroppo inascoltato. E’ ora di
porre la stessa attenzione riservata agli aspetti di gestione
economica, a una politica nazionale seria e misurabile per
migliorare l’accesso ai servizi, a partire da un governo forte e
trasparente dei tempi di attesa non solo su diagnostica e
specialistica, ma anche sui ricoveri, dove ancora le agende
sono gestite dai singoli reparti e su carta, ADI e Pronto
Soccorso. Di fronte ad un Piano di Governo dei tempi di attesa
fermo al 2012 l’urgenza oggi è fare bene le cose che servono
davvero. Per noi sono tre le azioni concrete che si devono
mettere in atto subito: blocco immediato dell’attività libero
professionale (intramoenia) in caso di superamento del rapporto
tra attività in libera professione e in regime istituzionale e/o di
sforamento dei tempi di attesa massimi previsti dalla legge;
garantire l’erogazione di prestazioni anche il sabato e la domenica,
oltre che durante l’intero arco della giornata dal lunedì al venerdì;
prevedere una gestione centralizzata ed informatizzata delle
agende di ricoveri e interventi chirurgici, superando l’uso delle
agende cartacee al fine di garantire maggior certezza e trasparenza
dei tempi di chiamata, oltre che migliorare la produttività”.
Presunti errori diagnostici e terapeutici
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Al secondo posto (15,4%) le segnalazioni sulla presunta
malpractice. Pesano ancora in modo preponderante in questa
area i presunti errori terapeutici e diagnostici con il 64,1%
delle segnalazioni; a seguire, con il 17%, le segnalazioni relative
alle condizioni delle strutture; alle disattenzioni del personale
sanitario (12,7%, +2,3% su 2013), alle infezioni nosocomiali
(3,8%) e da sangue infetto (2,7%). Il 59,5% riguarda i presunti
errori terapeutici, in particolare nell’area ortopedia, chirurgia
generale e oculistica; il 40,5% riguarda invece i presunti errori
diagnostici, in particolare nell’area dell’oncologia, ortopedia,
ginecologia e ostetricia.
Assistenza territoriale
Al terzo posto nelle preoccupazioni dei cittadini (15,3%). In
particolare, l’assistenza sanitaria di base (medici di famiglia e
pediatri) fa registrare un chiaro aumento del volume di
segnalazioni, dal 25,7% del 2013 al 30,1% del 2014, soprattutto
perché i cittadini si vedono negata una visita a domicilio o il
rilascio di una prescrizione. Il dato sulla riabilitazione (18%)
continua a evidenziare in particolare i disagi legati alla mancanza o
scarsa qualità dei servizio in ospedale o alla difficoltà
nell'attivazione di quello a domicilio. Una voce molto importante è
quella che si riferisce ai servizi per la salute mentale, con il
13,9% delle segnalazioni per il 2014, a fronte di un problema
ormai cronico e ingravescente a causa della mancanza di risorse e
personale destinati a quest’area di servizi; fra le criticità più
segnalate appaiono il ricovero in strutture inadeguate (dal
22,2% del 2013 al 27,9% del 2014), la difficoltà di accesso alle
cure pubbliche (in aumento dal 17,5% al 19,7% del 2014) e i
problemi relativi alle procedure di Trattamento Sanitario
Obbligatorio (dal 14,3% 2013 al 16% del 2014).
Assistenza ospedaliera
Le segnalazioni in quest’area registrano un incremento, e dal
13,1% del 2013 arrivano al 13,4%, sintomo che la
riorganizzazione della rete ospedaliera non sempre è avvenuta
ponendo attenzione agli effetti sui cittadini, ma al solo
contenimento dei costi. Il 75,4% lamenta un problema relativo ai
servizi ricevuti in ospedale, mentre il 24,6% ha segnalato
problemi di mobilità sanitaria, quindi difficoltà di accesso ai
servizi in luogo diverso da quello di residenza (fuori regione e
all’estero).
Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera, la rete emergenzaurgenza è quella che presenta maggiori problematiche, con il
50,7% del totale dei contatti del 2014: l'attesa per l'accesso al
pronto soccorso rappresenta il più rilevante dei problemi, ed è
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ritenuta eccessiva nel 47,5% dei contatti (40,7% nel 2013.
I rifiuti dell’assistenza sanitaria
La parola che i cittadini si sentono ripetere più spesso, e che
attraversa l’intero rapporto, è “rifiuto”; in particolare il rifiuto
nell’erogazione di prestazioni. Per quanto riguarda l’assistenza
sanitaria di base, si registra un aumento di segnalazioni
riguardanti il rifiuto di visita a domicilio (dal 23,3% del 2013 al
28,3% del 2014) ed il rifiuto di effettuare prescrizioni (dal
17,8% del 2013 al 24,5% del 2014) da parte del medico di
medicina generale. Questa crescita di percentuale è indice di un
accrescimento delle difficoltà riscontrate dai cittadini e di frizioni
che sicuramente non sono produttive, nell’ottica di aumentare la
qualità del rapporto medico-paziente. C’è chi dice no anche per i
ricoveri: con il 37,9% delle segnalazioni (in aumento rispetto al
28,8% del 2013) si rifiuta il ricovero perché non ritenuto
necessario perché, secondo i medici, la prestazione può essere
erogata dai servizi territoriali, che però non sono sempre in grado
di offrirli; dall’altra, con il 20%, troviamo il rifiuto del ricovero per
tagli ai servizi (mancanza posti letto, chiusura reparti,
accorpamenti presidi, scarso personale). Rifiuti si registrano anche
nell’ambito della mobilità sanitaria: il 71,4% dei cittadini segnala la
difficoltà di curarsi fuori regione, mentre il 28,6% segnala
difficoltà di effettuare cure all’estero. Gli ostacoli maggiori
riguardano i rifiuti nell’ottenimento dei rimborsi delle spese
(55,9%) e i dinieghi di autorizzazione da parte delle Asl (26,5%).
Il rifiuto riguarda anche l’accesso alla documentazione, con il
31,7% delle segnalazioni, e interessa soprattutto il rilascio delle
informazioni cliniche del paziente (cartella clinica e referti in
primis). Le amministrazioni appaiono dunque sorde nei confronti
del rispetto del diritto di accesso da parte dei cittadini alle
informazioni e alla documentazione che li riguarda. Di fronte ai
rifiuti, le persone sottolineano di non aver avuto sufficienti
motivazioni.
I costi
L’11,3% delle segnalazioni giunte al PiT Salute riguarda i costi a
carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie. La
tabella che segue consente di visualizzare quali sono le voci di
spesa che pagano di tasca propria i cittadini nell'accesso alle cure e
servizi di cui hanno bisogno.
Costi relativi a
Farmaci
Ticket per esami diagnostici e visite specialistiche
Prestazioni intramoenia
Mobilità sanitaria
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2014 2013
26,6%23,5%
21,3%17,1%
18,9%20,7%
10,4% 9,4%
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Degenza in residenze sanitarie assistite
7,7% 8,8%
Mancata esenzione farmaceutica e diagnostica per alcune patologie rare 5,3% 6,6%
Carenza nell'assistenza protesica e integrativa
5,1% 7,1%
Ticket Pronto soccorso
3,7% 4,5%
Visite domiciliari
0,5% 1,4%
Duplicazione cartelle sanitarie
0,5% 0,9%
Totale
100% 100%
Fonte: Cittadinanzattiva - Rapporto PiT Salute 2015
L’accesso ai farmaci appare l’ambito maggiormente gravoso in
termini economici ed è stato segnalato dai cittadini nel 26,6% dei
casi. Nel 2014 è stata, inoltre, riscontrata una crescente incidenza
del 13,6% della compartecipazione a carico del cittadino
(comprensiva del ticket per confezione e della quota a carico del
cittadino eccedente il prezzo di riferimento sui medicinali a
brevetto scaduto) rispetto al 12,7% registrato nel 2013.
Il peso dei ticket sulla diagnostica e la specialistica (21,3%) è il
secondo settore segnalato dai cittadini come eccessivamente
gravoso dal punto di vista economico e sta diventando un vero e
proprio ostacolo alle cure. I costi per le prestazioni in
intramoenia (18,9%) appaiono allo stesso modo eccessivi per i
cittadini, costretti tuttavia a sostenerli per poter rispondere
tempestivamente ai bisogni di cura che il servizio pubblico non è in
grado di soddisfare. Segue la mobilità sanitaria (10,4%) in cui
sono condensate le segnalazioni che riguardano la difficoltà di
anticipare le spese di viaggio e alloggio, la burocrazia e i ritardi per
ricevere i rimborsi da parte delle ASL e l’autorizzazione per
accedere alle cure all’estero o fuori regione.
LISTE DI ATTESA
Attesa media per esame diagnostico
Risonanza Magnetica
Mammografia
TAC
Ecodoppler
Ecografia
Colonscopia
Radiografia
Ecocardiogramma/Elettrocardiogramma
Gastroscopia
2014 2013
13 mesi14 mesi
12 mesi14 mesi
12 mesi12 mesi
10 mesi10 mesi
9 mesi 8 mesi
8 mesi 11 mesi
7 mesi 5 mesi
7 mesi 9 mesi
5 mesi 4 mesi
Fonte: Cittadinanzattiva - Rapporto PiT Salute 2015
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Attesa media per intervento chirurgico
Intervento maxillo facciale
Rimozione protesi anca
Ricostruzione mammaria
Stenosi cervicale
Frattura quinto metatarso del piede
Protesi ginocchio
Ernia inguinale
Intervento di TURP
Cataratta
Fimosi
Neoformazioni neoplastiche sottocutanee
Protesi spalla
Mastectomia totale
Frattura del femore
Carcinoma vescica
Calcolosi renale
Epatocarcinoma
2014
24 mesi
24 mesi
24 mesi
20 mesi
14 mesi
12 mesi
11 mesi
10 mesi
10 mesi
10 mesi
8 mesi
8 mesi
8 mesi
7 mesi
6 mesi
4 mesi
3 mesi
Fonte: Cittadinanzattiva - Rapporto PiT Salute 2015
Attesa media per visita specialistica
Psichiatrica
Oculistica
Cardiologica
Odontoiatrica
Oncologica
Ortopedica
Gastroenterologica
Neurologica
2014 2013
13 mesi20 mesi
9 mesi 9 mesi
8 mesi 7 mesi
7 mesi 7 mesi
6 mesi 6 mesi
6 mesi 7 mesi
5 mesi 4 mesi
5 mesi
-
Fonte: Cittadinanzattiva - Rapporto PiT Salute 2015
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