Il reporter del mare - Rino Sgorbani Web Site
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40 Tempo libero LIBERTÀ Venerdì 7 gennaio 2011 Dalla grande barriera alle spiagge bianche del nord, un viaggio di 8mila chilometri Il reporter del mare I favolosi viaggi di Rino Sgorbani Una cernia accompagna l’immersione; foto di gruppo degli “esploratori”con un panorama suggestivo; animali tipici:koala, coccodrillo, canguro,leone marino e il crocodile fish Australia “coast to coast” Nel blu dipinto di blu “ ◗◗ Rino Sgorbani,nativo di Castelnuovo Fogliani di Alseno, ma da anni residente a Fiorenzuola,inizia ad andare sott’acqua negli anni Settanta.Nel 1977 frequenta il corso sommozzatori Fips,nel 1981 frequenta il corso istruttori Fips a Nervi.Nel 1982 diventa Istruttore Cmas.Per dieci anni svolge l’attività di istruttore nella Scuola d’Immersione Piacenza; agli inizi degli anni Novanta diventa istruttore Padi,arrivando al conseguimento di ben 11 specialità.Verso la fine degli anni Ottanta abbandona la pesca subacquea per dedicarsi completamente alla fotografia subacquea e poi alla videografia. Ha documentato i mari di Corsica, Mar Rosso,Maldive,Malesia, Filippine,Indonesia,Thailandia, Papua Nuova Guinea,Australia, Tasmania,Coco Island,Malpelo, Sudafrica,Bassa California,Carabi, Polinesia e nei Cenotes dello Yucatan in Messico. testo e foto di RINO SGORBANI ustralia terra di sogni, il più piccolo continente ma anche l’isola più vasta del mondo, una massa di terra di 7.500.000 chilometri quadrati nel Pacifico meridionale, il territorio più antico 3 miliardi di anni e pertanto il continente più piatto, visto che il vento e la pioggia hanno avuto tutto il tempo per modellare il paesaggio. Terra di colori, dal rosso della sua sabbia al verde delle sue foreste, il tutto abbracciato dalle Infinite gradazioni del blu del mare. La Grande Barriera Corallina più estesa della Grande Muraglia Cinese e unico organismo vivente visibile dallo Spazio, è certo di quanto di più magnifico l’Australia possegga, una teoria di reef e lussureggianti isole tropicali che fiancheggiano la costa del Queensland, dando forma ad uno spettacolo unico. Ho potuto apprezzarne la bellezza sorvolandola su un piccolo aereo ed immergendomi nei suoi fondali. Con mia moglie Cinzia e gli amici Gianmario e Laura, sono partito da Cairns direzione nord sorvolando Andevor, reef posto di fronte a Cape Triboulation. I colori sono stupefacenti, sembra impossibile che possano esistere tante gradazio- A ◗◗ E’ molto difficile descrivere con le parole quello che si prova immergendosi nei fondali della Grande Barriera Corallina. Nella Grande Barriera è possibile vedere di tutto, e ad ogni immersione è una grande emozione. ◗◗ Durante il percorso non è raro trovarsi in mezzo ad un incendio. Questi fuochi sono appiccati volutamente e controllati dagli aborigeni: ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio naturale del bush ◗◗ Nella stagione secca le acque si ritirano lasciando solo alcuni Billabong (pozze d’acqua) visitabili con piccoli battelli di alluminio ni di blu, ecco che l’Australia ci fa il suo primo regalo. Il nostro volo termina a Lizard Island, fra la più settentrionali della barriera corallina: deve il suo nome a Cook che vi gettò l’ancora nel 1770 e che decise di chiamarla Lucertola per i grossi ma innocui varani che la popolano. La Grande Barriera Corallina offre dall’alto uno spettacolo unico, ma per apprezzarne completamente la bellezza, i colori e la grande varietà di vita non rimane che tuffarsi nel blu. E’ molto difficile descrivere con le parole quello che si prova immergendosi nei fondali della Grande Barriera Corallina: tantissime varietà di coralli in diverse forme e colori, enormi quantità di pesci, dai coloratissimi pesci pagliaccio a grandi quantità di pesci pappagallo, dai colorati e velenosi serpenti di mare alle cernie giganti ed a numerosi banchi di barracuda e squali grigi. Nella Grande Barriera è possibile vedere di tutto, e ad ogni immersione è una grande emozione. Dopo aver esplorato la meravigliosa Barriera Corallina, ecco che inizia la nostra vera avventura alla scoperta di questo straordinario continente. Il punto di partenza sarà Darwin da dove imboccheremo la mitica Stuart Highway direzione sud si- no a Port Augusta, da qui proseguiremo sino ad Adelaide, punto perfetto per raggiungere Kangaro Island. Da Adelaide a Melbourne percorrendo la famosa Greed Ocean Road, a Melbourne abbandoneremo la costa per raggiungere la nostra meta finale: Sydney, oltre ottomila chilometri che ci porteranno nel cuore dell’Australia, quella che gli stessi abitanti definiscono la vera Australia. La nostra avventura “On the Road” parte da Darwin, la capitale del Northern Territory è una città moderna dove si respira un’atmosfera rilassata, completamente distrutta nel 1974 dal ciclone Tracy non presenta costruzioni dal valore storico, eccezion fatta per pochi edifici lungo l’Esplanade. Il suo fascino è dato dalla natura che la circonda, parchi e laghi che si susseguono di fronte a spiagge infinite, e anche se i bagni in mare sono impossibili per i due terzi dell’anno a causa delle meduse velenose, la posizione della città in riva al mare regala la possibilità di belle passeggiate con splendide vedute sul porto e sulla marina. Il modo migliore per visitare Darwin è sicuramente in bicicletta, noi l’abbiamo noleggiata in centro e ci ha permesso di esplorare i punti più belli e interessanti della città, e seguendo le piste ciclabili dopo aver esplorato Cullen Bay e la sua marina, Mindil Beach e la sterminata Fannie Bay abbiamo raggiunto East Point Reserve. Questo lembo di terra è particolarmente bello nel tardo pomeriggio quando il sole tramonta nella bellissima baia. Caricato il nostro fuoristrada ci lasciamo la città alle spalle e imbocchiamo la mitica Stuart Highway: prende il nome dall’esploratore John Stuart che intraprese un’epica traversata da sud a nord nel lontano 1861 e segue approssimativamente il medesimo tragitto, che è poi lo stesso della vecchia linea telegrafica. Lungo il suo percorso offre deviazioni da non mancare: la prima è senza dubbio al Litchfield National Park, un meraviglioso collage di cascate, formazioni di arenaria Billabong senza coccodrilli e sorprendenti nidi di termiti alti oltre due metri, e si estende su una superficie di 650 chilometri quadrati. La natura qua è selvaggia: strade di terra rossa sembrano fare la gimcana tra gli eucalipti, cascate formano alla loro base limpidi laghetti luoghi ideali per la balneazione. Durante il percorso non è raro trovarsi in mezzo ad un incendio. Questi fuochi sono appiccati volutamente e controllati dagli aborigeni che popo- lano queste terre: il fuoco ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio naturale del bush. Il nostro viaggio prosegue sino al Kakadu National Park, uno dei parchi più belli e importanti d’Australia, tanto da essere dichiarato patrimonio dell’umanità. Per poter visitare autonomamente il parco bisogna avere un fuoristrada 4x4, i tratti di strada non asfaltati sono numerosi e alcuni presentano tratti di sabbia finissima perché letti di fiumi nella stagione umida. Il Kakadu National Park è una magia di paludi che si estende per oltre 20.000 chilometri quadrati: parco più vasto d’Australia, include l’intero bacino embrifero del South Alligator River. La corsa del fiume si svolge attraverso foreste pluviali, boschi di eucalipti, paludi e mangrovie per poi riversarsi sull’immensa scarpata di arenaria rossa dando vita ad una serie di cascate cateratte. Nella stagione secca le acque si ritirano lasciando solo alcuni Billabong (pozze d’acqua) visitabili con piccoli battelli di alluminio, e proprio durante queste escursioni che si entra maggiormente in contatto con la flora e la fauna del luogo. I Billabong sono ammantati da meravigliose ninfee intorno alle quali si possono osservare diverse specie di uccelli tra cui il bellissimo Jabiru, un pò il simbolo di questo parco. Comunque la principale attrattiva sono sicuramente i coc- Tempo libero LIBERTÀ Venerdì 7 gennaio 2011 Un pellicano; sopra coloratissimi pesci pagliaccio; accanto immersione nella favolosa barriera corallina australiana; sotto, momenti di viaggio verso Sydney (nella foto l’Opera House) codrilli che popolano numerosi queste acque. Si tratta del Crocodylus Porosus meglio conosciuto come Coccodrillo Marino, può raggiungere i 7 metri di lunghezza, e sono capaci di fare enormi salti fuori dall’acqua per catturare il cibo. Questi coccodrilli sono estremamente pericolosi ed è per questo che in tutto il parco è proibita la balneazione. Il Kakadu National Park possiede uno dei patrimoni di arte aborigena più ricchi di tutta l’Australia che costituisce insieme alla natura un’indiscutibile attrattiva. L’arte è sempre stata una componente importante della cultura aborigena, era un modo di registrare le vicende umane, di rendere o- nore alla terra e di trasmettere ai posteri i racconti della creazione e le gesta degli esseri soprannaturali. Alcuni dipinti risalgono ad almeno a 50.000 anni fa, e la maggior parte raffigurano gli animali che popolano queste terre, coccodrilli, canguri, uccelli. Il soggetto più importante è comunque il serpente arcobaleno da cui, secondo il mito aborigeno, dipende tutta la creazione. Una volta lasciato alle nostre spalle il Kakadu National Park ci rimettiamo sulla Stuart Highway. La strada ha un andamento pressoché rettilineo e le poche curve che si incontrano danno la sensazione di essere state poste ad arte per rallentare l’andatura. Cominceremo gradualmente ad attraversare tratti desertici, anche se si tratterà sempre di un deserto disseminato di bassa vegetazione e di macchie di alberi, per lo più eucalipti. Una presenza purtroppo frequente è quella di animali morti ai bordi della strada, canguri, dingo, uccelli e persino bufali, che attraversano fiduciosi quella che è l’unica strada in migliaia di chilometri quadrati. Uno spettacolo a parte è costituito dai Road Train, gli enormi autoarticolati che trasportano merci attraverso il continente, possono arrivare ad una lunghezza di oltre 50 metri spesso costituiti da quattro o cinque rimorchi, talvolta dai colori vivaci e tirati a lucido, finchè alla fine del loro viaggio la polvere che sollevano li renderà irriconoscibili. Quando si parla di Australia una delle prime cose che vengono in mente sono i canguri, animali simbolo di questo continente. Il modo più facile per osservarli non è solo partecipare ad una escursione in qualche parco naturale: infatti non è raro avvistarli mentre si guida durante le ore del tramonto e dell’alba quando escono allo scoperto in cerca di cibo. Dopo aver percorso oltre 300 chilometri arriviamo a Katherine, unica cittadina di una certa dimensione tra Darwin e Alice Springs. Pur avendo solo 7.00 abitanti vanta di una delle più vitali comunità di artisti aborigeni. Lungo il nostro percorso incontreremo quasi ogni 200 chilometri delle aree di sosta, chiamate convenzionalmente Road House. Sono delle vere e proprie istituzioni australiane assurte in certi casi a ruolo di sito storico, sono costituite da slarghi il più delle volte sterrati sui quali sorgono una stazione di servizio dove poter fare rifornimento di gasolio, un pub ristorante mercatino e degli alloggi. Le insegne sono spesso pittoresche e variopinte e i muri esterni ed interni sono in molti casi ricoperti dai più svariati ricordi di viaggi. Proseguendo lungo il nostro percorso incontriamo enormi massi rotondi di granito rosso precariamente accatastati l’uno sull’altro, sono i cosiddetti Devils Marbles, gli aborigeni locali invece li chiamano Carlu Carlu e credono che queste rocce siano le uova del serpente arcobaleno. Secondo gli studiosi invece si tratta di resti di lava fusa erosi nel corso dei millenni. Poco dopo aver superato il Tropico del Capricorno, punto segnalato da un semplice monumento e da una linea bianca sull’asfalto, eccoci ad Alice Springs, situata praticamente nel cuore del continente australiano Alice Springs, dai suoi abitanti chiamata semplicemente the Alice. Nacque nel 1871 come stazione ripetitrice per la Overland Telegraph Line tra Adelaide e Darwin. Ad una decina di chilometri a sud di Alice Springs sorge la Ghan Preservation Society, un museo dedicato al Ghan il leggendario treno che congiungeva la città con Adelaide, la vecchia linea ferroviaria ricalcava le piste percorse un tempo dalle carovane di cammellieri afgani, da qua il nome Ghan. Lasciata Alice Springs ci rimettiamo sulla Stuart Highway per percorrere gli oltre 500 km. che ci separano da Yulara, punto di partenza per la visita del famoso parco di Ayers Rock. La strada ci porta dentro a un panorama sempre più desertico e la terra si colora di un rosso intenso. Immediatamente comprendiamo la ragione per la quale questa zona viene chiamata Red Center. Dopo aver percorso oltre 2000 chilometri eccoci nel cuore rosso dell’Australia ed è qua che si trova il simbolo di questa zona, che è poi il simbolo di tutta l’Australia: Ayers Rock. Gli aborigeni lo chiamano Uluru e questo imponente monolite si staglia improvvisamente sopra un territori completamente piatto, ha una lunghezza di 3 chilometri per un’altezza di 348 metri in mezzo alla piatta boscaglia sabbiosa e 860 metri sul livello del mare, si può definire il monolite più grande del mondo. Un massiccio blocco di arenaria vecchio 600 milioni di anni: i geologi ritengono che ne sia visibile solo il dieci per cento e che il resto sia sotto terra, l’erosione nel corso di molti milioni di anni ne ha lentamente esposto la massa mentre il processo di inaridimento ne ha rivelato la caratteristica tinta. Per ammirare questa suggestiva roccia esistono tre modi, osservarla da lontano, camminarci intorno o salirci sopra. Noi abbiamo preferito evitare di arrampicarci sulle sue pareti scoscese per rispettare il volere degli aborigeni che considerano questo luogo sacro e ricco di grande valore simbolico. Il tempo trascorso ad ammirare il magico monolite Uluru non sarebbe mai abbastanza ma la strada da percorrere è ancora tanta, e dopo un centinaio di chilometri iniziamo ad attraversare il vero Outback, il paesaggio desertico inizia a diventare monotono e sterile interrotto solo da qualche Station che sembra nascere dal nulla. Qui che lavorano e vivono i 147.000 allevatori di bestiame lontani talvolta anche 400 chilometri dal centro urbano più vicino. Lasciato il Northern Territory entriamo nello stato del South Australia ed è qua che si trova la capitale mondiale dell’Opale, Coober Pedy, nostra prossima meta. Questa carismatica e arida cittadina sorge in mezzo al deserto e in ogni direzione si 41 guardi, chilometri di conici ammassi argillosi testimoniano l’affanno di migliaia di minatori alla ricerca di queste pietre preziose, gli Opali. Il nome del centro urbano è il risultato della storpiatura dell’espressione aborigena Kuba-piti, ovvero tizzi bianchi in un buco. Le miniere sono molte e le più antiche risalenti agli inizi del 1900 ormai esaurite sono state trasformate in interessanti musei che aiutano a comprendere come si svolgeva la vita e il lavoro dei minatori del passato. Abbandonato il deserto la vegetazione inizia gradualmente a prendere il posto delle aride rocce. Nella parte meridionale del sud-australia le piogge abbondanti dei mesi invernali e l’irrigazione dei numerosi corsi d’acqua presenti ne fanno una delle zone più fertili e produttive del continente. Dopo aver lasciato Darwin da migliaia di chilometri ricominciamo a rivedere qualche piccola città, siamo quasi ad Adelaide. Qui termina la Stuart Highway, abbiamo attraversato l’Australia da nord a sud. Adelaide capitale del South Australia sorge in una pianura racchiusa da verdi colline e da incantevoli spiagge, è una città molto verde ed elegante, interamente progettata su uno schema pianta quadrata dal suo fondatore Wiliam Light e conserva ancora intatto il suo romantico fascino ottocentesco. Lasciata Adelaide ci dirigiamo a Cape Jervis, porto di partenza per il traghetto che ci porterà nella magica e affascinante Kangaro Island. Questa isola è un vero paradiso naturale in cui il tempo sembra essersi fermato a come era l’Australia una trentina di anni fa: piccoli agglomerati urbani, foreste, campagne, grandi estensioni occupate da piantagioni di colza e pascoli di pecore merinos. La costa selvaggia e frastagliata cela spiagge bianche interrotte da scogliere a picco sul mare turchese. Questo è l’habitat perfetto per colonie di Leoni Marini che dopo giornate passate a pescare nel profondo mare riposano sdraiati sulla sabbia o si mimetizzano con il colore delle rocce, ed è una emozione indescrivibile immergersi in mezzo a questi dolci mammiferi che ti nuotano intorno con grandi evoluzioni e a volte si mettono in posa davanti all’obbiettivo della macchina fotografica. Percorrendo le strade sterrate esploriamo l’isola e durante il percorso ci imbattiamo in Varani che attraversano la strada, serpenti che fanno capolino in mezzo all’erba mentre si scorgono Koala appollaiati sui rami più alti degli eucalipti le cui foglie costituiscono il loro esclusivo nutrimento. Si ha davvero la sensazione di far parte di un documentario naturalistico. Gli incontri ravvicinati con gruppi di dolci e divertenti canguri che saltellano qua e la resterà un ricordo indelebile di questi due giorni trascorsi in questo paradiso naturale. Tornati sul continente riprendiamo il viaggio verso quella che sarà la nostra meta finale, Sydney. Dopo oltre mille chilometri eccoci a Sydney la città più vecchia, grande, ricca e multietnica d’Australia. Sorge su uno dei porti naturali più belli del mondo e si sviluppa intorno ad un lungo mare meraviglioso scandito da palme, giardini verdissimi e incoronata da 70 spiagge. Sydney può anche essere definita la città delle sorprese, ogni angolo ogni quartiere regala emozioni, la prima e più grande sorpresa si può certo affermare è la vista dell’ Opera House, questo straordinario edificio con i suoi tetti modellati a vela rigonfi dal vento e lo splendido scenario del porto che ne fa da sfondo è uno dei simboli più evocativi d’Australia. Il nostro lungo viaggio ci ha portato dalla Grande barriera alle spiagge bianche del nord, dal cuore rosso e desertico del centro fino ad arrivare alle coste fredde e frastagliate del sud, oltre 8000 chilometri di avventura. L’Australia è un paese capace di regalare autentiche emozioni. www. rinosgorbani. com