Dicembre 2012

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Dicembre 2012
+ oltreconfine
Italia Ebraica
voci dalle Comunità
n. 12/2012
HATIKWA
Unione Giovani Ebrei d’Italia
NEW YORK STYLE
PALESTRE
PAG. 8
Italia Ebraica – attualità e cultura dalle Comunità ebraiche italiane ‐ registrazione Tribunale di Roma 220/2009 | [email protected] – www.italiaebraica.net | supplemento a Pagine Ebraiche ‐ n. 12 ‐ 2012 reg. Tribunale di Roma 218/2009 ISSN 2037‐1543 (direttore responsabile: Guido Vitale)
PISA EBRAICA
Il ritorno di Nessiah
QUI FIRENZE – UNA CORSA PER LA PACE
LIVORNO EBRAICA
I 50 anni
del Tempio
Torna l'appuntamento con Nessiah, festival
di cultura e musica ebraica organizzato su
tutto il territorio provinciale dalla Comunità
di Pisa. Giunto alla sedicesima edizione, Nes‐
siah propone quest'anno un'intrigante map‐
patura dell'ebraismo italiano guidando il pub‐
blico alla scoperta di numerose e diversificate
di Gavriel Zarruk
Festa solenne a Livorno per il
50esimo anniversario della rico‐
struzione del Tempio di piazza Be‐
namozegh. Numerosi i momenti
che hanno scandito una cerimonia
dalle grandi emozioni e dal grande
significato. Dopo lo svolgimento
di Shachrit le celebrazioni sono
iniziate con la cucitura del Sefer
Torah, donato dalla signora Jeru‐
shalmi in memoria di Beniamino
realtà locali. Il via domenica 2 dicembre con
Enrico Fink e con lo spettacolo in salsa fer‐
rarese La mamma, l'angelo e la ciambella.
a pag 3
TORINO EBRAICA
Riflettori sul Tempio
Da diversi anni i portici e le piazze del capo‐
luogo piemontese sono diventati una meta
privilegiata per girare film, documentari e fic‐
tion‐tv. Nelle scorse settimane anche la Co‐
munità ebraica ha avuto il proprio set cine‐
Dalla sinagoga alla moschea: fianco a fianco, falcata dopo falcata, con la voglia di condividere una grande giornata di festa, speranza, impegno. È fortissimo il messaggio lanciato dagli otto atleti – quattro ebrei e quattro
arabo-israeliani – protagonisti della corsa per la pace svoltasi in riva all'Arno nell'ambito delle iniziative della
25esima Maratona di Firenze e in previsione di un prossimo gemellaggio dell'evento podistico toscano con la
Jerusalem Marathon. Accolti dai vertici della Comunità ebraica, dal presidente Guidobaldo Passigli e dal rabbino
capo Joseph Levi, gli sportivi – con al loro fianco anche l'imam Izzedin Elzir – si sono diretti, a passo di corsa,
verso il vicino luogo di culto islamico di piazza dei Ciompi. L'iniziativa, promossa dalla onlus Enzo B in collaborazione con Opera del Tempio Ebraico di Firenze e Maccabi Italia, si è conclusa con una conferenza stampa
a Palazzo Vecchio.
PARTNERSHIP
Imprenditoria ­ Trento sceglie Israele
matografico ospitando una troupe della tv
statale israeliana Arutz 1 venuta a realizzare
un documentario nell’ambito del progetto
Kehillot madlikot volto a illustrare vita e ca‐
ratteristiche di sette diverse Comunità nel
mondo: Boston, Buenos Aires, Odessa, To‐
ronto, Tolosa, Oslo e appunto Torino.
a pag 4
Ridurre le barriere all'innovazione, stimolare la crescita
e l'imprenditoria, favorire lo sviluppo di iniziative in
grado di conquistare il mercato. Obiettivi che sono alla
base dell'accordo per la ricerca industriale stipulato
in primavera tra Provincia autonoma di Trento e go‐
verno israeliano. Un accordo arrivato ora un nuovo
importante risultato. Già accessibili infatti i primi bandi volti a
sostenere lo sviluppo di progetti comuni nei settori dell'Ict, delle
biotecnologie, delle energie rinnovabili e delle tecnologie am‐
bientali. Soddisfazione per l’implementazione dell’ini‐
ziativa è gli altri espressa dal presidente della Provincia
di Trento Lorenzo Dellai (nella foto). “Con alle spalle
un'esperienza ventennale di collaborazione scientifica
con Israele, il Trentino – ha sottolineato – è l'unica re‐
altà amministrativa di livello regionale ad aver sotto‐
scritto un accordo quadro per la ricerca industriale. Un risultato
che ci rende orgogliosi e che ha tradotto sul territorio lo spirito
che lega i due governi”.
GIUSTI TRA LE NAZIONI
FIRENZE EBRAICA
Cultura e impegno
L’abbraccio di Joel e Pietro. 70 anni dopo
Significativa attività accademica, un ampio
ventaglio di pubblicazioni, l'impegno di cul‐
tura assunto alla guida
scientifica del museo della
Comunità ebraica di Firen‐
ze. Queste le motivazioni
che hanno portato alla no‐
mina della professoressa
Dora Liscia Bemporad tra i
nuovi componenti dell'Accademia delle arti
e del disegno, nel suo genere tra le istituzioni
più antiche e prestigiose al mondo.
Il registro dei Giusti tra le nazioni dello Yad
Vashem si arricchisce di due nuovi nomi:
quello dei coniugi lombardi Erminio e Ada
Lomazzi che, ai tempi della persecuzione
nazifascista, nascosero la famiglia Diena
nella loro locanda ad Abbiate Guazzone,
frazione di Tradate (Varese). A sancire questo momento una toccante commemorazione svoltasi al liceo Curie alla presenza,
tra gli altri, del presidente emerito dell'Assemblea rabbinica italiana rav Giuseppe
Laras e di Dan Haezrachy dell'Ambasciata
d'Israele a Roma. La cerimonia è stata l'occasione per un commovente abbraccio a
distanza di quasi 70 anni da quei giorni.
Protagonisti Joel Diena e Pietro Lomazzi,
il bambino ebreo braccato dal regime oggi
affermato economista in Canada e l'amico
d'infanzia figlio dei suoi salvatori. Fglio di
Giorgio Diena, storico chazan della Comunità ebraica di Milano e fratello di Baruch,
cui rav Prato propose la carica di vicerabbino a Roma alla fine degli anni Quaranta,
Joel ha avuto l'opportunità di esternare a nome di tutta la famiglia - gratitudine e
riconoscenza per un'azione di coraggio
mai dimenticata.
Flora e Moise Jerushalmi z.l., con
l'aiuto del rabbino capo Yair Didi
e la cerimonia religiosa con la
scrittura delle lettere sul libro sa‐
cro.
A fare gli onori di casa il presiden‐
te Vittorio Mosseri che, nel suo di‐
scorso, si è soffermato sulle com‐
plesse vicende della riedificazione
del luogo di culto, un consegui‐
mento non facile in quanto inizial‐
mente si ebbero problemi per i fi‐
nanziamenti e i lavori si protras‐
sero per ben quattro anni (dal 25
aprile 1958 al 23 ottobre 1962,
giorno dell'inaugurazione).
Il presidente ha ricordato la figura
del professor Togni che con un de‐
creto riuscì a dar vita, grazie al‐
l'aiuto dello Stato, a questa impre‐
sa. Il progetto fu ideato e curato
dall'architetto romano Angelo Di
Castro, tra gli altri anche rav Al‐
fredo Toaff z.l seppe dare un gran‐
de contributo alla propria Comu‐
nità.
Mosseri ci ha guidati in un viaggio
nel tempo, tramite la lettura di al‐
cuni frammenti del discorso del‐
l'allora presidente, Renzo Cabib,
figura carismatica della Comunità,
che seppe sottolineare come la pa‐
rola “ricostruzione” non si limi‐
tasse al solo significato di rico‐
struzione fisica del Tempio ma an‐
che a una nuova spiritualità: un
momento carico di significato e
soprattutto di responsabilità, in
una realtà dove la Shoah, con i
suoi orrori, aveva già mietuto le
sue vittime innocenti.
Il presidente ha ricordato che
l'edificio fu completato con l'in‐
troduzione dell'arca santa e ha
concluso il proprio intervento sot‐
segue a pag. 2-3
Italia Ebraica
pag. 2
dicembre 2012
la voce delle Comunità
SALVATORE MASSIMO STELLA
GIULIANA GHERARDUCCI
LIVORNO
EBRAICA
Impegno, suggestioni e un nuovo Sefer per il Cinquantenario
segue da pag. 1 tolineando quanto questa
Comunità sia stata una delle più attive
del Mediterraneo, portatrice, come evi‐
denzia il discorso di Cabib, di una “nota
ebraica in un unico folkore livornese, in‐
sieme intesi a rifare la città, risorgente
sulle sue rovine”. Presente all'evento an‐
che la consigliera dell'ambasciata di
Israele, Lidia Raviv, che ci ha fatto riflet‐
tere su quanto l'arrivo di un Sefer Torah,
oltre a essere uno dei momenti più belli
per il popolo ebraico poiché attesta il rin‐
novamento, sia la maniera più giusta per
festeggiare un appuntamento così carico
di significato come quello del Cinquan‐
tenario. Un riferimento particolare è stato
fatto alla nostra Kehillah, meritevole di
aver dato sostegno allo Stato di Israele
sin dalla sua nascita. Belle parole sono
state spese anche dal primo cittadino,
Alessandro Cosimi. Il sindaco ha elogiato
uomini e donne che hanno dato un im‐
portante contributo alla comunità e alla
società livornese: personaggi come Ugo
Mondolfi, antifascista e parlamentare so‐
cialista, e i numerosi ebrei che parteci‐
parono al Risorgimento. Ha poi ringra‐
ziato Paola Bedarida con cui ha lavorato,
negli anni passati, nell’amministrazione
comunale. Un pensiero infine per due
rabbini conosciuti durante il suo man‐
dato, rav Kahn z.l e rav Kalon z.l. Succes‐
sivamente ha preso la parola il presidente
della Provincia, Giorgio Kutufà, che ha
evidenziato il profondo affetto che lega
lui e la sua famiglia a questi luoghi. Kutufà
ha elogiato non solo la sinagoga ma an‐
che la scuola rabbinica, storico punto di
riferimento, per poi sottolineare i conti‐
nui e proficui rapporti intessuti con
l'ebraismo labronico. “I cuori – ha spie‐
gato – devono essere sempre capaci di
pulsare contrariamente ai muri di pre‐
giudizio”. Per ultimo è intervenuto il rab‐
bino capo Yair Didì, che ha evidenziato
come l'anniversario che si stava celebran‐
do rappresentasse un'ottima occasione
per l'entrata del Sefer Torah poiché, lo
stesso, è testimonianza fedele della pa‐
rola di Hashem: di fatto nessuna parola
della Torah è mai stata modificata nei
2000 anni di Diaspora. Alla base dei prin‐
cipi fondanti dell'ebraismo, ha proseguito
il rav, c'è la vita. E l'ingresso di un Sefer
Torah simboleggia di fatto una vita nuova
Il presidente Mosseri: “Una gioia per noi e per tutta la città”
di Vittorio Mosseri
presidente della Comunità ebraica di Livorno
In una soleggiata mattina di cinquantaquattro anni fa, alla
presenza delle autorità e del ministro Giuseppe Togni il rabbino Alfredo Toaff di z.l. pronunziò la benedizione “shehekheyianu” che suona così: “Benedetto sia Tu, Signore nostro
Dio Re del Mondo, che ci hai fatto vivere, ci hai mantenuto
e ci hai fatto giungere fino a questo momento”.
È questa la benedizione che oggi noi possiamo e dobbiamo
ripetere nel mentre ci accingiamo a celebrare i 50 anni dall’inaugurazione dell’opera che chiuse per noi l’era delle distruzioni belliche e della provvisorietà nell’esercizio del culto
nei locali invero poco capienti della Yeshivà Marini.
Il cammino però non era stato facile: falliti i tentativi di salvare e consolidare i ruderi della sinagoga che i ripetuti furti
di travi ed altro materiale fecero crollare definitivamente,
iniziarono le trattative con lo Stato cui competeva di finanziare la ricostruzione. La Comunità insisteva per la formula
“com’era e dov’era”, formula che lo Stato non volle accettare,
e per la spesa che fu giudicata eccessiva, e per la difficoltà
attraverso una Torah nuova per la Co‐
munità. Ha poi preso avvio la cerimonia
vera e propria. Moderatore il morè Chaim
Leone, che ha invitato un Cohen, un Levi
e un Israel per compleatare la scrittura
delle ultime tre lettere del Sefer. Il Tempio
era intanto addobbato con foglie di alloro
sul pavimento, proprio come facciamo
generalmente a Simchà Torah; il colore
di maggior risalto per l'evento è stato il
bianco, simbolo di purezza, sia sulle kip‐
pot in memoria di Beniamino Flora e
di reperire i materiali come marmi preziosi, stucchi ecc e il
personale che li mettesse in opera. I maggiorenti della Comunità e il rabbino Toaff dovettero pertanto rinunziare all’idea di rivedere l’imponente e fastoso monumento alla fede
dei Padri che era stato per oltre tre secoli l’orgoglio della
città e meta di visite da parte di tutti i sovrani che giungevano
a Livorno. I lavori del nuovo progetto, arditamente moderno,
redatto dall’architetto Angelo di Castro, si protrassero per
quattro anni: la scatola muraria fu finanziata dallo Stato
ma l’arredamento fu lasciato alla cura e alle spese della Comunità, che dovette lanciare una sottoscrizione internazionale
per coprire la ragguardevole somma necessaria per completare l’opera.
L’edificio così concepito fu successivamente completato con
un’Arca Santa in finissima fattura barocca (firmata e datata
1708) proveniente dalla cessata Comunità ebraica di Pesaro.
Un Sefer Torah nuovo è stato inaugurato due settimane or
sono ed è stato dedicato alla memoria di quattro benefattori
locali che donarono ingenti somme alle nostre istituzioni,
affinché la Comunità, pure nelle attuali difficili circostanze,
provveda anche alle necessità dei bisognosi che fra di noi
Moise Jerushalmi che sul parochet del‐
l'Aron haKodesh. Il coro Ernesto Ventura
ha piacevolmente accompagnato questi
intensi minuti. Successivamente sono
state accese delle candele: rav Didì, i due
maskil Samuel Zarrugh e Daniele Beda‐
rida, hanno letto le ultime tre chiamate
della parashà Vezoth Haberachà; dopo
aver mostrato la Torah a tutti i presenti,
è stato fatto indossare al Sefer il meil, la
sua veste. Il nuovo Sefer ha un valore uni‐
co anche per le piccole dimensioni: è alto
non mancano. Oggi un altro Sefer Torah, donato da benefattori esteri, fa il suo ingresso nel nostro Tempio, e questo
ovviamente, collegato al Cinquantenario che celebriamo, costituisce festa grande, per noi e per la cittadinanza che ha
visto risorgere un monumento che rimanda alla gloria di
quella che fu la più attiva Comunità ebraica del Mediterraneo
e che ha illustrato nel mondo il nome di Livorno. Ancora oggi
in Israele si stampano formulari di preghiera con l’indicazione
“Nosach Livorno”, secondo l’uso di Livorno.
“Ai livornesi noi livornesi diciamo: Ecco, il Tempio è di nuovo
al suo posto. Vedete siamo qui, non ci hanno distrutto: Siamo
ancora e continuiamo ad essere la nota ebraica di un unico
folklore livornese, insieme intesi a rifare la città, risorgente
sulle sue rovine”.
Con queste parole l’allora presidente della Comunità ebraica,
professor Renzo Cabib, concluse il discorso che tenne il giorno
dell’inaugurazione del Tempio 50 anni fa. Gioia, dunque, per
tutti noi e per la nostra città, con l’auspicio che si possa
godere di rinnovata prosperità nella pace e nella reciproca
civile convivenza che da Livorno è stata nei secoli un vanto
della Comunità ebraica e della città. Con l’aiuto di Dio.
solo 30 centimetri e questo richiede un
maggior impegno da parte del Sofer per
la sua scrittura. Per questa speciale oc‐
casione Liliana Kahn ha donato un se‐
condo meil in memoria del grande mae‐
stro rav Kahn z.l e a Samuel Zarrugh e ai
suoi fratelli. Mosseri ha quindi aperto
l'echal facendo uscire sette sefarim con‐
segnati ad alcuni volontari. Il primo Sefer
Torah, quello donato dalla signora Jeru‐
shalmi, era nelle mani del rabbino che lo
ha portato con sé fino alla Tevah, seguito
RAV DIDI: “LO METTEREMO A DISPOSIZIONE DI ALTRE COMUNITÀ”
La base è a Livorno ma, come sottolinea il rabbino capo
Yair Didi, l'obiettivo è quello di supportare – in caso di
necessità – altre piccole e medie realtà
dell'ebraismo italiano che non sono
in grado di celebrare regolarmentele
funzioni religiose all'interno dei propri Batei Haknesset. Un sefer “itinerante”, sottolinea, che ben si presta ad
essere trasferito su richiesta (e alcune
Comunità si sono già fatte avanti) anche per via delle dimensioni ridotte e
della sua conseguente facile trasportabilità. “È un'indicazione specifica della signora Yerushalmi. L'obiettivo
che si è prefissa con questa donazione
e con quella, precedente, del Sefer che
negli scorsi mesi è stato accolto nella
sinagoga di Genova – spiega il rav – è
quella di offrire un servizio fruibile al
maggior numero possibile di persone.
Per dare slancio a un ebraismo vivo e
consapevole, nelle grandi come nelle
piccole Comunità”.
dalla processione degli altri. I sefarim so‐
no usciti dall'echal per “invitare” il nuovo
Sefer Torah. Sulla Tevah rav Didi ha re‐
citato alcune preghiere per lo Stato di
Israele, il kahal, il benessere e la salute
della città di Livorno; Samuel Zarrough
ha poi intonato lo Shemà Israel. Termi‐
nato il tutto è stato fatto un giro completo
dentro il Tempio e i sefarim sono stati
riposti nell'echal. È infine arrivato il suo‐
no dello shofar, simbolo di giubileo per
il Cinquantenario.
La cerimonia si è conclusa nella sua to‐
talità con l'esecuzione da parte del coro
del solenne, quanto piacevole canto, Ani
Maamin che ha una valenza molto pro‐
fonda e carica di significato in quanto si
basa sulla speranza di redenzione e ar‐
rivo del Messia per Am Israel.
Le iniziative sono proseguite nel pome‐
riggio, presso la Goldonetta, con una mo‐
stra fotografica e con la presentazione
del libro Un tempio nuovo per una fede
antica della professoressa Liana Elda Fu‐
naro. In serata il coro ha proposto l'ese‐
cuzione di canti tipici della tradizione
ebraico‐livornese.
Italia Ebraica
dicembre 2012
pag. 3
la voce delle Comunità
FIRENZE
EBRAICA
Florens, progetti di vita e conoscenza
Ricordando Menè,
tutti e non solo degli
renze il 4 novembre di
mappatura, la salvaguardia e la va‐
il politico coraggioso Lalorizzazione
ebrei”. Il completamento
46 anni fa e dal proces‐
del patrimonio culturale
che accusò Mussolini ebraico europeo. Una sfida rilanciata so di recupero dei beni
dei lavori di restauro della
di Gadi Polacco
Era il 4 agosto del 1922 quando i fascisti costrinsero con
la forza il sindaco Mondolfi e l’onorevole Modigliani a lasciare il Comune per impadronirsene: l’episodio è stato richiamato, nel Cinquantesimo della sinagoga, dall'attuale
primo cittadino di Livorno Cosimi che ricordava così, citando
quel suo predecessore ebreo, l’apporto alla vita delle istituzioni pubbliche reso dalla Comunità ebraica.
Poche ore prima, sempre nella città labronica, il Circolo di
cultura politica a lui intitolato apriva un convegno, con
prestigiosi relatori, nel 140esimo anniversario esatto della
nascita di Giuseppe Emanuele Modigliani, detto “Menè”,
fratello maggiore del celebre artista Amedeo. È particolarmente meritorio lo sforzo effettuato dal Circolo Modigliani perché “Menè”, brillante avvocato e carismatico oratore, è stato figura di primaria rilevanza nel panorama
politico italiano. Socialista che nel 1924 non esiterà nell’aula
parlamentare ad accusare Mussolini (“tace, è complice”)
per il delitto Matteotti, Modigliani ebbe una lunga e travagliata (quale strenuo oppositore del fascismo) carriera
politica in Parlamento e nel Consiglio Comunale livornese.
Con la moglie Vera (Nella) Funaro, esponente di un’altra
storica famiglia ebraica livornese, si dedicherà in particolare
alla difesa dei diritti sociali .
Cresciuti in una città, come scrive Viviana Simonelli della
Fondazione Modigliani, “permeata da una cultura ebraica
di antica origine”, i due non sono certo ebrei praticanti ma,
dinanzi alle persecuzioni razziali in atto in gran parte d’Europa, ricorda sempre la ricercatrice, rivendicano in toto la
loro appartenenza ebraica e decidono di autodenunciarsi.
“Soltanto il profondo affetto di Joyce ed Emilio Lussu spiega - riesce a scoraggiarli da questo gesto suicida”. Portando i coniugi Modigliani a lasciare
la Francia, dove si erano rifugiati nel
1926, per fuggire in Svizzera.
Importante, nell’opera di propaganda
contro la dittatura fascista di “Menè”
e consorte, sarà anche il viaggio negli
Usa nel 1934 con sbarco a New York
dove verranno accolti dal sindaco Fiorello La Guardia e altri emigrati italiani
o loro discendenti e dove manterranno anche contatti con
ambienti ebraici. Nel peregrinare dell’esilio si dovrà attendere l’ottobre del 1944 per rientrare in Italia. Ricorda in
un suo scritto Giuliana Limiti che Modigliani “rimase testimone muto nell’Assemblea Costituente per la malattia
che non gli consentiva di parlare: la sua stessa presenza
però richiamava quell’antica e vera accusa”, riferendosi al
suo dito puntato contro Mussolini per l’assassinio di Matteotti. Socialista integerrimo, Modigliani pose al centro del
proprio pensiero la libertà del cittadino e quando, poco
prima di spegnersi a causa della malattia, divenne ineludibile per la sinistra la scelta tra mondo libero e mondo
comunista egli non esitò, rinunciando al momento alla speranza dell’unità dei socialisti, ad aderire alla scissione saragattiana di Palazzo Barberini, sposando ancora una
volta, sempre in ottica socialista, la causa della libertà del
cittadino quale fulcro delle istituzioni. Figura ponte, quindi,
con il mondo liberale e democratico non socialista, “Menè”
morirà a Roma il 5 ottobre 1947.
Bene ha fatto il Circolo Modigliani a far riemergere nella
sua grandezza questa primaria figura politica e bene sarebbe, a modesta opinione di chi scrive, approfondire un
percorso di studio in ambito ebraico, a Livorno ma non
solo, incentrato sui personaggi politici ebrei e il loro contributo al paese.
a Firenze in occasione dei lavori di
Florens, settimana internazionale de‐
dicata alla cultura e all’ambiente che
a queste tematiche ha riservato una
tavola rotonda svoltasi nel Salone dei
Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Organizzato su iniziativa dell’Opera
del Tempio Ebraico, l’appuntamento
ha avuto come riferimento lo scenario
apertosi in seguito alle devastazioni
portate nelle strutture di via Farini
dalla grande alluvione che colse Fi‐
danneggiati che seguì a
quelle ore drammatiche.
“Fu quello – ha ricorda‐
to l’architetto Renzo Fu‐
naro, presidente del‐
l’Opera del Tempio –
uno dei momenti più significativi di
un processo di recupero dei beni
ebraici fiorentini che nel corso degli
anni ha registrato la proficua intera‐
zione di realtà differenti e il raggiun‐
gimento di traguardi a beneficio di
PISA
sinagoga, la sua recente
illuminazione notturna
(nella foto), le operazioni
ancora nel vivo al cimite‐
ro monumentale di viale
Ariosto. Tanti tasselli di
un laboratorio di progettualità che è
indirizzato al corretto utilizzo di questi
beni, ha spiegato Funaro, “all’interno
di un più ampio progetto basato sul‐
l’economia della cultura”.
Ad illustrare le specificità del patri‐
monio ebraico, l’importanza di un suo
racconto efficace e i vantaggi di una
promozione su scala europea, tra gli
altri, l’esperto di web marketing Giu‐
seppe Burschtein, la giornalista e scrit‐
trice Ruth Ellen Gruber, la direttrice
del Museo ebraico di Firenze Dora Li‐
scia Bemporad e l’ex consigliere UCEI
Annie Sacerdoti. Moderatore Wlodek
Goldkorn, responsabile delle pagine
culturali dell’Espresso, mentre ha por‐
tato i saluti della Comunità ebraica il
vicepresidente Daniela Misul (presen‐
te in sala anche il rabbino capo Joseph
Levi).
EBRAICA
Torna Nessiah. Tra musica, arte e ricette della tradizione
Inizia con le ricette giudaico ferraresi di Enrico
Fink trasposte in forma di performance artistica
la sedicesima edizione del festival culturale Nes‐
siah. Appuntamento di
grande richiamo, tra le
esperienze di maggior
successo nel suo genere,
il festival è organizzato su
impulso della Comunità
ebraica di Pisa e ha nel
racconto di alcune realtà
tra le più rappresenta‐
tive dell'ebraismo ita‐
liano il filo conduttore
per il 2012. “Una sfida
stimolante, ricca di
suggestioni e per forza
di cose non esaustiva
– racconta Andrea
Gottfried, 38 anni, fondatore e direttore
artistico di Nessiah – che si sviluppa in diversi fi‐
loni. L'obiettivo è quello di valorizzare usi e costumi
delle varie Comunità. Tradizioni culinarie ma
anche letterarie, liturgiche e popolari. Un patri‐
monio di valori che ognuno di noi è chiamato a
custodire e diffondere”. Il via domenica 2 dicembre
con La mamma, l'angelo e la ciambella a Palazzo
Blu. Oltre a Fink saranno protagonisti Marcella
Carboni (arpa) e Massimiliano Dragoni (percus‐
sioni e salterio). Denso il calendario di iniziative
che si profila nei giorni immediatamente successivi
e che accompagnerà il pubblico pisano fino allo
spettacolo conclusivo Di Gracia, la Señora – In‐
contri con donne del passato in programma il 16
dicembre al Museo Piaggio di Pontedera con il
contributo, tra gli altri, di Evelina Meghnagi e Do‐
menico Ascione.
Tra gli eventi più attesi la presentazione del pro‐
getto di recupero della memorie della plurisecolare
vicenda ebraica nel Meridione d'Italia a cura di
Amit Arieli e Darom Project (Biblioteca comunale
di Cascina, 12 dicembre) e le improvvisazioni su
temi liturgici del duo Antur (Teatro di Sant'Andrea,
8 dicembre). Un lavoro, quest'ultimo, che attra‐
versa distanze geografiche e generazioni per ab‐
bracciare in unico spazio musicale le Comunità
ebraiche di Venezia, Ferrara, Livorno e Roma.
NESSIAH 2012 - PROGRAMMA
DOMENICA 2 DICEMBRE
Pisa - Palazzo Blu ore 18.30
Concerto
La mamma, l'angelo e la ciambella
Enrico Fink, voce, flauto
Marcella Carboni, arpa
Massimiliano Dragoni, percussioni, salterio
MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE
Pisa - Cineclub Arsenale ore 18.30
Proiezione del film
Il grido della terra di Duilio Coletti
(Prima proiezione assoluta a Pisa)
SABATO 8 DICEMBRE
Sinagoga di Pisa, ore 18.30
Accensione della prima candela
di Hanukkah (Festa dei Lumi )
Pisa ‐ Teatro S. Andrea ore 21.00
Concerto duo AntUr
Italian Rhapsod y
Anton Dressler, clarinetto
Uri Brenner, tastiere
LUNEDÌ 10 DICEMBRE
Pisa - CineClub Arsenale ore 18.30
(fuori programma)
Proiezione del film
The Jazz Singer
Introduce Maurizio Ambrosini
con improvvisazioni dal vivo del duo AntUr
MERCOLEDÌ 12 DICEMBRE
Cascina - Sala della Biblioteca ore 21.00
Concerto
Amit Arieli & Darom Projec t
Amit Arieli, clarinetto
Gabriele Savarese, chitarre, violino, baglama
Dayana Gnarra, letture e canto
DOMENICA 16 DICEMBRE
Pontedera - Museo Piaggio ore 21.00
Spettacolo
Di Gracia, la Señora
Incontri con donne del passato
Evelina Meghnagi, voce
Galliano Mariani, voce recitante
Domenico Ascione, chitarre e oud
Arnaldo Vacca, percussioni
Anna Cianca, mise en espace
Italia Ebraica
pag. 4
dicembre 2012
la voce delle Comunità
TORINO
EBRAICA
Arutz 1, la tv israeliana accende i riflettori su piazzetta Primo Levi
di Emanuele Sorani
Da diversi anni i portici e le piazze del
capoluogo piemontese sono sempre più
spesso meta privilegiata per girare film
e fiction‐tv. Nelle scorse settimane anche
la Comunità ebraica ha avuto il proprio
set cinematografico. Sul finire di ottobre
ha infatti ospitato una troupe della tv sta‐
tale israeliana Arutz 1, venuta a realizzare
un documentario nell’ambito del proget‐
to “Kehillot madlikot” finalizzato a illu‐
strare vita e caratteristiche di sette di‐
verse Comunità ebraiche nel mondo: Bo‐
ston, Buenos Aires, Odessa, Toronto, To‐
losa, Oslo e Torino. Il programma sarà
trasmesso in Israele in prima serata in
occasione della festa di Chanukkah e ogni
puntata si concluderà con immagini del‐
l'accensione delle candele.
Il regista dell’episodio torinese, Avital
Merkler, non è nuovo alla realtà italiana:
ha alle spalle sedici anni di studio di arte
e cinematografia tra Firenze e Roma e
ha anche trovato moglie nel nostro paese.
Conoscendo quindi il grande patrimonio
storico, artistico e culturale dell’ebraismo
italiano, ha voluto creare per il pubblico
israeliano un racconto che illustrasse la
storia della Comunità e le sue peculiarità,
oltre alle numerose attività e le vicende
dei personaggi che la compongono.
La parte centrale delle riprese è stata de‐
dicata ovviamente alla storia degli ebrei
di Torino, dall’arrivo nel 1400 all’istitu‐
zione del ghetto, dall’emancipazione del
1848 alla costruzione del tempio nel
1884, giungendo fino all’epoca fascista
e il ruolo chiave rappresentato dagli ebrei
torinesi nella lotta al regime. Il presidente
e il rabbino capo hanno poi presentato
la Comunità al giorno d’oggi, descriven‐
done la composizione, il tessuto sociale
e le diverse istituzioni. È stata l’occasione
per (ri)scoprire e far conoscere a un am‐
pio pubblico le numerose attività che ani‐
mano la vita comunitaria: a cominciare
dal bar mitzvà che ha rallegrato uno degli
CASALE
ultimi Shabbat, oltre agli incontri perio‐
dici del gruppo giovanile GET e degli stu‐
denti israeliani, alle molteplici attività
culturali e le conferenze.
La scuola ha avuto inoltre un grande peso
nel corso delle registrazioni, con la sua
particolarità di essere mista ma con l’in‐
segnamento obbligatorio dell’ebraico e
di ebraismo per tutti gli alunni. Curiosa
l’intervista a nonna, madre e nipote: tre
generazioni di maestre che hanno fatto
e continuano a fare la storia dell’istituto.
Coinvolgente è stato anche l’incontro con
tre anziani partigiani torinesi, che con
grande vigore hanno rievocato le loro vi‐
cissitudini nel periodo della Resistenza,
non senza affascinanti aneddoti. Non è
mancata, infine, una conversazione con
alcuni chazanim sulle origini e le speci‐
ficità del minhag torinese.
Tutto questo è, però, solo una minima
parte di ciò che la Comunità di Torino of‐
fre e che il documentario di Avital Mer‐
kler ci racconta. Per chi ne volesse sapere
di più, l’appuntamento è per la quinta
sera di Chanukkah, mercoledì 12 dicem‐
bre: mi raccomando, tutti sintonizzati su
Arutz 1!
EBRAICA
Cultura, memoria, incontro ‐ Congedo tra gli applausi per Oyoyoy!
Chiusura tra gli applausi per OyOyOy!, festival di cultura ebraica giunto
quest'anno alla sua settima edizione. Un congedo in musica, con la
performance di Ramin Bahrami al Teatro Sociale di Valenza, che ha
richiamato centinaia persone in sala nel solco dell'elevato standard
qualitativo e quantitativo che ha sempre contraddistinto questa ma‐
nifestazione.
I numeri di sette edizioni di OyOyOy! parlano chiaro: 250mila spettatori
complessivi, centinaia di persone del mondo della cultura e dello spet‐
tacolo coinvolte, tra gli ospiti alcune guest star internazionali come
David Grossman e Noa. Significative le parole pronunciate sul palco
da Antonio Monaco, presidente di Monferrato Cult, l'associazione co‐
stituita con Elio Carmi e Giancarlo Giorcelli che dal 2006 organizza il
festival. “OyOyOy! finisce – ha affermato – ma sette anni fa nessuno
forse avrebbe scommesso su questa avventura che ha ottenuto im‐
portanti risultati.
La Comunità di Casale in primis ha accresciuto il proprio ruolo nel‐
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e grazie alla nostra esperienza
numerose realtà hanno sviluppato iniziative analoghe.
Oggi sappiamo inoltre che il Piemonte è la regione con più siti ebraici
di tutta Europa”. Quindi un riferimento alle ragioni che hanno portato
all’uscita di scena: “Sono cambiati gli interessi culturali delle persone
e in particolare dei più giovani e le modalità con cui vengono coltivati
e soddisfatti. Abbiamo bisogno non tanto di soldi – l’appello, che sembra
aver colto nel segno – ma di nuove energie creative, contiamo sul fatto
che qualcuno raccolga l’appello di questa serata e si faccia avanti”. Un
messaggio in linea con quello precedentemente espresso nell’aula
consiliare del Comune di Casale durante un incontro sul ruolo della
musica e della cultura con protagonisti lo stesso Bahrami e il compo‐
sitore Giulio Castagnoli.
“Abbiamo bisogno della cultura più che del pane. La musica come cul‐
tura – ha affermato Bahrami – consente di sconfiggere ogni dolore”.
Grande intensità anche per l’incontro con il teologo Paolo De Benedetti
sul tema del Saluto. Una riflessione dipanatasi dal termine ebraico
Shalom, baricentro del volume scritto a quattro mani con Massimo
Giuliani, e che ha abbracciato varie aree di significato sia etimologiche
che religiose.
Viaggio nel cuore della Start Up Nation: il modello Technion
In una Sala Carmi gremita la Comunità di Casale Monferrato ha offerto al pubblico, giovane e interessato,
un pomeriggio di approfondimento su Start up e new
economy nell’esempio israeliano. Di seguito una sintesi
dell’intervento Technion, Israel Institute of Technology,
cuore della Start up Nation di Piero Abbina, presidente
degli Amici del Technion in Italia (nella foto con Rita
Levi Montalcini e con il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano).
.
di Nora Alkabes
Il Technion è la prima università e il primo centro di
ricerca scientifico in Israele. I suoi studenti possono
scegliere tra 18 facoltà che offrono oltre 100 pro‐
grammi nei tre cicli di insegnamento superiore. È
paragonabile al MIT e a Stanford e collegato con oltre
100 istituzioni di pari livello in 30 paesi.
Il Campus Internazionale offre corsi di laurea in in‐
glese (http://www.ise.technion.ac.il/) in cui studiano
ragazzi provenienti da 15 paesi (l'Italia è ben rap‐
presentata). Esistono cicli post‐doc in inglese con
la possibilità di proseguire le ricerche in vari campi
come scienze, ingegneria, medicina, industrial ma‐
nagement, architettura, urbanismo. Grazie a un'im‐
ponente varietà di programmi e al suo livello di ec‐
cellenza riconosciuto internazionalmente, l’istituto
suscita vivo interesse nella gioventù israeliana e in
quella straniera, in particolare nei campi scientifici
e tecnologici di punta. I suoi laureati occupano posti
di primo piano nel settore industriale nel mondo e
in Israele, sia negli organismi governativi e accademici
collegati con la difesa dello Stato che nelle grandi
corporates straniere. Il Technion collabora inoltre
con multinazionali come HP, IBM, Intel, Google, Yahoo,
IBM, TEVA in cui numerosi laureati fanno parte degli
staff dirigenziali. Non a caso queste aziende hanno i
loro centri di ricerca a Haifa. Il Technion si è prefissato
una missione, in stretta collaborazione con l’industria:
conquistare posizioni nazionali e internazionali per
promuovere la sua alta tecnologia. Due professori
della facoltà di medicina del Technion Rappaport,
Aaron Ciechanover e Avram Hershko, hanno ricevuto
il Premio Nobel 2004 per la scoperta dell’Ubiquitina
e la degradazione delle proteine. Molti altri premi
internazionali sono stati dati ai ricercatori del Te‐
chnion in varie materie. Nel 2011 Dan Shechtman
ha ottenuto il premio Nobel per la sua scoperta sui
quasi‐cristalli. Le scoperte effettuate dai ricercatori
del Technion sono molteplici e utilizzate nella vita
di tutti i giorni: dalle memorie flash, le chiavette USB
inventate da Dov Moran ai software per zippare i file,
dalle piante che vivono con pochissima acqua, alle
pillole videocamera che consentono di effettuare una
dicembre 2012
Italia Ebraica
pag. 5
la voce delle Comunità
VERCELLI
EBRAICA
Una giornata d’incontro e studio
NASCE ALEF: SAPORI E DIALOGO
Tantissima gente all'ombra della sinagoga di Torino per l'inaugurazione di Alef, il primo
ristorante di cucina ebraica e kasher della città. Tra musica klezmer e israeliana, cocktail
e assaggi di piatti tipici, Alef promette di portare nel capoluogo piemontese non soltanto
i sapori della tradizione ebraica ma anche di diventare un luogo di ritrovo culturale per
gli iscritti della Comunità e per la cittadinanza con un'offerta di molteplici attività in questo
senso.
Hanno partecipato alla cerimonia il rabbino capo di Torino Eliahu Birnbaum, il presidente
della Comunità ebraica Beppe Segre e diversi rappresentanti delle autorità locali. Comune
a tutti la soddisfazione e la gioia per un nuovo inizio, e l'augurio che il ristorante possa diventare un punto di riferimento culinario (e non solo) per tutta la città.
L'occasione propizia è stata data dai giorni di festività nazionale che hanno permesso l'arrivo di decine di
persone da Milano e Torino, unitesi ai vercellesi per esplorare la città e le sue antiche testimonianze ebraiche
e vivere, tutti assieme, uno stimolante pomeriggio di studi animato dal direttore del Dipartimento educazione
e cultura dell'UCEI rav Roberto Della Rocca e dal rav Alberto Somekh. A guidare i partecipanti tra le strade
e le piazze di una Vercelli tutta da scoprire, a partire dal vecchio ghetto e dall'imponente sinagoga ottocentesca,
il presidente della Comunità ebraica e consigliere UCEI Rossella Bottini Treves. Presenti anche i nipoti del
rav Gustavo Calò, ultimo rabbino capo vercellese, con la commovente recitazione da parte del rav Somekh
di un kaddish per la moglie secondo un particolare rito locale.
Il pomeriggio è stato dedicato allo studio nella sala dell'ex collegio Foa. “Non c'è Torah senza etica”, questo
il titolo della lezione tenuta da rav Della Rocca, mentre rav Somekh si è intrattenuto sul tema del voto alle
donne nella legge ebraica tracciando un paragone tra due tradizioni paradigmatiche: la visione aschkenazita
e quella sefardita. Al momento del congedo, dopo un ulteriore momento di confronto,si è fatta largo la con‐
sapevolezza di aver gettato la base per l’organizzazione di nuove iniziative in futuro. A partire da un grande
Shabbaton che il Dec vorrebbe portare a Vercelli in primavera. Positivo il bilancio di Bottini Treves: “Ritengo
sia stata un'opportunità per pregare e trascorrere del tempo insieme al di fuori delle feste solenni o delle
cerimonie ufficiali in cui la sinagoga viene aperta al pubblico. Un momento speciale – racconta – come non
ci accadeva di vivere da anni”.
oltreconfine
FIUME
Una sinfonia per non dimenticare
colonscopia non invasiva e navigare nelle arterie. Al‐
lievi prestigiosi sono Yaron Samid, fondatore della
Bill Guard, la start up che individua dagli estratti
conto delle carte di credito tutti gli addebiti autorizzati
all’insaputa del cliente, il giovanissimo Ishay Green,
fondatore della start up Soluto, un software che, una
volta installato sul PC, segnala e risolve programmi
e le applicazioni problematiche. Un perenne senso
di insoddisfazione, la costante turbolenza nella re‐
gione, gli indispensabili investimenti sia nella difesa
che in campo agricolo spingono Israele e il Technion
a sempre maggiori traguardi verso l'eccellenza. Un
modo di pensare e lavorare onnipresente con pro‐
fessori, ricercatori e studenti che traggono grande
profitto da questa vitalità. L'Associazione Alumni del
Technion contribuisce a rafforzare il network fra i
laureati e l'istituto, offrendo cosi maggiori opportunità
di contatto. L’Associazione Technion Italia creata nel
2004 è un’associazione di volontari che ha lo scopo
di promuovere l'istituto nel settore industriale, scien‐
tifico ed economico e diffondere le realizzazioni e i
progetti in questi campi specifici. Promuove e raf‐
forzare i rapporti tra questi ambienti incoraggia lo
scambio di insegnanti e studenti del Technion con
altre istituzioni per lo sviluppo e la collaborazione
su progetti di comune interesse. L’intento è di incre‐
mentare il numero di eventi e di conferenze in Italia
facendo intervenire gli specialisti del Technion e ga‐
rantendo così un sostegno materiale ed economico
all’istituto. Oggi il Technion ha accordi di collabora‐
zione con il Politecnico di Milano, il Politecnico di
Torino, l’Università di Perugia di Ingegneria civile e
ambientale, l’Università di Roma Tor Vergata e di Ro‐
ma3, l’Università di Cagliari (Medicina e Chirurgia),
l’Università di Firenze (Medicina e Chirurgia). Per
favorire lo sviluppo e la ricerca ITA offre borse di
studio del valore di 5mila euro ognuna a studenti
italiani di talento. Studiare al Technion significa vivere
in un ambiente stimolante tra studenti, ricercatori e
professori eccellenti, crearsi un network internazio‐
nale e garantirsi un avvenire di lavoro per tutta la
vita.
Una sala gremita ha lungamente applaudito a Fiume
le iniziative organizzate in
ricordo di Marcel Tyberg,
compositore di origine
viennese che proprio in
Quarnero fu catturato dai
nazifascisti per essere deportato ad Auschwitz Birkenau e là trovare la morte.
Tra i vari appuntamenti
che hanno caratterizzato il
fine settimana fiumano una
mostra storica curata, tra
gli altri, dalla ricercatrice
e storica Sanja Simper e la
prima esecuzione della terza sinfonia dell’autore al
teatro nazionale croato
Ivan Zajc (direttrice d'orchestra JoAnn Falletta della filarmonica statunitense
di Buffalo). A conferire ulteriore significato alla cerimonia la partecipazione
del presidente della repubblica croata Ivo Josipovic e
di altri autorevoli rappresentanti istituzionali giunti
da Zagabria.
Italia Ebraica
pag. 6
dicembre 2012
la voce delle Comunità
GENOVA
EBRAICA
L’Adei Wizo apre agli uomini. Prima tessera per Amnon Cohen
Nel cartoncino d’invito un castello, con il ponte le‐
vatoio calato sul mare in segno di accoglienza; le
torrette rallegrate da tre bandiere annunciano le fi‐
nalità dell’incontro.
Innovazione storica per l'Associazione Donne Ebree
d'Italia che a casa di Elena Hayon Maruffa, a Genova,
apre per la prima volta all’altro sesso con il lancio
dell'iniziativa Amici Sostenitori dell'Adei Wizo rivolta
ai tanti uomini, mariti, figli o amici delle “adeine” vi‐
vamente coinvolti nelle iniziative. Prima tessera per
il presidente della Comunità ebraica genovese Am‐
non Cohen.
L'incontro è stata anche l'occasione per vivacizzare
la raccolta fondi destinata a Sponsor a Child con la
possibilità di adottare a distanza un bambino israe‐
liano. Calorosa l'accoglienza riservata dalla signora
Hayon Maruffa. Tra gli ospiti che passeggiavano sulle
terrazze con vista sul mare di Boccadasse, il proret‐
tore vicario dell'Università di Genova Maurizio Mar‐
telli, i past president della Comunità ebraica Maurizio
Ortona, Piero Dello Strologo e Vito Sciunnach oltre
al consigliere Vera Meschoulam.
Ad intervenire il presidente dell'Adei Wizo Genova
Nancy Farhi, che ha ringraziato per la significativa
partecipazione e ha brevemente ricordato la storia
e le attività dell'associazione.
Fahri ha sottolineato in particolare come molta stra‐
da sia stata percorsa dalle prime rudimentali culle
termiche del Child Care Centre di Tel Aviv del 1927,
fino ad oggi, con la presenza di più di 800 istituzioni:
asili, scuole, centri per donne in difficoltà e per an‐
ziani, villaggi per la gioventù, centri di formazione.
Queste istituzioni, ha sottolineato, operano con un
spirito non meramente assistenziale, ma con com‐
petenza di primo livello, adottando metodi educativi
all’avanguardia e una forte carica umana di tutto il
personale coinvolto.
Il presidente ha quindi dato dato il benvenuto a
Esther Mor, capo divisione della raccolta fondi mon‐
diale della Wizo appositamente giunta a Genova per
l'evento e nella circostanza accompagnata dal pre‐
sidente nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel e
dalla sua omologa italiana Roberta Nahum.
Esther Mor ha delineato i vari progetti che fanno
VENEZIA
Il Museo ebraico di Bologna ha rilanciato il proprio
impegno di Memoria accompagnando al campo di
Auschwitz Birkenau una delegazione istituzionale
guidata dal presidente della Provincia Beatrice Dra‐
ghetti, dal presidente del Consiglio provinciale Ste‐
fano Caliandro, dal vicepresidente del Consiglio co‐
munale Paola Francesca Scarano, dall'assessore alla
Scuola e Formazione Marilena Pillati e dal consigliere
regionale Marco Munari in rappresentanza del pre‐
sidente Vasco Errani. Con loro rav Alberto Sermo‐
neta, rabbino capo di Bologna, e 50 studenti di quarta
e quinta superiore scelti tra diversi istituti cittadini
e del territorio provinciale e accompagnati da alcuni
insegnanti. Fondamentale la collaborazione dell'As‐
sociazione Nazionale Ex Deportati.
Prima della partenza il presidente Caliandro ha in‐
vitato e ospitato nella sala consiliare studenti, inse‐
gnanti e una rappresentanza politica a un incontro
EBRAICA
Grandi libri e grandi autori nel nome di Adelina
origine austriaca Vladir Vertlib, autore di Stazioni in‐
termedia (Giuntina). Una prova, densa e commovente,
che ha riscosso il consenso della giuria nazionale. “Vien‐
na è stata per molto tempo la porta degli ebrei sovietici
verso una nuova vita, solitamente in Israele o negli
Stati Uniti. Nella storia di Vertlib – ha spiegato il suo
interlocutore, Simon Levis Sullam – ho ritrovato i de‐
stini di tante persone che ho realmente conosciuto nel
mio lavoro. Anche per la sua famiglia Vienna doveva
rappresentare solamente una ‘stazione intermedia’, e
poi così non è stato”. A dialogare con Mitchell Kaplan,
vincitore del Premio ragazzi con Per terra e per mare
Grande successo, malgrado i timori legati all'acqua
alta, per la dodicesima edizione del Premio letterario
organizzato dall'Associazione donne ebree d'Italia in
memoria di Adelina Della Pergola. Un appuntamento
di notevole richiamo, celebrato in concomitanza con i
festeggiamenti per gli 85 anni di impegno dell'Adei,
che ha richiamato in Laguna socie da tutta Italia e tanti
amici. La consegna del riconoscimento a Palazzo Pisani,
in pieno centro, dove autori e lettori hanno avuto modo
di confrontarsi sui temi dell'identità e sulla capacità
di trasferire valori ed emozioni attraverso la parola
scritta. Ad aggiudicarsi questa edizione lo scrittore di
BOLOGNA
di Vincenza Maugeri
parte della missione della Wizo soffermandosi in
particolare sul già citato Sponsor a Child, sui pro‐
grammi per Bar/Bat Mitzvah, sulle iniziative per
permettere alle donne di tornare al lavoro e sui centri
di assistenza per quante si trovano a subire violenza.
La principale preoccupazione degli operatori, ha
messo in risalto, è quella di assicurare la cura e la
protezione di tutti i componenti della popolazione
israeliana che ne hanno bisogno senza distinzione
di origine e religione.
Israel ha ringraziato le amiche genovesi per aver or‐
ganizzato l'evento e in particolare Nancy Farhi, che
da subito ha creduto nel progetto di amicizia e so‐
stegno “al maschile”. Un'iniziativa inaugurata in Li‐
guria ma che già si sta diffondendo su tutto il terri‐
torio.
All'incontro è intervenuta anche Sara Sciunnach,
vice presidente nazionale, che ha parlato della sua
esperienza di psicologa presso una clinica e alcune
scuole di Tel Aviv.
EBRAICA
La testimonianza dei giovani
preparatorio con interventi di Franco Bonilauri, di‐
rettore del Museo ebraico, sul tema Auschwitz, la
fabbrica della morte, e di Adriana Goldstaub del Cdec
di Milano sul tema Il pregiudizio antiebraico prima
e dopo la seconda guerra mondiale.
La visita al campo, condotta da Bonilauri, si è svolta
seguendo il percorso tradizionalmente indicato nei
viaggi‐studio da Marcello Pezzetti e dal grande Te‐
stimone della Shoah Shlomo Venezia, e cioè partendo
da Birkenau (Auschwitz II) per poi visitare la Juden
Rampe e i ruderi dei bunker II e III. Presso il Monu‐
mento Internazionale si è tenuto un primo momento
di raccoglimento con la deposizione di un cesto di
fiori da parte del presidente della Provincia e del‐
l'assessore Pilati e con un toccante discorso ai giovani
del rav Sermoneta. Ci si è poi recati al Memoriale e
nel viaggio di ritorno sono state visitate le baracche
delle donne, dei bambini e degli uomini. Ad accom‐
pagnare il viaggio la lettura di alcuni brani tratti
dalla testimonianza di Venezia. Nel pomeriggio infine
la visita ad Auschwitz I con deposizione, nel cortile
delle fucilazioni, di un altro mazzo di fiori da parte
delle autorità.
Il giorno successivo visita a Cracovia e al quartiere
Kazimierz con partenza dalla sinagoga Remu e dal‐
l'annesso cimitero. I partecipanti sono stati inoltre
ospiti del Museo ebraico presso la Stara Sinagoga
per poi dirigersi verso la piazza del mercato (Piazza
Nowi) con la caratteristica costruzione circolare al
centro; poi, oltrepassato il fiume, la zona dove fu
realizzato il ghetto ‐ ce lo ricorda ad esempio Piazza
degli eroi del Ghetto ‐ e il Museo dedicato agli anni
dell'occupazione nazista nella fabbrica che fu di
Oskar Schindler.
Italia Ebraica
dicembre 2012
pag. 7
la voce delle Comunità
PADOVA
EBRAICA
Levi Civita e l’impegno di una kehillah
Patriota, garibaldino, ebreo italia‐
no, appassionato amministratore
della cosa pubblica. A 90 anni dal‐
la morte Padova ha ricordato la
figura di Giacomo Levi Civita, sto‐
rico membro del Consiglio comu‐
nale e per sei anni – dal 1904 al
1910 – sindaco della città veneta
con un'intensa giornata di studi
volta ad approfondire non soltan‐
to i punti salienti della sua azione
politica ma anche il contributo apportato dalla Comunità
ebraica patavina all'intero tessuto sociale cittadino tra
Ottocento e Novecento. Organizzati dall’Istituto veneto
per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea,
dalla Comunità ebraica, dal Comune e dal Giardino dei
Giusti del Mondo, i lavori si sono svolti all'interno del mu‐
(Neri Pozza, 2011), è stato invece Victor Magiar, con‐
sigliere UCEI con delega alla Cultura. “William Styron,
autore di La scelta di Sophie, che io considero il mio
primo mentore – racconta l'autore – mi ha insegnato
che il primo segreto di uno scrittore è quello di far cre‐
dere al suo pubblico che ciò che sta leggendo è vero.
Per questa ragione ho scelto di scrivere romanzi storici,
perché io per primo ci posso credere”. A chiudere la
cerimonia, un confronto a più voci su Generazioni
1882‐1907 (Phasar, 2011), testo che ha ottenuto la
menzione speciale per la migliore opera prima. L’autore,
Gabriele Rubini, ha risposto alle domande del giorna‐
lista Roberto Riccardi, raccontando l’intreccio delle vi‐
cende dei protagonisti del libro, che si snodano tra vari
decenni e numerosi paesi d’Europa.
nicipio a dimostrazione di un nes‐
so indissolubile di collaborazione
e reciproco impegno. Tra le testi‐
monianze più significative quelle
legate all'istituzione dell'istituto
rabbinco. “Un esperimento fonda‐
mentale per l’ebraismo italiano e
mondiale – ha spiegato lo storico
Gadi Luzzatto Voghera – che si pro‐
poneva di formare rabbini con
nuovi principi di istruzione civile,
guide spirituali di ebrei finalmente accolti dalle nazioni
come cittadini e legati alle proprie tradizioni solo nella
dimensione religiosa”. Estroflessione: questo il termine
usato dal leader comunitario Davide Romanin Jacur per
descrivere il fenomeno che caratterizza gli ultimi vent’anni
di vita dell’ebraismo a Padova.
Ingresso nel Patto e Bar Mitzvah. Festa doppia
A Padova non è consuetudine avere una milah e un bar mitzvah a distanza
di pochi giorni. Le due "semachot" (gioie) si sono susseguite nel seguente
ordine: prima David Ariel Avallone, di Alessandro e Silvia Romanin Jacur,
è entrato nel patto di Abramo, in un'intima cornice di parenti e amici,
con la specifica abilità del moel, rav David Goldberg, arrivato appositamente dalla Germania. Dopo la cerimonia, benedizioni, canti e una meritata colazione. Presenti il rabbino capo di Padova, rav Adolfo Locci, e
il rabbino capo di Trieste, rav David Itzchaq Margalit. Poche settimane
e proprio rav Locci era vicino a suo figlio Carlo, bar mitzvah. Carlo ha
recitato il venerdì sera la tefillà di 'Arvit e sabato mattina, dopo la sua testimonianza d'impegno, parte
della parashà di Veyerà: chiarezza di lettura, lodevole aderenza al canto e forza di voce, hanno testimoniato
la sua emozione e coinvolto quella dei tanti presenti. Tra gli ospiti si notavano, insieme ai locali, molti
parenti e amici della famiglia del rav giunti da Roma, Genova, Milano, alcuni di essi validi protagonisti
della tefillà, altri impegnati nel tener d'occhio i vivaci pargoli che rallegravano il Beth Haknesset.
Presenti alla cerimonia, con notevole coinvolgimento, il sindaco Flavio Zanonato e il suo vice Ivo Rossi.
Un ricevimento si è poi tenuto nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi. (f.d)
Sullam e Jarchon a quota cento
Centesima uscita per Sullam, organo di
stampa della Comunità ebraica di Napoli.
Un risultato prestigioso, festeggiato insieme a tutti gli iscritti con un kiddush offerto
in sinagoga. “Un grazie – scrivono Claudia
Campagnano e Deborah Curiel nell'editoriale di apertura del numero di novembre – va a tutti i volontari che hanno lavorato, chi per più chi per meno tempo,
in questi anni a Sullam. Quando questa
avventura è iniziata non credevamo ci
avrebbe portato così lontano”.
VERONA
Numerose le novità che vengono annunciate: l'ingresso in redazione di Lauren Gaballo, iscritta pugliese alla Comunità partenopea che sostituisce Luciana Fernandez Lassavia nel ruolo di grafica, il benvenuto a
Giulia Gallicchi Punterello in qualità di
esperta di cucina e il prosieguo delle collaborazioni di taglio umoristico con Roberto Modiano. Festeggiamenti in cantiere
anche a Trieste dove il bollettino comunitario Jarchon si appresta a raggiungere
quota 100 nel mese di dicembre.
EBRAICA
La sfida di Torà La’am riparte dalla città scaligera (e da Parma)
A favore
degli orfani
Cari amici, Rav Moshe Fhima ringrazia di
cuore la Comunità ebraica di Trieste e quanti hanno contribuito alla raccolta fondi in
favore degli orfani ebrei di Pinsk (Bielorussia) effettuata questa estate. Grazie al vostro
aiuto parecchi ragazzi hanno potuto passare
qualche settimana al campo estivo rimettendosi così in salute. Se io non sono per
me, chi è per me? E se sono per me stesso,
cosa sono?
Mania Girsh Nortman
Tre Comunità, un'iniziativa che ha creato consenso in tutto
il mondo. Dopo il successo riscontrato lo scorso anno a
Siena e Firenze, il corso di Torà La'am, attivato per la prima
volta a Milano dal progetto Revivim e promosso dal Dipartimento Educazione e Cultura dell'UCEI, si apre quest'anno
anche alle realtà di Parma e Verona (nella foto un momento
dei lavori con docente Alfonso Sassun, segretario generale
della Comunità milanese). Due in particolare gli obiettivi
di Torà La'am: scoprire l'affascinante e complessa struttura
della Torah e i diversi livelli e temi che la compongono;
apprendere un metodo che consenta di essere autonomi
nella preparazione e nella produzione di brevi lezioni, interventi e discorsi in pubblico sull'argomento. A Parma,
con oltre una trentina di partecipanti provenienti anche
da Mantova, Genova e Milano, docente è Daniele Cohenca.
A Firenze i lavori del corso di secondo livello si sono invece
aperti con una prima lezione di Sassun sul tema La leadership, tra maggioranza e opposizione.
UN GIORNALE APERTO
AL LIBERO CONFRONTO
DELLE IDEE
HATIKWA
Unione Giovani Ebrei d’Italia
direttore Simone Disegni
HaTikwa – periodico di attualità e cultura dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia | [email protected] – www.ugei.it | supplemento a Pagine Ebraiche - n. 12 - 2012 reg. Tribunale di Roma 218/2009 ISSN 2037-1543 (responsabile a termine di legge: Guido Vitale)
Should I stay or should I go? – Qui New York
Palestre
Non è del tutto una coincidenza, forse, se
la sala dove quest’anno i giovani ebrei italiani si sono trovati riuniti per il Congresso
annuale – si è scoperto quasi casualmente
parlando con alcuni ragazzi fiorentini –
sia servita per anni, in un recente passato,
da palestra della scuola elementare ebraica
di Firenze. Già, perché nel weekend tra il
2 e il 4 novembre appena trascorsi quell’aula una palestra è tornata ad esserlo per
davvero: una palestra di democrazia e di
cittadinanza.
Perché se fiumi d’inchiostro vengono scritti
per dipingere (quanto fedelmente?) gli attuali giovani italiani come cronicamente
disaffezionati all’impegno civico e alla partecipazione, anche il Congresso annuale
UGEI, nel suo piccolo, offre una risposta decisamente controcorrente a questo ritratto
dominante. E se le nostre Comunità temono
di essere avviate su un pendio inesorabile
di progressiva diminuzione numerica ma
anche qualitativa, d’altra parte, è bene che
allo stesso tempo queste sappiano che una
porzione consistente – magari non di massa, ma certamente significativa – dei loro
giovani è “viva e vegeta”, come recitava un
recente e chiacchierato rapporto dell’Economist sull’ebraismo mondiale, attiva e
combattiva nell’affermare le proprie idee,
battersi per queste all’interno ed all’esterno,
organizzare attività di aggregazione continue, variegate e di successo.
Ben vengano dunque le (e)mozioni, gli
scontri, gli abbracci, le procedure sempre
da alleggerire ma “le alleggeriamo dall’anno prossimo”, le candidature e le controcandidature, le trame e quelli che denunciano le trame, e anche quelli che denunciano quelli che hanno denunciato le trame
– perché non c’è altro che sia segno più
chiaro ed evidente della vitalità delle nostre
Comunità, fin dagli strati più giovani, e non
c’è miglior allenamento (fisico e civico) in
vista di quel caos creativo d’interessi contrapposti che è la democrazia.
A rivederci dunque tra un anno in un’altra
Palestra (vera o presunta). Questa volta
però, se possibile, aprite le finestre.
Simone Disegni
Sam ha 25 anni, comico
e agente cinematografico.
Mi invita ai suoi show nel
locale dove hanno inizia‐
to Seinfeld e Lenny Bru‐
ce. Quel Lenny Bruce
che diceva che “se vivi a
New York sei automati‐
camente ebreo”. Cre‐
sciuto qui tra Andy
Samberg, Kafka e Nico‐
le Krauss è la quintes‐
senza dell’uptown Jew.
Sul palco racconta tra
le risate di quando è passato in metrò
senza biglietto ‐ finendo addirittura in
carcere ‐ e la madre si è presentata tra‐
felata a mezzanotte col rabbino. “Rabbi
gli spieghi bene quanto è stato stupido”
“Mamma non ora...” “Beh, lasciamo per‐
dere... una cosa è certa, eri sicuramente
il più bello della prigione”.
Da sempre a NY nell’entertainment e
non solo ti chiedi come mai, al di là dei
cliché, l’ebraismo sia così onnipresente.
Quello spirito creativo e inquisitorio è
tutt’uno con la città degli Esodi: si ri‐
comincia, si diventa un nuovo popolo.
Vecchi e nuovi cult si alternano nell’im‐
maginario, e scopri che persino in Dirty
Dancing la carne e il latte non sono mai
serviti nella stessa scena. Eppure tra
gadgets, pupazzi, show TV con puntate
di Hannukah, essere ebreo rimane pia‐
cevolmente uncool: un’eterna diversità
con cui la città giocherà sempre, tra pa‐
gine e telecamere.
Il libro di Maurizio Molinari Gli Ebrei
di NY è impareggiabile come la città
stessa. Simchat Torah: una folla di gio‐
vani Chabad balla per strada; ebrei
francesi, del Nord Africa, israeliani si
uniscono alle danze, poi quelli che fan‐
no l’Ulpan d’estate “ma erano tutti ame‐
ricani”, i chassidim di Brooklyn. Quelli
a cui Israele sembra troppo poco ebrai‐
co, perché non è abbastanza NY. Quelli
con la camicia giusta. Finché la hora
non fa tremare il ponte di Brooklyn...
Nei college il mondo ebraico spesso
aiuta in quel tuffo nel mondo adulto:
conferenze, delegazioni a Washington,
feste. Si lasciano alle spalle small towns
nel Midwest, licei
pieni di kefiah per
laurearsi e passare
poi ad anni di ri‐
cerca ed emozione,
raccolta e rinnova‐
mento, il cuore ci‐
clico di una religio‐
ne. Fidanzamenti,
matrimoni. Si scher‐
za: “quanto costerà
quel bar mitzvah a
tema baseball che ci
toccherà pagare un
giorno?”
Il sabato uptown le ragazze sono pron‐
te. Seguono i dieci comandamenti di
Bloomingdales. Un filo di trucco sulla
pelle ambrata, il vestito copre le spalle
ma non tutte le braccia ‐ solo a Kippur.
Certo un vestito troppo corto è solo
per Reform: quelli che cantano con la
chitarra e hanno le donne rabbino co‐
reane.
Le nannies danno ai bambini un veloce
colpo di spazzola prima di fissare la
kippà, calate nella parte: raccomanda‐
no in spagnolo o filippino di leggere
bene fino in fondo la Torah.
E’ un’isola ebraica di rimandi, radici,
incontri, intrisa dell’ansia alla Portnoy
dell’essere sotto ogni aspetto imper‐
fetti. NY cattura questo stato ebraico
globale, wireless, dove chiedersi con
autoironia: “Ma Facebook lo usi di Sa‐
bato o no...?”
Benedetta Grasso
ECCO IL NUOVO CONSIGLIO
A conclusione dei lavori del diciottesimo Congresso ordinario UGEI – svoltosi a Firenze dal 2 al 4 novembre appena trascorsi – sono stati eletti i ragazzi che formeranno il nuovo Consiglio Esecutivo 2013.
Questi i nomi dei candidati risultati
eletti:
• Moshe POLACCO voti 52
• Sara ASTROLOGO voti 46
• Alessandra ORTONA voti 44
• Giorgia CAMPAGNANO voti 37
• Susanna CALIMANI voti 37
• Raffaele NAIM voti 34
• Gady PIAZZA voti 30
• Benedetto SACERDOTI voti 26
• Fiammetta RIMINI voti 24
Hanno inoltre riportato voti gli iscritti
Serena LOVADINA, Federico JARACH
e David SPIZZICHINO.
Firenze ­ Il mio primo Congresso
Il 2 novembre ha inizio la mia prima
esperienza al Congresso Ugei. Pregiu‐
dizi? Molti. Aspettative? Nessuna.
Dopo un weekend lungo e intenso pos‐
so dire di essermi ricreduta: mi sono
trovata in un ambiente familiare e pia‐
cevole, a contatto con persone scono‐
sciute da tutta Italia.
Ho ammirato l'importanza e la consi‐
derazione che si è data verso i giovani
delle piccole comunità affinché si crei‐
no più occasioni possibili per offrire
loro un'esperienza ebraica di colletti‐
vità fondamentale, concedendo la pos‐
sibilità di conoscersi a vicenda all'in‐
terno di un ambiente ebraico più vasto
ed eterogeneo rispetto alle realtà delle
singole comunità. Inoltre io stessa, co‐
me altri "nuovi ugeini", ci siamo sentiti
parte integrante e attiva di questa
unione che aspira al futuro, conceden‐
doci la possibilità di esporre le nostre
idee riguardo qualsiasi tema affrontato
in sala, dalla religione alla politica o
semplicemente riguardo ad eventi so‐
ciali come il tanto atteso "RashiSushi".
A mio avviso la giornata dedicata alle
mozioni ed elezioni è stata caratteriz‐
zata da serietà e professionalità nello
svolgimento, segno che i temi affron‐
tati sono importanti e che il futuro di
tutti noi, come giovani ebrei italiani, è
qualcosa di cui vogliamo occuparci in
modo concreto, senza stare sempli‐
cemente a guardare.
Infine vorrei ringraziare tutti coloro
che ci hanno accolto calorosamente,
organizzando un meraviglioso shabbat
e la magnifica festa, ascoltandoci e fa‐
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cendo il possibile per risolvere even‐
tuali problemi.
Concludo augurando un in bocca al lu‐
po e buon lavoro ai neo‐eletti consi‐
glieri. In attesa di un prossimo evento
Ugei, invito tutti i "nuovi" maggiorenni
come me a toccare almeno una volta
con mano questa esperienza perché
vale la pena darsi e dare una possibi‐
lità, al di là dei pregiudizi o delle aspet‐
tative.
Shani Yekutiel

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