Economia aziendale: oggetto e metodo
Transcript
Economia aziendale: oggetto e metodo
Economia aziendale: oggetto e metodo 1. L’economia aziendale come scienza. 2. Oggetto e metodo dell’economia aziendale 3. L’evoluzione della disciplina: a) l’ampliamento dell’oggetto di studio; b) il cambiamento dell’ottica di osservazione; c) le finalità 4. L’economia politica ed economia aziendale e le altre discipline aziendali 5. L’economia aziendale oggi 1. L’economia aziendale come scienza L’economia aziendale – o scienza economica dell’amministrazione d’azienda, com’è stata chiamata in origine – è una disciplina economica che, secondo la definizione che di essa ne diede il suo fondatore, studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende 1. Vale a dire che ha come proprio oggetto l’azienda e l’attività economica che in essa si svolge, e come scopo l’individuazione dei principi e delle regole che ne garantiscono il funzionamento e lo sviluppo. È considerata una scienza perché ricerca, con metodo scientifico, relazioni, uniformità, principi che abbiano validità generale e che siano in grado di spiegare come sono fatte e come funzionano le aziende. È formata da un corpo sistematico di conoscenze che si è accumulato nel tempo ed è in continua evoluzione. Il suo campo di osservazione è rappresentato dall’azienda e dai suoi accadimenti, che sono – l’una e gli altri - espressione del comportamento umano nella società. Per questo motivo è considerata una scienza sociale e, in quanto tale, rientra nel novero delle scienze empiriche. In relazione ai fini cui tende è una scienza positiva e normativa insieme, perché si propone di conoscere e spiegare la realtà osservata così com’è, e, al tempo stesso, di indicare precetti e consigli allo scopo di modificarla per farla divenire come vorremmo che fosse. 1 L’espressione in corsivo è di Zappa. Essa è contenuta nella prolusione, dal titolo Tendenze nuove negli studi di Ragioneria, pronunziata in occasione dell’inaugurazione dell’A.A. 1926/27 nel R. Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciale di Venezia. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 1 L’economia aziendale, come scienza, nasce dagli studi di ragioneria, in epoca relativamente recente. Il suo atto di nascita è rappresentato dal testo della prolusione che Zappa pronunziò in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1926/27 del Regio Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia. In quella lezione, dal titolo Tendenze nuove degli studi di ragioneria, il Maestro spiegò le origini della nuova disciplina, ne definì il contenuto e ne indicò il metodo di ricerca. Come ramo del sapere, dunque, l’economia aziendale ha poco più di 80 anni, che nel campo della conoscenza non sono poi tanti. Si è detto che fu chiamata anche “scienza economica dell’amministrazione d’azienda”2. Prima della svolta impressa da Zappa, le discipline economiche che si interessavano di amministrazione aziendale erano la ragioneria e la tecnica amministrativa, alle quali si era aggiunta da poco la tecnica dell’organizzazione aziendale3. Ma la ragioneria e la tecnica amministrativa avevano come oggetto di studio prevalente, se non addirittura esclusivo, rispettivamente, l’arte di tenere i conti e la pratica del commercio. Le trattazioni di contabilità, per quanto avessero subito notevole evoluzione dal punto di vista scientifico negli ultimi 60 anni4, erano 2 “Per amministrazione d’azienda in senso lato si intende la complessa attività umana mercè la quale l’azienda ha vita, dalla sua istituzione alla liquidazione”. Onida, Economia d’azienda, pag. 131, UTET, Torino, 1971. Per amministrazione si intende anche l’azione degli organi amministrativi maggiori, che nell’azienda, esplicano funzioni volitive o direttive. Quando l’intesa in tal senso, l’amministrazione è solo il governo o il reggimento dell’azienda o di dati sui settori. La stessa espressione ha anche un significato meno ampio, che è poi quello che le viene attribuito nei nostri studi, secondo il quale “l’attività amministrativa è formata da tutte le operazioni accessorie e complementari riguardanti i giudizi di convenienza, e anche quelli di previsione e rilevazione contabile e statistica”. D’Ippolito, Istituzioni di amministrazione aziendale, pag. 14, Abbaco s.r.l., Palermo 1966. 3 Taylor e Fayol erano ingegneri vissuti rispettivamente negli Stati Uniti e in Francia a cavallo fra il XIX e il XX secolo. 4 Nel campo della ragioneria i primi contributi scientifici significativi erano apparsi nella seconda metà del diciannovesimo secolo con le opere di Villa, Cerboni e Besta, che possono essere annoverati fra i precursori dell’economia aziendale, quanto meno per il fatto di avere creato le condizioni che ne hanno favorito la nascita e lo sviluppo. Francesco Villa (1801 – 1884) fu professore ordinario di Scienza della contabilità di Stato dell’Università di Pavia dal 1843. Tale insegnamento venne istituito dal governo austriaco nel 1839 nelle facoltà di giurisprudenza di Padova e Pavia, analogamente a quanto aveva fatto a Vienna, Praga e Leopoli. Villa ascese a quella cattedra dopo la pubblicazione del trattato La contabilità applicata alle amministrazioni private e pubbliche, che gli valse il premio messo in palio dal governo per il miglior testo della nuova disciplina. Giuseppe Cerboni (1827 – 1917) ricoprì dal 1876 al 1892 l'ufficio di "Ragioniere generale dello Stato”, istituito nel 1869 dopo pochi anni dall'unità d'Italia. In precedenza si era distinto per i suoi studi sulla ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 2 comunque applicazioni del metodo della partita doppia; di spessore minore erano invece le pubblicazioni sull’attività commerciale in genere. Sul fronte della tecnica commerciale, invece, gli studi si erano sviluppati, ramificandosi per settori di attività, nella tecnica mercantile, in quella bancaria, industriale, dell’armamento e nella tecnica dei trasporti; e le relative discipline non erano state ricondotte ad unità, ma erano rimaste come autonome. Esse, fra l’altro, non studiavano la gestione sotto il profilo economico. Si limitavano a fornire elementi, il più delle volte disarticolati, utili come primi presupposti tecnici per la conoscenza della gestione. La tecnica dell’organizzazione era addirittura agli albori, se si considera che i primi studi erano apparsi negli Stati Uniti nel 1911 ad opera del Taylor e riguardavano l’organizzazione scientifica del lavoro5. C’era quindi un vuoto fra il contenuto dell’amministrazione economica di azienda e lo spazio occupato dalle discipline aziendali. In questo contesto dottrinale la ragioneria rappresentava, dunque, la disciplina che aveva subito il processo di maturazione scientifico più ampio. E ciò spiega perché le Tendenze Nuove - cioè le tendenze alle nuove ricerche - siano partite proprio da essa e non da altre discipline, come ad esempio, l’economia politica, nel cui oggetto rientravano e rientrano certamente l’azienda e la sua amministrazione. Se l’azienda, vista in modo unitario, avesse attratto gli interessi degli economisti, l’economia aziendale sarebbe stata generata verosimilmente dagli studi di economia politica e non da quelli di ragioneria. Va comunque osservato che l’avvento dell’economia aziendale non è legato soltanto alla evoluzione della ragioneria, ma anche al concorso di altre condizioni, come lo contabilità di Stato e sulla logismografia, che è, quest’ultima, una forma particolare del metodo di scritture in partita doppia. Tale tecnica ebbe in Italia singolare fortuna, tanto da essere introdotta nell'amministrazione statale, centrale e periferica, e poi abbandonata quando Cerboni lasciò l'ufficio di Ragioniere generale dello Stato. Fabio Besta (1845 – 1927) ricoprì la cattedra di Ragioneria del R. Istituto Superiore di Commercio di Venezia dal 1872 al 1918. Nel 1909 pubblicò il trattato la Ragioneria, in tre volumi, che segnò una svolta negli studi, collocando la disciplina nel novero delle scienze sociali. Promosse gli studi storici e generò la Scuola Veneta dalla quale uscirono alcuni dei migliori cultori della ragioneria italiana tra la fine del 1800 e i primi del 1900. 5 Taylor pubblicò nel 1911 The principies of scientific management; Fayol pubblicò nel 1916 Administration industrielle et generale. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 3 sviluppo industriale del Paese, l’influsso delle correnti culturali europee, la sistemazione teorica degli studi di economia, e la istituzione delle scuole superiori di commercio a Venezia, Bari, Napoli e Genova. Questo insieme di circostanze ha contribuito a coagulare nel pensiero economico italiano tutti gli ingredienti della reazione scientifica. Vi erano – com’è stato osservato6 - teorie economiche fondanti, tradizioni applicative, dinamiche economiche, sperimentazioni pratiche e doveri accademici7. Per la reazione occorreva la catalisi del genio che è venuta con Gino Zappa, il quale ha costruito la disciplina nuova realizzando un congeniale connubio tra oggetto da indagare e metodo di ricerca8. 2. Oggetto e metodo dell’economia aziendale Lo Zappa avvertì con chiarezza quali erano i limiti della ragioneria e li espose efficacemente nella sua prolusione9. Egli riteneva che lo scarso rendimento degli studi di questa disciplina era da imputare al fatto che si limitavano ad indagare il meccanismo delle rilevazioni contabili senza considerare il loro contenuto. Si segue, osservava, un procedimento senza sapere dove 6 Canziani, “Le discipline Aziendali Italiane da tecniche a scienza”, in atti del II Convegno Nazionale di Storia della Ragioneria, Messina, 1993. 7 Lo sviluppo degli studi italiani travolge analogie soltanto parziali, ma collegamenti molto fecondi con quanto stava accadendo in altri paesi europei, ciò che attesta la presenza di esigenze conoscitive e tendenze dottrinali omogenee. Si pensi al Gomberg, al Rieger, a Schmalenbach, alle vicende della fondazione delle Handelshochschulen come istituzioni volutamente separate dalle niversità con le quali si intendeva dare risposta all’esigenza pressante di formare professionalmente la figura del <<Betriebswirt>> con competenze nettamente differenziate rispetto a quelle dell’economista generale. Il richiamo alla realtà delle problematiche aziendali è chiaramente percepibile in questi contesti, di contro all’astrattezza delle teorie economiche e di altre concezioni che dominano il mondo della cultura europea dell’epoca”. Ferraris Franceschi, Problemi attuali dell’Economia Aziendale, pagg. 345/6. 8 Ferrero, Le discipline economico-aziendali e il management d’impresa, Giuffrè, Milano. 9 Egli disse testualmente che chi “…si accinga con mente consapevole ed autonoma allo studio della ragioneria non può non ricevere sgradita impressione da quelle nozioni che si vogliono esporre come propedeutiche e fondamentali”. E “…se pur elementari trattazioni si hanno quando si entra nella particolarità del soggetto, argomenti, una certa caligine par che gravi su quei principi”. La produzione scientifica appare sterile di fruttuosi risultati. “Al molto lavoro di molti corrisponde un cumulo non indifferente di opere stampate, ed un tenue risultato”. Quando “il lavoro si svolge in pochi solchi, superficialmente coltivati, non vi può essere abbondanza di risultati. La coltivazione estensiva del terreno che è alle soglie di casa propria – sono sempre parole di Zappa – non ha mai dato buoni frutti”. Zappa G., op. cit. pagg. 10 e 11. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 4 esso conduca, senza raggiungere la conoscenza del mondo aziendale che quel sistema di rilevazione può offrire. Da qui la loro aridità, e anche la loro incongrua applicazione, “nonché quel dissidio che esiste tra teoria e pratica e che viene opportunamente imputato alle carenze delle dottrine contabili10”. La ragioneria non può ignorare l’origine economica dei dati che osserva, né può limitarsi ai soli aspetti metodologici della rilevazione. Non può confondersi con la sola rilevazione contabile, che invece rappresenta uno dei suoi strumenti; e non può confinarsi nei limiti angusti di uno studio metodologico che sia avulso dal sistema di accadimenti. Solo quest’ultimo può dare significato alla metodologia e la può adattare pienamente alle esigenze conoscitive. Per comprendere il contenuto la nuova scienza, bisogna partire dalla visione che Zappa aveva dell’azienda e del suo sistema di accadimenti. Nell’impianto teorico zappiano l’azienda rappresenta una categoria universale, che va osservata dal punto di vista oggettivo, cioè come realtà distinta da chi l’ha costituita e la guida, e come unità dotata di una propria autonomia, le cui scelte riflettono la composizione degli interessi che in essa di tempo in tempo convergono. Le relazioni, le uniformità, e i principi idonei a spiegare le condizioni e le modalità di funzionamento dell’azienda possono essere individuati prendendo in considerazione solo i fenomeni di natura economica ed esaminandoli in chiave sistemica. Isolatamente considerati quegli stessi fenomeni sono privi di significato: lo acquistano invece se vengono opportunamente aggregati e studiati nella unità del sistema del quale fanno parte. La scissione dei fenomeni aziendali negli aspetti di organizzazione, di gestione e di rilevazione è infatti un’astrazione alla quale si ricorre per esigenze di studio e di ricerca; un’astrazione che non crea fenomeni nuovi: mette piuttosto in evidenza aspetti diversi della stessa realtà e consente di osservarla da punti di vista differenti. Ma ciò non deve fare perdere di vista che il frazionamento è attuato per scopi di studio. Lo Zappa avvertiva l’esigenza di “andare oltre le ricerche atomistiche intorno a particolari operazioni e a casi particolari per poter conoscere e dominare la molteplice realtà e per potere inserire i fenomeni particolari in vasti complessi dinamici, in relative uniformità di carattere generale”. E così prosegue: “quando il disorientamento scientifico non più disperde in aberrazioni troppi ingegni e troppe energie si avranno occhi non solo per vedere, ma per discernere il grande nel piccolo, il simile nel difforme, il relativamente costante nel variabile, il persistente nel continuo, l’unità nel diverso”. Zappa, op. cit., pag. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 5 Non si può comprendere la logica degli accadimenti aziendali se si prescinde dalla stretta interdipendenza che intercorre fra l’aspetto organizzativo, gestionale e di rilevazione e dal vincolo sistemico che li lega11. I motivi che per lungo tempo hanno giustificato l’esistenza di più discipline non hanno fondamento scientifico: non dipendono dall’autonomia logica dei fenomeni oggetto di indagine. L’organizzazione, la gestione e la rilevazione sono discipline complementari, perché gli accadimenti aziendali non sono mai soltanto di natura organizzativa, gestionale o rilevativa, ma producono riflessi congiunti su tutti e tre gli aspetti predetti12. Ne consegue che le ricerche condotte senza tenere conto dei collegamenti esistenti conducono inevitabilmente a conclusioni inattendibili ed infondate13. Per Zappa l’economia aziendale è la sola scienza che avvince in un tutto unitario lo studio dell’attività economica aziendale nelle sue molteplici e complesse manifestazioni. È una disciplina che ha confini propri, delimitati dall’oggetto di studio, ed ha una propria ottica di osservazione, che è di natura esclusivamente economica. Per questo viene concepita come la dottrina economica dell’azienda, ossia come la scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita. 11 Zappa osservava al riguardo che ci troviamo di fronte a uno dei molti casi offerti dalla storia del sapere nei quali classi di conoscenze che risalgono a un ceppo comune si smarriscono poi in frammentarie autonomie. “Ma quando le disarmonie spariscono, e per vie non del tutto indipendenti le varie dottrine lentamente convergono verso sintesi più vicine, quando la cerchia dei fatti nella quale le varie discipline agiscono si fa più definita, le discipline stesse devono finire per intendersi, per ritrovarsi in concezioni comuni, che concorrono a dare una più corretta interpretazione dei fatti indagati”. 12 La distinzione fra le discipline, più che una formale separazione di scienze distinte, mette in evidenza la connessione che esiste fra l’elemento organico, l’elemento tecnico e lo strumento rilevatore della vita aziendale. Pur se si volesse ammettere la loro autonomia non si potrebbe non tenere presente l’esistenza di numerosi nessi, palesi e riposti, che le ricollegano. Se le discipline fossero separate il ricercatore consapevole verrebbe confinato in una sorta di isolamento che lo priverebbe degli strumenti necessari per le sue indagini. La tripartizione, inoltre, non vede una delle discipline considerate in posizione di privilegio rispetto alle altre. Non esiste una gerarchia di dignità fra le stesse o fra i loro cultori “che se poi a qualcuna delle tre parti si volesse attribuire una prevalente importanza, in ragione ad esempio della utilità che le sue teorie possono apportare per le applicazioni pratiche, meglio non si potrebbe rispondere – osservava acutamente lo Zappa – che con la parabola di Menenio Agrippa. Nessuna di quelle tre parti ha possibilità di isolata esistenza, nessuna di esse, isolatamente considerata, può avere importanza”. La tecnica amministrativa e la dottrina della organizzazione aziendale non possono ridurre l’importanza della ragioneria, anzi la avvalorano con un incessante contributo di fatti nuovi e ne accrescano l’efficacia, la migliorano e la muovano verso più alti gradi. D’altra parte la conoscenza della gestione e dell’organizzazione delle aziende non può essere piena se si prescinde dalla rilevazione dei fenomeni considerati. Quelle dottrine, con il loro carattere strettamente economico, cooperano con le teorie contabili a un solo fine generale: alimentare la visione di più vaste coordinazioni aziendali. 13 D’Ippolito, Istituzioni di amministrazione aziendale, pag. 328/9, abbaco, Palermo/Roma, 1964. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 6 In questa nuova prospettiva di studio la ragioneria, pur conservando la propria autonomia scientifica, diviene parte complementare di un sistema dottrinale più ampio, all’interno del quale ha strette relazioni di interdipendenza con la dottrina della gestione e con quella della organizzazione, anch’esse relativamente autonome dal punto di vista scientifico. L’economia aziendale costruisce teorie sul funzionamento dell’azienda. Per questo è una scienza positiva e non normativa, anche se una distinzione del genere non è assoluta, poiché le uniformità, le relazioni, i principi che spiegano come funziona l’azienda servono anche per correggere le eventuali disfunzioni o situazioni patologiche che si possono presentare14. Nelle ricerche che conduce si avvale di un metodo non esclusivo che può variare in relazione ai problemi da affrontare15. 3. L’evoluzione della disciplina L’impostazione data da Zappa ha caratterizzato un periodo fecondo di studi e di ricerche, che va dalla fine degli anni venti alla fine degli anni sessanta del secolo passato, nel corso del quale l’economia aziendale si è affermata rapidamente ed ha avuto consistente sviluppo. Ciò è avvenuto per il contributo dello stesso Zappa, dei suoi allievi diretti e di altri illustri studiosi16. Gli studi condotti in quel periodo hanno delimitato una fase del processo evolutivo della disciplina che può essere denominata come economia aziendale classica. 14 Zappa, op. cit., pag. 34.. Onida, Economia d’azienda, pag. 127, UTET, Torino. 15 Onida, op. cit., pag. 125 “Dalla scienza positiva, frutto dell’analisi economica astratta, possono trarsi, infatti, principi e precetti per la concreta politica economica dell’azienda, tenendo comunque presente che “la teoria, pur quando si traduca in principi di politica economica aziendale, è sempre relativa a schemi di relazioni e a modelli semplificati, non idonei a fornire, da soli, norma immediata all’azione”. 16 Tra gli allievi diretti da Zappa si ricordano P. Onida, T. D’Ippolito, C. Masini; tra gli altri studiosi A. Ceccherelli L. De Minico, Aldo Amaduzzi, E. Giannessi, S. U. Pagnano. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 7 A partire dal 1960 lo sviluppo degli studi è proseguito secondo impostazioni teoriche differenti, peraltro sostenute da un’intensa specializzazione che ha favorito la nascita e il progredire di nuove discipline collegate alle aree funzionali e a tipologie e classi particolari di azienda. Se mettiamo a confronto l’originaria impostazione teorica della disciplina con gli attuali orientamenti e con la vasta letteratura prodotta, non possiamo fare a meno di constatare che c’è stato un significativo ampliamento dell’oggetto di studio, un mutamento dell’ottica di osservazione dei fenomeni aziendali e una variazione dei fini. Alle tradizionali discipline che studiavano l’amministrazione aziendale - organizzazione, gestione e rilevazione - se ne sono aggiunte di nuove, le ricerche sono state condotte anche con finalità normative, e non si sono limitate a considerare il solo aspetto economico dei fenomeni aziendali. Ci si può chiedere allora se i cambiamenti verificatisi possano essere considerati come il risultato di un processo di naturale evoluzione ovvero se i principi enunciati da Zappa siano stati definitivamente soppiantati e risultino incompatibili con quelli che intanto si sono affermati. La domanda non è retorica, non solo perché è già stata posta in dottrina, ma anche perché ci consente di chiarire qual è oggi il contenuto dell’economia aziendale e in quali rapporti si pone con l’economia politica e con le altre discipline aziendali. Si tratta dunque di esaminare, nell’ordine, quali sono le conseguenze derivanti: a) dall’ampliamento dell’oggetto di studio; b) dal mutamento dell’ottica di osservazione dei fenomeni aziendali; c) dalla variazione dei fini della ricerca. Dopo di che ci soffermeremo sul contenuto della disciplina e sui suoi rapporti con le altre discipline economiche. a) l’ampliamento dell’oggetto di studio. Rispetto al periodo in cui Zappa ha esposto la sua teoria è aumentato notevolmente il numero e la varietà delle aziende; il che ha accentuato le diversità esistenti fra le singole unità che costituiscono l’universo aziendale. Ora, è noto che quanto più ampio ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 8 ed eterogeneo diviene l’universo, tanto più generali ed astratti appaiono i principi e le teorie comuni a tutte le unità che lo compongono. A ciò si aggiunge che anche per effetto dell’impulso derivante dalle nuove conoscenze, si sono affermati nuovi filoni di ricerche sulle varie tipologie di aziende e sulle relative aree funzionali. La frammentazione delle indagini ha fatto pensare alla possibilità di trovare punti di sintesi diversi dall’azienda intesa come categoria universale; ed è stata avanzata la tesi che l’economia aziendale, concepita secondo l’impostazione zappiana (unica scienza che avvince in modo unitario lo studio dell’attività economica aziendale, e lo conduce nei coordinati aspetti dell’organizzazione, della gestione e della rilevazione), si era trasformata in una disciplina introduttiva agli studi economici sull’azienda, ed era divenuta un contenitore delle varie discipline autonome riguardanti tipologie e classi di azienda o singole aree funzionali. Va osservato al riguardo che la formazione di nuove discipline è strettamente connessa al progresso scientifico. La specializzazione degli studi genera nuove discipline che tendono a differenziarsi da quella di origine anche per i segni verbali utilizzati. Ma ciò non sempre determina il tramonto o la dissoluzione della disciplina originaria. Nel caso specifico, l’ampliamento dell’oggetto di studio non ha fatto venire meno l’unitarietà e la visione integrata e sistemica dell’amministrazione d’azienda17. La scoperta di uniformità e principi riguardanti tipologie e classi di aziende o singole aree funzionali non ha soppiantato le discipline esistenti; anzi ne ha rafforzato la validità18. I nuovi filoni di studio - come il marketing, la produzione, la finanza, la programmazione e il controllo e la strategia – riconducibili oggi all’economia aziendale non smentiscono la visione sistemica che Zappa, alla luce delle conoscenze dell’epoca 17 “La specializzazione delle ricerche – osservava Onida – varia anche da tempo a tempo, in relazione allo stesso evolversi della vita economica delle aziende e dell’ambiente sociale ed ai problemi che nei vari momenti maggiormente attraggono l’attenzione del paese degli operatori economici e degli studiosi”. Onida, op. cit., pag. 128. 18 D’altra parte si deve riconoscere che “la dottrina economica dell’azienda, non esclude, dal proprio oggetto, l’<economia settoriale>, ma ad essa previene con una metodologia propria, per la quale il <settore> e la sua <economia> scaturiscono dallo studio delle aziende che al settore medesimo appartengono, variamente assimilate o differenziate nelle condizioni di esistenza e nelle manifestazioni di vita “. Ferrero, “I principi istituzionali dell’economia aziendale”, Finanza, Marketing e Organizzazione, 1991, pag. 22. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 9 individuò nella interdipendenza delle discipline che allora si interessavano di amministrazione economica d’azienda. Se mai è esistita una disciplina unitaria e autonoma della gestione, non c’è nulla di strano che essa si ramifichi oggi in filoni specifici che riguardano le aree funzionali dell’azienda. La specializzazione degli studi è un evento inevitabile quando progrediscono le conoscenze e si affinano le procedure di ricerca, ma nel caso specifico non dimostra che sia venuta meno la validità della visione sistemica dei fenomeni aziendali. È stato opportunamente osservato, che il valore aggiunto dell’economia aziendale deriva ancora oggi proprio dalla riunione sinergica di conoscenze di gestione, di organizzazione e di rilevazione. “Uno studioso di accounting che ignori le problematiche gestionali e organizzative non è un economista d’azienda; come pure un cultore di studi organizzativi che non ha radici nelle discipline gestionali e ragionieristiche potrà essere un sociologo uno psicologo ma non un economista d’azienda “19. b) il cambiamento dell’ottica di osservazione. A proposito dell’ottica di osservazione degli accadimenti aziendali va precisato che l’interesse esclusivo per l’aspetto economico sostenuto da Zappa rifletteva un canone fondamentale del pensiero scientifico dell’epoca: vale a dire la necessità di separare le sfere dell’attività umana, distinguendo quella economica da quelle sociale e politica. Si deve riconoscere, però, che quella indicazione è stata interpretata in modo restrittivo ed è divenuta un criterio discriminante. Considerare solo l’aspetto economico dei fenomeni aziendali non vuol dire tralasciare gli altri, specie se da questi ultimi dipende la corretta interpretazione del primo20. 19 Lo specifico della preparazione di un economista aziendale – afferma V. Coda – è una solida cultura di base nelle aree gestionali, organizzative e ragionieristiche. Coda, “L’economia aziendale: contenuti, specificità, ruolo”, L’economia aziendale: contenuti, specificità, ruolo, pag. 59, Roma, 1985. 20 Talora gli aspetti economici dei fenomeni propri dei redditi e dei risparmi degli investimenti e dei consumi di azienda sovrastano ogni altro aspetto; ma non rado proprio i fenomeni del consumo si presentano con aspetti demografici, morali, giuridici e sociali che eccedono in rilevanza gli aspetti propri dei nostri studi. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 10 “Nell’azienda non si agitano soltanto manifestazioni, aspetti, problemi di ordine economico, ve ne sono anche molti altri che fanno parte del complesso e nessuno di questi può a priori essere escluso21”. Se la realtà aziendale è unitaria, anche lo studio di essa deve essere condotto in modo unitario. L’osservazione del solo andamento economico dell’attività aziendale non dà una conoscenza piena dell’azienda, né riesce a fornire indicazioni utili sul piano operativo. L’analisi dei fenomeni deve necessariamente estendersi agli aspetti e ai problemi che in essi coesistono, poiché sono tutti genericamente causa della dinamica aziendale. È stato opportunamente osservato che “sono pressoché insormontabili le difficoltà che sorgono quando si vuole interpretare il funzionamento dell’azienda proprio nella dimensione economica, prescindendo dalla psicologia degli individui che in essa operano, dai loro rapporti interpersonali, dall’evoluzione dei rapporti di potere, dalle relazioni con l’ambiente economico specifico o generale, dal collocamento rispetto al contesto normativo, dal posizionamento rispetto alla collettività e infine dall’evoluzione storica sia interna sia esterna all’azienda22”. c) le finalità. L’ampliamento dell’oggetto di studio e le modifiche nell’ottica di osservazione dei fenomeni aziendali hanno contribuito ad accentuare l’aspetto normativo dei risultati delle ricerche economico aziendali. Si è già detto che è difficile distinguere in modo netto le scienze positive da quelle normative; e che le relazioni, le uniformità, i principi, le teorie hanno sempre valenza operativa. Anche le teorie esplicative degli accadimenti aziendali, se sono davvero valide, almeno nelle condizioni di tempo e di luogo in cui vengono enunciate, hanno anche contenuto normativo. Perché è inevitabile che le conoscenze acquisite vengano anche utilizzate per scopi operativi e diventino una giuda per l’azione concreta. L’economia aziendale procede continuamente attraverso giudizi di valore, in base ai quali distingue manifestazioni di vita fisiologiche da manifestazioni di vita Zappa, Azienda di consumo, pag. 672, Giuffrè, Milano. 21 Ferraris Franceschi, Problemi attuali dell’economia aziendale, pagg. 358/9. 22 Dematté, ivi, pag. 24 ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 11 patologiche, e perciò si muove continuamente sul piano del ciò che è e di ciò che dovrebbe essere, al punto che i due piani vengono inevitabilmente a sovrapporsi e a confondersi l’uno con l’altro. Sotto questo profilo non si può parlare di differenze sostanziali fra l’economia aziendale e le altre discipline aziendali, comprese quelle cosiddette manageriali. La distinzione secondo la quale gli studi di management hanno un contenuto normativo, mentre l’economia aziendale ha un contenuto positivo si è rivelata inconsistente. 4. L’Economia politica e l’economia aziendale e le altre discipline aziendali Per esaminare il rapporto esistente fra l’economia aziendale, l’economia politica e le altre discipline aziendali conviene partire dalle seguenti domande: l’economia politica e l’economia aziendale sono scienze diverse o l‘economia aziendale può essere considerata come una parte dell’economia politica? E se sono diverse, in che cosa si differenziano? E ancora: in che rapporti stanno l’economia aziendale e le altre discipline economico aziendali? Gli studi di management rientrano nel campo dell’economia aziendale? Affrontando nell’ordine le singole domande va detto subito che in dottrina non c’è uniformità di vedute né sull’esistenza di due scienze diverse, né su ciò che crea la differenza fra esse, anche se l’orientamento prevalente è a favore della tesi che sono diverse, pur se ciò non intacca l’unità scientifica di tutte le discipline economiche23. Avendo come oggetto di studio l’azienda nelle sue condizioni di vita e di sviluppo, l’economia aziendale si colloca nel campo di studio dell’economia politica e, in particolare, nel ramo della microeconomia. Alle origini della sua affermazione c’è stata l’inadeguatezza dell’economia politica ad interpretare i comportamenti delle aziende24. E ancora oggi non pare che l’economia politica si ponga il problema “di comprendere e spiegare i comportamenti delle 23 24 D’Ippolito, Istituzioni di amministrazione aziendale, pag. 294. Ferraris Franceschi, pag 347. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 12 aziende in quanto singole unità nelle quali si realizzano i fenomeni della produzione, distribuzione consumo25”. L’economia politica analizza i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo per scopi di conoscenza del sistema economico generale visto nella sua globalità, e li studia come fenomeni in sé, prescindendo dall’attività da cui scaturiscono. È interessata alla funzione che le singole unità svolgono nel complesso sistema del quale fanno parte, ed è altresì interessata alle relazioni che intercorrono fra tutte le unità e l’economia e il benessere di determinati sistemi e la collettività; in questa prospettiva le considera come entità tendenzialmente astratte e ne riconduce il comportamento alla dinamica del sistema economico. L’economia aziendale si concentra, invece, sulle aziende - che sono le unità del sistema economico che realizzano le funzioni della produzione, della distribuzione e del consumo -, e ne studia l’attività, analizzando le loro manifestazioni di vita e condizioni di esistenza, al fine di guidare l’azienda verso la creazione di valore nel tempo. Studia anche il contesto nel quale operano, ma lo fa per capirne il funzionamento. Osserva le aziende - con i loro caratteri e le loro capacità, con i vincoli, i condizionamenti e le opportunità che le caratterizzano nel tempo – in relazione ai fini particolari cui tendono. Non le considera entità astratte che subiscono passivamente l’andamento del sistema economico generale, ma soggetti attivi che con il loro comportamento determinano l’andamento del sistema, e sono continuamente alla ricerca di opportunità favorevoli. Pur essendoci tra le due discipline identità nell’oggetto di studio c’è, allo stato attuale, una diversità di scopo conoscitivo, dalla quale scaturisce una significativa differenza nella prospettiva di analisi; pur interessandosi dello stesso oggetto, le due discipline non hanno lo stesso orientamento e considerano un diverso ordine di problemi. Per quanto sia possibile, allo stato attuale, individuare differenze anche nel metodo di ricerca seguito e negli strumenti utilizzati, non pare tuttavia opportuno soffermarsi su 25 Secondo una nota definizione “l’economia politica o economia è uno studio del genere umano, negli affari ordinari della vita; essa esamina quella parte dell’azione individuale e sociale che è più strettamente connessa con il conseguimento e l’uso dei requisiti materiali del benessere. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 13 questi elementi distintivi, perché tanto il metodo quanto gli strumenti non sono né unici né esclusivi. 5. L’economia aziendale oggi A questo punto disponiamo degli elementi per concludere che l’economia aziendale si presenta ancora come disciplina unitaria e onnicomprensiva; come una disciplina che pone al centro delle proprie indagini l’azienda e le condizioni e le modalità di svolgimento dei processi di produzione che la stessa realizza nei vari contesti in cui opera. Si articola a più livelli: uno generale, riguardante l’azienda come categoria universale, ed altri particolari che si riferiscono a tipologie o classi particolari e a specifiche funzioni aziendali26. Nel suo oggetto rientrano: gli studi sui temi istituzionali, che costituiscono la base comune di conoscenze necessarie per assicurare la coerenza interna alle varie diramazioni settoriali (tipologie e classi di aziende) e funzionali (aree funzionali dell’azienda); quelli su aspetti o parti del sistema aziendale; quelli sui sovra sistemi cui le singole aziende o le singole unità produttive possono appartenere. Agli studi di economia aziendale sono interessati non solo i cultori della disciplina, ma anche il mondo della produzione, nonché coloro che hanno necessità di approfondire la conoscenza attorno ai processi di produzione economica. Ciò che rileva e caratterizza quindi gli studi è l’ottica di osservazione dei fenomeni aziendali: ottica che tende a correlare le singole parti al tutto, privilegiando la visione sistemica, e si spinge a considerare anche l’ambiente nel quale le aziende vivono ed operano. La ricerca economico aziendale non tende a semplificare la realtà osservata: affronta invece la complessità e scompone il sistema aziendale nei suoi sottosistemi, ne studia le relazioni che li legano reciprocamente tra loro e con l’ambiente nel quale sono inseriti, e ricompone i risultati secondo una visione unitaria e complessiva. 26 Viganò E., “L’economia aziendale: contenuti, specificità, ruolo”, Atti del Convegno L’economia aziendale: contenuti, specificità, ruolo. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 14 L’economia aziendale mantiene un rapporto privilegiato con gli studi sulla rilevazione, non solo perché nasce dalla ragioneria, ma per il fatto che l’analisi e valutazione dei problemi aziendali dipendono in larga misura “dal livello delle informazioni di cui si dispone e dal livello delle conoscenze sul divenire della vita aziendale e sugli sviluppi dell’attività economica27”. Quanto al metodo permane l’originaria concezione liberista, secondo la quale ci si avvale dell’induzione e della deduzione. Le conoscenze cui perviene l’economia aziendale non sono assolute ma relative, ed hanno una capacità predittiva legata alla mutevolezza delle condizioni e delle circostanze interne ed esterne. Le teorie formulate sono oggetto di un processo di continua revisione, in funzione del progredire della ricerca e dell’evoluzione della realtà indagata nei differenti contesti. Se e quando il sistema cambia, anche il patrimonio conoscitivo viene rivisitato per distinguere, nel vasto complesso delle affermazioni formulate, quelle che rappresentano il corpus fondamentale e quelle, invece, che riflettono momenti o circostanze particolari. 27 Documento SIDREA. ©Prof. Francesco Vermiglio, 2012 – Tutti i diritti sono riservati. Pagina 15