03 impa tipibraidesi/COLORE
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03 impa tipibraidesi/COLORE
martedì 31 ottobre 2006 ‘‘ ‘‘ ‘‘ ‘‘ La sua ecletticità lo ha portato a cogestire la galleria d’arte “Gibigianna”. Poi l’incontro “fatale” con Piero Montanaro... Per la sua carriera artistica, oggi sospesa per ragioni familiari, fu fondamentale il contatto con cinque amici di Pollenzo Paolo Saccardi, noto come Mike Elaveda, è arrivato anche al “Maurizio Costanzo show” e al premio “Luigi Tenco” «I miei primi cinquant’anni» N ome: Paolo. Cognome: Saccardi. Professione: cantautore. È lui il “tipo braidese” di questa settimana. Pur esprimendo più che compiutamente le proprie doti soprattutto all’interno di un genere quale il cabaret, Paolo resta sostanzialmente un cantautore di scuola classica. Le sue affinità con il mondo della comicità e della satira si spiegano attraverso il tema guida che le sue composizioni trattano: il sesso e l’erotismo, visti e scandagliati in ogni possibile forma e sfaccettatura, ma sempre da una posizione tendente al grottesco o quanto meno al ridanciano. L’elemento a cui il protagonista della rubrica si affida per far scattare la molla della comicità è la commistione fra sesso e cultura. Alla base del tentativo sta una serie di studi sugli autori che da secoli trattano il tema dell’erotismo e, in parallelo, la costante attenzione alla storia della cultura in generale e alla quotidianità cronachistica e di costume. Dalla fusione di questi due fattori, dal commento sul presente rivisitato tramite la lente del classico, nascono la sue canzoni. Ci conosciamo ormai da vent’anni. Mi permetto di iniziare con una freddura. Tu non sei “in-bra-nato”? «Assolutamente no. Sono nato a Savigliano il 3 febbraio del 1956. Mio padre, che fin da piccolo esprimeva il suo talento in cucina, era un cuoco e aveva un ristorante in codesta città». Come hai fatto a venire ad abitare a Bra? «Dobbiamo andare a ritroso nel tempo. Mio padre, scomparso prematuramente nel 1986 a soli 57 anni, aveva fatto il militare a Bra come cuoco e qui conobbe la sua futura sposa, nonché mia mamma, Maria Lovizzolo, braidese Doc, che faceva la commessa in un negozio di alimentari. Nel 1968 chiusero il ristorante a Savigliano e ci trasferimmo sotto la Zizzola, dove aprirono un negozio di gastronomia e drogheria nel palazzo di viale Industria dove abito tuttora e dove adesso c’è una cartolibreria». E la scuola? «Le elementari le ho fatte a Savigliano mentre il resto a Bra: medie ai Salesiani e magistrali all’istituto “San Giuseppe” di via Provvidenza». Quindi preti e suore non sono mancati nella tua adolescenza? «Sarà per quello che ho iniziato a scrivere canzoni erotiche. Dovevo sfogare in qualche maniera la repressione che mi bolliva dentro! Ho anche cominciato lettere e filosofia all’università, ma dopo due anni ho smesso perché nel frattempo avevo trovato lavoro all’Arpa (e dopo trent’anni non mi sono ancora mosso da lì!) e non ce la facevo a concentrarmi negli studi». E la musica? «Ho cominciato a suonare la chitarra verso i 14-15 anni e a Sopra: un’immagine artistica del nostro “tipo braidese” mentre si “accoppia” con il suo strumento musicale preferito, la chitarra. A sinistra: Paolo Saccardi con Alberto Gallizio al “Cab 41” di Torino e, sotto, mentre si esibiscono al premio “Tenco” del ’95. farfugliare canzoni orrende, finite per fortuna nel dimenticatoio. Poi per un lungo periodo ho abbandonato la musica per vivere un’altra esperienza per me fondamentale. Insieme all’amico e collaboratore Giampiero Masoero, abbiamo aperto la galleria d’arte moderna “Gibigianna”, in via Vittorio Emanuele. Io ci sono stato una decina d’anni, dal 1982 al ’92, lui poi ha chiuso definitivamente nel 1998». Per quale motivo hai lasciato perdere la galleria? «Ho smesso proprio per tornare alla musica, con le idee un po’ più chiare e grazie soprattutto all’incontro con Piero Ap- side, allora mio collega all’Arpa, il quale mi ha riacceso la lampadina e fatto conoscere quattro splendide persone di Pollenzo, diventate amici carissimi, con i quali nacque un ambizioso progetto artistico che chiamammo Mike Elaveda’s band». Suonavate dove? «Avevamo trovato una stanzetta proprio lì a Pollenzo che diventò la nostra seconda casa, dove passavamo delle ore bellissime a suonare, ridere e divertirci. Ci tengo a nominarli uno per uno: Claudio Brero al basso, Davide Ciravegna alla chitarra, Mauro Castellengo alla batteria e Roberto Cervato Paolo Saccardi mentre suona al Festival nazionale del “cabaret ”, svoltosi al teatro “Nuovo” di Torino, con il fisarmonicista Fabio Climaci. all’altra chitarra, oltre naturalmente al già citato Piero Apside alla voce». Poi da un semplice divertimento sei passato a qualcosa di più professionale, giusto? «Durante questo periodo ebbi un altro incontro fondamentale, quello con il cantautore Piero Montanaro e con la sua nota casa discografica, la Canterò di Asti, che mi propose un lavoro discografico. L’esperienza della galleria d’arte mi insegnò che, pur continuando a fare il proprio lavoro (d’altronde, bisogna pur mangiare!), si può fare qualcosa di creativo in cui credi senza dover per forza abbandonare il tuo mondo, il tuo quotidiano». E da allora non ti sei più fermato, hai provato a far diventare realtà i tuoi sogni. «Diciamo di sì. L’esperienza più eclatante fu la partecipazione a “San Scemo” del 19 marzo 1994, con i Mike Elaveda’s band che pacificamente e a malincuore poi non mi seguirono nei miei progetti futuri. A giugno, presi parte al terzo Festival nazionale del cabaret di Bordighera. A luglio pubblicammo su audiocassetta Mike Elaveda per le edizioni musicali Canterò e subito dopo andai come ospite al festival di voci nuove di Canelli collegato a “Sanremo giovani”. A settembre feci il mio primo concerto torinese, inaugurando la stagione cabarettistica del locale Cab 41. E il 1994 finì in bellezza con la partecipazione come ospite in una puntata del famosissimo Maurizio Costanzo show». E che racconti del 1995? «Iniziò con la partecipazione come ospite dell’“Altro festival” a Sanremo e con la pubblicazione del mio primo cd Sesso e volentieri, contenente i brani del primo album più alcune versioni “epurate” degli stessi. Dopo varie apparizioni qua e là in Piemonte la cosa più emozionante fu la partecipazione al premio “Tenco” dove suonai cinque brani, accompagnato dal mio amico chitarrista, armonicista e percussionista Alberto Gallizio». Vorrei interromperlo e fargli qualche altra domanda, ma è un fiume in piena e allora lo lascio continuare... «Nell’ottobre del 1998 ho partecipato al Festival nazionale del cabaret al teatro “Erba” di Torino organizzato dal patron Mauro Giorcelli, fondatore e guida dell’associazione “Il coro cabanews”. In quell’occasione ho ricevuto il premio “Pierluigi Delucchi Dagnino” per il miglior testo in gara, con la canzone Bar Savoia. Nel mese di dicembre, al club La banana gialla di Torino, ho sperimentato in prima assoluta uno spettacolo scritto da me dal titolo Lingua matrigna, un monologo incentrato sul tema della fraintendibilità della lingua italiana, comprendente otto canzoni inserite in uno sviluppo testuale unico. Eravamo soltanto io e il pubblico e, sinceramen- 3 LA CARTA D’IDENTITÀ ■ DATI ANAGRAFICI Paolo Saccardi è nato a Savigliano il 3 febbraio 1956 da papà Casimiro, pavese di Retorbido, e mamma Maria Lovizzolo, braidese. Ha un figlio, Simone, di 23 anni. ■ STUDI E PROFESSIONE Frequenta le elementari a Savigliano, le medie ai Salesiani di Bra e le superiori alle magistrali di via Provvidenza. Ha il diploma di maestro elementare. Dal 1976 lavora presso l’Arpa, importante ditta braidese di laminati plastici. ■ HOBBY Inizia a strimpellare la chitarra a 14-15 anni, in maniera molto dilettantistica. Per un lungo periodo lascia la musica per intraprendere l’esperienza della gestione di una galleria d’arte moderna, la “Gibigianna”, sita in via Vittorio Emanuele. Torna prepotentemente al suo primo amore, ovvero il mondo delle sette note, grazie all’incontro con cinque ragazzi di Pollenzo che, insieme a lui, intraprendono un percorso musicale che, iniziato per gioco, diventa man mano più professionale. Ha pubblicato due cd: “Sesso e volentieri” nel 1994 e “Me lo dia” nel 1999, a cura della casa discografica ● “Canterò” di Asti fondata da Piero Montanaro. te, non c’era una parte del cor- lequal, mentre a ottobre ho parpo che non tremasse. Però è an- tecipato come ospite al Festival dato tutto ok». nazionale del cabaret, al teatro E nel ’99 uscì il secondo la- “Nuovo”». voro discografico, non è così? Vuoi fare qualche altro no«Esattamente. Presso lo stu- me di musicisti che ti hanno dio di registrazione Boomerang accompagnato in questi anni? di Asti e sotto la guida di Piero «Certamente. Non ho ancora Montanaro nominato e Andrea Fabio De Passarino, Gioannini, proprietario bravissimo della sala chitarrista; dove ho reJonathan gistrato anRucman tache il primo stierista dalcd, nonché le mani velpianista, lutate e Fanonché fobio Climaci, nico, arranfisarmonicigiatore e sta, che, in tecnico del ordine crosuono, reginologico, è strammo l’ultimo con Me lo dia, il quale ho uscito in lavorato e autunno con cui ancon l’apcora oggi ho porto dei a che fare». seguenti Ultimamusicisti: mente, inCarmelo vece, che Barbera al La copertina del primo “album”, pubbli- stai facensax e clari- cato con ancora il nome d’arte Mike Ela- do? netto, Gio- veda, dal titolo “Sesso e volentieri”. «Purtropvanni Lodigiani alla chitarra po è da tre anni che sono fermo classica e acustica, Daniele per problemi familiari. Mia maMontanaro alla chitarra elettri- dre che ha 75 anni non sta tanca, Remigio Passarino alla fi- to bene, l’accudisco, le sto vicisarmonica». no e non ho gli stimoli giusti Altre date da citare? per concentrarmi a scrivere can«Sempre nel 1999 ho fatto zoni o per buttare giù qualche un’altra capatina al premio riga come facevo prima». “Tenco” di Sanremo, come inAspettando tempi migliori, vitato; nel 2000, di nuovo al Ba- confidiamo in Paolo Saccardi, nana gialla, ho messo in scena che è arrivato “nel mezzo del un altro monologo, dal titolo Lu- cammin di nostra vita” (50 ance. Nel 2001 ho partecipato, a ni): siamo sicuri che saprà di Biella, al Festival nazionale del- nuovo deliziarci con la sua irola canzone per etichette indi- nia, la sua goliardia, la sua vopendenti come rappresentante glia di vivere attraverso quella della Canterò, con il brano Me forma d’arte che coinvolge sia lo dia. Nel 2003, a gennaio, al attivamente che passivamente Palace Tampa iumor cafè di To- ogni essere umano, nessuno rino, mi sono esibito nello spet- escluso: la musica. tacolo da me composto RecitaMarco Veglio