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Uber, l’applicazione che fa arrabbiare i tassisti | 1
da: ilgiornale.it Da qualche settimana è arrivata anche in Italia l’azienda internazionale di noleggio auto con conducente, il
cui servizio si richiede tramite smartphone e tablet. I tassisti lamentano “concorrenza sleale” e promettono battaglia
C’è un’applicazione, scaricabile sugli smartphone e sui tablet, che permette di farsi venire a prendere da una
lussuosa berlina (rigorosamente nera) per raggiungere comodamente la propria destinazione. Si tratta di
un’auto a noleggio, con conducente (in gergo NCC).
Il servizio è disponibile, per ora, solo a Milano e a Roma. L’applicazione si chiama “Uber”, come l’omonima società con
base a San Francisco (California). “L’autista personale per tutti” è la frase che si legge una volta scaricata. Per utilizzarla
bisogna registrare i propri dati (con e-mail e telefono), compreso il numero della carta di credito.
Il servizio costa un po’ di più dei normali taxi, ed è sicuramente innovativo. Un passo avanti nella concorrenza in un settore
che, più di una volta, ha remato contro i tentativi di liberalizzazione? I tassisti non sono d’accordo. “E non diteci – è uno di
loro che parla – che siamo brutti, sporchi e cattivi, contro l’innovazione tecnologica e la concorrenza”.
Secondo il Tam (Tassisti artigiani milanesi) e il Satam (Sindacato artigiani taxisti di Milano) siamo in presenza di palesi
violazioni della legge (la n. 21 del 1992), quella che distingue chiaramente il servizio taxi, caratterizzato dalla corsa presa
al volo (su piazza) o tramite radiotaxi, dal servizio di noleggio con conducente, da attivarsi mediante contatto diretto. Se
nel primo caso la contrattazione è vietata e le tariffe sono predeterminate – proprio per impedire la possibilità del rifiuto
della corsa (a garanzia dell’utente) – nell’altro la “contrattazione” è l’elemento centrale. L’utente può scegliere l’offerta
migliore, scegliendo liberamente la rimessa e mettendosi d’accordo sul prezzo. Per evidenziare alcune “anomalie” le due
organizzazioni sindacali di tassisti sopra indicate hanno presentato un esposto molto circostanziato al Comune di Milano,
con tanto di prove documentali (video e fattura). Palazzo Marino fa sapere di essere già intervenuto con sanzioni e
accertamenti (leggi).
Ma con Uber – questa è una delle novità più grosse – le auto con conducente non partono da una rimessa ma in
realtà girano continuamente in città. Proprio per questo è possibile trovare delle auto a disposizione nel giro di
pochi minuti. E’ la prima “violazione”: di fatto le auto a noleggio sono dei taxi, ma senza che gli autisti abbiano la
regolare licenza obbligatoria per i tassisti. Un’altra stranezza: non c’è contrattazione (come dovrebbe esservi per le
auto a noleggio con conducente). Una volta individuata l’auto più vicina (e disponibile) e indicato il luogo d’arrivo,
l’applicazione evidenzia un preventivo di spesa. Se l’utente accetta, bene. Altrimenti niente corsa. Dunque prendere o
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lasciare. E il costo finale viene determinato da una macchinetta montata sull’auto. Proprio come sui taxi.
I tassisti non sopportano che agli autonoleggiatori, grazie all’escamotage Uber, siano assegnati i loro diritti (un radiotaxi
evoluto e la possibilità di circolare senza limiti sul territorio) senza essere però gravati degli obblighi imposti alla loro
categoria: impossibile rifiutare una corsa, necessità di rivolgersi a un’utenza indifferenziata e tariffe predeterminate.
Secondo Claudio Severgnini, presidente Tam, “Uber si avvantaggia dei diritti del tassista senza avere gli stessi
oneri“. Senza parlare delle licenze e degli orari: superato il limite massimo delle ore di lavoro i tassisti non possono far
salire un altro cliente. Lo stesso si può dire per i conducenti a noleggio? Per i tassisti non è così.
Ma Uber cosa dice? “Ogni apertura in città – si legge sul sito Quattroruote – è preceduta da cinque mesi di studi di
carattere legale. Arriviamo solo dove pensiamo che le leggi siano sufficientemente chiare per sostenere il nostro sistema.
Le conosciamo, ne siamo al corrente. Anche della questione delle rimesse”. Questo dal punto di vista legale. Sotto il profilo
economico, invece, la Uber dice questo: “Ci accusano di voler abbassare i prezzi del mercato NCC, ma noi lo stiamo
allargando, aprendolo a nuovi clienti. Vogliamo essere un servizio aggiuntivo che il noleggiatore decide di svolgere in base
ai propri impegni. Ogni giorno il driver può accendere l’app che gli forniamo con lo smartphone, rendendosi così
disponibile; altrimenti, continua col suo lavoro”. Nessun riferimento ai tassisti. L’azienda dice di essere un “intermediario,
un agente. Il servizio vero e proprio è offerto dalla società NCC, il rapporto è tra questa e il cliente e si instaura quando
l’app fa la chiamata”.
La protesta, intanto, sbarca anche sui social network. La pagina Facebook “Uber, no thanks” conta più di 900 iscritti.
Riusciranno, i tassisti, a fermare la novità Uber? Staremo a vedere. Loro più che altro chiedono il rispetto della legge. Il
“timore”, come ci confida un tassista, è che una volta incuneatosi nel mercato con le berline di lusso, il sistema Uber (o chi
per esso) possa entrare a gamba tesa lanciando i taxi low cost e scatenando una concorrenza agguerritissima nel settore.
Forse converrebbe disciplinare meglio la materia, tenendo conto delle esigenze sempre maggiori dei cittadini, delle nuove
tecnologie ma anche, ovviamente, delle legittime rivendicazioni dei tassisti. A ben vedere un punto di equilibrio si può
trovare nell’interesse di tutti, senza scatenare guerre di religione.
I tassisti illustrano l’esposto presentato al Comune di Milano
Orlando Sacchelli – Mar, 21/05/2013 – 11:54
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