Aveva squillato il telefono e Leo come al solito
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Aveva squillato il telefono e Leo come al solito
Felix Aveva squillato il telefono e Leo come al solito aveva raddrizzato le orecchie, come un coniglio all’udire il latrato di un cane da caccia. O meglio, il paragone della reazione di Leo sarebbe stato più azzeccato se si fosse trattato di paragonarla a quella di una pernice, scovata da un setter nell’erba alta. Il problema però era che la pernice non aveva orecchie, ed era più giusto parlare del coniglio che le orecchie le aveva belle lunghe. In ogni modo si trattava di panico, perché Leo soffriva di panico telefonico, una condizione patologica dovuta al suo bagaglio di esperienze negative coi telefoni: ogni volta che il telefono squillava, si trattava di un nuovo problema. O telefonava Gnà per dire che era scoppiato un incendio alla masseria in Sicilia, mentre Leo si trovava in vacanza estiva in Norvegia, o telefonava la Giovanna per dire che era arrivata una raccomandata da ritirare urgentemente all’Ufficio Postale di Pozzallo, mentre Leo festeggiava Natale con la famiglia in Norvegia, o telefonava Aleks per dire che Felix si era fratturato una spalla o rotto la schiena facendo snowboarding sulla neve ed era all’ospedale. Di solito era Felix, suo nipote di 22 anni, che per una ragione o per l’altra finiva all’ospedale tutti gli inverni per via della sua passione per lo snowboarding. Felix era accident prone, come si suol dire, cioè era portato per gli incidenti. Questa volta aveva squillato il telefono e si trattava come al solito di Felix. Leo depositò sul tavolino di fronte alla poltrona dove stava seduto il libro demenziale, ma simpatico, di Etgar Keret che stava leggendo e si mise in ascolto. La conversazione telefonica di sua moglie con suo figlio Aleks era durata una buona mezz’ora e nonostate Leo avesse aguzzato le orecchie, non aveva capito niente perché ci sentiva poco, ma non sembrava niente di grave. L’espressione del viso di sua moglie non tradiva né angoscia, né eccessiva preoccupazione, ma solo una leggera contrarietà che le faceva corrugare la fronte mentre ascoltava la spiegazione di Aleks. Quando finì di parlare, sua moglie venne ad annunciare cos’era successo. Si trattava naturalmente di Felix: gli avevano appioppato una multa di 9000 Kr ( mille Euri ) per aver rifiutato di togliersi il cappuccio, mentre era in coda davanti ad una discoteca. Un poliziotto gli aveva intimato di togliersi il cappuccio per essere identificato e Felix, con la sua solita strafottenza, si era rifiutato di farlo. Era sorta una discussione, e due anni dopo era arrivata la multa da pagare alla madre di Felix, Cecilie, la ex-moglie di Aleks. Cecilie aveva telefonato ad Aleks, sgomenta e isterica, raccontandogli il fatto e raccomandandogli di non pagare. Felix, a 22 anni avrebbe dovuto risolvere i suoi problemi da solo. O pagava ( ma con quali soldi se era quasi sempre al verde ? ) o finiva in galera per 6 settimane. La legge era legge e con la legge non si scherza. Dura lex sed lex. Aleks aveva commentato che un po’ di galera avrebbe fatto bene a Felix, per raddrizzarlo dal suo cronico menefreghismo, e aveva suggerito a tutti di non pagare. Ci sarebbe stato un processo e Felix sarebbe stato condannato sicuramente a pagare o a farsi 6 settimane di galera Norvegese o 6 settimane di servizi sociali, come pulire i cessi di una casa di riposo per anziani. Il problema era che, avendo la fedina penale sporca, non avrebbe più potuto andare negli USA a fare snowboarding in Colorado, perché non accettavano gli avanzi di galera norvegesi negli Stati Uniti. Di tutti i suoi nipoti Felix era quello che fisicamente assomigliava di meno a Leo, in compenso aveva ereditato dal nonno la tendenza al menefreghismo e la pigrizia più totale. Non solo a Felix non importava niente di quel che gli succedeva, ma non aveva nessuna voglia di fare qualcosa per aggiustare le cose che gli erano andate per il verso storto. Leo analizzò il fatto filosoficamente, com’era sua abitudine e non disse niente per un po’ di tempo. Pensava a quel povero ragazzino alto e magro, incappucciato nel suo anorak grigio per ripararsi dal freddo, in fila davanti alla discoteca e al poliziotto grosso e biondo, dagli occhi azzurri e duri come pietre, che gli ordinava di farsi riconoscere con un tono perentorio e poco gentile della voce. Si cominciava con togliersi il cappuccio, poi si continuava col mattersi una croce di David gialla sulla giacca, per finire in un campo di concentramento o per essere infilato in una camera a gas. Col pensiero Leo andò indietro nel tempo per trovare situazioni analoghe, di cui i suoi ricordi personali erano pieni. Probabilmente però i due episodi che si ricordava meglio erano quelli che avevano causato la ribellione e la trasformazione delle vittime di quella violenza gratuita della polizia in due famosi banditi: il bandito Jesse James, interpretato dal grande attore Tyron Power in un film che Leo aveva visto da piccolo, e il bandito siciliano Salvatore Giuliano, che era stato l’eroe della sua adolescenza vissuta in Sicilia. I due famosi banditi, uno americano e l’altro siciliano erano ambedue stati vittime di violenze gratuite da parte delle autorità: il primo dei soldati nordisti che imperversavano nelle regioni degli Stati Uniti del Sud durante la guerra di Secessione, l’altro dei carabinieri che perseguitavano i poveri contadini Siciliani durante l’ultima guerra. Oltre a diversi episodi di violenza nei confronti dei suoi famigliari, l’episodio che aveva scatenato la ribellione di Jesse James era il fatto che i nordisti avessero appiccato il fuoco alla sua casa, facendo morire sua madre. Jesse James formò una famosa banda di banditi assieme al fratello, che per anni imperversò negli Stati del Sud. Nel caso di Giuliano si racconta che il 2 settembre 1943 egli venne fermato ad un posto di blocco dai carabinieri mentre trasportava due sacchi di frumento provenienti dal mercato nero e caricati sul suo cavallo; Giuliano, dopo aver tentato inutilmente di spiegare che aveva bisogno di quel grano per dar da mangiare alla famiglia, si trasse d'impaccio a colpi d'arma da fuoco, uccidendo un carabiniere e dandosi alla macchia. Anche Giuliano formò una famosa banda di banditi che per anni compì rapine e stragi in giro per la Sicilia. Ambedue i banditi erano considerati degli eroi leggendari dalla popolazione dei propri paesi. Entranbi furono uccisi a tradimento da membri della loro banda. Le loro erano state reazioni estreme a soprusi subiti dovuti all’abuso di potere delle autorità nei loro confronti. Valeva la pena arrivare a tanto per vendicarsi di un sopruso e di una ingiustizia? Se la libertà dell’individuo era messa a repentaglio, la risposta di Leo era: sì. Il poeta diceva: libertà va cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta. Dopo aver ponderato ancora per un po’, si sedette al computer e scrisse questa email a suo figlio: “ Aleks, ti sorprenderà ma Felix ha tutta la comprensione e la simpatia di suo nonno Leo. Ecco perché. Mi immagino la faccia inespressiva da nazista del Poliziotto, che con una espressione da minchia falsa gli dice senza nessuna considerazione per la sua sacrosanta libertà di individuo: "Togliti la cuffia ". A un sopruso del genere a uno viene spontaneo da rispondere: " Vaffanculo, sporco sbirro del cazzo. E vai anche a cagare te e tutti gli sbirri tuoi simili. La cuffia me la tengo, perché è mio diritto tenerla e ho freddo !" Ma probabilmente Felix si è limitato a rispondere con fermezza: " No, la cuffia non me la tolgo, perché è mio diritto tenerla, e tu puoi vedere in ogni modo la mia faccia, se ci vedi bene. Altrimenti mettiti un paio di occhiali!" Mi ricordo di quando sono stato punito da uno stronzo Generale per le vie di Treviso, per portare gli occhiali da sole in divisa da Sottotenente, mentre passeggiavo per il centro. Alla mia spiegazione che quelli erano i miei unici occhiali, e che non erano da sole, ma che erano leggermente scuriti per proteggermi gli occhi, lo sbirro Generale mi ha urlato:" Stai punito! Due settimane agli arresti. " Naturalmente sono uscito di notte fregandomene e mi hanno beccato di nuovo. Altre due settimane di arresti. Ho rischiato la corte marziale per un paio di occhiali leggermente scuriti. Mi ricordo anche di quella volta che il poliziotto Norvegese con faccia da nazista, mi ha bloccato mentre guidavo sulla corsia dei taxi a 2 Km dall’aeroporto di Fornebu, mentre c'era un ingorgo stradale, per arrivare a prendere l'aereo per le Seychelles. Con accento norvegese-Pakistano, ho tentato di spiegargli il problema, ma quello sbirro, con una faccia da culo bestiale, non ha voluto sentire scuse o ragioni, e mi ha appioppato una multa di 1500 Kr. Bene, che fare? Prendere una lupara e sparare alla polizia, come il bandito Giuliano, e nascondersi nelle montagne delle Madonie, sarebbe la mia prima scelta per Felix. Pagare la multa di ben 9000 Kr, sarebbe l'ultima scelta. Andare al processo e spiegare al giudice che il poliziotto ti ha trattato come una merda, e accusarlo di abuso d'ufficio ( perché proprio di abuso d'ufficio si tratta ) e sperare di farla franca ? Farsi un mesetto di galera, col pericolo che negli USA non ti facciano entrare ? E chi se ne fotte. I poliziotti americani sono notoriamente delle teste di cazzo bestiali. Il regime Americano è un regime totalitario, dove col cazzo che rispettano la tua libertà individuale di farti i cazzi tuoi. Se finisci nelle grinfie dell'immigrazione, sei fottuto. Vaffanculo gli USA. Rimane la Sicilia col nonno, dove Felix, dopo aver scontato la pena, con amicizie, può prendersi la patente, fare corsi di sky-surfing e farsi i cavoli suoi. Se però decidete di dargli una mano e pagare, sono sempre disposto ad allungargli i soldi io, daglieli tu, e li aggiungeremo al costo della traduzione del libro. A umma a umma. Ma fagli capire che purtroppo bisogna evitare di finire nei guai con la polizia, in un regime Nazista come la Norvegia, Leo “ Scritta quella lettera che lasciava la scelta del da farsi a suo figlio, anche se dava diverse possibili soluzioni, Leo la rilesse e poi si decise a spedirla. Il futuro era in mano alla Probabilità come al solito e non spettava a Leo prevederlo perché come al solito il futuro faceva i cazzi suoi…