Pannazzàro: Venditore ambulante di stoffe. Arrivava in paese con

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Pannazzàro: Venditore ambulante di stoffe. Arrivava in paese con
Pannazzàro:
Venditore ambulante di stoffe.
Arrivava in paese con camioncini e macchine stracariche.Si fermava
in postazioni fisse a giorni ed a ore stabiliti.
Si chiamassero Aniello ‘o Baianese, Peppe o Totonno ‘o Parmese o
in qualsiasi altro modo, quando le confezioni in serie non avevano
ancora sfrattato le diecine di sarti e sartine operanti in paese, nei
periodi di festa i pannazzari erano attesi con ansia, trepidazione e
speranza dai giovani(un po’ meno dai loro genitori..)perché ncignarsi
nu bellu vestito sott’a lummata era la massima aspirazione dei
giovani di una volta.
Maneggiavano quelle pesanti pezze di stoffa come organetti dotati di
mantici lunghissimi, così velocemente le aprivano e chiudevano.
Ma quel che destava ancor più stupore e meraviglia erano
l’incredibile velocità e la precisione con cui misuravano la stoffa, servendosi della sola apertura
delle braccia.
Tenendo ben fermi i due capi del pezzo di stoffa, stretti rispettivamente nei pollici e negli indici
delle due mani, per ogni metro tracciavano una diagonale che partendo dalla sommità dell’omero
sinistro, scendeva fino a quella del femore destro, linea costantemente seguita con gli occhi e quasi
baciata con la bocca nella fase di partenza, cioè quella omerale.
Al mercato di Nola è ancora possibile ammirarne qualcuno nell’esercizio di queste ed altre
funzioni.
Etimo: da pannus- panno.
(da "Abbecedario viscianese"di D.Montanaro e A.La Manna,Eidòs Longobardi Editore,2002)