“È sintomatico che Paperissima sia ormai la `corazzata` tra le

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“È sintomatico che Paperissima sia ormai la `corazzata` tra le
“È sintomatico che Paperissima sia ormai la ‘corazzata’ tra le trasmissioni di varietà della nostra tv.
Antonio Ricci ebbe l’idea una ventina d’anni fa, semplice e vincente come spesso sono le sue idee:
un programma contenitore fatto dei materiali prodotti dal pubblico stesso, pochi sketch, due
conduttori nazionalpopolari (negli anni Ezio Greggio, Lorella Cuccarini, Marco Columbro, Teo
Teocoli, Natalia Estrada, Gerry Scotti e Michelle Hunziker), alcuni ospiti collaborativi. Il
contenuto? Errori e buffi incidenti, visti, rivisti, trasmessi in prima serata e ritrasmessi poi negli
‘spin-off’ di cui Paperissima Sprint è l’esemplare più noto. Con Paperissima Ricci – che fu pur
sempre l’autore dell’ultimo grande varietà della nostra tv, Drive In – seppelliva un intero genere, in
nome della complicità, del rispecchiamento e del protagonismo del pubblico. Prima, autori e attori
erano i creatori del contenuto di un programma: ora, ne sono i selezionatori e i ‘montatori’.
Quest’anno c’è una nuova immagine-simbolo: Totti e Ilary Blasi invitati a inaugurare la stagione
2010-11, come toccava in passato a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello”.
(Pier Giorgio Nosari/L’Eco di Bergamo, 5 gennaio 2011)
“L’altra tappa, controcanto all’informazione paludata, sarà Striscia la notizia, il tg satirico di
Antonio Ricci che, dopo un esordio su Italia 1, passerà su Canale 5, di cui, ancora oggi nel XXI
secolo, è un pezzo inamovibile del palinsesto”.
(Massimiliano Lenzi/Il Tempo, 12 gennaio 2011)
“Tanti hanno provato a mettermi i piedi in testa. Fatma Ruffini, Antonio Ricci. Ma io sono stato
vent’anni in una cantina che si chiamava Derby, tornavo a casa alle cinque di mattina tutte le notti.
È stata la mia università. Che guerra per riuscire a lavorare al Derby! Non dico fare cento serate ma
almeno l’apertura e la chiusura. Una competizione feroce. Eravamo cento, centocinquanta persone
che hanno vissuto per vent’anni sempre insieme, giorno e notte, soprattutto la notte. E quando è
chiuso il Derby non ci siamo più visti. Per cui quando sono venuti a Ibiza con aerei privati a farmi
firmare contratti da sedici miliardi di lire per lavorare a Mediaset e poi hanno cercato di impormi
copioni dove dovevo fare lo scemo con il Gabibbo li ho mandati a quel paese”.
(Teo Teocoli ad Antonio D’Orrico/Corriere della Sera Sette, 13 gennaio 2011)
“Antonio Ricci, il re Mida dell’intrattenimento televisivo, che da buon ligure sagace si augura di
continuare sulla strada lastricata di grandi numeri finché riesce a lavorare divertendosi a fare cose
belle”.
(Silvana Giacobini/Quotidiano Nazionale, 17 gennaio 2011)
“Con Ruffini e Ricci?
‘Con la Ruffini è un odio-amore di lunga data. Con Ricci penso che non farò pace. Niente odio, ma
non fa parte della mia vita’”.
(Teo Teocoli a Bice Colarossi/Tv Sorrisi e Canzoni, 22 gennaio 2011)
“L: ‘Una maestra elementare delle scuole pubbliche di Milano che vent’anni fa fu tra le ragazze
Fast Food, si chiamavano così. Sara Frisone era in quel Drive In creato da Antonio Ricci
sull’immaginario, diciamo, erotico, ma in forme molto più garbate di quanto non siano apparse oggi
quelle dello stesso Silvio Berlusconi […]’.
F: ‘Mi stupisce quando spesso viene accostato il Drive In come trasmissione a queste vicende poco
decorose. Anche perché il nostro ruolo era molto pulito, molto scanzonato, molto ironico, proprio
perché era stato costruito così appositamente da Antonio Ricci. Cioè questa era una trasmissione
anche diventata cult proprio perché ironizzava. Era una trasmissione innovativa sotto certi aspetti,
sotto molti aspetti…’.
L: ‘Io qui, però, so di diventare detestabile, ma ho proprio l’impressione che il trucco stia
nell’ironia, nella parodia. Lei mi dà ragione, ma se tu per scherzo chiami Veline due ragazze che
devono semplicemente mostrare le cosce e stare zitte, sera dopo sera, sei molto poco spiritoso. E hai
l’aria del bacchettone, del Torquemada, a dire che quella è una schifezza e che quello plasma la
mentalità dei nostri rapporti con le altre donne. Quindi lungi da me accusare lei. Però dietro lo
scherzo c’è una cultura popolare, di massa…’.
F: ‘Ripeto, non è la stessa cultura, bisogna vedere le cose nel contesto, come vengono confezionate.
In Drive In non c’era niente che fosse preso sul serio. Anche la donna non era vista come un
oggetto, ma era vista come diceva il nostro regista Beppe Recchia come un piatto di pasta asciutta,
simpaticamente sempre in modo ironico. Non eravamo dei personaggi volgari, anche perché il
pubblico andava dal bambino all’anziano, era molto vasto’”.
(Sofia Frisone e Gad Lerner/L’Infedele, La7, 24 gennaio 2011)
“L’orgia del potere è un mito storico intramontabile. Troppo facile ridimensionare le serate di
Arcore a filmetti parodia grassottelli con le infermiere e le poliziotte discinte come negli anni ’70 o
come nella tv tette e culi stile Drive In confezionata da Antonio Ricci su misura per l’immaginario
berlusconiano”.
(Paola Mordiglia/L’Infedele, La7, 24 gennaio 2011)
“Detto questo, il format [Kalispéra!] è realizzato al meglio: in studio anche la presenza di un cane
che, secondo la dottrina Ricciana (nel senso di Antonio Ricci) garantisce ‘imprevedibilità e mette in
crisi qualsiasi situazione precostituita’”.
(Fabio Di Credico/La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 gennaio 2011)
“Tra le sue tante trasmissioni, qual è quella che le è rimasta più nel cuore?
‘I primi due Fantastico con Baudo, Paperissima di Antonio Ricci e 30 Ore per la vita,
un‘associazione per la quale lavoro tutto l’anno’”.
(Lorella Cuccarini a Emanuela Castellini/Giornale di Sicilia, 30 gennaio 2011)
“Non un paese per donne, ma per veline. Quando il loro inventore Antonio Ricci si fece venire
l’idea pensava dovessero essere la ‘parodia delle donne’, il modello televisivo, degna prosecuzione
delle ragazze Coccodè di Renzo Arbore in Indietro tutta negli anni Ottanta e dell’immortale Drive
In. Ma si è compiuto il miracolo. Quell’immaginario bambinesco, da adolescenti in calore che
spiano le gambe della professoressa sotto la cattedra, è diventato l’unico modello possibile. Dalla
televisione alla politica, dal bancone di Striscia ai banchi del parlamento ‘cchiù pilu pi tutti’ ha
prodotto i suoi risultati”.
(Lina Urbani/Secolo d’Italia, 30 gennaio 2011)
“La storia di autori televisivi come Ricci è lì a dimostrare che ci sono eccezioni eccellenti, però in
linea generale non è così. Fare l’autore per la tivù non è un mestiere che dia grandi prospettive”.
(Marco Ferrari a Ivan Berni/Prima Comunicazione, febbraio 2011)
“Nello storico Drive In il lungimirante Ricci le aveva chiamate ragazze Fast Food, una sorta di
spuntino veloce della tv anni ’80 del quale ha finito per nutrirsi la televisione dell’ultimo
trentennio”.
(Valeria D’Onofrio/Porta a Porta, RaiUno, 1 febbraio 2011)
“Ricci è l’autore meno maschilista che esista in Italia”.
(Michelle Hunziker a Sabrina Bonalumi/Gente, 1 febbraio 2011)
“Titolo della puntata è ‘Tutta colpa di Drive In?’. Antonio Ricci per voce del Gabibbo ha detto che
accusare Drive In è come accusare Roberto Saviano se c’è la camorra”.
(Alessio Vinci/Matrix, Canale 5, 2 febbraio 2011)
“Vorrei aggiungere un’altra cosa a proposito di quanto sia moderno, perché in questo forse c’è
anche la grandezza di Ricci come autore televisivo, che è un autore che fa grandi ascolti, che fa
parlare di sé anche il mondo degli intellettuali, della comunicazione eccetera… Perché alla fine
Drive In era un varietà di Enzo Trapani con gli sketch, le ballerine, le belle ragazze che
naturalmente però nella televisione, diciamo democristiana, venivano avvolte sotto un velo non dico
di castità ma comunque di prudenza. Ricci cosa fa, prende il varietà classico, lo parcellizza, però poi
alla fine sempre quello è, e ci mette il colore. Tanto Canzonissima era in bianco e nero, quanto con
Drive In nasce veramente la televisione a colori anche con quel tanto di trasgressivo e di ironico.
Con il senno di poi noi possiamo dire va be’ ma queste ragazze semi svestite o semi vestite a
seconda dei punti di vista, però con il senno di allora fu un elemento di assoluta liberazione. Non
per caso lui fa vedere a un certo punto la copertina de ‘L’Espresso’ e ‘Panorama’, cioè lo facevano
tutti. Drive In porta in televisione quello che si sapeva già”.
(Fabrizio Rondolino/Matrix, 2 febbraio 2011)
“L’immagine della donna… ma guarda che l’immagine dell’uomo che Ricci ci racconta in Drive In
è devastante. E quindi lui non è che ci sta proponendo un modello, ci sta raccontando”.
(Fabrizio Rondolino/Matrix, 2 febbraio 2011)
“Dal punto di vista satirico credo che Drive In sia stato un successo meritato, sempre riportato a
quegli anni. Ricci si è rivelato già in quella prima esperienza un autore importante che oltre a
segnare l’immaginario di tutta la televisione commerciale, che stava vincendo perché non
dimentichiamoci che in quegli anni c’erano tre network dove poi è prevalsa per una questione di
mercato il polo berlusconiano. Da questo punto di vista direi che Drive In è una trasmissione che ha
giustamente un posto nella storia della televisione”.
(Nanni Delbecchi/Matrix, 2 febbraio 2011)
“Tra l’altro Ricci… perché poi parliamo sempre di Ricci, perché è il più bravo, perché ci mette
sempre una seconda lettura. Lui mi fa anche capire che è una messa in scena”.
(Fabrizio Rondolino/Matrix, 2 febbraio 2011)
“Ricci è un poeta dell’ossimoro, lui riesce a riavvicinare le cose in natura più lontane, lui le mette
una sopra all’altra”.
(Nanni Delbecchi/Matrix, 2 febbraio 2011)
“Ricci attaccava un modello di tv che però c’era, faceva delle parodie”.
(Alessio Vinci/Matrix, Canale 5, 2 febbraio 2011)
“In questo attaccare la televisione, io non lo so se lo ha inventato Ricci, potrebbe essere anche stato
lui. Perché lui inventa l’autoreferenzialità, cioè un programma televisivo, che parla di un
personaggio televisivo o di un altro programma televisivo, innesca un circuito in cui intanto loro
diventano in qualche modo tutti amici nostri, si accendono le tifoserie, i personaggi televisivi non
sono icone, predicatori, ma sono contendenti di un gioco di società, in cui vengono usati l’uno
contro l’altro, vengono sbeffeggiati. E questa cosa dell’autoreferenzialità poi è una delle benzine
della televisione di oggi”.
(Fabrizio Rondolino/Matrix, 2 febbraio 2011)
“Così come un tempo si additavano gli ideologi occulti dei brigatisti in Dario Fo e Franca Rame, o
in Camilla Cederna, indicata come la ‘vera mandante morale dell’assassinio di Calabresi’ (Massimo
De Carolis, l’uomo dal sorriso carnivoro, di Gianni Barbacetto), oggi, fatte le dovute proporzioni,
c’è chi considera Antonio Ricci una sorta di mandante morale dei festini di Arcore e della
fenomenologia del bunga-bunga. Il grande mentore, l’arcidiavolo della comunicazione visiva, che
ha nutrito e avvelenato il pozzo del nostro immaginario attraverso l’invenzione delle ragazze Fast
Food di Drive In e delle veline di Striscia la notizia. […] Fra i massimi critici, da annoverare Gad
Lerner, che in più di un’occasione ha stigmatizzato l’uso del corpo femminile alla ‘Ricci’, detto
anche velinismo. […] La tv è un inferno, insomma, in cui anche gli angeli demistificatori alla Ricci,
per quanto accorti e astuti, rischiano di apparire demoni. O addirittura i loro ‘mandanti’”.
(Luigi Galella/il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2011)
“Perché Antonio Ricci non rifà Drive In?”.
(Maurizio Costanzo/Il Messaggero, 8 febbraio 2011)
“No. Questa volta Antonio Ricci, cervello di Striscia la notizia, non fa proprio ridere. Anzi: lascia
in bocca un sapore amarognolo legato a qualcosa di volgare. Di grossolano, qualcosa che ricorda
quei sapori grassi ed ignobili che spuntano nelle taverne di campagna quando i fumi dell’alcol
hanno invaso le menti degli avventori. Tante ciambelle per Ricci sono riuscite con il ‘buco’, ma
quella di parafrasare le feste di Arcore con le gag di Benny Hills, questa proprio no. […] È stato
scelto da Ricci e compagnia forse uno dei peggiori comici che ha osato andare in televisione per
proporre siparietti che provocano, ai più, dolorosissime algide al basso addome. […] Antonio Ricci
è persona intelligente: concorderà sicuramente che questa è stata una scelta sbagliata e neppure
provocatoria. Ci ripensi. Ne va anche della credibilità di Striscia la notizia”.
(Fr/la Padania, 11 febbraio 2011)
“Tutti allora, a sinistra, con analisi molto colte, accostarono Ricci a Gramsci, ai situazionisti di
Debord. Nessuno dichiarò guerra agli eccessi di pelle esposta e alla carnalità straripante dai push
up. Si pensava a Drive In come al sogno felliniano che avrebbe narcotizzato Berlusconi. Che poi sia
avvenuto il contrario…”.
(Francesco Specchia/Libero, 12 febbraio 2011)
“Il fatto, però, che al modo di far televisione di Fazio ci siano dei maschi italiani che preferiscono –
che so? – il Drive In anni Ottanta di Antonio Ricci, beh è un segno di libertà, non di
antifemminismo o di barbarie. Per questo dico: viva Fazio e viva Ricci e più modi diversi ci sono e
meglio è”.
(Massimiliano Lenzi/Il Tempo, 16 febbraio 2011)
“Questo è il metodo Ricci, cioè si può prendere in giro il cavaliere, il Berlusconi, facendo ad
esempio tutte le gag una volta del cavaliere mascarato. Si può prendere in giro il cavaliere
Berlusconi come si fa adesso con Berly Hill. Perché se tutto viene preso in giro perde la sua forza
tragica. A parte il fatto che la lite Fini-Berlusconi è una cosa vecchia, già finita, Fini ha perso punto
e basta. Questo mettere in burla, in canzonatura letteralmente questa vicenda, significa svilirla,
significa ridurla a parodia”.
(Aldo Grasso/Televisioni, www.corriere.it, 16 febbraio 2011)
“Ma è davvero Antonio Ricci il primo responsabile del disastro italiano? O la vecchia frase di
Flaiano sul fascismo che in Italia ‘è una trascurabile maggioranza’ è qualcosa di più di una battuta?
Chiedo scusa ma non mi convince affatto la tesi oggi in voga, diventata senso comune di questa
animata stagione di contrapposizione politica, che tutto cominciò dal Drive In”.
(Giandomenico Crapis/il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2011)
“Più che Giuliano Ferrara, più di Alessandro Sallusti, fin troppo scoperti nella loro strategia,
sembrerebbe quindi che il vero capo della struttura Delta, dissimulando lo sberleffo e operando
nell’ombra e nell’ambiguità, sia proprio Antonio Ricci, l’autore di Drive In, di Striscia la notizia.
[…] Secondo l’autore dell’articolo pubblicato su ‘Lettera43.it’ Ricci è il vero interprete del
berlusconismo, ‘perché ne contiene anche la critica, che però subito si annulla in una risata
empatica’. […] E forse è un po’ troppo ridicolo e arditamente dietrologico ipotizzare che Ricci ne
sia il mentore. […] Del resto è difficile replicare a chi accusa la satira di un’intenzione occulta o di
essere, come pure è stato fatto nel caso di Ricci da parte di Gad Lerner, poco attenta al politically
correct. Per essere completamente esente da colpe di questo tipo forse dovrebbe addirittura
scomparire. Storicamente essa nasce dall’esigenza che ci sia qualcuno da sbeffeggiare. Di solito un
modello alto, potente. Non si ride dei poveracci. Non si deride il disabile che chiede l’elemosina
all’angolo della strada, ma se un uomo potente è basso di statura sì, perché in quel caso è il potere
che si vuole aggredire, non le scarse misure dell’uomo. Perché prendersela con Antonio Ricci,
quindi, se rappresenta l’uomo bunga-bugna come un ‘lascivo buffone’?”.
(Luigi Galella/il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2011)
“Siccome il documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, non parlava solo di Mediaset,
non parlava solo di Striscia la notizia, ma parlava di Rai e Mediaset, di tutte le televisioni,
probabilmente Ricci ha un po’ la coda di paglia. […] Per quanto mi riguarda non esiste destra e
sinistra sull’uso del corpo delle donne, non esiste Rai e Mediaset, forse una delle televisioni più di
nicchia e più rispettosa è La7. Ma insomma diciamo che Rai e Mediaset pari sono da questo punto
di vista. È un problema italiano, non è un problema solo di Antonio Ricci, non è un problema solo
di ‘Repubblica’, non è un problema solo della Rai e non è un problema solo di Mediaset, è un
problema di questo Paese”.
(Paola Concia/Matrix, Canale 5, 24 febbraio 2011)
“Un po’ capisco politicamente le intenzioni di Ricci, cioè è una lotta editoriale… facciamo vedere
che anche a ‘Repubblica’ sono dei porci”.
(Ritanna Armeni/Matrix, Canale 5, 24 febbraio 2011)
“È chiaro che Ricci ha sparato a palle incatenate, essendo stato chiamato in prima persona, da vari
giorni, come primo responsabile, come scaturigine profonda di tutta la corruzione rispetto
all’immagine femminile, ha risposto in maniera concentrata, condensata. Non ho nessun interesse a
difendere Ricci. La questione nacque perché fu accusato Drive In di essere l’origine di un modello e
non sono d’accordo per una questione estetica, le donne del Drive In non erano queste donne”.
(Gianluca Nicoletti/Matrix, Canale 5, 24 febbraio 2011)
“No povero Ricci, le maggiorate c’erano già prima, la Pampanini, Dorian Gray, le donnine di
Macario. Dire che tutto inizia con la tv di Berlusconi è una congettura semplicistica da titolo, o da
sommario. Anzi, da Sor Mario. Siamo tutti ingranaggi di una macchina che è la società”.
(Roberto D’Agositno a Paolo Bracalini/il Giornale 25 febbraio 2011)
“I più raffinati propagandisti della cultura berlusconiana, l’inventore del Drive In, l’inventore delle
Veline, Antonio Ricci che plasma in qualche modo questo immaginario erotico intorno al corpo
plastificato, punturinato, siliconato uguale delle donne che piacciono a loro, si è mosso di nuovo.
Guarda caso si è mosso subito dopo la manifestazione del 13 febbraio che ha portato molte donne in
piazza a tutela della loro dignità. Ha inventato un falso Beppe Grillo che tribuneggia dentro a
Striscia la notizia e che ha di nuovo attaccato pesantemente anche L’Infedele e poi ha inventato una
parodia del documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, da noi trasmesso ormai un anno
e mezzo fa. Lorella Zanardo sul suo sito internet ha definito una forma di insopportabile arroganza e
di sopruso questo stravolgimento adoperato con le sue parole e le immagini non del prime time
televisivo come ha fatto lei, non delle trasmissioni del mattino, di mezzogiorno, di pomeriggio della
televisione italiana, ma del sito internet del giornale progressista, ‘la Repubblica’, di nuovo per
dimostrare che così fan tutti. […] Abbiamo suscitato l’indignazione di Antonio Ricci”.
(Gad Lerner/L’Infedele, La7, 28 febbraio 2011)
“Intanto penso che vada qui ricordato che Antonio Ricci è stato molto lodato per lungo tempo dalla
sinistra perché è stato uno dei primi a riportare un modo di fare cultura in Europa, che era quello,
come dire… il grottesco come disvelamento, cioè l’esagerazione come specchio che rivelava
meglio dello specchio reale. Dopo di che è un metodo che continua. Per altro Giuliano Ferrara che
dice ‘in mutande, ma vivi’ e non solo perché accettiamo le mutande e la volgarità siamo etici,
laddove chi condanna l’esposizione delle mutande in realtà è un immorale… è lo stesso
ragionamento: il grottesco come disvelamento. Secondo me Ricci ha ragione a essere orgoglioso di
questa sua introduzione nella televisione. C’è però un problema, che secondo me l’oggetto critico di
Ricci gli è scappato dalle mani e nel frattempo è diventato un’altra cosa. Cioè Ricci, come poi
succede a Ferrara, ha una grandissima capacità critica, crea un oggetto intellettuale, questo oggetto
poi si è inverato negli anni in un’altra storia. In questo momento c’è un discorso su Ricci della
sinistra un po’ sbagliato, perché è vero che la sinistra lo ha lodato tantissimo, come poi spesso loda
l’intelligenza di Giuliano Ferrara… questo va rivendicato. Il problema è però che Ricci è vittima di
un meccanismo infinitamente più ampio, perché la realtà è molto più grande. Ricci ha acceso
un’attenzione su una roba che poi è diventata infinitamente più grande di lui e, come spesso la
realtà, ha preso un andazzo completamente diverso. Su questo io voglio dire solo una cosa a Ricci,
ho parlato solo una volta con lui, lo trovo un uomo intelligente. Ricci è un uomo complesso, dice
delle cose interessanti e poi fa delle conclusioni diverse, bisogna entrarci dentro. Quando lui dice
che ‘L’Espresso’, il progressismo, hanno utilizzato il corpo delle donne anche per vendere eccetera,
ha ragione. Ma sa cosa non dice? Che le donne progressiste hanno fatto una battaglia contro questo,
dicendo le donne nude non le vogliamo. Il corpo è mio. Quando io da giovane ho bruciato il mio
reggiseno non era perché poi potessi essere fotografata su ‘L’Espresso’, quello era un risultato
perverso di una liberazione del corpo delle donne. Le donne progressiste sono andate addosso ai
loro uomini anche pesantemente, come dimostrano molte storie drammatiche nei rapporti uomo e
donna della nostra generazione. Allora ‘L’Espresso’, la stampa progressista, è maschilista? Sì lo è.
Ti posso dire di più, voglio lanciare un amo a Ricci. Mi ha dato fastidio che una delle primissime
persone che abbia preso in mano la battaglia della difesa del corpo delle donne sia stato un maschio
e cioè tu. Perché ancora oggi io penso che quando gli uomini trattano del corpo delle donne
qualcosa non ci sia di giusto. Detto questo, le donne progressiste hanno fatto un’operazione che,
scusate, le donne di centrodestra non hanno fatto, cioè quella di venire da te e dire: ‘Sai che c’è
Gad? Sei uno esse, ti, erre, o, enne, zeta, o, questa roba non ci piace’. Noi l’abbiamo fatto. Questa è
la differenza in campo culturale oggi”.
(Lucia Annunziata a Gad Lerner/L’Infedele, La7, 28 febbraio 2011)
“Drive In era autoironico, se no poi Ricci mi massacra”.
(Daria Bignardi/Le Invasioni Barbariche, La7, 4 marzo 2011)
“Racconta un suo amico che chiede di non essere citato per evitare di sfruculiarne la permalosità
che Antonio Ricci faccia una malattia del fatto che il termine ‘veline’ venga usato come sinonimo
della smandrappata televisiva, senz’arte né mutande. Non oso pensare quanto possa essersi
impermalito per le accuse a Drive In di primogenitura del mignottismo corrente. […] Cioè secondo
Ricci la ‘stampa progressista’ (come veniva definito nell’audio del servizio), per dimostrarsi
migliore dei varietà e dei reality, dovrebbe richiedere a stilisti e produttori di trucchi e profumi la
creazione di specifiche pubblicità progressiste: ovvero, con modelle più brutte. […] Aggiunge
Freccero che dare la responsabilità a Drive In ‘significa non avere la dimensione storica delle cose’
e, che ‘forse si imputa tutto a Ricci perché la sua vera colpa è la fedeltà a Berlusconi’. Racconta
Gregorio Paolini, che all’epoca ne era delegato di produzione, che in realtà Ricci con Drive In era
convinto di creare ‘una sagace satira degli anni Ottanta’ (anni dopo sarà recidivo, convinto che le
veline di Striscia non siano vallette in mutande bensì parodia della valletta in mutande). ‘Scriveva
chiuso in una stanza dalla quale non usciva mai, nutrendosi di patatine e succhi di frutta, con un
grande ritratto di Togliatti alle spalle’”.
(Guia Soncini/D di Repubblica, 12 marzo 2011)
“Antonio Ricci, il patron di Striscia la notizia, il ‘diavolaccio’ che da una certa parte
dell’intellighenzia di sinistra viene considerato come l’origine dei mali della televisione, ieri ha
lanciato una sfida: io elimino le veline – dice – se la Rai cancella Miss Italia e il Gruppo Espresso
chiude i giornali pieni di donne svestite”.
(Laura Rio/il Giornale, 15 marzo 2011)
“‘Cancello le veline’. In un colpo solo Antonio Ricci, stremato da mesi di sterili polemiche,
ridicolizza definitivamente la stampa progressista e i benpensanti a targhe alterne che trattano le sue
‘creature’ come il male assoluto della società italiana. Elimina dall’etere il concorso per eleggere le
due bellezze in microshorts e si dice pronto a cancellare la loro figura da Striscia la notizia se – e
solo se – la Rai farà lo stesso con Miss Italia e se i giornali del Gruppo L’Espresso, ‘D –la
Repubblica delle donne’ e il mensile ‘Velvet’, faranno a meno delle donne nude per pubblicizzare le
griffe. Il discorso fila. Antonio Ricci, uno che di destra non è, si è rotto le scatole dei vari Gad
Lerner, Massimiliano Panarari, di Natalia Aspesi, dello scrittore Nicola Lagioia che gli ha dato del
‘fascista’ e dell’intellighenzia che invece di battersi per i diritti degli operai e dei senzatetto si agita
per moralizzare la televisione italiana (solo quella di Berlusconi)”.
(Alessandra Menzani/Libero, 15 marzo 2011)
“Giù le mani dalle belle ragazze. Le veline ce le hanno date Dio e Antonio Ricci, guai a chi ce le
vuole togliere. […] Mai una volta che quelle loro interruzioni danzanti fossero da proibire ai minori.
Né poteva essere diversamente perché sapientissimo era il loro inventore e pigmalione l’Antonio
Ricci ligure cresciuto alla scuola del lettrismo francese e del situazionismo europeo, il vorace
collezionista dei testi roventi in cui Isidore Isou fa la storia della ‘voluttà’ (ben corredata da
immagini di ragazze discintissime) o Gabriel Pomerand scrive le sue Note sulla prostituzione a
menare gran calcioni negli stinchi ai moralisti bigotti e ipocriti”.
(Giampiero Mughini/Libero, 16 marzo 2011)
“Le mie veline per Miss Italia. Il papà di Striscia la notizia Antonio Ricci ha deciso di ‘chiudere’ la
trasmissione Veline 2011, il programma diventato un cult per selezionare le ragazze con cui
incorniciare il Tg satirico di Canale 5. Era ora che qualcuno si accorgesse che era il caso di fare un
passo indietro sul versante dell’esibizionismo del corpo femminile. Così, con la decisione lanciata
ieri da Ricci, potrebbe avvenire una ‘rivoluzione’ nelle due vetrine più famose d’Italia quanto a
contenitori di bellezza”.
(Guglielmo Federici/Secolo d’Italia, 16 marzo 2011)
“Che cosa ne pensi della contro-campagna di Striscia sull’uso del corpo delle donne da parte della
stampa progressista?
‘A placare la polemica su Ricci e il velinismo ci sta pensando l’onorevole Butti, quello che ha
ideato i conduttori a targhe alterne: il martedì e il giovedì Floris e Santoro condurranno Striscia.
Nudi’.
Tu con Ricci ci hai mai lavorato?
‘Feci 45 puntate di Paperissima Sprint. La notizia si è persa negli archivi della mia carriera’”.
(Michele Foresta a Vittorio Zincone/Corriere della Sera Sette, 17 marzo 2011)
“La sola bandiera della Pace che ho visto non era in strada, non stava in mezzo alla gente, ma
faceva bella mostra di sé in una trasmissione, Striscia la notizia che solo pochi sprovveduti possono
ancora ritenere di intrattenimento o, peggio, umoristica. Apprezzo la coerenza di Ricci e compagni,
che da sempre si schierano contro l’uso della forza per dirimere le controversie internazionali”.
(Stefano Stefani/la Padania, 23 marzo 2011)
“«[...] Ho passato una vita a farmi una pessima fama, poi, all’improvviso, ti danno il premio ‘È
Giornalismo’ e ti dicono che sei un vero cronista – a me, che avevo avuto come modello Topolino
investigatore –, la cosa è seccante […]». Ecco. Sta tutta qui la filosofia di Antonio Ricci, nel
rammarico che ci concesse quando la sua Striscia la notizia divenne esempio di giornalismo. Ricci,
nato ad Albenga, classe ’50, papà del Gabibbo, del Drive In e del primo Beppe Grillo, è un genio.
Del male, ma pure sempre un genio, come diceva Berlusconi che voleva aprirgli il cranio con un
fermacarte dopo che un servizio del tg satirico sulla Snam a Tangentopoli (‘Il metano ti dà una
manetta’) gli fece evaporare 20 miliardi in pubblicità. Ricci vive sottotraccia, come un eremita o
certi personaggi di Scorsese. Può vantare: una laurea in storia dell’arte; un passato da cabarettista e
da preside in istituti d’agraria; una costosa collezione di Juke box Wurlitzer anni ’50 e un’altra,
urticante al tatto, di piccoli Gabibbi. Ricci non si fa mai vedere in tv, non frequentai salotti, non
parla mai della moglie e delle figlie. È vendicativo. Quando vuole sa essere una carogna. Vuole
spesso. Ne ricordano ancora la ferocia – per dire – Del Noce, Sgarbi, Baudo, perfino il Mago Zurlì,
da lui massacrati da ogni angolatura. Di Ricci non puoi scrivere male, specie sui dati d’ascolto,
anche quando sbaglia; se lo fai, il giorno dopo ti sommerge di comunicati, di istogrammi e di sfottò
che ti marchiano a vita. La lettera scarlatta di Hawthorne, rispetto al segno della sua ira, è un
tatuaggetto fatto con l’henné”.
(Francesco Specchia/Libero, 25 marzo 2011)
“Antonio Ricci è una persona straordinaria. Non c’è niente di ordinario nella sua storia televisiva.
Nemmeno la scelta dei collaboratori è mai stata banale. Ha creato un mini esercito di guastatori, di
kamikaze dello humor. Striscia è stato il capolavoro di Ricci. Hanno ragione Ficarra e Picone a
definire il tg satirico ‘uno Stato a parte’, perché questo ha rappresentato la trasmissione all’interno
di Mediaset. E ha ragione Ricci anche a rivendicare l’ironia nella presenza delle veline, l’essenza
della donna oggetto. Ma è talmente bravo, intelligente e giusto, che è quasi elementare anche per un
banalissimo Watson, smascherarne il bluff, la falsa modestia quando nega di essere Dio e si
definisce umile pontefice. Non fosse così, la smetterebbe di raccontare parabole ogni volta che
raccoglie un microfono per arrivare alla Verità, della quale si sente unico sano portatore. Oppure si
accontenterebbe di gestire una repubblica, mentre a Striscia si vive con un solo comandamento, il
suo. E l’impressione è che dall’eroismo satirico si sia passati a un più comodo realismo. Con gli
anni, anche Pasquino, se non del tutto convertito, sembra quantomeno disposto a una generosa
rivalutazione dei bersagli. Forse si è reso conto di vivere negli stati uniti di Mediaset. Ma per
convincere almeno se stesso, che niente è cambiato, ogni giorno prova a camminare sull’acqua. E
così ci si bagna”.
(Fabio Maccheroni/Leggo, 25 marzo 2011)
“Stimo Ricci, è un genio. Costanza Caracciolo e Federica Nargi, le Veline di questa edizione, sono
due bravissime ragazze. Federica ha anche partecipato a Miss Italia, nel 2007. Credo che le donne
vadano rispettate sempre, sia in costume da bagno sia vestite. Seguo con interesse il dibattito attuale
sul mondo femminile; lo trovo positivo. E se Miss Italia non piace a tutti, pazienza”.
(Patrizia Mirigliani a Dea Verna/Oggi, 30 marzo 2011)
“Possiamo dire che Antonio Ricci vi ha praticamente adottato?
P: ‘Un perfetto esempio di adozione degli adulti. E poi ci ha preso in un periodo in cui eravamo in
offerta speciale, due al prezzo di uno. Un affarone’.
F: ‘Ricci è tutt’altro che un padre affettuoso: è come il terribile capoufficio di Fantozzi. Quando ce
lo troviamo di fronte, ci gettiamo ai suoi piedi: siamo di un servilismo spudorato’”.
(Ficarra e Picone a Matteo Valsecchi/Telepiù, 1 aprile 2011)
“Ricci è un talento ironico che ama le provocazioni”.
(Patrizia Mirigliani a Franco Bagnasco/Tv Sorrisi e Canzoni, 2 aprile 2011)
“A chi devi dire grazie?
‘[…] Infine Antonio Ricci che ha saputo cogliere il mio lato ironico’”.
(Carmen Russo a Mattia Buonocore/Davidemaggio.it, 4 aprile 2011)
“Antonio Ricci ha perfettamente ragione. ‘L’Espresso’ ha fatto tonnellate di copertine di nudo. E
ora ne fa poche non perché si siano redenti, ma perché non fanno più vendere come un tempo”.
(Oliviero Toscani ad Alberto Guarnirei/Il Messaggero, 5 aprile 2011)
“Fa anche curiosità la polemica di Antonio Ricci nei confronti di chi ha voluto coinvolgerlo in un
discorso generale di cattivo uso del corpo della donna in televisione. Ricci, che è un ottimo autore e
curatore di programmi ma che ha un carattere non facilissimo, ha dichiarato: ‘Meglio una figlia
velina che giornalista’. Non so se lo pensi realmente, però dobbiamo leggere questa battuta come
una provocazione. Vorrei aggiungere che Antonio Ricci ha ragione a rifiutare l’etichetta di persona
che ha ‘sfruttato’ il corpo delle donne, in quanto oggi le veline di Striscia la notizia possono
apparire educande o quasi, rispetto a quel che si vede in televisione a qualunque ora del giorno”.
(Maurizio Costanzo/Il Messaggero, 5 aprile 2011)
“Non riesco a capire la totale mancanza di ironia che spinge ‘Repubblica’ a scambiare il modello
culturale berlusconiano con il Drive In e le successive creature di Ricci. Se la prendessero con il
pattume dei reality show stile Grande Fratello: sono loro la quintessenza del berlusconismo. Ricci
ha semmai sdoganato la figura della donna in tv, dandole dignità di parola. È stato lui a promuovere
una donna alla conduzione, affidando Odiens a Lorella Cuccarini. […] Chi attacca Ricci dovrebbe
studiarsi la storia della tv: considerarlo il papà del ‘bordello’ di Arcore è un’idiozia”.
(Marco Travaglio ad Alessandro Penna/Oggi, 6 aprile 2011)
“Se le donne sono nude sui settimanali, vanno bene: se invece sono un po’ scosciate da noi, sono
sottocultura? La verità è che Ricci, pure in questo, inventandosi le veline, fu un genio”.
(Michelle Hunziker a Fabrizio Roncone/Io Donna, 9 aprile 2011)
“Ricordo con grande affetto Antonio Ricci”.
(Sonia Grey/L’Eco di Bergamo, 9 aprile 2011)
“L’idea che mi sono fatta io è che con velinismo si racchiudono una serie di persone, una serie di
comportamenti che non hanno niente a che fare con le due ragazze che lavorano a Striscia la
notizia, che vengono tutelate da Antonio Ricci e che hanno secondo me un’immagine sempre molto
pulita”.
(Giorgia Palmas a Simona Ventura/L’Isola dei Famosi 8, RaiDue, 26 aprile 2011)
“Un altro scontro con ‘Repubblica’, più recente, è avvenuto perché lei ha preso le difese di Antonio
Ricci dopo che Natalia Aspesi lo aveva accusato di aver gettato, con i suoi programmi, le basi del
berlusconismo, e di fare propaganda occulta per il suo capo.
‘Dire che Berlusconi sia nato grazie al Drive In e che Ricci sia un suo propagandista, è un errore di
storia della Tv, oltre che una mancanza di senso dell’umorismo. Ci si dimentica che Berlusconi
voleva fare una Tv conformista, uguale alla Rai: infatti prese tutti quelli che ci lavoravano
pagandoli dieci volte di più. A me Drive In piaceva molto, era un programma di rottura, svelto,
spiritoso. Le donne svestite erano una parodia, esattamente come le ragazze Coccodè di Arbore. O
pensano che anche Arbore lavorasse per Berlusconi?’”.
(Marco Travaglio a Sara Faillaci/Vanity Fair, 27 aprile 2011)
“Sono veramente sbigottita per l’accanimento di Antonio Ricci, signore maturo e d’esperienza,
protagonista della tv degli ultimi trent’anni, ma che evidentemente non tollera il libero esercizio
della critica. Se l’è presa con Lorella, con ‘Newsweek’, con ‘El País’, ha realizzato un apocrifo del
docufilm utilizzando il volto e i testi di Zanardo. Per la quale, tra l’altro – posso assicurarlo –
Striscia è davvero l’ultima delle preoccupazioni, come del resto per noi tutti. Usa mezzi potenti
contro una donna che fa lavoro volontario, manda i suoi ragazzi e le sue ragazze a tendere agguati
notturni – Lorella si è molto spaventata, prima di capire che era una troupe di Striscia –, insiste con
una protervia e un’aggressività degna di miglior causa a indicarla come una nemica assoluta, la
sbeffeggia, la ridicolizza, cerca di spaventarla”.
(Marina Terragni/Leiweb, 11 maggio 2011)
“Antonio Ricci ha richiamato i presenti alla difesa di valori quali la libertà e la democrazia ed ha
attaccato ancora una volta il partito del ‘cementone’ paragonando i danni arrecati al nostro territorio
dai cosiddetti palazzinari e dai loro compiacenti protettori alle devastazioni provocate dai missili
‘intelligenti’ lanciati in Libia”.
(Liguria2000news, 2 giugno 2011)
“Non lascerò mai Antonio Ricci”.
(Ezio Greggio/Ansa, 16 luglio 2011)
“Antonio Ricci, in particolare, ama gli animali ed è il motivo per cui da sempre ha difeso qualunque
essere vivente non umano; ma, principalmente, Ricci detesta i cialtroni e i ciarlatani, come quelli
che promettono guarigioni o posti di lavoro ma vogliono soltanto approfittare indegnamente di chi
ci casca”.
(Maurizio Costanzo/Vero Tv, 21 giugno 2011)
“Perché sia provvisto di tutti i crismi un rito sacro – tipo quelli dei pellirossa, per intenderci –
dev’essere officiato da uno sciamano, entità carismatica dotata di facoltà stregonesche. Non pratica
magia nera, ma Antonio Ricci è senza dubbio uno dei più carismatici prestigiatori del tubo
catodico”.
(Alessandra Troncana/Giornale di Brescia, 23 luglio 2011)
“Antonio Ricci è un amico fraterno. I nostri primi incontri risalgono ai tempi, ormai remoti, di Te lo
do io il Brasile, varietà di Raiuno condotto da Beppe Grillo”.
(Nini Giacomelli ad Alessandra Troncana/Giornale di Brescia, 23 luglio 2011)
“Che centrano le pratiche di guarigione dei santoni con il creatore di Striscia?
‘La vena umoristica di Ricci si è fatta carico di un impegno sociale che lo ha reso, con il tempo, la
coscienza mediologica della televisione’”.
(Nini Giacomelli ad Alessandra Troncana/Giornale di Brescia, 23 luglio 2011)
“La scuola di Ricci, si sa, è una specie di convento in cui sei superprotetta, una casa-famiglia nella
quale ora sono felicemente ritornata visto che Paperissima è un’altra creatura di Antonio”.
(Giorgia Palmas a Sabrina Sacripanti/Intimità, 3 agosto 2011)
“Antonio Ricci, la mente, era già una colonna del gruppo Fininvest, come inventore di Drive In e
(dal 1988) di Striscia la notizia. […] Una media di quattro milioni a sera di spettatori è la prova che
la ricetta funziona. Ed è la riprova (se ce ne fosse bisogno) che Antonio Ricci è un autentico genio
della televisione. Gioachino Rossini diceva: ‘Datemi una lista della lavanderia e io ve la metterò in
musica’. Una regola che si applica a Ricci: dategli una qualsiasi brutta figura e lui la mette in tv”.
(Massimo Tosti/ItaliaOggi, 4 agosto 2011)
“Antonio Ricci è un uomo di rara intelligenza e aveva compreso appieno l’ironia con cui io e mia
sorella affrontavamo quell’avventura”.
(Loredana Lecciso a Tommaso Martinelli/Vero, 19 agosto 2011)
“Beppe è riemerso dall’abisso in cui era sprofondato poco più di cinque mesi fa, grazie a una
mobilitazione popolare innescata da un appello di Antonio Ricci, il primo a mettere mano al
portafoglio per aiutare l’amico di gioventù a riaprire i battenti del locale. E proprio l’autore
televisivo albenganese ha voluto toccare con mano il lavoro compiuto dal commerciante per
ristrutturare il prefabbricato, passandolo a salutare ieri mattina in piazza Petrarca”.
(Angelo Fresi/La Stampa, 20 agosto 2011)
“Abituato a essere il dominatore del prime time, il re della tv berlusconiana e allo stesso tempo un
intellettuale di sinistra e il teorico italiano della controinformazione. Voleva essere un profeta con le
tasche gonfie, ma questo giocattolino tutto insieme non ci può stare e prima o poi si rompe”.
(Gad Lerner/Conferenza di presentazione de L’Infedele, 2 settembre 2011)
“È il dominus della nostra tv. Più di così… Fa quello che vuole, come vuole, quando vuole. Ha il
successo che si è guadagnato, che cosa gli puoi dire?”.
(Bruno Vespa a Franco Bagnasco/Tv Sorrisi e Canzoni, 13 settembre 2011)
“Ci sarà un perché se Antonio Ricci sta lì da un miliardo di anni e nessuno gli dice niente. E il
perché è facile: lui è di sinistra, talmente a sinistra di tutta la sinistra da aver fatto il giro
dell’emiciclo ed essere spuntato a fianco della Gioventù Hitleriana. È per questo che l’inventore di
Striscia l’immondizia ha rilasciato una meravigliosa intervista al ‘Corriere della Sera’”.
(Giornalettismo, 21 settembre 2011)
“Il mascalzone catodico che ce la propone, va detto, corrisponde al nome di Antonio Ricci, amico
mio di lunga data e dunque perfettissimo per beccarsi gli improperi che seguiranno. Non fosse uno
dei cervelli più perversamente addentro alla materia della televisione, nonché uno degli uomini più
allegramente cinici che abbia mai conosciuto, il discorso non starebbe in piedi. Invece trattasi di
numero uno, vi gusti o disgusti, e dunque sarebbe stupido sottovalutare il programma-mostro che
mette in campo”.
(Riccardo Bocca/L’Espresso Blog, 22 settembre 2011)
“Il paragone con Il processo del lunedì è lo stesso usato da Antonio Ricci, papà di Striscia la
Notizia, per descrivere Annozero. Era una citazione voluta, la tua?
‘No, non ho ancora l’intervista a Ricci. Però se lo dice Ricci vuol dire che è vero, essendo lui un
grande competente di televisione. In ogni caso è così, in Italia ci si accapiglia sulla politica, si
discute’”.
(Corrado Formigli a Giovanni Marinetti/Secolo d’Italia, 25 settembre 2011)
“Eh sì, perché noi, che siamo cresciuti con i primi successi di Antonio Ricci, ovvero programmi
comici ed intelligenti come L’Araba Fenice, Drive In o La tivù delle ragazze (quando ancora Serena
Dandini non si era data alla militanza satiro-politica), non ci saremmo mai aspettati di trovare questi
due a raccontare ed a raccontarci di viaggi e, soprattutto, di antropologia, misteriosofia, miti e,
persino di esoterismo”.
(Luca Bagatin/Politica Magazine, 26 settembre 2011)
“Questa sera, dopo il Tg5 delle 20 riparte Striscia la notizia, il telegiornale satirico che da anni
Antonio Ricci ha portato e mantenuto a livelli di grande successo. È un telegiornale, in quanto
spesso denuncia situazioni di sopraffazione nei confronti di uomini o animali che altre rubriche di
informazione non fanno. Lasciamo perdere che Greggio e Iacchetti sono più simpatici di molti
conduttori di Tg, la verità sta nella scelta degli argomenti. Denuncia più il Gabibbo che tanti altri
addetti ai lavori”.
(Maurizio Costanzo/Il Messaggero, 26 settembre 2011)
“Da ieri sera è ripartita, a grande richiesta di pubblico e anche di bilanci Mediaset, Striscia la
notizia, telegiornale satirico di Canale 5. Ancora una volta è guidato da Antonio Ricci che è oramai
alla plancia di comando per un tempo che batte qualsiasi primato: un vero e proprio impero modello
Re Sole. E più tempo è passato e più Ricci ha dato una connotazione ‘politica’ al tg satirico. Giusto
o sbagliato? Difficile dirlo. Gli ascolti commerciali gli danno ragione. Ma si sa, la ragione non è da
una parte sola. C’è un profilo, come dire, di opportunità che è metro difficilmente utilizzabile. In
questo campo grigio Ricci ci ha sguazzato dentro provocando non pochi problemi anche al suo
editore che, evidentemente, lo tiene a galla perché il ritorno economico è sempre consistente e
perché comunque, soprattutto negli ultimi dodici mesi, la battaglia di Antonio Ricci contro il falso
moralismo della sinistra (leggi le prediche di Gad Lerner e conventicola varia), ha cercato di dare
una mano a chi, per colpa del velinismo, è finito in panne. Ma se certe battaglie di Ricci sono
assolutamente condivisibili (vedi i servizi contro gli sprechi che si verificano sistematicamente al
Sud) altre guerre lanciate dal condottiero genovese rischiano di gettare l’acqua sporca con il
bambino, facendo più danni che benefici. Uno dei temi che Ricci ha cavalcato nelle altre edizioni è
stato quello dell’antipolitica. Sacrosanto per certi aspetti. Per altri furiosamente iconoclasta. Il
risultato è sotto gli occhi di tutti. I cittadini sono portati a fare di tutt’erba un fascio con il rischio
che tutto diventi ingovernabile. Giusto mettere alla gogna i vizi della classe politica. Meno corretto
gettare tutto in un medesimo calderone: questo, purtroppo, è uno dei vizi su cui Ricci e la sua
redazione, per guadagnare ascolti e consensi, scivola troppo spesso. Si apprezzano le imitazioni dei
comici ma poi si rischia che le imitazioni siano più vere del vero e la confusione si ingigantisce
all’inverosimile. Se questo può essere un vantaggio commercialmente e per la visibilità esteriore,
non si sa quanto lo sia per la crescita generale del Paese e per la credibilità del mezzo televisivo.
Insomma in bocca al lupo per questo a Ricci per tutti i servizi di denuncia, ma stia attento al resto. E
un consiglio sommesso. Sappiamo che sa fare televisione forse meglio di qualsiasi altro. Ogni tanto
però qualche riflessione serve: per il bene di tutti”.
(Fr/la Padania, 27 settembre 2011)
“L’impressione finale è che Antonio Ricci sia appassionato soprattutto di tre cose: 1) i duelli, con
chiunque e per qualunque motivo, eccitato dal sol pensiero che qualcuno lo sfidi; 2) la commedia,
genere a cui sembra attribuire una superiorità quasi morale; 3) la riconducibilità del tutto a nulla”.
(Gabriele Romagnoli/GQ, 1 ottobre 2011)
“Si scopre così che qualcuno spinge contro don Ranza, persino un gran maestro di Tv e massoneria
come Antonio Ricci: dite pure che è poco”.
(Pierluigi Ghiggini/Giornale di Reggio, 3 ottobre 2011)
“Ma perché nessuno interviene dagli altri giornali o dagli altri telegiornali e lasciano a Striscia e al
Gabibbo questo incarico? Da Valerio Staffelli a quell’inviato di Striscia che si occupa di denunciare
maltrattamenti agli animali, voglio dire che gli inviati e i collaboratori del programma, sono tutti
bravi, non so dirvi qual è il migliore. Anche se io un’idea ce l’ho in testa e la scrivo: il migliore è
Antonio Ricci”.
(Maurizio Costanzo/Il Messaggero, 4 ottobre 2011)
“Come di consuetudine, ieri sera Striscia la notizia ha presentato la classifica dei dieci mostri che
hanno devastato la nostra settimana tv; un modo, per quel dolce malato di crudeltà che corrisponde
al nome di Antonio Ricci, di giustificare il suo stesso quotidiano ricorso all’horror, impacchettato
per noi da maestri dell’ovvio come Ezio Greggio e l’omonimo [sic!] Iacchetti”.
(Riccardo Bocca/L’Espresso Blog, 15 ottobre 2011)
“Quello della Barolo, invece, un ritorno a Striscia (ma quant’è buono Ricci) nei panni della ‘Velina
di Montecristo’. Sai che roba. […] Perché la velina è cocciuta, non si arrende. D’altra parte il loro
santo patrono, Antonio Ricci, che come abbiamo già detto è uomo pio e di gran generosità, non a
caso ha creato anche il programma Velone”.
(Valeria Chierichetti/Tu Style, 18 ottobre 2011)
“Da Paolo Villaggio a Crozza, Grillo, Luca e Paolo sino ad autori come Ricci, Freccero e Galeotti,
abbiamo una tradizione genovese da portare avanti. Genova è una città che come Napoli ha dato e
dà moltissimo al genere, è un marchio, una garanzia”.
(Marco Fojanini a Lucia Marchiò/la Repubblica, 18 ottobre 2011)
“Altri incontri speciali sono stati quelli con Antonio Ricci e, più di recente, con Mauro Mazza, il
direttore di Raiuno che ha creduto in me in un momento in cui venivo considerata un po’ fuori dal
giro”.
(Lorella Cuccarini ad Aldo Dalla Vecchia/A, 20 ottobre 2011)
“Così farai arrabbiare Antonio Ricci.
‘L’ho già fatto arrabbiare di brutto la prima volta che ho parlato del velinaggio. Non si toccano le
sue veline’”.
(Anna Kanakis a Giancarlo Dotto/Diva e Donna, 25 ottobre 2011)
“[Non rifarei] Striscia la notizia. Antonio Ricci e il suo staff furono accoglienti e generosi, sbagliai
io ad accettare. Avevo sognato che sarebbe stato un disastro, e mi lasciai convincere lo stesso”.
(Anna Maria Barbera ad Andrea Scarpa/Vanity Fair, 26 ottobre 2011)
“Da quando lo conosco, il nostro patron Antonio Ricci ci ripete che siamo solo un varietà”.
(Enzo Iacchetti ad Alex Adami/Tv Sorrisi e Canzoni, 28 ottobre 2011)
“Striscia è un motociclo. Io ed Enzino siamo due grandi pistoni. Ricci, poi, è il nostro carburante”.
(Ezio Greggio ad Alex Adami/Tv Sorrisi e Canzoni, 28 ottobre 2011)
“Mediaset invece è divisa in potentati. Ricci ha l’esclusiva dei filmati casalinghi divertenti, il
gruppo delle Iene si occupa di denuncia, Zelig domina sugli sketch. Sono feudi inespugnabili”.
(Gene Gnocchi/A, 3 novembre 2011)
“Ci vuole un ‘Mago’ per inventare Antonio Ricci. Beppi Zancan sta esaminando i testi umoristici
che un giovane sotto i 30 gli ha portato in redazione a ‘Il Mago’ e ascolta le sue opinioni su tv e
cinema. Il ragazzo ha idee chiare, dalle torte in faccia (‘se le spiaccichi su una bionda devi metterci
un ripieno di more, risaltano di più’) al rapporto con gli attori (‘devi essere esperto di psicologia
dell’età evolutiva’). Il giovane, che ha già un nemico illustre, Pippo Baudo (che non apprezza il suo
umorismo), è accolto tra i collaboratori del mensile. Inverno 1978. Due anni dopo ‘Il Mago’, rivale
di ‘Linus’, chiude. Il giovane, che ha iniziato a lavorare in Rai come autore di Beppe Grillo, va
verso un luminoso avvenire: è Antonio Ricci”.
(Santi Urso/Corriere della Sera, 5 novembre 2011)
“È assai discutibile che io possa essere definito un ‘berluschino’, tanto per le mie idee, quanto per
aver lasciato Mediaset più di dieci anni fa. A meno che Travaglio usando lo stesso metro, non sia
pronto a definire ‘berluschino’ anche Enrico Mentana, che ci ha lavorato ben più a lungo di me, o
Antonio Ricci e Davide Parenti (che ancora ci lavorano), e financo Santoro, la Bignardi e Luttazzi,
per il solo fatto di aver lavorato per qualche stagione sulle reti del Cavaliere”.
(Giorgio Gori/il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2011)
“Per Frizzi gareggiare con la banda di Antonio Ricci è impresa impossibile”.
(Adriano Lorenzoni/Terni in rete, 6 novembre 2011)
“Vorrei fare gli auguri a Striscia la notizia che in questi giorni ha compiuto ventiquattro anni.
Brindisi, applausi e una gigantesca torta che ha invaso lo studio del programma di Antonio Ricci,
condotto da Ezio Greggio e da Enzo Iacchetti. Ancora una volta mi complimento con Ricci perché
il suo è veramente un telegiornale satirico e di denuncia. Mi complimento anche perché Striscia la
notizia difende, almeno una volta a settimana, i cani e combatte i canili lager. Caro Antonio, auguri
per altri ventiquattro e più anni”.
(Maurizio Costanzo/Il Messaggero, 12 novembre 2011)
“Fuori concorso, il ‘Premio speciale del Presidente della Repubblica’ è stato assegnato ad Antonio
Ricci, autore televisivo di grande successo, creatore di un telegiornale satirico capace di grandi
denunce civili e politiche come è Striscia la notizia”.
(Liguria2000News, 14 novembre 2011)
“Considero Antonio Ricci uno dei personaggi più influenti nella nostra cultura di fine secolo”.
(Alessandro Riccini Ricci a Leonardo Malà, la Repubblica, 17 novembre 2011)
“Grandissimi il papà ideatore Antonio Ricci e il mitico, nonché unico conduttore rimasto dalla
prima puntata a oggi, Ezio Greggio”.
(Ana Laura Ribas/Eva3000, 23 novembre 2011)
“Che tipo è Antonio Ricci?
‘Un uomo autorevole che sa ottenere ciò che vuole senza alzare la voce. Un regista straordinario
che considera quella di Striscia la sua grande famiglia’”.
(Stefania Petyx a Salvo Barbasso/La Sicilia, 25 novembre 2011)
“[Riferendosi a Silvio Berlusconi] Facendosi e disfacendosi da solo, secondo la preveggente
intuizione di Antonio Ricci”.
(Pino Corrias/il Fatto Quotidiano, 28 novembre 2011)
“Ideatore, produttore, coautore fondatore di Striscia la notizia Antonio Ricci”.
(Professor Francesco Perrini presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Striscia la notizia è un programma il cui punto di forza vera è il basso grado di sensibilità di
Antonio Ricci e tutto il suo gruppo rispetto all’incidente diplomatico sia nei confronti degli
investitori pubblicitari, che come sapete finanziano la nostra televisione, sia anche nei confronti del
mondo del potere in generale. Quindi in alcuni momenti è difficile, è complicato, è pesante. In
alcuni momenti addirittura pesantissimo”.
(Alessandro Salem presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Mi è tornata in mente una frase che voglio citare come forma di riconoscenza e ringraziamento nei
confronti di Antonio Ricci e di tutte le persone che lavorano a questo programma. Bertolt Brecht
scriveva: ‘Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più
bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano
tutta la vita: essi sono gli indispensabili’. Grazie”.
(Alessandro Salem presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Antonio Ricci si propone in modo programmatico un intento critico non solo nei contenuti, ma a
livello mediatico. […] Lui lavora molto sulla manipolazione della verità prodotta dai media e in
particolare dalla tv”.
(Carlo Freccero presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Questo signore che è accanto a me, soprattutto per gli studenti deve essere presentato un po’ in
termini di biografia. Antonio Ricci è savonese di Albenga, terra di situazionisti, di guastatori
televisivi come il dottor Freccero, ma come altre persone che si riconoscono un po’ nel pensiero di
Debord, Ghezzi, Giusti, Sanguineti. Due lauree, Lettere e Storia dell’arte. A 28 anni firma come
autore Fantastico ’78, ’79, ’80 condotto da Beppe Grillo. Con Beppe Grillo due trasmissioni
importanti della televisione Te la do io l’America e Te lo do io il Brasile. Poi inizia il citato Drive
In, che dura per cinque anni, con citazioni importanti di cui abbiamo fatto anche fatica a liberarci in
Bocconi. Poi, Lupo solitario, Odiens, L’Araba Fenice, molte situation comedy e molte trasmissioni
che sono ancora in vita come Paperissima o come la celebrata oggi Striscia. Molti premi, alcune
lezioni in atenei importanti: è passato anche dalla Bocconi, ma non come la Sorbona, dove ha avuto
grande celebrazione. Alcuni libri che fanno il punto sulla sua attività e sulla sua trasmissione.
Ricordo, perché mi fa piacere e in quanto per me autore importante di lettura, che tutti i libri sono
sempre stati commentati da Edmondo Berselli, che era un grande interprete della televisione
contemporanea”.
(Professor Severino Salvemini presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Un destabilizzatore del piatto e del piattume”.
(Professor Severino Salvemini presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Ricci, lei ce la racconta in maniera un po’ soave perché poi fa l’anima bella, cioè che tutto è
plasmabile, che tutto è malleabile e che è sempre e solo in ascolto. Però, per rimanere 25 anni sul
pezzo, a un certo punto la visione deve essere una visione granitica. Nel testo si fa riferimento a una
cosa che io sposo appieno: cioè che Striscia è un paradosso. Ma di fatto Ricci è un paradosso,
mettendo insieme due cose che sono due cose difficilmente conciliabili: un format che ha una
visione del fondatore precisa sin dall’inizio e una flessibilità poi dopo nel recupero di dettagli della
contingenza quotidiana momentanea molto forti”.
(Professor Severino Salvemini presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Lei è un autore che sottolinea molto la contaminazione, l’ibridazione, il rapporto cane gatto e non
gatto gatto o cane cane. […] In che senso si sente teorico di questo meticciato?”.
(Professor Severino Salvemini presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Oltre cento persone lavorano a Striscia. La macchina è una macchina assolutamente verticistica,
autocratica. Ricci è padre, padrone, caposcuola, mago, genio del male, pastore. Ficarra e Picone a
un certo punto, cito tra virgolette: ‘Meglio Pippo Baudo o Antonio Ricci?’. E Ficarra dice: ‘Pippo
Baudo esiste, di Ricci non si hanno notizie certe. Di lui sentiamo la voce, al massimo ci arriva un
foglietto’. Picone: ‘C’è chi vocifera che Ricci sia Piersilvio o Berlusconi padre o addirittura il
papa’”.
(Professor Maurizio Dallocchio presso l’Università Bocconi, 28 novembre 2011)
“Il potere della Bocconi. Ci voleva la prestigiosa università di economia milanese, con un convegno
di cinque ore suonate dal titolo La rilevanza sociale, culturale ed economica di Striscia la notizia.
Dalla nascita ad oggi per costringere Antonio Ricci, il padre nobile dell’unico e incontrastato tg
satirico, a indossare un impeccabile completo scuro, giacca e cravatta”.
(Ferruccio Gattuso/il Giornale, 29 novembre 2011)
“Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia, al contrario, piange la fine del vecchio esecutivo. Al
termine della presentazione di una ricerca dell’Università Bocconi di Milano sulla rilevanza sociale,
culturale ed economica del suo programma, Antonio Ricci ha detto che ‘ora la satira è più difficile,
si dovranno fare un po’ di sacrifici’. Il governo Berlusconi, invece, ‘ci ha fatto vivere di rendita per
anni con spunti irrefrenabili’, ha ammesso”.
(F.G.B./Abruzzo24web, 29 novembre 2011)
“Ebbene sì, stando alle denunce pubbliche di Antonio Ricci, fondatore del programma che sbanca
tutte le classifiche di ascolto, la Calabria non avrebbe molte chance di emancipazione e, di certo,
non c’è speranza di vedere con frequenza da queste parti il faccione del Gabibbo. […] Cosa c’è di
vero, insomma, nelle dichiarazioni di Ricci, provocatore per professione ma anche osservatore
attento? ‘Ricci è una persona seria ed intelligente per cui non bisogna mai sottovalutare ciò che dice
– afferma, ad esempio, Gianantonio Stella, tra le firme più prestigiose del giornalismo italiano,
scrittore, oggi al «Corriere della Sera» e conoscitore della calabresità in tutti i suoi aspetti – ed è
vero, fra l’altro, che il tratto della diffidenza è tipico del calabrese’”.
(Giulia Veltri/il Quotidiano della Calabria, 30 novembre 2011)
“Su un punto proprio, ci viene difficile dare ragione a Ricci: quando nega ‘l’impatto devastante del
Velinismo’. È vero che la ricerca della Bocconi non lo tratta nello specifico, ma chi ha vissuto in
Italia in questi ultimi 25 anni sa benissimo che c’è stato. E lo sa anche Ricci. Il quale, non a caso, da
anni, non fa più concorsi per nuove veline”.
(Gigio Rancilio/Avvenire, 1 dicembre 2011)
“Ricci non si limita a denunciare. Lavora sulla manipolazione della verità fatta dalla tv. Non
capisco le critiche alle Veline. Quella di Ricci è chiaramente una presa in giro di quello stereotipo,
dell’idea di donna del varietà classico o della commedia all’italiana. Lo faceva anche Arbore con le
ragazze Coccodè o il corpo di ballo di Indietro tutta. Ma nessuno lo ha mai accusato per questo”.
(Carlo Freccero a Claudio Plazzotta/ItaliaOggi, 1 dicembre 2011)
“[…] Antonio Ricci, che il direttore dei contenuti di Mediaset Alessandro Salem, citando In morte
di Lenin di Brecht, ha compreso addirittura tra i ‘personaggi indispensabili’”.
(Carlo Riva/Prima Comunicazione, 1 dicembre 2011)
“Ieri Striscia la notizia ha mandato in onda un servizio nel quale si faceva intendere che lei si sia
gonfiata le labbra. ‘Striscia, ma anche ‘Libero’, sostengono che io mi sia fatta le labbra a canotto,
cosa che non mi risulta’, ha risposto. Per questo motivo, tuttavia, lei ha detto che le piacerebbe
querelare Antonio Ricci: lo farà?
‘Quando ho visto quella cosa ho detto magari potessi querelarlo, ma non è detto che lo faccia. Mi
piacerebbe spillargli dei soldi’”.
(Sabina Guzzanti a Elisabetta Malvagna/Ansa, 1 dicembre 2011)
“Che rapporto avete con Antonio Ricci?
C: ‘È un po’ come il rapporto tra professore e alunno. Ogni volta che lo vediamo c’è sempre un po’
di timore. Ricci è un uomo dalle idee molto chiare’.
F: ‘Abbiamo un bellissimo rapporto, è un nostro punto di riferimento. Ci diamo rigorosamente del
lei. Ricci ci dà sempre dei buoni consigli’”.
(Costanza Caracciolo e Federica Nargi a Paolo Briscese/Vero Tv, 6 dicembre 2011)
“Appendice con autocritica e ammissione di responsabilità dell’autore per la mania delle liste alla
Fazio & Saviano: tutto cominciò ai tempi di Cuore, con la rubrica del Giudizio Universale. Era un
gioco, poi è diventato una moda buonista. E per chiudere non poteva mancare la bibliografia.
Ovvero, libri consigliati per chi un giorno, chissà quando (data presunta, il 2024), vorrà studiare il
trentennio che stiamo attraversando. Titoli immaginati e immaginifici come i tre volumi O sole suo.
Ideologia, masse, soldi e paraculi negli anni dell’amore da Licio Gelli ad Antonio Ricci”.
(Ranieri Polese/Corriere della Sera, 6 dicembre 2011)
“Antonio Ricci ha il merito di aver creato una grande squadra affiatata. Ricci è il mio consigliere
per tutto”.
(Max Laudadio a Laura Balduzzi/Lombardia Oggi, 11 dicembre 2011)
“T: ‘Vada a controllare: non troverà una sola presa di posizione ufficiale da parte della CEI contro i
film a luce rossa in tv. Sa chi fu l’unico che mi telefonò incazzato nero?’.
L: ‘No, chi? Rocco Buttiglione?’.
T: ‘Antonio Ricci. «È uno scandalo!», urlava. Per forza, rovinavo la piazza alle veline scosciate di
Striscia la notizia’”.
(Michel Toulouze a Stefano Lorenzetti/il Giornale, 18 dicembre 2011)
“C’è un programma che guardo molto volentieri ed è Striscia la notizia. Antonio Ricci è un creativo
senza eguali, ha rivoluzionato il varietà e la satira, fa indagini approfondite senza timore, osando da
uomo libero. È tra i pochi ad aver lasciato un segno indelebile. Non l’ho mai detto ma l’unica
persona per cui abbandonerei il Tg5 è proprio Ricci, casomai decidesse di chiamarmi…”.
(Paolo Di Mizio a Walter Garibaldi/Vero Tv, 20 dicembre 2011)
“Ti piacerebbe fare un programma con…
‘Antonio Ricci’”.
(Edoardo Raspelli a Lauretta Belardelli/Vip, 21 dicembre 2011)
“Con Antonio Ricci ho un grande rapporto, lo trovo geniale. E spesso ho invitato in trasmissione i
suoi inviati”.
(Massimo Giletti a Emanuela Castellini/Giornale di Sicilia, 24 dicembre 2011)
“La crisi colpisce duro anche le befane della tv. Tramonta o quasi la figura della showgirl, barcolla
quella della conduttrice leggera, stramazzano al suolo i surrogati delle Veline. Gli originali
resistono solo perché sostenute a spada tratta dalla corazzata Striscia la notizia e da papà Antonio
Ricci”.
(Giovanni Audiffredi/Vanity Fair, 31 dicembre 2011)
“E a questo riguardo, pare che il regista Antonio Ricci applichi alle veline una regola ferrea: niente
piercing o altri segni sui centimetri di pelle esposta”.
(Alessandro Malpelo/Quotidiano.net, 2 gennaio 2012)
“Cosa la colpisce di Antonio Ricci?
‘La sua arte di essere leggero. La vera natura di Ricci è che più è ingarbugliata la situazione, più è
difficile, più lui si diverte. Entra e esce dal Tribunale per la quantità di cause – tutte vinte – che
fanno a Striscia. Antonio ci sguazza nelle polemiche’”.
(Michelle Hunziker a Renato Franco/Corriere della Sera, 3 gennaio 2012)
“Gli albenganesi non avevano ben chiaro l’impatto che potessero avere quegli edifici, oscurando il
sole del centro storico: merito di Ricci che aveva proiettato la questione a livello nazionale”.
(IVG, 3 gennaio 2012)
“[Michelle Hunziker] Del resto, quello con l’allegra brigata di Antonio Ricci è un legame
professionale a prova di bomba. […] Ma è quando parla di Antonio Ricci, l’ideatore del programma
d’informazione più longevo al mondo per numero di puntate (tanto da meritarsi l’ingresso nel
Guinness dei Primati) che la Hunziker quasi si scioglie in una commozione inaspettata: ‘Antonio
rappresenta una persona molto importante, che mi ha aiutato anche in momenti di difficoltà. Ha
creduto in me quando ancora parlavo poco l’italiano. All’epoca di Paperissima gli dicevo: «Ma
come fai a darmi una prima serata? Non riesco a mettere due frasi una dopo l’altra senza
sbagliare…». Lui mi rispondeva: «Basta che tu sorrida e hai già fatto metà dell’opera, poi il
mestiere lo imparerai con il tempo». Ricci mi ha sempre saputo leggere molto bene’. Eh sì, la
perfetta ‘lettura’ della Hunziker gli ha portato ottimi ascolti. Perché Michelle è la ciliegina su una
torta preparata con cura, impeccabile mix di ironia, bellezza e solarità. È un ciclone incontenibile.
L’unica donna che abbia davvero avuto successo dietro al bancone di Striscia. Anche perché Ricci,
a dirla tutta, dopo aver visto lei non ce ne ha messe altre. Il guru del tg satirico ha azzeccato la
scelta in tempi non sospetti, impossibile solo pensare che abbia voglia di sostituirla ora che quella
giovane svizzera, con poca dimestichezza con l’italiano, si è trasformata, come il brutto
anatroccolo, da aspirante showgirl a incontenibile ciclone”.
(Gian Marco Merlo/Vero Tv, 10 gennaio 2012)
“Antonio Ricci alterna infotainment e inchieste. […] E Ricci non risparmia il fuoco amico sul Cav,
mostrando la Littizzetto che replica alle critiche di Calderoli al Capodanno di Monti a Palazzo
Chigi”.
(Maurizio Caverzan/il Giornale, 14 gennaio 2012)
“[…] Antonio Ricci, sodale e amico [di Giulio Einaudi]”.
(Pietrangelo Buttafuoco/Panorama, 18 gennaio 2012)
“Il perfido Antonio Ricci mi ha fatto rivedere […]”.
(Giancarlo Dotto ad Ambra Angiolini/Gioia, 21 gennaio 2012)
“Sono nello studio di Antonio Ricci, a Milano 2, per intervistarlo. Quando arriva, il suo staff si
passa la parola sotto voce. Come quando appare sulla scena un sovrano vero, amato e temuto. Ricci
è affabile e gentile, ma io non riesco a dimenticare la scenetta improbabile alla quale ho assistito
qualche settimana prima: lui, giacca, cravatta e sorriso sornione, in mezzo a docenti, ricercatori,
critici, nell’Aula Magna dell’Università Bocconi. Presentavano lo studio dal seriorissimo titolo: La
rilevanza sociale, culturale ed economica di Striscia la notizia. […] Con Ricci iniziamo a parlare
dei meriti del suo tg, ma finiamo per parlare di quel mezzo, la televisione, che lui ha rivoluzionato”.
(Monica Bogliardi/Grazia, 30 gennaio 2012)
“La cena con Ricci è un rito irrinunciabile. Il temuto fustigatore dei malcostumi italici è un
eccellente commensale: salutista a tavola, dispensa aneddoti irresistibili e perle di saggezza con
caustico sense of humour”.
(Valerio Palmieri/Chi, 1 febbraio 2012)
“Possiamo definire Striscia la tua vera casa televisiva?
‘Totalmente. Lo stesso Antonio Ricci ha quest’anima svizzera unita a un senso pazzesco della
squadra. Antonio è un fedele di natura. Sceglie i suoi alleati e non li molla mai per la vita. Fedele
nel lavoro, ma anche in famiglia con la moglie, da sempre’.
Se lo tradisci?
‘Se lo tradisci, hai chiuso per sempre’.
Questo strambo eremita che vive ormai da secoli recluso in un residence lavorando duro di giorno e
mangiando bresaola scaduta di notte. […]
Raccontami il Ricci che non si conosce, il Ricci buono e compassionevole.
‘In un momento difficile della mia vita mi è stato vicino con garbo e intelligenza. Mi ha portato
fuori dal problema assieme ad altri amici, Enzo Biagi, Giancarlo Aneri’.
Sei una che ha spesso cercato il sostegno di gente più adulta di te.
‘Sto bene con i miei coetanei, ma amo ascoltare i saggi, per non dire i vecchi, se no Ricci mi
ammazza…’”.
(Michelle Hunziker a Giancarlo Dotto/Diva e Donna, 7 febbraio 2012)
“Aderisce all’iniziativa anche il padre di Striscia la notizia Antonio Ricci che, ‘cresciuto all’ombra
delle torri’ (è un ‘Fieu di caruggi’ ad honorem), di torri si interessa, come dimostra la sua campagna
mediatica vincente contro la proposta delle torri Consuegra (che con i loro ottanta metri avrebbero
oscurato quelle storiche, alte trenta metri)”.
(Romano Strizioli/La Stampa, 21 febbraio 2012)
“Antonio Ricci uomo molto intelligente e rispettoso”.
(Luca Giurato ad Alessandra Appiano/Diva e Donna, 28 febbraio 2012)
“Sarà felice Gad Lerner che si batte da anni contro l’esposizione dei glutei a Striscia la notizia. Se
anche Antonio Ricci metterà i mutandoni alle veline, l’infedele esulterà. E finalmente qualcuno lo
manderà in mona”.
(Vittorio Feltri/Panorama, 29 febbraio 2012)
“Da 24 anni continua a fare grandi ascolti in tv, mischiando verità e varietà, commedia e
informazione”.
(GQ, 1 marzo 2012)
“[Mago Otelma] Il vero colpevole è Antonio Ricci, geniaccio irriverente della tv: fu lui a farne un
‘mostro’, seppur mediatico, chiamandolo a Odiens, programma datato 1987”.
(Stefania Berbenni/Panorama Blog, 7 marzo 2012)
“Con il correre degli anni, è sempre più evidente come Antonio Ricci sia uno dei migliori giornalisti
in circolazione, al di là di qualunque polemica sul suo populismo strategico o sulla presunta identità
da foglia di fico del potere berlusconide. La sua sapienza cronistica, infatti, è quella di afferrare i
fatti, le notizie, i retroscena che ogni giornata produce, e cucinarli con la sacrosanta dose di cinismo
che ogni giornalista deve possedere, coltivandola giorno per giorno con lo stesso amore che si
riserva ai figli. […] Solo così, soltanto grazie alla malìa del Ricci bifronte – da un lato rabdomante
del consenso catodico, e dall’altro adulto di sensibilità assoluta – il programma è diventato il
videotinello degli italiani; il luogo virtuale – ma con sapori terragni – dove la famiglia accoglie le
novità di giornata”.
(Riccardo Bocca/L’Espresso Blog, 8 marzo 2012)
“Antonio Ricci, autore televisivo, che iniziò la propria carriera di cabarettista proprio sul
palcoscenico del teatrino Instabile”.
(Mentelocale, 13 marzo 2012)
“Mi ha reso orgoglioso l’aver premiato anni fa Antonio Ricci, l’autore di Striscia la notizia, perché
fa autentico giornalismo d’inchiesta ed è un Robin Hood che difende il debole contro l’arrogante”.
(Giancarlo Aneri a Lorenzo Reggiani/Bresciaoggi, 17 marzo 2012)
“Antonio Ricci […] lui non è un giornalista”.
(Pietro Colaprico/la Repubblica Ed. Milano, 27 marzo 2012)
“Antonio Ricci, guru di Striscia la notizia da 24 anni, fa il cinico e per far capire che non scherza
ordina subito una bottiglia di vino ‘che però sia costosa, così a Mediaset devono rifare i bilanci’”.
(Renato Franco/Corriere della Sera, 29 marzo 2012)
“Se non passi sotto il rullo di Antonio Ricci non esisti”.
(Giovanni Toti a Maria Giulia Comolli/Chi, 11 aprile 2012)
“In Grillo vedo la stessa furbizia del suo primo coautore, Antonio Ricci”.
(Gad Lerner/AdnKronos, 21 aprile 2012)
“Ma siccome la tematica è ancora scabrosa, nonostante le ardite imprese d’un antesignano come
Antonio Ricci, che nel 1988 su Italia 1 con L’Araba Fenice faceva girare completamente nuda per
lo studio Moana Pozzi, ecco che ora la Rai s’inventa il porno intellettuale, il porno artistico”.
(Pedro Armocida/il Giornale, 1 maggio 2012)
“L’ultimo grande restauro conservativo del parco porta la firma di Paolo Pejrone, quello degli
edifici invece è di Ettore Mocchetti, il tutto grazie a una cordata guidata da Antonio Ricci e da sua
moglie Silvia, per evitare che il complesso finisse preda di una speculazione edilizia che avrebbe
cancellato la memoria di questo luogo”.
(Bettina Bush/la Repubblica, 5 maggio 2012)
“Antonio Ricci scriveva battute formidabili”.
(Pippo Baudo a Silvia Fumarola/la Repubblica, 10 maggio 2012)
“Antonio Ricci. Il patron di Striscia ha dimostrato che si può investire molto per conservare e
proteggere il territorio, come ha fatto lui salvando l’antica e splendida proprietà degli Hanbury dalla
speculazione edilizia già pronta”.
(Vittorio Coletti/la Repubblica, 20 maggio 2012)
“L’ideatore, Antonio Ricci, di cui Grillo è stato a lungo il ventriloquo tv”.
(Massimo Gramellini/La Stampa, 22 maggio 2012)
“Lavorare con Antonio Ricci è stato straordinario! Lo chiamavamo ‘il fantasma’, perché
supervisionava senza apparire mai”.
(Laura Freddi a Matteo Martinasso/Vero Tv, 29 maggio 2012)
“Striscia la notizia, il bellissimo programma del bravissimo Antonio Ricci (lo sapevi che insegnava
filosofia e faceva il preside?) non fa che scovarli e denunciarli”.
(Roberto Gervaso a un lettore/Il Messaggero, 4 giugno 2012)
“Antonio Ricci, il sultano ironico e laico”.
(Marco Mangiarotti/Il Giorno, 10 giugno 2012)
“Quella di Antonio Ricci è una scuola, dove ci si fa un mazzo così”.
(Ezio Greggio ad Alessandra Appiano/Diva e Donna, 12 giugno 2012)
“La bravura di Antonio Ricci sta nel sapere rinnovare Striscia la notizia mantenendo sempre quel
tipico mix di leggerezza e autorevolezza”.
(Tv Sorrisi e Canzoni, 23 giugno 2012)
“Drive In, il rivoluzionario cabaret degli anni Ottanta inventato da Antonio Ricci. Che, guarda caso,
è anche il papà di Striscia e merita i nostri complimenti”.
(Maurizio Costanzo/Vero Tv, 3 luglio 2012)
“Antonio Ricci, l’inventore di Striscia la notizia che coltiva una passione non segreta per i classici”.
(Silvana Zanovello/Il Secolo XIX, 8 luglio 2012)
“La scuola di Antonio Ricci, a quanto si sa, è piuttosto severa e con regole di ferro”.
(Emanuela Fraccapani/Visto, 26 luglio 2012)
“Di storie a lieto fine come questa ce ne vorrebbero tante. Silvia Arnaud e Antonio Ricci ci hanno
messo anche una buona dose di follia”.
(Lucia Valerio/Ville e Giardini, 1 agosto 2012)
“Ancora oggi non ho capito se gli piaccio, televisivamente parlando, o meno. Forse sì, visto che
ogni anno mi richiama. Certo è che mi mette un po’ di soggezione. Ricci è persona intelligente che
conosce come pochi il mezzo televisivo”.
(Enzo Iacchetti a Luca Basile/Il Tirreno, 19 agosto 2012)
“[Grillo] lo considero innocente. Da una vita recita testi non suoi. Il dramma è che da troppo tempo
a scriverglieli non sono più Antonio Ricci e Michele Serra, ma Casaleggio, il guru di Cinque Stelle.
Uno che basta guardarlo in foto una volta per averne paura per sempre”.
(Massimo Gramellini/La Stampa, 30 agosto 2012)
“Antonio Ricci mi ha querelato perché gli ho dato del ciarlatano. Ma lui è uno dalla querela facile”.
(Gad Lerner a Claudio Plazzotta/ItaliaOggi, 1 settembre 2012)
“Ero uno dei pupilli di Ricci, avevo fatto tanti programmi con lui, poi sono improvvisamente sparito
dalla sua trincea. Aggiungo che lavorare con lui è un vantaggio perché ti protegge e ti insegna un
mestiere, poi è ovvio che devi seguire certe dottrine. E gli devo dire grazie perché per me è stato
come un padre o un fratello maggiore, nel lavoro e nella vita. Ho provato a chiedere ad Antonio
come mai non lavorassimo più insieme, ogni tanto andiamo ancora a cena insieme al vegetariano,
ma non posso dire la risposta, chiedete a lui”.
(Teo Mammucari a Valerio Palmieri/Chi, 12 settembre 2012)
“Lui [Ricci] è un genio, ma non mi ha mai spaventato: fa un Tg satirico, mentre io conduco un
gioco a premi e sono schiavo di quello che succede in partita. Comunque, più che badare a Ricci,
penso a far bene il mio lavoro”.
(Max Giusti a Giovanni Luca Montanino/Libero, 15 settembre 2012)
“Le nuove [Veline], invece, per due anni vivono sotto la giurisdizione extraterritoriale di Antonio
Ricci che già da molti anni ha fissato il catalogo della brava Velina: niente foto scandalo, niente
dichiarazioni esplosive, niente amorazzi nomadi, meglio niente di niente”.
(Piero Degli Antoni/Il Giorno, 21 settembre 2012)
“Antonio Ricci indossa per la 25ma volta gli abiti di gran sacerdote di Striscia la notizia”.
(Fabrizio Basso/Il Secolo XIX, 22 settembre 2012)
“Con, ovviamente, la supervisione del guru, il patron Antonio Ricci, entusiasta di unire ancora una
volta al ruolo dissacrante del tg satirico l’impegno sociale che negli ultimi anni ha contraddistinto la
trasmissione”.
(Marco Castelli/La Provincia di Como, 22 settembre 2012)
“Ciao antonioricci carissimo non so se son tanti pochi troppi troppopochi, venticinque anni, un
quarto di secolo. Per Blob, sulle celebrazioni ci regolammo in anticipo, ai suoi primi diciottanni se
ne festeggiò la non maggiore età («Blob non mette la testa a partito», «la sagesse ne viendra
jamais»); l’incontro sobrio affollato si apriva con un tuo messaggio registrato. Da allora non ci
siamo più visti, né sentiti – credo. L’amicizia intatta non richiede verifiche (temo e spero che mi
abbiano convocato qui in quanto non esperto ma amico), l’inutile hybris dell’intelligenza – specie in
tv – sembra garantire la stima reciproca aldilà delle differenze nell’accettazione e gestione degli
onori e della pressione dei fan, e del ‘pubblico’ che cerca di sporgersi aldiqua della zona
cellofanata. La ‘tua’ condotta di Striscialanotizia (aldilà di tutti i bravi o bravissimi
greggio/iacchetti) l’ho sempre trovata smaltata di intelligenza e di distacco canagliesco, e le veline
mi appaiono il culmine del tuo autoritratto (le veline, c’est moi!). Giuro che la telefonata in cui mi si
proponeva di scrivere su questo a(nni)versario mi ha colto con in bocca un pregevole tapiro in
salvifico cioccolato scovato nel frigorifero di fine estate. Né ho difficoltà ad ammettere che –
mentre impazzava la stagione di «Striscia miglior telegiornale della tv italiana» – trovavo mirabile e
adamantina (e davvero situazionista) dimostrazione di ciò il peggiorare in spirale costante del
programma. La tristezza ammirativa che fluiva attraverso le nostre telefonate si ingrippava nel
silenzio contemplante i rispettivi scacchi e limiti simmetrici. Avevamo progettato, ai tempi del caso
Matrjoska/Araba Fenice, di sfidare le frontiere tra i blocchi e tra le reti con un ‘logo’ comune che
avrebbe marcato il tuo programma e il nascente Fuori Orario varietà delirante notturno da Milano.
E l’autonomia (nel nostro caso più anarchica, nel vostro forse più ‘stalinista’) di cui fummo
emblema arrivò allo scambio di ospiti e battute (io mascherato da me stesso intervenni con volto di
lattice quale critico opinionista al numero zero di Matrjoska). Ma qualcosa avvenne o era già
avvenuto. Le briglie furono tirate: per uno shot troppo mirato di cinque secondi su Cicciolina nuda,
Fuori Orario perse la diretta, nonostante gli sforzi del direttore angeloguglielmi; tu antonio ti calasti
l’usbergo del tuo straordinario livello di ascolto, dote per altri programmi, ovvero palla avvelenata
dello sviluppo e della crescita. Tra una lezione all’università e l’ennesima accettata qualifica
gratificante di ‘situazionista’, mi sembrava impallidire e svanire il tuo integralismo autoironico,
quello che ti avrebbe permesso e ti permette ancora – senza strisciare – di essere l’aggettivo di te
stesso. So – lo hai detto e scritto – che ritenevi assurda la scelta «non-comunicativa» di Blob
(ricordo vividamente la riunione indetta a Rai3 per vedere se si potevano insidiare gli altissimi
ascolti di Striscia e di Paperissima, con presentatori prestigiosi e intervalli gag; ‘vinse’ la posizione
mia e di guglielmi, che permise a Blob di resistere per altri quinquenni ‘perdendo’ benissimo).
Tragedia e trionfo della tv italiana, non poter (dovendo) e non voler (potendo) fare a meno di attimi
prolungati (tra un paio di mesi i venticinque anni del programma matrice Schegge) o di quarti di
secolo concentrati in istanti striscianti. Posto che spero l’insoddisfazione preziosa (di lì bisogna
partire, ricorda guy debord) resti, sia nelle corse dietro il pallone e le grosse palle di antonio/padre
brown che nel gioco di cui attendo la fine o l’indefinito riinizio, con ‘L’uomo Che Fu Giovedì’ a
farci intravedere chi fu e chi sarà – senza esserlo – il mostruoso sublime anarcopoliziotto Domenica.
Un pugno aperto ossimorico per saluti chestertoniani, (s}compagn(at)o antonioricci. E un ultimo
sforzo per un illuminismo senza veli(ne?)”.
(Enrico Ghezzi/Film Tv, 23 settembre 2012)
“[…] la sintonia che si è creata con Antonio Ricci, che sento come uno di famiglia”.
(Ezio Greggio/Film Tv, 23 settembre 2012)
“Antonio Ricci (il più grande innovatore televisivo degli ultimi vent’anni)”.
(Umberto Brindani/Oggi, 3 ottobre 2012)
“Antonio Ricci era sicuro. Mi disse ‘fammi Renzi, imita Renzi, vedrai che funziona, è un
personaggio forte’. Aveva ragione. Era maggio, ci ho lavorato su ed era pronto per l’ultima fase di
Striscia la notizia prima della pausa estiva. Poi ho lasciato tutto in sospeso…”.
(Dario Ballantini a Edoardo Semmola/Corriere della Sera, 7 ottobre 2012)
“Sono una pendolare globale con uno splendido ricordo della scuola di Antonio Ricci”.
(Elisabetta Canalis ad Alessandra Stoppini/Giornale di Brescia, 7 ottobre 2012)
“Non basta dire che storicamente Mediaset ha offerto la vetrina a artisti di sinistra, dalla squadra di
Zelig alla Gialappa’s fino ad Antonio Ricci. Con l’eccezione di quest’ultimo ormai adottato, sono
tutte creature della casa”.
(Maurizio Caverzan/il Giornale, 10 ottobre 2012)
“A capo di questa ‘famiglia’ c’è Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia. Che rapporto c’è tra
voi?
‘Di grande amicizia, intesa e alleanza. Per me Ricci è una persona fantastica, con radici pazzesche:
ama la sua famiglia, sua moglie, ha un grande equilibrio. È una persona che rischia, ha idee, sa dove
vuole arrivare. Un vero guru della televisione. Antonio mi ha sempre consigliato di stare tranquilla
e di giocare sugli eventuali errori’”.
(Michelle Hunziker a E. Ca./Ottopiù Spettacoli, 13 ottobre 2012)
“Lo scrittore Nicola Lagioia ha parlato di ‘fascismo del mondo dei consumi’ per la tv di Antonio
Ricci il quale, come in un film da commedia all’italiana, ha risposto tirando fuori la tessera onoraria
dell’Anpi. Associazione cui ci si può iscrivere senza un passato partigiano, in nome di un
antifascismo ideale, di fatto immaginario”.
(Luca Mastrantonio/Corriere della Sera, 18 ottobre 2012)
“La cosa per la quale non finirò mai di tessere le lodi di Antonio Ricci, però, è aver dedicato una
parte di Striscia la notizia agli animali e alla loro salvaguardia”.
(Maurizio Costanzo/Stop, 19 ottobre 2012)
“Dall’ultima volta che ho messo piede nel suo ufficio, Antonio Ricci ha fatto un po’ d’ordine:
restano, è vero, un gigantesco Gabibbo di cartone e un’altrettanto ingombrante gigantografia di
palme (ricordate il micidiale punteruolo rosso che minaccia le palme, protagonista di un’inchiesta?)
e spiagge da sogno (‘per coprire la vista di Milano 2’ dice), ma almeno ora non si rischia di
inciampare tra chitarre, scatoloni e oggetti bizzarri. Non crediate che il re della nostra tv abbia un
ufficio pazzesco: anzi, è una stanza abbastanza spartana, dall’aria più casalinga che tecnologica, con
un solo grande televisore. Sotto l’apparente distacco filosofico, Ricci lavora sempre: per esempio
questa intervista viene interrotta perché ‘giù’ stanno realizzando la puntata di Striscia”.
(Aldo Vitali/Tv Sorrisi e Canzoni, 30 ottobre 2012)
“Antonio Ricci ha alle spalle una carriera che lo consacra come il numero uno della televisione
italiana”.
(Capital, 1 novembre 2012)
“Altro che Casaleggio, il vero profeta di Grillo è lui, l’altro genovese, l’amico degli esordi.
Venticinque anni di Striscia la notizia, record di longevità al potere (televisivo), un Andreotti del
piccolo schermo. Con le veline ha anticipato l’immaginario berlusconiano, con il Gabibbo ha
seminato per un quarto di secolo l’antipolitica. E Beppe raccoglie”.
(Marco Damilano/L’Espresso, 8 novembre 2012)
“A Genova Grillo faceva spettacoli per il Partito Liberale, è scoperto da Alfredo Biondi, poi
chiamato da Pippo Baudo in tv, dove fa dei monologhi, e quando gliene chiedono di nuovi lui
chiama l’amico Antonio Ricci per scriverli. Dopo verranno Serra e Benni, ma è Ricci che lo
caratterizza, e che al tempo del crac Parmalat, quando ancora Grillo è senza Rete, gli offre spazio su
Striscia la notizia”.
(Giuliano Santoro/la Repubblica Ed. Bologna, 9 dicembre 2012)
“[…] Antonio Ricci il consacratore del mio successo”.
(Enzo Iacchetti a Matteo Martinasso/Vero Tv, 11 dicembre 2012)
“Quello proposto in tv da Antonio Ricci con Drive In, dunque, non è cabaret?
‘Secondo me no, ma su questo punto il primo a essere sempre stato chiaro, e intellettualmente
onesto, è proprio Ricci, il quale una volta ha detto che le fonti della comicità di Drive In sono il
varietà, l’avanspettacolo e la rivista’”.
(Flavio Oreglio a Giuseppe Pollicelli/Libero, 11 dicembre 2012)
“E questo buffo look da investigatore privato da cosa nasce?
‘Dalla folle mente di Antonio Ricci, sempre creativo. Mi ha guardata e mi ha detto: «Sembrate, tu e
il bassotto, proprio una coppia di investigatori all’antica». Poi, per non sembrare troppo seria, mi ha
anche messo le calosce ai piedi’”.
(Stefania Petyx a Simona Pulvirenti/La Sicilia, 12 dicembre 2012)
“Dopo Costanzo arriva l’altra fatina Antonio Ricci”.
(Giancarlo Dotto a Enzo Iacchetti/Diva e Donna, 18 dicembre 2012)
“Antonio Ricci si autodefinisce uno psicopatico”.
(Giancarlo Dotto a Maddalena Corvaglia/Diva e Donna, 26 dicembre 2012)