Il ciclo zoomafioso della “Cupola del bestiame”

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Il ciclo zoomafioso della “Cupola del bestiame”
Il ciclo zoomafioso della “Cupola del bestiame”
di Ciro Troiano*
E’ un sistema consolidato e diffuso quello delle adulterazioni alimentari e delle illegalità nel
comparto degli allevamenti. Ciclicamente ci sono inchieste, denunce, arresti. Macellazioni
clandestine, vendita di carni infette, allevamenti e macellerie acquistati con proventi illeciti,
evasione fiscale, frode, truffa all’Unione Europea e a Paesi Terzi, è il mondo sommerso dove agisce
furtivamente la cosiddetta “Cupola del bestiame”, una delle filiere più floride della zoomafia.
E’ di ieri la notizia dell’operazione “Lio” portata a termine dal NAS Carabinieri di Perugia
che ha portato alla denuncia di 65 persone tra allevatori, autotrasportatori e, fatto gravissimo,
veterinari pubblici. Dalle prime ore della mattinata di ieri, oltre 300 Carabinieri del NAS e
dell’Arma territoriale hanno dato esecuzione in 21 province di 11 Regioni (Umbria, Toscana, Lazio,
Campania, Puglia, Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte) a circa 80
decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica di Perugia nei confronti
di soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commercializzazione
di bovini infetti e con marche auricolari contraffatte. L’esecuzione dei provvedimenti dell’A.G. è il
risultato di una complessa e articolata indagine che sin dal 2011 ha visto impegnati i Carabinieri del
NAS coordinati dalla Procura umbra. La prima fase dell’indagine ha portato alla scoperta di un
traffico illecito di bovini colpiti da malattie infettive alcune delle quali trasmissibili all’uomo. Gli
animali, nati in aziende dell’Italia meridionale e insulare, venivano avviati alla macellazione grazie
all’intermediazione di due aziende, una perugina e una aretina, nonché di allevatori e medici
veterinari che riuscivano a far eludere i controlli sanitari facendo apparire sani i bovini. Al termine
di questa prima fase sono state sequestrate 4 aziende agricole e 500 bovini vivi che sono stati
abbattuti e distrutti, per un valore commerciale di due milioni e mezzo di euro.
Nella seconda fase delle indagini i militari hanno ricostruito minuziosamente la vasta
organizzazione criminale in cui erano a vario titolo coinvolti 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6
medici veterinari delle ASL del centro-sud (Perugia, Arezzo, L’Aquila, Foggia, Potenza e Matera)
dediti alla falsificazione di passaporti e marche auricolari che permetteva di introdurre sul mercato
bovini di razza ed età diverse da quelle certificate dai documenti. Sono stati sequestrati allevamenti
e bovini vivi per un valore stimato di circa 2 milioni di euro. Secondo i Carabinieri, la carne dei
bovini infetti non sarebbe mai arrivata ai consumatori.
Sul traffico degli auricolari è interessante riprendere alcune intercettazioni: “Ma italiani
come? I vitelli possono essere anche polacchi? Li vuoi polacchi con l’orecchio italiano?”, si dice in
una conversazione tra due allevatori campani. In un’altra tra un commerciante e un macellaio si
sente: “...Se adesso andiamo a Palma troviamo qualche vacca tedesca con l’orecchio italiano?...”.
Risposta: “...Ci sono... con l’orecchio tedesco... però non preoccuparti, le possiamo sostituire...”.
Sono passati 12 anni e la storia è sempre la stessa: queste telefonate intercettate non riguardano
l’operazione “Lio” resa nota ieri, ma l’operazione “Meat Guarantor”, del novembre del 2002,
sempre del NAS. Le abbiamo riportate per significare dopo tanti anni come in realtà le dinamiche
criminali in questo settore siano sempre le stesse.
Scenari criminali simili con il coinvolgimento di veterinari pubblici collusi, allevatori,
autotrasportatori e macellatori sono frequenti in indagini di questo tipo. E non potrebbe essere
altrimenti, vista la complessità del sistema illegale, con dinamiche seriali e consociative. Queste
tipologie di “maltrattamento organizzato” richiedono la formazione preliminare del pactum sceleris,
ovvero del vincolo associativo senza il quale l’evento-maltrattamento non si può realizzare.
L’associazione è resa necessaria non solo per esigenze tecniche, logistiche o organizzative,
ma anche per ragioni strettamente economiche. Eventi delittuosi come la macellazione clandestina,
l’abigeato, o il traffico di animali ammalati richiedono la disponibilità di capitali e la pronta
accessibilità a denaro liquido di cui solo un gruppo organizzato può disporre. La gestione di questi
eventi zoodelittuosi risponde alle esigenze del “mercato criminale” che richiedono, per realizzare
l’evento in modo sicuro e protetto, suddivisione dei compiti e dei ruoli, dinamismo, celerità e
sicurezza.
La suddivisione dei compiti e dei ruoli è resa necessaria dalla complessità dell’evento
delittuoso che pretende una realizzazione ad hoc delle varie fasi con specifiche competenze anche
tecniche. Un esempio può essere rappresentato dai traffici di animali da allevamento affetti da
patologie e la vendita della relativa carne. La realizzazione di un traffico simile richiede la
compartecipazione di diverse competenze che vanno dall’allevatore al trasportatore, dal veterinario
pubblico colluso a chi distribuisce la carne nel circuito di vendita, ecc.
Il dinamismo, ovvero la capacità di adattamento, di operare in situazioni ostili e ostative e al
contempo di sfruttare ogni situazione favorevole improvvisa è una componente essenziali per il
buon esito dei traffici. Situazioni cangianti e impreviste richiedono risposte celeri e risolute, capaci
di far fronte al mutare degli scenari. La riuscita di ogni evento criminale è legata fortemente alla
sicurezza e alla protezione delle varie fasi operative. Per sicurezza non s’intende solo la capacità di
controllo e di prevenzione di eventi di contrasto, come l’azione delle forze dell’ordine, ma anche la
copertura e l’operare discretamente in difesa dell’obiettivo criminoso che si vuole raggiungere. Si
tratta, in pratica, della capacità di portare a sistema l’illegalità. Nella gestione dell’abigeato e della
macellazione clandestina, ad esempio, la sicurezza richiede un’azione discreta, protetta da eventuali
infiltrazioni, pronta a redimere controversie e a risolvere problemi, capace di controllare il territorio
e di far fronte a un intervento ostile da parte delle forze di contrasto.
Diverse inchieste hanno accertato le infiltrazioni della criminalità organizzata nel
commercio e traffici legati ad alimenti contraffatti, carne avariata, latticini e prodotti caseari
adulterati, pesce senza controlli sanitari ecc. Addirittura nel periodo dell’emergenza BSE, l’allora
SISDE sottolineò il coinvolgimento della criminalità organizzata nella gestione dell’importazione
clandestina, macellazione e commercializzazione illegale di carni di sospetta provenienza. Più in
generale, l’interesse delle organizzazioni criminali nei confronti dell’imprenditoria zootecnica, o
relativa al commercio di alimenti rappresenta un fenomeno estremamente complesso e coinvolge
varie tipologie di organizzazioni criminali, tra le quali la ‘ndrangheta, cosa nostra e la camorra, e
interessa vari settori e filiere. Nelle regioni del Sud Italia, infatti, come denunciano le stesse
organizzazioni sindacali, si registrano furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato,
estorsioni, l’imposizione del cosiddetto “pizzo” sotto forma di “cavalli di ritorno”, cioè furti
finalizzati all’acquisizione di somme di denaro di natura estorsiva, danneggiamento alle colture,
aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione Europea, commercio
di carne e prodotti caseari adulterati. Il furto degli animali negli allevamenti, in particolare, è un
fenomeno in crescita, tanto che si stima che in due anni circa 200mila animali siano stati fatti
“sparire” dalle campagne per essere destinati a riciclaggi vari e alla macellazione clandestina. Ad
essere colpiti sono mucche, cavalli, maiali, ma anche pecore e agnelli, sopratutto in vicinanza delle
festività pasquali. Al clan Schiavone, ad esempio, nel corso degli anni sono stati sequestrati tra altri
beni, attività commerciali e aziende agricole, aziende per l’allevamento di cavalli, bovini, bufale,
diversi caseifici, nonché società per la commercializzazione di prodotti agroalimentari. E’ da
rilevare che l’ingerenza del sodalizio nella realtà economica dell’area compresa tra Casal di
Principe e Villa Literno (Caserta) si era concretizzata anche attraverso l’imposizione di carne suina,
bovina e avicola ai macellai della zona, turbando la libera concorrenza dello specifico mercato. Sia
la DIA sia L’AISI hanno evidenziato il crescente interesse della ‘ndrangheta per il settore agroalimentare. Anche in riferimento alla mafia, sempre nell’ambito della distribuzione alimentare, è
stato messo in evidenza l’interesse di Matteo Messina Denaro, e di persone a lui sodali, verso la
grande distribuzione alimentare che rappresenta per le organizzazioni mafiose (non solo siciliane)
un ambito privilegiato d’investimento, anche in funzione di riciclaggio.
Varie inchieste fatte negli ultimi anni hanno delineato in modo preoccupante il ruolo dei
cosiddetti insospettabili, ovvero i veterinari delle ASL, che avrebbero dovuto garantire la qualità
delle carni e che si sono rivelati autentici complici delle varie organizzazioni dichiarando controlli
mai eseguiti, fornendo timbri e documenti falsi, dichiarando falsamente l’assenza di patologie in
atto, fornendo la necessaria copertura e ausilio nella macellazione abusiva e nella vendita delle carni
illegali. Ovviamente si tratta di mele marce che offendono l’onore dell’intera categoria, ma quanti
di questi dopo la condanna passata in giudicato sono stati radiati dall’Ordine dei veterinari? Ci sono
casi di veterinari pubblici condannati con sentenza definitiva per maltrattamento e uccisione di
animali che ricoprono ancora il loro ruolo. Che credibilità possono avere le istituzioni se non
provvedono a fare pulizia di elementi simili?
Come diciamo da anni, la criminalità organizzata è un fenomeno totalitario e come tale tenta
di monopolizzare e controllare qualsiasi condotta umana attraverso il controllo del territorio, dei
traffici legati all’ambiente e agli animali, arrivando persino a imporre gusti e scelte dei cittadini e a
mettere in pericolo la loro salute con il controllo della produzione e della vendita di sostanze
alimentari di origine animale adulterate. Per questo, un fenomeno criminale complesso e multiforme
come quello zoomafioso richiede, per essere aggredito in tutti i suoi molteplici aspetti, una
dettagliata analisi, una minuziosa conoscenza e lo sviluppo di professionalità e competenze ad hoc.
Ciro Troiano
*Criminologo, Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV