Simone Cantarini - Polo Museale Fiorentino

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Simone Cantarini - Polo Museale Fiorentino
scheda XXVIII
4 │ SIMONE CANTARINI TRA DISEGNO E INCISIONE
Simone Cantarini. Opere su carta agli Uffizi │ Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 16 giugno – 21 settembre 2015
Simone Cantarini
(Pesaro 1612 – Verona 1648)
Adamo ed Eva
inv. 100853
Acquaforte. Stato I/II
mm. 198 x 170
Adamo ed Eva (B. XIX, 122, 1) apre il catalogo delle stampe di Simone Cantarini dovuto ad Adam Bartsch, autore, come
noto, del suo monumentale studio Le peintre graveur, pubblicato in 21 volumi tra il 1803 e il 1821. Non può sfuggire il
fatto che la stampa sia una delle più adatte a rappresentare Cantarini incisore, visto il livello di perfezione tecnica e
stilistica che qui egli raggiunge.
Oltre che per la sua bellezza e importanza, l’Adamo ed Eva è presente in mostra perché illustra al meglio come nelle sue
incisioni più belle la grafia di Cantarini sia assimilabile a quella degli schizzi a penna. Sebbene, dal punto di vista tecnico,
disegno e incisione siano infatti due attività assai diverse tra loro, Simone riesce a trasferire anche sulla lastra di rame il
virtuosismo della sua penna.
Questa dote, accentuata dalla flessibilità propria dell’acquaforte, la più libera delle tecniche incisorie, rende ancora oggi le
stampe del Pesarese particolarmente brillanti e gradevoli. Già durante la sua vita, Simone veniva indicato come
grandissimo incisore; alle origini del dissidio con il maestro Guido Reni vi fu probabilmente anche la richiesta all’allievo da
parte di quest’ultimo di tradurre in stampa le sue composizioni più belle. Cantarini, rivendicando la propria dignità di
artista, rifiutò la proposta, che l’avrebbe posto inevitabilmente in una posizione di secondo piano. È sempre la fonte
principale sulla vita dell’artista, Malvasia, a narrare efficacemente la vicenda: <Non solo [Cantarini] fece mai nulla, ma certi
disegni [di Reni] in tutta finitezza e a tale effetto estorti, e impetrati furono sempre trasandati, allongati, ed in fine con
varie scuse restituiti, con gran disgusto di Guido, massime quando riseppe, aver egli [Cantarini] arditamente risposto a chi
gliene faceva istanza, anche per sua parte, volere egli tagliare le cose proprie, non le altrui: sapere ben’ anch’egli metter
giù pensieri, e istorie d’invenzione al pari di ogni altro> (Malvasia 1678, tomo II, p. 440).
Nella stampa dell’Adamo ed Eva si può scorgere, confinato nei piccoli margini della lastra, proprio questo stimolante
rapporto di amore e odio con il maestro: se le sobrie e classiche figure ricordano da vicino lo stile di Reni (si pensi, ad
esempio, all’omonimo soggetto del Musée des Beaux-Arts di Digione), nello stile incisorio rapido e vibrante si trova tutta
l’abilità e la forte personalità artistica del Cantarini.
bibliografia
Carlo Cesare Malvasia, Felsina Pittrice. Vite dei pittori bolognesi, tomo I, Bologna 1678, p. 121
Adam Bartsch, Le peintre graveur, vol. XIX, Vienne 1819, p. 122, n. 1
Giovanni Gori Gandellini, Luigi de Angelis, Notizie degli intagliatori con osservazioni critiche, vol. VII, Siena 1810, pp.
288-294, n. 1
Carlo Cesare Malvasia, Felsina Pittrice. Vite dei pittori bolognesi, tomo I, Bologna 1841, p. 98
Charles Le Blanc, Manuel de l’amateur d’estampes, Parigi 1854-1888, vol. I, n. 1
Georg Kasper Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexikon, Linz 1904, p. 407
Carlo Alberto Petrucci, Catalogo generale delle stampe, Roma 1934, p. 35 n. 296
Andrea Emiliani, Simone Cantarini: opera grafica, in Arte antica e moderna, n. 5, 1959, n. 1
Giovanna Gaetana Bertelà, Stefano Ferrara, Incisori bolognesi ed emiliani del ‘600, Bologna 1973, n. 74
Mario Mancigotti, Simone Cantarini, il Pesarese, Pesaro 1975, p. 187
Paolo Bellini, L’opera incisa di Simone Cantarini, Milano 1980, n. 35, pp. 84-85, p. 18
Marina Cellini, Disegni di Simone da Pesaro. L’album Horne, Milano 1996, p. 126, n. 34
Andrea Emiliani, a cura di, Simone Cantarini detto il Pesarese 1612 – 1648, Milano 1997, p. 327, n. III.12
Anna Grelle Iusco - Elisabetta Giffi, La Raccolta di Matrici della Calcografia Romana, Roma 2009, pp. 141-142, n. 296