N.87 dicembre (7,34Mb Pdf)

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N.87 dicembre (7,34Mb Pdf)
Editore: Centro Culturale San Lorenzo 46040 Guidizzolo (MN) - Direttore responsabile Andrea Dal Prato - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB - Brescia - Euro 0,20
GUIDIZZOLO MN - BIMESTRALE DI ATTUALITÁ, CRONACA, CULTURA E POLITICA
L’8 settembre
a Cefalonia
Le sorprese
sotto l’albero
ANNO XV N. 87 - DICEMBRE 2009
La nuova
scuola materna
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sommario
sommario
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Editoriale
Numeri utili
Don Luigi è parroco a Monzambano
L’8 settembre a Cefalonia
Dicembre e la Val d’Ultimo
Notizie dall’Amministrazione
Cronaca
Gli Sherpa
Cross Line in primo piano
Pensioni e dintorni
Noi e la legge
Noi e il fisco
Torta paradiso
Anima e cuore
A tutta penna
Arte & dintorni
Sonno e sogno
Nel bosco
Vincenzo Gitti 1856-1945
Don Abbondio
Gruppo Micologico Naturalistico
Taca Banda
Primo gennaio 2009.
La neve su Guidizzolo
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La prima neve sulle montagne
della Val d’Ultimo
TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI: Informativa ai sensi del d. lgs n. 196 del 30-06-2003
I dati in possesso della redazione de "la Notizia" sono forniti direttamente dagli interessati o estratti da elenchi pubblici: ovvero in nostro
possesso anteriormente all'8-5-1997. Gli interessati possono chiedere la cancellazione, il blocco, l'aggiornamento o l'integrazione dei
dati od opporsi al trattamento stesso.
editoriale
Andrea Dal Prato
A tre anni e mezzo del mandato amministrativo giungerebbe spontaneo “tirare le somme”
dell’operato di questa nuova giunta, così, forse, cercherebbe di fare qualcuno al nostro posto.
Ma noi, che tutto siamo fuorchè ordinari e scontati, abbiamo voluti sorprendervi, almeno un
pò, chiedendo al “parlamentino” che ci governa cosa vorrebbe trovare sotto l’albero natalizio.
Una richiesta perfettamente riuscita, in sintonia con le feste che stiamo vivendo e dalla quale
sono emerse risposte chiare e decise; risposte che, al di là dei buoni propositi, vorremmo
diventassero realtà.
Alla domanda:
“Quale è il progetto che vorrebbe trovare sotto l’albero e vedere realizzato entro il prossimo
anno?” I nostri amministratori non si sono persi d’animo e ci hanno risposto in questo modo:
Graziano Pelizzaro - Sindaco
Senz’altro nel 2010 voglio vedere partire i lavori della tangenziale di Guidizzolo, come ha promesso la
Provincia. Ma mi piacerebbe anche aiutare quelli che l’hanno perso a trovare un nuovo lavoro. E poi,
vorrei vedere a Guidizzolo un clima di confronto politico e sociale più sereno e più corretto, con meno
polemiche e tensioni, che non giovano a nessuno.”
Emi Ghisolfi Vice Sindaco - Assessore Politiche sociali e della famiglia
In questo periodo molte sono le necessità, molte le richieste degli utenti all’ufficio dei servizi sociali.
Credo che, tra tutte, però, la più pressante sia quella di alloggi a canone moderato o sociale. Già sono
in costruzione dieci unità, ma molte le domande e diverse le tipologie dei richiedenti: anziani soli o con
badante, invalidi, coppie con disabilità.
Renato Azzini - Assessore Biblioteca - Teatro - Promozione del Territorio
Guidizzolo ha una perla nascosta, San Lorenzo, chiuso all’interno di una proprietà privata e quindi, necessariamente, aperto in orari stabiliti o su richiesta.
Sarebbe bello arrivare, trovare un ampio parcheggio, passeggiare nel parco circostante, visitare l’Oratorio con orari più ampi, sostare e ristorarsi nell’agriturismo o trattoria ricavati nella cascina retrostante
attualmente in disuso. Riconosco che è un sogno, ma è bello
poter sperare che si avveri.
Claudio Busca - Assessore Sicurezza - Patrimonio comunale - Viabilità
Tra tutte le cose che vorrei trovare, una in particolare spicca
sopra le altre, si tratta del Risparmio Energetico.
Sarebbe bello che Babbo Natale ci dotasse di impianti fotovoltaici su tutte le strutture comunali abbattendo così totalmente
i costi dell’energia elettrica e regalando ai cittadini 365 quintali annui di CO2 eliminate dall’aria che respirano. Cosi come anche dotare le vie del paese con una illuminazione con lampade a led risparmiando
il 35% dei costi di energia ed eliminando 30 quintali annui di CO2. E un impianto solare termico presso il
centro sportivo per fornire acqua calda riscaldata dal sole risparmiando notevolmente gas e ancora CO2 .
Comunque Babbo Natale o no il regalo è già impacchettato, basta aprirlo, e lo si farà nel 2010.
Cesare Maccari - Assessore Promozione attività sportive - Educazione allo sport
Sono convinto che avremo il nuovo campo di Tamburello perfettamete illuminato, la pista di atletica
asfaltata in modo da poter essere usata da tutti i cittadini; gli appassionati podisti, gli atleti delle varie
specialità e i giovani ciclisti. Ultimo sogno il laghetto per la pesca sportiva.
Giacomino Milani - Assessore Lavori pubblici - Territorio - Ambiente
Da molto tempo si parla della nuova Scuola Materna, la sua realizzazione è il mio sogno che
spero diventi realtà.
Laura Toniato - Assessore Politiche culturali e scolastiche
Sotto l’albero di Natale, o meglio accanto al Presepe, mi piacerebbe trovare maggior coesione sociale,
più coerenza e rispetto per le persone. Molto di questo passa attraverso il riconoscimento reciproco
delle proprie identità culturali percepite e vissute come ricchezza e non quali momenti di divisione. Ciò
da parte di tutti. Penso ai bambini e ragazzi delle nostre scuole ai quali abbiamo il dovere di passare
idee e comportamenti che guardino al futuro, ad un futuro auspicabile. E lancio una piccola idea concreta: desidererei veder realizzato un progetto di alfabetizzazione continua verso i nostri concittadini
di altre Nazioni. In particolare delle donne le quali, per quanto già promosso, partecipano con grande
entusiasmo. L’integrazione, il rispetto e la civile convivenza devono passare da una adeguata forma di
comprensione e di dialogo. In famiglia, soprattutto tramite le donne, mogli e madri, si perfeziona un
processo di integrazione sociale che sviluppa un generalizzato senso di appartenenza alla Comunità.
Una squadra di persone che ha deciso di impegnarsi a favore della collettività, che appare
fortemente motivata e che dovrà sempre dimostrarsi all’altezza dei molti consensi ricevuti
dai cittadini di Guidizzolo, per contribuire a rendere grande il nostro paese e anche perchè li
“terremo d’occhio” per altri 18 mesi.
Le sorprese
sotto l’albero
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DIRETTORE
RESPONSABILE
Andrea Dal Prato
CAPO REDATTORE
Graziano Pelizzaro
REDAZIONE
Giulia Avanzi
Sergio Desiderati
Laura Leorati
Elodio Perani
Giovanni Zangobbi
Paolo Zani
COLLABORATORI
Giorgio Arienti
Francesca Cappa
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Cristina Delmenico
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Francesca Lugoboni
Donatella Lusenti
Franco Mondadori
Francesca Pesci
Francesca Piazza
Luca Piazza
Mariavittoria Spina
Giulia Stuani
Sandra Tosi
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PROGETTO GRAFICO
Claudia Dal Prato
EDITORE
Centro Culturale
“San Lorenzo”
via Virgilio, 25
46040 Guidizzolo (MN)
Tel. 348 3115232
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R. O. C.: N° 9434 del 16-10-00
Aut. Tribunale di Mantova
N° 8/95 del 30-05-1995
MUNICIPIO - tel. 0376 819201
CARABINIERI - tel. 0376 819006 - 112
VIGILI URBANI - tel. 0376 840241
PRO LOCO Guidizzolo - tel. 0376 1620426
GAS (metano) - Pronto intervento tel. 800 905 440
BIBLIOTECA COMUNALE - tel. 0376 840435
Teatro e manifestazioni - tel. 0376 1620428
Oratorio San Lorenzo - tel. 335 1211999
FONDAZIONE “RIZZINI” onlus - tel. 0376 819120
FONDAZIONE “NonSoloArte” - tel. 0376 840303
ISTITUTO COMPRENSIVO - 0376 819049 - 819059
ISTITUTO STATALE D’ARTE - tel. 0376 819023
Cooperativa “Orizzonti” - tel. 0376 847326
PARROCCHIA Birbesi - tel. 0376 819602
PARROCCHIA Guidizzolo - tel. 0376 819052
POSTE E TELEGRAFI - tel. 0376 840091
SISAM (acquedotto) - 800 859370 - 0376 771869
PROTEZIONE CIVILE - tel. 0376 847388
Prenotazione ambulanza - tel. 349 8608653
ORARIO DI APERTURA
Da lunedì a venerdì: dalle 10 alle 13
Sabato: dalle 10 alle 12
COSTO MODULI
1 modulo verticale:
mm 60 x 38 E. 40,00
2 moduli orizzontali:
mm 60 x 82 E. 70,00
4 moduli orizzontali:
mm 60 x 170 E. 110,00
1/2 pagina:
mm 124 x 170 E. 180,00
Pagina intera:
mm 277 x 170 E. 340,00
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• Dr. Orfeo Valerio Galvani
Ambulatorio 0376 819794 - abitazione 0376 819096
Lun. Mar. Mer. Gio.: dalle 9,30 alle 12,30
Mer. Ven.: dalle 16,30 alle 19,30 (su appuntamento)
• Dr. Giuliano Ponti
Ambulatorio 0376 819475 - abitazione 0376 819177
Lun. Mar. Mer. Ven.: dalle 10 alle 12.30
Giovedì: dalle 16.30 alle 19
• Dr.ssa Doriana Bertazzo
Riceve su appuntamento tel.0376 83040 - 8384500
Presso Ambulatorio dott. Galvani
Martedì e Venerdì dalle 14 alle 15
• Dr.ssa Angela Gatti - tel. 338 2619350
Lunedì - Mercoledì - Venerdì: dalle 17.30 alle 18.30
Ambulatorio Medole - tel. 0376 898109
Lun. Merc. Ven. : dalle 10.30 alle 12
Mar. Gio.: dalle 17.30 alle 19
Ufficio Tecnico:
lunedì e mercoledì dalle 10 alle 12.30
sabato dalle 10 alle 12
Pediatra di base
• Dr.ssa Stella Schena - tel. 348 2976673
Lun. Mart. Giov.: dalle 9.30 alle 12.30
Merc.: dalle 16 alle 19 - Ven.: dalle 14 alle 17
• Dr.ssa Giancarla Cavalli - tel. 0376 868173
Assistente sociale:
lunedì e mercoledì dalle 10 alle 12.30
NUMERO VERDE FARMACIE DI TURNO
tel. 800-228521 (Guidizzolo 0376 819005)
Polizia Municipale:
mercoledì e sabato dalle 9 alle 11
Su appuntamento tel. 0376 840241
Ambulatorio igiene pubblica - tel. 0376 846713
Amb. vaccinazioni pediatriche - tel. 0376 846705
Servizio di medicina veterinaria - tel. 0376 846724
Servizio igiene degli alimenti - tel. 0376 846737
Servizio medicina del lavoro - tel. 0376 846733
Igiene dell’edilizia ed igiene pubblica - tel. 0376 846738
Segreteria e protocollo:
Da lunedì a sabato dalle 9 alle 12.30
APERTURA
invernale
lun. 9-12 / 14.30-18.30
mar. giov. 14.30-18.30
mer. ven. 9-12
sab. 9-12
estivo
9-12 / 15-19
15-19
9-12
Stampa:
Arti Grafiche Studio 83 (VR)
Cellofanatura
e spedizione postale
Coop Service s.c.r.l.
Virle Treponti (BS)
• Dr.ssa Emi Ghisolfi - Cell. 333 8356733
Prenotazione visite: 0376 840433 (8.30-12.30)
Lun. Giov. Ven.: dalle 16 alle 19 (su appuntamento)
Mar. Mer. Gio.: dalle 10 alle 13 (su appuntamento)
Ciclo Club 1977 - tel. 0376 818189
AVIS - AIDO - tel. 0376 840177
Raphaël - Ambulatorio Castel Goffredo 0376 771292
Amici di Rebecco - tel. 0376 819678
Associazione Commercianti - tel. 0376 818715
Calcio Guidizzolo - tel. 0376 819172
Centro Sociale “La Mimosa” - tel. 0376818419
Corpo Bandistico - tel. 0376 840090
CSE-Anffas - Rebecco - tel. 0376 818253
Gruppo Alpini Guidizzolo - tel. 0376 819516
GVG-Gruppo Volontari - tel. 0376 818240
Tennis Club Guidizzolo - tel. 0376 818382
Tutti i giorni dalle 8 alle 19
ORARIO DI APERTURA
Lunedì Mercoledì e Venerdì dalle 14.30 alle 17.30
Sabato: dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30
ORARIO DI APERTURA DOMENICALE
Maggio - Settembre dalle 17.00 alle 19.00
Ottobre - Aprile
dalle 15.30 alle 17.30
estivo
invernale
GUIDIZZOLO
Festivi:
Prefestivi:
Feriali:
8 - 9.30 - 11 - 18 19 7.30 - 18 17
18
17.30
BIRBESI
Festivi:
prefestivi Feriali: mart. giov.
9.30
18.30 8.30
18.00
REBECCOPrefestivi 18 17
Don Luigi è parroco a Monzambano
Don Luigi Milani, curato a Guidizzolo negli anni ‘90, dopo aver retto per sei anni la
parrocchia di Buscoldo è stato chiamato alla parrocchia di Monzambano.
In segno di affetto e in ricordo del suo operato, molti guidizzolesi con il parroco don
Libero e don Adriano hanno partecipato al suo solenne ingresso.
La comunità di Monzambano, nella prima metà
di Ottobre, ha vissuto due giorni di forte esperienza umana e di profonda fede religiosa. Domenica 4, si è stretta attorno a don Elio Santini
per dargli, non senza rammarico, il saluto di
commiato, dopo averlo avuto per 32 anni come
parroco solerte, guida prudente e sicura, solido
punto di riferimento per fedeli e cittadini.
Domenica 11, il paese si è ritrovato tutto unito
per dare il saluto di benvenuto al successore e
nuova guida della Comunità parrocchiale: don
Luigi Milani.
Il giovane sacerdote già ricco di varie esperienze pastorali in Sermide, Asola e Guidizzolo,
ha lasciato da ultimo la parrocchia di Buscoldo, dove per 6 anni è stato parroco.
Nel pomeriggio, sul sagrato della chiesa, il
nuovo parroco era atteso da un folto numero
di Monzambanesi. Entrato nel territtorio della
sua nuova giurisdizione, ha voluto compiere un
gesto significativo, fermandosi per un momento di preghiera nell’Oratorio della S.S. Trinità in
Olfino e poi in quello della Beata Vergine Annunziata.
Oltre all’espressione di fede personale si è
visto in quel gesto un messaggio e un invito
all’unità per la popolazione che vive sparsa in
un ampio territtorio.
Il saluto del sindaco Dott. Maurizio Pellizzer a
nome della Comunità civile, ha preceduto l’ingresso nella solennità della Chiesa di San Michele del nuovo pastore che ha quindi ricevuto
il benvenuto di un rappresentante della Comunità parrocchiale, seguita dalla lettura del decreto di nomina.
Nella sua prima omelia, don Luigi, pur traendo
spunto dal Vangelo domenicale, ha esposto il
suo programma pastorale intrecciato di agganci con il passato, ma aperto a quelle innovazio-
Ph Gianfranco Ruffoni
Ph Gianfranco Ruffoni
ni che l’impronta personale e il cammino della
Chiesa richiedono.
Bello il parallelismo tratto dal dipinto del pittore
Della Rosa, riprodotto nell’immaginetta ricordo distribuita ai presenti: Maria, all’apparire
dell’angelo annunziante, lascia cadere il libro
della Bibbia sul quale leggeva e si mette in
ascolto delle parole del messaggero. L’Antico
che va, il Nuovo che arriva.
La lettura di un caro saluto e benvenuto inviato
da don Elio chiude la cerimonia religiosa.
Auguri don Luigi.
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L’8 settembre
a Cefalonia
Quando l’armistizio con gli anglo-americani
cambiò le sorti del popolo italiano, l’8 settembre 1943, Gino Vaccari era a Cefalonia,
uno dei circa 12.000 soldati tricolori che presidiavano le isole greche di Corfù e Cefalonia. Dove alcuni giorni dopo si compirà uno
dei più terribili eccidi di tutta la guerra. Oggi
Gino Vaccari, classe 1914, vive a Birbesi di
Guidizzolo e mantiene su tutta la sua vita,
ma soprattutto su quei terribili giorni, una
lucidità straordinaria. “Pensare, ci dice, che
per la guerra io non dovevo nemmeno partire”. All’epoca risiedeva a Gabbiana. “Ero
orfano di guerra, rammenta, mio padre era
caduto durante la 1ª guerra mondiale ed io
di lui non ho ricordo”. Pensò ad un errore
quando ricevette il precetto. “Deve esser-
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ci uno sbaglio, disse ai Carabinieri che gli
chiedevano di partire”. I militari dell’Arma,
ricorda, furono molto gentili. Le nuove leggi non tenevano conto degli orfani: si doveva arruolare. E partì. Destinazione Merano
dove compie l’addestramento necessario e
gli viene assegnato l’incarico di autista. Da
Merano parte per l’Albania, quindi tre mesi
a Corfù poi Cefalonia nella Divisione Acqui.
“I primi tempi, ci dice, furono tutto sommato tranquilli, anche nei rapporti con i non
molti tedeschi presenti sull’isola. Con il mio
camion ero addetto al trasporto dei rifornimenti. Una volta per la verità venni bombardato, ma mi salvai”. L’8 settembre cambia le
carte in tavola. La storia negli ultimi anni ha
assunto i propri contorni. Il generale Gandin,
comandate dell’Acqui, non consegna le armi
e dalla Germania con l’ordine di sopprimere
i ‘traditori italiani’ partono 5 battaglioni di
fanteria e 2 gruppi di artiglieria da montagna: l’eccidio fu tremendo. Man mano che
gli italiani cadevano nelle mani dei tedeschi
venivano trucidati. Complessivamente i caduti saranno quasi 10.000. Anch’io, prosegue nel suo racconto Gino Vaccari, venni
fatto prigioniero. Essendo autista non avevo
partecipato in prima linea ai combattimenti;
forse questo mi risparmiò la fucilazione. Ma
non l’internamento. Caricati su un treno iniziammo il nostro viaggio che io speravo ci
potesse portare in Italia. Ma non accadde.
Non so quanti giorni viaggiammo. Alla fine
ci ritrovammo in un campo di concentramento ai confini con la Francia. Quella fu la
nostra destinazione. Insieme a prigionieri di
altre nazionalità. Lavoravamo tutti, ma non
eravamo tutti uguali: noi italiani venivamo
considerati dei traditori. Talvolta non solo
dai tedeschi ma anche dagli altri prigionieri. Questi ultimi, pur se raramente, ricevevano dei pacchi viveri dalle organizzazioni
di soccorso; noi quasi mai. Quasi nessuno
era disposto a condividere qualcosa con noi
italiani. Rimasi lì fino all’arrivo degli americani. La guerra era finita. Di Cefalonia e quel
massacro si è parlato poco. Tutti quegli uomini non furono certo dei traditori; furono
piuttosto dei martiri e degli eroi”. Così Gino
Vaccari si è salvato ed ancora oggi, dopo
oltre sessant’anni, ricorda quei giorni; rilegge quanto sugli avvenimenti venne scritto;
conosce tutto a memoria, una memoria resa
ancor più viva dall’aver vissuto da protagonista una delle pagine più crude della seconda guerra mondiale.
Sergio Desiderati
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Dicembre e la
Val d’Ultimo di Francesca Lugoboni
Con l’inverno ormai alle porte, chi non sente il
bisogno di rifugiarsi negli affetti e nelle tradizioni più vere? Perché allora non recarsi nella
suggestiva Val d’Ultimo, dove ancora permangono i vecchi riti di una volta?!
La Val d’Ultimo è una valle ricca di innumerevoli boschi e prati, situata nei pressi della più
famosa Merano, dove antichi masi rurali ne
caratterizzano il paesaggio. La valle è per tutta
la sua lunghezza fiancheggiata dalle creste del
gruppo dell’Ortles e vi si dislocano meravigliosi
pascoli alpini e numerose malghe.
Per questo alpinisti ed escursionisti godono di
un’ampia scelta fra passeggiate ed interessanti
percorsi in alta montagna.
Arrivare fin qui non è per nulla difficile: l’uscita
dall’autostrada è quella di Bolzano Sud, si prosegue quindi con la superstrada MeBo in direzione di Merano fino all’uscita di Merano Sud,
si segue fino a Lana e, all’ingresso dell’abitato,
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si svolta a destra e si tiene per la Val d’Ultimo.
La valle è lunga circa 40 Km e quasi subito,
dopo alcuni tornanti, si giunge a San Pancrazio,
centro più grande della bassa Val d’Ultimo. Impossibile non notare il campanile della chiesa
che, dal centro del paese, si innalza con i suoi
quasi 60 metri d’altezza. Proprio dove oggi sorge la chiesa neogotica vi era un tempo la chiesa più antica della valle, i cui resti sono ancora
ben visibili.
Seguendo la strada principale si raggiunge
Santa Valburga, capoluogo e sede del comune
di Ultimo che racchiude tutta la Val d’Ultimo superiore. La ridente località si estende su di un
naturale gradone dal quale è possibile godere
di una meravigliosa vista sul Lago di Zoccolo
e sulle circostanti vette fino ai monumentali
ghiacciai dei terminali dell’Ortles. Di poco sopra l’abitato, sorge il villaggio di San Maurizio
che offre un caratteristico esempio delle costruzioni in legno tipiche della valle.
Ancora qualche chilometro fra tornanti e bellissimi scorci per arrivare a San Nicolò, un piccolo gioiello circondato da prati e boschi che
giace sulla costa esposta al sole. San Nicolò è
un rinomato centro di villeggiatura, in posizione tranquilla, ricco di numerosi e antichi masi
contadini.
Poco più avanti si incontra Santa Gertrude. Ultimo paese della valle , costituisce il punto di
partenza ideale per numerose
escursioni verso la Val Martello
e la Val di Rabbi, entrambe nel
gruppo del Cevedale.
Dal centro dell’abitato, una
stretta strada conduce a Fontana Bianca, nel cuore delle montagne più alte della Val d’Ultimo.
Una volta giunti al parcheggio ci
si trova di fronte al piccolo Lago
di Fontana Bianca, completamente immerso nel bosco. Va
inoltre ricordato che all’ingresso di Santa Gertrude si erige il
più impressionante monumento
naturale della provincia di Bolzano: tre larici millenari. Trattasi
di tre larici che si trovano in un
bosco che protegge i masi lì attorno dalle valanghe e che costituiscono gli ultimi testimoni
di quelli che furono i primi insediamenti umani, quando la più
interna Val d’Ultimo era ancora
popolata da orsi, lupi e linci.
È curioso come su di un larice
abbattuto dal vento negli anni trenta, siano stati
contati più di 2000 anelli di accrescimento. Gli
unici tre sopravvissuti, segnati da tempeste ed
intemperie, vengono considerati le più antiche
conifere d’Europa.
Tanti e svariati sono dunque i motivi per organizzare una fuga in questa poco rinomata ma
non per questo meno suggestiva valle.
Consulenza e sostegno psicologico
Da Novembre è presente un nuovo servizio nel rire scelte consapevoli
Comune di Guidizzolo.
- consulenza relativa agli stili di comunicazione
Le Dott.sse Psicologhe Emanuela Mandosi e - gestione dei conflitti
Mara Savi, che hanno maturato esperienze di Per la collettività
intervento Psicologico in aree diversificate, tra - corsi di formazione per privati o operatori del
cui Psicologia Scolastica, Clinica, dello Sport, settore socio sanitario
del Lavoro e dei Processi Formativi, aprono il loro - laboratori e progetti per la prevenzione del disastudio.
gio psicologico
Sarà possibile ricevere consulenza e sostegno - orientamento scolastico e professionale
Psicologico nelle seguenti aree:
- corsi sulla comunicazione efficace e sugli stili
Infanzia - Adolescenza
relazionali
- prevenzione del disagio psicologico e delle con- - sportelli di ascolto psico-educativo per Scuole
dotte devianti
di ogni ordine e grado
- prevenzione, diagnosi e consulenza dei disturbi - sportelli comunali per il sostegno alla genitoriadell’alimentazione
lità e per la mediazione familiare
- prevenzione, diagnosi e trattamento dei disturbi - serate a tema per Comuni, Enti e Istituzioni
specifici dell’apprendimento (dislessia, disorto- - incontri di gruppo riguardanti tematiche specigrafia, disgrafia, discalculia)
fiche
- diagnosi e consulenza dei disturbi della condotta - gruppi di Auto Mutuo Aiuto
e dei disturbi da deficit di attenzione (iperattività) Modalità di intervento:
- sviluppo delle abilità personali
- individuali
- bullismo
- coppia
- disagio scolastico e prevenzione dell’abbando- - gruppi di sostegno psicologico
no scolastico
- orientamento scolastico e professionale
Famiglia
- consulenza relativa agli stili educativi e individuazione di strategie per la comprensione delle
SETTEMBRE 2008
dinamiche
familiari
- gestione dei conflitti
Adulti
- ascolto, sostegno e consulenza nel risolvere
problemi
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“La casa dei tuoi sogni”
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mentari (anoressia nervosa, bulimia), obesità
- consulenza psicologica preventiva e di accompagnamento per interventi di medicina estetica e
per programmi di dimagrimento
- gestione dell’ansia e dello stress quotidiano
- consulenze per persone che si trovano ad assistere soggetti non più totalmente autonomi (traumatizzati, anziani colpiti da demenza…)
Periodicamente, presso lo studio, verranno offerti
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a tariffa agevolata che verranno segnalati alla po- ascolto e sostegno
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GUIDIZZOLO VIA CAVRIANA N.30/A T.0376.819538 F.0376.848091- SALO’ LARGO DANTE N.2
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salute
Argomenti medici semplificati da Elodio Perani di Guidizzolo
La dinamica fisiologica e l’incremento
funzionale nell’atto respiratorio
L’apparato respiratorio ha la funzione
di captare uno dei gas presenti nell’atmosfera.
l’OSSIGENO, che vi si trova diffuso mediamente
nei 21 %.
Questo gas, O2, avendo una forte pressione nell’aria ispirata, passa dagli alveoli respiratori ai capillari che li rivestono, entra nel circolo ematico e si lega all’emoglobina dei globuli
rossi.
Successivamente, attraverso l’albero
circolatorio, viene ceduto ai tessuti che lo utilizzano in tutte le reazioni biochimiche fino a formare anidride carbonica CO2, che rientra nell’albero
respiratorio per essere espulsa.
Da questo meccanismo emerge che
l’apparato respiratorio è divisibile in due funzioni
base, quella di scambiatore gassoso che capta
ossigeno ed espelle anidride carbonica attraverso la dinamica respiratoria regolata dagli omonimi muscoli e quella che tratta dei fattori metabolici di utilizzazione dell’ossigeno e produzione
dell’anidride carbonica quali. nel nos1ro caso, la
massima potenza aerobica, la soglia anaerobica,
la capacità e la potenza lartacida, ecc ..
Entrando quindi nella prima funzione distinguiamo nel mantice respiratorio due strutture: la gabbia costale con i suoi specifici muscoli
ed il diaframma.
La loro concorde dinamica, viene ricercata sia in patologia che in situazioni in cui è desiderabile ed utile migliorare l’introito di ossigeno
sia per benessere che per necessità atletica.
Di questo si occupa la fisioterapia respiratoria che viene trattata ed applicata in molteplici situazioni.
Le varie manovre richiedono uno stato
iniziale di rilassamento partendo in posizione supina.
Esistono due tipi di esercizi: quelli assecondati che sì mettono in atto inizialmente per dimostrare come si possano superare i limiti di una
respirazione minimale e quelli contrastati che
hanno il significato di alienamento per il maggior
sviluppo di tutti i meccanismi che entrano nella
dinamica respiratoria e che vanno usati quando
si sia in presenza di un potenziale respiratorio sicuramente migliorativo. Prima degli esercizi muscolari, vanno eseguiti quelli articolari:
Esercizi articolari
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1. Vertebro-verlebrali o trattivi de! rachide;
2. Sterno-costo-claveari in cui, a soggetto supino su un cuscino duro e stretlo, il fisioterapista
impone una pressione sulle spalle verso il basso;
3. Vertebro-costali in cui, a soggetto prono su un
cuscino duro e stretto, il fisioterapista impone
una pressione sulle spalle verso il basso;
Ambedue questi esercizi possono essere coadiuvati in posizione eretta con mani ai
fianchi, proiezione del gomiti in avanti e in dietro
mentre iì fisioterapista forza il movimento.
Esercizi muscolari
Rieducazione costale
A paziente in decubito dorsale il fisioterapista poggia, senza premere le mani sul torace
ed accompagna passivamente i movimenti respiratori.
Successivamente l’assistenza diviene
attiva e contrastata ed il fisioterapista accentua
gradatamente i movimenti fisiologici del torace
esercitando una pressione attiva durate la fine
dell’espirazione e alleggerendola durate l’inspirazione in modo che la parete toracica non trovi
ostacolo.
Rieducazione diaframmatica
Il paziente in decubito dorsale viene
invitato a respirare lentamente a bocca semichiusa ottenendo così la contrazione dei muscoli
addominali, quindi si fa compiere una profonda
inspirazione con il naso durante la quale si invita
il paziente a spingere l’aria verso l’addome.
Dopo alcuni di questi esercizi liberi si
passa alla loro ripetizione assistita: il fisioterapista poggia una mano sull’addome subito al di
sotto del processo xifoideo dello sterno e delle
ultime costole e accompagna, esercitando una
certa pressione, il retrarsi dell’addome durante
l’espirazione.
Nella fase inspiratoria invece, la mano
accompagna soltanto l’espansione addominale.
Con la mano libera posta sullo sterno il
fisioterapista si assicura che la porzione superiore del torace resti immobile.
La migliore inspirazione avviene per via
nasale a capo iperesteso e arti superiori alzati.
La migliore espirazione avviene per bocca a capo flesso e arti superiori abbassati.
Per migliorare l’inspirazione toracica si
ostacola il diaframma; per migliorare l’inspirazione diaframmatica si ostacola il torace.
Per migliorare I’espirazione toracica
si comprime la gabbia costale; per migliorare
l’espirazione diaframmatica si preme sotto il diaframma.
APPARATO MUSCOLARE
muscoli inspiratori anteriori superiori
ARIA ATMOSFERICA
O2 21%
N2 79%
A riposo di 02 ne viene utilizzato meno di1/4 di quello introdotto (4,5%)
per cui nell’aria espirata troveremo:
O2 16,5% N2 79%
scaleno posteriore
scaleno anteriore
scaleno medio
elevano le prime due costole
C02 4,5%
PARAMETRI FONDAMENTALI
ARIA RESPIRATORIA (500 cc)
Quantità di aria che viene
scambiata con un normale atto respiratorio.
sterno-cleido-mastoideo
piccolo pettorale
grande pettorale
eleva la clavicola e lo sterno eleva la 2ª - 3ª -4ª e 5ª costola eleva le ultime nove costole
MUSCOLI INSPIRATORI POSTERIORI SUPERIORI
ARIA INSPIRATORIA COMPLEMENTARE (3000 cc)
Quantità di aria che può ancora essere inspirata forzatamente.
CAPACITÁ VITALE (3500 cc)
Quantità massima di aria che
può essere forzatamente espirata dopo
una inspirazione forzata.
V.E.M./S. (2333 cc) (Velocità espiratoria
massima al secondo)
In stato normale sono 2/3 della
capacità vitale
dentato posteriore superiore
eleva le prime cinque costole
gran dentato
eleva le costole da 3ª a 10ª
trasverso-costali
MUSCOLI INSPIRATORI ANTERIORI INFERIORI
ARIA RESIDUA (1500 cc)
Quantità di aria che non può
essere espirata nemmeno forzatamente (aria alveolare).
SPAZIO MORTO RESPIRATORIO (150
cc)
Colonna d’aria che va dal naso
all’imbocco degli alveoli.
trasverso dell’addome
retto dell’addome
Abbassano le costole
obliquo esterno
DIAFRAMMA
VENTILAZIONE POLMONARE (16 x 500
cc = 8 litri)
Prodotto tra frequenza media
respiratoria e quantità di aria respiratoria.
VENTILAZIONE ALVEOLARE (16 x (500
cc -150 cc) = 5,6 litri)
Prodotto tra frequenza media
respiratoria e quantità di aria che entra
negli alveoli.
É un muscolo sia inspiratorio
(quando si abbassa) che espiratorio (quando si innalza)
(Disegni attuali di Elodio Perani, allievo della Scuola d’Arte di Guidizzolo negli anni 1942 - 1943 - 1944)
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Un allievo della “Scuola
d’Arte” degli anni ’40
Al termine del 2009 sotto l’indelebile segno
commemorativo della nascita del Prof. Alessandro Dal Prato, altissime ed ufficiali manifestazioni hanno espresso la statura dell’uomo e
dello scienziato nel mondo della cultura.
Ora che l’eco dei “media” si è un po’ affievolito mi voglio accodare con un piccolo, modesto
valore aggiunto.
Anch’io negli anni scolastici 1942-1943 e 19431944 sono stato allievo della “Scuola d’Arte”
quando il giovane professor Dal Prato, non ancora all’apice dei suoi traguardi, si dedicava
direttamente anche all’insegnamento dei più
piccoli.
Ho interrotto dopo le elementari ma ho portato
alle scuole superiori pubbliche di Desenzano
del Garda la mia piccola ma orgogliosa eco
proveniente dalla “Scuola d’Arte” di Guidizzolo.
In prima media, quando tutti i bambini di allora
disegnavano con tratti primitivi di chi non ha
alcuna confidenza con questo tipo di espressività, io mi presentavo con un disegno che si poteva già chiamare ornamentale e dimostravo la
prima corretta tecnica del disegno geometrico.
Avevo anche portato alcuni miei lavoretti che
la professoressa di disegno mostrava in tutte le
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classi delle medie destando grande meraviglia.
Non credo che né lei né il preside avessero inviato un cenno di stima al Prof. Dal Prato ma
questo ideale cenno l’ho portato avanti io quando nella vita ho avuto l’opportunità di disegnare.
Parlo di disegno e non di pittura nella quale non
ho mai avuto la presunzione di addentrarmi.
Il mio disegno mi è servito in tante occasioni,
anche nella professione medica, e credo che
i semplici tratti anatomici del mio inserto nella NOTIZIA di questo dicembre 2009 ne diano
conferma.
Ma una volta fu lui stesso a ringraziare me
quando, in occasione di una frattura di collo
di femore, chiedendomi spiegazioni, gli risposi
con un disegno chirurgico.
Si commosse; ci commuovemmo.
In quel momento tutte le opere d’arte che custodiva gelosamente nel suo vivissimo “atelier”
per lui erano scomparse.
Guardava soltanto il mio disegno.
Distolse lo sguardo solo quando la sua grande
mano strinse valorosamente la mia nell’ultimo
saluto.
Grazie Professor Dal Prato!
Elodio Perani
Equilibrio Instabile Permanente
Successo di pubblico e di critica alla mostra di Edoardo Bassoli, appena conclusa, al Museo d’Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti.
C’è un’arte raffinata e modernissima portata
allo “stato primordiale” nella personale di Edoardo Bassoli “Equilibrio Instabile Permanente”
in mostra al Museo d’Arte Moderna di Gazoldo. Tra luce piena, lampade di Wood e ombre
progressive e lancinanti, si può cogliere la
metamorfosi delle immagini. Queste dapprima
colpiscono per alcuni particolari, poi lasciano intravedere nuove sensazioni con la luce
di Wood ed infine è l’ombra, la quale più che
buio è in realtà assenza di luce, ad imprimere
quell’oltre e quell’altro che si situa nell’animo e
nella mente dell’artista per arrivare a far compiere allo spettatore quel salto che lo porta
“dentro l’opera”.
Alla recente partecipata inaugurazione ha preso la parola Marco Montesano, vice-presidente
della “Fondazione NonSoloArte Franco Bombana” il quale, dopo i saluti, ha ricordato le finalità
sociali, artistiche e culturali della Fondazione
presieduta da Desirée Bombana. Montesano
ha espresso un piacere particolare della Fondazione nella promozione di questa mostra in
quanto Bassoli, sempre alla ricerca di nuove
ed emozionanti forme espressive, svolge tra
l’altro le funzioni di Direttore artistico della Fondazione.
Poi è stato lo stesso Bassoli, artista a tutto tondo, a “prendere per mano” i presenti. A farli
partecipare appieno alla sua opera che va ben
oltre il semplice “veduto”. E ciò che si vede
sono ragazze nude, con questo richiamo erotico all’origine dell’arte, al rapporto tra artista e
modella, un rapporto libero dai condizionamenti e profondo al punto da creare condivisione
d’animi che giungono al sapersi aiutare, sostenere, comprendere. Magari anche uno stratagemma, quello della nudità, per accaparrarsi lo
spettatore il quale è così indotto e condotto a ricercare quell’oltre che l’artista ha voluto imprimere all’opera. Le ragazze hanno occhiali quasi
a voler nascondersi dalla realtà o a voler esse
stesse nasconderla. La realtà a cui Bassoli fa
cenni molto ampi in queste sue opere espressa
da altri significativi particolari, positivi o negativi, quali cristalli e fiori oppure pistole avvicinate
alla tempia. É la cruda realtà in cui ci troviamo,
quella che viviamo ogni giorno nella lettura dei
quotidiani o guardando la tv. Una realtà troppo
spesso fatta di violenza cui Bassoli contrappone tutta la sua voglia di quell’altro in grado di
far riflettere a fondo sulla vita e sul mondo, sul
com’è e sul come dovrebbe essere.
Sergio Desiderati
Il dott. Marco Montesano, vice-presidente della
Fondazione NonSoloArte
Franco Bombana e l’artista presentano la mostra
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13
Notizie
dall’Amministrazione
A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI GUIDIZZOLO
La nuova scuola materna
Nelle ultime settimane si è parlato molto della costruzione della nuova scuola materna di Guidizzolo.
Diversi sono stati gli interventi, anche sui giornali, sia a proposito che a sproposito, con argomentazioni talvolta sostenibili, altre volte con affermazioni frutto della disinformazione, quando non della strumentalizzazione. E’ stata avviata anche una raccolta firme, basata su considerazioni inesatte e fuorvianti.
Per fare in modo che i guidizzolesi sappiano come stanno esattamente le cose, desideriamo
fare chiarezza sull’intera questione, esaminandone i diversi aspetti uno ad uno.
VERO
C’è davvero bisogno di una nuova scuola
materna?
Negli ultimi decenni la popolazione di Guidizzolo è aumentata del 50%. Così anche la popolazione scolastica. Stiamo provvedendo ad
ampliare anche le scuole elementari e medie.
FALSO
Non converrebbe sistemare la scuola attuale
e costruire solo le quattro sezioni mancanti?
L’attuale scuola materna è insufficiente, inadeguata, costa troppo di manutenzione e riscaldamento, basta chiedere a chi la usa. Ha
dei limiti strutturali troppo onerosi. Ristrutturarla costa troppo, visto che bisognerebbe
demolirla in gran parte per adeguarla. Comunque servirebbe costruire altre quattro aule.
C’è da rifare anche la cucina, rifare la centrale
termica e ampliare i servizi.
Chi sostiene che si spenderebbe meno non
conosce la situazione reale. Una sezione,
che non è solo una stanza, costa con la quota parte di servizi dai 400 ai 450 mila euro, cui
andrebbero sommati i costi di sistemazione di
quella vecchia, stimati già alcuni anni fa in 700
mila euro.
VERO
14
Conviene costruirla in zona Parco Barriera,
rispetto a dove è adesso?
Il costo di una nuova scuola non dipende dal
dove si costruisce, ma dal come. Costruirla vicino al Parco non costa di più.
Se guardiamo in giro negli altri paesi, vediamo che tutti tendono a concentrare le scuole
in quello che viene definito “polo scolastico”.
La ragione è semplice: in questo modo tutto
viene ottimizzato, dall’amministrazione ai trasporti, ai servizi. Gli stessi genitori che hanno
due bambini, uno alla materna e uno alle elementari, non dovranno fare il giro del paese
per portarli a scuola.
L’unica area disponibile vicino alle scuole elementari e medie era quella individuata ed ac-
quistata dall’Amministrazione Comunale.
Non dimentichiamo poi che quell’area beneficia dell’esistenza di un ampio parcheggio già
esistente, cosa che non c’è in quella attuale,
dove i genitori che consegnano o prelevano i
bambini sono costretti a parcheggiare in strada, con tutti i rischi conseguenti.
L’area attuale poi potrà essere resa edificabile e venduta, se si riterrà opportuno, mediante
asta pubblica. In questo modo sarà possibile
abbassare il debito con la Banca e ridurre la
rata di leasing, oppure utilizzare i proventi per
fare altro. Oppure potrà essere utilizzata anche per interventi pubblici in campo edilizio,
vista la zona in cui è inserita, compresa anche
l’autocostruzione. Lasciamo quindi un valore
superiore al milione di euro, che abbassa il
costo complessivo della nuova scuola.
Non è escluso comunque che, secondo le
possibilità che si presenteranno allora, l’edificio possa essere conservato, in tutto o in parte, per altri usi.
FALSO
L’area vicino al Parco Barriera è umida
e insalubre?
L’area ha le stesse caratteristiche che hanno
tutte le zone a sud del paese, sotto la statale. Per dissipare ogni dubbio, è stata eseguita
una prima verifica geologica, cui ne è seguita
un’altra di aggiornamento per le norme emanate dallo Stato dopo il terremoto in Abruzzo.
Entrambe le prove hanno dato esito ampiamente positivo.
Unica prescrizione quella di sollevare l’edificio dal piano campagna, ma questo lo fanno
tutti anche i privati, nella zona sotto la statale, dove la falda è alta e dove nessuno si sognerebbe di fare lo scantinato. Comunque la
scuola sarà sopraelevata di circa un metro sul
piano campagna.
Anche la Sovrintendenza per i Beni Ambientali
di Brescia ha richiesto sul progetto particolari
prescrizioni, considerando il sito come un sito
di pregio sul piano ambientale.
FALSO
Sarà sacrificata la viabilità di accesso
alla scuola?
La scuola avrà un doppio accesso. Ci si potrà
accedere sia parcheggiando nel piazzale Falcone e Borsellino (Poste), in tutta sicurezza, e
poi a piedi, attraversando il parco per pochi
metri. Dall’altra parte, verso via Fontana verrà
realizzato l’accesso per le auto ed i mezzi di
servizio. Vi si potrà arrivare sia da via Fontana
che da via Piemonte, ovvero la strada appena
dopo il canale, che verrà completata insieme
ai privati lottizzanti.
Il Parco Barriera non verrà intaccato, né dalla
viabilità né dalla scuola.
VERO
La scuola nuova sarà autosufficiente
sul piano energetico?
Il progetto prevede che la scuola sia predisposta per il conseguimento della classe energetica A. Nell’immediato sarà dotata di impianto di ventilazione meccanica per il ricambio
d’aria e il controllo delle condizioni ambientali.
Prevede anche il ricorso alla geotermia per
il raffrescamento e il tetto con copertura in
erba, che è il miglior isolante. Sul tetto saran-
no poi collocati i pannelli fotovoltaici.
FALSO
La scuola nuova costa troppo?
Il costo preventivato è di poco superiore ai tre
milioni di euro e comprende tutto, compresi
i locali cucina per 200 pasti, la sistemazione
dell’area esterna, le recinzioni, la viabilità e i
parcheggi sull’area, l’arredo esterno. L’arredo
interno è inserito come miglioria nel bando.
Il costo di un’opera, poi, dipende dalla qualità della costruzione e crediamo che i bambini
meritino la massima attenzione.
Il Comune, comunque, può sostenerne il costo. Per poter pagare la rata del leasing, nei
mesi scorsi abbiamo utilizzato la disponibilità
di bilancio per azzerare un precedente mutuo
(BOC) che pesava sul bilancio con una rata di
circa 100.000 Euro all’anno.
Il Comune può destinare a questo scopo fino
al 15% delle entrate correnti; oggi noi siamo
al 7,4 %.
VERO
L’area potrà ospitare anche l’asilo nido?
Il progetto d’insieme prevede la possibilità di
realizzare, in futuro, anche l’asilo nido, oltre
all’ampliamento da 6 a 8 sezioni. Oggi comunque il servizio erogato in convenzione con la
Orizzonti è più che adeguato.
Via Piemonte. Diventerà la strada di accesso alla nuova scuola materna.
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cronaca
“El Diablo” alla pizzeria Henry’s
Una gradita sorpresa la visita che “El Diablo”,
Claudio Chiappucci, ha fatto a Henry nello
scorso mese di agosto.
Claudio che era accompagnato da Dino Porrini,
subito riconosciuto, è stato festeggiato da tutti
i presenti e solo dopo molti autografi è riuscito
a gustare l’ottima pizza che Henry gli ha pre-
bero state così belle, se non avessi avuto un
avversario come Chiappucci”. Nel palmarès di
Chiappucci (che i francesi vezzosamente chiamavano Sciapucsì) ci sono la splendida vittoria
alla Milano-Sanremo del 1991, dopo una lunga
fuga, e la medaglia d’argento conquistata nel
1994 al Campionato del Mondo di ciclismo, disputato in Sicilia. Chiappucci si è distinto per il
suo stile tutto grinta e voglia di lottare: sempre
pronto all’attacco, non si fermava di fronte a
qualsiasi salita o corsa contro il tempo.
Memorabile la sua impresa del 18 luglio 1992: il
Tour celebrava Fausto Coppi, che esattamente 40 anni prima aveva compiuto un’impresa
leggendaria restando in fuga per 192 km. L’arrivo (al Sestriére) ed alcune parti della tappa
ricalcavano il percorso del Campionissimo.
Chiappucci restò in fuga solitaria per 7 ore e 45
minuti (pari a 200 km), staccando anche Bugno
e Indurain; il campione spagnolo patì alla fine 2
minuti di ritardo.
Folla al mercatino della sagra
parato. Ricordiamo per i più giovani un breve
profilo di questo campione.
Da dilettante ha vinto il Campionato Italiano nel
1982 e molte altre corse importanti.
Da professionista è balzato agli onori della cronaca nell’edizione del Tour de France del 1990,
quando entra in una delle classiche fughe dei
primi giorni, arrivando ad accumulare più di 10’
di vantaggio sui favoriti. Nelle tappe successive i suoi compagni di fuga lasciano i primi posti
e soltanto lui resta ai vertici della classifica,
vestendo la maglia gialla per 8 tappe, dalla 13ª
fino alla penultima. La penultima tappa è a cronometro: Chiappucci parte con 5” di vantaggio
sul grande favorito Greg Lemond, ma non riesce a difenderli, terminando il Tour al secondo
posto in classifica generale.Nella sua carriera ha dovuto confrontarsi con campioni come
Gianni Bugno e Miguel Indurain. Lo spagnolo
ebbe a dichiarare: “Le mie vittorie non sareb-
AUTO SOSTITUTIVA
Gratuita
18
Pro-Loco, Associazione Commercianti e Comune di Guidizzolo hanno fatto centro.
E non solo perché il centro cittadino ha accolto le multicolori bancarelle del mercatino degli
hobbysti, ma soprattutto perché la manifestazione ha attirato una vera folla di curiosi ed appassionati. Molti anche i giovani e le famiglie.
Via Vittorio Veneto è stata letteralmente invasa, complice anche il bel pomeriggio di sole,
da tantissima gente che si è potuta fermare ad
ammirare fino a sera il collezionista accanto
alla disegnatrice; il pazientissimo costruttore di
cronaca
modellini di navi antiche vicino alla realizzatrice di collane o piatti dipinti. A far da corollario
la musica.
Bella musica con il Dj Ago ed il trio jazz di Paolo De Giuli. Tra i banchi degli hobbisti e diversi
negozi aperti per presentare gli ultimi arrivi di
stagione, anche punti informativi di Avis e Aido,
dell’Associazione Artigiani e dei Carabinieri in
congedo.
Non mancava nemmeno il biscotto dell’eremita, fresca specialità guidizzolese ricreata
recentemente da un’antica ricetta. Simpaticissimo il banchetto di alcuni ragazzini che hanno
messo in mostra i loro giornaletti e con grande
entusiasmo li presentavano a tutti gli interessati passanti.
Cinquant’anni insieme
Si sono sposati il 24 ottobre 1959. Erano gli
anni in cui piano piano si cominciava a riemergere dopo un lungo periodo di desolazione. E
per due giovani c’erano tutte le condizioni per
Fotografia come arte
Domenica 4 ottobre, giorno della sagra guidizzolese, il vice-sindaco Emi Ghisolfi e l’assessore
alle manifestazioni e promozione del territorio
Renato Azzini hanno ufficialmente inaugurato
presso la galleria civica di piazzale Marconi la
mostra fotografica con gli scatti degli allievi del
1° Corso di fotografia di base promosso dalla
biblioteca comunale e dal gruppo Incontri Fotografici. ‘L’obiettivo sul territorio’, questo il titolo
della rassegna frutto di alcune uscite di studio
realizzate durante il corso ma anche, naturalmente, delle personalissime inquadrature che
del territorio han fatto i 18 partecipanti al corso:
Andrea Gialdini, Giulio Botturi, Simone Cagioni,
Catia Bottiglia, Paola Tisi, Rosalba Bombana,
Patrizia Spazzini, Matteo Bussolotti, Marcella
Ferrari, Corrado Cavazza, Brenda Lopez, Elisa
Gaburro, Eliana Peverada, Rosa Folino, Daniela
Zuelli, Renato Azzini, Alfredo Zanetti, Domenico Procopio. Qualcuno con maggiore, altri con
minore esperienza, si sono tutti lasciati guidare
da Alfredo Zanetti, delegato provinciale Fiaf di
Mantova e docente di questo primo corso al
quale ne seguirà un altro il prossimo mese di
novembre centrato sull’utilizzo delle macchine
digitali e sull’uso del flash.
Dopo l’introduzione e i ringraziamenti da parte
di Renato Azzini il vice-sindaco Emi Ghisolfi ha
portato i saluti dell’amministrazione comunale complimentandosi con i diversi autori che
con i loro scatti hanno ampiamente dimostra-
3000
guardare al futuro con una nuova speranza.
Giovanni Pacchioni e Vittoria Santi incominciavano la loro vita insieme, un’unione che dura
da cinquant’anni. Nei giorni scorsi Giovanni e
Vittoria hanno festeggiato questo momento di
gioia, punto di arrivo ma anche di partenza per
nuovi traguardi, insieme ai loro familiari e circondati dagli auguri di tante persone. Entrambi
conosciutissimi, a Guidizzolo e non solo, anche
in questa circostanza hanno potuto sperimentare il sincero affetto da cui sono circondati.
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19
cronaca
to di aver colto buona parte dell’essenza della fotografia. Il vice-sindaco ha anche invitato
tutti i corsisti, molti dei quali erano presenti, a
rendere disponibili le loro belle immagini per le
copertine del locale periodico della Fondazione
Rizzini.
Sport e Oratorio
‘Giocalo, Accoglilo, Sudalo, Condividilo, Riempilo, Testimonialo, Liberalo’, sono questi i ‘7 nani
dell’educazione’ secondo don Alessio Albertini
intervenuto sere or sono al teatro comunale di
Guidizzolo, presente il vescovo Roberto Busti,
per il convegno ‘Sport e Oratorio’ promosso
dalla parrocchia di Guidizzolo con la diocesi di
Mantova ed il CSI del quale don Alberini è vicepresidente nazionale.
L’appuntamento, che meritava sicuramente un
pubblico più numeroso, è stato coordinato nella
fase preparatoria da don Giampaolo Ferri, responsabile dell’ufficio di pastorale giovanile, e
coordinato in sala da don Michele Garini, consulente ecclesiastico del CSI dopo l’introduzione di Giorgio Gandini per l’oratorio di Guidizzolo, il saluto di Giancarlo Zanofredi presidente
del CSI di Mantova e la presentazione da parte
di Diego Meda, ricercatore dell’Università Cat-
tolica di Brescia, dell’indagine conoscitiva sulla
funzione dello sport negli oratori della Lombardia. Una ricerca interessante che presenta un
quadro completo dell’argomento e i cui risultati verranno resi partecipi a tutti gli oratori nei
prossimi mesi.
Don Alessio Albertini, il cui nome tradisce le
origini in quanto fratello del popolarissimo ex
calciatore di Milan e nazionale Demetrio, lavora in una parrocchia di Milano ed è conosciuto anche come ‘il sacerdote degli sportivi’
e, aggiungiamo noi, il ‘sacerdote dello sport in
oratorio’ per la sua intensa attività nel settore
educativo della pratica sportiva non solo nella
diocesi di Milano. ‘Ognuno di noi, è stato il suo
esordio, deve -mettercela tutta- per far crescere i ragazzi, anche con lo sport; per migliorare
il mondo, per aiutare la vita’. E serve un grande
atto di fede nei confronti della vita perché questa vale; nei confronti dell’uomo, degli uomini,
degli ultimi. Perché tutti devono avere le medesime possibilità, anche di competere attraverso
lo sport, con un agonismo sano che non escluda nessuno. Ed è compito di tutti dare forza a
questi valori. Se ciò sarà possibile ‘…dipenderà anche da me’. Un aiuto, e non senza fatica,
verrà senza dubbio dai ‘7 nani dell’educazione’.
Ha chiuso la serata mons. Busti il quale, partendo dalla propria esperienza di prete nell’oratorio della parrocchia ha sottolineato l’importanza della condivisione e del ‘vincere insieme agli
altri’. Per ciò lo sport in oratorio dovrà contribuire sempre più. In sala, tra il pubblico, anche
capitan Mattia Notari.
Il lunedì della Sagra
Festa parrocchiale di San Luigi, partecipata celebrazione eucaristica.
C’erano tanti bambini e ragazzi; c’erano i genitori ed anche i nonni: si era riunita la famiglia
parrocchiale. Così anche quest’anno il lunedì
della Sagra della Madonna del Rosario, patrona di Guidizzolo, la parrocchia festeggia San
Luigi patrono della gioventù e lo fa con una solenne celebrazione eucaristica che segna l’inizio dell’anno catechistico e scolastico. E’ per
le scuole e per molti uffici un giorno di festa,
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46040 Guidizzolo (MN)
cronaca
e non c’è modo migliore per ricordarla che riunire la comunità intorno all’altare. Con davanti
agli occhi, ha ricordato don Libero nell’aprire la
propria riflessione, alcuni esempi molto significativi di persone che hanno messo la propria
vita nella mani del Signore: San Luigi, ma anche
San Francesco del quale si è fatta memoria proprio perché quest’anno la Sagra cadeva il 4 ottobre, giorno in cui la Chiesa ricorda il santo di
Assisi. E quella del lunedì pomeriggio è sempre
una celebrazione particolare: per i tanti ragazzi
presenti, per la loro esuberanza, per il gradito
pianto di qualche bambino, segno anche questo di una comunità in cammino che si mette in
ascolto per imparare a crescere. Insieme.
Franco Bassignani in mostra
Tracce d’arte. Titola così la mostra di Franco
Bassignani inaugurata lo scorso ottobre presso
il Circolo Novecento di Guidizzolo che ha voluto
la rassegna con il Gruppo Promozione Arte.
Quello esposto è un Bassignani introspettivo
che utilizza, lo ha ricordato egli stesso “…segni
e forme, ombre e luci che han fatto piazza pulita di ogni sovrastruttura e condizionamento”;
questo consente di “…poter guardare al mondo con lo sguardo stupefatto di un bambino” e
fare arte, un’arte “…trasmessa per se stessi
con la gioia di poterla comunicare agli altri”.
Così il visitatore attento, ma anche quello più
frettoloso, riescono a cogliere l’essenza di un
vissuto che va oltre ciò che della realtà è spesso solo apparenza. Cosi i tenui tratti di colore
sul fresco, tutte le opere esposte sono realizzate con la tecnica dell’affresco, accanto a sti-
lettate di rosso e di giallo, oppure gli sfondi di
azzurro, ti entrano dentro e lambiscono l’intimo
fino a donargli forti emozioni. All’inaugurazione
erano presenti anche altri artisti: Eristeo Banali, Francesco Dalmaschio, Giovanni Magnani,
Giovanni Pegoraro. A Banali il compito di presentare “Scrigno”, 1° Premio Città di Suzzara
2008. Un “libro” particolarissimo, di legno e acciaio conosciuto come Materia, colore, parola’
realizzato, oltre che da Bassignani e Banali,
anche da Ferdinando Capisani, Dalmaschio e
Gianluigi Troletti, con la poesia di Giorgio Celli.
La mostra, che vivrà anche di alcuni momenti di
incontro con l’artista, rimarrà aperta fino al 31
dicembre prossimo.
Applausi per i cori alpini
Voleva essere in chi lo ha organizzato l’appuntamento del canto, quello voci virili scoperte,
quello degli alpini: soprattutto quello di poesie
messe in musica che parlano dei cuori e parlano ai cuori. Voleva essere e così è stato alcune
sere or sono al teatro comunale di Guidizzolo
dove, promossa dal Gruppo alpini di Guidizzolo
in collaborazione con l’Amministrazione comunale, si è tenuta l’ormai tradizionale serata ‘con
i cori alpini’. Sul palcoscenico due cori dell’Associazione Nazionale Alpini: ‘Alte Cime’ di Brescia e ‘San Zeno’ di Verona; entrambi con un
proprio applauditissimo repertorio ed alla fine
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cronaca
Giovanni Milani, assessori e consiglieri, ha deposto corone di fiori ai monumenti ai caduti di
Rebecco, Birbesi e del capoluogo. Qui, dopo
che la banda aveva suonato l’Inno di Mameli,
alza bandiera e silenzio fuori ordinanza in ricordo di tutti coloro che hanno versato il loro
sangue per la Patria ed i forti ideali di libertà e
giustizia.
Luigi Signori in concerto
l’esecuzione di ‘Signore delle Cime’ a cori riuniti. In sala il sindaco Graziano Pelizzaro e diversi
assessori e consiglieri comunali oltre al consigliere regionale Carlo Maccari. A fare gli onori
di casa, ringraziando pubblico e amministrazione per il sostegno, il presidente degli alpini di
Guidizzolo Virgilio Remo Bignotti. Commosso
ricordo, con un minuto di raccoglimento, per
don Carlo Gnocchi, già cappellano degli alpini
durante la seconda guerra mondiale, ora Beato
della Chiesa cattolica. E nel canto degli alpini
c’è stato posto per la solidarietà, quella con cui
il coro “Alte Cime” di Brescia ha reso noto di
devolvere il ricavato della vendita di loro Cd ad
un’opera umanitaria e quella che Giovanni Zandonella, in rappresentanza del Lions Club “Colli
Storici” ha presentato, ringraziando il gruppo
alpini di Guidizzolo per aver voluto devolvere
parte del ricavato della serata all’acquisto di
un cane per ciechi, attività nella quale il Lions
Club è fortemente impegnato.
Luigi Signori, 23enne musicista guidizzolese,
si è recentemente esibito nella sua Birbesi, la
più popolosa delle frazioni, presso il locale che
porta il nome stesso della frazione “Trattoria
Birbesi”.
Un concerto, il suo, che ha entusiasmato i molti
presenti i quali hanno colto la straordinaria essenza e la limpidezza musicale con cui Signori,
vero virtuosista della tastiera, riesce a comunicare i suoi stati d’animo interpretando alcune
tra le pagine musicali più affascinanti. Strumentista di talento, accanto al pianoforte e alla
tastiere, suona anche batteria, chitarra e basso elettrico oltre che prestare la sua calda voce
di cantante. Quella che all’inizio poteva essere
una “passione” verso cui l’aveva sempre sostenuto la famiglia, coltivata poi con fortissima
determinazione ora è diventata la sua professione: intensa è infatti l’attività di concertista.
Luigi Signori inizia a suonare all’età di 6 anni;
Ricordato il 4 novembre
Il maltempo con pioggia e raffiche di vento non
ha fermato a Guidizzolo la commemorazione
della giornata dell’unità Nazionale e delle forze
armate celebrata ieri. Con la banda musicale,
i Carabinieri, la Polizia Locale, la protezione civile; le Associazioni dei Carabinieri in congedo,
degli Alpini, di Avis e Aido. Il sindaco Graziano
Pelizzaro, presenti il presidente del consiglio
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per 8 anni studia con Cristiano Burato, uno dei
migliori strumentisti della propria generazione,
e si presenta agli esami al Conservatorio “Campiani” di Mantova da privatista. Terminati gli
studi al liceo scientifico di Desenzano del Garda segue gli ultimi due anni di Conservatorio ed
ottiene il diploma.
La sua è una formazione musicale classica ma
è perfettamente in grado di suonare qualsiasi
genere. Nel 2003 Luigi Signori ha suonato con
Ian Paice, leggendario batterista dei Deep Purple; nel 2005 si esibisce all’ambasciata italiana
dello Yemen e l’anno successivo in quella di
Santo Domingo. Sempre nel 2006 è al Teatro
cronaca
Bonci di Cesena con il Gruppo Caronte dove
vengono eseguite musiche di Mozart reinterpretate in chiave rock, jazz e blues. Fa parte del
gruppo di musica da camera Caronte e della
band indie rock Kaufman. In questi ultimi due
mesi dell’anno sono già diversi i concerti in calendario. A Birbesi tornerà il prossimo 25 gennaio, alle ore 21.
Punto vendita per bimbi e signore
Un nuovo, fornito, negozio di abbigliamento,
gestito da due giovani è stato inaugurato nei
giorni scorsi. Abbiamo chiesto alle titolari di
presentarsi ai nostri lettori.
“Ciao! Siamo Nicoletta e Laura, due ragazze
alle quali piace essere sempre vestite secondo
la moda ma che non sempre hanno la possibilità di soddisfare questo capriccio. Inoltre Nicoletta essendo anche mamma sa bene di quanti
abiti abbiano bisogno i bambini e che talvolta è
inutile spendere grandi cifre perché loro crescono troppo in fretta! Da queste nostre esigenze nasce l’idea di aprire BLITZ, un negozio
d’abbigliamento per donna, uomo, bambino dai
3 ai 16 anni che combina prezzo e qualità.
Da noi si può trovare abbigliamento non firmato
ma di prima scelta sia per donna che per bam-
bino oltre ad abiti marcati miss ribellina, farfallina, monella vagabonda, papillon e per i più
piccoli dodipetto, tandem e vmp. La politica di
Blitz è dare l’opportunità di scegliere.
Inoltre all’interno si possono trovare accessori
sia per grandi che per piccoli e idee regalo.
Ci trovate all’inizio di via Vittorio Veneto all’incrocio che porta all’ufficio postale e alle Scuole”.
Bimbi nati nel 2009
Come è tradizione, nel primo numero dell’anno, “la Notizia” pubblica le fotografie dei
bimbi nati nell’anno precedente, il 2009. I genitori che desiderano aderire all’iniziativa
aperta, oltre che ai guidizzolesi, a tutti coloro che ricevono “la Notizia” e che sono in
qualche modo legati al nostro paese.
Le foto devono essere consegnate entro
il 10 gennaio 2010 presso:
- Sede della Redazione:
via Virgilio, 25 tel. 348 3115232
e-mail: [email protected]
- Municipio:
UIfficio Anagrafe sig.re Marianna Conchieri
e Laura Trevini
- Foto & Video di Bottoli e Bertani,
via IV Novembre, 2 - 0376 840112
Presso lo studio fotografico Bottoli & Bertani, è possibile
eseguire gratuitamente la foto da pubblicare.
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Anima
I
II
Stella mia bella
Spazio pieno da scoprire
Volando arrivi ma già qui eri
III
L’arpa t’intona un rosa cantare
ma è il bianco diamante che ti fa volare!
Il viola ti dona, ma ricorda...
è bianco ciò che innalza!
Cime innevate son già lontane
l’azzurro marino ti saluta
IV
V
VI
riflette foglie verdi che danzando
un’anima pura la librano felice sul mondo.
VII
(poeta sconosciuto del 1300)
Susanna, Istituto di bellezza - tel. 0376-819798 - Via don Sturzo, 3 - Guidizzolo Mn
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GLI SHERPA O.N.L.U.S.
Associazione di volontariato per l’assistenza domiciliare ai malati
oncologici in fase critica e cure palliative. GIORNI CONTATI
STORIA DI ROSA CHE VOLEVA MORIRE AL SUO PAESE
Questa vicenda si svolge a Mantova, al primo piano di una casa di via Principe
Amedeo dove abita una signora molto anziana e gravemente ammalata, per dieci
anni accudita da una coppia eritrea: Rosa e Renato.
Erano tutti e due davanti all’ascensore. Il dot- insieme a tutti gli altri: potevano starci, anche
tore stava andando via, era mezzogiorno, per con le valigie. Ma era stata Rosa a trattenerlo.
il momento non doveva fare altro. Era andato Più che altro lo aveva trattenuto con gli occhi:
lì per incontrare i fratelli di Rosa, un fratello e come se volesse fargli capire, voglio rimanere
una sorella venuti dall’Inghilterra. Era stata lei sola con te. Infatti, davanti a quell’ascensore
a chiamarli, voleva salutarli per l’ultima volta. chiuso, tra loro si era creato un silenzio partiAdesso i fratelli erano scesi con l’ascensore, colare. Il silenzio di quelli che aspettano il modovevano andare alla stazione per prendere un mento giusto per dire qualcosa.
treno e raggiungere l’aeroporto. Erano andati “Gio, gli aveva detto infatti: Gio, sto per morigiù insieme a Renato, il marito di lei, e adesso re?”
lei era sola col dottore. Si chiamava Sergio. Lei Il dottore è uno”sherpa”: sai quelle persone
lo chiamava Gio, forse per fare più presto, o per che si mettono a disposizione dei malati gravi
e si occupano di tutto
una questione di proquello che occorre
nuncia. Rosa era in
per alleviare il loro
Italia da dieci anni,
dolore. Anche il doma il suo accento era
lore dell’anima, s’inancora ostinatamentende, negli “sherte eritreo. Non come
pa” ci sono anche
suo marito, che orapsicologi,
persino
mai pareva italiano:
sacerdoti. Anche il
se non altro per il fatdolore provocato da
to che era stato molto
questioni pratiche,
tempo a lavorare con
banali però imporgli italiani in Somalia.
tantissime, s’intende.
Anche quando erano
GIORNI CONTATI
E allora ci sono shergiovani sposi,
e avepa che corrono da un
vano due bambini picufficio all’altro, che
coli, Renato era semsanno come ottenere
pre lontano da lei. Ma
licenze o permessi,
quando era venuta la
che trovano persino
guerra, lui aveva doil denaro occorrente.
vuto lasciare tutto e
In ogni caso, Sergio
tornare a casa. Pecè un palliativista, e di
cato, peccato davveStoria di Rosa che voleva morire nel suo paese
domande come quero, avevano dei prosta ne ha già sentite
getti così belli. Però,
tante. Ma ogni volta
in Eritrea, Renato non
ci voleva più stare: non c’era lavoro, proprio la sberla che prendi in piena faccia, pare semniente da fare. Era partito per l’Italia, l’ aveva pre la prima. Non te l’aspetti mai, ti pare imposscelta perché conosceva bene la lingua: e lui sibile che un malato abbia la forza di farti quelo sapeva, se vai migrante a cercare lavoro in sta domanda. Se non altro, per avere questa
un paese dove già conosci la lingua, sei già a risposta. Perché sentirsi rispondere che sì, che
devi morire, è molto ma molto peggio che dometà dell’opera.
Il dottore avrebbe potuto prendere l’ascensore mandarlo. È LA VERITÀ, per quanto con le doGLI SHERPA O.N.L.U.S. • ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO PER L’ASSISTENZA
DOMICILIARE AI MALATI ONCOLOGICI IN FASE CRITICA E CURE PALLIATIVE
S.SILVESTRO (MANTOVA)
GIORNI CONTATI
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vute maniere, che ti viene messa davanti. Proprio davanti, ti viene messa la verità: in modo
che non si possa più nascondere, che non
possa più scappare via. Perché lo sai, com’è,
la verità, anche in questi frangenti: fluida, evanescente, guizzante, la prendi da una parte e ti
sguscia dall’altra, adesso ti pare così e adesso
ti pare cosà, la puoi sempre aggiustare. Insomma, per vedere la verità nuda e cruda, come si
suol dire comunemente, bisogna proprio che
qualcuno abbia la forza di tenerla ferma, e di
tenere fermo anche te, mentre l’operazione si
svolge. Un faccia a faccia senza via di scampo.
Uno inchiodato all’altra. INESORABILMENTE.
“Gio, sto per morire?” domanda Rosa al dottore. E il dottore risponde di si. Secco. Come una
fucilata. E anche di questo, poi, il dottore non
sarà capace di rendere conto. Come ha potuto.
Se era giusto. Se poteva ingannarla almeno fintanto che fosse lei ad accorgersi che, davvero,
stava morendo. Fatto sta che lui si è sentito di
dire a Rosa la verità. Probabilmente, il dottore
l’ha fatto per una questione di stima. La conosce da quindici giorni, da quando gli”sherpa”
sono intervenuti nel suo caso estremo, da
quando l’ospedale dice al malato che non può
più fare niente per lui. Spiacenti. Se ne torni a
casa, che là starà meglio. Tra l’altro, ci servono
letti e infermiere e dottori eccetera eccetera.
Comunque, le garantiamo le medicine, le attrezzature, su questo può stare tranquillo.
È stato così anche per Rosa. Quando gli”sherpa”
sono intervenuti per applicare la”pompa”, così
chiamano l’erogatore della morfina e degli altri
farmaci che controllano dolore, nausea, vomito, agitazione; per fare le iniezioni e le flebo;
per risolvere gli inevitabili problemi pratici; per
alleviare anche il dolore dell’anima, Gio non
aveva mai avuto dubbi. Rosa non era soltanto
una donna forte. La badante. L’emigrante. La
donna nera che dopo dieci anni non riesce ancora a parlare un italiano decente. Rosa era la
dignità fatta persona. E la dignità va rispettata,
deve aver pensato. Quindi, nessun inganno. E la
pietà? Nel caso di Rosa, Gio deve aver pensato
che Rosa non l’ avrebbe accettata. Del resto,
”non è la morte che mi fa paura, sono le persone false e cattive”gli aveva spiegato.
Dunque, adesso, davanti all’ascensore proprio mentre il dottore sta andando via, Rosa
ha saputo che sta per morire. E adesso, che
cosa accadrà? Accade che Rosa gli dice: ”E
adesso,per favore, portami in banca.”
È mezzogiorno passato. Stanno per chiudere.
“Andiamo immediatamente, non ho tempo da
perdere”.
Stanno davvero per chiudere, però ce la fanno.
Rosa si presenta allo sportello e dice “Vuotatemi il conto, voglio tutto in contanti”. Tutto si
conclude in pochi minuti. Sembra che abbia-
no capito, anche qui, che da questo momento Rosa ha ingaggiato una lotta per battere il
tempo. Mette il denaro nella borsetta e la tiene
stretta sul petto. C’è dentro, in questa nera e
quadrata borsina di pelle, l’intera sua vita di migrante e badante costretta a separarsi dai figli
per seguire il marito per lavorare in una casa
di Mantova dove due persone anziane, una
delle quali molto malata, dovevano essere senza sosta accudite. Stipendio, vitto, una stanza
tutta per loro. Per lei e Renato. Allora, meglio
affidare i bambini alla sorella che abita a Londra, piuttosto che lasciarli laggiù, in Eritrea.
Era andato tutto bene fino all’aprile del 2002,
quando Rosa aveva saputo di avere un tumore.” Torniamo a casa”, aveva detto a Renato.
La casa, per lei, era l’Eritrea. Il paese dove
era nata. Dove aveva lasciato il padre e una
sorella con un bambino e senza marito, ai quali provvedeva col suo lavoro. “A casa”, aveva
detto. Anche se la signora presso la quale lavorava, che nel frattempo era rimasta vedova e
a sua volta si era gravemente ammalata, era diventata per lei come una madre. Anche se le tre
figlie della signora la consideravano come una
seconda madre, o una quarta sorella, a questo
punto Rosa voleva tornare al suo paese.
Perché la sua casa era quella. INEQUIVOCABILMENTE.
All’ospedale di Mantova l’avevano rassicurata, ”da noi, lei avrà molto di più che in Eritrea.
Si faccia operare e curare qui, per partire
avrà tutto il tempo”. Renato, pur non avendo
dubbi sugli ospedali eritrei, si era informato
per sapere se nel frattempo erano migliorate le
cose. ”Che stia in Italia, gli avevano raccomandato persone di cui poteva fidarsi. Che non si
lasci tentare dall’amor di patria, se ne pentirà
di sicuro”.
Operata di mastectomia e curata con 8 cicli
chemioterapici all’ospedale di Mantova, Rosa
aveva affrontato la malattia con distacco.
“Come stai?” le chiedevano.
“Bene”, lei rispondeva.
Anche se soffriva, e si vedeva che soffriva, diceva ogni tanto, “sono fortunata che l’autobus
per andare all’ospedale si ferma proprio sotto
casa. Conosco donne che devono viaggiare due
ore su un treno per fare la terapia”. La badante,
la migrante nera che si confronta con bianche
più disgraziate di lei. Qui, nel loro paese.
Nell’agosto del 2007, il male l’assale un’altra
volta, e questa volta per Rosa non c’è più scampo. Vuole conoscere la diagnosi, metastasi al
fegato e alle ossa. Non chiede però di sapere la
prognosi. Il dolore non è più tollerabile, è a questo punto, che entrano in funzione gli”sherpa”:
il dottor Gio, l’infermiera Emily.
Emily è una ragazza nigeriana diplomata ostetrica al suo paese e sbarcata a Napoli per
perfezionarsi nel suo lavoro. Così, almeno, credeva. Invece, si era trovata sperduta: niente
lingua, niente lavoro, niente casa. Un ragazzo,
si chiamava Daniele, l’aveva aiutata a venir
fuori dai guai. Le aveva insegnato l’italiano,
l’aveva aiutata a inserirsi nel mondo del lavoro: baby sitter, cameriera, infermiera. Vivevano
insieme, avevano avuto una bambina, ma poi
l’amore era finito. Emily era salita al nord, aveva trovato lavoro come infermiera, e anche un
fidanzato che l’avrebbe sposata.
Emily e Rosa si riconoscono fin dal primo momento. Sono fatte della stessa pasta generosa
e asciutta. Niente smancerie, ma sentimenti
autentici, concreti, sinceri. La professione ha
insegnato a Emily che fra lei e il malato bisogna mettere una ”corazza”, non cedere ai sentimenti, evitare le occasioni per commuoversi.
Non le parla dei figli, dei paesi che hanno lasciato, della nostalgia che costantemente vela
di pianto gli occhi di tutti quelli che sono stati
costretti a separarsi dall’Africa. Eppure Emily
sa che è questo esilio crudele, questa lontananza incolmabile, questa immane ed immensa
tragedia il collante che le tiene unite. Vorrebbe
abbracciarla, vorrebbe cullarla, vorrebbe dirle
tocca la mia pelle, annusa il mio corpo, respira
il mio fiato, ci troverai la tua terra. Invece non
può. È per il rispetto verso questa moribonda
che sopporta l’umiliazione del suo corpo violato con dignità e con distacco; questa creatura
che avanza nel deserto del dolore con leggerezza sovrana, va fuori a piangere. DISPERATAMENTE.
Consapevoli della fine imminente di Rosa, i medici chiedono a Renato se intende continuare
l’assistenza di sua moglie in Italia, oppure riportarla al suo paese d’origine. Renato preferisce
che la decisione sia presa dai suoi cognati. Il
14 ottobre arrivano dall’Inghilterra un fratello
e una sorella di Rosa. Sono sconvolti. Ed è lei,
che li consola, ”non è niente, non sto poi così
male”. Si sforza di fare quello che più nessuno
le chiede di fare. Dal letto, dalla sedia a rotelle, ansimante e dolente, stabilisce, provvede,
dirige. Organizza un pranzo al quale è invitata
anche Emily. Ha cucinato il marito, ma gli ordini sono partiti da lei. Fiera come una regina,
siede a capotavola della grande cucina sovrintendendo ogni cosa con lo stesso sguardo implacabile con cui aveva diretto la casa di via
Principe Amedeo nei dieci anni della sua dedizione assoluta. Al momento del caffè, pretende
di servirlo con le sue stesse mani. Emily legge
nei suoi occhi delusione, tristezza, sconfitta.
Rosa ha perduto la sua battaglia contro la malattia. Non lo dice, non vuole turbare nessuno.
Ma adesso lo sa, che è finita.
Il fratello e la sorella di Rosa ripartono per l’Inghilterra. Ed è il mezzogiorno di venerdì 19
ottobre 2007, quando, davanti all’ascensore,
Rosa domanda a Gio se sta per morire, e Gio
risponde di sì. Quando va in banca a ritirare il
suo tesoro. Quando decide di andare A CASA.
Da questo momento, si trasforma, è irriconoscibile. Dura, impaziente, esigente. Ha fatto
tante corse per gli altri, ma adesso è lei che fa
correre tutti, che indossa la corazza di Emily,
che ordina, pretende, dispone. Rosa ha fretta.
Rosa ha i giorni contati e non può permettersi
di perdere tempo. Rosa vuole partire. Non le
importa più niente altro.
Intanto, gli”sherpa”. Ecco: gli”sherpa”. Devono
affrontare tutti insieme il problema se sia giusto far partire Rosa oramai morente. Qualcuno
obietta: sofferenza inutile, morirà su un aereo.
Anna, Gio, altri ancora ribattono:” la volontà
del malato vale più di qualsiasi discussione”. E
così si farà. A questo punto, devono occuparsi
del viaggio di Rosa. Lo farà Anna, ex caposala
in oncologia, da poco tempo in pensione. Giovedi parte un aereo per Asmara. Secondo Giò,
è troppo tardi. Si trova un volo martedi sera,
scalo ad Istambul ma senza cambio di aereo.
Anna deve trovare il denaro per i biglietti. Intervengono le tre figlie della signora; e per favore,
che nessuno ringrazi.
Rosa non può andare soltanto con suo marito. Serve qualcuno in grado di occuparsi di lei
come malata terminale. Si offre Emily. ”Se tutti facessero così…”, obietta la caposala. Per
ragioni organizzative, accordarle tre giorni di
ferie è quasi impossibile. Quasi, riflette Anna.
E Dio solo saprà come è riuscita a ottenere, subito, il distacco di Emily.
Emily e Renato devono andare a Milano per farsi rilasciare i visti. Anna fa in modo di semplificare le trafile burocratiche, in mezza giornata
vanno e tornano con i documenti necessari.
Occorre procurarsi la “pompa”, il microinfusore senza il quale Rosa non può più sopportare il
dolore. Costa 540 euro. Quando, purtroppo, servirà soltanto per pochissimi giorni. Anna scova
un misericordioso rappresentante che presta
un “campione”.
Emily smonta dal lavoro alle 4 del pomeriggio.
L’aereo parte da Malpensa alle 9 e 30. Occorre una macchina che l’accompagni di corsa
all’aeroporto. Alle 2 e 14 Anna ottiene macchina e autista dagli organizzatori del Festivaletteratura di Mantova.
Il martedi pomeriggio del 23 ottobre, Gio va a
prendere Rosa con l’ambulanza. Nell’atrio,
l’aspettano le figlie della signora. Rosa compare sulla porta della sua stanza sulla carrozzina
spinta da suo marito. E’ bellissima. Indossa un
tailleur gessato, il cappello, le calze e le scarpe. Tiene la borsetta stretta sul petto. Lontana e
impassibile. Come una dea. Guarda le tre donne
che ha tanto amato, e che tanto la amano. Dice
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soltanto, ”vi raccomando la mamma”.
Rosa e Gio partono sull’ ambulanza. Due ore
dopo, parte la macchina con Emily, Anna,
Renato. A Castellucchio, Emily si ricorda di
aver lasciato “la pompa” nella macchina della
suocera. Retromarcia veloce, ritorno folle verso Mantova, corsa mozzafiato per l’aeroporto.
Arrivano che hanno già fatto il ceck in. Rosa
non parla più con nessuno. Rosa può soltanto
stringere i denti per tenere stretta la vita. Distesa sulla barella, in cappello, tailleur e borsetta, concentrata soltanto sul suo lungo, ultimo
viaggio. La salutano frettolosamente, senza
abbracciarsi. Rosa non risponde neppure. Quasi fisicamente, Gio sente la sua fatica. Come
se Rosa stesse spingendo oltre quel cancello
dell’aeroporto quel poco che le resta da vivere
e che le deve servire per arrivare al suo paese.
Le mettono a disposizione tre posti. Rosa può
distendersi tenendo la testa poggiata sui ginocchi di Renato. Emily le ha dato la morfina,
è quasi sempre assopita, ma quando si sveglia
domanda: ”La borsetta, dov’è la borsetta?”
Nella fretta, Emily l’aveva gettata sotto il sedile
insieme al suo zainetto. Rosa si rimette la borsetta sul petto. Si assopisce di nuovo. Quando
si sveglia, chiede ”dove siamo? quanto manca all’arrivo?” Brancica con le mani nell’aria.
Si calma quando si accorge che la borsetta è
sempre lì, sul suo petto.
Mercoledì 24 ottobre, Rosa arriva all’Asmara.
I suoi fratelli le hanno prenotato un albergo vicino all’aeroporto. Una bella stanza, una bellissima luce. E un paese meraviglioso.
Rosa dice soltanto, ”Sono contenta”.
Ha convocato tutta la sua famiglia. Il padre arriva piangendo. Lei accenna a un sorriso e dice,
”Sono venuta fin qui per vedere voi, non le vostre lacrime”. Quando sono tutti presenti, consegna la borsetta al padre e alla sorella minore.
I più fragili, i più bisognosi di aiuto. Era questo,
che Rosa doveva fare prima di morire. E infatti,
il giorno dopo, Rosa si è lasciata andar via. Non
aveva altro da fare.
Edgarda Ferri
Edgarda Ferri, di origine mantovana, scrittrice.
Il suo primo libro “Dov’era il padre” (1982, Rizzoli): saggio sul rapporto fra padri e figli. Il suo
più recente, “Uno dei tanti” (2009, Mondadori): storia d’amore, amicizia e solidarietà di Orlando
Orlandi Posti, 18 anni e 10 giorni, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
L’Associazione “Gli Sherpa” onlus, offre gratuitamente assistenza domiciliare completa
e cure palliative al malato oncologico in fase critica e fornisce un supporto ai famigliari.
I valori cui si ispira sono quelli di salvaguardare il senso e la dignità della vita anche nel
periodo finale dell’esistenza, nell’ottica di una medicina più umana, capace di accompagnare il malato e la sua famiglia in quel tratto finale in cui non si persegue la guarigione,
ma la qualità della vita, integrando le competenze tecniche, specifiche per il malato oncologico in fase critica, con quelle relazionali.
L’assistenza domiciliare viene erogata da un’équipe multiprofessionale, specializzata in
cure palliative, in grado di rispondere in modo personalizzato ai bisogni del malato.
L’Associazione ha sede legale e operativa a S. Silvestro di Curtatone (Mantova)
via Martiri di Belfiore, 1 Tel. e Fax 0376 478116 - cell. 333 9173200
e-mail: [email protected] - sito: www.glisherpa.org
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-
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sede operativa di Bozzolo: via Matteotti, 7 - tel. 0376 91109
sede operativa di Castiglione delle Stiviere: via De Gasperi, 26 - Tel. 0376 630075
Estratto da “la Notizia” n. 87 - dicembre 2009 www.lanotiziaguidizzolo.com
Grafica: RObERTO bALDASSARI — Stampa: TIPOGRAFIA COMMERCIALE
Interventi di restyling per Il campo da tamburello
e la pista di atletica: dalla Regione 200mila euro
Il Comune Guidizzolo ha ottenuto un contributo regionale in conto interessi sui mutui agevolati dell’Istituto
per il credito sportivo: via dunque ai lavori di miglioramento del campo da tamburello e della pista di atletica.
Il campo da tamburello di Guidizzolo avrà un nuovo
impianto di illuminazione, che ne permetterà l’utilizzo
anche in orari serali per allenamenti e manifestazioni
sportive, e la pista di atletica che circonda il campo
da calcio adiacente avrà una nuova pavimentazione
in asfalto colato, che andrà a sostituire quella in terra
rossa battuta che ha dimostrato di limitarne fortemente l’impiego. Sono queste le principali migliorie che
troveranno presto realizzazione concreta grazie al
contributo regionale in
conto interessi sui mutui agevolati dell’Istituto
per il credito sportivo,
che ha risposto positivamente alla richiesta del
Comune di Guidizzolo.
<<Regione Lombardia
promuove da sempre
la pratica delle attività
sportive per il miglioramento delle condizioni
psico-fisiche e della salute dei cittadini – ha commentato il consigliere regionale Carlo Maccari -, e lo fa anche sostenendo la realizzazione delle strutture necessarie allo svolgimento
delle attività stesse. Attraverso bandi come quello sul
quale ha potuto fare affidamento la nostra amministrazione comunale, la Regione si offre di riqualificare l’impiantistica sportiva del proprio territorio, tanto
attraverso la ristrutturazione degli impianti esistenti
quanto attraverso la realizzazione di nuovi centri. Dietro al finanziamento di luoghi come questo si cela la
volontà della Regione di creare centri di aggregazione
giovanile finalizzati ad un divertimento intelligente e
sano. Ogni impianto sportivo è luogo di insegnamenti
preziosi per i nostri ragazzi quali la competizione sana,
la voglia di fare squadra e la capacità di misurarsi e di
migliorarsi quotidianamente, strumenti indispensabili
e che difficilmente si imparano altrove>>. Un campo
di notevole importanza e pregio, quello di Guidizzolo,
cornice ad esempio delle finali dei campionati italiani
giovanili del 2006. <<Sono molto soddisfatto di questo
risultato - ha commentato l’assessore comunale allo
sport Cesare Maccari, vero protagonista del successo ottenuto -. Il campo è frequentato da tantissimi
ragazzi e ragazze ed i primi a gioire delle migliorie saranno proprio loro. La vecchia pista di atletica, troppo polverosa, non era fruibile nemmeno d’estate. Ora
al posto della terra battuta ci sarà l’asfalto di colore
rosso e così anche i membri del Cicloclub potranno
allenarsi lì, anziché nella zona industriale>>. Abbattimento delle barriere architettoniche, aumento della
fruibilità del campo, adeguamento alle normative in
materia di sicurezza e pieno utilizzo
dell’impianto: questi gli obiettivi principali del nuovo progetto. <<Investire
sul miglioramento del campo da tamburello significa prima di tutto dare
rilievo ad una tradizione secolare che
caratterizza da sempre l’alto mantovano – ha concluso il consigliere regionale Carlo Maccari -. Partecipare
ad un bando regionale finalizzato alla
riqualificazione dell’area significa
avere a cuore la tradizione di un paese, significa valorizzare la sua storia
e dare voce alla sua memoria>>. Uno sport di nicchia,
che prende il nome dall’attrezzo che si usa per colpire una pallina del peso di 80 grammi che riesce a
raggiungere una velocità pari a 250 chilometri orari:
questo è il tamburello. Ma la straordinaria caratura
di questo sport non deriva dal peso della pallina, né
tantomeno dalla velocità che può raggiungere, bensì
dal suo inestimabile valore di legame che si rinnova
ogni anno quando un padre insegna trucchi e segreti
ai suoi figli, ed i nonni ai loro nipotini. Guidizzolo crede nel tamburello perché crede nella tradizione, nelle
radici e nella ciclicità della storia. A questo punto non
resta che attendere l’inizio dei lavori per vedere realizzato il disegno, specchio della Regione, che migliorerà di certo la qualità della vita dei guidizzolesi.
Laura Negri
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CROSS LINE IN PRIMO PIANO
Per il Team Cross Line la stagione 2009 è iniziata l’8
febbraio con lo svolgimento della gara premondiale
Starcross di Mantova, sulla pista Tazio Nuvolari, mettendo a dura prova i due nuovi piloti Michele Tavelli di
Lumezzane, nella classe MXl e Nareme Martin Gonzales di Tenerife (Spagna) nella classe MX2, tutti in sella
a moto Yamaha.
A susseguirsi poi i Campionati Internazionali d’Italia
nelle rispettive classi MX1, MX2 e Under 17; il Campionato Italiano Motocross Senior concluso con un
buon piazzamento tra i primi posti del pilota bresciano,
Tavelli; il Campionato Italiano Supercross nelle prove
di Torino, Bergamo e Carpi, nuova specialità molto apprezzata, vista la presenza di un numeroso pubblico.
L’ultimo grande evento della stagione si è avuto il 3 e 4
ottobre con il Cross delle Nazioni sul nuovissimo tracciato di Franciacorta. Il Team Cross Line è stato scelto
per portare dalla Russia all’Italia l’immagine Yamaha
sul nuovo tracciato dove si è svolta la gara con la
partecipazione dei tre migliori piloti per ogni Nazione.
Ottima immagine davanti a circa 95.000 spettatori, tv e
giornalisti di tutto il mondo.
Presenti nella struttura del Team Cross Line anche una
buona parte di giovani promesse che han svolto con
buon merito tutte le gare e raggiunto ottimi risultati nei
primi piazzamenti. Importanti risultati sono arrivati per
il giovanissimo pilota Paolo Lugana di soli 9 anni che,
oltre al Campionato Italiano Minicross, ha partecipato
al Campionato Italiano Minienduro, dove con l’ultima
gara svolta in Sardegna si è aggiudicato il titolo di
Campione Italiano FMI nella categoria Baby Sprinter.
Un grande impegno viene svolto da parte del Team
Cross Line che segue molto i piloti anche a livello
regionale, accompagnandoli tutte le domeniche sui
campi di gara con una struttura attrezzata che sostiene tutti i piloti della scuderia guidizzolese.
Si prospetta una stagione 2010 ancora più impegnativa a livello mondiale e si spera di realizzare la nuova
struttura con la collaborazione di aziende importanti.
31
Pensioni e dintorni...
A cura di Paolo Zani, responsabile Patronato INAS Milano
I lettori possono esporre problemi o situazioni che siano di interesse generale
Aumentano le pensioni.
Sì, ma di quanto?
Come ogni anno dal 1 gennaio p.v. tutte le pensioni in pagamento sia quelle erogate dall’INPS, che dall’INPDAP, che quelle di invalidità civile subiranno un adeguamento automatico
per effetto della cosiddetta “perequazione automatica delle pensioni”.
Vediamo nel concreto di capire di che cosa si tratta ma soprattutto di quanto aumenteranno
le pensioni per l’anno 2010.
Perequazione automatica delle pensioni
sulla base della variazione degli indici dei
E’ il meccanismo previsto dalla legge per prezzi al consumo per le famiglie di operai
adeguare le pensioni all’aumento del co- ed impiegati rilevati e recepiti in apposito
sto della vita; per i lavoratori “più anziani” decreto del Ministero dell’economia e delle
ed ormai pensionati si tratta di una sorta di finanze.
“scala mobile” ; questi lavoratori ricorde- Le variazioni vengono rilevate su un numero di
ranno bene che fino al 1992 gli stipendi o prodotti che formano il cosiddetto“paniere”;
salari subivano un adeguamento automati- attualmente il paniere è costituito da più di
co per effetto dell’aumento del costo della cinquecento prodotti delle varie classi mervita e questo aumento era indipendente da- ceologiche.
gli aumenti previsti dai contratti di lavoro Per essere più precisi, nel 2008, il paniere
(da qui il nome “scala mobile”o indennità di utilizzato per il calcolo degli indici è comcontingenza).
posto da 533 posizioni (prodotti) rappreOra, questo meccanismo di aumenti auto- sentative; di queste, alcune sono di natura
matici, non esiste per i lavoratori dipendenti composita, cioè formate da più prodotti (ad
in quanto sostituito dalla contrattazione col- esempio, la posizione rappresentativa Orlettiva che ad ogni rinnovo di contratto sta- taggi comprende 21 diversi tipi di ortaggi,
bilisce un tasso di inflazione programmato la Frutta fa riferimento a 16 prodotti diversi).
e sulla base di questo prevede gli aumenti Complessivamente, sono 1.099 i prodotti che
contrattuali, mentre è rimasto per i pensio- compongono il paniere.
nati, appunto perché, per questi ultimi, non Il paniere non è statico ma dinamico in quanesiste un “rinnovo del contratto” con il qua- to alcuni prodotti non vengono più considele adeguare gli importi di pensione all’au- rati come significativi mentre altri vengono
mentare del costo della vita.
considerati ex novo.
In pratica come si stabilisce la variazione Tanto per fare un esempio e per capire come
dell’aumento del costo della vita?
possa essere a volte assurdo il sistema, nel
2008 sono usciti dal paniere l’hamburger
Calcolo indice di aumento
surgelato e il “cucirini” (e qui sarebbe inSono calcoli abbastanza complessi effettuateressante sapere quante giovani fanciulle
ti dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)
visita il SITO rinnovato www.tomasiauto.com
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sanno cosa sia un “cucirini” – una bella ricerca su internet potrebbe aiutarle!) mentre
ne entrano a far parte l’insalata in confezione, il navigatore satellitare, i giochi elettronici per consolle, il combustibile solido e il
pranzo con piatto unico.
Una volta stabilite le variazioni “ponderate” (medie) di prezzo si stabilisce l’indice
dell’aumento dei prezzi al consumo.
Applicazione dell’indice di aumento
Poiché è evidente che l’indice di aumento
dei prezzi al consumo dell’anno 2010 rispetto al 2009 potrà essere stabilito solo alla
fine del 2010 e le pensioni devono invece
aumentare dal 1 gennaio, si applica un indice “presunto” salvo poi procedere ad un
conguaglio positivo o negativo una volta a
conoscenza dell’indice definitivo.
E infatti, come vedremo, nel mese di gennaio 2010 verrà recuperata una piccola quota
di pensione pari allo 0,1 per cento relativa-
mente all’aumento applicato in via presuntiva nel 2009.
Aumento delle pensioni per l’anno 2009
Le pensioni aumenteranno, dal prossimo
mese di gennaio 2010,…udite…udite ….
dello 0,7% per effetto del tasso d’inflazione
programmato.
Quest’anno i pensionati, contrariamente a
quanto avvenuto in passato, hanno anche
un piccolo debito, come già detto, (si tratta
di pochi centesimi) nei confronti degli enti
previdenziali in quanto l’aumento attribuito
in via provvisoria sulla base del 3,3% ( per
l’anno 2009) non coincide con il dato definitivo dell’ISTAT che è, invece, stato accertato nella misura del 3,2%.
Per questo motivo sulla rata di pensione di
gennaio 2010 ci sarà un conguaglio in negativo (- 0,1%) per la perequazione automatica
delle pensioni per il 2009, assorbito dagli
aumenti per il 2010.
In pratica: come aumenteranno le pensioni?
Tipo pensione
anno 2009 (previsto)
anno 2009 (accertato)
Anno 2010
Pensione sociale
337,11 E.
336,78 E.
339,14 E.
Assegno sociale
409,05 E.
408,66 E.
411,52 E.
Trattamento minimo
458,20 E.
457,76 E.
460,96 E.
Per le pensioni superiori al trattamento minimo l’aumento si applica in modo proporzionale
all’importo del trattamento pensionistico e precisamente secondo i seguenti criteri che sono
indicati dalla Legge n^ 127/2007:
• 100% ( dello 0,7% ) sull’importo mensile sino a
cinque volte il trattamento minimo
• 75% ( dello 0,7%) sulla quota di pensione eccedente cinque volte l’importo del trattamento
minimo.
In altre parole l’aumento sarà così erogato
• 0,7 % (aliquota intera) sulle pensioni di importo mensile sino a fino a euro 2.288,80 E.
(cinque volte il trattamento minimo al dicembre
2009).
• 0,525 % (75% dell’aliquota di aumento) sulla
fascia di pensione di importo mensile eccedente 2.288,80 E. (cinque volte il trattamento minimo al dicembre 2009).
T
RosEtta
A
M
Una amara considerazione finale!
E’ del tutto evidente che parlare di aumento
delle pensioni nella misura dello 0,7 per cento
suona quasi come un beffa: un pensionato al
minimo con l’aumento di 2,76 euro (al mese...
si intende) non ci compra nemmeno un chilo di
pane (sempre al mese…si intende!).
Cosa bisognerebbe fare? Si tratterebbe di istituire un “paniere-pensionato” cui fare riferimento per determinare gli aumenti di pensione.
Questo “paniere-pensionato” dovrebbe contenere prodotti essenziali per la vita e per i consumi specifici delle persone anziane.
Cosa importa al nostro pensionato se il navigatore satellitare o i giochi elettronici per consolle sono aumentati o diminuiti di prezzo?
Ma, ahimè, l’attenzione verso la categoria dei
pensionati è sempre troppo, troppo scarsa.
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Noi e la legge
A cura di Laura Leorati, avvocato
I lettori possono esporre problemi o situazioni che siano di interesse generale
Tassa di Smaltimento Rifiuti Solidi Urbani
La Tariffa di Igiene Ambientale (TIA) e la Tassa
di Smaltimento Rifiuti Solidi Urbani (TARSU) non
sono giuridicamente qualificabili come “corrispettivi per lo svolgimento del servizio di raccolta,
recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani”
assoggettabili a IVA, al contrario, sono tributi cui
non può essere applicata una tassazione aggiuntiva. Questo in sintesi l’argomento utilizzato dalla
Corte Costituzionale per sancire, con la sentenza
n. 238 del 16 luglio 2009 l’illegittimità dell’applicazione dell’IVA sulla tassa dei rifiuti. La Corte ha
convalidato il ragionamento espresso dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 25551/07)
secondo il quale “una tassa è tale innanzi tutto
ove questa qualificazione sia espressamente assegnata dal legislatore ad un’entrata pubblica”. I
supremi Giudici Italiani si sono così allineati alla
Direttiva comunitaria in base alla quale gli Enti
che svolgono attività non come imprese bensì
“in quanto Pubbliche Autorità” non sono classificabili come soggetti passivi IVA. Premesso
l’accertamento di estraneità del suddetto tributo
all’ambito di applicazione dell’IVA, ne consegue il
diritto di chi ha pagato una somma non dovuta di
richiederne la restituzione a chi ne abbia preteso
il pagamento. L’onere della prova che incombe
sul contribuente impone di dimostrare che l’IVA
sia stata regolarmente versata. Il primo passo
sta quindi nel verificare se il Comune/Gestore
privato/Azienda municipalizzata abbia addebitato in fattura l’IVA al 10% calcolata sul tributo.
In caso affermativo, dopo aver reperito le fatture
pagate negli ultimi dieci anni, è possibile servirsi
del modulo, scaricabile comodamente anche dal
nostro sito www.lanotiziaguidizzolo.com, che debitamente compilato e sottoscritto dovrà essere
spedito, a mezzo di raccomandata con avviso di
ricevimento, alla sede legale del Comune/Gesto-
re privato/Azienda municipalizzata che abbia nel
caso concreto emesso fattura per il periodo di
riferimento, avendo cura di allegare in copia le
fatture nonché le ricevute dei relativi versamenti.
La richiesta ha valore di costituzione in mora ai
sensi e per gli effetti dell’art. 1219 codice civile
nonché di atto interruttivo della prescrizione ex
art. 2943 codice civile. La pluralità delle richieste
è limitata al caso in cui, nell’arco degli ultimi dieci
anni sia cambiato il soggetto “esattore”. Chi abbia ricevuto la richiesta di rimborso ha 90 giorni di
tempo per rispondere. In caso di mancato riscontro, il silenzio equivale a rifiuto. Decorsi inutilmente i 90 giorni dalla data di presentazione della
domanda senza che sia intervenuta una risposta,
oppure entro 60 giorni dalla notifica della risposta
negativa, si può presentare ricorso alla Commissione Provinciale Tributaria competente. Qualora il valore della causa, ossia l’importo chiesto
in restituzione, sia inferiore o pari ad € 2.582,28 è
possibile redigere, sottoscrivere e depositare il
ricorso in proprio senza farsi rappresentare da
un avvocato. Tuttavia, vista la complessità della
procedura, è consigliabile avvalersi di adeguata
assistenza tecnica. A tal proposito ricordiamo
che è possibile farsi rappresentare ed assistere da una Associazione dei Consumatori. A mero
titolo di esempio, citiamo “Altroconsumo”, “Adiconsum”, “Adoc” e “Codacons”; quest’ultima, in
particolare, offre ai propri iscritti la possibilità di
aderire ad una class action mediante presentazione di ricorsi collettivi, distinti per provincia,
che saranno predisposti e proseguiti dai Legali
dell’Associazione secondo i termini e condizioni
generali del regolamento reperibile sul sito www.
codacons.it.
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Noi e il fisco
A cura della dott.ssa Giulia Avanzi, commercialista
I lettori possono esporre problemi o situazioni che siano di interesse generale
Che cos’e’ la PEC?
Negli ultimi anni, l’utilizzo di strumenti elettronici
si è diffuso sempre più tra i cittadini, conquistando fasce sempre più larghe di utenti. Ormai quasi
tutte le aziende dispongono di un collegamento
internet (ed anche molti privati) e la posta elettronica o E-mail, è diventato uno degli strumenti
di comunicazione più utilizzato per lo scambio di
qualsiasi tipo di messaggio.
L’e-mail offre il vantaggio di essere molto più veloce rispetto alla posta tradizionale e di poter allegare anche files molto corposi, purtroppo presenta anche qualche pecca, non ultima la poca
affidabilità. In effetti in alcuni casi e per motivi
diversi (ad esempio un guasto al server) l’e-mail
non viene recapitata o magari non si riescono a
leggere gli allegati.
Per organizzare quindi l’intero sistema di trasmissione della corrispondenza a mezzo internet
nasce la Posta Elettronica Certificata, denominata anche PEC.
La PEC è una speciale forma di e-mail che consente di fornire al mittente garanzie sulla trasmissione e la ricezione dei messaggi. L’invio
ed il ricevimento dei messaggi vengono certificati tramite speciali ricevute che il gestore del
servizio rilascia al mittente e che conferiscono
al messaggio inviato tramite posta elettronica lo
stesso valore di una raccomandata con ricevuta
di ritorno. Anzi, addirittura una garanzia superiore perché infatti si può provare sia l’invio e la ricezione di una missiva, ma si può anche provare
che il contenute del messaggio era esattamente
quello voluto (cosa da non sottovalutare in sede
di un eventuale contenzioso), infatti i protocolli di
sicurezza utilizzati fanno si che non sia possibile
apportare modifiche al contenuto del messaggio
e degli eventuali allegati.
I messaggi trasmessi tramite PEC acquistano
quindi un valore legale.
TINTART s.n.c.
E’ necessario precisare però che una comunicazione effettuata tramite PEC ha valore legale solo
se entrambi, ossia il mittente ed il destinatario,
utilizzano indirizzi di posta certificata e se i messaggi vengono trasmessi tramite il server di un
gestore certificato.
Per attivare il servizio occorre contattare uno dei
gestori accreditati nell’elenco pubblico tenuto
dal Centro nazionale per l’informatica (Cnipa).
Elenco che può essere consultato nel relativo
sito (www.cnipa.gov.it) alla sezione “posta elettronica certificata”. Attualmente i gestori già
iscritti in tale elenco sono otto.
Uno dei motivi per cui, da alcuni mesi si sente
sempre più spesso parlare della Posta Elettronica Certificata è che la disciplina che la riguarda
è stata inserita nel cd “decreto Anti-crisi” e che
la sua adozione è di fatto obbligatoria sia per la
Pubblica Amministrazione che per le società e
per i professionisti.
Si sottolinea infatti che, per le imprese di nuova costituzione l’obbligo di avere una PEC scatta già al momento dell’iscrizione alla Camera di
Commercio, mentre per le imprese già esistenti il
termine entro cui dotarsi di PEC è il 29 novembre
2011. Tale strumento dovrebbe infatti costituire,
a breve, l’unico mezzo di comunicazione con le
Pubbliche Amministrazioni.
Anche se questo debutto è previsto in più tempi,
c’è da immaginare che all’inizio vi saranno alcuni
problemi (anche legati ai tempi tecnici per il rilascio della PEC), ma poi le comunicazioni dovrebbero essere più veloci e funzionali. Certo è che
costringeranno anche coloro che sino ad ora vi
si sono tenuti lontani ad impratichirsi di internet.
Dott.ssa Giulia Avanzi
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Torta paradiso
a cura di Donatella Lusenti
Ingredienti
Ingredienti
600 gr di fecola di patate
250 gr di burro
300 gr di zucchero
4 uova
1 bustina di lievito per dolci
1 limone
Preparazione
Montare molto bene, con una
frusta, il burro ammorbidito con
lo zucchero e incorporare poi le
uova una per volta (per questa
operazione sarebbe bene usare
una frusta elettrica), aggiungere
il succo del limone e per ultimo,
poco per volta, incorporare la
fecola e aggiungere la bustina
di lievito.
Imburrare e infarinare la tortiera o uno stampo con il classico
buco a ciambella, infornare a
180° per quarantacinque minuti, oppure sul gas con l’apposita
pentola con la piastra per il gas
per circa un’ora a fuoco basso.
Vini consigliati
Moscato d’Asti
Agenzia Ghedi
Tel. 030 9031225
Dal Lunedì al Venerdì 8,30 - 12,30 15,30 - 18,30
Sub Agenzia di Guidizzolo
via don Luigi Sturzo, 5
(ex Amico Giò)
36
Apertura: Lunedì e Mercoledì dalle 9,30 alle 12 - Tel. 0376 1818240
- Ciao!
- Hei, ciao! Cosa pensi dell’Europa?
- Ti riferisci al divieto di esporre il Crocifisso?
- Già…
- Ma è stato chiarito che era solo un parere,
un suggerimento…
- Meno male! Volevo ben vedere se qualcuno,
che nemmeno sai chi sia, ti dice che la tua
storia, le tue radici, la tua identità, sono carta
straccia….
- A me sembra la solita pretesa di evitare tutto
quello che può offendere le minoranze!
- Certo! Allora se io vado in piazza a manifestare e sventolo la bandiera di un partito, o
di un sindacato, o di una squadra di calcio,
offendo tutti quelli che non la pensano come
me... e magari loro sono la maggioranza…
- Già! E le maggioranze allora? Chi le tutela? E
le regole della democrazia, non valgono più?
- Mah! Io quello che mi chiedo è: ma questa
Europa, non ha altro di cui occuparsi? Per
esempio del problema degli immigrati clandestini…
- Si, effettivamente…
- Lo sai quali sono state le regole più eclatanti
fatte dall’Europa?
- No, quali?
- Quella sulla curvatura corretta delle banane…
- Importante! E poi?
- Che il cioccolato si può fare senza cacao,
oppure che l’aranciata si può fare senza
arance…
- Eh, però….!
- Anche la pizza non è al sicuro, sai?
- In che senso?
- Ogni tanto salta fuori la storia che quella cotta nel forno a legna non sarebbe regolare…
- Perché?
- Motivi igienici… dicono…!
- Mi sembra esagerato…
- A me sembra una ca…volata!!
- Certe fisime non le capisco….
- Come quella sull’influenza…
- La suina?
- Beh, poi si è scoperto che non c’entra niente
con i maiali… Ma soprattutto gli esperti continuano a dire che ogni anno fa molte più vittime
una influenza normale…
- E allora perché la televisione continua a
bombardarti con questa storia?
- Io non lo so di preciso, però mi chiedo: chi ci
guadagna?
- Di sicuro quelli che producono il vaccino…
- Bravo! Quanti milioni di dosi di vaccino
avranno venduto nel mondo?
- Credo un bel po’…
- Esatto!
- Quindi, più la gente ha paura e più quelli
guadagnano…
- Certo che la televisione ha una bella responsabilità…
- Perché, i giornali no?
- In effetti, si fa fatica a sapere a chi credere..
- Guarda la faccenda della crisi: fino al giorno
prima sembra che in Italia vada tutto male, poi
salta fuori qualche Istituto straniero che ti dice
che l’Italia è quella che va meglio…
- Ci sarà un vaccino contro la disinformazione?
- Certo! Si chiama onestà… ma non si vende
in pastiglie…
- Te salude!
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37
Anima e cuore
A cura di Sandra Tosi
Ode alla vita, erroneamente attribuita a Pablo Neruda, è stata scritta
da una giornalista e poetessa, Martha Madeiros, nata nel 1961 a
Porto Alegre, in Brasile, ha pubblicato 11 libri, alcuni di grande
successo. L’ho riscoperta e mi inchino, a tanta splendida poesia,
regalandola a voi tutti per una riflessione.
Ode alla vita
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Madeiros
38
A tutta penna
Lettere al direttore
Gentile Direttore,
la ringrazio per l’invio sistematico e gradito della rivista la Notizia che mi porta mensilmente il mondo di
Guidizzolo e dintorni, nonchè la voce di alcuni amici.
Tra questi ho rilevato con soddisfazione la presenza del prof. Franco Mondadori, mio vecchio e caro
compagno di scuola la cui personalità psico-fisica
può essere considerata, per così dire, un ossimoro
vivente. E precisamente: un’intelligenza e una formazione culturale altissima, una metodologia della
ricerca storica raffinata, una scrittura trasparentissima in un fisico minuto, delicato e gentile. Le sue
puntuali incursioni nella storia di Guidizzolo non
sono mai delle semplici note di colore, ma sempre
reperti di una grande vicenda nobile e sofferta.
Queste si inseriscono nella grande storia: Franco
Mondadori le contestualizza e, al tempo stesso, le
umanizza e in tale modo meglio definiscono i tratti
della storia collettiva della vostra gente.
Il suo accurato itinerario di ricerca nel passato oscilla insomma tra la grande e la piccola storia, schema
nel quale la prima convalida e spiega le vicende minori e queste dànno corpo e spessore umano alla
storia grande. E tutto ciò favorisce il recupero della
memoria e dell’identità collettiva della gente della
vostra terra.
La mia pluridecennale attività di professore universitario a Venezia e i miei volumi di storia mantovana
mi rendono sempre più convinto dell’utilità di queste
“marginali” ricerche, più ancora di certe rubriche a
valenza pedagogico-sociale.
É quanto sta facendo da un ventennio la rivista Sermidiana Magazine con un ventaglio di argomenti
suggestivi, attuali, che veicolano informazioni e
valori di grandi rilevanza e utilità per grande parte
dell’Oltrepò Mantovano.
Rinnovati complimenti, da estendere all’amico Mondadori, ai Redattori e ai Lettori.
Con simpatia, apprezzamento e cordialità, Suo
Giovanni Freddi
Brescia
Egregio direttore,
ho ricevuto il n. 86 de “ la NOTIZIA “, con grande pia-
cere ho avuto una gradita sorpresa: il suo editoriale
sul problema relativo all’assunzione, ai pasti, di un
buon bicchiere di vino.
Mi sembra di essere ritornato ai tempi del proibizionismo, quei signori che siedono a Roma, forse, non
si sono posti il problema che questa restrizione, ha
messo in ginocchio un intero settore merceologico
italiano e tutti gli altri settori sattelliti.
Io per oltre tren’anni anni sono stato un operatore
del settore e le posso assicurare che questa legge
ha fatto cadere a picco i consumi di vino in modo
esponenziale, per non parlare dei liquori.
A prescindere dai superalcolici il settore enologico
si è visto portar via quote rilevanti, a tale proposito
le voglio citare due casi, ho degli amici ristoratori
i quali mi hanno confidato che alcuni loro clienti
(imprenditori), che si avvalgono del servizio ristorante per i propri dipendenti, gli hanno inviato una
circolare dove vietano categoricamente al ristoratore la vendita di vino e superalcolici alle proprie
maestranze, limitando il consumo a: bibite e acqua
minerale, in caso contrario di eventuali incidendi sul
lavoro verranno ritenuti direttamente responsabili i
ristoratori.
Mi chiedo: se questi operai, usciti dal ristorante
vanno poi in un altro bar e si bevono un paio di grappini, e poi succede qualche incidente, chi viene ritenuto responsabile di questo?
Sempre in merito, le posso, anche dire con la massima certezza, due dati sconcertanti che fanno pensare, un ristorante ha perso la vendita di 120 litri di
vino, ed un’altro 180 litri settimanali, di vino sfuso
senza contare quello servito in bottiglia.
Mi permetto di puntualizzare una cosa, che molti
penso non prendano in considerazione, o fingono
di non capire, il fatto che ogni volta che succedono
le cosidette “stragi del sabato sera“ i mass media
evidenziano sempre che il responsabile del fatto era
ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti,
non pensano che forse è la droga il maggior responsabile di tutto?
Purtroppo i giovani d’oggi non hanno più alcun riferimento o interesse e pensano di trovare appagamento a queste lacune assumendo quelle sostanze
che li fanno sballare ma provocano gravi lutti. Tutti
39
siamo cresciuti con problemi da risolvere, ma non
ci si gettava tra le braccia della droga o dell’alcol;
perchè alla radice avevamo veri insegnamenti di
principi e genitori più severi, che ci crescevano con
responsabilità.
É giusto cercare di salvare delle giovani vite (che
si autodistuggono), ma secondo me non è questa
la maniera, ci vorrebbe più attenzione per questi
giovani, fin da piccoli, crescerli con valori veri, responsabilizzarli man mano che crescono, non dargli
tutto e di più, questo non è amare i figli, è rovinarli; è comodo poi dare la colpa alla società. É dalla
famiglia che devono partire i primi e più importanti
insegnamenti, ma oggi non c’è tempo, praticamente
i bimbi crescono da soli accostandosi a compagnie
sbagliate e i genitori non se ne accorgono, questi
sono gli uomini di domani. E’ giusto fare leggi più severe per la sicurezza ma bisogna concentrarle sulla
droga (anche quella cosidetta leggera) permessa
troppo facilmente, è questa la vera piaga del nostro
secolo. Si eviterebbe la crisi di molte aziende con
la perdita di posti di lavoro; non è questa la strada
per proteggere i giovani e per rilanciare l’economia
Italiana in un settore che era trainante.
Cordiali saluti.
Lorenzo Ruzza
Verona
Egr. direttore sono molto seccata, e non solo io, per
quanto pubblicato nel foglio del PD; stigmatizzo in
particolare il tono saccente da stagionata maestrina
dalla penna rossa convinta che i cittadini di Guidizzolo siano un po’ deficienti. Per fortuna non lo siamo
e ci chiediamo perché il PD e la minoranza si vantano (sic) o rinfacciano (non è ben chiaro) di aver sollevato il problema dell’abuso edilizio del “mostro”,
chi avrebbe dovuto farlo? Loro hanno deciso di entrare in politica mentre molti altri cittadini ancora
no, abbiamo ancora impegni gravosi di lavoro. Loro
sono stati eletti DEMOCRATICAMENTE e loro sono
amministratori, perciò hanno semplicemente svolto
un dovere, anzi ci chiediamo perché così in ritardo.
Soprattutto non tollero che mi tocchino i piccioni,
da anni io e molti cittadini chiediamo, recandoci spesso in comune, di risolvere questo schifosa
emergenza, ma adesso democraticamente sembra
essere solo un problema del PD; con questo lor signori hanno forse voluto dire che chi non è del PD è
uno sporcaccione???
Cordiali saluti,
Giusi Nobilini
Chiuso il lunedì
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Volta Mantovana
Strada dei Colli nord, 25
Sig. direttore,
nell’esposizione del Sindaco e dell’Assessore dei
lavori fatti e di quelli in programma non si accenna
all’immobile della Torre, alla ex sede del Municipio
e ai tanti altri palazzi, in particolare nel centro storico che giacciono in “coma reversibile” da molti
anni e che si potrebbero recuperare e abitare. Ovvio
che ognuno delle sue proptrietà fa quello che può e
vuole, l’Amministrazione comunale potrebbe studiare qualche forma di incentivo per aiutare i cittadini.
Considerando che a tempi lunghi tutti passeremo a
migliore vita, chiedo che obiettivi hanno gli addetti
preposti per risolvere il problema e, dovrebbero gli
amministratori, anche tener conto che i lavori di restauro darebbero lavoro, che visto i tempi di crisi,
sarebbe molto utile a molte famiglie.
Mario Daldosso
Sig. direttore,
La seconda vittima dell’alzheimer…
Il Caregiver letteralmente: dispensatore di cura.
Di questa orrenda, maledetta malattia, ne parlano
ormai tutti. Professionali ed esaurienti, ma quando
la malattia, è ormai evidente e diagnosticata.
Una persona comune, può solo parlare di dolore,
angoscia, impotenza, solitudine e troppo spesso di
incomprensione.
A volte la malattia, si presenta in tutta la sua gravità
e, nell’arco di pochi mesi, è già evidentemente manifesta. Altre volte, dai primi sintomi, passano anni,
tanti, forse i peggiori.
Tutti ormai, sanno cos’è un’Alzheimer, sanno che
sono persone fragili, da assecondare e capire, che
non bisogna lasciarsi offendere dalle loro accuse di
rubare, dalle loro allucinazioni, dalla loro aggressività.
Tutti sanno che si può chiedere aiuto, all’ASL, alle
istituzioni, alle associazioni, al volontariato, ma…
Dove sono prima, quando, disperatamente, li chiedi
questi aiuti e nessuno ti crede, perchè è troppo presto per stabilire una diagnosi?
Parecchi di questi malati, per anni conservano
sprazzi di lucidità incredibili. Certo arriva il momento
in cui è talmente evidente la demenza, che nessuno
può negarla, ma la domanda è ancora quella: E PRIMA? Nei 5…10 e spesso anche più anni, che separano la gravità dei sintomi dalla diagnosi?
Quando, di notte, devi gestire una persona in preda
all’ira, perché convinta di essere stata derubata?
Chiami il 118 e il medico di turno, con “professionalità e competenza”, ti risponde: è una reazione nor-
male, cercate quel che ha perso e tutto si risolve…
Dopo che hai ribaltato tutta la casa perché i nascondigli sono inimmaginabili. Oppure quando fai la
domanda di accompagnamento, per avere un aiuto
e, la commissione, ti sentenzia: “La persona interessata è “abbastanza lucida e nella norma, quindi non
ha diritto ad alcun beneficio, può fare benissimo da
sola”.
A chi importa se, qualche giorno, prima ti ha picchiato perché ti ha accusato “di aver nascosto le
forbici, dopo aver tagliuzzato le tovaglie delle feste?
Ci sono i centri diurni, ma chi convince un malato
che, spesso, per patologia, tende ad isolarsi, ad andarci? O i servizi domiciliari, ma danno un’ora due,
di tempo, quello che spesso serve a convincerli, a
farsi una doccia, perché loro si lavavano da soli! Fa
niente se da una settimana non toccano l’acqua con
35 gradi all’ombra… fa niente se non hai più nulla
nell’armadio perché “non è roba tua”…
E poi la commissione ASL ha deciso: “Non serve
niente, sono autonomi”!
Sono “solo” piccoli esempi, di una realtà quotidiana,
che solamente chi vive in questo contesto, conosce.
Stai zitto, ti rassegni e vai avanti, con la forza della
disperazione! Arrivi a pensare che il malato sei tu,
sei tu ad avere dei problemi, dato che nessuno coglie la gravità del contesto, subdola ed insidiosa. Arrivi a pensare che hanno ragione “gli altri”: è colpa
tua se i “sani malati” cercano di prevalere, perché
sei tu il fastidioso ed è solo autodifesa la loro…
Forse, inconsapevolmente, sei tu ad avere dei vuoti
di memoria, senza renderti conto sposti le cose, o
sei diventato all’improvviso cleptomane o… sei tu
il demente!
E “gli altri” sbuffano, intolleranti, quando ti azzardi a
dire: non ce la faccio più!
Sei il solito esagerato, quando, all’ennesima accusa,
vai via un paio d’ore, sperando che al tuo ritorno sia
tutto dimenticato e non trovi la casa bruciata per un
pentolino rimasto sul fuoco! Sei nevrotico e cattivo,
quando speri…che caschi il mondo, unica salvezza,
almeno trovi un po’ di pace per riposarti il cervello…
Perché è la mente che ti distruggono, con la conseguenza di malattie psicosomatiche anche molto
serie. Ma non è tanto il malato a demolirti, quanto
“gli altri”. Quelli che, dopo tanti anni difficili, di “non
vita”, vicino ad un “paziente non classificato” finalmente, capiscono…Almeno così sembra…
Solo perché un medico dichiara, su un pezzo di carta che … ”il paziente è affetto dal morbo di Alzheimer!” Ecco che allora, improvvisamente, “gli ALTRI”
ti vedono con occhi diversi.
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Si rendono conto che, FORSE, qualcosa non quadrava. E finalmente non sei più un rompiscatole che
dovrebbe prendere qualche psicofarmaco per calmarsi un pochino… ma un caregiver, con tutti i pregi
e la risonanza di questo nome!
Ma tu che, nonostante tutto, da anni SAI, ormai sei
devastato e rassegnato a quegli occhi perduti in un
mondo annebbiato e diverso, a quella dolcezza infinita alternata a momenti di follia.
Passata l’aggressività, non ricordano nemmeno di
averti colpito, e sono così inermi, fragili, indifesi…
e ti senti una nullità.
E poi ricominciano… ad accusarti ed amarti, a chiedere ancora, mille volte le stesse cose, per cercare
di capire, ricordare, con lo sguardo implorante di chi
non può andare oltre…
E ti spaccano il cuore e ti senti ancora più in colpa
per non riuscire a gestire la situazione.
E ti chiedi: perché se fino lì capiscono non fanno
un piccolo passo in avanti? Perché su 24 ore, metà
sono “normali” e le altre un incubo?
Perché non sarebbe la stramaledetta malattia di Alzheimer !
Però tu, per merito di quel pezzo di carta con la diagnosi accertata, non sei più un petulante scassapalle ora sei un emerito caregiver!
Con tanto affetto e comprensione mi rivolgo a chi ha
vissuto tutto questo e può capire.
Per “gli ALTRI”… Quelli che hanno offeso e umiliato, infastiditi dalla tua angoscia… Quelli che di
notte facevano le nanne, mentre tu, impotente e disperata, svuotavi il frigorifero….Quelli che erano in
vacanza, intanto che tu pensavi al cielo come unica
soluzione…Quelli con la memoria così corta…
Per questi “ALTRI”…
Quando vi lavate i denti, guardate bene nello specchio… Chi avete davanti dovrebbe vergognarsi un
poco, forse molto, dipende dalla coscienza…
Ma ormai non importa, augurategli solo di non diventare mai un caregiver…
Ma soprattutto, di non essere mai considerato, PRIMA, un emerito scassapalle. E augurategli anche di
riposare tranquilli la notte.
Perché è, quando si chiudono gli occhi, che il collegamento tra cuore e cervello, diventa troppo forte,
prepotente e… non si scappa davanti a se stessi.
Non importa…chi ha sofferto prima, ora ha la consapevolezza che tutto ciò che ha dato, non è andato
perduto e prima o poi sarà restituito.
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È GRADITO L’APPUNTAMENTO
41
Psicologia
a cura della Dott.ssa Giulia Stuani
I lettori possono esporre problemi o situazioni che siano di interesse generale
Il giudizio
Negli ultimi mesi il nostro popolo è stato letteralmente tartassato a suon di trasmissioni televisive, articoli di giornali e news nel web che
sdoganavano la vita privata di alcuni dei nostri
politici, nelle loro accezioni più intime, come
il loro comportamento sessuale. E gli Italiani
si sono ritrovati a discutere per ore ed ore di
questo.
È però da questo che mi sono interrogata sulla
necessità, evidente, che il nostro popolo abbia
di guardare la vita altrui e di doverla categorizzare entro i propri canoni osservativi; mi spiego
meglio: perché una trasmissione come il Grande Fratello ha un sempre maggiore sviluppo e
riscuote interesse? Perché la politica, oggi, a
partire dal basso, dall’opinione pubblica, si dibatte su argomenti privati e non di ordine pubblico?
Gli Italiani si stanno mostrando come voyeuristi, come precisi osservatori della vita altrui, ma
spesso, purtroppo, commettono un grave errore: sentenziano.
Ci si dimentica che le scelte private della gente, finchè non ledono nessuno, non dovrebbero
essere sindacabili, ma soprattutto ci si dimentica che quando siamo stati proprio noi ad essere sotto l’occhio del giudizio degli altri, non ci
siamo sentiti troppo bene.
E allora mi chiedo: perché le persone si divertono tanto ed hanno tutta questa spinta a sapere i
fatti degli altri? Beh, molte ricerche dimostrano
che fin dall’età della pietra le piccole comunità
sparlavano dei vicini e che il pettegolezzo ha le
sue origini in ben remote età e pare che questa
sia una propensione umana utile al mantenimento in vita della specie, alla sopravvivenza,
come a dire che dagli errori degli altri si dovrebbe imparare. Ciò nonostante, se così fosse
e visti gli anni di storia che ci precedono, dovremmo ritrovarci tutti ad essere superumani,
in grado di non sbagliare mai, ma tutti sappiamo
che non è così.
Non è così perché l’essere umano, di fronte al
pettegolezzo, non ne fa tesoro, non impara da
esso traendone spunto, ma applica ad esso il
giudizio e va avanti come se nulla fosse.
Il giudizio. L’enorme fardello che ognuno di noi
si ritrova a portare pesantemente. Tutti sappiamo quanto può ferire! Per questo dovremmo
cominciare a cambiare le cose; il giudizio ha in
sé un grave errore epistemologico: il giudizio
decide se una cosa è giusta o sbagliata, ma il
problema è che non ci si chiede mai se è giusta
o sbagliata rispetto a cosa! Quando ci ritroviamo a sentenziare su qualcuno, non pensiamo
mai che ognuno dovrebbe essere libero, nel
proprio privato, di comportarsi come vorrebbe e che il giudizio negativo che stiamo dando
deriva da un nostro canone, ottimo per noi, ma
non necessariamente per altri. Ci poniamo sul
pulpito e ci arrocchiamo il diritto di poter dire
cosa sia buono o meno.
Potremmo invece considerare la possibilità che
siamo tutti diversi e che la bellezza degli uomini
sta proprio nella loro diversità; potremmo cominciare a pensare che la comunanza di pensiero tra le persone non deve portarle ad essere tutti cloni e che possiamo, anzi dovremmo,
usare le nostra mente in modo differenziato,
anche per far progredire la nostra specie. Potremmo cominciare a smettere di interessarci
troppo della vita altrui, di spiarli attraverso una
telecamera, un telefono o la finestra del cortile;
e magari avremmo più tempo per dedicarci alla
nostra…di vita!
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Adam Robert Ryan, detective della omicidi e
voce narrante del libro, nasconde nel suo passato di bambino un orribile segreto: la scomparsa dei suoi migliori amici. Ragazzini di dodici anni, pieni di vita e di fantasia, appassionati
esploratori del bosco della zona di Knocknaree, nella contea di Dublino, e grandi conoscitori dei sentieri nascosti dalla fitta selva, un
pomeriggio come tanti svaniscono nel nulla.
Solo Rob Ryan viene ritrovato. Immemore degli
avvenimenti che hanno coinvolto lui ed i suoi
amici, viene portato lontano da Knocknaree
dai genitori, grati che il loro bambino sia stato ritrovato quasi del tutto illeso. I signori Ryan
decidono di trasferirsi per provare a dimenticare quell’orribile evento, così facendo credono di poter sistemare ogni cosa. Subito dopo
Rob viene mandato a studiare in Inghilterra per
allontanarlo dalla pressione fatta dai poliziotti,
che cercano di comprendere l’accaduto e tentano di ritrovare i corpi degli amici di Robert.
Nessuna ricerca e nessun metodo risultano
vincenti.
Quando Rob ritorna in Irlanda è ormai un uomo
cinico, lucido, disilluso. Entra in polizia e dopo
qualche tempo viene ammesso nella prestigiosa Squadra Omicidi. Entra in scena una giovane donna, Cassie Maddox, un enigma per i colleghi più anziani, unica donna della Squadra.
Tra lei e Rob nasce una bellissima amicizia,
accompagnata da molta confidenza. Formano
una coppia molto affiatata sul lavoro.
Un giorno, per uno strano gioco della Sorte,
viene loro affidato un caso di omicidio avvenuto a Knocknaree. Una ragazzina con un brillante futuro come ballerina classica è stata ritrovata cadavere su di un altare di origine celtica
in una zona di scavo. Il sito archeologico è in
procinto d’essere distrutto per creare un’autostrada e la vittima era la figlia minore dell’uomo
che ostacolava tale progetto.
L’intrigo politico s’intreccia al dramma familiare, un quadro ricco di personaggi ben tratteggiati e una trama avvincente si snoda lungo
tutto il volume.
Una realtà variopinta in cui giovani ragazzi
ingenui e creduloni si mescolano nel libro a
ragazzi scaltri dal passato non limpido, che
crescendo hanno preso strade differenti, alcuni si ritrovano detenuti in prigione, altri sono
divenuti uomini di famiglia. Troviamo ragazze
spudorate, che non esitano un secondo a mentire e ingannare, altre ingenue e dipendenti da
figure familiari ambigue, madri apprensive accecate dall’amore per i loro figli.
Storie del passato, leggende e miti s’intrecciano tra loro creando un’atmosfera inquietante e
suggestiva, che richiama alla mente i Druidi ed
i loro rituali.
Ma l’autrice di questo libro, Tana French, va
oltre!
Ci fa assaporare solo di passaggio la superstizione riportandoci con i piedi per terra, ben
saldi al mondo contemporaneo e alle sue trappole. Ci lega alle persone e alle loro parole,
ai loro cenni, agli sguardi, alle loro passioni e
sentiamo, come se assaporassimo una pietanza, che qualcosa ci sfugge…
E’ proprio questo il mistero del Bosco.
Un thriller psicologico avvincente che vi catturerà sempre di più nel corso della lettura, sia
per la sua trama che per le riflessioni e le battute pungenti e sarcastiche di questi due detective dall’umanità tanto palese.
Devo però esprimere un po’ di delusione per la
conclusione quasi semplicistica dell’indagine,
ma il percorso compiuto dai detective Ryan e
Maddox risulta, a mio parere, estremamente interessante, in particolar modo a livello di
crescita umana.
recensioni
Nel bosco
Auguro una buona lettura a tutti coloro che
vorranno calarsi nell’atmosfera metaforica -e
non- del bosco e dei suoi misteri e… Attenti
alle spalle!
Marta Leali
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la nostra storia - personaggi
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Vincenzo Gitti 1856-1945
professore universitario e cultore del nostro dialetto
Gitti Vincenzo Teodoro Maria nacque a Guidizzolo il 12 giugno 1856, battezzato il 14. Suo
padre gli impose il suo stesso nome. Vincenzo
padre era artigiano, fabbro falegname. Dopo il
matrimonio (1850) con Cavagnari Domenica, la
sposa proveniva da famiglia agiata, avviò un
commercio di drogheria e privativa con negozio in via della Piazza (oggi via Vittorio Veneto).
Vincenzo completò a 16 anni gli studi di economia e ragioneria, studi che a quell’epoca non
concludevano con un diploma, come sarebbe
oggi la maturità, ma costituivano titolo che dava
accesso all’Università.
Nel 1875, appena iscritto al IV anno di Economia a Torino, fu chiamato ad insegnare all’Istituto Germain Sommeiller.
Emilio Broglio (1814-1892) economista di fama,
deputato al Parlamento e ministro dell’Istruzione, fu tra i suoi professori all’Università. Nel
1878 il prof. Broglio portò con sè a Roma il ventiduenne Vincenzo a tenere un discorso alla Camera. Tema centrale del discorso il porre più attenzione alla figura del ragioniere e alla stessa
materia della ragioneria. Dopo la relazione del
prof. Broglio fu annunciato l’intervento del prof.
Gitti. Tutti si aspettavano di vedere un anziano
canuto e invece salì sulla tribuna uno sbarbatello che con garbo e fermezza illustrò e ribadì
gli argomenti esposti dal suo professore.
Vincenzo fu per anni docente all’Università di
Torino, tra i luminari della Ragioneria in Italia,
teorico e pioniere della contabilità aziendale.
Tra le sua numerose pubblicazioni sono rimarchevoli “Gli autori classici della partita doppia”
e “Il passato e l’avvenire della Ragioneria”.
Impegnato a Torino nell’insegnamento universitario non interruppe il legame con il paese
nativo e con il mantovano. A Guidizzolo fu consigliere comunale negli anni 1890-1892, a Mantova fece parte del Consiglio provinciale.
A Guidizzolo ebbe varie proprietà, la Cà Nova, le
corti Gittina e Nottina, casa di civile abitazione
in via di Mezzo (oggi al civ. 33) con annessi fab-
bricati rustici. Nel 1925 era disponibile a cedere
a modico prezzo al Comune alcune biolche di
terreno dell’ortaglia di via Roma dove spostare
il mercato-bestiame.
Favorì pure alienando una casa di sua proprietà
sulla via della Piazza l’apertura per consentire
l’accesso alla strada nuova, via IV Novembre,
inaugurata nel 1929.
Nel XIX secolo nelle Università e in particolare
nelle facoltà scientifiche era dominante il pensiero positivista al quale probabilmente aderì il
prof. Gitti.
A Guidizzolo da Brichetti Giulia ebbe tre figli,
due morti infanti e Nottina, da lui riconosciuti
mentre a Torino ebbe un’altra figlia, Vincenzina
Carissimo, che pure riconobbe.
Tra ‘800 e ‘900 non era raro che un intellettuale
unisse in sè cultura scientifica e cultura umanistica. Così il Prof. Gitti era fornito di notevole
cultura letteraria e si appassionò pure al dialetto. Partecipò a una sorta di gara, la traduzione in dialetto di una novella del Boccaccio, la
novella nona della prima giornata, breve e una
delle più lineari del Decamerone.
Parteciparono altri studiosi o professionisti di
Cavriana, Mantova, Ostiglia, Bozzolo, Canneto
e Castiglione.
Il dialetto parlato a Guidizzolo e nei paesi circonvicini può ritenersi come l’anello di congiunzione fra il dialetto mantovano e il bresciano, quantunque s’accosti maggiormente a
quest’ultimo.
Per il testo del Boccaccio si rimanda al Decamerone, qui di seguito si riporta la versione dialettale del Gitti, pubblicata da Giancarlo Schizzerotto nel 1985.
Ghè dise doca chè ai tèmp (ovvero, ch’en di
tèmp) dèl prim Rè dè Sipro, dopo chè Goffredo
dè Bugliù lìa ciapat la Tera Santa, ghè succèss
chè ‘na gran sciora dè Guascogna le ‘ ndada per
dèoziù al Santo Sepolcro, e ‘ ndel tùrna, quand
le riada a Sipro le stada insultada dè qualche
balos, Tòta fòra dè le per ste roba la vùlia enda
dèl Rè a lamentass, ma vargu i ga dit chèl arass
trat vià el tèmp perchè el Rè l’era’ n hom (ovvero, un om) isè dè poc, chè oltre no esser gna bù
dè vindicà le ofese fade a j ‘atter, el sùppùrtaa
aca quile chi ga faa a lu; e sucidia che tòcc quii
che ghia vargot contra lu, i se sfogaa col dighen
de tòte le sorcc La sciora quand la sintì ste laur,
senza speranza dè vindicass, e per cunsulass a
la mei, la se risolta de cujonà la piccolessa dèl
Rè (ovvero, la se risolta dè tô en gir chel Rè isè
cojò); per far quest le ‘ndada dè lu cole lagrime
a j’occ, e la ga dit: «Car el me Scior, me no ègn
miga davanti a te cola speranza de vindicam da
quel chi ma fat, ma per prègat almen chè te me
dise come te fe a sùppùrta tôte, le ofese, ch’i
me dis, chi ta fa: disemel e isè pùdaro empara
a sùpùrta la mia, e Dio sa, s’el pudess fa, come
te la daress unterà a te, che te se isè brao da
sùppùrtan tante»,
El Rè chè fin alùra l’era stat isè trascurat e isè
peger, come se el se fes dèsmiziat tôt en dè
‘na olta, la scomenziat a vindicà come va l’ofesa chi ghia fat a sta sciora, e le devèntat el pô
grand nemich de tôcc quii che dop ste laur es
fat vargot contra l’ onùr de la so corùna.
Sembra che il Gitti abbia tradotto in dialetto anche alcuni episodi dell’Inferno dantesco, ma al
momento non abbiamo un riscontro certo.
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Don Abbondio...
recensioni
e tutti quelli che non son nati con un cuor di leone
Francesca Pesci
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“Per una di quelle stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del
giorno 7 Novembre dell’anno 1628, don Abbondio […]. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e
talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi questa nell’altra
dietro la schiena, proseguiva il suo cammino,
guardando a terra, e buttando con un piede
verso il muro i ciottoli che facevano inciampo
nel sentiero.”
Manzoni scrive e dipinge, fotografa. La passeggiata e i gesti di questo curato, divenuto figura
paradigmatica della letteratura italiana, sono
come un’istantanea scattata dal narratore che
ci introduce alla conoscenza di don Abbondio,
di cui già il nome anticipa la sua pigra (e forse
ottusa) abitudinarietà. Sì, perché don Abbondio,
dispiace dirlo, non è solo il sacerdote che si dedica a passeggiate meditative e alla preghiera,
ma anche colui che camminando butta con un
piede i ciottoli d’inciampo nel sentiero. Fuor di
metafora, colui che non affronta i problemi, ma
li scansa. Sapienza narrativa di Manzoni che
ci fa percepire un’attitudine del personaggio
celandola in un gesto ordinario, quasi banale,
come quello di calciare un sassolino.
Don Abbondio scansa i sassolini, ma non può
evitare il macigno don Rodrigo, il quale – tramite i due bravi – gli ordina di non celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia: “Questo matrimonio
non s’ha da fare, né domani, né mai”. “Il povero
curato”, come si autodefinisce don Abbondio,
non sa opporsi a questa figura del potere e finisce con l’inchinarsi: “Disposto… disposto
sempre all’ubbidienza”. E così abdica alla propria responsabilità di sacerdote e alla propria
coscienza di uomo.
Lui che si sentiva “un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi
di ferro” si era reso conto che l’unica via di
salvezza (o meglio, l’unica via per salvarsi la
pelle) era quella di “scansar tutti i contrasti e
nel cedere in quelli che non poteva scansare”.
La sua bandiera era “neutralità disarmata in
tutte le guerre”. E se proprio il contrasto era
inevitabile, “stava col più forte, sempre però
alla retroguardia, e procurando di fare vedere all’altro ch’egli non gli era volontariamente
nemico; pareva che gli dicesse: ma perché non
avete saputo essere voi il più forte? Ch’io mi sarei messo dalla vostra parte”. L’atteggiamento
del curato sprofonda ancor più quando “declamava contro que’ suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan le parti d’un debole oppresso,
contro un soverchiatore potente. Questo chiamava un comprarsi gl’impicci a contanti”.
Manzoni riconosce in questo atteggiamento
un “sistema di quieto vivere”. Se la sorgente di
tale comportamento è la paura (“non era nato
con un cuor di leone”), la foce è l’incapacità di
leggere la realtà, o meglio il dare della realtà
una lettura aberrante e limitante. Tant’è che di
fronte al flagello della peste, lui sacerdote, non
sa far altro che leggervi una scopa nelle mani
della Provvidenza, dimenticando che per quella
causa erano morti non solo i prepotenti come
don Rodrigo, ma anche moltissimi innocenti.
Nonostante tutto ciò, don Abbondio rimane tra
i personaggi manzoniani ricordati con simpatia.
Ancora una volta merito della sapienza (questa
volta non solo narrativa) di Manzoni, che condanna l’atteggiamento, ma non la persona che
lo assume, alla quale lascia una possibilità di
riscatto e che chiama bonariamente “ il nostro
don Abbondio”.
L’autore richiama ciascuno alle proprie responsabilità e alla necessità di rispondere alla propria coscienza per ogni azione che compiamo
(o non compiamo). Perché, dispiace dire anche
questo, don Abbondio non è solo quello che
passeggiava bel bello la sera del 7 Novembre
1628.
Manzoni fa breccia non solo nei nostri cuori di
appassionati lettori a un livello emozionale, ma
anche nella nostra attualità, con una denuncia
velata di ironia contro i don Abbondio di tutti i
tempi che abbracciano un “sistema di quieto
vivere” che mira solo alla propria tutela e va a
scapito dei più deboli.
Games area
a cura di Davide Truzzi
I lettori possono suggerire argomenti che siano di interesse generale
Call of duty: modern warfare 2
Con il passare degli anni l’industria videoludica mondiale ha subito forti mutamenti e grandi
incrementi qualitativi, ridefinendo il concetto
stesso del termine “videogioco” che da semplice accozzaglia di pixel è divenuto un vero
e proprio strumento espressivo e di intrattenimento digitale capace di raggiungere vette di
straordinaria eccellenza. Esempio lampante di
questo concetto è rappresentato dal nuovo capitolo della pluripremiata saga “CALL OF DUTY”,
intitolato “MODERN WARFARE 2 “. In questo videogame, sviluppato dalla casa di produzione
Infinity Ward e disponibile per Xbox 360, Pc e
Ps3, il giocatore sarà chiamato a vestire i panni
di valorosi soldati impegnati in un duro conflitto mondiale situato, temporalmente, in un non
lontano futuro. La struttura narrativa si sviluppa
attraverso 2 filoni differenziati ma paralleli , seguendo le vicende di due squadre con obbiettivi diversi ma accomunate dallo stesso scopo:
stanare un terribile e spietato terrorista.
Il gameplay si presenta come un classico videogame del genere “sparatutto”, in cui il giocatore, attraverso una visuale in prima persona, è
chiamato a svolgere missioni di vario genere:
dal sabotaggio alle infiltrazioni nelle zone nemiche, da salvataggi a disperate corse contro
il tempo. Ciò che rende straordinaria l’intera
esperienza è però l’incredibile taglio cinematografico dato all’intero videogame: ogni missione è infatti costellata da colpi di scena, sequenze cinematiche degne di un film holliwoodiano
e da una colonna sonora composta dal famoso
compositore Hans Zimmer.
Completata l’avventura a singolo giocatore, il
gioco offre la possibilità di competere online
con giocatori di tutto il mondo in frenetiche sfide multigiocatore oppure in speciali missione
cooperative.
Analizzando in conclusione l’aspetto puramente tecnico di CALL OF DUTY: MODERN WARFARE 2, il gioco presenta uno dei comparti grafici
più impressionanti dell’attuale generazione
videoludica grazie a texture dettagliatissime,
effetti particellari fotorealistici e un elaborata
illuminazione dinamica.
Un esperienza quindi da vivere e da giocare
con il fiato sospeso, consigliata però, è giusto
sottolinaearlo, a giocatori adulti.
it
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GRUPPO MICOLOGICO NATURALISTICO
“COLLI MORENICI”
Notiziario del Gruppo Micologico Naturalistico “Colli Morenici” - a cura di Giorgio Arienti
Come riconoscere i funghi commestibili
e i loro sosia velenosi a confronto
Quinta parte- fine
Pur consapevole di presentare un lavoro abbastanza impegnativo per i più, la mia fatica
sarà ricompensata se esso potrà contribuire a
ridurre i casi di intossicazione, purtroppo non
infrequenti proprio per la facile confusione che
talvolta può aversi tra funghi mangerecci e funghi velenosi.
CHROOGOMPHUS HELVETICUS
commestibile
Corpi fruttiferi rapidamente viola alla cottura.
Lamelle: ben presto decorrenti sul gambo, da
arancio-rosa o color albicocca o nerastre.
Spore: nere in massa, ellittico-allungate, lisce.
Carne: arancio rosata ma viola ametista alla
cottura.
Odore: debole, a volte un po’ di acido fenico.
Habitat: soprattutto in montagna sotto peccio
e cirmolo.
CORTINARIUS ORELLANUS
mortale (sindrome orellanica)
Corpi fruttiferi mai di colore viola alla cottura.
Lamelle: uncinate, da fulve a color ruggine.
Spore: fulvastre in massa, amidgaliformi,
verrucose.
Carne: da pallida a giallastro fulvo, non viola
alla cottura.
Odore: debole, un po’ rafanoide, meglio strofinare o sezionare il carpoforo.
Habitat: prevalentemente in boschi di faggio,
castagno, quercia, sia in pianura che in collina, raro sotto conifere in montagna, fedele
nei luoghi di crescita
Quinta Essenza
Note tecniche tratte da:
COME RICONOSCERE I FUNGHI
di Riccardo Mazza
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Tour alternativo
Seconda tappa
Il lusinghiero successo della prima tappa di questo mio tour mi spinge ha proporne il naturale
proseguo attraverso la visita ad altri luoghi significativi del passato e del presente. Lo studio e la
ricerca sono sempre molto impegnativi e faticosi, ma nulla in confronto agli sforzi di tutti coloro
che quotidianamente lavorano per migliorare il nostro paese e la nostra cultura.
Giusi Nobilini
Tombini fioriti
Arredo urbano di interessante e inquietante
modernità. Aspettiamo
la presentazione ufficiale, ma da fonte certa ho
saputo che le opere sono
state appositamente create da un importante artista straniero, in Italia per
partecipare alla Biennale.
Quale ghiotta occasione!
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Notiziario del Corpo Bandistico di Guidizzolo - a cura di Francesca Cappa
4 Novembre
E’ il giorno in cui si festeggia la fine della prima guerra mondiale, dove la comunità commemora i caduti
e li ringrazia per i servizi resi alla patria.
Il servizio ha toccato le nostre frazioni, Rebecco e
Birbesi per terminare in paese e rendere omaggio al
monumento ai caduti in p.zza Mutti.
Il tempo non è stato per nulla clemente ma questo
non ha impedito il regolare svolgersi della manifestazione ed anche sotto la pioggia battente il Corpo
Bandistico ha reso onore ai caduti attraverso le note
dell’Inno di Mameli e della Leggenda del Piave per
riportare la memoria dei presenti a quei tempi difficili.
Sarà anche l’occasione per presentare i nuovi ragazzi che entreranno così a far parte della Banda,
ma soprattutto per poter porgere a tutti i presenti i
nostri migliori auguri di un Buon Natale e di un felice
2010.
Santa Cecilia
Il 22 novembre è stato un giorno importante per i
nostri musicisti perché hanno festeggiato la loro patrona Santa Cecilia.
La giornata si è svolta all’insegna della tradizione
con la partecipazione alla S. Messa delle ore 11.00,
durante la quale sono stati eseguiti brani come l’
Adagio di Albinoni, Ammerland di Jacob de Haan,
l’Ave Verum e per finire Fanfare and Ceremony.
Al termine della celebrazione la festa è continuata
con il consueto lauto pranzo in compagni di parenti
e amici.
La magia di questa giornata consiste proprio in questo, stare tutti insieme per rendere grazie a colei che
protegge questa grande passione, la Musica.
Concerto in S. Luigi
L’ultimo impegno in programma per il 2009 sarà a Castiglione delle Stiviere nella Chiesa di S. Luigi la sera
del 20 dicembre alle ore 21.00, dove il Corpo Bandistico supporterà il Concerto della corale del luogo.
Concerto di Natale
Il 2009 è stato un anno intenso e ricco di impegni,
ma anche una stagiona piena di festeggiamenti per
solennizzare il 170° anno di fondazione del Corpo
Bandistico.
Ovviamente il modo migliore per concludere questo
periodo è un concerto, il Concerto di Natale, che si
terrà presso la Chiesa parrocchiale sabato 19 dicembre alle ore 21.00.
Come ogni anno ci saranno novità, il repertorio è
stato completamente rinnovato, il programma scelto
vedrà l’esecuzione di brani classici, di colonne sonore famose e di pezzi originali per Banda.
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