Il film. Due prestigiosi riconoscimenti, il Gran Prix al

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Il film. Due prestigiosi riconoscimenti, il Gran Prix al
FROZEN RIVER – FIUME DI GHIACCIO
Titolo originale: Frozen River; regia e sceneggiatura: Courtney Hunt; fotografia: Reed Dawson Morano;
montaggio: Kate Williams; scenografia: Inbal Weinberg; costumi: Abby O'Sullivan; musiche: Peter Golub e
Shahzad Ali Ismaily; interpreti: Melissa Leo (Ray Eddy), Misty Upham (Lila Littlewolf), Charlie McDermott
(T.J.), Michael O'Keefe (Trooper Finnerty), Mark Boone Junior (Jacques Bruno), James Reilly (Ricky), Jay
Klaitz (Guy Versailles); produzione: Chip Hourihan e Heather Rae; distribuzione italiana: Archibald; durata:
97'; origine: Usa, 2008.
Il film. Due prestigiosi riconoscimenti, il Gran Prix al Sundance del 2008 e il premio del
Noirinfestival 2008, e due candidature all'Oscar, quella per la miglior attrice (l'eccellente Melissa
Leo, già apprezzata in 21 grammi e Le tre sepolture) e quella per la miglior sceneggiatura originale
della regista Courtney Hunt, fanno intuire i pregi di quest'opera prima, un singolare thriller al
femminile, che veicola messaggi di grande valore con un linguaggio scarno ed essenziale, ma,
proprio per questo, particolarmente efficace e ricco di verità.
La vicenda è ambientata al confine tra lo Stato di New York e il Canada, in prossimità di una
riserva indiana del popolo Mohawk, pochi giorni prima del Natale. Ray è una donna di mezza età,
non più fiorente, che vive in una casa di latta con due figli, il quindicenne T.J. e il piccolo Ricky, cui
deve provvedere, soprattutto quando il padre, afflitto dal vizio del gioco, abbandona la famiglia
rubando i soldi che dovevano servire per l'acquisto di una casa prefabbricata: sogno che ora
sembra irraggiungibile. Ray fa appello a tutte le proprie forze. Va a cercare il marito in una casa da
gioco e trova la sua macchina abbandonata che viene rubata proprio sotto i suoi occhi da una
donna indiana, Lila, che vive nella riserva. Ray, nel tentativo di recuperare l'automobile, viene
coinvolta da Lila in un'attività illegale, quella di trasportare nel baule della macchina degli immigrati
clandestini (soprattutto cinesi) che vogliono varcare il confine attraverso il fiume San Lorenzo che,
essendo ghiacciato d'inverno, diventa una via alternativa al ponte controllato dalla polizia di
frontiera. La collaborazione tra le due donne è inizialmente conflittuale. Entrambe vogliono
racimolare dei soldi: Ray per poter acquistare l'agognata casa e Lila, che è rimasta vedova, per
poter recuperare il proprio bambino di un anno che le è stato sottratto dalla suocera. Ma poco alla
volta il rapporto umano e la solidarietà femminile sembrano prendere il sopravvento. I viaggi per
trasportare i clandestini si moltiplicano, non senza problemi o imprevisti. Tuttavia le due donne
sembrano essere sul punto di risolvere i propri problemi. Manca solo un ultimo viaggio per
raggiungere la cifra necessaria. Ma le cose si complicano e le due donne, inseguite dalla polizia,
fanno in tempo a rifugiarsi nella riserva; ma la macchina si blocca per il cedimento del ghiaccio. È il
momento della resa dei conti. Lila viene espulsa dalla comunità indiana per cinque anni, ma la
polizia americana vuole, oltre alle due cinesi clandestine, qualcuno da punire in modo esemplare.
Se Ray scappa, sarà Lila ad essere arrestata e non avrà più la possibilità di riavere il suo bambino.
Ray, pensando ai suoi figli, se ne va. Ma poi ritorna e si consegna alla polizia: essendo bianca se
la potrà cavare con quattro mesi di prigione. E Lila, recuperato il bambino, potrà prendersi cura
anche dei figli di Ray in una sorta di famiglia allargata dove sembra rinascere la speranza e dove
finalmente riaffiora il sorriso.
Il racconto segue lo sviluppo cronologico della vicenda, ma utilizza con frequenza il montaggio
parallelo dando vita a due grossi filoni strutturali, che si potrebbero definire il filone dei viaggi
quello strutturalmente più importante, e il filone “familiare”, meno rilevante, ma comunque utile
per esprimere l'idea centrale.
Prima di analizzare i due filoni, è però necessario soffermarsi sull'introduzione del film. La prima
immagine rappresenta un deserto di ghiaccio. Con una lenta panoramica si passa poi a un campo
lunghissimo in cui il ghiaccio del fiume sembra fondersi con un cielo plumbeo e minaccioso solcato
dal volo di alcuni uccelli. Poi l'immagine si sofferma sulla rete metallica e sul filo spinato che
costeggiano un ponte sul quale si trova un cartello con scritto:«Welcome to the USA» e con l'invito
a farsi riconoscere e a dichiarare le merci in transito. Poi appare il titolo del film e un altro cartello
che dice: «Welcome to Massena – Gateway to the forth coast». Sono certamente indicazioni di
tipo geografico che indicano un luogo di frontiera e le condizioni climatiche ed ambientali che lo
caratterizzano, ma, come si capirà meglio nel prosieguo, lo squallore del posto descritto non è
soltanto un fatto fisico, ma anche l'indicazione di una realtà sociale e morale. Se ne ha subito la
riprova quando l'immagine introduce la figura della protagonista, Ray, sullo sfondo di una casa
fatiscente. La donna si trova in una macchina con la portiera aperta. L'immagine panoramica su di
lei fino a mostrarne il volto sfatto e piangente, mentre fuma nervosamente. Il cassettino del
cruscotto aperto fa capire che qualcosa è stato trafugato. Poco più tardi, quando arriva il camion
per consegnare la casa prefabbricata, veniamo a sapere che in quel cassettino c'erano i soldi che
dovevano servire per pagare la casa; soldi rubati dal marito, Troy, di cui Ray non riuscirà più a
trovare traccia. Ray dimostra comunque di essere una donna energica che sa reagire alle
difficoltà. Si oppone alla proposta del figlio quindicenne, T.J., di andare a lavorare. Manda i figli a
scuola e lei, prima di tornarsene nel supermercato dov'è impiegata part-time, va a cercare il marito
nella sala Bingo.
IL FILONE DEI VIAGGI.
Primo viaggio. Quando la macchina di Troy, abbandonata, viene rubata da Lila, Ray reagisce
prontamente ed insegue la donna che vive in una roulotte in mezzo al bosco innevato. Ne nasce
uno scontro. Ray spara sulla roulotte e cerca di riportarsi via la macchina rubata, ma non ce la fa.
Lila allora le propone di venderla a un tizio che fa del contrabbando. Inizia così l'avventura del
trasporto dei clandestini. Senza soffermarsi su tutti i particolari narrativi, è opportuno analizzare
l'evoluzione del rapporto tra le due donne, che diventa una vera e propria chiave di lettura. In
questo primo viaggio predominano il sospetto e l'inganno. Ray all'inizio domina il gioco e tiene la
pistola puntata contro Lila per paura di qualche sorpresa. Le due donne attraversano il fiume
ghiacciato, in territorio Mohawk, e l'immagine le riprende con angolazione dall'alto e poi in campo
lungo in mezzo a quell'inferno di ghiaccio. Quando Ray si rende conto di che cosa effettivamente
si tratta, si oppone, ma Lila si impossessa della pistola e, promettendole la metà della cifra
incassata, la obbliga praticamente a portare a termine la consegna dei clandestini. Finirà con una
colluttazione: Ray resta ferita, ma riesce a tenersi la macchina; Lila se ne va a piedi tenendosi tutti
i soldi. Vale la pena di sottolineare l'importanza che, durante tutto il film, acquistano i soldi:
l'immagine li inquadra spesso e la preoccupazione principale delle due donne sembra essere
quella di contarli. Inoltre, nonostante il conflitto che caratterizza questo primo incontro, è
significativo che ad un certo punto Lila chieda a Ray come mai suo marito se ne sia andato e le
confidi che il suo sia morto attraversando il fiume: c'è già un piccolo riferimento al secondo filone,
quello che si è definito “familiare”.
Secondo viaggio. Ray cerca di ottenere un lavoro a tempo pieno per poter guadagnare di più, ma
il suo principale glielo nega. La donna allora torna da Lila per reclamare la sua parte di soldi. Ma,
quando viene a sapere che «i soldi sono finiti», prende l'iniziativa: «Andiamo a prendere altri due
cinesi». Il suo unico scopo è quello di racimolare quel tanto che basta per pagare la casa; poi,
dice, «mi chiamerò fuori». Ancora una volta le due donne si avventurano in quel paesaggio
glaciale, ma questa volta da complici. Inizia un dialogo tra due donne che hanno lo stesso
obiettivo, i soldi, ma anche un'esperienza di vita che le accomuna: entrambe sono senza marito ed
entrambe hanno dei figli. Ed è naturale che il discorso verta proprio sui figli e che Ray resti colpita
quando viene a sapere che il bambino di Lila è stato rubato dalla suocera. Il clima è sereno e
favorisce le confidenze. Dopo aver passato la frontiera le due donne si separano. Ray si tiene tutti
i soldi, così ora sono «pari». E Ray arriva a casa appena in tempo per pagare la rata del televisore,
prima che le venga sequestrato. Ray ora è felice e racconta a T.J. di essere stata nominata vice
direttrice al supermercato. Ma il Natale è vicino ed è necessario comprare i regali da mettere sotto
l'albero. Inoltre occorrono altri soldi per la rata della casa.
Terzo viaggio. Ray ritrova Lila. La donna, che aveva trovato un lavoro come telefonista presso il
consiglio tribale, è appena stata licenziata per la sua scarsa vista. Inizia così il terzo viaggio. È
importante sottolineare che prima di intraprendere il viaggio, Lila, con una scusa, si fermi al
distributore e vada a vedere – quasi di nascosto – il suo bambino. È un momento di grande
intensità: non solo per Lila, ma anche per Ray che s'accorge della cosa. Poi le due donne partono.
Ma questa volta c'è un imprevisto: i clandestini da trasportare non sono cinesi, ma pakistani e si
portano appresso una grossa borsa. Ray ha paura e vorrebbe tornare indietro. Ma bisogna fare in
fretta; le condizioni meteorologiche stanno peggiorando e non c'è tempo per discutere. Ma Ray,
che sospetta che la borsa possa contenere materiale pericoloso («Energia nucleare, gas velenoso;
ci può essere di tutto lì dentro») la abbandona in mezzo al fiume ghiacciato. Ma, una volta giunti a
destinazione, vengono a sapere che in quella borsa c'era un bambino, il figlio della coppia di
pakistani. Le due donne non hanno esitazione: «Dobbiamo tornare indietro». In piena notte e
sfidando le intemperie, riescono a ritrovare la borsa. Ma il bambino sembra essere morto
assiderato. Cercano di scaldarlo e, dopo un po', quasi miracolosamente, il bambino riprende a
muoversi. Particolarmente commovente è la scena in cui il bambino viene riconsegnato alla madre:
l'immagine si sofferma sui volti di quelle tre donne che esprimono la forza di un amore capace
quasi di operare “miracoli”. Il rapporto tra le due donne si è ulteriormente approfondito, dando
origine ad un gesto condiviso di solidarietà e di altruismo. Da notare che Lila sembra essere
più sensibile e profonda di Ray. Infatti quest'ultima, nonostante tutto, esprime preoccupazione per i
regali da mettere sotto l'albero e non crede al “miracolo”, mentre Lila, che non crede al Natale, non
si preoccupa dei regali ed è convinta che sia stato il Creatore a ridare la vita al bambino. Al termine
del viaggio le due donne si dividono amichevolmente i soldi (è la prima volta) e si lasciano
facendosi gli auguri.
Quarto viaggio. Questa volta è Ray che va a cercare Lila per fare l'ultimo viaggio, quello che
dovrebbe garantire il pagamento della casa. Lila, che ora ha messo gli occhiali e ha trovato un
lavoro, è riluttante, ma accetta quando Ray le promette che l'aiuterà a recuperare il suo bambino.
Nasce un vero e proprio patto tra le due donne che si rimettono in macchina, dopo che Ray ha
versato la penultima rata per l'acquisto della casa. Ma nella riserva non ci sono clandestini ed è
quindi necessario andare a Montreal. Come detto, le cose si complicano: Ray resta ferita e le due
donne devono scappare perché inseguite dalla polizia. Riescono ad entrare nella riserva indiana,
ma il ghiaccio questa volta si rompe e sono costrette a fuggire a piedi, senza dimenticare di portare
i soldi con sé.
Conclusione. La situazione si fa drammatica. Ray non ha nessuna intenzione di consegnarsi alla
polizia, ma Lila viene punita dal consiglio tribale con l'espulsione dalla riserva e si troverebbe così
nella condizione di essere arrestata. Per lei ciò significherebbe non poter più rivedere suo figlio.
Ray fa valere le proprie ragioni: «I miei figli hanno soltanto me…almeno tu hai una famiglia che si
occuperà di lui». E, coerentemente, se ne va verso casa approfittando del buio della notte. Ma poi,
improvvisamente, ritorna e fa il grande gesto: affida la sua famiglia a Lila e si fa arrestare.
Il rapporto tra le due donne ha raggiunto il vertice: la capacità di sacrificarsi per l'altra in forza di
un amore che sa superare le tentazioni egoistiche e si apre ad un rapporto privo di confini.
Significativa la risposta che Ray dà al poliziotto che le chiede se ha bisogno di qualcuno che si
prenda cura dei figli: «Ho già qualcuno…un'amica».
IL FILONE “FAMILIARE”.
Si è già detto che tutto il materiale narrativo portante, quello dei viaggi e del rapporto tra le due
donne, viene spesso montato in parallelo con altri episodi che sembrano non entrare direttamente
nella tematica del film. Sono gli episodi, grandi e piccoli, che si riferiscono alla vita familiare delle
due donne. Ray viene spesso mostrata nel suo rapporto con i figli. Ricky è un bambino solare e
sempre allegro, ma T.J. è spesso problematico e le sue discussioni con la madre sono all'ordine
del giorno. Il figlio rimprovera alla madre di non lasciarlo andare a lavorare, di essere stata troppo
dura nei confronti del padre; si lamenta per il cibo (pop-corn e aranciata) e prende delle iniziative
che provocano la reazione di Ray, anche se poi, alla fine, i due si abbracciano teneramente. T.J. si
prende anche cura del fratellino e cerca, pur usando metodi poco ortodossi, di farlo felice
procurandogli quella play station cui il piccolo teneva tanto. Per quanto riguarda Lila, si possono
citare quei momenti, molto intensi, in cui la donna spia il suo bambino e cerca di provvedere al suo
mantenimento cercando di fargli arrivare quei soldi così rischiosamente guadagnati. Senza
soffermarsi ulteriormente nella descrizione di tali nuclei narrativi, si può concludere osservando
che tale filone, che decisamente possiede un certo peso strutturale, rappresenta la condizione di
partenza delle due donne ed anche la motivazione profonda del loro agire.
Significazione. L'introduzione del film rappresenta, come detto, l'ambiente sociale e morale che
fa da sfondo alla vicenda. Il secondo filone presenta la situazione drammatica di due donne
senza marito che amano profondamente i propri figli e sono disposte a tutto per garantire loro la
sopravvivenza. Per far questo – in un mondo chiuso, freddo e squallido – è necessario agire senza
scrupoli e con una buona dose di egoismo. Il primo filone rappresenta un salto di qualità: proprio
grazie alla sostanziale apertura alla vita e all'amore – tipica dell'animo femminile – è possibile
superare l'egoismo e compiere un gesto di solidarietà nei confronti degli altri, perché se è vero che
i soldi permettono di sopravvivere, è altrettanto vero che solo grazie a certi valori è possibile
vivere in modo autenticamente umano.
Le ultime immagini sono al proposito particolarmente significative. Prima c'è, a tutto schermo,
l'immagine del ghiaccio, simbolo della durezza e dell'aridità che caratterizza il mondo
contemporaneo; poi, mentre si vede finalmente arrivare l'agognata casa, viene mostrato un inedito
quadretto familiare, con quella giostrina sulla quale c'è posto sia per Ricky che per il bambino di
Lila, sotto lo sguardo sereno e sorridente di Lila e di T.J. Là dove regnavano il ghiaccio e il
confine (altra realtà che viene sottolineata dal film) c'è ora posto per il calore umano e per
l'unione delle persone.
Il film, pregevole come fattura e ricco di momenti commoventi, è un inno alla sensibilità dell'animo
femminile, istintivamente aperto ai valori fondamentali dell'esistenza, grazie al quale è possibile
uscire dalle secche di un mondo arido e disumano.
Olinto Brugnoli