Le streghe son tornate 6 scheda - Il cineforum "Il posto delle

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Le streghe son tornate 6 scheda - Il cineforum "Il posto delle
6° film “Cineforum
Il posto delle fragole”
22° edizione
2015-16
LE STREGHE SON TORNATE DI Álex de la Iglesia
Titolo originale: Las brujas de
Zugarramurdi. Regia: Álex de la
Iglesia. Sceneggiatura: Álex de la
Iglesia, Jorge Guerricaechevarria.
Fotografia: Kiko de la Rica.
Montaggio: Pablo Blanco. Musica:
Joan Valent. Scenografia: José Luis
Arrizabalaga, Biaffra. Costumi: Paco
Delgado. Interpreti: Hugo Silva (José
Fernández Cuesta), Mario Casas
(Antonio detto Tony), Jaime Ordóñez
(Manuel Sánchez García), Carmen
Maura
(Graciana
Barrenetxea),
Produzione: Enrique Cerezo, Vérane Frédiani, Franck Ribière per La Fermel
Productions/Arte France Cinéma. Distribuzione: Officine UBU. Durata: 110’. Origine:
Spagna/Francia, 2013.
Non c’è nulla di profondo in ciò che ispira il cinema di Álex de la Iglesia. Si tratta
semplicemente di un irrefrenabile desiderio fanciullesco di divertimento, che si mescola
ubiquo alla dimensione esperienziale di un regista avvinto al suo Paese natale, la Spagna. Il
barbuto basco cinquantenne dimostra anche nella sua ultima opera, Le streghe son tornate
(pacchiana traduzione di Las brujas de Zugarramurdi), di guidare con sicurezza collaudata la
macchina da presa, la quale si trova testimone dell’ennesima zingarata del suo guidatore.
Un racconto che questa volta ha un appiglio nella storia più cupa della Penisola iberica, più
precisamente nel piccolo borgo di Zugarramundì intorno all’inizio del Seicento.
L’inquisizione che portò al patibolo ben dodici donne accusate di essere delle streghe, basta
come spunto a de la Iglesia per far nascere la sceneggiatura.
Così, con l’aiuto del fido Jorge Guerricaechevarria, prende vita questo viaggio spassoso
condotto al ritmo massimo, i cui temi portanti però, attingono dalla contemporaneità più
stringente: sono affrontati nell’ordine, il ruolo sempre più prevaricante della donna, la
congettura economica negativa e la perdita di una coscienza religiosa nazionale. Il tutto con la
solita scanzonata voglia di provocare, con un (cattivo) gusto esplicito per il cinema horror e
per lo splatter più strillato.
D’altronde, solo con questo stile potrebbero convivere gli evocativi titoli di testa, in cui il
volto di Angela Merkel segue quello di famose fattucchiere del passato (con un farsesco gioco
di accostamenti), oppure la rapina compiuta in un compro-oro nel centro di Madrid, da artisti
di strada vestiti rispettivamente da Gesù Cristo, Spongebob e Minnie. Un regista che
gigioneggia consapevole del mezzo, richiamando nello schema il suo Crimen perfecto –
Finché morte non li separi, e stravolgendone repentinamente il registro narrativo. Dal più
classico dei caper movie, si passa agili alle voraci streghe tipiche di un cinema dell’orrore
tutto da omaggiare.
Una metamorfosi che intacca in parte l’effettiva riuscita dell’opera, e che porta de la Iglesia
verso quello che può essere considerato il suo più grande difetto: l’incapacità di non
deragliare, di mantenere il tono e di non farsi prendere la mano spingendo troppo sul
divertissement fine a se stesso. Non a caso, il suo film più importante, Ballata dell’odio e
dell’amore custodiva il piccolo (grande) pregio di far raggiungere l’estasi massima allo
spettatore proprio in un finale evocativo ed emozionante. Unicum in una filmografia che
continua a giovare dei perfetti interpreti e dei continui squarci di cultura pop degli ultimi
trent’anni.
In Le streghe son tornate si distinguono infatti la peccaminosa Carolina Bang (poi divenuta
moglie del regista) e la sempre splendida Carmen Maura, i cui tempi comici dovrebbero
essere studiati anche all’estero. Un rapsodico e ridondante percorso nella Spagna d’oggi,
luogo in cui, nonostante la crisi, è ancora permesso divertirsi (stando pur sempre alla larga dai
paesini più isolati). Andrea Pesoli dalla rivista cineforum
Da Mymovies
Josè non è mai stato un gran lavoratore
e da quando la moglie lo ha lasciato può
vedere solo ogni tanto il figlio piccolo,
così decide di portarlo con sè in una
rapina al termine della quale, dopo un
lungo inseguimento in auto, i due
assieme al complice, l'autista del taxi
che hanno sequestrato e un ostaggio
finiranno in un paese di streghe nel
tentativo di espatriare in Francia.
Le streghe in questione sono interessate al bambino piccolo, perfetto per un rituale che
progettano da tempo e meditano di mangiare gli altri uomini in un grande banchetto, se non
fosse che la più giovane di loro si è invaghita di Josè.
Scritto assieme al solito straordinario Jorge Guerricaechevarria (spalla da cui non si può
prescindere per qualsiasi valutazione sul cinema di de la Iglesia) Las brujas de
Zugarramurdi non fa mai mistero di usare le streghe per parlare di donne con il tono
iperbolico, cattivo e spietato che il regista applica a qualsiasi argomento e dalle cui
esagerazioni riesce ad estrarre le più oneste verità. Le donne sono streghe, tutte. Lo sono
quelle vere, che nel film irretiscono i protagonisti e pianificano l'annichilimento del maschio,
ma lo sono anche quelle che non hanno alcun potere magico, come si intuisce dalla maniera in
cui i protagonisti parlano di loro. Usando infatti come un'arma il terrore degli uomini nei
confronti di fidanzate e mogli, de la Iglesia e Guerricaechevarria si tengono in un miracoloso
equilibrio, capace di condannare e scherzare pesantemente su entrambi i sessi (tanto vili e
scemi gli uomini quanto oppressive le donne), di fatto evitando la trappola della misoginia.
Prossimo film giovedì 12 novembre 2015
Vergine giurata di Laura Bispuri