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L'ANNO DEL GASHERBRUM IV | INTOtheROCKS
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MERCOLED Ì, 02 GENNAIO 2008
L'ANNO DEL GASHERBRUM IV
postato da carlocaccia alle 10:34 in frammenti di storia, karakoram
K2 e Gasherbrum IV: montagne fantastiche, vicine e per certi aspetti simili
nel grandioso Karakoram. Il K2, però, supera abbondantemente la fatidica
quota 8000 - è alto 8611 metri - mentre il quarto fratello della numerosa
famiglia del Gasherbrum la sfiora appena, arrivando a 7925 metri. Il K2 fu
salito per la prima volta, come noto, il 31 luglio 1954 da Achille Compagnoni
e Lino Lacedelli; il gran problema del Gasherbrum IV, invece, è stato risolto
il 6 agosto 1958 – mezzo secolo fa - da Walter Bonatti e Carlo Mauri. La
differenza principale tra le due vie di salita? Semplice: la prima è stata
ripetuta decine di volte, la seconda mai. Diremo di più: il Gasherbrum IV
conta in tutto, oltre alla prima, soltanto tre salite. Nel 1986 gli australiani
Greg Child e Timothy Macartney-Snape con lo statunitense Thomas Hargis
salirono per la cresta nord-ovest (vetta raggiunta il 22 giugno). Fu poi la
volta, nel 1997, dei coreani Yoo Hak-Yae, Kim Tong-Kwan e Bang Yung-Ho
che il 18 luglio giunsero in cima dopo aver superato, in stile assedio, lo
sperone centrale della fantastica parete ovest. È infine del 1999 il successo
di un'altra spedizione coreana, riuscita a ripercorrere la cresta nord-ovest
(in vetta, il 31 giugno, arrivarono Yun Chi-Won e Kang Yeon-Ryong). Il
Gasherbrum IV, però, è stato teatro di un'altra straordinaria impresa, una
delle più grandi dell'intera storia dell'alpinismo. Dal 13 al 26 luglio 1985, in
stile alpino, il polacco Wojciech Kurtyka e l'austriaco Robert Schauer
riuscirono a risolvere il problema della parete ovest (per una linea a destra
di quella dei coreani) raggiungendo la cresta sommitale a quota 7900. I due
fuoriclasse, stremati dalla fatica, non pensarono per un istante di proseguire
fino alla cima vera e propria e, individuata nella cresta nord-ovest l'unica via
di fuga, la percorsero in discesa un anno prima della salita di Child e
compagni. Ma torniamo all'impresa degli italiani: quella scalata, da 50 anni,
occupa un posto speciale nella storia dell'alpinismo e brilla ancora come i
suoi protagonisti o il loro ricordo. Il gruppo, guidato da Riccardo Cassin che
ebbe modo di “rifarsi” dopo l'incredibile esclusione dalla spedizione del 1954
al K2, era composto da Walter Bonatti (un'altra “vittima” del Chogorì), Bepi
de Francesch, Toni Gobbi, Fosco Maraini, Carlo Mauri, Giuseppe Oberto e dal
medico Donato Zeni. Le oltre sette tonnellate di materiale giunsero al campo
base, posto a 5200 metri dove il ghiacciaio Gasherbrum Meridionale
confluisce nel ghiacciaio Duca degli Abruzzi, grazie a circa 500 portatori.
Obiettivo della squadra era il superamento di quella tormentata cascata di
ghiaccio, poi battezzata “Seraccata degli italiani”, oltre la quale, ormai a
circa 7000 metri, si stendeva un vasto ripiano - chiuso a ovest dal
Gasherbrum IV e a est dal Gasherbrum III (7952 m) - che avrebbe permesso
di raggiungere il colle (7100 m) e quindi la cresta nord-est della montagna,
lungo la quale effettuare il gran balzo verso la vetta. Il 9 luglio, sulla cresta,
viene piazzato il campo V (7200 m) e il 10 luglio, come scrive Toni Gobbi in
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una lettera indirizzata al presidente generale del Cai (e pubblicata sulla
Rivista mensile del sodalizio), «Bonatti e Mauri iniziano l'attacco a fondo
della cresta e [...] si innalzano almeno di 200 metri». Gli stessi, il giorno
seguente, «continuano l'attrezzamento della cresta che ora da nevosa si
trasforma in rocciosa, presentando problemi di arrampicata serissima». Il 12
luglio è finalmente superata la Torre Grigia: «Difficoltà sempre forti; almeno
tre tratti più duri del famoso camino Bill del K2. Il tutto però a quote
superiori ai 7350 metri [...]. Il 14 luglio Bonatti e Mauri decidono un attacco
a fondo verso la vetta. Partono alle quattro dal campo V; alle nove hanno
già superata la Torre Grigia, la Terza Torre e sono alla Torre ultima».
Procedono bene e, alle 11.15, sono a quota 7750: la meta è relativamente
vicina ma è ora di rientrare al campo V, dove Walter e Carlo arrivano
stanchissimi. Il 15 luglio comincia un lungo periodo di maltempo che
costringe tutti al campo base. Soltanto verso la fine del mese le operazioni
possono riprendere a pieno ritmo e, il 4 agosto, Bonatti e Mauri giungono ad
un centinaio di metri dalla cresta terminale. Sono però costretti a tornare al
campo VI, attrezzato a quota 7550, dove si fermano anche il giorno
seguente a causa del cattivo tempo. Il 6 agosto, esattamente vent'anni dopo
il successo di Cassin, Tizzoni ed Esposito sullo Sperone Walker della parete
nord delle Grandes Jorasses, «Bonatti e Mauri partono [...] per vincere gli
ultimi imprevisti della cresta e dopo cinque ore arrivano all'antecima. Per
due ore ancora [...] sono impegnati a percorrere la lunga cresta di roccia,
ghiaccio e con cornici di neve. Solo dopo aver superato [...] cinque piccole
torri giungono sul punto culminante [...]. Sono le 12.30 ed il vessillo del
Pakistan, il tricolore e il guidoncino del Cai garriscono al vento» (M. FANTIN,
Tricolore sulle più alte vette, Club alpino italiano, Milano 1975).
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La fantastica parete ovest del Gasherbrum IV (www.klausdierks.com)
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