aurora settembre-ottobre 2010
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aurora settembre-ottobre 2010
l’ Aurora P E R I O D I C O D E L L A D I O C E S I D I C A L T A N I S S E LO SPIGOLO T T A 11 Ancora allarme sullo smaltimento dei rifiuti. La materia competenza delle amministrazioni territoriali LA REALTÀ DI UNA CRISI MAI RISOLTA. L’EMERGENZA INFINITA Il malumore di Roberto Mistretta L’ANALISI serpeggia e si condensa la rabbia. Mancanze, contraddizioni e paradossi. Il copione è sempre lo stesso. Conflitti di competenze tra Comuni, Province e Regione Problemi di natura finanziaria limitano l’operatività e la tempistica l fallimento dell’Ato ambiente Cl 1 al pari di molti altri, rappresenta l’emblema di come la nostra politica arruffona e litigiosa, incapace e incompetente, sappia trasformare opportunità di lavoro e sviluppo, in sprechi senza fondo i cui costi esorbitanti ricadono sul contribuente, anello debole di una catena al cui apice si perpetuano i privilegi e gli scandali della casta. Sia chiaro che qui non si vuole fare il processo al presidente dell’Ato, avvocato Giuseppe Cimino che ben conosciamo come persona proba e preparata, ma è nella genesi dell’Ato ambiente che vanno ricercati i prodromi di quel che poi puntualmente sarebbe accaduto. L’incompetenza di parecchi sindaci (e qualcuno una buona volta dovrebbe spiegarci come sia ancora possibile che per diventare che so, ragioniere bisogna diplomarsi mentre per fare il sindaco non serva alcuna preparazione), immaginò l’Ato come la panacea ai loro problemi legati ai rifiuti. E molti sindaci furono ben lieti di delegare all’Ato le incombenze relative a raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Fu una liberazione, ed infatti non pochi sindaci destinarono all’Ato automezzi da rottamare e personale gravato da non pochi acciacchi, per non dire altro. Non pochi primi cittadini insomma, non ponderarono o non vollero capire che l’Ato erano loro che ne compongono l’assemblea. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’Ato per organizzarsi ed assicurare un minimo di servizio, ha impiegato anni, ha affittato uffici, ha assunto personale, si è dinamizzato, ov- I viamente caricando i costi dei vari servizi sui cittadini, chiamati da una legge capestro a coprire i costi al 100%. Il servizio è dunque migliorato? Neanche per idea e le proteste che si levano da questo o quel comune sono la prova più evidente del fallimento degli ” Lo smaltimento dei rifiuti secondo un ciclo ordinato e ordinario per mantenere la normalità. Il problema e le emergenze restano. I soldi che non ci sono al contrario dei debiti che hanno cifre a più zero Ato e della loro gestione. E mentre altrove, vedi in Germania i rifiuti diventano risorsa e vengono riconvertiti in energia o materie industriali, da noi servono soltanto a fare arricchire i proprietari di discariche private. E sì, perché anche le discariche pubbliche sono state chiuse nella nostra provincia. Ma cos’è l’Ato? L’ambito territoriale ottimale (ATO), è un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati. Tali ambiti sono stati individuati dalle Regioni (in Sicilia erano ben 27 a fronte di 9 province) a seguito dell’entrata in vigore della legge nazionale. Ma il loro fallimento su scala nazionale ne ha provocato la soppressione. Lo scorso marzo infatti, il Senato ha definitivamente convertito in legge il decreto legge 25 gennaio 2010, n. 2 conosciuto come decreto Enti locali, mantenendo l’emendamento presentato dalla Lega che sopprime gli ambiti territoriali ottimali su acqua e rifiuti. Entro un anno dalla pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale, “Sono soppresse le autorità d’ambito territoriale di cui agli articoli 148 e 201 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 e successive modificazioni”. Così sta scritto al comma 1-quinquies. Quindi gli atti compiuti dagli Ato dopo quella data saranno da considerarsi nulli. Mentre entro quella data: “Le regioni attribuiscono con legge le funzioni già esercitate dagli Ato”. Sarà quindi compito delle Regioni non più definirne i confini ma attribuire le funzioni, sino ad ora svolte dagli Ato. Le regioni, per non smantellare le organizzazioni esistenti, potrebbero assegnare le funzioni alle Province. A questo punto, in attesa di vedere cosa succederà nel 2011, vogliamo riparlare della raccolta differenziata: riciclare i rifiuti tutela l’ambiente dove viviamo e al contempo fa risparmiare sulla bolletta. Di questi tempi di grave re- trocessione economica, non è poco. Per farlo bisognerebbe educare la popolazione. Si dovrebbe cominciare dai giovani, incontrando alunni e studenti e parlando loro dell’importanza di smaltire i rifiuti con criterio. Un esempio concreto di raccolta differenziata potrebbe partire semplicemente dalla raccolta dell’olio domestico che si utilizza per le fritture e che smaltito negli scarichi usuali, non solo provoca disastri ambientali ma ne impedisce anche la riutilizzazione per trasformarlo in un bio combustibile capace di ridurre le emissioni inquinanti nell’aria. L’olio fritto che dalle fogne penetra nel suolo, blocca nelle piante l’assunzione delle sostanze nutritive. Lo stesso accade quando raggiunge il mare, dove forma una sottile pellicola che «soffoca» la flora e la fauna. Un solo kg di olio usato può coprire fino a 1.000 mq di superficie terrestre o marina (1.000 mq, ovvero quindi favorire anche il riciclo dell’olio fritto per eliminare questi disastri e produrre invece carburanti ecosostenibili. Il comune di Firenze, ad esempio, ha distribuito in città venti contenitori per la raccolta differenziata degli oli da cucina: i cittadini versano l’olio fritto in bottiglie di plastica e lo portano al container più vicino, dove il raccolto verrà avviato ad un impianto di smaltimento e trasformazione. Negli USA questo meccanismo di recupero e riciclaggio ha preso piede a tal punto da aver trasformato l’olio usato in un prezioso bottino per i ladri: un bidone di olio fritto può infatti fruttare fino a 200 dollari ma da noi lo gettiamo ancora nei lavandini. Ecco: siamo convinti che soltanto dando importanza a piccoli gesti dall’apparenza banali, si contribuirà ad evitare la morte di questo nostro malmesso pianeta. Ma fintanto che i nostri politicanti continueranno a fare i comodi un grande centro commerciale). I dati sono allarmanti: ogni anno circa 800.000 tonnellate di olio usato vengono disperse nell’ambiente, i danni immensi sono facilmente calcolabili. L’Ato (o chi domani lo sostituirà), tra le altre iniziative ecologiche, dovrebbe loro, avremo ignoranza diffusa, città invase dai rifiuti, costi alle stelle, tariffe che variano da paese a paese, raccolta differenziata ferma all’anno zero e ricorsi legali su chi dovrà pagare il prezzo di anni e anni di sprechi. Secondo voi a chi toccherà saldare il conto più salato? N.9-10 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2010