San Donato 2012 - Sistema Bibliotecario Milano Est

Transcript

San Donato 2012 - Sistema Bibliotecario Milano Est
LA BIBLIOTECA COMUNALE
PRESENTA
QUANDO LA SCRITTURA
CREATIVA DIVENTA FANTASTICA
INCONTRI DI SCRITTURA CREATIVA DEDICATI ALLA LETTERATURA FANTASTICA
RACCOLTA ESERCIZI CORSISTI
2012
San Donato Milanese, novembre 2012
La scrittura e la lettura costituiscono due elementi fondamentali per la crescita della persona e
trovano nella biblioteca comunale il naturale centro dove poter accrescere e poter sviluppare
entrambe.
L’Assessorato alla Cultura, pertanto, promuove costantemente iniziative rivolte alla cittadinanza,
ricordiamo il concorso letterario, il concorso di lettura interpretativa per le scuole, le letture animate
per bambini e gli incontri con gli autori.
In questo contesto si inserisce il corso “Quando la scrittura creativa diventa fantastica”, quarta
edizione di una serie di corsi tenuti dalla dottoressa Paola Buonacasa, preziosa professionista del
settore.
La scrittura fantastica è un mondo dove la mente e la fantasia possono arrivare a creare nuovi
mondi, storie e personaggi, dove i giochi linguistici ci portano a essere liberi di esplorare e
conoscere le regole in modo diverso e di sperimentarle e ricostruirle per rileggere, riscrivere e
ricreare realtà straordinarie.
Il gruppo di lavoro ha dimostrato, grazie alla sapiente regia della docente, di saper cogliere i
suggerimenti ricevuti, inventando storie fantastiche, personaggi concepiti dalla voglia di
immaginare un mondo che in qualche maniera vorremmo potesse esistere, e che forse in parte, è in
ognuno di noi.
Assessore alla Cultura
Chiara Papetti
2
San Donato Milanese, novembre 2012
Dimostrare la potenza del fantastico per scoprire nuovi collegamenti tra oggetti, uomini e situazioni:
questa la sfida che, in qualità di viaggiatori temerari, abbiamo affrontato lo scorso autunno alla
biblioteca di San Donato.
Come abbiamo fatto? Innanzitutto siamo stati curiosi e coraggiosi: il fantastico consente scoperte
dentro e fuori di noi, offre una metafora del mondo, permette di comprendere se stessi e di
prepararsi a nuove ipotesi, ma appunto richiede coraggio e curiosità. Per questo siamo intervenuti
su diversi testi riscrivendoli, reinventandoli, manipolandoli, in questo modo abbiamo infranto
automatismi e restituito importanza alle parole.
Ci hanno tenuto compagnia in questo fantastico viaggio Gianni Rodari, Italo Calvino, Raymond
Quenau, Michail Bulgakov, Edwin Abbott, Carlo Fruttero e Sergio Solmi, che a suon di capolavori
e colpi di genio hanno reso ogni incontro memorabile. Sono nate così insalate di fiabe, fiabe scritte
utilizzando un certo numero di parole “obbligate”, identikit di personaggi, esercizi di stile, e poi
alla fine la magia: la storia finale di ognuno in cui si sono svelati misteri, trovate identità, esauditi
sogni segreti, rimarginate vecchie ferite e costruite case fantastiche in cui poter tornare di tanto in
tanto.
E’ stato un viaggio meraviglioso che ci ha portato lontano e ci ha permesso di vedere e sperimentare
strade sconosciute. Abbiamo vagabondato parecchio, esplorando anime e luoghi che non abbiamo
tentato di spiegare, ma che abbiamo raccontato per il puro piacere di aver trovato, una scoperta che
ha permesso a ognuno di creare nuove storie e nuovi mondi.
Al prossimo viaggio
Paola Buonacasa
3
INDICE
Nadia Aloisio……………………………………………… pag.
4
Jessica Boveri………………………………………………pag.
9
Roberto Caravaggi……………………………………….....pag. 14
Lidia Garzia…………………………………………………pag. 17
Maria Leone…………………………………………………pag. 19
Lucilla Mattei………………………………………………..pag. 24
4
NADIA ALOISIO
Esercizio 1 :
In base alle tre fiabe lette ( ‘Giovannin senza paura’ , ‘La gallina lavandaia’ e ‘La camicia
dell’uomo contento’) preparate la vostra “insalata di fiabe” che abbia lunghezza massima di
1800 caratteri (una cartella)
Oppure
Esercizio 2 :
Scrivete una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore,
maggiordomo che abbia una lunghezza massima di 1800 caratteri (una cartella)
Svolgimento Esercizio 2
UNA STORIA SEMPLICE
UNO, DUE, TRE,
UNA STORIA PROVO A RACCONTAR
ORO, GALLINA,
SIRENA, PESCATORE
E ANCHE UN MAGGIORDOMO SALTA FUORI.
UNO, DUE, TRE,
PROVO E RITENTO
MA LA STORIA DOV’E’?
DIFFICILE IMPRESA
MI SI PROSPETTA.
FANTASIA PENSACI TU!
C’ERA UNA VOLTA
IN QUALCHE DOVE VICINO E LONTANO DA TE,
UNA SIRENA CHE VIVEVA DELL’AMORE
PER IL PESCATORE CHE UN GIORNO LA SALVO’
DALLE MAGLIE METALLICHE DI UNA RETE PER PESCI.
LEI ERA BELLA E BUONA, CON LUNGHI CAPELL I
COLOR ORO, METALLO CHE RICORDA LE PICCOLE
UOVA PREZIOSE DELLA GALLINA SPECIALE,
UN TESORO CUSTODITO E CURATO , NONCHE’ FONTE
DI RICCHEZZA DI UN MAGGIORDOMO SQUATTRINATO
MA FELICE DEL SUO LAVORO QUOTIDIANO.
UNO, DUE, TRE,
QUESTA E’ UNA STORIA SENZA STORIA,
DOVE I PROTAGONISTI SONO LIETI
E VIVONO CON SEMPLICITA’ LA LORO STORIA DI VITA.
UNO, DUE, TRE,
ORA PROVA TU,
CON FANTASIA,
A RACCONTARE UN STORIA CHE FACCIA UN PO’ SOGNARE.
5
Esercizio 1 :
Con il vostro nome oppure con quello di un personaggio da voi inventato, provate a scrivere un
acrostico, un mesostico e un abbecedario.
Svolgimento
A. ACROSTICO di Nadia :
Novità
Attese
Destano
Inattese emozioni
Animiche
B. MESOSTICO di Nadia :
Notte sogNante e
irrAdiata da una luna
splenDente e
curIosamente
abbAgliante
C. ABBECEDARIO
A-urora
B-oreale una
C-oltre
D-i
E-vanescenti
F-ugaci
G-iochi in
H-D di
I-ncandescenti
L-uci
M-ulticolori
Z-ittiti
N-ebulose
O-rnano il
P-lanetario come un
Q-uadro
R-imiro
S-tupita per
T-utta la durata
U-tile, mentre in silenzio
V-oci e suoni sono
Esercizio 2 :
Scegliendo uno dei due testi suggeriti provate a “trasformarlo” a scelta:
A. Secondo lo stile giallo
B. Per chiavi di lettura: rumore
C. Con variazione del soggetto osservante: bambino
Testo 1
Gli agenti della polizia locale del Comune di Dorno (Pavia) hanno sorpreso una signora di una certa
età a dondolarsi su un’altalena del Parco ‘ Sandro Pertini ‘ . Un passatempo che è costato caro alla
pensionata 56enne: dovrà pagare una multa di 100 euro. Non è la prima volta che la donna viene
“sorpresa” a usare l’altalena. Nei casi precedenti i vigili si erano limitati a riprenderla verbalmente:
stavolta, invece, è scattata la sanzione pecuniaria. L’altalena in questione è del tipo detto “salta
salta” due posti, dove una persona fa da contrappeso all’altra: la signora si era seduta di fronte a un
bambino.
Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012
6
Testo 2
Con indosso un camice, avvicinava le sue vittime negli ospedali o nelle case di cura. Raccontava di
essere un medico della struttura e, dopo aver conquistato la fiducia, convinceva i malcapitati a
dargli un passaggio fino a un’autorimessa, dove doveva ritirare l’auto di sua figlia, coinvolta in un
incidente. In realtà, si trattava di un escamotage per ottenere denaro in prestito, che un cinquantenne
di Milano, già condannato per truffa, ha messo in atto almeno sette volte. Altri dieci episodi sono
attualmente all’esame degli agenti del Pool Antitruffe della Procura di Milano, ma il numero
potrebbe salire ulteriormente.
Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012
Esercizio
Provate a trasformare questa lettera, che risulta abbastanza neutra, in una in cui si “percepisca”
rabbia e in una allegria (senza allungare il testo)
Venezia, 12 gennaio 2012
Cara Giorgia,
come stai? E’ da tanto che non ci sentiamo, così ho deciso di scriverti e di aggiornarti su ciò che mi
è successo negli ultimi mesi. I miei studi all’Università procedono bene, le lezioni e i seminari mi
impegnano moltissimo. Vorrei dare tutti gli esami dell’anno tra maggio, giugno e luglio. Studio
molto e così non ho tempo di vedere nessuna delle nostre amiche, anche perché Carlo è sempre più
geloso e mi fa delle scenate senza motivo. Spero che con il tuo ragazzo le cose vadano meglio!
Ti abbraccio
Giovanna
Svolgimento lettera in tono di allegria
Venezia, 12 gennaio 2012
Giorgiaaa Carissima!!
Woow come stai? E’ da tantissimo che non ci sentiamo e scoppio dal desiderio per raccontarti le
belle novità di questi ultimi mesi. Tutto procede benone: lo studio, le lezioni e i seminari intensi ma
interessantissimi. Poi gli esami da dare entro l’anno in un batter di ciglia tra maggio, giugno e
luglio. Studio assai e il tempo vola così non mi resta nemmeno un attimo per le amiche e tanto per
il gelosone tenerone di Carlo. A te andrà brillantemente bene con il tuo boy, ne sono certa!
Un Forte Abbraccio
GioGio
….lettera in tono di rabbia
Venezia , 12 gennaio 2012
Oh Giorgia!!
Beh... come stai? Di tempo n’è passato troppo senza sentirti così ho deciso di scriverti io, almeno ti
informo delle mie ultime novità. Gli studi all’Università vanno, le lezioni, i seminari sono
impegnativi al massimo. Ho gli esami da dare tra maggio giugno e luglio . Studio assai e non ho
tempo nemmeno per vedere le nostre amiche e figuriamoci per Carlo che è sempre più geloso e mi
sfinisce con le sue scenate. A te, con il tuo ragazzo andrà bene.
Ciao! Giovanna
7
Esercizio
IDENTIKIT DI UN PERSONAGGIO
CRISTAL……………………………………………………………… (Nome del Personaggio)
È quel tipo (di persona) che descriverebbe se stesso come ………………………
TRASPARENTE PER IL MONDO MA ANCHE UNO SPECCHIO, UTILE, PER CHI
VUOLE RIFLETTERSI E CAPIRE, CHIEDENDO MAGARI UNA PAROLA DI
CONFORTO. ………Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi
Userebbe l’aggettivo ………CRISTALLINA……………………………………………………
E’ conosciuta soprattutto per …LA LIMPIDEZZA E LEALTA’ DEI SENTIMENTI
PAROLE DI SPERANZA DISTILLATE A CHI LE CERCA.
Quando lo incontri per la prima volta noti (caratteristiche fisiche e personalità)
UN CORPO ESILE, ARMONIOSO NELLE SUE FORME. UNA PRESENZA AVVOLGENTE
E RASSICURANTE CON UNA SCHEGGIA AL CENTRO DEL SUO CUORE……….Poi ti
Accorgi che (caratteristiche che rafforzano o contraddicono i tratti principali)…
LA FRAGILITA’ DEL SUO ESSERE, DELLA SUA FIGURA SI SPOSAVA CON IL SUO
SGUARDO PROFONDO E INDECIFRABILE, A VOLTE AGRODOLCE (NESSUNO SI ERA
CHIESTO PERCHE’).
A causa del suo passato ha bisogno di (bisogno emotivo della storia)……………….
GUARIRE DA QUEL SENSO DI DIVERSITA’, DI ESTRANEITA’ CHE SENTIVA COME
UNA FORTE IDENTITA’ APPICCICATA ADDOSSO, SCOPRENDO IL DONO DI
ESSERE ASCOLTATA E DI POTER PROVARE FIDUCIA VERSO IL PROSSIMO.
Sempre a causa del suo passato ha paura di (alternativa più temuta)……………..
ESSERE ASCOLTATA SIGNIFICAVA ESSERE CAPITA NELLA PROFONDITA’ DELLE
SUE INSICUREZZE E DOLORI………….e vuole (obiettivo da raggiungere) …………
PROVARE AD AMARE SE STESSA, LASCIANDO EMERGERE QUELLA FIDUCIA
TRATTENUTA VERSO IL PROSSIMO, PER LIBERARSI E NON AVER PIU’ PAURA
DI SPECCHIARSI DENTRO E CHIEDERE AIUTO A CHI LE PORGA UNA MANO.
Esercizio
Partendo dal vostro lavoro ‘ Identikit del personaggio’ sviluppate e scrivete una fiaba o un
racconto fantastico di 3600 caratteri al massimo.
Dalla profondità della notte e dell’inconscio …partorita in un’atmosfera onirica,
la prima Fiaba di Nadia Aloisio
CRISTAL
Eccola, è lì; la vedi ma non la riesci a guardare fino all’alluce della sua anima profonda e nascosta,
la percepisci ma non la riesci a sentire nella sua interezza. Ti assomiglia ma solo dopo scoprirai di
avere molte più cose in comune di quanto credessi. Eppure è lì , questa presenza sottile e diversa da
te. E’ quel tipo di creatura che si descriverebbe come una pellicola trasparente per il mondo ma
anche uno specchio, utile, per chi si vuole riflettere e capire , chiedendo magari una parola di
conforto. L’aggettivo più somigliante per descrivere C r i s t a l è appunto cristallina , già
proprio come il nome , un nome e un destino che si sposano l’uno all’altro. E’ conosciuta da molti
o da pochi , non da tutti, per la limpidezza e lealtà dei sentimenti assieme a parole di speranza
distillate a chi le cerca. La riconosci per il suo corpo esile e armonioso nelle sue forme con una
scheggia a specchio al centro del suo cuore; una presenza avvolgente e rassicurante. Poi ti accorgi
che la fragilità del suo essere, della sua figura si sposava con il suo sguardo profondo e
8
indecifrabile, a volte agrodolce e nessuno si era mai chiesto perché. Forse il perché è celato nel suo
passato oscuro e triste che la imprigionava nel suo inascoltato cuore con tutte le paure che
bloccavano la sua libertà di vivere. Guarire per C r i s t a l significava essere ascoltata e capita nella
profondità delle sue insicurezze e dolori, liberarsi da quel senso di diversità, di estraneità che
percepiva come una forte identità appiccicata addosso dagli altri. La sua sfida con se stessa e con la
vita sarebbe stata: provare ad amare se stessa, lasciando emergere quella fiducia trattenuta verso il
prossimo e quindi non aver più paura di specchiarsi anche lei dentro e chiedere aiuto a chi, col
cuore, le avrebbe posto una mano. Cogliere infine la perla rara di capire che in ognuno c’è una
parte di se stessi e che si è molto più simili con i propri limiti e paure di quanto invece si era
creduto o temuto. Ebbene un giorno, come tanti altri, si tramutò per C r i s t a l nel giorno della
svolta; sentiva dentro di sé una spinta emotiva energetica e senza capirne il perché la incitava a
uscire dalla sua “corazza” interiore e si avventurò in quello che potrebbe essere chiamato come il
gioco degli specchi all’interno di un labirinto con nuovi orizzonti da esplorare, presente all’interno
di un nuovo Luna Park vicino casa sua. Sentiva crescere dentro di sé una paura che era diversa dalle
altre già patite e sofferte in vari e molteplici momenti della sua vita; questa paura aveva una bella
energia che le sussurrava di andare incontro all’ignoto con coraggio e fiducia e che qualcosa di
bello avrebbe trovato alla fine del suo misterioso percorso. Così C r i s t a l si avventurò nei lunghi
sentieri solitari fino a raggiungere delle stazioni in cui si trovava al cospetto di lastre di specchio e
sorprendentemente non vedeva la sua immagine riflessa in nessuno di questi. Proseguì angosciata,
con un peso nel cuore e la tristezza crescente e cupa nei suoi occhi, quando notò l’ennesimo
specchio, ma questo era diverso: emanava un’abbagliante luce viola. Man mano che si avvicinava le
sembrava di sentire inoltre un suono simile a una voce. La voce divenne sempre più nitida e dolce e
appena C r i s t a l giunse davanti allo specchio, iniziò un inedito profondo dialogo tra due voci
angeliche che appartenevano una al Cuore l’altra all’ Anima.
Cuore: Dove sei stata tutto questo tempo della Vita?
Anima: Ero nel buio della tua essenza, ma ora ti sei accorta di me e mi ridai luce. Sono ciò che
sarei dovuta essere. Mi rivelo pian piano a chiunque. Il meglio di me solo adesso si sta
manifestando.
Cuore: (Quasi interrompendo) Prima ero solo una ferita profonda scalfita da schegge di dolore e di
rifiuto. Tante ombre e nuvole ti hanno sovrastato per moltissimo tempo ma ora, mi sento diverso,
più vitale…
Intanto C r i s t a l era lì , muta e rapita da questo intimo confronto e realizzò quasi
istantaneamente che quelle voci le appartenevano e parlavano del Suo di cuore e della sua di Anima.
Capì quanto tempo era rimasta congelata e sorda alla voce dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e
dei suoi bisogni. Non era troppo tardi per cambiare un po’ quella parte di se stessa che viveva nelle
paure nei confronti del mondo e della realtà più vicina a lei. Da brava ascoltatrice poteva
abbandonarsi alla bellezza di saper chiedere un consiglio o un abbraccio proprio nel momento in cui
ne avesse bisogno a persone care come un parente o un amico. Pensando a ciò, un sorriso apparve
sul suo volto e anche gli occhi sorrisero quando si videro riflessi nello specchio. Così la luce
violacea e le due voci svanirono e C r i s t a l potè ritornare sui suoi passi verso casa con un cuore
leggero e pieno di gioia, desiderosa di vivere intensamente la propria vita avendo abbracciato un
prezioso insegnamento ossia: parlare e ascoltare è uno scambio, dono generoso che due cuori si
scambiano, in cui due anime si ritrovano in un deja-vu sorprendente. Lo specchiarsi, poi, è
sentirsi parte di un tutto. Questa per te sia come una piccola grande verità che tutti sanno, molti
hanno dimenticato, troppi continuano ad ignorare.
9
JESSICA BOVERI
Esercizo
A) In base alle 3 fiabe lette (Giovannin senza paura, La gallina lavandaia e La camicia
dell’uomo contento), preparare la propria “insalata di fiabe” che abbia una lunghezza max di
1800 caratteri (una cartella).
C’era una volta un bambino che non aveva paura di nulla. Un giorno incontrò una gallina che era
andata via dalla casa della sua mamma lavandaia con uno straccio magico nel becco. Fecero
amicizia e decisero di viaggiare insieme, la gallina appollaiata sulla spalla di Giovannino.
Arrivarono al deserto di sera, stanchi e affamati. La gallina distese sulla sabbia lo straccio, che si
trasformò d’incanto in un bellissimo palazzo. Anche la gallina si trasformò in una graziosa
signorina, di cui Giovannino s’innamorò subito. Entrarono insieme nel palazzo, dove trovarono la
tavola apparecchiata e due letti freschi di bucato. Mangiarono, bevvero e andarono subito a dormire.
Poco dopo la mezzanotte Giovannino sentì dei rumori provenire dal camino, da cui scese un
mostriciattolo senza testa che però non lo impressionò per nulla. Il mostriciattolo fece di tutto per
spaventare Giovannino e farlo andare via dal castello, ma il bambino era nato senza il gene della
paura e dunque restò impassibile. Stanco di essere importunato, chiese al mostriciattolo cosa
volesse. Questi rispose che aveva ordine di cucinare una gallina per il suo padrone che abitava nel
sottotetto e non mangiava da 99 anni. “Qui di galline non ce n’è, non vedi? C’è solo la mia amica
che dorme di un sonno profondo.” Giovannino seppe in quel momento che non erano più al sicuro
in quel castello, ma mantenne il sangue freddo e svegliò la fanciulla addormentata per lasciare il
castello prima dell’alba. Quando uscirono dal castello, questo si trasformò di nuovo in uno straccio
e la fanciulla in una gallina. Si incamminarono alla svelta e uscirono dal deserto, proseguirono
ancora finché non s’imbatterono in una boscaglia con un piccolo laghetto. Alla gallina non parve
vero di potersi lavare e rinfrescare, era così polveroso nel deserto! Detto fatto, con un balzo era già
nell’acqua e faceva cenno a Giovannino di raggiungerla. Giovannino si cavò la camicia e le scarpe
ed entrò cautamente. Erano lì che sguazzavano allegramente protetti dalle fronde quando udirono un
suono di tromba e un menestrello chiedere a chi appartenesse quella camicia. Giovannino disse “la
camicia è mia, ma è una vecchia camicia, non vale niente, che volete farne?”. Il menestrello spiegò
che il signore di quelle terre era molto malato e un mago gli aveva prescritto di indossare per 99
notti la camicia di un uomo contento. Se il proprietario della camicia avesse acconsentito, avrebbe
avuto in dono dal signore ciò a cui più teneva. Giovannino acconsentì e seguì il menestrello verso il
palazzo del signore. Una volta giunto là fu accolto con grande gentilezza, lui e la gallina furono
alloggiati in un’ala del palazzo riservata a loro, dove per 99 giorni vennero intrattenuti con dolci
musiche suonate da musicanti girovaghi nel chiostro, mangiarono lauti pasti ogni giorno diversi,
fecero il bagno con essenze profumate dei più soavi fiori d’oriente e giocarono tanti giochi in
compagnia dei figli del signore del palazzo.
Al termine dei 99 giorni la gallina e Giovannino furono chiamati a cospetto del signore. Il mago
dichiarò il signore del palazzo guarito grazie alla camicia di Giovannino. Il signore chiese a
Giovannino da dove traesse la sua contentezza, al che Giovannino rispose: “Non mi curo di ciò che
mi può succedere o che gli altri pensano di me, vivo il momento presente accanto alla compagna
10
che amo e cerco di aiutare i miei simili, cos’altro potrei desiderare?”. Il signore era soddisfatto e
fece cenno al mago, che a quel punto strappò dalla schiena della gallina l’unica penna nera che
cresceva in mezzo alle penne bianche. Di colpo la gallina si trasformò nella bellissima fanciulla con
cui Giovannino era entrato nel castello e regalò a tutti i presenti un dolcissimo sorriso di gratitudine.
Il giorno dopo Giovannino e la fanciulla celebrarono le loro nozze e vissero per sempre felici,
contenti e senza bisogno di camicie.
(673 parole)
Esercizio:
Scrivere una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore,
maggiordomo. Lunghezza max 1800 caratteri (una cartella).
C’era una volta un vecchio pescatore che non si era mai sposato perché era molto brutto e molto
povero e tutte le ragazze del paese dove abitava lo avevano sempre snobbato. Il pescatore, per lenire
la sua sofferenza, era solito ascoltare il canto di una sirena che abitava su un isolotto poco lontano,
della quale con gli anni si era pian piano innamorato. Al tramonto stava per ore ad ascoltare le dolci
melodie che la sirena suonava accompagnandosi con l’arpa e faceva dei gran sospiri al pensiero che
ben difficilmente avrebbe mai potuto avere una tale creatura al suo fianco.
Un giorno, durante la pesca, il pescatore vide una gallina bianca che nuotava nella scia della sua
barca. Cambiò rotta, ma la gallina era sempre dietro. Dunque si fermò e chiese alla gallina perché
continuava a seguirlo. Questa rispose che uno dei pesci che aveva appena pescato si era mangiato il
suo figlioletto e lei non poteva abbandonarlo così. Il pescatore scosse la testa, cercò di convincere la
gallina ad andarsene, ma questa non desistette e continuò a seguirlo.
Una volta ritornati al porto, la gallina seguì il pescivendolo che aveva comprato il pescato e stette di
fianco al banco del pesce tutta la mattina a osservare le massaie che venivano a fare acquisti. Arrivò
un signore molto elegante vestito di un bell’abito blu coi bottoni dorati e la camicia bianca che
acquistò per la contessa del paese proprio il grosso pesce che aveva divorato il pulcino. La gallina
seguì il maggiordomo trotterellando fino al palazzo della contessa e aspettò fuori dalla cucina dove i
cuochi erano indaffarati con la preparazione del banchetto. Quando il ventre del pesce fu aperto, in
attesa di essere pulito, in un momento di distrazione dei cuochi fece un balzo e afferrò col becco il
suo pulcino mezzo morto dall’interno del pesce. Corse via e in un angolino tranquillo se lo lisciò
sussurrandogli parole dolci finché questo si riprese. Insieme tornarono dal pescatore e lo pregarono
di aiutarli. L’anziano pescatore non era ricco, ma non seppe resistere alla richiesta della gallina
ormai esausta e di fronte al pigolio incessante del pulcino. Preparò loro una bella razione di
granaglie, un giaciglio di paglia per la notte e se ne andò a dormire.
Quando ancora la notte era scura, si avviò verso la sua barca. Fu costernato quando nella rete trovò
soltanto tre pesci neanche tanto grossi. I tre pesci bastavano appena per un pasto, dunque li portò a
casa per cucinarli. Grande fu la sua sorpresa quando, nella pancia di uno di essi, trovò una fede
d’oro, liscia e tonda che sembrava nuova. Se la provò, ma era troppo piccola. “Potrei farne dono
alla mia sirena – si disse – devo però trovare un modo per portarglielo. Se vede me, brutto come
sono, sicuramente scapperà e non la vedrò mai più”. Pensò allora alla gallina e decise di chiederle
aiuto. La gallina, che era una mamma chioccia e dunque di animo buono, fu subito entusiasta e
11
cominciò a lisciarsi le penne per fare una buona impressione. Nuotò quindi dalla sirena recando in
dono nel becco l’anello infiocchettato del pescatore. Appena lo vide, la sirena cominciò a saltellare
sulle pinne dalla contentezza. Quando si fu calmata, si provò l’anello, che le calzava alla perfezione,
e subito si trasformò nella donna più bella che avesse mai messo piede da quelle parti. Spiegò
dunque alla gallina che, da quando aveva perso quell’anello in mare, molti anni prima, era stata
condannata a passare il resto della sua vita trasformata in sirena confinata su quell’isolotto
senz’altra compagnia che la sua arpa. La gallina raccontò allora che l’anello le veniva regalato da
un povero pescatore per il quale lei e le sue dolci melodie da molti anni erano l’unico motivo di
consolazione. La sirena si commosse al sentire quella storia e decise di andare a ringraziare il
pescatore. Quando il pescatore vide arrivare quella donna bellissima accompagnata dalla gallina,
notando la fede al dito, quasi svenne dall’emozione. Riavutosi, ebbe appena la forza di
inginocchiarsi ai suoi piedi chiedendola in sposa e quando questa acconsentì fu invaso da una
contentezza così grande che il suo cuore si allagò.
(695 parole)
Esercizio
A) Scegliendo uno dei due testi suggeriti, “trasformarlo” a scelta:
- secondo lo stile giallo
- per chiavi di lettura: rumore
- con variazione del soggetto osservante: bambino.
Testo 1 –
Gli agenti della polizia locale del Comune di Dorno (Pavia) hanno sorpreso una signora di una
certa età a dondolarsi su un’altalena del parco “Sandro Pertini”. Un passatempo che è costato caro
alla pensionata 56enne: dovrà pagare una multa di 100 Euro. Non è la prima volta che la donna
viene “sorpresa” a usare l’altalena. Nei casi precedenti i vigili si erano limitati a riprenderla
verbalmente: stavolta, invece è scattata la sanzione pecuniaria. L’altalena in questione è del tipo
detto “salta salta” a due posti, dove una persona fa da contrappeso all’altra: la signora si era
seduta di fronte a un bambino.
Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012.
A) Stile giallo
B) Chiave di lettura: rumore
C) Variazione del soggetto osservante: bambino
A) Aveva da poco smesso di piovere e nel Comune di Dorno soffiava un vento di scirocco che
portava il profumo del deserto fino alle risaie della campagna pavese. Era l’imbrunire e al parchetto
non c’era più nessuno, salvo un bimbetto che si era attardato a giocare nella sera. Salì sull’altalena
come sovrappensiero. La grossa pensionata si sedette di fronte a lui e cominciò a dondolare, su e
giù, sempre più veloce, senza dargli tregua né la possibilità di scendere. Il bambino osservava come
paralizzato, le sue labbra sempre più increspate, finché la sensazione di intrappolamento ebbe la
meglio: scoppiò in un pianto isterico al ritmo dell’altalena. Piangeva ancora quando arrivarono gli
agenti della polizia locale. La signora tornò dai suoi 17 cani col portafoglio più leggero di 100
bigliettoni.
12
B) All’inizio era tutto un vociare di bambini, poi a uno a uno si chetarono e rimase solo il cigolio
dell’altalena a bilico che non era stata oliata negli ultimi 20 anni. Il bambino intrappolato di fronte
alla donna cominciò a urlare. Lei spense il suo apparecchio acustico e continuò a dondolare,
all’orizzonte non si vedeva anima viva. Il duo era ancora immerso nell’artificiale silenzio quando la
luce blu della volante squarciò il buio tra gli alberi del parchetto. Bocche che si muovevano mute,
poi la levetta scattò in su con un clic, il mondo piombò dentro le orecchie, la donna si risvegliò
come da un sogno.
C) Io mi ero seduto sulla giostra a guardare mio fratello che si arrampicava sullo scivolo. Poi è
andato sull’altalena, diceva che ci dovevo andare anch’io, ma io non volevo. La signora si è seduta
sull’altalena e ha cominciato a dondolarsi, non lo lasciava scendere. Era una signora grossa coi
capelli grigi e il cappotto, con questo caldo! Quando ho visto che erano andati via tutti e la signora
non si fermava, mi è venuta paura e sono corso dalla signora Lucilla che abita di fronte al parchetto,
le ho detto che mio fratello era prigioniero sull’altalena e lei ha chiamato la polizia. Sono venuti con
le sirene e le luci blu, c’era tanta gente, sono usciti tutti dalle case. Hanno sgridato la signora e le
hanno dato la multa, ma non so se lei la pagherà.
Esercizio
Completa la traccia/identikit del personaggio. Servirà come spunto per costruire la tua storia.
ANTONIO (nome del personaggio)
è quel tipo (di persona) che descriverebbe se stesso come
SOCIEVOLE, GENEROSO, AMICHEVOLE
Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi userebbe l’aggettivo
BUONO
E’ conosciuto soprattutto per
LE SUE IMPROVVIDE USCITE NEL BEL MEZZO DI CONVERSAZIONI CON ESTRANEI
Quando lo incontri per la prima volta noti (caratteristiche fisiche e personalità)
LA SUA VOCE POSSENTE, IL NASO IMPORTANTE E LE MANI PESANTI, CON GLI OCCHI
SEMPRE LEGGERMENTE RIVOLTI VERSO L’ALTO, CON LA SCLERA BIANCA VISIBILE
SOTTO L’IRIDE (SAMPAKU YANG, UN SEGNO EVIDENTE DI SQUILIBRIO DEL SISTEMA
NERVOSO, IN MEDICINA TRADIZIONALE CINESE), L’INCONTENIBILE BISOGNO DI
PORSI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE PER OTTENERE APPROVAZIONE SOCIALE
poi ti accorgi che (caratteristiche che rafforzano o contraddicono i tratti principali)
IN FONDO È ANCHE UN BEL RAGAZZO: ALTO, GIOVANE, DAI COLORI CALDI E LA
PELLE NON OFFESA DALL’ADOLESCENZA
a causa del suo passato ha bisogno di (bisogno emotivo della storia)
13
ADULARE CHIUNQUE GLI DEDICHI ATTENZIONE, SOPRATTUTTO SE DI SESSO
FEMMINILE
Sempre a causa del suo passato ha paura di (alternativa più temuta)
NON VENIRE RICORDATO, DI PASSARE NELL’OMBRA, DI VENIRE OSCURATO DA
QUALCUNO PIU’ INTERESSANTE DI LUI
e vuole che (obiettivo da raggiungere)
LE PERSONE INTORNO A LUI NE CONFERMINO LA BONTA’, GENEROSITA’, PREMURA
NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO, PER CONFERMARE CHE E’ UNA PERSONA BUONA.
14
ROBERTO CARAVAGGI
Esercizio
Partendo dal vostro lavoro ‘ Identikit del personaggio’ sviluppate e scrivete una fiaba o un
racconto fantastico di 3600 caratteri al massimo.
La strada verso casa
Era un viaggiatore. Se ne andava per il mondo e diceva a tutti di chiamarsi Liberto Libertà. Nessuno
sapeva se fosse davvero quello il suo nome. Suonava troppo bizzarro per esserlo. Non a caso, le
reazioni tipiche erano: un sorriso ironico, una faccia perplessa, un’alzata di sopracciglio o una
risposta sarcastica. Lui però non si scomponeva. Sotto la visiera del berretto, che teneva ben
premuto sulla testa, c’era uno sguardo trasognato, che sembrava andare oltre. Oltre chi gli stava
davanti. Ti guardava solo ad intermittenza. La sua attenzione, infatti, rimaneva su una stessa cosa
per non più di pochi istanti. Ma in quei pochi istanti eri certo che stava guardando proprio te.
Sembrava guardare dentro alle persone, proprio.
Se ne andava in giro con un enorme zaino sulle spalle, che schiacciava la sua figura e lo faceva
sembrare più piccolo di quel che era. In bocca portava sempre uno stuzzicadenti. Per stimolare il
pensiero e l’immaginazione, diceva. Se lo infilava in bocca al mattino, appena intrapreso il suo
cammino, e se lo toglieva la sera, riponendolo in un sacchetto, che custodiva accuratamente nel suo
zaino. Dentro quel sacchetto c’erano tanti stuzzicadenti quanti erano i giorni da cui era in viaggio.
Diceva d’essere cittadino del mondo. Se qualcuno gli chiedeva quale fosse il suo scopo nella vita,
rispondeva senza esitazioni: “Essere una foglia, che vaga per il mondo sospinta dal vento
dell’istinto e della curiosità, e assecondando quelle imprevedibili brezze che sono le voglie del
momento”. Quando qualcuno gli chiedeva se non avesse una casa, una famiglia o il desiderio di
farsene una prima o poi, lui reagiva con il sorriso di chi ha sentito ripetere la stessa cosa per la
milionesima volta, o giù di lì. Poi faceva un gesto vago verso l’orizzonte e diceva: “C’è un mondo
da vivere ed è quella la vera casa d’ogni uomo”. Ma pochi capivano cosa volesse dire. Di solito era
a quel punto che, anche chi s’era ostinato a concedergli il beneficio del dubbio, arrivava all’ovvia
conclusione che il ragazzo non doveva essere tanto a posto con la testa. Uno solo, un prete, aveva
osato prenderlo sul serio anche dopo quella risposta e gli aveva detto: “Giovanotto, lei non mi
sembra tanto uno che sta viaggiando, quanto uno che sta fuggendo da qualcosa. Non è forse così?”.
Lo aveva guardato negli occhi, quel prete, come se si fosse accorto solo allora di averlo davanti. E
aveva risposto: “Sì… crescere, evolvere è in fondo una fuga, non si tratta certo di restare fermi.
Diciamo pure che sono in fuga verso la verità”.
Da un certo momento in avanti però, aveva iniziato a covare un disagio. Era una cosa di cui non
s’accorgeva durante il giorno. Veniva fuori la sera, prima di addormentarsi. In quel momento ch’era
sempre stato il dolce e sereno cadere nel sonno, adesso provava una profonda agitazione. Come una
sotterranea corrente che lo teneva in allarme, che gl’impediva perfino di dormire. Per reazione,
prese a vagare da un posto all’altro con rinnovata foga, ingordo del mondo. Visitò così il surreale
paesaggio islandese. Distese di natura fuori dal controllo dell’uomo, con l’energia della terra che
sbuffava vapore bianco dal sottosuolo. Come se ci fosse una fabbrica di nuvole là sotto. Volò quindi
ai piedi dell’Himalaya, imperiosi monumenti della natura le cui cime sembrano congiungersi al
cielo. Poi esplorò la Nuova Zelanda. Ma più collezionava nuovi posti, meno poteva ignorare la sua
inquietudine. Sembrava anzi farsi ogni giorno più grande. E non riusciva a spiegarsi perché. Era
libero. Nella sua vita non esistevano vincoli. Non esistevano orari. Il tempo era scandito solo dalla
natura: il sole che sorge e se ne va a dormire, la notte che cala il suo dominio. Nient’altro. Non
14
aveva bisogno di nient’altro. Eppure adesso non riusciva a sentirsi leggero come una foglia sospinta
dal vento. Non più.
Poi un giorno…
Il sole era una palla gigante, che venava di rosso la strada e l’orizzonte. Era l’ora del tramonto sulla
Route 66, nella lontana Arizona. Camminava a bordo strada, voltandosi di tanto in tanto a
controllare se qualche macchina arrivava. Un semi-fuoristrada si fermò, stavano offrendogli un
passaggio. Saltò su, prendendo posto accanto al conducente, un omone barbuto con un grande
cappello di paglia in testa.
“Dove sei diretto, amico?”
“Mah, non lo so ancora… Lei dove va?”
“Ah, io sto solo tornando a casa!” – lo disse facendo un gesto con la mano, come a scacciare via un
insetto. Liberto Libertà a quelle parole si zittì di colpo. Rimase con la bocca semi-aperta e lo
sguardo perso fuori dal finestrino per tutto il tragitto. Come se avesse appena avuto una
folgorazione.
Quando scese e ringraziò l’uomo, prese a camminare senza fare caso a dove stava andando.
Proseguì così per un tempo imprecisato, finché non arrivò in una radura fresca ed isolata in riva al
fiume. Si sedette, lasciandosi cadere proprio. Tante volte s’era sentito stanco, ma stavolta non era
quella stanchezza piena e soddisfatta che ben conosceva. Era una stanchezza che sapeva per la
prima volta di sconfitta. Si sentiva perso, senza uno scopo. Posò lo zaino, si tolse lo stuzzicadenti
dalla bocca e lo tenne davanti a sé, come esaminandolo. Poi fece per riporlo nel sacchetto, dove
teneva gli altri. Soppesò il sacchetto, guardando tutti quegli esili bastoncini di legno. Ciascuno di
loro rappresentava un singolo giorno che aveva trascorso in giro per il mondo. Provò a fare, ad
occhio, una stima di quanti potessero essere. Mille? Duemila? Diecimila? Non ne aveva idea. Li
rovesciò davanti a sé e rimase a guardarli senza sapere che farsene.
Ripensò a quella frase: “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina”. Lui aveva
“letto” tanto, cercando sempre la sua verità. Era convinto d’averla trovata ormai, ma adesso
sembrava proprio che la sua verità fosse un’altra. Una verità che per lungo tempo non aveva voluto
ammettere a se stesso: ecco che cosa lo aveva reso così inquieto. Così insoddisfatto. Dopo tanto
vagare per il mondo, Liberto Libertà s’era finalmente reso conto di quello che gli mancava davvero.
Una casa.
Alcuni anni dopo…
Turisti da tutto il mondo venivano per vedere quella casa, unica nel suo genere. Era diventata una
specie di museo. Si diceva che il proprietario fosse un viaggiatore. Ogni tanto se ne andava per il
mondo. Stava via per un po’ e lasciava la sua casa in custodia ad una persona di fiducia, che si
occupava di programmare le visite. Bisognava avere pazienza però. Si facevano solo visite guidate,
organizzate a gruppi di dieci alla volta, e la lista d’attesa era davvero lunga. Si diceva addirittura
fosse necessario prenotare con un anno d’anticipo. Ma ne valeva la pena! Era una piccola casa, tutta
fatta di stuzzicadenti. Le pareti, le porte, i pavimenti, il tetto: tutto. Dentro sembrava una baita, un
piccolo rifugio di montagna. Ed era piena di cornici con foto e cimeli che arrivavano da ogni parte
del mondo. Nessun visitatore ne rimaneva deluso. Fuori dalla porta c’era appesa una targhetta di
legno con scritto:
“Uno per tutti, tutti per uno“ è il motto,
che unisce tutti noi quattromilasessantotto.
Non siam certo moschettieri
ma un esercito di stuzzicadenti fieri.
Ad unirci più d’ogni colla
15
e a farci dire: qui nessuno molla
è il patto segreto che abbiam stretto
ogni giorno dentro a un sacchetto,
mentre vagando per il mondo
siam divenuti, in fondo in fondo,
più che semplici compagni d’avventura
amici veri, che insieme non conoscon paura”.
Quella targhetta era la risposta a tutti coloro che, dopo lo stupore iniziale, si chiedevano come
potesse stare in piedi una simile costruzione. La guida spiegò che il giorno in cui Liberto Libertà si
sedette sconfortato e rovesciò il sacchetto con gli stuzzicadenti a terra, un refolo di vento
improvviso giunse a scompigliargli i capelli davanti agli occhi. Quando li scostò, gli stuzzicadenti
erano disposti in una sorta di scritta che diceva:
“Tu che c’hai portato per il mondo senza abbandonarci mai,
permettici di diventare quella casa che ancora non hai”.
Fu allora che iniziò a lavorare senza sosta, giorno dopo giorno, sfidando l’impossibile. E quando
ebbe finito di costruire quella casa, ritrovò anche il piacere di viaggiare e scoprire il mondo. Aveva
finalmente conquistato la libertà di poter dire, in qualunque momento, ovunque si trovasse: “Ora
torno a casa. La mia casa”.
16
LIDIA GARZIA
Esercizio
Scrivere un racconto fantastico di massimo 3600 caratteri
ALEX E IL GENIO DELLA MONTAGNA
Molti anni fa, in valle d’Aosta ai piedi del Monte Cervino, c’era un paesino dove la quantità dei
bambini era superiore a quello delle persone adulte.
Questo esercito di bambini, desiderava avere un parco tutto per loro dove riunirsi e poter fare tutti i
giochi che volevano.
I loro genitori dopo aver interpellato anche il Genio Della Montagna non sapevano più a chi
rivolgersi, erano molto dispiaciuti soprattutto perché si stava avvicinando il Natale, e per i bambini
di quel paesino sarebbe stato il regalo più importante.
Gli abitanti di quel paesino non sapevano che il Genio Della Montagna, aveva un suo preferito di
nome Alex.
Pochi giorni prima di Natale iniziò a nevicare ininterrottamente fino a coprire totalmente le case e le
strade, trasformando il paesino in una grande palla di neve.
Qualche giorno dopo, la curiosità degli abitanti si trasformò in stupore, quando videro che dal
candore della neve, saltellando e cantando uscirono tanti gnomi che tenevano tra le mani dei cristalli
a forma di prisma, con tanti lati colorati dai quali uscivano dolci suoni di campanelli invogliando
tutti a cantare e a danzare.
Contenti e incuriositi da questa novità, ogni giorno i bambini si recavano in quel luogo che loro
chiamavano “magico”.
Un giorno Liz, una bambina molto curiosa, riuscì a parlare con uno gnomo e gli chiese:
- Da dove venite?E a cosa servono questi cristalli colorati?
Lo gnomo sorridendo e saltellando le rispose:
- Vedrete! E scomparve sprofondando nella neve.
Liz, fu molto felice di essere riuscita a parlare con uno gnomo, corse a raccontarlo agli altri bambini
riferendo ciò che lo gnomo le aveva risposto, i bambini risero e dissero: Boooh!!!!
Nei giorni seguenti gli gnomi continuarono ad apparire e scomparire, e alle domande dei bambini
rispondevano con la stessa parola che lo gnomo disse a Liz: - Vedrete!
Arrivò la vigilia di Natale, i bambini si incontrarono nel posto “magico”ma quel giorno non videro
gli gnomi ma sentirono solo il dolce suono dei campanelli .
Quando la musica cessò, videro scendere dal cielo una nuvola bianca con un alone azzurro
accompagnata dagli gnomi con i loro cristalli colorati.
I bambini si misero in cerchio e videro uno ad uno gli gnomi posarsi in mezzo a loro, lasciando
spazio per la nuvola.
I campanelli ripresero a suonare e dalla nuvola uscì un uomo con un bel fisico atletico dicendo di
chiamarsi Alex , e raccontò la sua storia iniziata molti anni fa’.
Rivelò, che un giorno lontano si trovava sulla montagna e che oltre a lui c’erano altri scalatori.
All’improvviso arrivò una bufera mettendo tutti in pericolo, Alex con delle funi e molto coraggio
riuscì a salvarli.
Dopo questo atto di eroico, venne a sapere che tra le persone che aveva salvato c’era anche il figlio
del Genio della Montagna. Per questo suo gesto il Genio della Montagna lo ricompensò dandogli
della polvere di stelle, dicendogli che in futuro gli sarebbe servita per rendere felice chi voleva o chi
17
lo meritava.
A questo punto Alex aprì una scatola che conteneva la polvere di stelle e la sparse sopra la neve.
All’improvviso, il luogo dove si trovava si trasformò in un bellissimo parco attrezzato di tutto ciò
che serve, tavoli, panchine, fontane, altalene, scivoli ecc… ma soprattutto tanto verde dove i
bambini potevano esprimere la loro incontenibile gioia di poter giocare.
Gli gnomi iniziarono a cantare e ballare accompagnati dal suono dei campanelli, e da ogni lato
colorato dei loro cristalli uscirono i giocattoli più desiderati.
Alex sorrideva guardando la montagna che brillava, il Genio della Montagna l’aveva ricoperta di
polvere di stelle e fu orgoglioso di Alex, per aver reso felici non solo i bambini ma anche i loro
genitori.
Questa fantastica magia si realizzò nella notte di Natale.
.
18
MARIA LEONE
Esercizio
Scrivete una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore,
maggiordomo, che abbia una lunghezza massima di 1800 caratteri.
La dolce Eloisa
C’era una volta un castello diroccato appollaiato su uno sperone roccioso. All’interno viveva Giulio
con le sue quattro figlie. Le giornate trascorrevano lente e uggiose da quando era stata strappata
loro, da una terribile malattia, la adorata Eloisa. Moglie premurosa e madre affettuosa, rallegrava il
castello con feste, luci, e splendidi arredi. Con la sua morte tutto era cambiato, la felicità non
abitava più nei loro cuori e con la felicità era svanita tutta la loro agiatezza. Il padre sconsolato
aveva abbandonato la sua attività di avvocato e nel giro di poco tempo aveva dovuto vendere tutte
le ricchezze. L’unico retaggio dell’antica agiatezza era un anziano maggiordomo che manteneva
pulito e ordinato il vecchio maniero. Una volta alla settimana il padrone e il maggiordomo si
recavano sulle rive del vicino lago. Si avviavano lungo i sentieri della collina ragionando di pesche
miracolose nelle quali speravano ogni volta. Una mattina, i due pescatori andarono al lago, l’aria
era frizzante e tersa e si sentiva un intenso profumo di viole. Giunti alla meta gettarono le lenze in
acqua. Dopo poco tempo i fili si tesero, la preda sembrava gigantesca. Tirarono, tirarono e dai
sabbiosi fondali apparve, a pelo d’acqua, una splendida sirena. Giulio la guardò intensamente e per
poco moriva all’istante: la sirena aveva i lineamenti della sua adorata Eloisa. La sirena parlò con
voce soave: “ Giulio, non essere triste, io sarò sempre con voi e voglio che la felicità ritorni nella
nostra casa, quando ti sentirai infelice vieni qui sulle rive del lago e parlami, io ti ascolterò “. Prima
di sparire tra i flutti aggiunse: ” Davanti al castello troverai una gallina, seguila “. Giulio tornò al
castello, trovò la gallina e speranzoso la seguì. Cammina, cammina arrivarono in un folto bosco, e
lì, nascosta tra la vegetazione trovò una grotta. Vi entrò e vide un forziere pieno di oggetti preziosi e
di monete d’oro. Giulio si caricò sulle spalle la cassa e per la prima volta sul suo viso si disegnò un
sorriso. Da quel giorno sarebbe tornato a vivere sapendo di avere accanto la sua Eloisa.
19
Esercizio
Con il vostro nome oppure con quello di un personaggio da voi inventato provate a scrivere un
acrostico, un mesostico e un abbecedario
Acrostico
La
Adorata
Donna
Ornava
La
Casa
Elegantemente
E
Lasciò
Ombra
Indelebile
Sua
Anima
Mesostico
STAVA ELOISA
IN CASA
INDAFFARATA
MENTRE INTORNO A LEI
LE FIGLIE E IL MARITO
DOLCEMENTE LA COCCOLAVANO
MA IMPROVVISAMENTE UN TRISTE GIORNO
DALLE LORO VITE VENNE STRAPPATA
E LI AVVOLSE LA DISPERAZIONE
IN UN MATTINO CHE PROFUMAVA DI VIOLE
DALLE LIMPIDE ACQUE DI UN LAGO
DA SIRENA STRASFORMATA
APPARVE PER CONSOLARE LA SUA FAMIGLIA DISPERATA
Abbecedario
Adora Ballare Cantare Decorare Elargisce Favole Gitane, Ha Illuminato La Magione Nuziale.
Orrendamente Portata Quaggiù Riappare Sirena Tra Umide Volute Zigzagando.
20
Esercizio
Scegliete uno dei due testi suggeriti provate a trasformarlo a scelta:
A. Secondo lo stile giallo
B. Per chiavi di lettura: rumore
C. Con variazione del soggetto osservante: bambino
Stile giallo
Clamoroso, il Pool Antitruffa della Procura di Milano ha scoperto l’identità del bandito degli
ospedali. Il criminale si aggirava nelle corsie dei nosocomi e delle case di cura, conquistava la
fiducia dei degenti e quando questi venivano dimessi li convinceva a dargli un passaggio fino ad
una vicina autorimessa per ritirare l’auto della figlia. Al momento del pagamento diceva di aver
dimenticato il portafoglio. I malcapitati prestavano denaro al presunto medico perché potesse
pagare la riparazione. Da quel momento il truffatore spariva. Il bandito degli ospedali ha lasciato
dietro di sé numerose vittime. Finalmente oggi, dopo un’indagine accurata, il Pool ha arrestato il
cinquantunenne di Milano che stava organizzando un’altra truffa ai danni di un vecchietto ultra
settantenne.
Visto da un bambino
“ Mamma, mamma quello è l’uomo che l’altro giorno ti ha chiesto i soldi per il meccanico e poi è
sparito! Guardalo lì in televisione, ha le manette ai polsi … dicono che è un truffatore, ha la faccia
proprio brutta, da cattivo! Mamma fammi le coccole non voglio sognarmelo stanotte! “
ESERCIZIO
Provate a trasformare questa lettera, che risulta abbastanza neutra, in una in cui si “percepisca”
rabbia e in una allegria
Venezia, 12 gennaio 2012
Cara Giorgia,
come stai? È da tanto che non ci sentiamo, così ho deciso di scriverti e di aggiornarti su ciò che mi è
successo negli ultimi mesi.
I miei studi all’Università procedono bene, le lezioni e i seminari mi impegnano moltissimo. Vorrei
dare tutti gli esami dell’anno tra maggio, giugno e luglio. Studio molto e così non ho tempo di
vedere nessuna delle nostre amiche, anche perché Carlo è sempre più geloso e mi fa delle scenate
senza motivo.
Spero che con il tuo ragazzo le cose vadano meglio!
Ti abbraccio
Giovanna
RABBIA
Venezia, 12 gennaio 2012
Giorgia,
penso che tu risieda ancora in questo mondo, ma non ti sei degnata di farti sentire. Ti comunico,
anche se non so quanto ti possa interessare, che tra maggio e luglio terminerò tutti gli esami
universitari. Di conseguenza e, per fortuna, vedo pochissimo quelle “simpaticone” delle nostre
amiche. In compenso c’è quel deficiente di Carlo che continua a rompere facendomi sceneggiate di
gelosia per ogni cavolata.
21
E quel truzzo del tuo ragazzo ti gira ancora intorno?
A non risentirci
Gio
ALLEGRIA
Venezia, 12 gennaio 2012
Ciao bellissima,
come te la passi? È davvero tantissimo che non ci sentiamo, ma avevo una gran voglia di scriverti
per raccontarti le meravigliose novità della mia vita. Non ci crederai, ma i miei esami sembrano
aver preso il “ FRECCIA ROSSA ”, e se continuo così tra maggio e luglio riuscirò a completarli. E
VAI!!! Sto studiando come una disperata, ma la soddisfazione è tanta! L’unica nota dolente è che
non riesco ad uscire con le nostre amiche, ma cercherò di rifarmi in estate. Ah, povera me, c’è Carlo
che mi sta stressando con la sua gelosia, ma ci vogliamo un mondo di bene.
E il tuo LUI come si comporta? Ho una gran voglia di rivedervi.
Un mega bacio.
La tua affezionatissima amica Gio
Esercizio
Identikit del personaggio
Nome: mister Oliviero Ernandez
È quel tipo che descriverebbe se stesso come un cucciolotto tenero con tanto bisogno di coccole.
Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi userebbe l’aggettivo: morbidoso.
È conosciuto soprattutto per la sua voglia di vivere e il suo spirito di adattamento.
Quando lo incontri per la prima volta noti la sua lucida pelata che risplende al sole e quella pancetta
rotondetta che denota la familiarità con la buona tavola. Indossa pantaloni a quadri sostenuti da
coloratissime bretelle, camicie bianche a mezze maniche con gilet grigio perla. Dal colletto della
camicia spunta sempre un elegantissimo papillon bordeaux. L’insieme infonde sicurezza e una
irrefrenabile voglia di abbracciarlo.
Poi ti accorgi di quello sguardo gelido, di quegli occhi azzurro ghiaccio che ti gelano il sangue nelle
vene e che nascondono un passato torbido e nebuloso.
A causa del suo passato ha bisogno di continue certezze che facciano riemergere la parte positiva
della sua personalità.
Sempre a causa del suo passato ha paura di superare i 50 km orari quando guida il suo maggiolino
giallo canarino.
Vorrebbe ritornare alla sua infanzia per far chiarezza tra la nebbia che avvolge il suo passato.
22
Esercizio
Partendo dal vostro lavoro ”identikit del personaggio” sviluppate e scrivete una fiaba o un breve
racconto fantastico di3600 caratteri
Un maggiolino giallo canarino
In un piccolo borgo lontano la vita scorreva tranquilla, i tramonti seguivano le tenere albe in un turbinio
di colori e l’uomo seguiva lo scorrere lento delle stagioni. Nella piazza del paese le case erano addossate
l’una all’altra, la fine dell’una si perdeva nell’inizio della successiva. I portoni, ognuno di un colore
diverso, formavano un allegro arcobaleno che circondava tutta la piazza. Tra tutti, quello che spiccava di
più, era un portoncino color giallo canarino sul quale il sole del tramonto adagiava i suoi raggi più caldi.
Davanti al portone era sempre parcheggiato un vetusto maggiolino color giallo canarino. Il proprietario
era un uomo singolare, aveva una lucida pelata e una pancetta rotondetta che denotava familiarità con la
buona tavola. Indossava sempre pantaloni a quadri sostenuti da coloratissime bretelle, camicie bianche a
mezze maniche sulle quali facevano bella mostra lucidi gilet grigio perla. Dal colletto delle camicie
spuntava sempre un elegantissimo papillon bordeaux. Lo conoscevano tutti in paese perché aveva
sempre una buona parola per coloro che si trovavano sul suo cammino. Diventava un bambino tra i
bambini quando li intratteneva con giochi sempre nuovi e la sua lucida pelata era come una calamita per
le loro delicate carezze. Spesso lo si poteva vedere sfrecciare, a bordo del suo maggiolino a 50 km orari.
Curava quel maggiolino con un amore inspiegabile e non se ne sarebbe mai separato. A guardare bene
quell’uomo, si notavano i suoi grandi occhi azzurri che gelavano il sangue nelle vene. Erano lo specchio
della sua anima nella quale albergava una tristezza infinita. Il suo nome era Oliviero Ernandez. Una
notte di luna piena la piazza era deserta, tutti erano rintanati nelle case per seguire la finale del
campionato di calcio. Solo Oliviero era in strada e ripuliva il suo adorato maggiolino. Mentre le sue
mani accarezzavano la gialla carrozzeria, venne assalito da una profonda malinconia che aumentava ad
ogni movimento circolare. Improvvisamente gli occhioni dell’auto si accesero e fissarono intensamente
Oliviero. Era giunto il momento, Oliviero doveva far chiarezza nella nebbia che avvolgeva il suo
passato, quella nebbia che provocava l’infinita tristezza in fondo ai suoi occhi. Il maggiolino lo invitò a
sedersi sui comodi sedili, e lo imprigionò saldamente con le cinture di sicurezza. Poi cominciò a correre,
50, 51, 52, 70, 90, 100, 150 km orari. Oliviero era atterrito. Il maggiolino distese le ruote e prese il
volo. Correva veloce attraversando lo spazio e il tempo, tutto intorno era un turbinio di nuvole dense
attraversate da bagliori luminosi. Oliviero non capiva, cosa stava succedendo? Poi le nuvole si
diradarono, si cominciava ad intravvedere una minuscola città. Oliviero venne circondato da atmosfere
familiari. Ed ecco una casa illuminata a festa per l’imminente Natale. All’interno una stanza, la sua
stanza, su una mensola in bella mostra il modellino di un maggiolino giallo canarino. La casa risuonava
di voci spensierate. Un papà, una mamma, una bambina e un bambino, elegantemente vestiti, si
preparavano ad uscire. Poi silenzio, la casa ora è vuota e il gelo aleggia tra le stanze. Su di un tavolo la
prima pagina di un giornale locale mostra la foto di un’auto accartocciata contro un albero, i volti
dell’uomo e della donna e la scritta “andavano solo a 51 km orari”… Ricordi confusi riappaiono nella
mente di Oliviero, lo schianto, le urla della donna, il pianto della bambina. Un enorme punto giallo
luminosissimo che lo solleva lo imprigiona saldamente con le sue cinture di sicurezza e lo porta al
sicuro tra le braccia della nonna. Il cuore di Oliviero ora è scosso dal dolore, mamma, papà, e la piccola
Elen? Il viso della sua sorellina tanto adorata non era tra i volti del giornale. Con uno scossone il
maggiolino riparte, la città della sua infanzia torna ad essere un minuscolo puntino, l’auto si immerge
nuovamente tra il turbinio di nuvole e atterra dolcemente davanti alla casa della sua infanzia, è
illuminata e dall’interno proviene un vociare concitato. Le cinture di sicurezza finalmente si sciolgono,
ora è libero di correre a bussare a quella porta. Il cuore sembra farsi largo nella gabbia toracica per poter
uscire, le mani tremano, la porta si apre. Due splendidi occhi azzurro cielo si riflettono nei suoi occhi
azzurro cielo. Il cuore non mente, è lei, Elen. Ora, nella stanza al secondo piano, su una piccola
mensola, in bella vista, vi è un modellino di maggiolino giallo canarino.
23
LUCILLA MATTEI
Esercizio
In base alle 3 fiabe lette (Giovannin senza paura, La gallina lavandaia, e La camicia dell’uomo
contento) “preparate” la vostra “insalata di fiabe”, lunghezza massima 1800 caratteri.
La camicia del re
Si narra che un re di nome Giovannin (perché era magro, magro come un chiodo e bianco, bianco
più della neve) senza paura (perché aveva sconfitto l’orco componibile) avesse una camicia
particolare.
Questo re viveva nel castello dell’orco componibile che ora era diventato il suo maggiordomo ed ad
una gallina lavandaia.
La gallina era l’addetta alla biancheria del re, in particolare a questa sua particolare camicia, di cui
il re andava molto orgoglioso, difatti tutte le volte che la gallina gliela lavava, faceva le uova d’oro.
Ed il re diceva sempre: “Questa sì che è una fortuna”, ma la gallina non ne capiva la necessità.
Così un giorno di nascosto dal re, si fece fare una camicia uguale, uguale a quella e le scambiò, che
nemmeno il re si accorse della differenza. E da quel giorno, dopo averla lavata, la gallina cominciò
a fare delle uova grandi, grandi e assai nutrienti ed il re cominciò ad ingrassare e a colorarsi e la
gallina disse: “Questa sì che è una fortuna” anche se il re si spaventò e non ne capì la necessità.
Esercizio
Scrivere un racconto fantastico di massimo 3600 caratteri
Patuff
Mi chiamo Patuf e sono nata sotto un cavolo in un pluff… o forse sono stata portata… da un
cavolo? Una strana casa volante? Non so: sono troppo piccola per ricordare, so solo che mi sono
trovata lì, sotto quella strana forma frastagliata, verde e viola non molto profumata direi… tutta sola
e senza una mamma che badasse a me.
Mi sono guardata intorno per capire dove fossi e perché. Intorno a me tutte queste enormi case
volanti, poi altri ciuffi verdi spersi qua e là… tutto così grande… avevo tanta paura così per farmi
coraggio mi sono messa a far domande.
“Scusa tu chi sei?” ed ho dovuto ripeterlo più volte aumentando sempre di più la mia piccola voce,
alla fine mi ha risposto:
- Io sono un cavolo.
- Ah ecco, mi hai portata tu qui?
- No, qualcun altro?
- Ma chi ed io chi sono?
- A questa domanda in non so’ rispondere, perché non sento nulla.
Patuff era sempre più confusa ma continuò a fare domande.
- Ciao e tu chi sei? - Disse rivolta ad un'altra pianta
- Sono una carota e vivo sotto terra –
24
- io chi sono e chi mi ha portata qui?
- a questa domanda non posso rispondere io non vedo nulla?
Patuff più sconsolata che mai e si rivolse ad un'altra pianta.
- Io sono il pomodoro e mi arrampico in alto … non so chi tu sia e chi ti abbia portato qui…
di solito guardo altrove, guardo il sole.
Così Patuff decise di andare via da quel posto, che non le era di nessun aiuto.
- Ed adesso cosa faccio? Dove vado?
C’era un buco e ci mise la testa dentro, per vedere cosa ci fosse fuori… ecco vide altre cose verdi
ma anche colorate e profumate, decise di passarvi attraverso perché in fondo, vide un qualcosa che
l’attirava tantissimo… ma così facendo… splash, finì in un qualcosa di strano che le si appiccicò
addosso, così domando:
- E tu chi sei?
- Sono una pozza d’acqua
- E cosa è l’acqua
- Una cosa che bagna
Così Patuff capì di essersi bagnata e in qualche modo sì asciugò.
Riprendendo la sua perlustrazione mentre passava tra quelle cose così colorate e profumate, con lo
sguardo vide dei piccoli esseri anch’essi colorati che erano nell’aria e cercò istintivamente di
prenderli, ma quelli andarono via.
- Voi chi siete?
- Noi siamo farfalle e voliamo di fiore in fiore – le dissero, girando intorno a quelle
meraviglie colorate e profumate.
- Che belle che siete, posso giocare con voi?
- Certo, giochiamo ad acchiapparella.
Così Patuff si mise a rincorrerle, ma senza riuscire a prenderle fino a che... bang! Non andò a
sbattere contro un qualcosa di duro...
- Ohi ohi che dolore – disse finendo a gambe all’aria
Le farfalle si misero a ridere girandogli sulla testa.
- Ma cosa c’è da ridere ? disse Patuff – Piuttosto, cosa è successo?
- Sei andata a sbattere contro una casa
- E cosa è una casa?
- Il posto dove vivono gli umani
- E chi sono gli umani? Sono come me?
Le farfalle risero e risposero
- No, non credo proprio
- Allora voi sapete chi sono?
- No, ci spiace noi non lo sappiamo… e volarono via.
Povera Patuff tutto un mistero la sua vita e non riusciva a risolverlo.
Scoprì che riusciva ad arrampicarsi ed anche a saltare e che salti che faceva.
Lì vicino c’era un’altra cosa verde ed alta, domandò chi fosse.
- Io sono un albero…
Patuff saltò e… puff si trovò su un ramo e da qui con un altro salto, su di un altro sempre più in alto
e poi saltò sul sopra della casa e un po’guardinga cominciò ad ispezionare il territorio, acquistato
coraggio si mise a balzellare e infine a correre fino a che… plaff, scivolò dentro ad un buco e
cominciò a cadere, cadere finché non si fermò. Non riusciva a muoversi e lì era tutto buio, le venne
tanta paura e si mise a piangere… chiedendo a voce alta in che guaio si fosse cacciata:
- Sei in un pluviale – rispose il pluviale.
- E cosa è un pluviale? – disse tra i singhiozzi Patuff
25
- Serve a raccogliere le gocce di pioggia dal tetto.
- E cosa è la pioggia?
- È tanta acqua
Patuff pianse ancora più forte.
- Mamma, mamma - sentì gridare Patuff – qualcuno piange e viene da qui….
La mamma di Clelia corse e capì che nel pluviale c’era qualcuno rimasto prigioniero.
Fortunatamente era alla loro altezza e riuscirono a svitarne l’ultimo pezzo…e da lì spuntarono due
occhi azzurri e grandi, enormi.
Clelia si illuminò prendendo quell’esserino tremante tra le mani.
- Possiamo tenerla mamma, vero? Ti chiamerò Patuff, chissà chi ti ha abbandonato, non sa
che tesoro ha perduto, avrai anche fame.
E tenendosi il suo tesoro sul cuore, Clelia entrò in casa.
Mi chiamo Patuff, sono un tipetto che ama l’avventura e sono un gatto
Esercizio
“trasformare” uno dei testi proposti secondo a scelta :
A. Secondo lo stile giallo
B. Per chiavi di lettura: rumore
C. Variazione del soggetto osservante: bambino
TESTO 1 – stile giallo
Lo strano caso nel comune di Dorno (PV)
Da tempo rumori sospetti si udivano provenire nei pressi del Parco “Sandro Pertini”.
Degli strani cigolii
Gli agenti della polizia locale dopo accurate indagini e scoprono l’autrice del misfatto: una donna di
56 anni, sorpresa già più volte sopra un’altalena del tipo “salta, salta”a due posti.
Ma l’ammonimento verbale non era bastato a tenere lontana da quell’altalena la pensionata,
sorpresa di fronte ad un bambino: adesso avrebbe dovuto pagare una multa di 100 €.
Caso risolto.
26
BIBLIOTECA COMUNALE
San Donato Milanese
Sede Centrale
Banco Prestiti
Via M. di Cefalonia, 51/B
20097 San Donato Milanese
Tel. 02.52772.400
Fax. 02.52.31.458
LUNEDI: dalle 10.30 alle 18.00
MARTEDI e VENERDI: dalle 9.00 alle 18.00
MERCOLEDI E GIOVEDI: dalle 12.30 alle 18.00
SABATO: dalle 9.00 alle 13.00
Sale studio:
LUNEDI: dalle 10.30 alle 23
dal MARTEDI AL VENERDI: dalle 9.00 alle 23.00
SABATO: dalle 9.00 alle 18.00
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Decentrata di CERTOSA:
Banco prestiti e sale studio:
Via F. Parri – Certosa
20097 San Donato Milanese
Tel. 02.52.772.311
Fax. 02.89.075.352
dal MARTEDI al VENERDI:
dalle 9.00 alle 12.30 – dalle 14.00 alle 18.00
SABATO: dalle 9.00 alle 12.30
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Decentrata di POASCO
Via Unica - Poasco
20097 San Donato Milanese
Tel. 02.52.772.395
LUNEDI : dalle 14.00 alle 18.00
GIOVEDI: dalle 9.00 alle 12.00
Sito internet:
www.bibliomilanoest.it
27