San Donato 2012 - Sistema Bibliotecario Milano Est
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San Donato 2012 - Sistema Bibliotecario Milano Est
LA BIBLIOTECA COMUNALE PRESENTA QUANDO LA SCRITTURA CREATIVA DIVENTA FANTASTICA INCONTRI DI SCRITTURA CREATIVA DEDICATI ALLA LETTERATURA FANTASTICA RACCOLTA ESERCIZI CORSISTI 2012 San Donato Milanese, novembre 2012 La scrittura e la lettura costituiscono due elementi fondamentali per la crescita della persona e trovano nella biblioteca comunale il naturale centro dove poter accrescere e poter sviluppare entrambe. L’Assessorato alla Cultura, pertanto, promuove costantemente iniziative rivolte alla cittadinanza, ricordiamo il concorso letterario, il concorso di lettura interpretativa per le scuole, le letture animate per bambini e gli incontri con gli autori. In questo contesto si inserisce il corso “Quando la scrittura creativa diventa fantastica”, quarta edizione di una serie di corsi tenuti dalla dottoressa Paola Buonacasa, preziosa professionista del settore. La scrittura fantastica è un mondo dove la mente e la fantasia possono arrivare a creare nuovi mondi, storie e personaggi, dove i giochi linguistici ci portano a essere liberi di esplorare e conoscere le regole in modo diverso e di sperimentarle e ricostruirle per rileggere, riscrivere e ricreare realtà straordinarie. Il gruppo di lavoro ha dimostrato, grazie alla sapiente regia della docente, di saper cogliere i suggerimenti ricevuti, inventando storie fantastiche, personaggi concepiti dalla voglia di immaginare un mondo che in qualche maniera vorremmo potesse esistere, e che forse in parte, è in ognuno di noi. Assessore alla Cultura Chiara Papetti 2 San Donato Milanese, novembre 2012 Dimostrare la potenza del fantastico per scoprire nuovi collegamenti tra oggetti, uomini e situazioni: questa la sfida che, in qualità di viaggiatori temerari, abbiamo affrontato lo scorso autunno alla biblioteca di San Donato. Come abbiamo fatto? Innanzitutto siamo stati curiosi e coraggiosi: il fantastico consente scoperte dentro e fuori di noi, offre una metafora del mondo, permette di comprendere se stessi e di prepararsi a nuove ipotesi, ma appunto richiede coraggio e curiosità. Per questo siamo intervenuti su diversi testi riscrivendoli, reinventandoli, manipolandoli, in questo modo abbiamo infranto automatismi e restituito importanza alle parole. Ci hanno tenuto compagnia in questo fantastico viaggio Gianni Rodari, Italo Calvino, Raymond Quenau, Michail Bulgakov, Edwin Abbott, Carlo Fruttero e Sergio Solmi, che a suon di capolavori e colpi di genio hanno reso ogni incontro memorabile. Sono nate così insalate di fiabe, fiabe scritte utilizzando un certo numero di parole “obbligate”, identikit di personaggi, esercizi di stile, e poi alla fine la magia: la storia finale di ognuno in cui si sono svelati misteri, trovate identità, esauditi sogni segreti, rimarginate vecchie ferite e costruite case fantastiche in cui poter tornare di tanto in tanto. E’ stato un viaggio meraviglioso che ci ha portato lontano e ci ha permesso di vedere e sperimentare strade sconosciute. Abbiamo vagabondato parecchio, esplorando anime e luoghi che non abbiamo tentato di spiegare, ma che abbiamo raccontato per il puro piacere di aver trovato, una scoperta che ha permesso a ognuno di creare nuove storie e nuovi mondi. Al prossimo viaggio Paola Buonacasa 3 INDICE Nadia Aloisio……………………………………………… pag. 4 Jessica Boveri………………………………………………pag. 9 Roberto Caravaggi……………………………………….....pag. 14 Lidia Garzia…………………………………………………pag. 17 Maria Leone…………………………………………………pag. 19 Lucilla Mattei………………………………………………..pag. 24 4 NADIA ALOISIO Esercizio 1 : In base alle tre fiabe lette ( ‘Giovannin senza paura’ , ‘La gallina lavandaia’ e ‘La camicia dell’uomo contento’) preparate la vostra “insalata di fiabe” che abbia lunghezza massima di 1800 caratteri (una cartella) Oppure Esercizio 2 : Scrivete una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore, maggiordomo che abbia una lunghezza massima di 1800 caratteri (una cartella) Svolgimento Esercizio 2 UNA STORIA SEMPLICE UNO, DUE, TRE, UNA STORIA PROVO A RACCONTAR ORO, GALLINA, SIRENA, PESCATORE E ANCHE UN MAGGIORDOMO SALTA FUORI. UNO, DUE, TRE, PROVO E RITENTO MA LA STORIA DOV’E’? DIFFICILE IMPRESA MI SI PROSPETTA. FANTASIA PENSACI TU! C’ERA UNA VOLTA IN QUALCHE DOVE VICINO E LONTANO DA TE, UNA SIRENA CHE VIVEVA DELL’AMORE PER IL PESCATORE CHE UN GIORNO LA SALVO’ DALLE MAGLIE METALLICHE DI UNA RETE PER PESCI. LEI ERA BELLA E BUONA, CON LUNGHI CAPELL I COLOR ORO, METALLO CHE RICORDA LE PICCOLE UOVA PREZIOSE DELLA GALLINA SPECIALE, UN TESORO CUSTODITO E CURATO , NONCHE’ FONTE DI RICCHEZZA DI UN MAGGIORDOMO SQUATTRINATO MA FELICE DEL SUO LAVORO QUOTIDIANO. UNO, DUE, TRE, QUESTA E’ UNA STORIA SENZA STORIA, DOVE I PROTAGONISTI SONO LIETI E VIVONO CON SEMPLICITA’ LA LORO STORIA DI VITA. UNO, DUE, TRE, ORA PROVA TU, CON FANTASIA, A RACCONTARE UN STORIA CHE FACCIA UN PO’ SOGNARE. 5 Esercizio 1 : Con il vostro nome oppure con quello di un personaggio da voi inventato, provate a scrivere un acrostico, un mesostico e un abbecedario. Svolgimento A. ACROSTICO di Nadia : Novità Attese Destano Inattese emozioni Animiche B. MESOSTICO di Nadia : Notte sogNante e irrAdiata da una luna splenDente e curIosamente abbAgliante C. ABBECEDARIO A-urora B-oreale una C-oltre D-i E-vanescenti F-ugaci G-iochi in H-D di I-ncandescenti L-uci M-ulticolori Z-ittiti N-ebulose O-rnano il P-lanetario come un Q-uadro R-imiro S-tupita per T-utta la durata U-tile, mentre in silenzio V-oci e suoni sono Esercizio 2 : Scegliendo uno dei due testi suggeriti provate a “trasformarlo” a scelta: A. Secondo lo stile giallo B. Per chiavi di lettura: rumore C. Con variazione del soggetto osservante: bambino Testo 1 Gli agenti della polizia locale del Comune di Dorno (Pavia) hanno sorpreso una signora di una certa età a dondolarsi su un’altalena del Parco ‘ Sandro Pertini ‘ . Un passatempo che è costato caro alla pensionata 56enne: dovrà pagare una multa di 100 euro. Non è la prima volta che la donna viene “sorpresa” a usare l’altalena. Nei casi precedenti i vigili si erano limitati a riprenderla verbalmente: stavolta, invece, è scattata la sanzione pecuniaria. L’altalena in questione è del tipo detto “salta salta” due posti, dove una persona fa da contrappeso all’altra: la signora si era seduta di fronte a un bambino. Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012 6 Testo 2 Con indosso un camice, avvicinava le sue vittime negli ospedali o nelle case di cura. Raccontava di essere un medico della struttura e, dopo aver conquistato la fiducia, convinceva i malcapitati a dargli un passaggio fino a un’autorimessa, dove doveva ritirare l’auto di sua figlia, coinvolta in un incidente. In realtà, si trattava di un escamotage per ottenere denaro in prestito, che un cinquantenne di Milano, già condannato per truffa, ha messo in atto almeno sette volte. Altri dieci episodi sono attualmente all’esame degli agenti del Pool Antitruffe della Procura di Milano, ma il numero potrebbe salire ulteriormente. Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012 Esercizio Provate a trasformare questa lettera, che risulta abbastanza neutra, in una in cui si “percepisca” rabbia e in una allegria (senza allungare il testo) Venezia, 12 gennaio 2012 Cara Giorgia, come stai? E’ da tanto che non ci sentiamo, così ho deciso di scriverti e di aggiornarti su ciò che mi è successo negli ultimi mesi. I miei studi all’Università procedono bene, le lezioni e i seminari mi impegnano moltissimo. Vorrei dare tutti gli esami dell’anno tra maggio, giugno e luglio. Studio molto e così non ho tempo di vedere nessuna delle nostre amiche, anche perché Carlo è sempre più geloso e mi fa delle scenate senza motivo. Spero che con il tuo ragazzo le cose vadano meglio! Ti abbraccio Giovanna Svolgimento lettera in tono di allegria Venezia, 12 gennaio 2012 Giorgiaaa Carissima!! Woow come stai? E’ da tantissimo che non ci sentiamo e scoppio dal desiderio per raccontarti le belle novità di questi ultimi mesi. Tutto procede benone: lo studio, le lezioni e i seminari intensi ma interessantissimi. Poi gli esami da dare entro l’anno in un batter di ciglia tra maggio, giugno e luglio. Studio assai e il tempo vola così non mi resta nemmeno un attimo per le amiche e tanto per il gelosone tenerone di Carlo. A te andrà brillantemente bene con il tuo boy, ne sono certa! Un Forte Abbraccio GioGio ….lettera in tono di rabbia Venezia , 12 gennaio 2012 Oh Giorgia!! Beh... come stai? Di tempo n’è passato troppo senza sentirti così ho deciso di scriverti io, almeno ti informo delle mie ultime novità. Gli studi all’Università vanno, le lezioni, i seminari sono impegnativi al massimo. Ho gli esami da dare tra maggio giugno e luglio . Studio assai e non ho tempo nemmeno per vedere le nostre amiche e figuriamoci per Carlo che è sempre più geloso e mi sfinisce con le sue scenate. A te, con il tuo ragazzo andrà bene. Ciao! Giovanna 7 Esercizio IDENTIKIT DI UN PERSONAGGIO CRISTAL……………………………………………………………… (Nome del Personaggio) È quel tipo (di persona) che descriverebbe se stesso come ……………………… TRASPARENTE PER IL MONDO MA ANCHE UNO SPECCHIO, UTILE, PER CHI VUOLE RIFLETTERSI E CAPIRE, CHIEDENDO MAGARI UNA PAROLA DI CONFORTO. ………Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi Userebbe l’aggettivo ………CRISTALLINA…………………………………………………… E’ conosciuta soprattutto per …LA LIMPIDEZZA E LEALTA’ DEI SENTIMENTI PAROLE DI SPERANZA DISTILLATE A CHI LE CERCA. Quando lo incontri per la prima volta noti (caratteristiche fisiche e personalità) UN CORPO ESILE, ARMONIOSO NELLE SUE FORME. UNA PRESENZA AVVOLGENTE E RASSICURANTE CON UNA SCHEGGIA AL CENTRO DEL SUO CUORE……….Poi ti Accorgi che (caratteristiche che rafforzano o contraddicono i tratti principali)… LA FRAGILITA’ DEL SUO ESSERE, DELLA SUA FIGURA SI SPOSAVA CON IL SUO SGUARDO PROFONDO E INDECIFRABILE, A VOLTE AGRODOLCE (NESSUNO SI ERA CHIESTO PERCHE’). A causa del suo passato ha bisogno di (bisogno emotivo della storia)………………. GUARIRE DA QUEL SENSO DI DIVERSITA’, DI ESTRANEITA’ CHE SENTIVA COME UNA FORTE IDENTITA’ APPICCICATA ADDOSSO, SCOPRENDO IL DONO DI ESSERE ASCOLTATA E DI POTER PROVARE FIDUCIA VERSO IL PROSSIMO. Sempre a causa del suo passato ha paura di (alternativa più temuta)…………….. ESSERE ASCOLTATA SIGNIFICAVA ESSERE CAPITA NELLA PROFONDITA’ DELLE SUE INSICUREZZE E DOLORI………….e vuole (obiettivo da raggiungere) ………… PROVARE AD AMARE SE STESSA, LASCIANDO EMERGERE QUELLA FIDUCIA TRATTENUTA VERSO IL PROSSIMO, PER LIBERARSI E NON AVER PIU’ PAURA DI SPECCHIARSI DENTRO E CHIEDERE AIUTO A CHI LE PORGA UNA MANO. Esercizio Partendo dal vostro lavoro ‘ Identikit del personaggio’ sviluppate e scrivete una fiaba o un racconto fantastico di 3600 caratteri al massimo. Dalla profondità della notte e dell’inconscio …partorita in un’atmosfera onirica, la prima Fiaba di Nadia Aloisio CRISTAL Eccola, è lì; la vedi ma non la riesci a guardare fino all’alluce della sua anima profonda e nascosta, la percepisci ma non la riesci a sentire nella sua interezza. Ti assomiglia ma solo dopo scoprirai di avere molte più cose in comune di quanto credessi. Eppure è lì , questa presenza sottile e diversa da te. E’ quel tipo di creatura che si descriverebbe come una pellicola trasparente per il mondo ma anche uno specchio, utile, per chi si vuole riflettere e capire , chiedendo magari una parola di conforto. L’aggettivo più somigliante per descrivere C r i s t a l è appunto cristallina , già proprio come il nome , un nome e un destino che si sposano l’uno all’altro. E’ conosciuta da molti o da pochi , non da tutti, per la limpidezza e lealtà dei sentimenti assieme a parole di speranza distillate a chi le cerca. La riconosci per il suo corpo esile e armonioso nelle sue forme con una scheggia a specchio al centro del suo cuore; una presenza avvolgente e rassicurante. Poi ti accorgi che la fragilità del suo essere, della sua figura si sposava con il suo sguardo profondo e 8 indecifrabile, a volte agrodolce e nessuno si era mai chiesto perché. Forse il perché è celato nel suo passato oscuro e triste che la imprigionava nel suo inascoltato cuore con tutte le paure che bloccavano la sua libertà di vivere. Guarire per C r i s t a l significava essere ascoltata e capita nella profondità delle sue insicurezze e dolori, liberarsi da quel senso di diversità, di estraneità che percepiva come una forte identità appiccicata addosso dagli altri. La sua sfida con se stessa e con la vita sarebbe stata: provare ad amare se stessa, lasciando emergere quella fiducia trattenuta verso il prossimo e quindi non aver più paura di specchiarsi anche lei dentro e chiedere aiuto a chi, col cuore, le avrebbe posto una mano. Cogliere infine la perla rara di capire che in ognuno c’è una parte di se stessi e che si è molto più simili con i propri limiti e paure di quanto invece si era creduto o temuto. Ebbene un giorno, come tanti altri, si tramutò per C r i s t a l nel giorno della svolta; sentiva dentro di sé una spinta emotiva energetica e senza capirne il perché la incitava a uscire dalla sua “corazza” interiore e si avventurò in quello che potrebbe essere chiamato come il gioco degli specchi all’interno di un labirinto con nuovi orizzonti da esplorare, presente all’interno di un nuovo Luna Park vicino casa sua. Sentiva crescere dentro di sé una paura che era diversa dalle altre già patite e sofferte in vari e molteplici momenti della sua vita; questa paura aveva una bella energia che le sussurrava di andare incontro all’ignoto con coraggio e fiducia e che qualcosa di bello avrebbe trovato alla fine del suo misterioso percorso. Così C r i s t a l si avventurò nei lunghi sentieri solitari fino a raggiungere delle stazioni in cui si trovava al cospetto di lastre di specchio e sorprendentemente non vedeva la sua immagine riflessa in nessuno di questi. Proseguì angosciata, con un peso nel cuore e la tristezza crescente e cupa nei suoi occhi, quando notò l’ennesimo specchio, ma questo era diverso: emanava un’abbagliante luce viola. Man mano che si avvicinava le sembrava di sentire inoltre un suono simile a una voce. La voce divenne sempre più nitida e dolce e appena C r i s t a l giunse davanti allo specchio, iniziò un inedito profondo dialogo tra due voci angeliche che appartenevano una al Cuore l’altra all’ Anima. Cuore: Dove sei stata tutto questo tempo della Vita? Anima: Ero nel buio della tua essenza, ma ora ti sei accorta di me e mi ridai luce. Sono ciò che sarei dovuta essere. Mi rivelo pian piano a chiunque. Il meglio di me solo adesso si sta manifestando. Cuore: (Quasi interrompendo) Prima ero solo una ferita profonda scalfita da schegge di dolore e di rifiuto. Tante ombre e nuvole ti hanno sovrastato per moltissimo tempo ma ora, mi sento diverso, più vitale… Intanto C r i s t a l era lì , muta e rapita da questo intimo confronto e realizzò quasi istantaneamente che quelle voci le appartenevano e parlavano del Suo di cuore e della sua di Anima. Capì quanto tempo era rimasta congelata e sorda alla voce dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e dei suoi bisogni. Non era troppo tardi per cambiare un po’ quella parte di se stessa che viveva nelle paure nei confronti del mondo e della realtà più vicina a lei. Da brava ascoltatrice poteva abbandonarsi alla bellezza di saper chiedere un consiglio o un abbraccio proprio nel momento in cui ne avesse bisogno a persone care come un parente o un amico. Pensando a ciò, un sorriso apparve sul suo volto e anche gli occhi sorrisero quando si videro riflessi nello specchio. Così la luce violacea e le due voci svanirono e C r i s t a l potè ritornare sui suoi passi verso casa con un cuore leggero e pieno di gioia, desiderosa di vivere intensamente la propria vita avendo abbracciato un prezioso insegnamento ossia: parlare e ascoltare è uno scambio, dono generoso che due cuori si scambiano, in cui due anime si ritrovano in un deja-vu sorprendente. Lo specchiarsi, poi, è sentirsi parte di un tutto. Questa per te sia come una piccola grande verità che tutti sanno, molti hanno dimenticato, troppi continuano ad ignorare. 9 JESSICA BOVERI Esercizo A) In base alle 3 fiabe lette (Giovannin senza paura, La gallina lavandaia e La camicia dell’uomo contento), preparare la propria “insalata di fiabe” che abbia una lunghezza max di 1800 caratteri (una cartella). C’era una volta un bambino che non aveva paura di nulla. Un giorno incontrò una gallina che era andata via dalla casa della sua mamma lavandaia con uno straccio magico nel becco. Fecero amicizia e decisero di viaggiare insieme, la gallina appollaiata sulla spalla di Giovannino. Arrivarono al deserto di sera, stanchi e affamati. La gallina distese sulla sabbia lo straccio, che si trasformò d’incanto in un bellissimo palazzo. Anche la gallina si trasformò in una graziosa signorina, di cui Giovannino s’innamorò subito. Entrarono insieme nel palazzo, dove trovarono la tavola apparecchiata e due letti freschi di bucato. Mangiarono, bevvero e andarono subito a dormire. Poco dopo la mezzanotte Giovannino sentì dei rumori provenire dal camino, da cui scese un mostriciattolo senza testa che però non lo impressionò per nulla. Il mostriciattolo fece di tutto per spaventare Giovannino e farlo andare via dal castello, ma il bambino era nato senza il gene della paura e dunque restò impassibile. Stanco di essere importunato, chiese al mostriciattolo cosa volesse. Questi rispose che aveva ordine di cucinare una gallina per il suo padrone che abitava nel sottotetto e non mangiava da 99 anni. “Qui di galline non ce n’è, non vedi? C’è solo la mia amica che dorme di un sonno profondo.” Giovannino seppe in quel momento che non erano più al sicuro in quel castello, ma mantenne il sangue freddo e svegliò la fanciulla addormentata per lasciare il castello prima dell’alba. Quando uscirono dal castello, questo si trasformò di nuovo in uno straccio e la fanciulla in una gallina. Si incamminarono alla svelta e uscirono dal deserto, proseguirono ancora finché non s’imbatterono in una boscaglia con un piccolo laghetto. Alla gallina non parve vero di potersi lavare e rinfrescare, era così polveroso nel deserto! Detto fatto, con un balzo era già nell’acqua e faceva cenno a Giovannino di raggiungerla. Giovannino si cavò la camicia e le scarpe ed entrò cautamente. Erano lì che sguazzavano allegramente protetti dalle fronde quando udirono un suono di tromba e un menestrello chiedere a chi appartenesse quella camicia. Giovannino disse “la camicia è mia, ma è una vecchia camicia, non vale niente, che volete farne?”. Il menestrello spiegò che il signore di quelle terre era molto malato e un mago gli aveva prescritto di indossare per 99 notti la camicia di un uomo contento. Se il proprietario della camicia avesse acconsentito, avrebbe avuto in dono dal signore ciò a cui più teneva. Giovannino acconsentì e seguì il menestrello verso il palazzo del signore. Una volta giunto là fu accolto con grande gentilezza, lui e la gallina furono alloggiati in un’ala del palazzo riservata a loro, dove per 99 giorni vennero intrattenuti con dolci musiche suonate da musicanti girovaghi nel chiostro, mangiarono lauti pasti ogni giorno diversi, fecero il bagno con essenze profumate dei più soavi fiori d’oriente e giocarono tanti giochi in compagnia dei figli del signore del palazzo. Al termine dei 99 giorni la gallina e Giovannino furono chiamati a cospetto del signore. Il mago dichiarò il signore del palazzo guarito grazie alla camicia di Giovannino. Il signore chiese a Giovannino da dove traesse la sua contentezza, al che Giovannino rispose: “Non mi curo di ciò che mi può succedere o che gli altri pensano di me, vivo il momento presente accanto alla compagna 10 che amo e cerco di aiutare i miei simili, cos’altro potrei desiderare?”. Il signore era soddisfatto e fece cenno al mago, che a quel punto strappò dalla schiena della gallina l’unica penna nera che cresceva in mezzo alle penne bianche. Di colpo la gallina si trasformò nella bellissima fanciulla con cui Giovannino era entrato nel castello e regalò a tutti i presenti un dolcissimo sorriso di gratitudine. Il giorno dopo Giovannino e la fanciulla celebrarono le loro nozze e vissero per sempre felici, contenti e senza bisogno di camicie. (673 parole) Esercizio: Scrivere una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore, maggiordomo. Lunghezza max 1800 caratteri (una cartella). C’era una volta un vecchio pescatore che non si era mai sposato perché era molto brutto e molto povero e tutte le ragazze del paese dove abitava lo avevano sempre snobbato. Il pescatore, per lenire la sua sofferenza, era solito ascoltare il canto di una sirena che abitava su un isolotto poco lontano, della quale con gli anni si era pian piano innamorato. Al tramonto stava per ore ad ascoltare le dolci melodie che la sirena suonava accompagnandosi con l’arpa e faceva dei gran sospiri al pensiero che ben difficilmente avrebbe mai potuto avere una tale creatura al suo fianco. Un giorno, durante la pesca, il pescatore vide una gallina bianca che nuotava nella scia della sua barca. Cambiò rotta, ma la gallina era sempre dietro. Dunque si fermò e chiese alla gallina perché continuava a seguirlo. Questa rispose che uno dei pesci che aveva appena pescato si era mangiato il suo figlioletto e lei non poteva abbandonarlo così. Il pescatore scosse la testa, cercò di convincere la gallina ad andarsene, ma questa non desistette e continuò a seguirlo. Una volta ritornati al porto, la gallina seguì il pescivendolo che aveva comprato il pescato e stette di fianco al banco del pesce tutta la mattina a osservare le massaie che venivano a fare acquisti. Arrivò un signore molto elegante vestito di un bell’abito blu coi bottoni dorati e la camicia bianca che acquistò per la contessa del paese proprio il grosso pesce che aveva divorato il pulcino. La gallina seguì il maggiordomo trotterellando fino al palazzo della contessa e aspettò fuori dalla cucina dove i cuochi erano indaffarati con la preparazione del banchetto. Quando il ventre del pesce fu aperto, in attesa di essere pulito, in un momento di distrazione dei cuochi fece un balzo e afferrò col becco il suo pulcino mezzo morto dall’interno del pesce. Corse via e in un angolino tranquillo se lo lisciò sussurrandogli parole dolci finché questo si riprese. Insieme tornarono dal pescatore e lo pregarono di aiutarli. L’anziano pescatore non era ricco, ma non seppe resistere alla richiesta della gallina ormai esausta e di fronte al pigolio incessante del pulcino. Preparò loro una bella razione di granaglie, un giaciglio di paglia per la notte e se ne andò a dormire. Quando ancora la notte era scura, si avviò verso la sua barca. Fu costernato quando nella rete trovò soltanto tre pesci neanche tanto grossi. I tre pesci bastavano appena per un pasto, dunque li portò a casa per cucinarli. Grande fu la sua sorpresa quando, nella pancia di uno di essi, trovò una fede d’oro, liscia e tonda che sembrava nuova. Se la provò, ma era troppo piccola. “Potrei farne dono alla mia sirena – si disse – devo però trovare un modo per portarglielo. Se vede me, brutto come sono, sicuramente scapperà e non la vedrò mai più”. Pensò allora alla gallina e decise di chiederle aiuto. La gallina, che era una mamma chioccia e dunque di animo buono, fu subito entusiasta e 11 cominciò a lisciarsi le penne per fare una buona impressione. Nuotò quindi dalla sirena recando in dono nel becco l’anello infiocchettato del pescatore. Appena lo vide, la sirena cominciò a saltellare sulle pinne dalla contentezza. Quando si fu calmata, si provò l’anello, che le calzava alla perfezione, e subito si trasformò nella donna più bella che avesse mai messo piede da quelle parti. Spiegò dunque alla gallina che, da quando aveva perso quell’anello in mare, molti anni prima, era stata condannata a passare il resto della sua vita trasformata in sirena confinata su quell’isolotto senz’altra compagnia che la sua arpa. La gallina raccontò allora che l’anello le veniva regalato da un povero pescatore per il quale lei e le sue dolci melodie da molti anni erano l’unico motivo di consolazione. La sirena si commosse al sentire quella storia e decise di andare a ringraziare il pescatore. Quando il pescatore vide arrivare quella donna bellissima accompagnata dalla gallina, notando la fede al dito, quasi svenne dall’emozione. Riavutosi, ebbe appena la forza di inginocchiarsi ai suoi piedi chiedendola in sposa e quando questa acconsentì fu invaso da una contentezza così grande che il suo cuore si allagò. (695 parole) Esercizio A) Scegliendo uno dei due testi suggeriti, “trasformarlo” a scelta: - secondo lo stile giallo - per chiavi di lettura: rumore - con variazione del soggetto osservante: bambino. Testo 1 – Gli agenti della polizia locale del Comune di Dorno (Pavia) hanno sorpreso una signora di una certa età a dondolarsi su un’altalena del parco “Sandro Pertini”. Un passatempo che è costato caro alla pensionata 56enne: dovrà pagare una multa di 100 Euro. Non è la prima volta che la donna viene “sorpresa” a usare l’altalena. Nei casi precedenti i vigili si erano limitati a riprenderla verbalmente: stavolta, invece è scattata la sanzione pecuniaria. L’altalena in questione è del tipo detto “salta salta” a due posti, dove una persona fa da contrappeso all’altra: la signora si era seduta di fronte a un bambino. Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 26 luglio 2012. A) Stile giallo B) Chiave di lettura: rumore C) Variazione del soggetto osservante: bambino A) Aveva da poco smesso di piovere e nel Comune di Dorno soffiava un vento di scirocco che portava il profumo del deserto fino alle risaie della campagna pavese. Era l’imbrunire e al parchetto non c’era più nessuno, salvo un bimbetto che si era attardato a giocare nella sera. Salì sull’altalena come sovrappensiero. La grossa pensionata si sedette di fronte a lui e cominciò a dondolare, su e giù, sempre più veloce, senza dargli tregua né la possibilità di scendere. Il bambino osservava come paralizzato, le sue labbra sempre più increspate, finché la sensazione di intrappolamento ebbe la meglio: scoppiò in un pianto isterico al ritmo dell’altalena. Piangeva ancora quando arrivarono gli agenti della polizia locale. La signora tornò dai suoi 17 cani col portafoglio più leggero di 100 bigliettoni. 12 B) All’inizio era tutto un vociare di bambini, poi a uno a uno si chetarono e rimase solo il cigolio dell’altalena a bilico che non era stata oliata negli ultimi 20 anni. Il bambino intrappolato di fronte alla donna cominciò a urlare. Lei spense il suo apparecchio acustico e continuò a dondolare, all’orizzonte non si vedeva anima viva. Il duo era ancora immerso nell’artificiale silenzio quando la luce blu della volante squarciò il buio tra gli alberi del parchetto. Bocche che si muovevano mute, poi la levetta scattò in su con un clic, il mondo piombò dentro le orecchie, la donna si risvegliò come da un sogno. C) Io mi ero seduto sulla giostra a guardare mio fratello che si arrampicava sullo scivolo. Poi è andato sull’altalena, diceva che ci dovevo andare anch’io, ma io non volevo. La signora si è seduta sull’altalena e ha cominciato a dondolarsi, non lo lasciava scendere. Era una signora grossa coi capelli grigi e il cappotto, con questo caldo! Quando ho visto che erano andati via tutti e la signora non si fermava, mi è venuta paura e sono corso dalla signora Lucilla che abita di fronte al parchetto, le ho detto che mio fratello era prigioniero sull’altalena e lei ha chiamato la polizia. Sono venuti con le sirene e le luci blu, c’era tanta gente, sono usciti tutti dalle case. Hanno sgridato la signora e le hanno dato la multa, ma non so se lei la pagherà. Esercizio Completa la traccia/identikit del personaggio. Servirà come spunto per costruire la tua storia. ANTONIO (nome del personaggio) è quel tipo (di persona) che descriverebbe se stesso come SOCIEVOLE, GENEROSO, AMICHEVOLE Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi userebbe l’aggettivo BUONO E’ conosciuto soprattutto per LE SUE IMPROVVIDE USCITE NEL BEL MEZZO DI CONVERSAZIONI CON ESTRANEI Quando lo incontri per la prima volta noti (caratteristiche fisiche e personalità) LA SUA VOCE POSSENTE, IL NASO IMPORTANTE E LE MANI PESANTI, CON GLI OCCHI SEMPRE LEGGERMENTE RIVOLTI VERSO L’ALTO, CON LA SCLERA BIANCA VISIBILE SOTTO L’IRIDE (SAMPAKU YANG, UN SEGNO EVIDENTE DI SQUILIBRIO DEL SISTEMA NERVOSO, IN MEDICINA TRADIZIONALE CINESE), L’INCONTENIBILE BISOGNO DI PORSI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE PER OTTENERE APPROVAZIONE SOCIALE poi ti accorgi che (caratteristiche che rafforzano o contraddicono i tratti principali) IN FONDO È ANCHE UN BEL RAGAZZO: ALTO, GIOVANE, DAI COLORI CALDI E LA PELLE NON OFFESA DALL’ADOLESCENZA a causa del suo passato ha bisogno di (bisogno emotivo della storia) 13 ADULARE CHIUNQUE GLI DEDICHI ATTENZIONE, SOPRATTUTTO SE DI SESSO FEMMINILE Sempre a causa del suo passato ha paura di (alternativa più temuta) NON VENIRE RICORDATO, DI PASSARE NELL’OMBRA, DI VENIRE OSCURATO DA QUALCUNO PIU’ INTERESSANTE DI LUI e vuole che (obiettivo da raggiungere) LE PERSONE INTORNO A LUI NE CONFERMINO LA BONTA’, GENEROSITA’, PREMURA NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO, PER CONFERMARE CHE E’ UNA PERSONA BUONA. 14 ROBERTO CARAVAGGI Esercizio Partendo dal vostro lavoro ‘ Identikit del personaggio’ sviluppate e scrivete una fiaba o un racconto fantastico di 3600 caratteri al massimo. La strada verso casa Era un viaggiatore. Se ne andava per il mondo e diceva a tutti di chiamarsi Liberto Libertà. Nessuno sapeva se fosse davvero quello il suo nome. Suonava troppo bizzarro per esserlo. Non a caso, le reazioni tipiche erano: un sorriso ironico, una faccia perplessa, un’alzata di sopracciglio o una risposta sarcastica. Lui però non si scomponeva. Sotto la visiera del berretto, che teneva ben premuto sulla testa, c’era uno sguardo trasognato, che sembrava andare oltre. Oltre chi gli stava davanti. Ti guardava solo ad intermittenza. La sua attenzione, infatti, rimaneva su una stessa cosa per non più di pochi istanti. Ma in quei pochi istanti eri certo che stava guardando proprio te. Sembrava guardare dentro alle persone, proprio. Se ne andava in giro con un enorme zaino sulle spalle, che schiacciava la sua figura e lo faceva sembrare più piccolo di quel che era. In bocca portava sempre uno stuzzicadenti. Per stimolare il pensiero e l’immaginazione, diceva. Se lo infilava in bocca al mattino, appena intrapreso il suo cammino, e se lo toglieva la sera, riponendolo in un sacchetto, che custodiva accuratamente nel suo zaino. Dentro quel sacchetto c’erano tanti stuzzicadenti quanti erano i giorni da cui era in viaggio. Diceva d’essere cittadino del mondo. Se qualcuno gli chiedeva quale fosse il suo scopo nella vita, rispondeva senza esitazioni: “Essere una foglia, che vaga per il mondo sospinta dal vento dell’istinto e della curiosità, e assecondando quelle imprevedibili brezze che sono le voglie del momento”. Quando qualcuno gli chiedeva se non avesse una casa, una famiglia o il desiderio di farsene una prima o poi, lui reagiva con il sorriso di chi ha sentito ripetere la stessa cosa per la milionesima volta, o giù di lì. Poi faceva un gesto vago verso l’orizzonte e diceva: “C’è un mondo da vivere ed è quella la vera casa d’ogni uomo”. Ma pochi capivano cosa volesse dire. Di solito era a quel punto che, anche chi s’era ostinato a concedergli il beneficio del dubbio, arrivava all’ovvia conclusione che il ragazzo non doveva essere tanto a posto con la testa. Uno solo, un prete, aveva osato prenderlo sul serio anche dopo quella risposta e gli aveva detto: “Giovanotto, lei non mi sembra tanto uno che sta viaggiando, quanto uno che sta fuggendo da qualcosa. Non è forse così?”. Lo aveva guardato negli occhi, quel prete, come se si fosse accorto solo allora di averlo davanti. E aveva risposto: “Sì… crescere, evolvere è in fondo una fuga, non si tratta certo di restare fermi. Diciamo pure che sono in fuga verso la verità”. Da un certo momento in avanti però, aveva iniziato a covare un disagio. Era una cosa di cui non s’accorgeva durante il giorno. Veniva fuori la sera, prima di addormentarsi. In quel momento ch’era sempre stato il dolce e sereno cadere nel sonno, adesso provava una profonda agitazione. Come una sotterranea corrente che lo teneva in allarme, che gl’impediva perfino di dormire. Per reazione, prese a vagare da un posto all’altro con rinnovata foga, ingordo del mondo. Visitò così il surreale paesaggio islandese. Distese di natura fuori dal controllo dell’uomo, con l’energia della terra che sbuffava vapore bianco dal sottosuolo. Come se ci fosse una fabbrica di nuvole là sotto. Volò quindi ai piedi dell’Himalaya, imperiosi monumenti della natura le cui cime sembrano congiungersi al cielo. Poi esplorò la Nuova Zelanda. Ma più collezionava nuovi posti, meno poteva ignorare la sua inquietudine. Sembrava anzi farsi ogni giorno più grande. E non riusciva a spiegarsi perché. Era libero. Nella sua vita non esistevano vincoli. Non esistevano orari. Il tempo era scandito solo dalla natura: il sole che sorge e se ne va a dormire, la notte che cala il suo dominio. Nient’altro. Non 14 aveva bisogno di nient’altro. Eppure adesso non riusciva a sentirsi leggero come una foglia sospinta dal vento. Non più. Poi un giorno… Il sole era una palla gigante, che venava di rosso la strada e l’orizzonte. Era l’ora del tramonto sulla Route 66, nella lontana Arizona. Camminava a bordo strada, voltandosi di tanto in tanto a controllare se qualche macchina arrivava. Un semi-fuoristrada si fermò, stavano offrendogli un passaggio. Saltò su, prendendo posto accanto al conducente, un omone barbuto con un grande cappello di paglia in testa. “Dove sei diretto, amico?” “Mah, non lo so ancora… Lei dove va?” “Ah, io sto solo tornando a casa!” – lo disse facendo un gesto con la mano, come a scacciare via un insetto. Liberto Libertà a quelle parole si zittì di colpo. Rimase con la bocca semi-aperta e lo sguardo perso fuori dal finestrino per tutto il tragitto. Come se avesse appena avuto una folgorazione. Quando scese e ringraziò l’uomo, prese a camminare senza fare caso a dove stava andando. Proseguì così per un tempo imprecisato, finché non arrivò in una radura fresca ed isolata in riva al fiume. Si sedette, lasciandosi cadere proprio. Tante volte s’era sentito stanco, ma stavolta non era quella stanchezza piena e soddisfatta che ben conosceva. Era una stanchezza che sapeva per la prima volta di sconfitta. Si sentiva perso, senza uno scopo. Posò lo zaino, si tolse lo stuzzicadenti dalla bocca e lo tenne davanti a sé, come esaminandolo. Poi fece per riporlo nel sacchetto, dove teneva gli altri. Soppesò il sacchetto, guardando tutti quegli esili bastoncini di legno. Ciascuno di loro rappresentava un singolo giorno che aveva trascorso in giro per il mondo. Provò a fare, ad occhio, una stima di quanti potessero essere. Mille? Duemila? Diecimila? Non ne aveva idea. Li rovesciò davanti a sé e rimase a guardarli senza sapere che farsene. Ripensò a quella frase: “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina”. Lui aveva “letto” tanto, cercando sempre la sua verità. Era convinto d’averla trovata ormai, ma adesso sembrava proprio che la sua verità fosse un’altra. Una verità che per lungo tempo non aveva voluto ammettere a se stesso: ecco che cosa lo aveva reso così inquieto. Così insoddisfatto. Dopo tanto vagare per il mondo, Liberto Libertà s’era finalmente reso conto di quello che gli mancava davvero. Una casa. Alcuni anni dopo… Turisti da tutto il mondo venivano per vedere quella casa, unica nel suo genere. Era diventata una specie di museo. Si diceva che il proprietario fosse un viaggiatore. Ogni tanto se ne andava per il mondo. Stava via per un po’ e lasciava la sua casa in custodia ad una persona di fiducia, che si occupava di programmare le visite. Bisognava avere pazienza però. Si facevano solo visite guidate, organizzate a gruppi di dieci alla volta, e la lista d’attesa era davvero lunga. Si diceva addirittura fosse necessario prenotare con un anno d’anticipo. Ma ne valeva la pena! Era una piccola casa, tutta fatta di stuzzicadenti. Le pareti, le porte, i pavimenti, il tetto: tutto. Dentro sembrava una baita, un piccolo rifugio di montagna. Ed era piena di cornici con foto e cimeli che arrivavano da ogni parte del mondo. Nessun visitatore ne rimaneva deluso. Fuori dalla porta c’era appesa una targhetta di legno con scritto: “Uno per tutti, tutti per uno“ è il motto, che unisce tutti noi quattromilasessantotto. Non siam certo moschettieri ma un esercito di stuzzicadenti fieri. Ad unirci più d’ogni colla 15 e a farci dire: qui nessuno molla è il patto segreto che abbiam stretto ogni giorno dentro a un sacchetto, mentre vagando per il mondo siam divenuti, in fondo in fondo, più che semplici compagni d’avventura amici veri, che insieme non conoscon paura”. Quella targhetta era la risposta a tutti coloro che, dopo lo stupore iniziale, si chiedevano come potesse stare in piedi una simile costruzione. La guida spiegò che il giorno in cui Liberto Libertà si sedette sconfortato e rovesciò il sacchetto con gli stuzzicadenti a terra, un refolo di vento improvviso giunse a scompigliargli i capelli davanti agli occhi. Quando li scostò, gli stuzzicadenti erano disposti in una sorta di scritta che diceva: “Tu che c’hai portato per il mondo senza abbandonarci mai, permettici di diventare quella casa che ancora non hai”. Fu allora che iniziò a lavorare senza sosta, giorno dopo giorno, sfidando l’impossibile. E quando ebbe finito di costruire quella casa, ritrovò anche il piacere di viaggiare e scoprire il mondo. Aveva finalmente conquistato la libertà di poter dire, in qualunque momento, ovunque si trovasse: “Ora torno a casa. La mia casa”. 16 LIDIA GARZIA Esercizio Scrivere un racconto fantastico di massimo 3600 caratteri ALEX E IL GENIO DELLA MONTAGNA Molti anni fa, in valle d’Aosta ai piedi del Monte Cervino, c’era un paesino dove la quantità dei bambini era superiore a quello delle persone adulte. Questo esercito di bambini, desiderava avere un parco tutto per loro dove riunirsi e poter fare tutti i giochi che volevano. I loro genitori dopo aver interpellato anche il Genio Della Montagna non sapevano più a chi rivolgersi, erano molto dispiaciuti soprattutto perché si stava avvicinando il Natale, e per i bambini di quel paesino sarebbe stato il regalo più importante. Gli abitanti di quel paesino non sapevano che il Genio Della Montagna, aveva un suo preferito di nome Alex. Pochi giorni prima di Natale iniziò a nevicare ininterrottamente fino a coprire totalmente le case e le strade, trasformando il paesino in una grande palla di neve. Qualche giorno dopo, la curiosità degli abitanti si trasformò in stupore, quando videro che dal candore della neve, saltellando e cantando uscirono tanti gnomi che tenevano tra le mani dei cristalli a forma di prisma, con tanti lati colorati dai quali uscivano dolci suoni di campanelli invogliando tutti a cantare e a danzare. Contenti e incuriositi da questa novità, ogni giorno i bambini si recavano in quel luogo che loro chiamavano “magico”. Un giorno Liz, una bambina molto curiosa, riuscì a parlare con uno gnomo e gli chiese: - Da dove venite?E a cosa servono questi cristalli colorati? Lo gnomo sorridendo e saltellando le rispose: - Vedrete! E scomparve sprofondando nella neve. Liz, fu molto felice di essere riuscita a parlare con uno gnomo, corse a raccontarlo agli altri bambini riferendo ciò che lo gnomo le aveva risposto, i bambini risero e dissero: Boooh!!!! Nei giorni seguenti gli gnomi continuarono ad apparire e scomparire, e alle domande dei bambini rispondevano con la stessa parola che lo gnomo disse a Liz: - Vedrete! Arrivò la vigilia di Natale, i bambini si incontrarono nel posto “magico”ma quel giorno non videro gli gnomi ma sentirono solo il dolce suono dei campanelli . Quando la musica cessò, videro scendere dal cielo una nuvola bianca con un alone azzurro accompagnata dagli gnomi con i loro cristalli colorati. I bambini si misero in cerchio e videro uno ad uno gli gnomi posarsi in mezzo a loro, lasciando spazio per la nuvola. I campanelli ripresero a suonare e dalla nuvola uscì un uomo con un bel fisico atletico dicendo di chiamarsi Alex , e raccontò la sua storia iniziata molti anni fa’. Rivelò, che un giorno lontano si trovava sulla montagna e che oltre a lui c’erano altri scalatori. All’improvviso arrivò una bufera mettendo tutti in pericolo, Alex con delle funi e molto coraggio riuscì a salvarli. Dopo questo atto di eroico, venne a sapere che tra le persone che aveva salvato c’era anche il figlio del Genio della Montagna. Per questo suo gesto il Genio della Montagna lo ricompensò dandogli della polvere di stelle, dicendogli che in futuro gli sarebbe servita per rendere felice chi voleva o chi 17 lo meritava. A questo punto Alex aprì una scatola che conteneva la polvere di stelle e la sparse sopra la neve. All’improvviso, il luogo dove si trovava si trasformò in un bellissimo parco attrezzato di tutto ciò che serve, tavoli, panchine, fontane, altalene, scivoli ecc… ma soprattutto tanto verde dove i bambini potevano esprimere la loro incontenibile gioia di poter giocare. Gli gnomi iniziarono a cantare e ballare accompagnati dal suono dei campanelli, e da ogni lato colorato dei loro cristalli uscirono i giocattoli più desiderati. Alex sorrideva guardando la montagna che brillava, il Genio della Montagna l’aveva ricoperta di polvere di stelle e fu orgoglioso di Alex, per aver reso felici non solo i bambini ma anche i loro genitori. Questa fantastica magia si realizzò nella notte di Natale. . 18 MARIA LEONE Esercizio Scrivete una storia/fiaba che contenga le seguenti parole: oro, gallina, sirena, pescatore, maggiordomo, che abbia una lunghezza massima di 1800 caratteri. La dolce Eloisa C’era una volta un castello diroccato appollaiato su uno sperone roccioso. All’interno viveva Giulio con le sue quattro figlie. Le giornate trascorrevano lente e uggiose da quando era stata strappata loro, da una terribile malattia, la adorata Eloisa. Moglie premurosa e madre affettuosa, rallegrava il castello con feste, luci, e splendidi arredi. Con la sua morte tutto era cambiato, la felicità non abitava più nei loro cuori e con la felicità era svanita tutta la loro agiatezza. Il padre sconsolato aveva abbandonato la sua attività di avvocato e nel giro di poco tempo aveva dovuto vendere tutte le ricchezze. L’unico retaggio dell’antica agiatezza era un anziano maggiordomo che manteneva pulito e ordinato il vecchio maniero. Una volta alla settimana il padrone e il maggiordomo si recavano sulle rive del vicino lago. Si avviavano lungo i sentieri della collina ragionando di pesche miracolose nelle quali speravano ogni volta. Una mattina, i due pescatori andarono al lago, l’aria era frizzante e tersa e si sentiva un intenso profumo di viole. Giunti alla meta gettarono le lenze in acqua. Dopo poco tempo i fili si tesero, la preda sembrava gigantesca. Tirarono, tirarono e dai sabbiosi fondali apparve, a pelo d’acqua, una splendida sirena. Giulio la guardò intensamente e per poco moriva all’istante: la sirena aveva i lineamenti della sua adorata Eloisa. La sirena parlò con voce soave: “ Giulio, non essere triste, io sarò sempre con voi e voglio che la felicità ritorni nella nostra casa, quando ti sentirai infelice vieni qui sulle rive del lago e parlami, io ti ascolterò “. Prima di sparire tra i flutti aggiunse: ” Davanti al castello troverai una gallina, seguila “. Giulio tornò al castello, trovò la gallina e speranzoso la seguì. Cammina, cammina arrivarono in un folto bosco, e lì, nascosta tra la vegetazione trovò una grotta. Vi entrò e vide un forziere pieno di oggetti preziosi e di monete d’oro. Giulio si caricò sulle spalle la cassa e per la prima volta sul suo viso si disegnò un sorriso. Da quel giorno sarebbe tornato a vivere sapendo di avere accanto la sua Eloisa. 19 Esercizio Con il vostro nome oppure con quello di un personaggio da voi inventato provate a scrivere un acrostico, un mesostico e un abbecedario Acrostico La Adorata Donna Ornava La Casa Elegantemente E Lasciò Ombra Indelebile Sua Anima Mesostico STAVA ELOISA IN CASA INDAFFARATA MENTRE INTORNO A LEI LE FIGLIE E IL MARITO DOLCEMENTE LA COCCOLAVANO MA IMPROVVISAMENTE UN TRISTE GIORNO DALLE LORO VITE VENNE STRAPPATA E LI AVVOLSE LA DISPERAZIONE IN UN MATTINO CHE PROFUMAVA DI VIOLE DALLE LIMPIDE ACQUE DI UN LAGO DA SIRENA STRASFORMATA APPARVE PER CONSOLARE LA SUA FAMIGLIA DISPERATA Abbecedario Adora Ballare Cantare Decorare Elargisce Favole Gitane, Ha Illuminato La Magione Nuziale. Orrendamente Portata Quaggiù Riappare Sirena Tra Umide Volute Zigzagando. 20 Esercizio Scegliete uno dei due testi suggeriti provate a trasformarlo a scelta: A. Secondo lo stile giallo B. Per chiavi di lettura: rumore C. Con variazione del soggetto osservante: bambino Stile giallo Clamoroso, il Pool Antitruffa della Procura di Milano ha scoperto l’identità del bandito degli ospedali. Il criminale si aggirava nelle corsie dei nosocomi e delle case di cura, conquistava la fiducia dei degenti e quando questi venivano dimessi li convinceva a dargli un passaggio fino ad una vicina autorimessa per ritirare l’auto della figlia. Al momento del pagamento diceva di aver dimenticato il portafoglio. I malcapitati prestavano denaro al presunto medico perché potesse pagare la riparazione. Da quel momento il truffatore spariva. Il bandito degli ospedali ha lasciato dietro di sé numerose vittime. Finalmente oggi, dopo un’indagine accurata, il Pool ha arrestato il cinquantunenne di Milano che stava organizzando un’altra truffa ai danni di un vecchietto ultra settantenne. Visto da un bambino “ Mamma, mamma quello è l’uomo che l’altro giorno ti ha chiesto i soldi per il meccanico e poi è sparito! Guardalo lì in televisione, ha le manette ai polsi … dicono che è un truffatore, ha la faccia proprio brutta, da cattivo! Mamma fammi le coccole non voglio sognarmelo stanotte! “ ESERCIZIO Provate a trasformare questa lettera, che risulta abbastanza neutra, in una in cui si “percepisca” rabbia e in una allegria Venezia, 12 gennaio 2012 Cara Giorgia, come stai? È da tanto che non ci sentiamo, così ho deciso di scriverti e di aggiornarti su ciò che mi è successo negli ultimi mesi. I miei studi all’Università procedono bene, le lezioni e i seminari mi impegnano moltissimo. Vorrei dare tutti gli esami dell’anno tra maggio, giugno e luglio. Studio molto e così non ho tempo di vedere nessuna delle nostre amiche, anche perché Carlo è sempre più geloso e mi fa delle scenate senza motivo. Spero che con il tuo ragazzo le cose vadano meglio! Ti abbraccio Giovanna RABBIA Venezia, 12 gennaio 2012 Giorgia, penso che tu risieda ancora in questo mondo, ma non ti sei degnata di farti sentire. Ti comunico, anche se non so quanto ti possa interessare, che tra maggio e luglio terminerò tutti gli esami universitari. Di conseguenza e, per fortuna, vedo pochissimo quelle “simpaticone” delle nostre amiche. In compenso c’è quel deficiente di Carlo che continua a rompere facendomi sceneggiate di gelosia per ogni cavolata. 21 E quel truzzo del tuo ragazzo ti gira ancora intorno? A non risentirci Gio ALLEGRIA Venezia, 12 gennaio 2012 Ciao bellissima, come te la passi? È davvero tantissimo che non ci sentiamo, ma avevo una gran voglia di scriverti per raccontarti le meravigliose novità della mia vita. Non ci crederai, ma i miei esami sembrano aver preso il “ FRECCIA ROSSA ”, e se continuo così tra maggio e luglio riuscirò a completarli. E VAI!!! Sto studiando come una disperata, ma la soddisfazione è tanta! L’unica nota dolente è che non riesco ad uscire con le nostre amiche, ma cercherò di rifarmi in estate. Ah, povera me, c’è Carlo che mi sta stressando con la sua gelosia, ma ci vogliamo un mondo di bene. E il tuo LUI come si comporta? Ho una gran voglia di rivedervi. Un mega bacio. La tua affezionatissima amica Gio Esercizio Identikit del personaggio Nome: mister Oliviero Ernandez È quel tipo che descriverebbe se stesso come un cucciolotto tenero con tanto bisogno di coccole. Se dovesse utilizzare un solo aggettivo per descriversi userebbe l’aggettivo: morbidoso. È conosciuto soprattutto per la sua voglia di vivere e il suo spirito di adattamento. Quando lo incontri per la prima volta noti la sua lucida pelata che risplende al sole e quella pancetta rotondetta che denota la familiarità con la buona tavola. Indossa pantaloni a quadri sostenuti da coloratissime bretelle, camicie bianche a mezze maniche con gilet grigio perla. Dal colletto della camicia spunta sempre un elegantissimo papillon bordeaux. L’insieme infonde sicurezza e una irrefrenabile voglia di abbracciarlo. Poi ti accorgi di quello sguardo gelido, di quegli occhi azzurro ghiaccio che ti gelano il sangue nelle vene e che nascondono un passato torbido e nebuloso. A causa del suo passato ha bisogno di continue certezze che facciano riemergere la parte positiva della sua personalità. Sempre a causa del suo passato ha paura di superare i 50 km orari quando guida il suo maggiolino giallo canarino. Vorrebbe ritornare alla sua infanzia per far chiarezza tra la nebbia che avvolge il suo passato. 22 Esercizio Partendo dal vostro lavoro ”identikit del personaggio” sviluppate e scrivete una fiaba o un breve racconto fantastico di3600 caratteri Un maggiolino giallo canarino In un piccolo borgo lontano la vita scorreva tranquilla, i tramonti seguivano le tenere albe in un turbinio di colori e l’uomo seguiva lo scorrere lento delle stagioni. Nella piazza del paese le case erano addossate l’una all’altra, la fine dell’una si perdeva nell’inizio della successiva. I portoni, ognuno di un colore diverso, formavano un allegro arcobaleno che circondava tutta la piazza. Tra tutti, quello che spiccava di più, era un portoncino color giallo canarino sul quale il sole del tramonto adagiava i suoi raggi più caldi. Davanti al portone era sempre parcheggiato un vetusto maggiolino color giallo canarino. Il proprietario era un uomo singolare, aveva una lucida pelata e una pancetta rotondetta che denotava familiarità con la buona tavola. Indossava sempre pantaloni a quadri sostenuti da coloratissime bretelle, camicie bianche a mezze maniche sulle quali facevano bella mostra lucidi gilet grigio perla. Dal colletto delle camicie spuntava sempre un elegantissimo papillon bordeaux. Lo conoscevano tutti in paese perché aveva sempre una buona parola per coloro che si trovavano sul suo cammino. Diventava un bambino tra i bambini quando li intratteneva con giochi sempre nuovi e la sua lucida pelata era come una calamita per le loro delicate carezze. Spesso lo si poteva vedere sfrecciare, a bordo del suo maggiolino a 50 km orari. Curava quel maggiolino con un amore inspiegabile e non se ne sarebbe mai separato. A guardare bene quell’uomo, si notavano i suoi grandi occhi azzurri che gelavano il sangue nelle vene. Erano lo specchio della sua anima nella quale albergava una tristezza infinita. Il suo nome era Oliviero Ernandez. Una notte di luna piena la piazza era deserta, tutti erano rintanati nelle case per seguire la finale del campionato di calcio. Solo Oliviero era in strada e ripuliva il suo adorato maggiolino. Mentre le sue mani accarezzavano la gialla carrozzeria, venne assalito da una profonda malinconia che aumentava ad ogni movimento circolare. Improvvisamente gli occhioni dell’auto si accesero e fissarono intensamente Oliviero. Era giunto il momento, Oliviero doveva far chiarezza nella nebbia che avvolgeva il suo passato, quella nebbia che provocava l’infinita tristezza in fondo ai suoi occhi. Il maggiolino lo invitò a sedersi sui comodi sedili, e lo imprigionò saldamente con le cinture di sicurezza. Poi cominciò a correre, 50, 51, 52, 70, 90, 100, 150 km orari. Oliviero era atterrito. Il maggiolino distese le ruote e prese il volo. Correva veloce attraversando lo spazio e il tempo, tutto intorno era un turbinio di nuvole dense attraversate da bagliori luminosi. Oliviero non capiva, cosa stava succedendo? Poi le nuvole si diradarono, si cominciava ad intravvedere una minuscola città. Oliviero venne circondato da atmosfere familiari. Ed ecco una casa illuminata a festa per l’imminente Natale. All’interno una stanza, la sua stanza, su una mensola in bella mostra il modellino di un maggiolino giallo canarino. La casa risuonava di voci spensierate. Un papà, una mamma, una bambina e un bambino, elegantemente vestiti, si preparavano ad uscire. Poi silenzio, la casa ora è vuota e il gelo aleggia tra le stanze. Su di un tavolo la prima pagina di un giornale locale mostra la foto di un’auto accartocciata contro un albero, i volti dell’uomo e della donna e la scritta “andavano solo a 51 km orari”… Ricordi confusi riappaiono nella mente di Oliviero, lo schianto, le urla della donna, il pianto della bambina. Un enorme punto giallo luminosissimo che lo solleva lo imprigiona saldamente con le sue cinture di sicurezza e lo porta al sicuro tra le braccia della nonna. Il cuore di Oliviero ora è scosso dal dolore, mamma, papà, e la piccola Elen? Il viso della sua sorellina tanto adorata non era tra i volti del giornale. Con uno scossone il maggiolino riparte, la città della sua infanzia torna ad essere un minuscolo puntino, l’auto si immerge nuovamente tra il turbinio di nuvole e atterra dolcemente davanti alla casa della sua infanzia, è illuminata e dall’interno proviene un vociare concitato. Le cinture di sicurezza finalmente si sciolgono, ora è libero di correre a bussare a quella porta. Il cuore sembra farsi largo nella gabbia toracica per poter uscire, le mani tremano, la porta si apre. Due splendidi occhi azzurro cielo si riflettono nei suoi occhi azzurro cielo. Il cuore non mente, è lei, Elen. Ora, nella stanza al secondo piano, su una piccola mensola, in bella vista, vi è un modellino di maggiolino giallo canarino. 23 LUCILLA MATTEI Esercizio In base alle 3 fiabe lette (Giovannin senza paura, La gallina lavandaia, e La camicia dell’uomo contento) “preparate” la vostra “insalata di fiabe”, lunghezza massima 1800 caratteri. La camicia del re Si narra che un re di nome Giovannin (perché era magro, magro come un chiodo e bianco, bianco più della neve) senza paura (perché aveva sconfitto l’orco componibile) avesse una camicia particolare. Questo re viveva nel castello dell’orco componibile che ora era diventato il suo maggiordomo ed ad una gallina lavandaia. La gallina era l’addetta alla biancheria del re, in particolare a questa sua particolare camicia, di cui il re andava molto orgoglioso, difatti tutte le volte che la gallina gliela lavava, faceva le uova d’oro. Ed il re diceva sempre: “Questa sì che è una fortuna”, ma la gallina non ne capiva la necessità. Così un giorno di nascosto dal re, si fece fare una camicia uguale, uguale a quella e le scambiò, che nemmeno il re si accorse della differenza. E da quel giorno, dopo averla lavata, la gallina cominciò a fare delle uova grandi, grandi e assai nutrienti ed il re cominciò ad ingrassare e a colorarsi e la gallina disse: “Questa sì che è una fortuna” anche se il re si spaventò e non ne capì la necessità. Esercizio Scrivere un racconto fantastico di massimo 3600 caratteri Patuff Mi chiamo Patuf e sono nata sotto un cavolo in un pluff… o forse sono stata portata… da un cavolo? Una strana casa volante? Non so: sono troppo piccola per ricordare, so solo che mi sono trovata lì, sotto quella strana forma frastagliata, verde e viola non molto profumata direi… tutta sola e senza una mamma che badasse a me. Mi sono guardata intorno per capire dove fossi e perché. Intorno a me tutte queste enormi case volanti, poi altri ciuffi verdi spersi qua e là… tutto così grande… avevo tanta paura così per farmi coraggio mi sono messa a far domande. “Scusa tu chi sei?” ed ho dovuto ripeterlo più volte aumentando sempre di più la mia piccola voce, alla fine mi ha risposto: - Io sono un cavolo. - Ah ecco, mi hai portata tu qui? - No, qualcun altro? - Ma chi ed io chi sono? - A questa domanda in non so’ rispondere, perché non sento nulla. Patuff era sempre più confusa ma continuò a fare domande. - Ciao e tu chi sei? - Disse rivolta ad un'altra pianta - Sono una carota e vivo sotto terra – 24 - io chi sono e chi mi ha portata qui? - a questa domanda non posso rispondere io non vedo nulla? Patuff più sconsolata che mai e si rivolse ad un'altra pianta. - Io sono il pomodoro e mi arrampico in alto … non so chi tu sia e chi ti abbia portato qui… di solito guardo altrove, guardo il sole. Così Patuff decise di andare via da quel posto, che non le era di nessun aiuto. - Ed adesso cosa faccio? Dove vado? C’era un buco e ci mise la testa dentro, per vedere cosa ci fosse fuori… ecco vide altre cose verdi ma anche colorate e profumate, decise di passarvi attraverso perché in fondo, vide un qualcosa che l’attirava tantissimo… ma così facendo… splash, finì in un qualcosa di strano che le si appiccicò addosso, così domando: - E tu chi sei? - Sono una pozza d’acqua - E cosa è l’acqua - Una cosa che bagna Così Patuff capì di essersi bagnata e in qualche modo sì asciugò. Riprendendo la sua perlustrazione mentre passava tra quelle cose così colorate e profumate, con lo sguardo vide dei piccoli esseri anch’essi colorati che erano nell’aria e cercò istintivamente di prenderli, ma quelli andarono via. - Voi chi siete? - Noi siamo farfalle e voliamo di fiore in fiore – le dissero, girando intorno a quelle meraviglie colorate e profumate. - Che belle che siete, posso giocare con voi? - Certo, giochiamo ad acchiapparella. Così Patuff si mise a rincorrerle, ma senza riuscire a prenderle fino a che... bang! Non andò a sbattere contro un qualcosa di duro... - Ohi ohi che dolore – disse finendo a gambe all’aria Le farfalle si misero a ridere girandogli sulla testa. - Ma cosa c’è da ridere ? disse Patuff – Piuttosto, cosa è successo? - Sei andata a sbattere contro una casa - E cosa è una casa? - Il posto dove vivono gli umani - E chi sono gli umani? Sono come me? Le farfalle risero e risposero - No, non credo proprio - Allora voi sapete chi sono? - No, ci spiace noi non lo sappiamo… e volarono via. Povera Patuff tutto un mistero la sua vita e non riusciva a risolverlo. Scoprì che riusciva ad arrampicarsi ed anche a saltare e che salti che faceva. Lì vicino c’era un’altra cosa verde ed alta, domandò chi fosse. - Io sono un albero… Patuff saltò e… puff si trovò su un ramo e da qui con un altro salto, su di un altro sempre più in alto e poi saltò sul sopra della casa e un po’guardinga cominciò ad ispezionare il territorio, acquistato coraggio si mise a balzellare e infine a correre fino a che… plaff, scivolò dentro ad un buco e cominciò a cadere, cadere finché non si fermò. Non riusciva a muoversi e lì era tutto buio, le venne tanta paura e si mise a piangere… chiedendo a voce alta in che guaio si fosse cacciata: - Sei in un pluviale – rispose il pluviale. - E cosa è un pluviale? – disse tra i singhiozzi Patuff 25 - Serve a raccogliere le gocce di pioggia dal tetto. - E cosa è la pioggia? - È tanta acqua Patuff pianse ancora più forte. - Mamma, mamma - sentì gridare Patuff – qualcuno piange e viene da qui…. La mamma di Clelia corse e capì che nel pluviale c’era qualcuno rimasto prigioniero. Fortunatamente era alla loro altezza e riuscirono a svitarne l’ultimo pezzo…e da lì spuntarono due occhi azzurri e grandi, enormi. Clelia si illuminò prendendo quell’esserino tremante tra le mani. - Possiamo tenerla mamma, vero? Ti chiamerò Patuff, chissà chi ti ha abbandonato, non sa che tesoro ha perduto, avrai anche fame. E tenendosi il suo tesoro sul cuore, Clelia entrò in casa. Mi chiamo Patuff, sono un tipetto che ama l’avventura e sono un gatto Esercizio “trasformare” uno dei testi proposti secondo a scelta : A. Secondo lo stile giallo B. Per chiavi di lettura: rumore C. Variazione del soggetto osservante: bambino TESTO 1 – stile giallo Lo strano caso nel comune di Dorno (PV) Da tempo rumori sospetti si udivano provenire nei pressi del Parco “Sandro Pertini”. Degli strani cigolii Gli agenti della polizia locale dopo accurate indagini e scoprono l’autrice del misfatto: una donna di 56 anni, sorpresa già più volte sopra un’altalena del tipo “salta, salta”a due posti. Ma l’ammonimento verbale non era bastato a tenere lontana da quell’altalena la pensionata, sorpresa di fronte ad un bambino: adesso avrebbe dovuto pagare una multa di 100 €. Caso risolto. 26 BIBLIOTECA COMUNALE San Donato Milanese Sede Centrale Banco Prestiti Via M. di Cefalonia, 51/B 20097 San Donato Milanese Tel. 02.52772.400 Fax. 02.52.31.458 LUNEDI: dalle 10.30 alle 18.00 MARTEDI e VENERDI: dalle 9.00 alle 18.00 MERCOLEDI E GIOVEDI: dalle 12.30 alle 18.00 SABATO: dalle 9.00 alle 13.00 Sale studio: LUNEDI: dalle 10.30 alle 23 dal MARTEDI AL VENERDI: dalle 9.00 alle 23.00 SABATO: dalle 9.00 alle 18.00 ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Decentrata di CERTOSA: Banco prestiti e sale studio: Via F. 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