Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Asia e Pacifico
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DUEMILA
Malesia
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della costituzione, tutti i maldiviani devono essere musulmani. Le autorità non sono intervenute in alcun
modo per arrestare o incriminare i suoi aggressori.
SISTEMA GIUDIZIARIO
Le Maldive hanno continuato a non avere un corpo legislativo codificato in grado di garantire una giustizia uguale per tutti i suoi cittadini. Alcune leggi erano formulate in maniera troppo vaga per impedire il verificarsi di errori giudiziari. La maggior parte dei
giudici non aveva alcuna formazione ufficiale in giurisprudenza e tuttavia hanno esercitato una notevole discrezione, spesso sulla base di una loro personale interpretazione
della legge islamica, nella determinazione di un dato reato e nella relativa pena appropriata. Una bozza di codice penale finalizzata ad affrontare tali carenze è rimasta bloccata
in parlamento.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Maldives’ police arrest campaigner seeking religious tolerance and allow his attackers
impunity (ASA 29/001/2011)
MALESIA
MALESIA
Capo di stato: re Abdul Halim Mu’adzam Shah
(subentrato a re Mizan Zainal Abidin a dicembre)
Capo del governo: Najib Tun Razak
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 28,9 milioni
Aspettativa di vita: 74,2 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 6,1‰
Alfabetizzazione adulti: 92,5%
Le autorità hanno scatenato una brutale campagna di repressione quando a luglio un movimento di massa che chiedeva elezioni corrette ha percorso la capitale. Più di 1600 persone sono state detenute in seguito a un violento giro di vite sulla manifestazione pacifica.
A settembre, il governo ha annunciato la propria intenzione di sostituire la legge sulla sicurezza interna (Internal Security Act – Isa) con una nuova legislazione sulla sicurezza.
CONTESTO
Najib Tun Razak è stato confermato per il suo terzo anno alla carica di primo ministro.
Nonostante avesse tempo fino a marzo 2013 per convocare le elezioni generali, i prepa364
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rativi delle autorità lasciavano presagire una chiamata alle urne per gli inizi del 2012. Il
leader dell’opposizione Anwar Ibrahim si trovava ad affrontare il carcere e l’interdizione
dal ricoprire una carica politica, mentre il processo a suo carico per motivi politici con
l’accusa di rilevanza penale di sodomia era vicino alla conclusione.
LIBERTÀ DI RIUNIONE E ASSOCIAZIONE
Quando il movimento Bersih (“Pulito”) ha tenuto una marcia a Kuala Lumpur a luglio,
1667 manifestanti pacifici sono stati arrestati arbitrariamente e temporaneamente detenuti. La polizia li ha percossi e ha sparato candelotti lacrimogeni direttamente sulla
folla, ferendo alcuni manifestanti tra cui almeno due parlamentari dell’opposizione.
Prima dell’assemblea, le autorità avevano arrestato decine di persone per il loro presunto
coinvolgimento nel Bersih, dichiarato illegale dal governo il 2 luglio.
L’esecutivo ha impedito a Hindraf Makkal Sakthi (Hindraf), una Ngo che si adopera per la parità di diritti
dei cittadini malesi di origini indiane, e all’affiliato Partito per i diritti umani, di tenere una marcia antirazzismo a Kuala Lumpur, a febbraio. Ad aprile, sono iniziati i procedimenti penali a carico di 52 membri
di Hindraf, accusati di appartenenza a un’organizzazione messa al bando.
DETENZIONI E ARRESTI ARBITRARI
Con un annuncio a sorpresa, a settembre, il primo ministro Najib ha affermato che il suo
governo avrebbe cercato di abrogare l’Isa. Tuttavia, l’abolizione è stata rinviata a marzo
2012 e l’esecutivo ha programmato di sostituire l’Isa con una legge che avrebbe ugualmente permesso la detenzione indefinita senza processo. A novembre, le autorità hanno
arrestato altre 13 persone ai sensi dell’Isa.
Ad agosto, le autorità hanno rilasciato otto funzionari dell’immigrazione detenuti ai sensi dell’Isa. Il loro
arresto nel 2010 era il primo mai avvenuto nel paese per tratta di esseri umani, ma gli otto non sono mai
stati formalmente incriminati.
A settembre, il governo ha espulso un detenuto ai sensi dell’Isa verso Singapore, dove è stato trattenuto
in base a un’analoga legge sulla sicurezza interna. A maggio, le autorità hanno arrestato Abdul Majid
Kunji Mohamad, un cittadino di Singapore, sospettato di legami con il movimento separatista delle Filippine, Fronte di liberazione islamica Moro. È stato espulso ai sensi dell’Isa e poi arrestato a Singapore (cfr.
Singapore).
A luglio, sei attivisti sono stati trattenuti in detenzione amministrativa in una località segreta. Erano tutti
funzionari del Partito socialista, incluso il parlamentare Jeyakumar Devaraj. Sono stati arrestati a Penang
a giugno, mentre raggiungevano l’evento organizzato da Bersih, e rilasciati a fine luglio.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Il governo ha represso le critiche, imponendo licenze per le pubblicazioni e minacciando
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imputazioni penali ai sensi della legge sulla sedizione contro coloro che esprimevano
critiche.
A febbraio, Malaysiakini, un portale d’informazione indipendente, ha impugnato il rifiuto del governo di rilasciargli il permesso di pubblicare un quotidiano. A settembre, il ministero dell’Interno ha replicato che
l’autorizzazione a pubblicare un giornale era un “privilegio”, piuttosto che un diritto. Il giorno prima del raduno di Bersih, il 9 luglio, il sito web Malaysiakini era stato bloccato da un attacco informatico.
A ottobre, la polizia ha indagato sul professore di diritto Aziz Bari, ai sensi della legge sulla sedizione, per
un post pubblicato su Internet in cui criticava il supporto offerto dal sultano di Selenagor a un raid in una
chiesa da parte della polizia religiosa islamica. È stato anche indagato dalla commissione malese per le
telecomunicazioni e i mezzi multimediali e sospeso dal suo incarico presso l’Università internazionale islamica.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Alcune persone hanno continuato a essere vittime di torture sistematiche e altri maltrattamenti, anche a causa della pena giudiziaria della fustigazione, una sanzione comminata
per più di 60 reati.
A giugno, il ministro dell’Interno ha rivelato che 29.759 lavoratori stranieri erano stati fustigati per reati
in materia di immigrazione tra il 2005 e il 2010; il 60 per cento erano cittadini indonesiani.
RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO
Ad agosto, l’Alta corte australiana ha stabilito che un accordo bilaterale per lo scambio
di rifugiati tra l’Australia e la Malesia era nullo. Secondo il piano, l’Australia aveva in
programma di reinsediare in Malesia 800 richiedenti asilo che avevano raggiunto l’Australia via mare. In cambio, l’Australia avrebbe reinsediato 4000 rifugiati dalla Malesia.
La sentenza proibiva all’Australia di espellere i richiedenti asilo con la motivazione che
la Malesia, non avendo ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, non
forniva garanzie legali sufficienti per la protezione dei rifugiati (cfr. Australia).
Ad aprile, migranti detenuti hanno messo in atto una rivolta nel centro di detenzione di Lenggeng, vicino
a Kuala Lumpur. Un’indagine della polizia ha rilevato le cattive condizioni nelle carceri e la detenzione indefinita come alcune delle cause dell’episodio. In Malesia, i migranti privi di documenti vengono regolarmente detenuti e, se ritenuti colpevoli, possono incorrere in sentenze carcerarie e nella pena della
fustigazione giudiziaria.
Il 30 maggio, la Malesia e l’Indonesia hanno firmato un protocollo d’intesa sui lavoratori migranti interni.
Questo permette ai lavoratori migranti indonesiani in Malesia di conservare il loro passaporto e di avere
un giorno di riposo settimanale. Tuttavia, il protocollo non stabilisce un salario minimo né affronta la
schiavitù creata dal debito.
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Ad agosto, la Malesia ha rimpatriato con la forza in Cina almeno 11 cittadini cinesi di etnia uigura, dopo
averli arrestati in un raid mirato della polizia. La Cina aveva esercitato pressioni su vari stati, tra cui quelli
asiatici, per rimpatriare gli uiguri di nazionalità cinese. Reinsediandoli in Cina, paese con precedenti nella
tortura di uiguri, la Malesia ha violato il diritto internazionale consuetudinario contro il refoulement.
PENA DI MORTE
Il governo malese non ha reso pubbliche statistiche sulle condanne a morte o sulle esecuzioni. Tuttavia, le autorità hanno respinto le richieste di stabilire una moratoria sulle
esecuzioni e i tribunali del paese hanno comminato regolarmente nuove condanne a
morte.
Ad aprile, in risposta a un’interrogazione parlamentare, il ministro dell’Interno Hishammuddin Hussein ha
affermato che dal 1960 erano state messe a morte 441 persone. Ha dichiarato inoltre che a febbraio 2011
nel braccio della morte c’erano 696 prigionieri. La maggior parte delle condanne a morte era stata comminata per reati di droga (69 per cento), seguite dal reato di omicidio (29 per cento). Entrambi i reati comportano l’obbligatorietà della pena capitale.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
A marzo, il consiglio di gabinetto malese ha deciso di aderire allo Statuto di Roma della
Corte penale internazionale (International Criminal Court – Icc); tuttavia l’adesione è rimasta in sospeso.
A giugno, il governo ha annunciato che il presidente sudanese Omar Al Bashir avrebbe partecipato a un
forum economico in Malesia. Omar Al Bashir era stato raggiunto da mandati d’arresto spiccati dall’Icc
per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur. Il ministro della Giustizia Nazri Aziz
ha esortato il governo ad annullare il proprio invito, ricordando la decisione della Malesia di aderire all’Icc.
La visita è stata cancellata.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegate di Amnesty International hanno visitato la Malesia a marzo.
Government reveals nearly 30,000 foreigners caned (PRE 01/129/2011)
Police use brutal tactics against peaceful protesters (PRE 01/345/2011)
New ISA detentions show U-turn on reform promises (PRE 01/574/2011)
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