La piccola bottega degli orrori

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La piccola bottega degli orrori
La piccola bottega degli orrori – Nuovo teatro Oscar
Live on stage / Compagnia della Rancia
Mercoledì 7 febbraio 2007poltronissima a 15,00 !!!!!
“La piccola bottega degli orrori” è uno dei musical più famosi in Italia, oltre ad essere stato un
grande successo a Broadway e a vantare rappresentazioni in tutto il mondo, anche grazie alla
popolarità degli omonimi film. Un mix di comicità, suspance, emozione e ritmo della musica anni
’60, composta dall’otto volte premio oscar Alan Menken, ed effetti speciali. Il musical “La piccola
bottega degli orrori”, per esplicita volontà degli autori, vuole essere una parodia dei film di
fantascienza degli anni ’60 e del musical stesso, ispirandosi alla leggenda del “Faust”. Il fatto che i
personaggi affrontino situazioni incredibili con sincera ingenuità crea un contrasto grottesco
assolutamente comico. Per questi motivi la scelta per questa edizione dello spettacolo è stata
quella di fare una serie di riferimenti sia ai film di fantascienza di quell’epoca, sia agli stereotipi del
musical per eccellenza. Così la scenografia è caratterizzata da elementi loro malgrado inverosimili,
come ad esempio i fondali di quel tipo cinema, i costumi riecheggiano la Broadway del secondo
dopoguerra, la musica è arrangiata a volte a rock‘n’ roll, in stile Supremes, e a volte come la più
tipica tra le canzoni d’amore da commedia musicale. Alcuni momenti dello spettacolo riportano alla
memoria i due innamorati sulla scala antincendio di “West Side Story”, i trii vocali di colore alla
“Dreamgirls”, i ragazzi con i giubbotti di pelle e la brillantina in sella alle moto come in “Grease” o il
numero orientale in stile “Cin Ci Là”. Il pubblico si innamorerà di questo spettacolo
La trama: Un piccolo negozio di fiori, in un povero quartiere di una New York anni ’60, sta per
dichiarare bancarotta, quando il giovane commesso, Seymour, propone al suo principale, il signor
Mushnik, di esporre in vetrina una piccola pianta carnivora, trovata in circostanze misteriose
durante un’eclissi di sole. Come per magia l’attività del negozio rinasce improvvisamente.
L’inaspettata fortuna viene attribuita alla presenza della pianta, battezzata dal timido botanico col
nome di Audrey, lo stesso che porta la dolce collega di cui egli è segretamente innamorato. Presto
però Seymour scopre che la pianta si nutre in modo… insolito e cresce a dismisura fino a
sviluppare addirittura la capacità di parlare! La pianta sembra proprio avere una sua volontà in
grado di cambiare radicalmente l’evolversi degli eventi…
Teatro della Cooperativa IO SANTO, TU BEATO (risate) prima assoluta
testo e regia Renato Sarti, con Renato Sarti, Bebo Storti scene e costumi Carlo Sala musiche
originali Carlo Boccadoro produzione Teatro della Cooperativa
Mercoledì 28 febbraio 2007 – Posto unico a soli € 10,00
Papa Pacelli (Pio XII) e Padre Pio si incontrano in un ipotetico aldilà. L’uno parla un latino
maccheronico e ha in testa un copricapo a forma di cupola di San Pietro, con tanto di lucine
intermittenti, l’altro parla in un dialetto meridionale e non si separa mai dalla sua pignatta di
peperoni. I due, per prima cosa, da vecchi compagnoni, rievocano alcune pagine della storia della
Chiesa tutt’altro che edificanti: inquisizione, crociate, vita dissoluta di alcuni papi, discriminazione
verso le donne, recenti casi di pedofilia da parte di membri della Chiesa.
Dopo di che, siccome Papa Wojtyla ha fatto tantissimi santi e beati (482 e 1338) vengono a sapere
che il Paradiso è stracolmo ed è rimasto disponibile un solo posto. Dapprima partono i convenevoli
di rito (“Vai tu” “Vai tu”, “Non se ne parla, vai tu”), quindi tra i due si scatena una contesa senza
esclusione di colpi. Papa Pacelli non risparmia accuse a Padre Pio di aver trasformato San
Giovanni Rotondo in un florido business, Padre Pio a sua volta rammenta a Pacelli il silenzio suo e
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di alcuni rappresentanti del Vaticano nei confronti di Hitler e dello sterminio nazifascista. Per
fortuna arriverà Dio in carne e ossa (e che carne!) a dirimere la contesa con l’aiuto del pubblico.
Da alcuni decenni, in molte parti del mondo, soprattutto in Sudamerica, hanno preso piede le teorie
e la pratica della Teologia della Liberazione di Gutierrez, Calsaldaliga, Boff, Frei Betto. Senza
voler svelare il finale, diremo solo che questo testo, anche se sotto forma di farsa, cerca di far
riscoprire la parola del Vangelo come difensore dei poveri, degli oppressi, delle prostitute, di tutti
coloro che sono considerati gli ultimi della Terra. Gag, improvvisazioni, canzoni, balli, per cercare attraverso l’arma tagliente dello sghignazzo - di dare risposta in termini teatrali alla discrasia fra
coloro che, all’interno del mondo cristiano operano direttamente nel sociale (da Alex Zanotelli a
Don Gallo, da Don Gino Rigoldi a Don Colmegna, da Don Ciotti a Don Carlo D’Antoni) e i vertici
della gerarchia vaticana. Si scherza, si fa satira su cantanti, attori, politici, campioni dello sport. Un
proverbio ammonisce: Scherza con i fanti ma lascia stare i santi. Noi siamo contrari a questo tabù.
Siamo comici, siamo saltimbanchi. Di farsa ovviamente si tratta, ben sapendo che la farsa altro
non è che un’amplificazione della realtà.
SESSO? GRAZIE, TANTO PER GRADIRE! Teatro Libero
di Franca Rame, Dario e Jacopo Fo Regia di Milvia Marigliano con Alessandra Faiella
Venerdì 16 marzo 2007 Posto unico ad € 11,00
Franca Rame recitava questo testo circa una decina di anni fa, stupendo il pubblico per la capacità
di parlare di orgasmo, verginità, impotenza, frigidità senza mai una volta cadere nella volgarità, e,
cosa ancora più difficile, senza mai divenire banale. E naturalmente facendo rotolare per terra il
pubblico dalle risate. Ancor oggi questo testo conserva tutta la sua forza comunicativa e l’attualità
dei suoi temi: ovunque gli esseri umani continuano ad infliggersi guerre e violenze di ogni genere;
al progresso tecnologico e scientifico non si è accompagnato un altrettanto profondo rinnovamento
etico e spirituale e l’amore non riesce ancora a fare da antidoto alla violenza. Parlare di sesso, dice
Franca Rame, è parlare d’amore, perché fare bene all’amore migliora la comunicazione e
l’armonia tra le persone. Attraverso una sorta di "allegra terapia di gruppo" lo spettacolo propone
una esilarante smitizzazione di tutti i tabù che ancora imperversano nella nostra cultura e che
impediscono un approccio più libero alla sessualità e al rapporto fra i sessi.
Il ruolo che fu di Franca Rame è oggi superbamente interpretato da Alessandra Faiella, che ha a
lungo lavorato proprio con la compagnia di Dario Fo, e che nelle ultime stagioni è stata mattatrice
dei palcoscenici milanesi, in spettacoli che uniscono spunti di riflessione e comicità (E’ solita
affermare che la sua vera ossessione è sempre stata “far ridere facendo pensare”). E’ comunque
nota al grande pubblico soprattutto per le sue partecipazioni a programmi televisivi (Zelig, Mai dire
domenica della Gialappa’s, Markette tanto per citare i più famosi)
IL DEFICIENTE – TEATRO VERDI
scritto, diretto e interpretato da: Gaetano Colella e Gianfranco Berardi
e con: Pietro Minniti, Francesca Russo Spettacolo vincitore Premio Scenario 2005
Venerdì 20 Aprile 2007 – Posto unico Ad € 8,00
Una casa e tre fratelli. Uno di essi è cieco e pertanto l’ordine, lo stile di vita e le abitudini della casa
sono dettate dalle sue esigenze. Tutto è a misura di cieco, e gli altri, loro malgrado, sono costretti
ad adattarsi a questa condizione. L’equilibrio di questa famiglia diventa precario quando una
donna, fidanzata del cieco, andrà a vivere sotto lo stesso tetto. Da questo momento in poi
verranno alla luce tutte le dinamiche conflittuali, che talvolta si paleseranno in piccoli e celati
stratagemmi di vendetta. In quest’aria di guerra intestina, ognuno sarà pronto a tutelare solo se
stesso, rivelando gradualmente alla scena come la “deficienza” sia un elemento di uguaglianza fra
gli uomini e quanto smisurata e variegata sia la miseria umana. Omar, il cieco, mantiene i fratelli
disoccupati con la sua pensione di disabile, e questo gli consente di comandarli a bacchetta, di
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imporre le sue inflessibili regole, di costringerli a indossare lenti oscurate che li rendono ciechi
come lui, consentendogli di batterli in un perfido gioco di forza. A tenerli uniti non è però soltanto il
movente economico, ma anche una tacita intesa contro le trame di quelli che chiamano SS, ovvero
i Servizi Sociali. Questa minaccia sembra una fissazione di Omar: ma chi è davvero la ragazza che
si inserisce nella casa sostenendo di aspettare un figlio suo, e che alla fine se ne va portandoselo
via verso un'ignota destinazione? Un vago spunto da thriller si inserisce dunque in questo testo
caratterizzato soprattutto dalla feroce spietatezza con cui è analizzata la condizione del deficiente un'espressione che va intesa nel senso letterale di portatore di deficit - e il suo rapporto col mondo
circostante. Una delle peculiarità dell'insolita proposta è proprio la rinuncia al sentimentalismo,
all'ovattata e rassicurante retorica, e anzi la vena nera di sgradevolezza con cui si affronta il
problema della menomazione fisica. O forse invece è la cecità che diventa un elemento metaforico
per portare in luce le più ampie contraddizioni dei legami affettivi e delle dinamiche famigliari.
L'altra peculiarità dello spettacolo è il particolare lavoro che gli attori hanno svolto sulle differenze
di posture e movimenti tra chi vede e chi non vede: e c'è un aspetto ulteriormente sorprendente,
dato che uno degli autori-interpreti, Gianfranco Berardi, è un vero cieco, ma in scena non si è
assunto tale ruolo: in scena il cieco lo fa un altro, Pietro Minniti, mentre Berardi e Gaetano Colella
danno vita ai due fratelli «normali» e vessati dal terzo, in un imprevedibile gioco delle parti.
Curiosamente, fra questi strani scambi percettivi non si riesce proprio a distinguere chi davvero
abbia delle difficoltà e chi si limiti a simularle
Molto rumore per nulla di William Shakespeare
Venerdì 04 maggio 2007 posto unico a 14,50 (11,00 per over 60)
traduzione, adattamento teatrale e coreografie di Valeria Cavalli regia di Valeria Cavalli e Claudio
Intropido musiche di Gipo Gurrado produzione Quelli di Grock
con Giulia Bacchetta, Antonio Brugnano, Fernanda Calati, Pietro De Pascalis, Gianpaolo Gambi,
Alessandro Larocca, Andrea Ruberti, Marco Oliva, Maurizio Salvalalio, Debora Virello, Max Zatta
«Da sempre lavoriamo con e sul corpo, abbiamo cercato di dare corpo alle parole utilizzando il
nostro sapere espressivo, la nostra abitudine ad abitare il palcoscenico come spazio di azione,
accantonando ogni pretesa filologica che ci sarebbe sembrata mera presunzione e restando
coerenti al percorso artistico compiuto finora. Non abbiamo voluto creare una versione attualizzata
della commedia scespiriana ma, più semplicemente, una visione nella quale potessimo
riconoscere anche noi stessi e la nostra storia artistica. E la nostra storia parla anche, ma non
solo, di un pensiero sulla comicità che va sempre più raffinandosi, non solo attenta alla risata ma
anche alla poesia e alla delicatezza. Molto Rumore per Nulla rappresenta per noi un altro gradino;
un ulteriore tentativo di avvicinare la nostra tradizione di Compagnia a classici che paiono
intoccabili e rappresentabili solo in modo classico o, per contro, squadernandoli completamente».
DALLA RASSEGNA STAMPA:
Gli attori di Quelli di Grock in Molto rumore per nulla duettano come i comici dell’arte. … Sorretto
dalle musiche prorompenti di Gipo Gurrado, l’intrigo si sgonfia e si scioglie come una bolla di
sapone grazie alla puntualità ritmica e motoria di uno stuolo di attori (tra cui si segnalano Marco
Oliva, Giulia Bacchetta e Maurizio Salvalalio) per la gioia di una sala gremita da un pubblico
giovane catturato dal divertimento. Franco Quadri, la Repubblica
L’allestimento di Molto rumore per nulla è una bella prova di maturità. Di questa commedia
deliziosamente preromantica i registi Valeria Cavalli, anche sagace adattatrice, e Claudio Intropido
hanno fatto una gioiosa commedia rusticana di ritmi vivaci, di trascinanti coreografie sorrette dalla
ricca, eclettica colonna sonora di Gipo Gurrado, con gli intermezzi degli irresistibili Larocca e
Ruberti, che sono Carruba e Sorba con esternazioni mimiche doc. … Sette armadi su ruote
compongono un azzeccato dispositivo scenico che aggiunge scorrevolezza ai ritmi “à la diable”
della vicenda; la mimica grocchiana è il plusvalore aggiunto del cast. Partecipe e felice il pubblico.
Ugo Ronfani, Il Giorno
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La concessione del telefono Strelher
dal romanzo di Andrea Camilleri regia Giuseppe Di pasquale musiche Massimiliano Pace
con Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, Gian Paolo
Poddighe, Alessandra Costanzo, Pietro Montandon, Angelo Tosto, Giovanni Carta, Franz
Cantalupo, Valeria Contadino, Angela Leontini, Giampaolo Romania, Sergio Seminara
Venerdì 11 maggio 2007 Balconata a 17.00 (€ 14,40 per over 60 ed under 25)
Siamo nella Sicilia post unitaria di fine Ottocento, a Vigàta, la città in cui lo scrittore agrigentino
ambienta tutti i suoi romanzi, fino alle avventure del Commissario Montalbano. Filippo “Pippo”
Genuardi, innamorato della giovanissima seconda moglie del suocero, per poterla contattare con
più agio, avvia regolare richiesta per far installare una linea telefonica privata, completamente a
proprie spese, che colleghi il suo magazzino di legname con la casa del vecchio suocero.
Malauguratamente, formula domanda di autorizzazione al prefetto di Montelusa chiamandolo
Vittorio Parascianno, anziché Marascianno, come in realtà questi si chiama. Da qui è tutto un
susseguirsi di esilaranti equivoci che coinvolgono non solo Genuardi, siciliano qualsiasi, e la sua
famiglia, ma anche la Chiesa, i vari apparati dello Stato e, non ultimi, don Calogero Longhitano, il
mafioso del paese, e quei compaesani, anch’essi siciliani qualsiasi, che involontariamente
capitano sulla strada di Pippo. A partire da un vecchio decreto ministeriale datato 1892 e
realmente reperito tra le vecchie carte di casa sua, l’autore dà vita a una sorta di commedia degli
equivoci e degli imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale in Sicilia e ha come irresistibile
alleata l’originalissima lingua creata da Camilleri, una teatralissima sinfonia di parlate
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