Violetta: istruzioni per l`uso
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Violetta: istruzioni per l`uso
10 31 gennaio 2014 Attualità Violetta: istruzioni per l’uso Vita Nuova I consigli del “Movimento Italiano Genitori” (Moige) sulla soap più amata dalle ragazzine M olte mamme che conosco criticano “Violetta”, il programma destinato ai “preadolescenti” in onda su Rai Gulp, sia perché ad esso sono associate troppe promozioni commerciali (figurine, libri, DVD, concerti-evento, etc.), sia perché mostra come protagonisti dei ragazzini troppo adulti per implicazioni sentimentali ed impegni, degni di consumati professionisti, che accompagnano i loro sogni nello spettacolo. Il giudizio dell’ultimo Rapporto Moige L’argentina Martina Stoessel è la star di questa baby soap che il Moige, il “Movimento Italiano Genitori”, nella sua ultima guida critica “Un anno di zapping! 2012-2013” (a cura di Elisabetta Scala, Edizioni Kappa, Roma 2013, pp. 205, 15 euro), segnala ai telespettatori italiani con molta cautela. Innanzitutto per il modo distorto di rappresentare agli occhi dei giovani il “mondo degli adulti”: «Primo fra tutti il padre di Violetta — scrive nella sua scheda-programma l’esperta Vania Amitrano Bartolozzi —, il quale, evidentemente, non contento della difficoltà di dover crescere una figlia adolescente senza la presenza della madre, si impegna inspiegabilmente in una assurda relazione con una donna terribilmente sciocca e chiaramente opportunista, senza peraltro dimostrare di esserne veramente coinvolto da un punto di vista sentimentale, ma al contrario struggendosi per l’impossibile rapporto con l’istitutrice della figlia, che in realtà sarebbe sua cognata». Nella serie, infatti, Violetta insieme al padre Germán vive nella sua città natale Buenos Aires, dopo essere stata alcuni anni in Europa per superare la disgrazia accaduta alla madre Maria, una famosa cantante, morta in un incidente durante una tournée quando la figlia aveva appena cinque anni. La giovane scopre una passione per la musica, il ballo e il canto, ma il padre non vuole che la figlia canti dopo la sciagura della madre, anche perché quella tournée nella quale morì fu voluta proprio dal padre. Alla fine, però, con l’aiuto della sua nuova istitutrice Angie, che Violetta non sa essere sua zia, la ragazza s’iscrive allo “Studio 21”, ribattezzato nell’ultima serie “Studio On Beat”. Anche gli adulti che impersonano gli insegnanti di questa prestigiosa accademia d’arte frequentata da Violetta e dai suoi talentuosi compagni, costituiscono dei pessimi esempi di responsabilità e guida per i giovani. Si tratta, infatti, commenta il Moige, di «personaggi che sembrano soggetti a cambiamenti d’umore e debolezze emotive più dei loro stessi alunni. In generale la gestione dei sentimenti è uno dei difetti principali della soap. Amicizia, affetto, interesse personale vengono spesso confusi e sovrapposti, e non solo dai ragazzi». Sentimenti troppo complicati… Nello “Studio 21”, la cui frequentazione rappresenta il coronamento dei sogni di Violetta e dei suoi amici, tutti questi vivono «appassionanti storie d’amore», come scrive il sito ufficiale della Disney, che produce a livello internazionale la serie. Ma proprio questo è il problema: non sarebbe troppo presto presentare passioni, impegni sentimentali e promesse di eternità per un pubblico di spettatori, al quale si rivolge “Violetta”, che va dai 6 ai 17 anni? In Italia è stato poi pubblicato dalla Disney Libri, fin dall’aprile 2013, il diario della protagonista, dal titolo “Violetta, il mio diario - I miei segreti, i miei sogni” di ben 192 pagine, che può presentare una serie di complicazioni da quest’ultimo punto di vista. La prof.ssa Amitrano, che come me è madre di famiglia oltre che esperta di comunicazione e pedagogista, non può non toccare anche questo “tasto” rivolgendosi ai genitori nella sua scheda critica, rilevando criticità circa il possibile utilizzo dei diari da parte di pre-adolescenti. In “Violetta”, infatti, il “diario intimo”, da «strumento narrativo che dovrebbe contribuire a chiarire e ridimensionare i problemi, in realtà alimenta il caos emotivo in cui la protagonista si muove anche nelle situazioni più banali. La più piccola delle difficoltà accresce i problemi interiori a dismisura, mentre nessuna vera occupazione o responsabilità seria cattura al pari la mente e l’interesse dei personaggi, offrendo un pessimo esempio ai giovani spettatori». Per concludere, la baby soap più amata dalle ragazzine, non rientra purtroppo in quel genere di programma destinato a mettere tutta la famiglia davanti allo schermo. Anzi, un genitore dovrebbe necessariamente accompagnare la sua visione, soprattutto per le possibili conseguenze negative in un animo sensibile come quello di una figlia preadolescente. Sulla natura familiare della vita e delle ambizioni degli adulti protagonisti di “Violetta”, poi, ci sarebbe molto da eccepire, soprattutto sull’esempio che possono offrire ai mini telespettatori. Ma qui il discorso si farebbe lungo perché per ricostruire l’orizzonte familiare dei desideri e progetti dei nostri giovani non basterebbero certo tutte le trasmissioni del mondo. Nulla di nuovo quindi fino al prossimo idolo!!! Sara Deodati Martina Stoessel: “La mia famiglia è la cosa più importante nella mia vita” La protagonista di “Violetta”, un’attrice con i piedi per terra, che aspetta un ruolo “familiare” L’ attrice Martina Stoessel (nella foto) è la protagonista della telenovela per teen ager “Violetta”, prodotta da Disney Channel e in onda con ascolti record su Rai Gulp. Diretta da Jorge Nisco, Martín Saban e Matias Risi la serie ha raggiunto un successo stratosferico, oltre che nel nostro Paese, anche in America Latina, Spagna, Francia e Israele. Collegata a dischi, balletti e concerti, il cast della trasmissione è partito in tour l’estate scorsa, iniziando dal Teatro “Gran Rex” di Buenos Aires, per girare tutta l’America Latina ed alcuni Paesi dell’Europa. Le storie raccontate nelle puntate di “Violetta”, che sono rivolte soprattutto ad un pubblico femminile che va dai 6 ai 17 anni, presentano non pochi punti critici, soprattutto per il disincanto alimentato nei giovani verso il “mondo degli adulti”, quasi sempre rappresentato da persone immature, ciniche e incapaci di guidare e dare sicurezza. Insomma, ben poco “familiari”. L’attrice che interpreta Violetta Castillo, cioè l’argentina Martina Stoessel, spregiudicata e leziosa sul set della baby soap, ha però dimostrato nella vita privata di avere i piedi ben piantati in terra e di credere fermamente nel valore della famiglia. In una recente intervista pubblicata sul sito della Disney Channel Italia, infatti, a fronte dello spropositato successo per la sua età conseguito in molti Paesi, ha dichiarato innanzitutto di sentirsi «estremamente grata» alla sua famiglia d’origine per averla «sempre supportata, nei momenti belli e in quelli meno belli». Ha quindi concluso con una vera e propria dichiarazione d’amore per i suoi genitori: «Adoro la mia famiglia! È la cosa più importante nella mia vita. Significa tutto per me». Interpellata sulle sensazioni da lei provate essendo diventata una star in quasi tutto il mondo, la Stoessel ha quindi aggiunto: «È fantastico sentir parlare del successo del programma in tutto il mondo, ma cerco di tenere i piedi per terra il più possibile. So bene che Violetta non durerà per sempre ed è per questo che i miei veri amici e la mia famiglia contano così tanto per me. So che loro sono gli unici che resteranno al mio fianco per sempre» (cfr. http:// www.disney.it/). Quindi, se come leggiamo nel sito italiano della serie, Violetta è la cantante che «sa cosa vuole dalla vita», che «brilla sul palco, più combattiva e sicura di sé, insieme ai suoi amici», che è rappresentata truccatissima sugli zaini, astucci e cosmetici delle nostre figlie, in realtà chi la impersona, come spesso accade nel mondo dello spettacolo di oggi, potrebbe e, forse, vorrebbe dare voce e volto a ben altri personaggi. Offrire l’opportunità a queste giovani leve dello star system di dare migliore prova di sé in film e programmi più seri e maturi, piuttosto che in avventure adolescenziali-sentimentali trattate con piglio superficiale e giovanilistico, dipende anche dalle famiglie e, direi, dalle giovani italiane. Allora, noi di Vita Nuova facciamo una proposta alle V-Lover, cioè le fan di Violetta, come si fanno chiamare: perché non scrivere a Martina ([email protected]) esprimendole il desiderio di vederla anche in qualche ruolo più impegnativo e positivo? Magari qualcuno della produzione non aspetta che questo per offrirle un ruolo finalmente “familiare”. Giuseppe Brienza