l`osservatore romano
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 119 (47.254) Città del Vaticano giovedì 26 maggio 2016 . All’udienza generale Papa Francesco lancia un nuovo appello per la pace Ban Ki-moon chiude il summit mondiale Si fermi la violenza in Siria Al vertice umanitario senza i leader del G7 E ricorda il dovere di proteggere i bambini da sfruttamento e abbandono Un’avemaria per «l’amata Siria», dove «lunedì scorso sono avvenuti alcuni attentati terroristici, che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi»: l’ha chiesta Papa Francesco ai fedeli presenti in piazza San Pietro al termine dell’udienza generale di mercoledì 25 maggio. In particolare Francesco ha auspicato che si «converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione». Parole che hanno trovato concretezza nel dono ricevuto dalle mani di un rappresentante di un’associazione umanitaria impegnata nel soccorso ai profughi nell’isola greca di Lesbo: si tratta del giubbotto salvagente indossato proprio da una bambina siriana morta in mare nel tentativo di fuggire dal conflitto. In precedenza, nei saluti ai gruppi che partecipano all’incontro settimanale, il Pontefice aveva ricordato due appuntamenti particolarmente significativi: la giornata internazionale per i bambini scomparsi, con la sottolineatura di come sia «un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti» e l’auspicio «che ciascuno di essi sia restituito all’affetto dei propri cari»; e la tradizionale celebrazione del Corpus Domini di giovedì 26, con la messa in piazza San Giovanni in Laterano e la successiva processione verso Santa Maria Maggiore. «Invito romani e pellegrini — ha detto Francesco — a Un’auto colpita durante un bombardamento a Tartus, nei pressi di Damasco (Afp) partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia». All’inizio dell’udienza, continuando le sue riflessioni sulla misericordia nella prospettiva evangelica, il Papa si è soffermato sulla parabola del giudice e della vedova, narrata da Luca (18, 1-8). Essa, ha spiegato, «contiene un insegnamento impor- tante: “La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Dunque, non si tratta di pregare qualche volta», ma di «pregare sempre, senza stancarsi». Certo, il Pontefice si è detto consapevole che «tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma — ha assicurato — Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo». Del resto, ha aggiunto, «la preghiera non è una bacchetta magica», però «aiuta a conservare la fede in Dio, ad affidarci a lui anche quando non ne comprendiamo la volontà». PAGINA 8 ISTANBUL, 25. Soddisfazione per i risultati del primo vertice umanitario mondiale, ma anche disappunto per l’assenza dei leader del G7, ad eccezione di Angela Merkel. Sono le considerazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, a conclusione del summit a Istanbul. Chiarissimo l’appello: «Servono 240 milioni di dollari all’anno» per far fronte alle crisi. Una cifra non irraggiungibile se si pensa, ha sottolineato Ban Ki-moon, che «rappresenta solo l’1 per cento delle spese militari mondiali». Un altro dato deve far riflettere: «l’80 per cento delle finanze messe in campo interviene su crisi create dall’uomo», come le guerre. E Ban Ki-moon ha chiamato in causa direttamente i membri del Consiglio di sicurezza, chiedendo che «intraprendano passi importanti». Il monito è forte: l’assenza «non è una scusa per non fare niente in campo umanitario». E il Segretario generale ha indicato un appuntamento preciso: «A settembre riferirò all’Assemblea generale delle Nazioni Unite i risultati di questo summit». È certamente da considerarsi un risultato positivo anche il solo fatto di aver riunito, a dibattiti e tavole rotonde incentrati sui bisogni dell’umanità, rappresentanti di 173 Paesi, tra cui 55 capi di Stato e di Governo. La stessa organizzazione dell’Onu, nei suoi 70 anni di vita, non aveva mai promosso un vertice Nuovi fondi Ue alla Grecia per i profughi mentre prosegue lo sgombero del campo di Idomeni y(7HA3J1*QSSKKM( +.!"!\!$!]! Ancora morti nel Mediterraneo BRUXELLES, 25. Stavolta i soccorritori non ce l’hanno fatta a salvare tutti. E così sette persone sono morte nel naufragio di un barcone con circa 500 migranti a bordo, al largo della Libia. L’imbarcazione si è infatti rovesciata quando già era stata avvistata da una unità della Marina italiana. Si teme ci siano altre persone disperse. Questa ennesima tragedia arriva nel giorno in cui i dati sottolineano che il numero delle persone morte annegate nel mese corrente è diminuito del 24 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Un dato positivo, verrebbe da dire, non fosse che si tratta comunque di ben 1.370 vite umane stroncate. Ma è anche un dato che conferma come le traversate nel Canale di Sicilia non conoscano tregua. Come dimostrano i 5.000 migranti salvati negli ultimi due giorni. A proposito degli arrivi, l’O rganizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) stima a oltre 191.000 il numero di migranti e rifugiati giunti in Europa attraversando il Mediterraneo dall’inizio del 2016 fino al 21 maggio. In particolare, si tratta di arrivi in Italia e Grecia, ma anche a Cipro e in Spagna. Intanto, per la gestione dei migranti, a favore della Grecia la Commissione europea ha stanziato altri 25 milioni di euro. I finanziamenti, provenienti dal Fondo per asilo e migrazione, Amif, verranno utilizzati per attuare l’accordo con la Turchia e il piano di ricollocamenti per i rifugiati. Consentiranno di dispiegare ulteriori esperti e interpreti provenienti dagli Stati membri, oltre a mettere in piedi uffici mobili negli hotspot per fornire assistenza a chi presenta domanda di asilo. D all’inizio del 2015 a oggi la Commissione europea ha assegnato alla Grecia 262 milioni di euro in assistenza d’emergenza, oltre ai 509 milioni già allocati nell’ambito dei programmi 2014-2020. E intanto a Idomeni, al confine con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, prosegue lo sgombero del campo profughi. Nella prima giornata sono state spostate circa 2.000 persone su un totale di oltre 8.000. Sulla frontiera tra Italia e Austria, invece, nonostante l’annuncio del ministro degli Interni di Vienna, Wolfgang Sobotka, continua la costruzione della barriera che potrebbe essere usata per il cosiddetto «management dei migranti», qualora gli austriaci lo giudicassero opportuno. Sobotka afferma che «sono già stati predisposti i pilastri e nei prossimi giorni verrà fissato il tetto della struttura che, come al valico di Spielberg con la Slovenia, sarà usata per identificare i migranti in arrivo, sempre che lo si ritenga necessario». Nel frattempo la direzione della polizia della regione del Tirolo conferma che altri 50 agenti di polizia austriaci hanno cominciato a controllare il traffico nelle immediate vicinanze del confine del Brennero in territorio tirolese. I controlli vengono effettuati sull’autostrada, sulla strada statale e sui treni. In totale sono 80 gli agenti austriaci impegnati in quello che viene definito un servizio di perlustrazione. Di barriere è tornato a parlare ieri il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione delle commemorazioni del centenario della Grande Guerra. In visita ad Asiago, località del Veneto simbolo della battaglia passata alla storia come “offensiva di primavera” e teatro di un terribile bombardamento che la rase completamente al suolo, Mattarella ha parlato di pace non scontata, sottolineando che «il progresso e le conquiste civili possono essere mantenute dall’Europa solo garantendo la pace e non alzando le barriere». Il presidente ha inoltre raccomandato di non anteporre «gli ideali alla ricerca, effimera, del consenso ad ogni costo». Il rischio è quello di chiudersi «nei recinti di malintesi interessi nazionali». In sostanza Mattarella ha lanciato un monito ai Governi affinché non si disperda l’eredità più preziosa avuta in dote dall’Europa dopo il disastro di due immani conflitti. «Sono state le intese — ha sottolineato — le alleanze non aggressive, le unioni sovranazionali e non le chiusure e le barriere a garantire all’Italia e agli altri la libertà e il benessere». Chiesa e comunicazione In occasione della solennità del Corpus Domini il nostro giornale non uscirà. La pubblicazione riprenderà con la data 27-28 maggio. Con o senza la tecnologia Migranti salvati al largo della costa libica (Afp) JORGE OESTERHELD A PAGINA 5 Da qui, dalle montagne di Asiago, dove durante la Grande Guerra morirono 230.000 uomini, il capo dello Stato italiano ha voluto ribadire che «è stata la pace e non la guerra ad assicurare stabilità e progresso, è stato il dialogo non lo scontro a permettere le grandi conquiste civili ed economiche di questi 70 anni». E infine ha parlato di «rischio concreto che forze disgregatrici, minacce terroristiche, crisi economiche, flussi migratori, facciano fare pericolosi balzi all’indietro». del genere sulle sofferenze delle persone vittime di conflitti o disastri. Ma non può finire qui. Il motivo della convocazione del vertice è stato l’allarmante moltiplicarsi dei teatri di crisi. «Sfide urgenti che si dovevano innanzitutto capire nelle loro reali dimensioni», ha sottolineato Ban Ki-moon, ricordando i 130 milioni di persone toccate da gravi sofferenze e bisogni. D all’analisi bisogna però passare ora all’azione. «Call to action», come si legge al primo punto del documento finale. Dal vertice deve prendere il via innanzitutto «un impegno nuovo a livello di diplomazie, per scongiurare o portare a soluzione i conflitti». E poi un rinnovato sforzo a «far rispettare almeno le normative internazionali vigenti in caso di conflitti». Resta l’urgenza di assicurare assistenza, perché l’umanità sia trattata da umanità. Il carattere inclusivo del vertice, che ha riunito rappresentanti di nazioni e di organizzazioni non governative, esponenti di istituzioni religiose e private, deve lasciare un segno. In due giorni, sette tavole rotonde al più alto livello, quindici sessioni speciali, 132 dibattiti su iniziative precise. Uno scambio ricco di opinioni, di dati e di proposte che «avrà un ruolo nel raggiungere gli obiettivi fissati da tutte le Agende e gli Accordi elaborati in questi anni, in tema di sviluppo sostenibile o cambiamenti climatici». Il documento finale sintetizza così l’essenziale: «Siamo stati testimoni delle storie dei più bisognosi». Ban Ki-moon è perentorio: «Non possono essere parole, deve tutto tradursi in finanziamenti». Su più piani, bisognerà vedere come da dichiarazioni e annunci si passi ad azioni concrete, per rispondere davvero ai bisogni di tante vittime, nel rispetto della loro dignità e dei loro inalienabili diritti umani. A Istanbul una sessione sui migranti Risposte durature CHARLES DE PECHPEYROU A PAGINA 2 Assemblea dell’Onu sull’ambiente a Nairobi Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico NAIROBI, 25. Oltre 2.300 delegati da 170 Paesi sono riuniti a Nairobi, capitale del Kenya, in occasione della seconda Assemblea dell’O nu sull’ambiente. Al centro delle discussioni, lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico e i rifiuti in mare, oltre al traffico illegale di animali. In vista del rapporto globale sull’ambiente (Global Environmental Outlook, Geo6), che sarà diffuso prima del 2018, i partecipanti al summit di Nairobi hanno redatto degli studi sulla allarmante situazione dei singoli continenti, raccomandando ai vari Governi di proteggere gli ecosistemi, ridurre l’inquinamento, lo sfruttamento delle risorse naturali e la dipendenza da combustibili fossili, investire nella ricerca per lo sviluppo sostenibile e aumentare la cooperazione fra gli Stati. In America latina e nei Caraibi, sono aumentate fortemente le emissioni di gas serra e la maggior parte delle grandi città ha livelli di polveri sottili superiori ai limiti fissati dall’Oms. Il cambiamento climatico scioglie i ghiacciai andini e i disastri naturali si moltiplicano. In Asia e Pacifico, la crescita economica ha portato a inquinamento atmosferico, scarsità d’acqua, produzione incontrollata di rifiuti. Ogni anno vengono distrutti oltre un milione di ettari di foresta e il 30 per cento della popolazione beve acqua contaminata. In Asia occidentale, la desertificazione avanza, provocando scarsità d’acqua e di cibo, mentre le continue guerre provocano milioni di profughi, che sovraccaricano i sistemi di raccolta rifiuti e creano rischi di epidemie. Riguardo all’Africa, l’inquinamento atmosferico causa 600.000 vittime ogni anno, con solo il 68 per cento della popolazione che ha accesso ad acqua potabile. Inoltre, metà della popolazione subsahariana non ha assistenza sanitaria. Gli unici dati positivi riguardano il Nord America, dove la situazione ambientale è migliorata. L’aria è sempre più pulita, l’acqua potabile è ottima, aree protette difendono la biodiversità, anche se 140 milioni di persone sono ancora esposte a forte inquinamento atmosferico. Lo studio sull’Europa sarà invece presentato il prossimo 8 giugno a Batumi, in Georgia, alla conferenza dei ministri dell’Ambiente europei. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 26 maggio 2016 Profugo abbandona il campo greco di Idomeni sgomberato dalla polizia (Afp) Trovato il compromesso tra creditori europei e Fondo monetario internazionale Sarà rinegoziato il debito greco L’Eurogruppo sblocca gli aiuti alla Grecia L’Eurogruppo ha trovato un accordo complessivo sulla Grecia che non appariva scontato. Il compromesso che è stato difficile da trovare è quello sull’alleggerimento del debito. Arriverà, come voleva l’Fmi che ha ottenuto un impegno scritto con tanto di misure previste, ma non prima del 2018, come chiedeva la Germania. Per il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, è un successo: «Abbiamo voltato pagina insieme in questa lunga storia del programma greco, c’è voluto un lavoro intenso, non era facile». Una preoccupazione dei creditori europei era quella che al programma da 86 miliardi in tre anni partecipasse l’Fmi. Priorità per l’istituto di Washington era che ci fossero garanzie su una ristrutturazione del debito e sulla sostenibilità degli obiettivi di risanamento. Il punto è che la presidente dell’Fmi, Christine Lagarde, ha ribadito più volte che un avanzo primario del 3,5 per cento al 2018 non può essere ritenuto credibile. Il compromesso sul debito consiste nel prevedere la rimodulazione BRUXELLES, 25. Via libera a 10,3 miliardi di aiuti e soprattutto ristrutturazione del debito della Grecia. Sono le decisioni dell’Eurogruppo che permettono la conferma dell’intervento del Fondo monetario internazionale (Fmi) al terzo programma di assistenza finanziaria ad Atene. Provvedimenti per stimolare la crescita economica russa MOSCA, 25. L’economia russa potrebbe raggiungere il livello di crescita stabile del quattro per cento entro due, tre anni. Lo ha dichiarato oggi all’agenzia di stampa Tass il consigliere presidenziale Andrei Belousov, nel giorno in cui è attesa la sessione del Consiglio economico del Cremlino che dovrà studiare misure per stimolare la crescita. Belousov ha detto che l’attuale modello dell’economia nazionale «è datato e inadeguato». «Uno degli obiettivi principali è dare impulso alla crescita economica», ha detto il consigliere di Vladimir Putin. «Ci troviamo nella situazione in cui il precedente modello di crescita economica si è esaurito», ha sottolineato. «C’è già una comprensione tra le elite che senza crescita economica, un mare di questioni saranno impossibili da risolvere o potrebbero essere risolte solo ad alto prezzo», ha ammesso Belousov. «Allo stesso tempo — ha aggiunto — è ancora possibile ottenere la crescita economica sebbene le ricette varino molto. Una crescita economica stabile si può avere in due o tre anni». Questo, a suo dire, significa che la Russia deve cercare «nuove fonti di crescita». Se l’obiettivo del quattro per cento non verrà realizzato, Belousov ha già avvertito — parlando con il quotidiano «Vedomosti» — sui rischi di stagnazione. «Senza nuovi investimenti — ha dichiarato — si degraderà l’infrastruttura sociale e crescerà il malcontento». L’economia russa ha sofferto in modo particolare il crollo dei prezzi del petrolio nel 2014, a cui si sono aggiunte la svalutazione del rublo e le sanzioni occidentali per la crisi ucraina. Gli analisti ritengono che il Paese abbia bisogno di riforme strutturali per evitare un lungo periodo di stagnazione. Il Consiglio economico presidenziale — che si riunisce oggi per la prima volta in tre anni — discuterà un pacchetto di misure destinate a stimolare la crescita. Violenti scontri a Bruxelles BRUXELLES, 25. Almeno 60.000 persone sono scese in piazza ieri a Bruxelles per protestare contro il Governo di centrodestra del premier, Charles Michel, e i tagli al welfare introdotti senza contrattazione con le parti sociali. Dieci persone, otto manifestanti e due agenti di polizia, sono rimaste ferite negli scontri — con scene da guerriglia urbana tra lanci di pietre, uova e bottiglie — provocati da alcuni infiltrati nel corteo pacifico, GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va PARIGI, 25. Non si ferma in Francia la mobilitazione contro la riforma del codice del lavoro. Gli scioperi nelle raffinerie aumentano e il Paese rischia il blocco, a pochi giorni dall’inizio degli Europei di calcio. Almeno sei delle otto raffinerie francesi hanno fermato o ridotto la propria produzione. Almeno un quinto dei 12.000 distributori di carburante è a secco o in difficoltà. Le agitazioni riguardano anche il settore dei trasporti su gomma, rotaia e per via aerea. Una situazione che, come avviene regolarmente, viene aggravata da migliaia di auto e camion che si mettono in fila per ore. Stamane, la polizia ha effettuato un nuovo intervento a un deposito strategico di carburante bloccato dai dimostranti a Douchy-les-Mines, nel nord, per protesta contro il jobs act. La situazione è molto tesa. La penuria di carburante, dopo Nantes, Rennes e Le Havre, comincia a farsi sentire anche a Parigi. Il presidente dell’Unione delle industrie petrolifere ha ammesso che da due giorni sono intaccati gli stock di riserva. Nel quadro delle agitazioni, i dipendenti della centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, nella regione della Champagne-Ardenne, hanno deciso di scioperare e fermare la produzione di elettricità. organizzato da tutte le sigle sindacali. Tra i feriti c’è anche il commissario di polizia responsabile per la sicurezza della manifestazione, colpito alla testa da un grosso sasso. Una trentina di persone sono state arrestate. In una nota, il primo ministro, nonostante le proteste contro la riforma delle pensioni, i tagli allo stato sociale e le modifiche del mercato del lavoro, ha fatto sapere che intende «proseguire le riforme». Poliziotti belgi arrestano un dimostrante (Ap) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Gaetano Vallini Risposte umanitarie durature di CHARLES DE PECHPEYROU «Viviamo in un periodo di crisi senza precedenti: mai, nel corso della storia, tante persone sono state dislocate e costrette a emigrare, una crisi di fronte alla quale le autorità internazionali sembrano sopraffatte». È questa l’osservazione formulata da uno dei partecipanti al vertice umanitario mondiale di Istanbul, durante la sessione speciale, svoltasi il 22 maggio, dedicata all’azione a favore dei migranti. Nel corso dei lavori, la testimonianza di padre Juan Luis Carbajal, segretario esecutivo della commissione per la pastorale dei migranti della Conferenza episcopale del Guatemala, ha confermato questa osservazione. «Vengo dal cosiddetto triangolo del nord dell’America centrale, tra Guatemala, Honduras ed El Salvador, considerato una delle zone più pericolose al mondo, anche se non viviamo un tempo di guerra» ha spiegato. «Di fatto — ha aggiunto — le numerose piaghe subite dal nostro paese, come lo sfruttamento illecito delle risorse naturali, la violenza, la circolazione di migliaia di armi nelle strade, le persecuzioni, gli omicidi di giornalisti, in un contesto dominato dal crimine organizzato, costringono molti cittadini a fuggire, nella maggior parte dei casi in America del nord. Purtroppo, ha poi sottolineato, gran parte di loro viene nuovamente scacciata dagli Stati Uniti o dal Messico. Di fronte a questa tragica situazione, «occorrono risposte umanitarie durature e i paesi non devono lesinare sforzi e risorse; abbiamo bisogno di organizzazioni sul posto che vivano da vicino la quotidianità di queste persone e dobbiamo fornire protezione e assistenza ai rifugiati», ha aggiunto padre Carbajal, che è anche direttore di una struttura di accoglienza a Città del Guatemala chiamata Casa del migrante. «Siamo tutti coinvolti in queste situazioni — ha concluso il religioso scalabriniano — siamo tutti nel dolore perché ci sono persone perseguitate a causa della loro fede, perché ci sono barconi stracolmi di Nomination repubblicana per la Casa Bianca più vicina WASHINGTON, 25. Come ampiamente previsto, Donald Trump ha nettamente vinto le primarie repubblicane di ieri nello Stato di Washington, conquistando il 76 per cento dei voti e aggiudicandosi i 44 delegati in palio. Il senatore texano, Ted Cruz, e il governatore dell’Ohio, John Kasich — i cui nomi figuravano ancora sulle schede, nonostante si siano già ritirati — hanno raccolto ciascuno il 10 per cento circa delle preferenze. Trump — informa la Cnn — ha così raggiunto quota 1.229 delegati Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore segretario di redazione Al vertice di Istanbul si parla di migranti A Trump le primarie nello Stato di Washington sare lo Stato, ma l’Esecutivo di Temer vuole riavere almeno 70 miliardi entro i prossimi mesi. L’obiettivo, secondo il ministero delle Finanze, è quello di ottenere un risparmio di circa sette miliardi l’anno. Un’altra proposta per abbattere l’indebitamento pubblico è quella di attingere ai circa due miliardi di reais applicati nel Fondo sovrano istituito da Lula con le risorse provenienti dai giacimenti petroliferi e destinato all’istruzione. Allo studio ci sono la riforma delle pensioni e un tetto per le spese sulla sanità. L’OSSERVATORE ROMANO vatizzazioni. C’è poi il cosiddetto “meccanismo di emergenza”, richiesto in particolare da Germania e Fmi, che in sostanza farà scattare tagli di bilancio o aumento di introiti fiscali automatici nel caso in cui non sia raggiunto l’obiettivo fissato per l’avanzo primario. Così è giunto il via libera politico allo sblocco della tranche di aiuti per complessivi 10,3 miliardi, che verranno pagati in due momenti diversi: 7,5 miliardi a giugno, e i restanti 2,8 a settembre. Su esborsi aggiuntivi c’è da dire che l’Eurogruppo è stato chiaro nel vincolarli ai progressi legati al percorso di privatizzazioni. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, si pronuncia dicendo che «la fiducia reciproca dopo l’approvazione delle nuove misure da parte del Governo ellenico ci ha consentito di aprire una nuova fase». Da parte sua, il ministro delle Finanze greco, Euclide Tsakalotos, afferma che «la Grecia può uscire dal circolo vizioso recessione-taglirecessione e aprire di nuovo l’era degli investimenti esteri». Ancora proteste e scioperi in Francia Manifestazioni contro i tagli al welfare Nuove misure in Brasile per frenare il deficit BRASILIA, 25. Il presidente brasiliano ad interim, Michel Temer, ha annunciato ieri le misure all’insegna dell’austerity che il Governo presenterà al Congresso per frenare il deficit nei conti pubblici. Tra i provvedimenti, figura l’anticipazione delle somme dovute dalla Banca statale per lo sviluppo (Bndes). Tra il 2009 e il 2014, i Governi di Lula prima e di Rousseff poi iniettarono oltre 500 miliardi nella Bndes per elevare i prestiti e stimolare l’economia. Attualmente, la Banca ha fino al 2060 per rimbor- del debito ma solo a metà 2018, che significa la fine del programma di assistenza definito nell’estate 2015. Le prime misure saranno attuate fin da subito, non appena si completerà la prima revisione del programma, che ormai è questione di giorni. Si interverrà sui tempi delle scadenze e sui rischi dei tassi d’interesse. Nessun taglio immediato, dunque e nessuna promessa di condono sui futuri pagamenti. Ma l’impegno a ridurre gli oneri per il servizio del debito, che in sostanza significa gli interessi da pagare, a meno del 15 per cento del prodotto interno lordo a medio termine e meno del 20 per cento a lungo termine. Meno problematico è stato il capitolo degli aiuti economici. Tutti hanno riconosciuto gli sforzi compiuti dal Governo greco, guidato da Alexis Tsipras, nell’approvazione delle riforme strutturali richieste. Si tratta della riforma delle pensioni, dell’aumento dell’Iva, della creazione di uno strumento per gestire i crediti deteriorati del sistema bancario e della creazione del Fondo per le pri- Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va e, a questo punto, al tycoon newyorchese ne mancano solo otto per raggiungere la fatidica soglia dei 1.237 che gli assicureranno la nomination automatica alla Casa Bianca prima della convention in programma dal 18 al 21 luglio a Cleveland, in Ohio. Soglia che Trump, a detta degli analisti politici, supererà già il prossimo 7 giugno con le primarie in New Jersey, New Mexico, Montana, Sud Dakota e, soprattutto, in California, lo Stato con il bottino più grosso (172 delegati). Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Sul fronte democratico, ad aggiudicarsi la maggioranza dei voti è stata Hillary Clinton (54 per cento, contro il 46 per cento di Bernie Sanders), anche se i delegati erano già stati assegnati con i caucus del 26 marzo scorso, che avevano fatto registrare la vittoria di Sanders. L’ex first lady ha raggiunto 2.301 delegati (di cui 1.776 “semplici” e 525 super-delegati, i big del partito) a soli 82 dai 2.383 necessari per conquistare la nomination. Il suo rivale Sanders ne ha 1.533, di cui solo 42 super-delegati. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 persone, tra cui molti bambini, che fuggono dalla violenza». Nel corso di questa sessione speciale — ce ne sono state una decina durante il vertice — i rappresentanti di diversi paesi dell’emisfero nord non hanno mancato di ricordare il loro impegno a favore dei rifugiati. Per esempio il Canada, che ha accolto circa 30.000 profughi siriani, garantendo loro ospitalità e istruzione, e che conta di incrementare la partecipazione degli attori locali. D all’altro lato dell’Atlantico, la Germania, il cui cancelliere Angela Merkel era presente al vertice, ha assicurato che si attiverà per garantire ai rifugiati un accesso incondizionato agli aiuti umanitari. Tra le riflessioni più interessanti, c’è stata quella del direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni William Lacy Swing. Forte delle sue esperienze sul campo, in Libia nel 2011 e attualmente nello Yemen, il responsabile americano ha potuto trarre varie lezioni per costruire un’efficace politica di aiuto ai rifugiati. Non è più possibile, per esempio, come è avvenuto durante l’evacuazione dalla Libia di 250.000 migranti originari di 54 paesi, che i rifugiati non figurino in nessun registro. Questi migranti “invisibili” hanno bisogno di una protezione internazionale al pari di tutti gli altri. «Attualmente si stanno evacuando rifugiati dallo Yemen a Djibouti, dall’altro lato del Mar Rosso, ma molto lentamente, perché bisogna aspettare il cessate il fuoco. Abbiamo bisogno di protezione», ha dichiarato. Ma per William Lacy Swing l’aiuto ai migranti richiede soprattutto una rivoluzione delle coscienze. «Bisogna farla finita con quei racconti tanto velenosi sui migranti, per ritornare a una visione storicamente più corretta, ossia che i migranti sono gli attori originali dello sviluppo», ha precisato. Un concetto, del resto, valido ancora oggi, secondo la sua concittadina Ruma Bose, presidente dalla Chobani Foundation e membro dell’Unhcr. A suo parere, «accogliere i rifugiati non è solo un obbligo, ma anche un investimento economico che può essere molto redditizio». Un euro per aiutare i rifugiati permette di guadagnare due euro grazie al ritorno economico che può avere in un arco di cinque anni, ha affermato, purché il settore pubblico e quello privato accettino di collaborare per condividere i rischi. «Le migrazioni non sono un problema da risolvere, ma una realtà umana che ci precede e che dobbiamo imparare a gestire», ha concluso il presidente dell’Oim. «Oggi per esempio, dobbiamo imparare a gestire la diversità sociale, etnica e religiosa, in continuo aumento». Un cambiamento di paradigma che meriterebbe di figurare ai primi posti tra le risoluzioni della riunione plenaria di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York — dedicata ai movimenti su vasta scala di rifugiati e di migranti — prevista per il prossimo 19 settembre. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 maggio 2016 pagina 3 L’esercito iracheno avanza verso la città di Falluja (Reuters) Dopo la morte di Mansour per ricucire le divisioni DAMASCO, 25. Russi e americani puntano su Raqqa, la roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Is) in Siria. Protagonista sul terreno è la formazione curdo-araba che ha dato il via a un’offensiva da nord contro la “capitale” dell’Is, appoggiata dai raid aerei della coalizione internazionale a guida statunitense. Lo ha reso noto da Baghdad il portavoce militare statunitense, colonnello Steve Warren. Si tratta di «diverse migliaia» di militari, alcuni dei quali addestrati da istruttori statunitensi. Scarsa finora la resistenza da parte dell’Is, che a Raqqa conta dai 3.000 ai 5.000 combattenti. Sul fronte opposto i miliziani curdi sono 25.000 e 5.000 quelli arabi. «Non è in corso l’attacco a Raqqa», spiegano fonti militari anonime ma secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani i raid aerei sono decine. E Warren sottolinea che se Raqqa cade, ciò significa «l’inizio della fine dell’Is». L’importanza dell’operazione si evince dall’annuncio di una cooperazione con i russi proprio in relazione all’imminente battaglia di Raqqa, fatto da Serghiei Lavrov. «Superando le reticenze si è giunti a un accordo con i colleghi americani — ha detto il ministro de- Scelto all’unanimità il leader dei talebani Nelle roccaforti siriana di Raqqa e irachena di Falluja Offensiva contro l’Is gli Esteri russo — per uno scambio di informazioni». «Raqqa — ha aggiunto — è uno degli obiettivi dell’operazione antiterrorismo, così come Mosul in Iraq. Ma potremo liberarle rapidamente se vi sarà un coordinamento militare che dia sostegno a chi sul terreno si confronta con i terroristi, ovvero le forze armate siriane e i diversi gruppi di miliziani curdi». Prioritario il cammino verso il presidenzialismo Il premier turco annuncia il nuovo Esecutivo ANKARA, 25. «La Turchia deve avere più amici e meno nemici». Queste le parole con cui il nuovo premier turco, Binali Yildirim, ha annunciato ieri sera al Parlamento un’inversione di rotta rispetto a un biennio in cui il Paese ha rotto le relazioni con partner importanti come Egitto e Russia. Il nuovo premier ha poi definito «senza senso» la guerra in Siria, garantendo l’impegno della Turchia alla ricerca di una soluzione alla crisi. Come già dichiarato in seguito alla presentazione della lista della squadra di Governo al presidente Erdoğan, Yildirim ha voluto ribadire, anche dinanzi al Parlamento, che il processo di riforma costituzionale verso il sistema presidenziale rappresenta una priorità per questo Governo. Al via il vertice economico di Astana ASTANA, 25. Appuntamento ormai annuale, l’Astana Economic Summit apre oggi i battenti all’Indipendence Palace della capitale kazaka, alla presenza di politici ed economisti, scienziati, organizzazioni internazionali e premi Nobel. Un vertice tutto incentrato su investimenti dall’estero, nuova Via della Seta, infrastrutture e tecnologie, con l’obiettivo di rilanciare l’economia regionale. Di fatto, indicano gli analisti, sarà la debolezza dei Paesi regionali emergenti, causata dal petrolio in calo, la vera tematica da affrontare per il presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, che nel suo piano nazionale, illustrato in vista delle scorse elezioni, aveva dettato i passi per la ripresa a colpi di riforme: dalle privatizzazioni alla riforma dell’apparato statale, dal private banking alla creazione di un hub finanziario proprio ad Astana, che, dal 2018, dovrebbe fare concorrenza a Londra, Dubai e Wall Street. Altro tema, il progetto rinnovato di una Via della seta moderna, in grado di connettere Europa e Asia con infrastrutture e tecnologie. Saranno presenti l’ex vice ministro cinese, Zhang Xiaoqiang, e dirigenti di Onu, Ocse, Fmi e Banca mondiale. Ospite di eccezione di questa edizione sarà il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde. KABUL, 25. Dopo la frattura tra i talebani registrata lo scorso anno con la nomina contestata a leader di Akhtar Mansour, ucciso sabato scorso da un drone statunitense, gli insorti riuniti nella shura in Pakistan hanno eletto «all’unanimità e giurato fedeltà» a Mawlavi Hebatullah Akhundzada. Quest’ultimo è considerato una figura in grado di ricucire gli strappi nel movimento che recentemente ha subito emorragie importanti a favore del cosiddetto Stato islamico (Is). Il nuovo leader dei talebani era uno dei due vice di Mansour insieme a Sirajuddin Haqqani (figlio del potente signore della guerra Jalaluddin, ucciso nel 2014), comandante delle operazioni militari e uomo forte della formazione. L’attuale leader è conosciuto più per la sua attività spirituale che militare. E già la sua prima scelta, quella dei nuovi vice, è vista come unificante: ha confermato Haqqani e, novità estremamente rilevante, ha nominato Mullah Yakoub. Quest’ultimo è il figlio del fondatore del movimento, il mullah Omar, deceduto nel 2013 e la cui morte fu «I lavori necessari a cambiare la Costituzione per realizzare il presidenzialismo inizieranno subito», ha dichiarato il nuovo premier, prima di sottolineare che «il Paese è pronto a questo cambiamento, un sistema in cui il presidente si esponga in prima persona». Oltre al presidenzialismo, che dovrebbe portare poteri esecutivi in dote al presidente Erdoğan, Yildirim ha voluto ribadire la continuità con la linea tenuta con il Governo uscente su altri due temi definiti prioritari: la lotta al terrorismo e l’approvvigionamento energetico. Il nuovo Esecutivo di Ankara, che nei prossimi giorni andrà in Parlamento per la fiducia, sostituisce quello guidato dopo il trionfo elettorale di novembre da Ahmet Davutoğlu, e tra i nomi nuovi, spicca quello del ministro per gli Affari europei, che sarà l’ex portavoce del partito governativo Giustizia e Sviluppo (Akp), Ömer Çelik. La sostituzione di Volkan Bozkir, capo negoziatore con l’Ue e diplomatico di lungo corso, potrebbe indicare un cambio di strategia nei rapporti con Bruxelles. Per il resto, molte le conferme nei posti chiave. Mevlüt Çavuşoğlu rimane ministro degli Esteri e Efkan Ala è stato confermato al ministero dell’Interno. All’Economia arriva Nihat Zeybekçi, che era già stato ministro tra il 2013 e il 2015. Intanto, la fase cruciale dell’offensiva militare contro l’Is è cominciata anche in Iraq. Sarebbero quasi 45.000 gli uomini schierati nell’operazione Breaking Terrorism delle forze irachene per liberare la città di Falluja, a 60 chilometri da Baghdad. Avanzando da sud-est, sud-ovest, nord-ovest, l’esercito iracheno e le milizie alleate con l’aiuto della coali- zione internazionale guidata dagli Stati Uniti, hanno liberato le aree intorno alla città e sono in attesa dell’ordine per entrare nell’ultima grande città dell’Is nella provincia di Al Anbar. Il Governo di Baghdad avrebbe schierato quattro unità delle Forze per le operazioni speciali. In tutto circa 5.000 uomini. Progredisce il negoziato avviato sullo Yemen SANA’A, 25. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen ha annunciato che le parti in conflitto — il Governo del legittimo presidente Abd Rabbo Mansour Hadi e i ribelli huthi — sono «più vicine a un accordo» e che riferirà nelle prossime ore al Consiglio di sicurezza dell’Onu l’andamento dei colloqui di pace in corso nel Kuwait e iniziati il 21 aprile. Ismail Ould Cheikh Ahmed ha precisato che il negoziato «progredisce verso un’intesa generale includendo le posizioni delle parti in conflitto» e ha aggiunto che «le discussioni sono diventate più sensibili e più delicate e si avvicinano a un accordo globale». I negoziati diretti tra il Governo Hadi e i ribelli huthi sono ripresi lunedì scorso dopo una settimana di interruzione. La delegazione del presidente yemenita sosteneva che i ribelli huthi boicottavano i colloqui, ma poi ha ricevuto garanzie regionali e internazionali. Ieri le discussioni hanno portato sul tavolo «questioni militari e di sicurezza», tra cui «i ritiri e i movimenti di truppe» ha reso noto il mediatore dell’Onu. Il ministro degli Esteri yemenita, Abdel Malak Al Mekhlafi, ha promesso di fare concessioni per favorire la pace nel Paese. Focus sui diritti delle donne Giornata mondiale dell’Africa ROMA, 25. Si celebra oggi su iniziativa dell'Unione africana (Ua), la Giornata mondiale dell’Africa, che si inserisce nel quadro di un 2016 che è stato dichiarato l’Anno africano per i diritti umani, con un focus specifico sui diritti delle donne, così come sancito dall’Ua. La ricorrenza coincide con l’anniversario della fondazione dell’O rganizzazione per l’unità africana (Oua), avvenuta nel 1963 ad Addis Abeba, sostituita poi, nel 2002, dall’attuale organismo panafricano. Data l’importanza di quel momento storico, il 25 maggio è stato istituito dall’allora Oua come Giornata dell’Africa, nel 1972. Numerose le attività e cerimonie organizzate nel continente, nella diaspora africana, e nel mondo per celebrare un giorno che riveste un profondo significato nella memoria collettiva dei popoli del continente e dimostra l’obiettivo comune di unità e solidarietà degli africani nella lotta per lo sviluppo economico, politico e sociale. Ma parlare di Africa significa parlare di una realtà complessa caratterizzata da rilevanti differenze linguistiche, culturali, sociali, politiche ed economiche. E proprio questo sembra essere l’obbiettivo di questa giornata dedicata al continente, che vuole porre l’attenzione non solo sugli enormi problemi che affliggono il continente, Donne e bambini lavorano il grano in Malawi (Ap) ma anche focalizzare una realtà complessa che dovrebbe essere sempre considerata nella sua pluralità, andando al di la di ogni semplificazione che tende ad appiattire un continente costituito da più di cinquanta Nazioni. A Roma, l’associazione culturale Le Réseau — che opera per la promozione della cultura africana in Italia — ha organizzato un convegno in collaborazione con il Grup- Su richiesta del Governo di concordia nazionale La Nato pronta a intervenire in Libia Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Roma (Reuters) tenuta segreta per due anni. Yakoub non aveva mai riconosciuto la legittimità della nomina del predecessore Mansour. Al momento il vero dubbio che resta sulla figura di Hebatullah Akhundzada è la sua determinazione a procedere o meno nei negoziati di pace con il Governo del presidente afghano, Ashraf Ghani. Secondo l’analista Rahimullah Yousafzai, la nomina di Hebatullah Akhundzada non cambierà nulla: «lo status quo resterà immutato. Non prevedo nessun cambiamento rispetto alle politiche di Mansour. È altamente improbabile che negozierà con il Governo afghano». Altri osservatori sottolineano che essendo un esponente spirituale e non un comandante militare «anche se fosse a favore delle trattative è improbabile che intavolerà negoziati senza il placet della shura» dove la maggioranza si oppone con forza a qualsiasi contatto con Ghani, anche perché nella cultura tribale afghana trattare potrebbe essere considerato un elemento di debolezza che contribuirebbe a rafforzare la branca locale dell’Is. TRIPOLI, 25. «La Nato è pronta a intervenire in Libia per costruire le sue nuove strutture di difesa, su richiesta del nuovo Governo che si è appena insediato», ha dichiarato ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo aver incontrato a Roma il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi. Tale impegno si inquadra «come parte di uno sforzo congiunto allargato di Stati Uniti e Unione europea». L’Alleanza atlantica sta studiando «come collaborare con questo nuovo Governo e come aiutarlo», ha aggiunto. Nel frattempo, il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Nayef bin Abdulaziz, che è ministro dell’Interno e vicepremier, ha incontrato a Gedda il premier designato del Governo di concordia nazionale libico, Fayez Al Sarraj. L’incontro si è tenuto lunedì, come hanno riferi- to ieri i media ufficiali della monarchia del Golfo persico. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sull’agenda dei colloqui. Al Sarraj, che prima di Gedda aveva già fatto tappa ad Abu Dhabi, ha chiesto ai responsabili sauditi — come ha scritto il quotidiano «Libya Herald» — più sostegno per il suo nascente Governo di concordia nazionale. Dal canto suo, il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, ha ribadito ieri il sostegno alla Libia «contro tutte le organizzazioni terroristiche e non solo quella del cosiddetto Stato islamico (Is)», sottolineando anche l’importanza di «garantire l’unità del territorio libico, lottare contro il riciclaggio di denaro, il contrabbando di armi e il traffico di combattenti stranieri in Libia», come ha riferito il portavoce presidenziale Alaa Yousef. po degli ambasciatori africani a Roma, dal titolo «Donne e diritti umani». Temi del convegno: l’emancipazione delle donne in Africa, la diplomazia femminile, diritti umani e donne, e immigrazione. Con la partecipazione delle ambasciatrici africane in Italia si affronterà inoltre il tema del maschilismo dei Governi africani e come scardinare questo stereotipo. Al via il dialogo sulla crisi mozambicana MAPUTO, 25. È ripreso il dialogo in Mozambico tra Governo e Renamo, il principale partito d’opposizione. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, la settimana scorsa aveva esortato la Renamo a indicare i referenti incaricati di riprendere i colloqui per risolvere la crisi politica e militare che affligge il Paese, soprattutto in seguito all’intensificarsi degli scontri armati. Afonso Dhlakama, leader dell’opposizione, ha indicato le tre persone che, insieme alla squadra governativa, formeranno la commissione congiunta chiamata a preparare i termini per la ripresa del dialogo. Quattro i punti in agenda. Tra questi il pacchetto elettorale e la depoliticizzazione dell’apparato statale, insieme alle questioni economica e militare. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 26 maggio 2016 Ritratto di Angela da Foligno (XV secolo) Il Corpus Domini tra teologia, antropologia e politica Non c’è posto più santo del tabernacolo tiva: l’Eucaristia, il Corpus Domini, Urbano IV e la bolla Transiturus, il Corporale, che si venera nel Duomo di Orvieto, sono stati oggetto di costante studio storiografico, tuttavia gli anni recenti non hanno offerto occasioni di analisi e discussioni rigorose sui medesimi temi. Un volume da poco pubblicato cerca di colmare questa lacuna: Il «Corpus Domini». Teologia, antropologia e politica, a cura di Laura Andreani e Agostino Paravicini Bagliani (Firenze, Edizioni Sismel, 2015, pagine 380, euro 62) Il semplice prospetto del programma editoriale dà l’impressione della vastità di una ricerca che sembra esauriente. Dalla cura eucaristica, liturgica e perfino cerimoniale del papato del Duecento si passa a quattro grandi aree di indagine: esperienza ancorata alla teologia, liturgia, relazioni esterne allo stretto ambito del culto, corpi sociali diversi coinvolti nella visibilità dell’evento eucaristico. Attorno a queste vive tematiche si sono dati convegno ben sedici studiosi con altrettanti contributi che vanno a coprire un ampio campo di competenze, dalla teologia Jan Davidsz de Heem, «Ghirlanda di fiori con il Santo Sacramento» alla antropologia e da (Vienna, Kunsthistorisches Museum) qui alla politica. di FORTUNATO FREZZA a fastosa solennità della festa del Corpus Domini, la scenografia spesso sontuosa che la accompagna nelle chiese e nelle strade, in risposta alle esigenze di una diffusa quanto convinta religiosità popolare, possono aver distolto l’attenzione da una costatazione ogget- L Se è ovvio occuparsi del culto eucaristico liturgico ed extraliturgico, nel giorno della festa e lungo tutto l’anno, desta interesse l’attenzione riservata all’influsso dell’eucaristia su mistica, vita sociale, credenze popolari, storiografia, mentalità, o sulle stesse relazioni con posizioni ereticali e credenze magiche. L’evento eucaristico esteso alla vita urbana ha provocato interventi da parte degli stessi responsabili del governo della civitas. La religione civica, infatti, non ha lasciato passare inosservata la festività del Corpus Domini, anche solo per la sua ricaduta sulle manifestazioni pubbliche. Principi e vescovi, cardinali e artisti, confraternite e corporazioni hanno lasciato segni tenaci sul nascere della festa così come nell’immaginario popolare. Vale la pena cogliere, tra i sedici saggi del pregevole volume, quella che potrebbe apparire, considerando l’età medievale, come una sorpresa, vale a dire il sussulto mistico della pietà eucaristica ad opera prevalente di donne, che dal Brabante si estende alla Renania per approdare in Umbria, «Umbria brabantina», a Bolsena del miracolo e a Orvieto del Corporale, quasi a preparare la grande stagione delle mistiche umbre Angela da Foligno, Margherita da Cortona, Chiara da Montefalco, tra il 1247 e il 1309. Le donne, «poste ai margini della religione del libro, mettono al centro della propria fede il corpo adorato di Cristo». I biografi del tempo le vedono come escluse, sì, dal ministero sacerdotale, dal contatto fisico con le cose sacre, ma elevate a diventare, insieme, altare, incenso, vittima offerta in sacrificio. Angela Solitudine e moribondi Una mattina di maggio da Foligno, che vive insieme estasi trinitaria ed estasi eucaristica, le racconta così: «Avendo la mia anima molta letizia ed essendo dentro la Trinità, dentro quella piccola cassa dove si ripone il corpo di Cristo, Colpisce la pietà eucaristica alimentata dalle donne In particolare dalle mistiche umbre come Angela da Foligno e Chiara da Montefalco capiva che egli era in ogni luogo e riempiva le cose». Anche oggi gli storici della pietà, mentre rilevano la molteplice valenza del pellegrinaggio ai santuari famosi per miracoli e apparizioni, all’uomo moderno ricordano che non c’è posto più santo del tabernacolo. E concludono: «Lì si compiono giornalmente i miracoli eucaristici del tempo moderno, di cui la storia dovrà, prima o poi, cominciare ad interessarsi». Storia dell’Accademia delle belle arti di Firenze Una repubblica di uguali di ANTONIO PAOLUCCI a Firenze di fine Cinquecento, nell’autunno del Rinascimento, è la città delle “esemplarità” nel senso che in questa città prendono forma, proprio nello scorcio del XVI secolo, i modelli istituzionali destinati a governare in futuro l’universo delle arti. Poniamo mente alle date: 1563, 1568, 1581. Nel 1563 nasce a Firenze per una felice congiunzione astrale che vede uniti tre grandi uomini Giorgio Vasari, il Principe Cosimo de’ Medici e il vecchio Michelangelo, l’Accademia delle Arti del Disegno. Nasce dunque a Firenze l’“istituzione Accademia”, una repubblica di uguali dove, sotto la protezione dello Stato, gli artisti possono coltivare e teorizzare i loro specialismi, creare modelli, educare allievi. Oggi non c’è città del mondo di qualche importanza, da Montréal a San Pietroburgo, da Londra a Santiago del Cile, che non abbia la sua Accademia di Belle Arti. Ancora, il 1568. Esce, in questa data, la seconda e definitiva edizione delle Vi- L Il frontespizio delle «Vite» di Giorgio Vasari (prima edizione, 1550) te di Giorgio Vasari. È nata la storia dell’arte così come ancora oggi noi la pratichiamo: una disciplina specialistica che con metodi e saperi professionali analizza la singola opera d’arte nella sua specificità tecnica, iconografica, stilistica e la studia contemporaneamente come sistema di relazioni. Perché l’opera d’arte è in relazione con la vita del suo autore, è in relazione con la storia, con le opere che sono venute prima e con quelle che verranno dopo, è in relazione infine con la committenza e dunque con la società (religione, cultura, ordinamento sociale, sistema di valori e immaginario poetico) all’interno della quale l’opera si colloca. Questa è la storia dell’arte per Giorgio Vasari e secondo questi criteri la si continua a praticare in tutto il mondo. Infine — ultima data fatale — il 1581, quando all’ultimo piano degli Uffizi, il Palazzo delle Magistrature che Giorgio Vasari aveva costruito «sopra il fiume e quasi in aria», il Granduca Francesco, figlio di Cosimo, decide di allestire la sua “Galleria delle Statue”. Galleria è una parola italiana, anzi fiorentina, indica un corridoio coperto che riceve luce da un lato ed espone sull’altro le opere d’arte. Sull’esempio e sul modello degli Uffizi la parola “galleria” ha conquistato il mondo, tanto è vero che così si chiamano le grandi collezioni pubbliche, dalla Gemäldegalerie di Berlino alla Grande Galerie del Louvre, alla National Gallery di Washington. Ecco quindi nascere, nella Firenze di fine Cinquecento, i “fondamentali” sui quali ancora oggi si sostiene il sistema delle arti. Perché ovunque nel mondo un artista si forma in una accademia, spera di incontrare uno storico dell’arte che promuova, valorizzi e imponga la sua opera, si augura infine di approdare un giorno in un pubblico museo. Oggi un libro importante, edito in modo ammirevole dalla fiorentina Olschki e curato da Bert Meiyer e da Luigi Zangheri, quest’ultimo presidente dell’istituto prima che il prestigioso incarico passasse all’attuale, Cristina Acidini, affronta a tutto azimut la storia cinque volte secolare dell’Accademia d’Arte più antica del mondo. Più di trenta specialisti hanno collaborato alla impresa dislocata su due volumi e magnificamente illustrata. Nell’opera si parla della nascita dell’Accademia che assorbe l’antica fraglia medievale degli artisti, del ruolo svoltovi da grandi personalità come il monaco benedettino Vincenzo Borghini, Spedalingo degli Innocenti, teologo, iconologo, biblista fra i più grandi del secolo. Sfilano i pittori, gli scultori, gli architetti che nei secoli hanno abitato l’Accademia e che hanno dato immagine ai luoghi identitari dell’illustre sodalizio, veri e propri “manifesti” delle tendenze stilistiche dominanti: la Cappella di san Luca nel santuario della SS. to scolastico superiore, di rango universitario, per la formazione artistica. Varie sedi storiche ha conosciuto, in Firenze, l’Accademia; dall’ex Oratorio di Cestello, al Palazzo della Crocetta, all’attuale Palazzo dei Beccai, di fianco a Orsanmichele, la sede che nel 1972 scelse, allestì e inaugurò il presidente dell’epoca Rodolfo Siviero. L’Accademia i cui statuti il Granduca Cosimo firmò nel 1563 e alla quale il vecchio Michelangelo romano, un anno prima della morte, concesse il suo patrocinio, è ancora ben viva e vitale. Accoglie nei suoi ranghi artisti e studiosi italiani e stranieri, organizza mostre e con- La biblioteca Annunziata, e lo studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. L’Accademia granducale svolgeva funzioni di magistratura per dirimere le vertenze fra maestri e allievi, fra committenti e artisti, ma anche di soprintendenza vigilando sull’esportazione delle opere d’arte e sulla tutela dei monumenti. Dobbiamo alla ferma opposizione dei professori dell’Accademia se, all’inizio del Settecento, gli affreschi di Masaccio e di Masolino in Santa Maria del Carmine non sono stati abbattuti per edificare al loro posto una cappella barocca. Nel 1785 le riforme lorenesi separano la rappresentanza accademica dalle funzioni didattiche. Nasceva l’Accademia di Belle Arti così come è intesa oggi: istitu- vegni, gode di un vasto e meritato prestigio internazionale. La storia dell’Accademia fiorentina è anche la storia di una intuizione di governo che i Granduchi Medici seppero attuare con straordinaria intelligenza ed efficacia. Infatti, la Toscana di fine Cinquecento era uno stato a sovranità limitata, irrilevante dal punto di vista politico. I sovrani di Firenze, prima Cosimo poi suo figlio Francesco, promossero e valorizzarono l’arte e la cultura con la fondazione dell’Accademia, con l’opera del Vasari, con la nascita degli Uffizi, convinti che tutto ciò avrebbe compensato l’irrilevanza politica fin quasi a rovesciarla nel suo contrario. Sul sagace sfruttamento di questa idea politica geniale, la Firenze di oggi vive ancora di rendita. di FERDINAND O CANCELLI i entra insieme nella stanza numero quattro, io e l’infermiera. Penombra di un mattino troppo grigio per essere di maggio, troppo fresco e gradevole per la stagione. La signora Emilia è seduta sul letto, vestita come se dovesse andare al mercato, il figlio, magrissimo, l’ha accompagnata in hospice e sta seduto sotto la televisione spenta in un angolo della stanza. Lui è tossicodipendente, lei ha avuto problemi di dipendenza dall’alcol, ha perso il marito qualche anno fa e un figlio per la droga. I suoi settant’anni sembrano cento per il moltiplicarsi delle rughe. «Cosa devo fare?» — mi dice bruscamente mentre mi avvicino al letto — «non vorrà mica visitarmi?». Non ho il tempo di rispondere e dall’angolo della stanza una voce esclama: «devo uscire?». Non un saluto, non un sorriso, poche parole, la fredda realtà di una situazione che, penso, devono avere vissuto tante volte. La fretta, la mancanza di cortesia, la superficialità, il lavoro concepito come routine dalla quale uscire al più presto possibile, la marginalità sociale che diviene una colpa hanno scolpito il volto e le maniere di tanti malati e di tanti familiari che arrivano in hospice. Le strade dalle quali giungono sono spesso periferiche, tortuose, abbandonate da chi “conta” e loro, i malati di oggi, emergono da una realtà nella quale manca la cosa più importante, quella della normalità. Dopo parecchi anni di lavoro accanto ai malati inguaribili penso che una S La normalità è diventata così eccezionale che si ha l’impressione che non succeda mai Eppure alle volte è quella che può cambiare la vita delle medicine più importanti che si possa dare a queste persone sia la sensazione di vivere, almeno per un po’ di tempo, nella tranquilla normalità. Una porta che si apre dopo che qualcuno bussa, una tazza di tè alle cinque del pomeriggio, una persona che si siede accanto al letto per fare due chiacchiere, un medico che spiega cosa sta succedendo, un infermiere premuroso sono, in un ambiente tranquillo e pulito, il farmaco più efficace. La migliore risposta a chi, ancora una volta complice di quella società della fretta e di quella cultura dello scarto della quale spesso parla Papa Francesco, vorrebbe convincere anche gli ultimi che forse sarebbe meglio suicidarsi piuttosto che vivere con una malattia allo stadio terminale, la danno le persone come Emilia e suo figlio. E bastano pochi giorni di terapia: il volto si distende, ricompare il dialogo, la televisione resta spenta, si guardano le Alpi dalla finestra, ci si saluta, si sorride se si ha la forza. E non è che non si soffra più, solo lo si fa in modo diverso, pienamente umano, come se uno intravedesse nel volto delle persone quella benignità che gli pareva d’aver perduto per sempre, a tal punto da pensare che forse non è mai esistita. Abbiamo detto a Fabio di restare con noi in camera anche stamattina: sul letto c’era Emilia, mancata questa notte con il figlio vicino, il volto sereno pur nella fissità della morte. «Non mi era mai successa una cosa così — mi dice Fabio mentre mi abbraccia piangendo — restatemi vicino». La normalità è diventata talmente eccezionale che si ha l’impressione che non succeda mai, eppure alle volte è quella che può cambiare la vita, come un abbraccio in una mattina di maggio. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 maggio 2016 pagina 5 Stratos Kalafatis «Due sarti» Chiesa e comunicazione al tempo di internet Con o senza la tecnologia di JORGE OESTERHELD i siamo pian piano abituati a un linguaggio nuovo, nel nostro vocabolario sono apparse parole sconosciute e il cui significato abbiamo appreso con qualche difficoltà. Ci siamo pure abituati a un certo numero di termini che non capiamo ma che utilizziamo perché ci servono per com- C piere alcune azioni con i computer, i telefoni o altri dispositivi. Ascoltiamo anche parole, e talvolta c’imbattiamo in alcuni simboli e sigle, il cui significato ignoriamo completamente e non siamo disposti a fare lo sforzo di assimilare. Da un po’ di tempo abbiamo imparato che possiamo “scaricare” archivi da internet e che possiamo anche “caricarli” in quello stesso luogo indeterminato. “Scaricare” e “ca- Il logo spezzato di iCloud in 3D L’oggi e l’eternità di SILVINA PÉREZ Il segreto del successo e della popolarità di cui Francesco gode oggi sta nel suo particolare modo di comunicare. Usa strumenti infallibili e potenti per attirare gli interlocutori: identificazione, inclusione e trasparenza. È un Papa normale che, come dice egli stesso, «ride, piange, ha amici» e «commette persino peccati». Quando Francesco parla e agisce, credenti e non credenti s’identificano con lui: un uomo comune a cui piacciono il calcio, la musica e la pasta, che non giudica ma ha uno sguardo inclusivo. Si tratta di una strategia potente per avvicinarsi alla gente. Inoltre usa un linguaggio semplice, diretto, che arriva al cuore delle persone. I suoi messaggi sono pieni di aneddoti, di esperienze, e si possono applicare alla vita quotidiana. In tal senso Jorge Oesterheld, nel suo libro No basta con un click (Buenos Aires, Ppc, 2016, pagine 120, con prefazione di Antonio Pelayo), del quale pubblichiamo uno stralcio in questa pagina, ci conduce, attraverso un’analisi della situazione mediatica, alla radice del problema che ci interessa: come comunicare in modo credibile ed efficace la persona di Gesù Cristo, la sua Buona Novella? Come evangelizzare in un mondo di trasformazioni tecnologiche in costante evoluzione? E qui il nostro autore ci dà una risposta: «Il Vangelo abita in uomini e donne in carne e ossa, e non in fogli di carta». Noi comunicatori lavoriamo sul filo dell’attualità e questo ha fatto sì che nella Chiesa abbiamo ottenuto un posto «di scarso valore», per dirlo con una certa eleganza. Questa ossessione per l’attualità, che è tanto valorizzata in altri contesti, è poco apprezzata e in molti casi screditata nell’ambiente ecclesiastico. Vediamolo da un altro punto di vista: in un’istituzione con duemila anni di storia e consacrata alle verità eterne, dedicarsi all’“attualità” è come occuparsi di cose poco importanti. È interessante collegare questi pregiudizi sull’“attualità” a quello che Francesco a Rio de Janeiro ha detto sull’“oggi”: «Dio è reale e si manifesta nell’“oggi” (...) L’“oggi” è il più simile all’eternità; ancora di più: l’“oggi” è scintilla di eternità. Nell’“oggi” si gioca la vita eterna». Una frase molto potente per noi che vogliamo rendere presente il Signore nei media, assicura l’autore. «Dio non si stanca di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua Misericordia». È una delle frasi ricorrenti di Francesco, che caratterizza il suo pontificato. La Chiesa smette di essere una fortezza assediata per diventare “ospedale da campo” per le numerose ferite del mondo. Francesco vuole trasformare la misericordia e il perdono in strumenti della politica e della diplomazia. Vuole affermare la logica del perdono. Un perdono che, a suo giudizio, non dipende da quello che l’altro fa. È un dono asimmetrico, disinteressato, assoluto, che non esige contropartite e va ben al di là della logica del do ut des. Misericordia e perdono che si plasmano a livello personale nella tenerezza. Tenerezza che, da buon psicologo, predica agli altri, e al tempo stesso, pratica. Perché Bergoglio elimina le distanze, tocca i sentimenti. Non ha paura di baciare, abbracciare e accarezzare. Non ha paura del suo corpo. Al contrario, lo utilizza come strumento per dimostrare amore e tenerezza. ricare” sono verbi che ci collocano “sotto”, non sappiamo a che cosa, ma “questa cosa” che possiede la nostra informazione, sta “sopra”. Non c’è voluto molto tempo perché questo misterioso luogo ricevesse un nome apparentemente meno enigmatico: cloud, nuvola. I contenuti stanno nella “nuvola” e noi stiamo nelle nuvole. Scarichiamo e carichiamo i nostri dati, i nostri pensieri, persino i nostri soldi e qualche dichiarazione d’amore, senza sapere con chiarezza né dove sta tutto ciò né chi lo legge e lo utilizza. Quella che prima era una conversazione che iniziava e terminava con un abbraccio o un bacio e che trascorreva tra sguardi, silenzi e gesti, ora è un breve messaggio popolato da abbreviazioni e simboli sconosciuti fino a poco tempo fa. Siamo di fronte a uno sconcertante regresso? Abbiamo disumanizzato le comunicazioni? Se così fosse, perché l’abbiamo fatto? Perché milioni e milioni di persone hanno adottato questo nuovo modo di comunicare in così poco tempo? Il Papa emerito Benedetto XVI, che non è stato un Papa formato nella “nuvola” di internet e ancor meno una persone che vive “nelle nuvole”, dice che «sebbene sia motivo di meraviglia la velocità con cui le nuove tecnologie si sono evolute (...) la loro popolarità tra gli utenti non dovrebbe sorprenderci, poiché esse rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre. Questo desiderio di comunicazione e amicizia è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere adeguatamente compreso solo come risposta alle innovazioni tecnologiche» (Messaggio per la XLIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 24 maggio 2009). Vale a dire che la motivazione non sta nel fascino esercitato dai dispositivi ma nel «desiderio di comunicazione e di amicizia» che ha la sua origine nella nostra stessa natura. Tutte le tecnologie che stanno cambiando il pianeta servono solo per incanalare questo bisogno di comunicazione che c’è in ogni essere umano. Le parole sono importanti e il modo in cui parliamo di qualunque problema incide sulla possibilità di trovare una soluzione. Parlare di “ciberspazio” o di “continente digitale”, o di altre espressioni simili, racchiude il pericolo d’installare nel nostro modo di esprimerci e di pensare l’illusione che stiamo parlando di una realtà in qualche maniera “extraterrestre”. La realtà è che tali dispositivi e noi persone che li usiamo stiamo in questo mondo in cui ci sono fame, guerre, ingiustizie e anche amore, solidarietà, impegno. Quanti, a partire dalla Chiesa, sono presenti e impegnati nella società e vicini a chi soffre, utilizzano le attuali tecnologie e sanno con chiarezza di non stare nelle nuvole. C’è un tranello nell’espressione “il mondo delle comunicazioni”. Non ci sono diversi mondi e il compito della Chiesa si concretizza nell’unico mondo che esiste. Evangelizzare attraverso le tecnologie della comunicazione significa evangelizzare questo mondo in cui vivono le nostre famiglie e comunità e in cui abitiamo con i nostri corpi. Pertanto il compito del comunicatore, tra le altre cose, non può essere isolato dalla vita di una comunità Papa Francesco ci invita a uscire dai piccoli mondi delle sacrestie Per fare nostra la condizione dell’unico mondo che esiste concreta, nella quale si alimenta e si arricchisce. La questione non è se le tecnologie ci alienano e allontanano dalla realtà, ma se abbiamo deciso o meno di impegnarci nella realtà, con o senza la tecnologia. Quanti sono disposti a vivere “nelle nuvole” trovano nella tecnologia un buon aiuto per la loro alienazione. Quanti decidono di vivere in questo mondo trovano nella nuvola un aiuto straordinario per il loro compito trasformatore; un ausilio accessibile ed economico per lavorare alla costruzione di una società più giusta; un buono strumento per fare di questo mondo un luogo in cui tutti possano vivere con dignità. Lo stesso accade in altri ambiti. Quando le università diventano “il mondo universitario”, perdono tutta la loro ricchezza e la loro forza trasformatrice della realtà, in quanto quelli che vi lavorano vedono se stessi come “un mondo” e non come parte della realtà che tutti noi mortali viviamo, e la loro stessa esistenza si svuota del suo significato. Lo stesso accade nel “mondo della politica”, nel “mondo sindacale” e in diversi altri mondi. Quando Papa Francesco ci invita ad andare nelle periferie, ci sta esortando a uscire da questi piccoli mondi che si creano nelle sacrestie, o in altri luoghi simili, per inviarci a fare nostra la tragedia dell’unico mondo che esiste. Anche l’ambito delle comunicazioni ecclesiali può cadere in questo errore quando parla di se stesso come di “un mondo” speciale. Allora sì che stiamo nelle nuvole e l’evangelizzazione sarà solo un’illusione. Fotografie di Stratos Kalafatis Fascino sul Monte Athos di ROSSELLA FABIANI on capita spesso di vedere i monaci del Monte Athos fotografati e ripresi nelle loro attività quotidiane. Questi maestri sorprendenti che insegnano l’arte di vivere il Vangelo hanno avuto fiducia nel paziente lavoro di un uomo che ha fatto loro visita ben 25 volte in cinque anni. Duecento giorni di pellegrinaggi fotografici che Stratos Kalafatis ha compiuto tra il 2008 e il 2013 e che gli hanno permesso di arrivare a una profonda comprensione di questo mondo di fede e di spiritualità raccontato attraverso le 120 immagini che compongono la mostra curata da Afrodite Oikonomidou «Athos, i colori della fede» ospitata all’Accademia di Romania a Roma fino al 22 maggio con un catalogo (edizioni Agras) aperto N Stratos Kalafatis, «Allievo» da una sentita introduzione di Nikos Xydakis, ex ministro della cultura greco. Le foto testimoniano questa esplorazione e conoscenza quinquennale del Monte Athos, dei suoi paesaggi e dei suoi monasteri, ma soprattutto degli uomini che vi abitano. Modifiche nel modo di calcolare la lunghezza dei tweet Twitter e Pascal L’originalità di Twitter è quella di limitare a 140 caratteri i tweet, i cinguettii. Modificare questo aspetto può cambiare il senso stesso di uno dei social network più utilizzati al mondo. Sembra però che sia stato trovato un modo per farlo senza scontentare i puristi: i caratteri a disposizione rimarranno gli stessi, ma cambierà il modo di contarli. In particolare non saranno più compresi nel computo foto, video e altro. L’intervento è stato deciso per rilanciare il social network che ultimamente sta segnando il passo. In tre mesi Twitter ha perso quasi 80 milioni di dollari, in particolare perché i ricavi derivanti dalla pubblicità sono inferiori alle aspettative. È stato lo stesso direttore finanziario Anthony Noto ad ammettere in un’intervista al «New York Times» che «la domanda è stata più debole» del previsto. Blaise Pascal, che non conosceva i social network ma era piuttosto creativo con la penna, scrisse testualmente a un amico: «Scusa se ti ho scritto una lettera lunga, ma non ho avuto il tempo per scriverne una corta». Sintetizzare è più difficile che dilungarsi, come è noto a chiunque si cimenti con la scrittura. Ora gli utenti di Twitter avranno vita più facile. Ma soprattutto questa vicenda ci insegna che quando si ha a che fare con la lingua, non importa il mezzo che si utilizza, alcune regole non cambiano. (marcello filotei) «Il Monte Athos è difficile da fotografare — spiega Stratos Kalafatis — non tanto perché resiste al carattere laico della fotografia, ma piuttosto perché ha bisogno di tempo per essere svelato. Da più di mille anni rimane nascosto dietro una pittoresca semiologia, un folklore sentimentale, dietro interpretazioni mistiche e rivelazioni miracolose. È un mondo fatto di silenzio e di mistero, un luogo sospeso, in bilico tra passato e presente, tradizione e libertà, forza e debolezza, tra il buio e la luce. E non è semplice superare la sua storia poderosa, la sua religiosità profonda e creare immagini che rispettano il luogo senza ledere l’autonomia creativa del fotografo». Lo sguardo più spirituale che estetico di Kalafatis ha dato vita a immagini che riescono a trasmettere l’essenza di questo posto unico descrivendo la sua storia e tradizione millenaria e documentando la natura rimasta quasi incontaminata e la bellezza selvaggia del paesaggio. Tuttavia la sensibilità del fotografo si rivolge al profondo, si ferma sui volti, sui dettagli della vita quotidiana, sulla lentezza del tempo, sul contrasto tra la ricchezza interiore e la povertà ascetica. Elementi che si combinano a forme e linguaggi del tutto contemporanei per costruire un racconto insolito del Monte Athos. E la lettura che Stratos Kalafatis ci propone di questa singolare penisola monastica diventa un anello della lunga catena di documentazioni fotografiche del più importante centro spirituale del monachesimo cristiano-ortodosso. Il primo fotografo ad arrivare al Monte Athos fu il russo Sebastianof che, nel 1860, produsse circa quarantamila immagini su lastra di vetro. Seguirono, nel XX secolo, nomi illustri, come Stephane Passet e Fred Boissonnas, oltre a una serie di famosi fotografi greci negli anni Cinquanta e Sessanta, come Takis Tloupas, Kostas Balafas e Spyros Metletzis. Come i suoi colleghi prima di lui, Kalafatis subisce il fascino singolare e irresistibile del Monte Santo dell’ortodossia e, catturando la vita conventuale da una nuova prospettiva, offre una versione inedita del più spettacolare complesso monastico d’Europa. Non è stato un turista, né tantomeno un fotografo invadente. Ha visitato il Monte Athos con estremo rispetto, si è avvicinato ai monaci gradualmente, ha parlato con loro, è stato ospite nelle loro celle, ha accettato la loro benedizione e i loro doni. E alla fine si è guadagnato la loro fiducia e ha avuto il permesso di immortalarli con la macchina fotografica creando una eccezionale galleria di ritratti di straordinaria forza. Anche per Kalafatis la scelta monastica, con il suo culto della preghiera e dell’adorazione, l’arte del discernimento degli spiriti e dei pensieri nascosti, la sua cultura dell’attenzione spirituale, la sua strategia di combattimento invisibile, è stata uno specchio in cui guardarsi. Perché, come scriveva San Teodoro Stilita nella sua lettera a un dignitario bizantino, stilando il programma della vita monastica: «Non crediate che questa lista valga per il monaco e non, tutta intera e ugualmente, per il laico». La mostra, dopo Roma, sarà al museo Manege di San Pietroburgo. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 26 maggio 2016 Antoine Lafréry «Le sette chiese di Roma» (1575) A Dublino la Settimana biblica ecumenica di ED OARD O ALD O CERRATO* Si chiude giovedì 26 con la solenne celebrazione presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella, il quinto centenario della nascita dell’apostolo di Roma, il fiorentino Filippo Neri, diventato romano senza perdere le caratteristiche della sua fiorentinità. Il santo che, scrisse Giovanni Papini, «deve la sua originalità, e quasi unicità, la sua fisionomia riconoscibile fra tutte quelle di tutti i santi del mondo all’impronta incancellabile della sua nascita fiorentina» e che «per l’intervento soprannaturale d’un amore immoderato per Cristo, s’è innalzato fino ai vertici della santità, rimanendo in parte quel che era, cioè fanciullo, faceto e oltrarnino». Lo ricordiamo oggi con lo sguardo di stima e di affettuosa venerazione che ebbe per lui il beato Antonio Rosmini. «O amabil Filippo, se a te mi rivolgo, sì basso e da nulla come io sono, in te ritrovo nulla di meno che me stesso», scrisse in un’opera giovanile — Lo spirito di san Filippo Neri — composta nel 1818, ma che l’autore continuò a rimaneggiare fino all’edizione definitiva del 1843. «Tra il Neri e il Rosmini — afferma Fulvio De Giorgi nell’ampio commento al testo — esiste uno stretto legame. Il filosofo roveretano ebbe, infatti, una grande devozione per san Filippo e la sua vita spirituale fu intimamente permeata dallo spirito filippino. Si può anzi affermare che proprio in questo incontro tra il Rosmini e il Neri si decanti e si definisca il fondamento spirituale profondo dell’indirizzo pedagogico rosminiano e della proposta educativa che a esso si collega. Rosmini assumeva la lezione oratoriana: l’esperienza rosminiana maturava all’interno dell’esperienza filippina. Lo “spirito” di Rosmini si modellava sullo spirito di san Filippo Neri. E non faceva un’opera di archeologia filippina, non si limitava a un’antiquaria spirituale o a una ripetitiva e piatta ripresa di luoghi tradizionali. Era attento al clima culturale del suo tempo, ai suoi grandi indirizzi di fondo, alla ricerca intellettuale più aggiornata ed era, al contempo, sensibile a quelli che gli apparivano come i nuovi e autentici bisogni spirituali. La rinascita filippina che egli promuoveva si iscriveva dunque in un Custodi della creazione Filippo Neri con gli occhi di Rosmini Né scrupoli né malinconia disegno consapevolmente perseguito e si fondava sulla convinzione che la spiritualità filippina fosse la base più idonea, più adeguata ai tempi, per una rinnovata azione educativa, catechetica e pastorale». Sulla scia della Vita di san Filippo di Pietro Giacomo Bacci, l’opera del Rosmini mette in evidenza le fondamentali caratteristiche del Neri: l’ascetica personale e lo spirito di orazione, l’atteggiamento contemplativo e l’attivo esercizio della carità, l’umiltà e il sapiente distacco dai beni materiali, con una speciale sottolineatura ovvero la dolcezza che dal cuore infiammato di Filippo si espandeva, la “spiritualità della dolcezza”, rilevata dal letterato oratoriano Antonio Cesari, amico del Rosmini. «Filippo — scrive il giovane Rosmini — ama l’età nostra, la giovialità e il sollazzo, ama le amicizie, le strette unioni degli animi, ci santifica queste nostre amicizie, ce le rende costanti e perfette»: per «una religione che tiri dietro a sé gli uomini», che sia «di viso leggiadro e amabile alla natura umana». Anche il rosminiano Della educazione cristiana — che riecheggia fin nel titolo l’opera di Silvio Antoniano, figlio spirituale di Filippo — è intriso di spirito filippino. «L’esperienza oratoriana — scrive il De Giorgi — veniva a informare i principi pedagogici di fondo, quale che fosse poi il metodo che si intendeva adottare. Questa struttura pedagogica che innervava ogni azione educativa può essere sintetizzata in tre principi fondamentali: l’educatore deve aprire il suo cuore alla legge divina; deve parlare al cuore dei suoi discepoli; deve calare il suo insegnamento nelle situazioni concrete e specifiche dei discepoli quasi ponendo il suo cuore nel loro». «Il fine di tutta l’educazione è la formazione del cuore umano», dirà Rosmini anche nel suo Saggio sull’unità dell’educazione. In vari altri scritti — lettere ad amici e a discepoli nell’Istituto della carità — abbondano i riferimenti ai principi pedagogici che hanno in Filippo Neri una forte sottolineatura. Particolarmente insistito, per esempio, quello della fuga dalla malinconia, che è la condizione per impostare una sana vita spirituale: «Sopra ogni cosa vi prego di non lasciarvi cogliere dalla malinconia, nemica al corpo e allo spirito; ma di studiarvi di procurarvi quella ilarità d’animo tanto raccomandata da san Filippo di cui anche lì troverete la scuola nei filippini», scriveva a Giulio Franchi. «La prego caldamente — sottolineava a un sacerdote — di farsi coraggio e di non lasciarsi pigliare dalla malinconia. Ella conosce bene che cosa diceva il buon san Filippo: “Scrupoli e malinconia non voglio in casa mia”»: una massima filippina considerata dal Rosmini una giaculatoria di cui consigliava la recita. In tutti i membri dell’Istituto della carità voleva «un cuor gioviale e dolcissimo» e in alcuni Avvisi spirituali scriveva: «Studiate l’ilarità e la piacevolezza di san Filippo Neri, procurando d’imitarla col trattare famigliarmente e alla buona, evitando la troppa serietà e il fare solenne e maestoso. Con questo studio della carissima virtù della mansuetudine acquisterete tutte le altre: l’ubbidienza, l’umiltà, la rassegnazione e la pazienza, come pure quella che san Filippo Neri chiamava la mortificazione razionale». Nel 1839 al promotore di un nuovo istituto religioso scriveva: «Si dia uno sguardo alla Congregazione dell’O ratorio fondata dall’amabilissimo nostro san Filippo». *Vescovo di Ivrea Incontri di preghiera, momenti conviviali, convegni di studio, tavole rotonde: con queste e molte altre iniziative si è celebrata la Settimana biblica ecumenica che, dal 15 al 22 maggio, dalla Pentecoste alla domenica della Santissima Trinità, ha coinvolto Dublino e il suo hinterland. Cattolici, battisti, anglicani, metodisti, membri dell’Esercito della Salvezza e ortodossi si sono ritrovati per promuovere la conoscenza delle sacre Scritture e per rafforzare il cammino ecumenico, per il quale il condividere le ricchezze della Bibbia costituisce una tappa fondamentale di una testimonianza sempre più efficace dell’evangelo nella società irlandese. Quest’anno la Settimana biblica, che è giunta alla sua terza edizione, partiva dalla lettura del passo della Scrittura «In principio Dio creò…» (Genesi, 1, 1), scelto per porre l’attenzione sulla responsabilità dei cristiani nella custodia del creato e sul rapporto tra l’annuncio del Vangelo e la cura della casa comune. La Settimana si è aperta con un’iniziativa dedicata alle famiglie per offrire l’opportunità di condividere le gioie e le difficoltà nell’esperienza quotidiana della trasmissione della fede in Cristo da genitori e figli, anche alla luce del dibattito ecumenico sulla natura della famiglia. Uno dei momenti centrali della Settimana è stato il convegno teologico che ha affrontato il tema di cosa i cristiani possono fare di fronte ai mutamenti climatici in corso, che incidono pesantemente nella vita economica e sociale di tante comunità. Inoltre, si è discusso dello stato del dibattito scientifico sulle possibili soluzioni per ridurre l’inquinamento nel mondo, dell’importanza della lettura della Bibbia per comprendere il dono della creazione, della riflessione nel mondo ortodosso, in particolare delle iniziative del patriarca ecumenico Bartolomeo sulla centralità del rapporto tra dialogo ecumenico e salvaguardia del creato, e infine del ruolo della teologia ecumenica nella promozione di un dialogo che coinvolga la società e le altre religioni nella cura della casa comune a partire dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Nel programma della Settimana, particolarmente interessante è stato il progetto che ha coinvolto gli alunni di alcune scuole elementari, ai quali è stato chiesto di rappresentare il racconto della Pentecoste così da esprimere cosa è stato e cosa è il dono dello Spirito per un ragazzo del XXI secolo; i testi preparati dagli alunni sono stati poi presentati nell’incontro conclusivo della Settimana biblica. Tra gli incontri tematici, oltre quaranta hanno animato questa settimana; di particolare interesse sono stati quelli dedicati al dibattito sulle diverse interpretazioni del racconto biblico della creazione, sulle radici bibliche dei diritti umani, proprio a partire dai primi capitoli della Genesi, sul rapporto tra sviluppo economico e salvaguardia del creato e sulla ricerca di percorsi ecumenici di catechesi per i giovani sulla custodia della creazione. Numerosi sono stati gli incontri promossi dai gruppi di lettura e di preghiera della Bibbia, alcuni dei quali testimoniano un impegno ecumenico decennale in Irlanda nella scoperta del patrimonio comune che è costituito dalle sacre Scritture. L’incontro conclusivo è stato animato da cori e gruppi musicali delle diverse tradizioni cristiane, che hanno mostrato la pluralità di modi con cui rendere grazie al Signore: in questo momento conclusivo i cristiani irlandesi hanno voluto così manifestare il loro grazie a Dio per il dono della creazione, riaffermando l’impegno ecumenico quotidiano per custodire e per condividere questo dono «buono e giusto». (riccardo burigana) In Israele associazione lancia una campagna di sensibilizzazione Incontro a Londra dei presidenti di Ccee e Kek Contro l’odio religioso Collaborazione da rafforzare GERUSALEMME, 25. Una nuova campagna volta a sensibilizzare le forze politiche israeliane intorno all’emergenza rappresentata dagli attacchi contro obiettivi religiosi cristiani e musulmani compiuti da bande estremiste è stata annunciata da «Tag Meir», associazione (della quale fanno parte anche rabbini) che da al- cuni anni si batte contro il razzismo in Israele. L’iniziativa dovrebbe iniziare nei prossimi giorni e sarà sostenuta dal cartello di organizzazioni impegnate nella lotta contro gli atti e le manifestazioni di odio religioso e razzista che si registrano nel Paese. In pellegrinaggio alla più antica sinagoga d’Africa GERBA, 25. Sono tra millecinquecento e duemila gli ebrei che oggi e domani parteciperanno, nell’isola tunisina di Gerba, al tradizionale pellegrinaggio alla sinagoga El Ghriba, considerata la più antica dell’Africa. Nonostante l’allarme per possibili attentati terroristici lanciato dai servizi di sicurezza, sono anche quest’anno numerosi i fedeli che celebreranno la ricorrenza del Lag Ba’omer, nel trentatreesimo giorno della Pesach. La comunità ebraica tunisina, pur numericamente esigua, è ben integrata nella società. L’origine di El Ghriba risalirebbe addirittura alla distruzione del tempio di Salomone a Gerusalemme (586 prima dell’era cristiana) quando alcuni ebrei, fuggendo dalla Palestina, si rifugiarono a Gerba. Fondata nel 2011, «Tag Meir» (“Segnale luminoso”) intende sottolineare il proprio porsi in totale contrasto con gli episodi di violenza e di intimidazione compiuti negli ultimi anni ai danni di moschee o luoghi cristiani come Tabgha, Beit Jamal, Latrun, la Dormizione. Nel nome, «Tag Meir» intende opporsi a Tag Mechir (“Il cartellino del prezzo”), la scritta con la quale gli autori degli attentati o delle minacce firmano le loro azioni. I crimini di Tag Mechir esprimono l’odio razziale di una deriva dell’ebraismo ultranazionalista che, secondo l’associazione, va condannato senza esitazioni. In un documento diffuso da «Tag Meir» — riferisce Fides — vengono riportati i nomi di arabi che sono stati vittime di crimini di odio, esclusivamente per il fatto di avere un aspetto arabo o di aver osato parlare arabo. Essi «si aggiungono alle centinaia di vittime di attacchi di Tag Mechir in Cisgiordania e in Israele, e comprendono cinque case abitate date alle fiamme negli ultimi due anni, quarantaquattro luoghi di culto bruciati o fatti oggetto di atti di vandalismo dal dicembre 2009, con alberi sradicati e centinaia di automobili danneggiate. Inoltre, ci sono stati gli efferati omicidi di due neonati». E si esprime preoccupazione per l’ascesa dei gruppi oltranzisti ebraici che incitano all’odio etnico e religioso e per gli innumerevoli libri, articoli e iniziative pubbliche che alimentano il fanatismo attraverso i social network. LONDRA, 25. Discutere su alcune questioni ecumeniche del vecchio continente e valutare la cooperazione di lunga data tra il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e la Conferenza delle Chiese europee (Kek): è stato questo il motivo dell’incontro dei presidenti del Ccee e della Kek, rispettivamente il cardinale Péter Erdő e il reverendo Christopher Hill, avvenuto martedì a Londra su invito dell’arcivescovo di Westminster, nonché presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, cardinale Vincent Gerard Nichols. Nel corso del colloquio, i presidenti hanno parlato dell’importanza che gli attuali conflitti e sfide rivestono per il lavoro del Ccee e della Kek, a cominciare dalla situazione dei rifugiati e dei migranti in Europa, dalla pace da costruire nel Vicino oriente, dalla cooperazione all’interno e all’esterno dell’Ue. Hanno inoltre riaffermato l’impegno per rafforzare il loro rapporto, in attesa della prossima riunione del comitato congiunto Ccee-Kek prevista per l’inizio del 2017, la quale verterà sulla salvaguardia del creato e la libertà di religione. Intanto, dal 30 maggio al 1° giugno si svolgerà a Strasburgo l’incontro europeo dei cappellani penitenziari sul tema «Radicalizzazione nelle carceri: una visione pastorale», promosso dal Ccee in collaborazione con la missione permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa e la Commissione in- Il dramma dei profughi fra i temi al centro dell’incontro (Ap) ternazionale della pastorale cattolica nelle prigioni (Iccppc). La riunione ha due obiettivi principali: in primo luogo, aggiornare i cappellani sugli sviluppi delle norme del Consiglio d’Europa sui diritti umani nelle carceri e sulla lotta contro il fenomeno della radicalizzazione (in particolare la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e le «Linee guida per i servizi carcerari e di affidamento ai servizi sociali in materia di radicalizzazione ed estremismo violento»); in secondo luogo, durante i lavori si discuterà sul contributo che la pastorale può offrire alla lotta contro la radicalizzazione e nella promozione della dignità umana nelle carceri. All’incontro prenderanno parte cinquanta partecipanti provenienti da venti Stati membro. La maggior parte sono cappellani cattolici incaricati della pastorale nelle carceri. Ci saranno anche cappellani di Chiese ortodosse e protestanti, nonché musulmani coinvolti nella stessa attività. L’accompagnamento spirituale dei detenuti è sempre stato oggetto di particolare attenzione nella Chiesa, concretizzandosi con la presenza dei cappellani penitenziari e negli sforzi di tanti volontari e associazioni che collaborano nell’assistenza ai detenuti. I loro servizi non sono rivolti solo ai cattolici. L’assistenza spirituale va di pari passo con gli sforzi per garantire migliori condizioni di vita e un sostentamento morale, in uno spirito di fratellanza, e per contribuire a migliorare sostanzialmente l’atmosfera nelle prigioni. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 maggio 2016 pagina 7 Il cardinale Filoni nel vicariato apostolico di Guapi (23 maggio) «Il Santo Padre, attraverso la mia presenza, ha voluto esservi vicino. Pertanto, anche se vi trovate in un territorio che può sembrare geograficamente remoto, non smettete di essere nel cuore della Chiesa». Con queste parole il cardinale Fernando Filoni ha portato il saluto di Papa Francesco ai fedeli del vicariato apostolico di Puerto Leguízamo - Solano, nell’Amazzonia colombiana. Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli vi si è recato martedì 24 maggio nell’ambito del viaggio che sta compiendo in Colombia. Giunto in aereo da Cali, accompagnato dal nunzio Balestrero, il porporato è stato accolto dal vescovo Joaquín Humberto Pinzón Güiza, dei missionari della Consolata, e dai vicari apostolici di San Vicente del Caguán, dal cui territorio è stato desunto il territorio di Puerto Leguízamo - Solano, e il vicario apostolico del vicino vicariato di San Miguel di Sucumbios in Ecuador. Il primo appuntamento è stato con i catechisti che si occupano dell’evangelizzazione di due popoli indigeni; i murui e i quichua, che vivono a ridosso dei confini colombiani, ecuadoriani e peruviani, spostandosi continuamente fra le frontiere dei tre Paesi, e sono animati pastoralmente dai padri della Consolata. Ringraziandoli per il loro lavoro, il cardinale Filoni ha ricordato come esso venga svolto talvolta in aree lontane e di difficile accesso — per raggiungerle occorrono fino a due giorni di viaggio — incoraggiandoli a continuare la missione evangelizzatrice. All’Hospice perinatale del policlinico Gemelli Servizio non selezione Incontri del prefetto di Propaganda fide in Colombia Gli indigeni dell’Amazzonia nel cuore della Chiesa Successivamente il porporato ha anche incontrato una di queste comunità indigene, esortando i presenti a non permettere che i valori spirituali delle loro culture ancestrali — senso profondo di Dio creatore e della fraternità — vengano oscurati dalla globalizzazione, e a mantenere viva la loro relazione con l’ambiente naturale. A conclusione della mattinata il cardinale ha celebrato la messa nella cattedrale di Nostra Signora del Carmen. All’omelia ha ricostruito la storia di questa giovane Chiesa, eretta appena tre anni fa — il 21 febbraio 2013, pochi giorni prima dell’elezione di Papa Francesco — ma ancora carente di personale missionario: un solo sacerdote locale, undici preti religiosi, altrettante suore e venti catechisti a tempo pieno. Da qui l’invito a puntare sulle nuove genera- zioni attraverso la pastorale vocazionale e quella familiare, per avere un maggior numero di candidati al presbiterato e alla vita consacrata, e coppie che vivano il matrimonio in modo coerente con i principi del Vangelo. In particolare il porporato ha auspicato un rapporto più diretto con la parola di Dio, che — ha raccomandato — «va ascoltata nel corso della giornata e ovunque ci si trovi». Perché, quando essa «trova spazio in noi», aiuta a stare lontani da comportamenti contrari «alla vita cristiana, cedendo all’alcool, alle droghe e al materialismo». In proposito il celebrante ha chiesto di «raddoppiare gli sforzi per consentire ai catechisti e ai laici, in particolare ai giovani, di acquisire una solida formazione cristiana» per fronteggiare «attraverso il dialogo, il proselitismo delle sette». Infine, ampliando il discorso all’intera nazione colombiana, il cardinale Filoni ha di nuovo lanciato un appello alla pacificazione, perché — ha spiegato — «dopo tanti anni di sofferenze causate da mali come la guerriglia e la corruzione che ancora persistono nel territorio, è il momento di vincere con il perdono e la creazione di una cultura di pace e di riconciliazione». Al termine della celebrazione, dopo aver condiviso il pranzo con i rappresentanti delle istituzioni civili, militari ed ecclesiali della regione e dopo due brevi soste alla cappella della Consolata e alla parrocchia del Divino Niño, il cardinale ha lasciato Puerto Leguízamo ed è rientrato in aereo a Bogotá. Nella capitale, nel pomeriggio ha visitato l’ufficio nazionale delle Pontificie opere missionarie. Il «bambino con gravi patologie» vive in una «situazione di massima povertà» alla quale bisogna rispondere con «il massimo dell’amore, diffondendo un concetto di scienza che si fa servizio e non seleziona». Lo raccomanda Francesco in un messaggio inviato all’assistente ecclesiastico generale dell’Università cattolica del Sacro cuore, in occasione del convegno svoltosi mercoledì 25 maggio, al policlinico romano Agostino Gemelli, per riflettere sull’attività dell’Hospice perinatale e sulle risposte scientifiche, etiche e umane che esso offre quando sorgono complicazioni e problemi nella diagnosi prenatale. Nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice auspica «nuovi traguardi al servizio della persona e nel progresso della scienza medica in costante riferimento ai perenni valori umani e cristiani» e invita in particolare il “personale qualificato” del nosocomio «al quotidiano impegno di attuazione del progetto di Dio sulla vita, proteggendola con coraggio e amore, con lo stile della vicinanza e della prossimità». Come? «Prendendo le distanze dalla cultura dello scarto, che propone solo itinerari di morte, pensando di eliminare la sofferenza sopprimendo chi soffre». Organizzato dal Polo per la salute della mamma e del bambino, dalla scuola di specializzazione gineocologia e ostetricia, dal centro di ateneo per la vita e dalla fondazione «Il cuore in una goccia», e coordinato dal professor Giuseppe Noia, l’incontro ha l’obiettivo — ha spiegato il vescovo assistente ecclesiastico Claudio Giuliodori — di far conoscere l’Hospice perinatale come «una presenza coraggiosa, di alto profilo scientifico e con un chiaro approccio etico e umano alle problematiche dei nascituri e delle loro famiglie, di fronte a una cultura e a una prassi sanitaria che hanno imboccato le scorciatoie dell’abbandono delle persone più fragili e dei loro familiari». Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 25 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi. Da diversi Paesi: Partecipanti al Capitolo generale delle Suore di Nostra Signora del Cenacolo; Suore Adoratrici del Sangue di Cristo; Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori; Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia; Religiose del Collegio Missionario Mater Ecclesiae, di Castel Gandolfo; Missionarie del Sacro Costato. Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santi Felice e Fortunato, in Noale; San Zenone, in Borsea; San Clemente, in Valdagno; San Giorgio, in Lucinico; Sant’Antonio, in Novi Ligure; San Giovanni Evangelista, in Monzuno; San Biagio, in Pianello; San Francesco al Bastardo, in Giano dell’Umbria; Sant’Antonio abate, in Castel Sant’Elia; San Giovanni Battista, in Castel Lubriano; San Nicola, in Mazzano Romano; San Giuseppe Artigiano, in San Giovanni Rotondo; Beata Vergine Maria della Stella, in Stornarella; Maria Santissima Assunta, in Canosa di Puglia; Santa Maria della Pace, in Noicàttaro; Maria Santissima del Carmine, in Massafra; Cristo Re dell’universo, in Collepasso; Santa Croce, in San Cipriano d’Aversa; San Sossio, in Somma Vesuviana; Sacro Cuore di Gesù, in Portici; Maria Santissima del Rosario di Pompei, in Vibo Marina; San Nicolò, in Chiusa Sclafani; San Vincenzo de’ Paoli, in Palermo; Parrocchia di Camisano Vicentino; Unità pastorale San Michele e San Giovanni Gualberto, in Pontassieve; gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Natività di Maria Santissima, in Castello di Codego; San Michele; Sant’Andrea; Santi Jacopo e Cristoforo, in Crèspina; San Frediano, in Fòrcoli; Santa Maria del mare, in Castel Volturno; Lutto nell’episcopato Monsignor József Tempfli, vescovo emerito di Oradea Mare dei Latini (Romania), è morto alle 10.30 di mercoledì 25 maggio. Il compianto presule era nato a Csanálos-Urziceni, in diocesi di Satu Mare, il 9 aprile 1931 ed era stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1962. Eletto alla sede residenziale vescovile di Oradea Mare dei Latini il 14 marzo 1990, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 aprile successivo. Aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi il 23 dicembre 2008. I funerali saranno celebrati lunedì 30, alle 11, nella cattedrale latina di Oradea. Santa Teresa del Bambino Gesù, in Palermo; Unità pastorale Aloisiana, di Castiglione delle Stiviere; Collaborazione pastorale, di Preganziol; Unità pastorale, di Agna; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di: San Pietro in Trento, Casumaro, Alberone, Reno Centese, Sotto il Monte; Associazione Campo delle stelle, di Pessano con Bornago; Associazione Famiglia di Nazareth, di Spresiano; Associazione ANTEAS, di Catanzaro; Associazione pro handicap, di Monte di Procida; gruppo Cral Sant’Anna, di Como; gruppo Giose school, di Lentini; gruppo Apostolato della preghiera, di Pordenone; gruppo Cral Consorzio agrario, di Parma; Confraternita di Misericordia, di Campi Bisenzio; Circolo Dipendenti Asl Samarcanda, di Empoli; Fondazione AD O, di Ferrara; Ordine Ingegneri, di Roma; Comando provinciale Guardie eco ambientali, di Torremaggiore; Cooperativa La chimera, di Brescia; Unione italiana ciechi e ipovedenti, di Latina; gruppi di fedeli da: Sant’Antonino di Saluggia, Amantea, Marostica, Sarteano, Roma, Cagliari, Padova; Ordine francescano secolare, di San Marco in Lamis; Confraternita San Paolino da Nola, di Termini Imerese; Confraternita di Misericordia, di Pievelago; gruppo dell’Unitalsi; gruppo di preghiera «Eccomi», di Carbonera; Quarto Reggimento Sostegno AVES «Scorpione», di Viterbo; gruppo Alpini, di Solbiate Olona; Vigilanza antincendi boschivi, di Villafranca in Lunigiana; Associazione La Palombella, di Palombara Sabina; Associazione terza età, di Lecce; Associazione ReUse with love, di Bologna; Associazione Toppy show, di Pescara; Associazione seniores, di Saonara; Associazione Angeli bianchi, di Reggio Calabria; Federazione nazionale pensionati, di Udine; Fondazione Piccola Opera Charitas, di Teramo; Centro di riabilitazione Sanatrix nuovo elaion, di Eboli; Cooperativa Iside, di Carini; Rotaract club, di Enna; Commenda di Maria Santissima degli Alemanni, di Monreale; Polisportiva Andriensis, di Andria; Istituto per i servizi alla persona per l’Europa, di Lecce; Ente nazionale Sordi, di Firenze; Polo universitario, di Brindisi; Scuola cani salvataggio nautico, di Bari; gruppo anziani CISL, di Latina, Terracina, Fondi; Calabria camper club, di Rende; gruppi di studenti: Istituto Maria Immacolata, di Bergamo; Istituto Santa Maria Mazzarello, di Torre Annunziata; Scuola Torasso, di Chivasso; gruppi di fedeli da: Mondovì, Carate Brianza, Castel Goffredo. Dalla Svizzera: Missione cattolica italiana, di Solothurn. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Croazia; Repubblica Ceca. Romania; I polacchi: Księża seniorzy z Domu Księży Emerytów im. św. Józefa ze Świdnicy; młodzież i nauczyciele z Gimnazjum Nr 34 ze Szczecina; młodzież z rodzicami i nauczyciele z Gimnazjum im. ks. Tischnera z Zakopanego; grupy: z Centrum Edukacji i Turystyki «Sokrates» ze Swarzędza oraz NSZZ «Solidarność» Gdańskiej Stoczni Remontowej im. Józefa Piłsudskiego; młodzi zwycięzcy konkursu wiedzy o św. Joannie Beretcie Molli i o św. Janie Pawle II z Solca Kujawskiego i Bydgoszczy; pielgrzymka z Warszawy; ogólnopolska grupa turystyczna; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de pèlerins de l’archidiocèse de Toulouse, avec S.Exc. Mgr Robert Le Gall; Paroisse SaintAntoine, de Cronembourg; Paroisse de Herrlisheim; Collège Saint-Paul, de Hem; Collège Saint-Charles, de Pignan; Ecole Sainte-Anne, de Uzès; Compagnons de la Tourlandry, de Beaupreau; Délégation du Secours catholique de Corse, et Paroisse de Porticcio Saint-François-Régis, d’Ajaccio; Délégation du Mouvement international ATD Quart Monde; groupe de jeunes du Verbe de Vie, de Josselin; Association des retraités de l’enseignement catholique, de Paris; groupe de pèlerins de Paris; Paroisse Saint-Julien, Les Metz. De Belgique: groupe de pèlerins de Bruxelles; Paroisse du Divin Enfant Jésus, de Laeken. Du Bénin: Académie internationale, de Cotonou. From England: Pilgrims from: The Ordinariate of Our Lady of Walsingham; Members of the Brentwood Re- Pennsylvania; Benedictine College PreparatorySchool, Staunton, Virginia. ligious Education Service, Diocese of Brentwood; Our Lady of Lourdes Parish, Thames Ditton, Arundel and Brighton; Saint Elizabeth’s Parish, Minsteracre. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Hl. Benno, Dresden; St. Cäcilia, Düsseldorf; Heilige Dreifaltigkeit, Donaueschingen; St. Goar, Flieden; Heiligstes Herz Jesu, Grafenau; St. Georg, Hiddingsel; St. Martin, Hutthurm; Pfarrverband am Luitpoldpark, München; Maria Himmelfahrt, Marpingen; St. Felix von Cantalice, Neustadt an der Waldnaab; St. Martin, Urloffen; Pilgergruppe aus dem Erzbistum München und Freising; Pilgergruppen aus: Augsburg; Bad Urach; Betzenstein; Donaueschingen und Bad Dürrheim; Erfurt; Essen; Hamburg; Köln; Merzalben; Olpe; Radevormwald; Trier; Mitglieder des Förderkreises der Ludwig-WindthorstStiftung; Chaldäische Katholische Gemeinde, München; Württembergischer Christusbund; St. Matthias-Bruderschaft, Mayen; Katholisches Ferienwerk Oberhausen; Musikverein 1871 Fremdingen e.V.; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Gesamtschule, Rödinghausen. From Ireland: A group of Pilgrims. From Scotland: A group of pilgrims from Glasgow, led by Archbishop Philip Tartaglia; Pilgrims from Saint Joseph’s Paris, Whitburn. From Denmark: Pilgrims from: Saint Knud’s Parish, Svendborg; Saint Nicholas Parish, Esbjerg. From Switzerland: A group of Vietnamese Pilgrims; A group of business professionals, Geneva. From China: A group of pilgrims; Pilgrims from the Parish of Guangzhou. From Indonesia: Seminarians and Faculty from: Tinggi Pineleng Seminary, Manado; Tinggi Saint Petrus, Pematang Siantar; Parishioners from: the Cathedral of Jakarta; Saint Laurentius Parish, Bandung; Immaculate Heart of Mary Parish, Tangerang, Banten; Santa Maria Tak Bernoda Church Bogor. From Japan: A group of pilgrims. The Philippines: A group of pilgrims. From Nigeria: A group of Pilgrims. From The Seychelles: Pilgrims from the Diocese of Port Victoria. From Canada: Pilgrims from: Saint John of the Cross Parish, Mississauga, Ontario; Saint Thomas Parish, Waterdown, Ontario. From the United States of America: Pilgrims from: The Archdiocese of Detroit; The Archdiocese of Los Angeles; The Diocese of Lake Charles, Louisiana, led by Bishop Glen Provost; Deacons and their families from: EI Paso, Texas; Los Angeles, California; Paso Robles, California; Reno, Nevada; Parishioners of: Saint Robert Bellarmine, Arlington; the Church of the Transfiguration, New York; Saint Bernadette Parish, Metuchen, New Jersey; Saint John Vianney Parish, Metuchen, New Jersey; Saint Gabriel’s Parish, Saddle River, New Jersey; Pilgrims from Saint Mary’s House of Prayer, Orlando, Florida; Alumni of the Loyola University John Felice Rome Center, Syracuse, New York; Students and Staff from: The Catholic University of America; The University of Saint Thomas, Houston, Texas; Saint John’s University, Queen’s, New York; The University of Mary, Bismarck, North Dakota; The Association of Franciscan Colleges and Universities; The Augustine Institute, Denver, Colorado; Walsh University, Castel Gandolfo Campus; Wyoming Catholic College, Lander, Wyoming; Duquesne University Nursing Program, Pittsburgh, Pennsylvania; Barry University; Saint Vincent College, Latrobe, Aus der Republik Österreich: Pilger aus der Pfarre St. Paul, Graz; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Höheren Lehranstalt für Wirtschaft, Haag. Aus der Schweizerischen Eidgenos- senschaft: Katholische Vietnamesische Mission; Katholische Italienische Mission, Solothurn. Aus der Provinz Bozen - Republik Italien: Pilger aus Lana. De España: Federaciò de Cristians de Catalunya; grupo de Villafranca de los Caballeros; Empresa Thermomix; Parroquia San Andrés, de Madrid. De México: grupo Encuentras bíblicos; grupo de peregrinos de Guadalajara. De Costa Rica: grupo de peregrinos. De Ecuador: Centro Salesiano, de Quito; grupo de peregrinos. De Colombia: Parroquia Santo Domingo Savio, de Bogotá; grupo de peregrinos de Tunja. De Argentina: grupos de peregrinos. De Portugal: Paróquia de São Julião da Barra; Paróquia de Santo António, de Nova Oeiras; Junta de Freguesia, do Lumiar. Do Brasil: Associação Evangelizar é preciso, Curitiba; grupos de visitantes. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 26 maggio 2016 Harold Copping (1863-1932) «Il giudice e la vedova» In ricordo di una piccola profuga All’udienza generale Papa Francesco parla della necessità di pregare Senza stancarsi Nella vita quotidiana «non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna “pregare sempre, senza stancarsi”». Lo ha ricordato il Papa all’udienza generale di mercoledì 25 maggio, in piazza san Pietro. Proseguendo le riflessioni sul tema giubilare alla luce del Vangelo, il Pontefice ha commentato la parabola del giudice e della vedova narrata da Luca (18, 1-8) per parlare della preghiera come fonte di misericordia. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La parabola evangelica che abbiamo appena ascoltato (cfr. Lc 18, 18) contiene un insegnamento importante: «La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (v. 1). Dunque, non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna «pregare sempre, senza stancarsi». E porta l’esempio della vedova e del giudice. Il giudice è un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della Legge di Mosè. Per questo la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili (cfr. Es 18, 21). Al contrario, questo giudice «non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno» (v. 2). Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della Legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia. Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società. I diritti assicurati loro dalla Legge potevano essere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere: una povera vedova, lì, sola, nessuno la difendeva, potevano ignorarla, anche non darle giustizia. Così anche l’orfano, così lo straniero, il migrante: a quel tempo era molto forte questa problematica. Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo, presentandogli la sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo. Il giudice, infatti, a un certo punto la esaudisce, non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone; semplicemente ammette: «Dato che questa vedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi» (v. 5). Da questa parabola Gesù trae una duplice conclusione: se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più Dio, che è Pa- dre buono e giusto, «farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui»; e inoltre non «li farà aspettare a lungo», ma agirà «prontamente» (vv. 7-8). Per questo Gesù esorta a pregare “senza stancarsi”. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! Essa aiuta a conservare la fede in Dio, ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso — che pregava tanto! — ci è di esempio. La Lettera agli Ebrei ricorda che «nei giorni della sua vita terrena Egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (5, 7). A prima vista questa affermazione sembra inverosimile, perché Gesù è morto in croce. Eppure la Lettera agli Ebrei non si sbaglia: Dio ha davvero salvato Gesù dalla morte dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa! Il riferimento alla supplica che Dio ha esaudito rimanda alla preghiera di Gesù nel Getsemani. Assalito dall’angoscia incombente, Gesù prega il Padre che lo liberi dal calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: «Però — dice Gesù — non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26, 39). L’oggetto della preghiera passa in secondo piano; ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Dio, che è Amore misericordioso. La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (v. 8). E con questa domanda siamo tutti messi in guardia: non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta. È la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla! Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta. E nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso. Il Pontefice ricorda il dovere di proteggere i bambini e lancia un nuovo appello per la pace in Siria Il giubbotto salvagente indossato da una bambina siriana morta in mare nel tentativo di salvarsi è stato consegnato al Papa da Òscar Camps, rappresentante dell’associazione spagnola Proactiva open arms che sta soccorendo i profughi soprattutto davanti all’isola di Lesbo. È stato uno dei momenti più toccanti dell’udienza in piazza San Pietro. A far da protagoniste dell’incontro con il Pontefice anche le persone con disabilità mentali, che «possono costruire ponti e spalancare porte al dialogo usando il linguaggio dell’amicizia, della fiducia e della solidarietà»: questo il significato dell’abbraccio tra Francesco e trenta disabili cinesi assistiti dall’associazione Huiling, gemellata con la Piccola opera Charitas di Giulianova. «Un intreccio di solidarietà concreta che continua a dare risultati inimmaginabili» confida monsignor Michele Seccia, vescovo di Teramo. Protagonisti di questa «straordinaria avventura» sono il missionario italiano Fernando Cagnin, in Cina dal 1989, e Meng Weina, instancabile promotrice dei diritti dei disabili, convertita al cristianesimo dopo aver letto su un giornale un articolo su madre Teresa. E Teresa è il nome che lei, «figlia di un eroe comunista di prima classe», ha scelto al momento del suo battesimo. «Huiling è divenuta una realtà importante in Cina: i disabili sono accolti in case famiglia e coinvolti in progetti di lavoro come i panifici» spiega padre Cagnin. Con particolare affetto Francesco ha poi salutato Nunzia Gugliandolo, venuta da Messina per festeggiare i suoi novantatré anni: per abbracciarla personalmente è sceso dalla jeep, sulla quale intanto aveva già fatto salire tre bambini, durante il lungo giro in piazza San Pietro all’inizio dell’udienza. E sempre Si convertano i cuori di chi semina morte Il Papa ha concluso l’udienza generale del 25 maggio con un pensiero rivolto agli attentati terroristici, che lunedì scorso in Siria «hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi», e con un’esortazione a pregare perché si «converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione». In precedenza, salutando i diversi gruppi linguistici, aveva anche ricordato la giornata internazionale per i bambini scomparsi e invitato i romani e i pellegrini a partecipare alla celebrazione del Corpus Domini in programma giovedì 26. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Tolosa, con Mons. Robert Le Gall, una delegazione del Movimento ATD Quart Monde, come pure i fedeli venuti dal Benin e dal Belgio. Fratelli e sorelle, non abbandoniamo mai la preghiera, anche se a volte essa sembra vana. Dio ci esaudisce sempre con misericordia in un modo che noi non ci aspettiamo. Che Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia, Danimarca, Svizzera, Cina, Indonesia, Giappone, Nigeria, Filippine, Seychelles, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rin- novamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù! Saluto con affetto i pellegrini e visitatori di lingua tedesca. La Chiesa dedica questo bel mese di maggio in particolare alla preghiera mariana. Rivolgiamo la nostra supplica alla Madre di Dio, che è anche la nostra madre, affinché ci insegni le vie della salvezza. Il Signore benedica voi e le vostre famiglie. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos al Señor una fe que se convierta en oración incesante que se nutra de la esperanza en su venida y que nos haga experimentar la compasión de D ios. Cari pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli di São Julião da Barra, Nova Oei- ras, Lumiar, Pias e i gruppi brasiliani, vi auguro che questo pellegrinaggio rinforzi in voi la fede in Gesù Cristo che chiama ogni uomo e donna a far parte della sua Chiesa Santa. Ritornate a casa certi che la misericordia di Dio è più potente di qualsiasi peccato. Iddio benedica ciascuno di voi! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dalla Giordania. La preghiera non cambia il pensiero di Dio ma il pensiero dell’orante, per conformarsi alla volontà di Dio. Per questo il Signore ci invita a pregare sempre e senza stancarsi affinché la preghiera diventi il luogo dove manifestiamo a Dio il nostro amore, la nostra fede e tutto ciò che aleggia nel nostro cuore e nella nostra mente; e diventi soprattutto il nostro cibo quotidiano, la nostra arma potente e il bastone del nostro viaggio. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno! Do un cordiale benvenuto ai polacchi. Saluto in particolare gli allievi del Ginnasio Kostka dei gesuiti di Cracovia e delle altre scuole. Cari pellegrini, chiediamo al Signore la grazia della fede che si fa preghiera incessante e perseverante. Chiediamo una fede che ci permetta di affidarsi fiduciosi alla bontà di Dio in qualsiasi circostanza della vita. Nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso. La Sua benedizione vi accompagni sempre! Sia lodato Gesù Cristo! Oggi ricorre la Giornata internazionale per i bambini scomparsi. È un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti. Auspico che le Autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati dalle loro famiglie e dal loro contesto sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro. Invito tutti alla preghiera affinché ciascuno di essi sia restituito all’affetto dei propri cari. Domani a Roma vivremo la tradizionale processione del Corpus Domini. Alle 19 in Piazza San Giovanni in Laterano cele- brerò la Santa Messa, e quindi adoreremo il Santissimo Sacramento camminando fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Invito romani e pellegrini a partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia. Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto le Suore di Nostra Signora del Cenacolo, in occasione del Capitolo Generale; la Fondazione “Piccola Opera Charitas” con il Vescovo di Teramo-Atri Mons. Michele Seccia. Saluto le Suore del Collegio Missionario Mater Ecclesiae di Castel Gandolfo, in partenza per i loro Paesi, i gruppi parrocchiali, particolarmente i fedeli di Sotto il Monte Giovanni XXIII e gli ospiti del centro di riabilitazione Sanatrix di Eboli. Vi invito a vivere con fede il Giubileo della Misericordia: il passaggio attraverso la Porta Santa accresca in tutti il senso di appartenenza alla Chiesa e la necessità delle opere di misericordia verso i fratelli. Un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria del Papa San Gregorio VII. Il suo amore per il Signore indichi a voi, cari giovani, l’importanza del rapporto con Dio nella vostra vita; incoraggi voi, cari ammalati, ad affrontare con fede i momenti di sofferenza; e stimoli voi, cari sposi novelli, a educare cristianamente i figli che il Signore vorrà donarvi. Infine, dopo la recita del Padre nostro, il Papa ha lanciato un nuovo appello per la pace in Siria. Lunedì scorso, nell’amata Siria, sono avvenuti alcuni attentati terroristici, che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi. Esorto tutti a pregare il Padre misericordioso e la Madonna affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione. Tutti insieme preghiamo la Madonna. dalla jeep il Papa ha rivolto il classico saluto nella lingua dei segni — che si compie agitando e ruotando il palmo della mano con le braccia in alto — alle numerose persone sorde presenti in piazza. A tradurre per loro la catechesi del Pontefice ci hanno pensato suor Veronica Donatello, responsabile per i disabili dell’ufficio catechistico della Conferenza episcopale italiana, e Maria Cristina Cuccurullo. Francesco ha accolto con un abbraccio i cinque bambini che hanno vinto il concorso di disegno promosso ogni anno dal 1993 nell’ambito della lotta al tabagismo, su iniziativa dell’Associazione italiana volontari per la lotta contro i tumori. Sono stati coinvolti anche alunni delle scuole bulgare, macedoni, romene e ucraine. A presentare i loro progetti «per combattere le povertà» sono venuti i rappresentanti del movimento Agir tous pour la dignité - Quart mond. Al Papa hanno spiegato che i tre obiettivi di fondo dell’associazione, «nata nelle periferie francesi negli anni Cinquanta, sono l’educazione, la promozione di un’economia che rispetti persone e ambiente e la mobilitazione per la pace e i diritti umani». Il Pontefice ha quindi salutato la redazione del programma armeno della Radio Vaticana, in occasione dei cinquant’anni di trasmissioni, e cinque coppie di sposi che celebrano l’anniversario di matrimonio.