Neve di marzo - Istituto Gramsci Siciliano
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Neve di marzo - Istituto Gramsci Siciliano
Francesca Traìna Neve di marzo Nella ricorrenza delle stragi di Capaci e via D’Amelio Istituto Gramsci Siciliano-onlus 2005 Avvertii la notte ch’era ancora sera assordante il pianto delle madri Non andare soldato-non andareè piovuto stanotte più in alto la neve ha ricoperto i corpi non andare C’era tormenta sull’altipiano e tu tra filari di neve andavi ad accendere candele nella notte t’hanno trovato in cima gli occhi di brina sul petto uno scudo bianco come dormiente dopo la fatica così t’hanno trovato Era per te quella neve e quel bianco profuso per te ch’eri fuoco per te che splendevi solo dei tuoi anni Ancora dimentichi le sponde Itaca t’insegue i remi battendo l’onda tu vigile o dormiente hai confuso ormai gli assalti se di luce o campi aperti alla battaglia ma la storia t’incatena al palo al supplizio di chi veglia e tesse l’acqua perché svapòri alla luna e al mattino ricompaia là dove disperso te ne stai Sei sparito soldato nel cielo sepolcrale prima che l’allodola risvegliasse le ombre come fiore hai bucato la neve di marzo e sei giunto infine a guardia di questo grande silenzio Questi sono gli anni queste le vie questa l’anima ora l’inquietudine s’è fatta coraggio l’affronto sopito in un tempo di lentezze e sulle braccia innevate più tiepide sembrano le coltri perché così doveva andare-cosìper un senso di salvezza ora che nessuno è salvo e tutto è come sempre è stato-come saràaffidato a questa luce che si spegne e un po’ per volta incenerisce il mio il tuo respiro musicale Così senza dolore di trapasso come fosse la vastità del bianco la tua pace intensamente ascendi la dimora eterna dei nevai dove esiliato il vento ti tramuta nei suoni puri del cristallo da perdere ogni senno ogni coraggio fummo perduti nella notte estrema senza mano da porgere l’uno all’altra l’altra all’uno-oscuri- Ma ora che la neve dai tuoi calzari arata lascia intravedere l’azzurrità del mare anch’io mi perdo nel dono d’una antica tenerezza che forte mi trattenne al di qua del bianco perché così doveva andare-cosìper un senso di salvezza ora che nessuno è salvo ora che tra le mani stringi un po’ di quella che credesti pace ed era neve invece neve solamente spezzato il due divenne facile conquista la nuvola la stella lo specchio il mare il luogo che noi eravamo molto prima di questa neve molto prima di questo fuoco Avvertii la notte ch’era ancora sera assordante il pianto delle madri non andare soldato-non andareFrancesca Traìna Non andare soldato-non andareè piovuto stanotte più in alto la neve ha ricoperto i corpi non andare Quanta vita ti avrebbe concesso la vita-non sapremoma tu ed io essendo eravamo l’infinità del due la nuvola la stella lo specchio il mare il luogo solo per questo avremmo avuto luce e luce quando la lancia dal cielo fiammeggiante scese a separare neve da fuoco l’assoluto fu il contrario oscuri diventammo l’uno all’altra-oscuri- Istituto Gramsci Siciliano-onlus Cantieri culturali alla Zisa Via Paolo Gili 4 Palermo Tel. 091.591523-591557 Fax 091.6513952 e-mail: [email protected] in collaborazione con UDI-Palermo