autopsia su “ciro” rivela: è il dinosauro meglio conservato al

Transcript

autopsia su “ciro” rivela: è il dinosauro meglio conservato al
AUTOPSIA SU “CIRO” RIVELA:
È IL DINOSAURO MEGLIO CONSERVATO AL MONDO
CHI È CIRO?
Scipionyx samniticus, noto col soprannome giornalistico di “Ciro”, è noto innanzitutto come il primo
dinosauro scoperto in Italia, essendo venuto alla luce a Pietraroja (Benevento) nel 1980. Nel 1998 fu
riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come uno dei fossili più importanti nella storia della
paleontologia, conquistando la copertina di Nature per il suo eccezionale stato di conservazione: il piccolo
dinosauro, infatti, mostrava tracce di alcuni organi interni, come il fegato e l’intestino. Ma si trattava di una
descrizione preliminare, molto breve ed essenziale, che mirava soprattutto a dare un nome a questa nuova
specie.
COSA C’È DI NUOVO?
Ora sull’esemplare è stata condotta una vera e propria “paleo-autopsia”, che ha rivelato dettagli anatomici di
tessuti molli mai visti prima in un dinosauro. Su gentile concessione della Soprintendenza Archeologica di
Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, che custodisce il prezioso reperto, in cinque anni di indagini un gruppo
di ricerca tutto italiano ha riesaminato il fossile in ogni dettaglio. I paleontologi Cristiano Dal Sasso - già primo
autore dell’articolo su Nature - e Simone Maganuco, con l’ausilio di tecniche innovative come la fotografia in
luce UV, la TAC e la microscopia elettronica a scansione (SEM), hanno scoperto che gli organi interni di
Scipionyx sono fossilizzati in modo eccezionale anche a livello cellulare e subcellulare, tanto da poterne
vedere, dopo 110 milioni di anni, cellule muscolari, vasi sanguigni e capillari - e addirittura i batteri contenuti
nell’intestino. Ma le novità, attese da tempo dalla comunità scientifica internazionale, sono tante e tali da riempire
un volume di quasi 300 pagine.
LA MONOGRAFIA
La descrizione dettagliata di tutte le nuove scoperte è racchiusa in una monografia di 282 pagine
riccamente illustrata, edita congiuntamente dalla Società Italiana di Scienze Naturali e dal Museo di
Storia Naturale di Milano (l’istituto in cui operano i due paleontologi). Il titolo completo dell’opera è:
SCIPIONYX SAMNITICUS (THEROPODA: COMPSOGNATHIDAE)
FROM THE LOWER CRETACEOUS OF ITALY.
Osteology, ontogenetic assessment, phylogeny, soft tissue anatomy, taphonomy and palaeobiology.
Il testo è in inglese ma è preceduto da un riassunto in italiano e tutte le didascalie delle
immagini sono bilingui. Oltre alle rigorose tavole anatomiche, la monografia include 10
ricostruzioni interpretative dell’aspetto del piccolo dinosauro, realizzate dai più noti
paleoartisti italiani. Qui di seguito sono illustrati i risultati più eclatanti di questo studio, che
sono destinati ad avere una ricaduta importante su diverse discipline scientifiche (vedi oltre).
OSSO PER OSSO, DENTE PER DENTE
Ciro rappresenta tuttora l’unico esemplare conosciuto della specie Scipionyx samniticus,
per cui è stato importante descrivere in dettaglio tutti i caratteri distintivi del suo scheletro.
Anche le ossa più delicate, che nella maggior parte dei fossili di dinosauri si conservano
raramente, sono rimaste nella posizione che avevano nell’animale vivo, per cui è stato
possibile conoscerne meglio la forma e la funzione (per esempio, i gastralia allineati lungo il
ventre ci danno le dimensioni precise della cavità addominale).
PIÙ CHE IMMATURO: È UN NEONATO!
Le piccole dimensioni (solo 50 centimetri, coda compresa) e le “strane” proporzioni del
corpo, come gli occhi enormi e il muso corto, erano già un chiaro indizio di immaturità. Ora
sappiamo anche che Ciro aveva la fontanella fronto-parietale ancora aperta, proprio come i
nostri neonati. Il confronto con i pulcini di alcune specie di uccelli ha evidenziato, oltre a
questa somiglianza, anche la probabile presenza di un analogo spazio vuoto per il sacco del
tuorlo nell’addome. Tutto ciò indica che Scipionyx morì pochi giorni dopo la nascita.
CHI SONO I PARENTI DI SCIPIONYX?
Dopo aver compreso quali e quanti fossero i caratteri anatomici “alterati” dalla giovane età
dell’esemplare, è stato possibile confrontare Scipionyx con gli adulti di altre specie di dinosauri.
Grazie ad un programma computerizzato chiamato PAUP (Phylogenetic Analysis Using
Parsimony) è stato possibile esaminare simultaneamente la distribuzione di 360 caratteri
anatomici in 90 specie diverse di dinosauri carnivori. Ma per fare questo è stato necessario
raccogliere ed esaminare la condizione di ben 32400 caratteri! Il risultato finale è un
cladogramma (Fig. 113 della monografia), un albero evolutivo che indica chiaramente che
Ciro appartiene alla famiglia dei Compsognatidi, piccoli dinosauri ricoperti di “proto-piume”
evolutisi dallo stesso gruppo che diede origine ai tirannosauri, ai velociraptor e agli uccelli.
“COME NATURA CREA, CIRO CONSERVA”
Questa è la scoperta più importante: caso unico al mondo, Scipionyx conserva con un
dettaglio anatomico incomparabile una varietà di tessuti molli mai visti prima in un fossile.
Tra i tessuti interni vi sono legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle
zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell’esofago, tracce del
fegato e di altri organi ricchi di sangue, l’intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, muscoli
del cinto pelvico, degli arti posteriori e della coda. I tessuti esterni sono superbamente
rappresentati dagli artigli cornei, ancora presenti sulle ultime falangi delle dita delle mani.
Le fotografie realizzate con il microscopio elettronico a scansione (SEM) acquistato dal
Museo di Storia Naturale di Milano con il contributo della Regione Lombardia mostrano la
perfetta fossilizzazione dei tessuti molli fino a dimensioni subcellulari (per esempio,
all’interno di ogni singola cellula muscolare è conservata la striatura a bande dei
sarcomeri, che sono le unità funzionali della contrazione muscolare).
La microanalisi degli elementi chimici al SEM ha dimostrato che la macchia rossa contenuta
nel torace del dinosauro è un accumulo di minerali di ferro. Poiché il ferro è completamente
assente nel resto del fossile e anche nei sedimenti circostanti, questo elemento deriva
certamente dalla decomposizione dell’emoglobina del sangue del dinosauro, concentrato nel
fegato, nel cuore e nella milza, ovvero proprio nella cavità toracica.
Per contro, i residui di muscoli diaframmatici presunti da alcuni paleontologi in realtà sono
soltanto un nodulo di calcite, non compatibile con la conservazione degli altri tessuti
muscolari. Questa evidenza, unita ad altre osservazioni anatomiche sulle ossa e sugli organi
interni di Scipionyx, smentisce l’ipotesi che nei dinosauri la ventilazione dei polmoni fosse
aiutata da movimenti “a pistone” del fegato (una soluzione fisiologica che caratterizza i
coccodrilli odierni).
LE PREDE DI CIRO
Ciro contiene numerosi resti di cibo, che nei primi esami del fossile non erano stati notati.
Lungo il tubo digerente ogni resto occupa una posizione precisa, che è rimasta inalterata
grazie alla fossilizzazione dei tessuti molli; ciò consente di ricostruire la cronologia della
nutrizione del piccolo dinosauro. In altre parole sappiamo non solo quali furono le prede di
Scipionyx ma anche in che ordine furono ingerite: un dato quasi impossibile da ricavare nei
fossili. Ed ecco l’ennesima scoperta: la dieta di questo dinosauro “carnivoro” in realtà non
comprendeva solo carne (piccoli rettili) ma anche pesci. Le dimensioni relativamente grandi
di una zampa di lucertola trovata nello stomaco di Ciro fanno supporre che il piccolo
dinosauro sia stato nutrito dai genitori con pezzi di prede catturate e smembrate
appositamente per cibare i nidiacei.
CDS & SM
FAQ – DOMANDE E RISPOSTE
Perché sono importanti queste scoperte? A chi interessano?
Descrivere dettagliatamente un fossile in un volume di 300 pagine non è un esercizio
accademico maniacale. Secondo i revisori scientifici che hanno valutato questa ricerca (vedi
oltre), le descrizioni e le illustrazioni pubblicate in questa monografia permetteranno di
confrontare la morfologia dei tessuti molli di un importante gruppo estinto di animali, quali
sono i dinosauri, con le analoghe strutture biologiche osservabili nei vertebrati viventi.
Pertanto Scipionyx diventerà un esemplare di riferimento per un gran numero di discipline
scientifiche, coinvolgendo non solo i paleontologi ma anche biologi evoluzionisti, morfologi
funzionali, anatomisti comparati, fisiologi, veterinari, erpetologi ed ornitologi.
Data la popolarità dei dinosauri, anche i non addetti ai lavori troveranno affascinante questa
“paleo-autopsia” e saranno meravigliati dalla quantità di informazioni ricavate da un solo,
così piccolo essere, che fossilizzando ha consegnato all’eternità i pochi attimi della sua
brevissima vita e improvvisa morte.
Come mai si è conservato così bene questo piccolo dinosauro?
La conservazione eccezionale di tessuti molli molto delicati indica che, dopo la morte, la
carcassa del piccolo dinosauro neonato fu immediatamente seppellita sotto una coltre di
soffici sedimenti. Intrappolato dai fanghi calcarei, sul fondo del mare di Pietraroja, il corpo di
Ciro subì una decomposizione molto limitata e una rapida mineralizzazione, che iniziò subito
e fu catalizzata dall’azione dei batteri anaerobi, in assenza di ossigeno e in presenza di una
alta concentrazione di fosfati.
Cos’è la tafonomia?
La tafonomia è quella branca della paleontologia che studia i processi di decomposizione
degli organismi, cioè tutte le vicende che avvengono nel tempo che intercorre tra la morte e la
fossilizzazione. Nella monografia su Scipionyx è un argomento trattato con particolare
attenzione, che ha consentito di rispondere alla domanda precedente, e a molte altre.
È possibile che ci siano tracce di DNA?
È assai improbabile. La mineralizzazione dei tessuti molli, cioè la sostituzione della materia
organica con cristalli inorganici, è stata completa ed è avvenuta molecola per molecola.
Questo ha permesso di “replicare” le forme delle cellule e di trattenere molti elementi
accumulati dalle cellule stesse, come il fosforo e il ferro, ma non di conservare catene di
molecole lunghe e complesse come il DNA.
Quanto era grande uno Scipionyx adulto?
Difficile capire quanto sarebbe cresciuto il piccolo Ciro. Tuttavia, dal confronto con i suoi
parenti più stretti, emerge che non sono mai stati trovati compsognatidi più lunghi di due
metri e mezzo. La stima di Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco è che gli Scipionyx adulti
non superassero questa taglia.
Quanto pesava Ciro?
Soltanto duecento grammi: è uno dei dinosauri più piccoli del mondo. Oltre ad essere esile e
avere una lunghezza di soli 50 centimetri, possedeva ossa cave e probabilmente anche le
sacche aeree, come gli uccelli odierni. Perciò il suo peso era molto basso.
Che differenze ci sono con i dinosauri “piumati” trovati in Cina?
Scipionyx è un parente stretto di alcuni di questi dinosauri, quindi è probabile che fosse
ricoperto di “proto-piume”, anche se queste non si sono conservate in quanto il sito
paleontologico di Pietraroja è del tutto particolare, e unico al mondo. Infatti, a differenza dei
giacimenti cinesi (depositi di origine lacustre/vulcanica che conservano dinosauri fossilizzati
con strutture esterne delicate quali filamenti, penne e setole), il giacimento marino
beneventano ha permesso la conservazione di tessuti molli all’interno del corpo di un
organismo fossile mai visti in precedenza, non solo in un dinosauro, ma anche in qualsiasi
altro vertebrato terrestre mesozoico.
Come è morto Ciro?
Questo non lo sapremo mai. Il suo corpo non mostra segni di traumi né di sofferenza: le
estremità degli arti posteriori e della coda sono state perse durante la raccolta del fossile,
mentre la bocca potrebbe essersi aperta anche dopo la morte, a causa della contrazione passiva
dei muscoli della mandibola. Il fatto che il piccolo dinosauro sia stato trascinato sul fondo del
mare fa immaginare che sia annegato durante un violento uragano, ma è solo una
supposizione.
CDS & SM
COMMENTI DEI REVISORI DELLA MONOGRAFIA
“It is rare to have any dinosaur’s anatomy published in such detail, even when only the
skeleton is present. The unrivaled soft-tissue preservation makes some of the descriptions
here unique, and they will be important when any future discoveries produce soft-tissue
preservation. It will be an extremely valuable contribution for comparative anatomy”.
Matthew Carrano (vertebrate palaeontologist), Washington DC, USA
“The amount of detail that has been extracted from the specimen in years of intensive studies
with the help of up-to-date technology and the well-documented conclusions drawn from the
find altogether constitute a major contribution to our widening knowledge and merit to be
read by as wide as possible a public… I have to admit, that I enjoyed reading the exact
anatomical descriptions. Except for the scientific contents they are somehow akin to poetry”.
Fritz Huchzermeyer (veterinary pathologist), Onderstepoort, South Africa
“This description aids in a better understanding in how dinosaur functioned, behaved, what
they ate at what rate. In return this information further provides a lot of new insights on the
paleoenvironment. This little dinosaur not only brings new behavioral aspects to dinosaur
research but also provides a large array of in-detail described anatomical characters which
help understand the relations of Compsognathids and how they relate to other theropods...
Scipionyx also puts a newly renounced focus on the Pietraroja Plattenkalk and Italian dinosaur
research in general. Great job”.
Karin Peyer (vertebrate palaeontologist, Muséum National d’Histoire Naturelle), Paris, France
CHI SONO GLI AUTORI DELLA MONOGRAFIA
Cristiano Dal Sasso
45 anni, brianzolo di origini venete, è laureato in Scienze Naturali. Dal 1990 opera presso la
Sezione di Paleontologia dei Vertebrati del Museo di Storia Naturale di Milano. Ha
pubblicato più di 70 titoli tra opere divulgative e lavori scientifici, tra cui il libro Dinosauri
italiani (edito in Italia da Marsilio e negli Stati Uniti da Indiana University Press) e le
descrizioni di 5 specie di rettili preistorici nuove per la scienza. Sua anche la ridescrizione,
insieme a Simone Maganuco, del più grande dinosauro carnivoro di tutti i tempi (Spinosaurus
aegyptiacus, nel 2005). Oltre a questo, hanno avuto grande risalto sui media di tutto il mondo:
Besanosaurus: ittiosauro di 6 metri (femmina con embrioni), scoperto a Besano (Va) nel 1993;
Scipionyx (Ciro): trovato a Pietraroia (Bn), conquista la copertina di Nature nel 1998;
Saltriosauro: secondo dinosauro italiano, recuperato in una cava di Saltrio (Va) nel 2000.
Simone Maganuco
33 anni, piacentino, è laureato in Scienze Naturali e ha conseguito il dottorato di ricerca in
Scienze della Terra. In veste di ricercatore collabora dal 2003 con il Museo di Storia Naturale
di Milano e ha firmato numerose pubblicazioni specialistiche, tra cui le descrizioni di tre
nuove specie di vertebrati mesozoici. Insieme all’illustratore Davide Bonadonna ha ottenuto il
prestigioso SVP Lanzendorf PaleoArt Award per la miglior illustrazione scientifica del 2010.
Con Geomodel e Prehistoric Minds progetta e realizza modelli iperrealistici di dinosauri e
animali preistorici, oltre ad allestimenti per musei, mostre e parchi a tema. È curatore della
mostra “Dinosauri in Carne e Ossa: Scienza e Arte riportano alla vita i dominatori di un
Mondo perduto”.
CARTA D’IDENTITÀ
Nome scientifico
Scipionyx samniticus
Significato
Dal latino Scipio e dal greco onyx, “Artiglio di Scipione”. Dedicato al condottiero
romano Scipione l’Africano e a Scipione Breislak, il geologo che nel 1798 descrisse
per primo i fossili di Pietraroja. Samniticus significa “che viene dal Sannio”: è il nome
latino della regione comprendente la provincia di Benevento e la civita di Pietraroja.
Gruppo di appartenenza
Dinosauri teropodi compsognatidi (piccoli predatori bipedi).
Fossili ritrovati
Un solo esemplare, di età neonatale, soprannominato “Ciro”.
Dimensioni
Circa 50 centimetri di lunghezza; circa 200 grammi di peso.
Età geologica
Cretaceo inferiore (Albiano), circa 110 milioni di anni fa.
Distribuzione geografica
Terre emerse nel Mare di Tetide, al centro dell’attuale bacino del Mediterraneo.
Ambiente di vita
Non lontano dal mare, clima subtropicale.
Dieta
Rettili e pesci di piccola taglia.
Segni particolari
Quarto dente mascellare particolarmente lungo, terzo dito della mano più lungo del
primo.
BREVE STORIA DI CIRO - SCIPIONYX SAMNITICUS
110.000.000
di anni fa
Il piccolo dinosauro nasce e muore nel giro di pochi giorni.
1980
Il suo corpo fossilizzato viene alla luce a Pietraroja (Benevento) tra le mani di
Giovanni Todesco, che ignaro di tutto lo porta a casa, in provincia di Verona.
1993
A casa dello scopritore, viene riconosciuto come dinosauro da Giorgio Teruzzi
e Giuseppe Leonardi; prende il soprannome di Ciro sul settimanale Oggi.
1994-1997
Consegnato alla Soprintendenza di Salerno, viene restaurato ed esaminato nei
suoi caratteri anatomici essenziali: è una specie nuova per la scienza.
1998
Battezzato ufficialmente Scipionyx samniticus da Cristiano Dal Sasso e Marco
Signore, viene pubblicato su Nature con tanto di copertina. Ne parlano 2500
giornali, radio e tv in tutto il mondo.
1999
Compare in un articolo su Science, su iniziativa di alcuni fisiologi americani.
2006-2009
Esposto in una mostra a lui dedicata presso il Museo di Storia Naturale di
Milano, viene riesaminato con nuove tecniche di indagine.
2011
Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco pubblicano la monografia che
descrive in dettaglio il suo incomparabile stato di conservazione.
GRUPPO DI RICERCA SU SCIPIONYX SAMNITICUS
Soprintendenza competente
Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta
Adele Campanelli
Soprintendente capo
Luigina Tomay
Funzionario responsabile Uff. Beni Archeologici di Benevento
Prime perizie sul fossile
Giuseppe Leonardi (1993)
Giorgio Teruzzi (1993)
Istituto Cavanis, Venezia
Sezione di Paleontologia, Museo di Storia Naturale di Milano
Ricercatore incaricato
Cristiano Dal Sasso
Sezione di Paleontologia dei Vertebrati, Museo di Storia Naturale di Milano
Ricercatori associati
Marco Signore (1994-1999)
Simone Maganuco (2006-2011)
Dipartimento di Paleontologia,Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Sezione di Paleontologia dei Vertebrati, Museo di Storia Naturale di Milano
Restauro e preparazione dell’esemplare
Sergio Rampinelli (1994-1997)
collaboratore volontario del Laboratorio di Paleontologia del Museo
di Storia Naturale di Milano
Cristiano Dal Sasso (1999-2007) Sezione Paleontologia dei Vertebrati, Museo di Storia Naturale di Milano
Documentazione fotografica
Roberto Appiani
Leonardo Vitola
Cristiano Dal Sasso
Simone Maganuco
Gruppo Mineralogico Lombardo
Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta
Sezione di Paleontologia dei Vertebrati, Museo di Storia Naturale di Milano
Sezione di Paleontologia dei Vertebrati, Museo di Storia Naturale di Milano
Documentazione radiografica (TAC)
Piero Biondetti
U.O. Radiologia, Fondazione Ospedale Maggiore IRCCS, Milano
Computerized Tomography, Healthcare Sector Imaging, Siemens S.p.A.
Armando Cioffi
Microscopia elettronica a scansione (SEM)
Michele Zilioli
Laboratorio di Microscopia Elettronica del Museo di Storia Naturale di Milano
Analisi sedimentologiche e micropaleontologiche
Paola Maffioli
Laboratorio di Micropaleontologia e Paleoecologia, Dipartimento di Scienze
Geologiche e Geotecnologie, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Stefano Torricelli
SPES, Biostratigraphy & Sedimentology, ENI S.p.A., Exploration & Production
Division, San Donato Milanese
Disegni anatomici
Fabio Fogliazza (1996-1998)
Marco Auditore (2006-2011)
Laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano
Genova Sestri
Modellino di Scipionyx
Fabio Fogliazza
Laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano
Publisher e sponsor della monografia su Scipionyx
Società Italiana di Scienze Naturali & Museo di Storia Naturale di Milano;
Bocconi Traverso & Partners; Beth Campbell Lasio, Giovanni Lasio e i loro amici; Cinehollywood S.r.l.;
Hasbro Inc.; IMCD Italia S.r.l.
Nomefile “001-ubicazione geografica”
Nomefile “023-particolare cranio Scipionyx”
Nomefile “115-foto Scipionyx in luce visibile”
Nomefile “138+139-residui ematici”
Nomefile “116-foto Scipionyx in luce UV”
Nomefile “117-mappa tessuti molli Scipionyx”
Nomefile “141-pieghe intestino”
Nomefile “ 173+182-prede di Scipionyx”
Nomefile “144-capillare intestino”
Nomefile “156+157-muscolo caudofemorale”
Nomefile “p. 270-Ciro by Bonadonna”
Nomefile “ 175-cranio Scipionyx”
Nomefile “p. 278-Ciro by Troco”
DIDASCALIE DELLE IMMAGINI
Tutte le immagini, oltre al testo integrale della cartella stampa,
sono disponibili sul sito web
www.comune.milano.it/museostorianaturale/index.html
a partire dalle ore 12.00 di martedi 21 giugno 2011.
I numeri nei files sono gli stessi delle figure pubblicate nella monografia.
The press folder files, including several illustrations,
are available on the website
www.comune.milano.it/museostorianaturale/index.html
from 12.00 AM (local time) on Tuesday June 21st, 2011.
The numbers in the filenames refer to the figures in the monograph.
Nomefile “001-ubicazione geografica”
Ubicazione geografica del giacimento paleontologico di Pietraroja / Geographic location of the Pietraroja fossil
site.
Stefano Scali, © Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “023-particolare cranio Scipionyx”
Particolare del cranio di Scipionyx. Le grandi orbite circolari e il muso corto sono caratteri infantili, che indicano
che l’animale morì in tenerissima età. / Close-up of the skull of Scipionyx. The large, circular orbits and the short
snout point out to the very young age of the animal.
Roberto Appiani, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.
Nomefile “115-foto Scipionyx in luce visibile”
In gran parte i tessuti molli di Scipionyx sono visibili ad occhio nudo, grazie al colore ocra che ben li distingue
dal bruno scuro delle ossa. Altri resti organici sono conservati sotto forma di sottili pellicole, che possono essere
viste solo in fluorescenza indotta da luce ultravioletta (UV). / Most of the soft tissues preserved in Scipionyx are
visible to the naked eye on account of their distinctive ochre colour. Other organic remains are preserved as thin
films, that can be seen only under ultraviolet-induced fluorescence (UV).
Roberto Appiani & Leonardo Vitola, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento
e Caserta.
Nomefile “116-foto Scipionyx in luce UV”
Fotografia in luce ultravioletta (UV) di Scipionyx samniticus. Le ossa appaiono in marrone opaco e i tessuti molli
sono fluorescenti, con colorazioni diverse che vanno dall’oro bianco al blu-indaco. La macchia scura contenuta
nel torace deriva dai residui di fegato, milza e cuore. / UV photograph of Scipionyx samniticus. The bones appear
opaque brown and the soft tissues fluoresce in colours varying from white gold to blue-indigo. The dark halo in
the thorax derives from the decay of liver, spleen and heart.
Roberto Appiani, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.
Nomefile “117-mappa tessuti molli Scipionyx”
Mappa dei tessuti molli conservati in Scipionyx, ottenuta combinando osservazioni al microscopio ottico, in luce
ultravioletta e al microscopio elettronico a scansione. / Map of the soft tissues preserved in Scipionyx, obtained
by combining observations under optical microscopy, ultraviolet light and scanning electron microscopy.
Marco Auditore, © Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “138+139-residui ematici”
Particolare al microscopio del materiale rossastro che incrosta le ossa e il sedimento in contatto con il torace di
Scipionyx (in alto). Il microscopio elettronico a scansione e la microanalisi degli elementi (in basso) mostrano
che questo materiale è composto da microcristalli di idrossido di ferro (frecce), che derivano dalla
decomposizione dell’emoglobina contenuta nel sangue del dinosauro / Close-up, under the microscope, of the
reddish material encrusting bone and sediment in contact with the thorax of Scipionyx. The scanning electron
microscope and the element microanalysis show that this material is composed of iron-rich microcrystals
(arrows), which derive from the decay of the dinosaur’s hemoglobin.
Cristiano Dal Sasso, Simone Maganuco & Michele Zilioli, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno,
Avellino, Benevento e Caserta / Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “141-pieghe intestino”
Parte dell’intestino (duodeno e digiuno) di Scipionyx, in cui sono visibili le pieghe della mucosa intestinale
(frecce). / Part of the intestine (duodenum and jejunum) of Scipionyx, showing the folds of the intestinal mucosa
(arrows).
Leonardo Vitola, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.
Nomefile “144-capillare intestino”
Un capillare che irrorava l’intestino retto di Ciro visto al microscopio elettronico. Le piccole sfere sono batteri
fosfatizzati. / A capillary that supplied with blood the rectum of Scipionyx. The small spheres are phosphatised
bacteria.
Michele Zilioli, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta / Museo di
Storia Naturale di Milano.
Nomefile “156+157-muscolo caudofemorale”
In alto: le cellule del muscolo caudofemorale di Scipionyx sono ancora unite a formare un fascio compatto. In
basso: due particolari dello stesso muscolo, visto al microscopio elettronico, rivelano l’eccezionale
fossilizzazione della struttura a bande (sarcomeri) all’interno di ogni singola cellula. / Above: the cells of the
caudofemoral muscle of Scipionyx, still forming a compact bundle. Below: close-ups of the same muscle as seen
under the scanning electron microscope, revealing exceptional fossilisation of the banded pattern (sarcomera)
within every single cell.
Roberto Appiani, Leonardo Vitola & Michele Zilioli, © Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno,
Avellino, Benevento e Caserta / Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “ 173+182-prede di Scipionyx”
Ricostruzione dello scheletro di Scipionyx (in grigio chiaro le ossa mancanti) e delle sue prede, in proporzioni
reciproche reali. I numeri indicano l’ordine in cui sono state ingerite le varie prede. / Reconstruction of the
skeleton of Scipionyx (missing bones in light gray) and of its prey, drawn to scale. The circled numbers indicate
the sequence of intake.
Marco Auditore, © Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “ 175-cranio Scipionyx”
Ricostruzione del cranio di Scipionyx, con indicazione dei principali caratteri “da neonato”. / Reconstruction of
the skull of Scipionyx, with indication of the main neonate-like characters.
Marco Auditore, © Museo di Storia Naturale di Milano.
Nomefile “p. 270-Ciro by Bonadonna”
Una ricostruzione di Ciro, secondo il paleoartista milanese Davide Bonadonna. / Restoration of Scipionyx,
according to the Milanese palaeoartist Davide Bonadonna.
© Davide Bonadonna.
Nomefile “p. 278-Ciro by Troco”
Una ricostruzione di Ciro, secondo il paleoartista veneziano Troco. / Restoration of Scipionyx, according to the
Venitian palaeoartist Troco.
© Troco.
ATTENZIONE:
La pubblicazione delle immagini è autorizzata esclusivamente nell’ambito
dell’esercizio del diritto di cronaca. In ogni caso, ogni illustrazione deve essere
accompagnata dal nome dell’autore e dalla didascalia di copyright.
WARNING:
The publication of these images is authorized within news reports, but not for
commercial purposes, and must include the author name and the copyright legend.