Alone like a dog di Domenico Cosentino

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Alone like a dog di Domenico Cosentino
La biblioteca di Florianopolis
di Patrizio S.
Alone like a dog di Domenico Cosentino
“Come unica amica una bottiglia sotto le ascelle”
LE PUBBLICAZIONI INDIPENDENTI DI UN ESORDIENTE
Dopo aver preso in esame libri più o meno recenti scritti da autori più o meno famosi, voglio
parlarvi dell'opera di un autore il cui nome potrebbe apparire fra un paio d'anni, si spera per lui, in
più noti contesti. Domenico Cosentino, questo è il suo nome, è un giovane ed esordiente scrittore
napoletano, e ha pubblicato di propria mano due opuscoli: una raccolta di racconti e una di poesie.
E' interessante il metodo dell'autoproduzione, una strada che per molti giovani scrittori sta
diventando un considerevole occasione di lancio, quando i soliti canali di talent scouting ricercano,
com'è il più delle volte, scrittori che compongano opere affini alle crazioni degli autori italiani più
vendibili, per citare qualcuno: Baricco, Lucarelli, Tamaro, escludendo quindi chi si cimenta
nell'ardua ma degna impresa di percorrere strade diverse, più simili ad altri autori noti, la cui
domanda però non è né stabile né controllabile, parliamo per esempio di Eco, Benni, Calligaris, ecc.
E' forse per la percezione dell'incrollabilità di questi nomi che si dà poco spazio alle nuove proposte
che ne seguono, tematicamente o stilisticamente, i passi, come se il paragone non possa essere fatto
per la netta sconfitta che colpirebbe i giovani. A questo l'autoproduzione e la dedizione personale
per la distribuzione pongono un certo rimedio, e sono sempre di più gli autori che ne fanno uso,
potendo poi utilizzare i risultati di tale marketing come precedente per convincere le vere Case
Editrici. Ovviamente la spesa personale può non essere indifferente, sia in termini econimici che di
tempo, ma è certamente paragonabile a quella che viene proposta tramite poco chiari accordi dalle
numerose Case Editrici che si dicono disponibili a pubblicare opere di autori inediti, purchè essi ne
coprano le spese di pubblicazione e spesso rinuncino alla percentuale di guadagno che spetterebbo
loro come autori. Spesso la distribuzione delle opere praticata da queste Case è praticamente nulla,
sfruttando tutte le risorse per pubblicizzare il servizio, più che per il risultato dello stesso, tanto che
non mancano le Case che sventolano la mera edizione per la più invitante pubblicazione: poi ci si
ritrova con a casa 200 copie pagate di tasca propria del libro, da distribuire da sé. Ma
l'autoproduzione in questo senso sfrutta le comunità in rete e il passaparola che fanno la loro buona
parte per permettere all'autore di farsi conoscere. Così sta accadendo anche a Domenico Cosentino,
il quale ha deciso come prezzo dei suoi testi una modica cifra, paragonato a qualsiasi pubblicazione
anche in offerta.
L'opera
Non per tutti i palati, e non certo per quelli delicati, la lettura di Cosentino fa rendere conto di
quanto la cultura e la profondità del messaggio oggi si trovino nel sottosuolo. Le arti sempre più si
affidano alle nuove tecnologie e alle loro potenzialità, Internet prima di tutto, ma anche le affissioni,
le letture pubbliche, le radio in rete, sono certamente luoghi dove si può trovare qualcosa di ciò che
oggi per molti manca al panorama culturale italiano, in cui il raro è sempre più raro.
Cosentino, nella sua viscerale letteratura di lettere minuscole in un convincente carattere
dattilografico, scrive infatti a macchina, è un occasione per leggere qualcosa di nuovo, che a molti
forse odorerà di anni '70, di America, ma che certamente ora in Italia è qualcosa di originale.
“Come unica amica una bottiglia sotto le ascelle”
I racconti
Bukowsky potrebbe sorridere leggendo i racconti di Domenico Cosentino. I racconti dell'autore
sono infatti pregni di quell'aria sudaticcia e perversa che avvolge la sua Los Angeles nelle sue
famigerate Storie di Ordinaria Follia, ambientati questa volta nella città che forse più di tutte in
Italia può darsi a paragone con L.A., ovvero Napoli. La sporcizia, l'uso di alcool e di droghe, la
prostituzione da strada, la crudeltà, l'inerzia delle vite di periferia, persone alienate, ma anche
l'ironia e lo spunto che può superare il dolore provocato da tutto questo, sono elementi non
esclusivi, ma propri dei racconti di Cosentino. Il fatto che nell'elenco manchi l'amore è frutto
probabilmente di una totale disillusione, che avvolge e nullifica ideali e fede, creando una tabula
rasa dove spicca una grande traccia di sofferenza e di disorientamento. Ciò che si nota nelle pagine
è infatti una nuda e cruda adesione a una realtà dolorosa, in cui i particolari giocano un parte
fondamentale nel quadro, e probabilmente nel gusto e nel divertimento dello scrittore.
In questo modo i personaggi che appaiono nei racconti, spogliati della capacità di fascinazione
umana, risultano agire come bestie amorfe, come in un putrido zoo in cui gli animali in cattività,
privati delle loro abitudini naturali, ma non biologiche, perdono ogni caratteristica che ne
contraddistingue la specie, apparendo così negazioni di se stesse, in quasi costante svalutazione. Da
questo piano nettamente ribassato però si elevano certi stupori, ottimamente architettati, di cui sono
ricchi i racconti, che partono da un'infrazione del banale, apparendo così osceni e turpi, tanto quanto
la profondità della fantasia consente.
Mettendo l'accento su un arto malato della natura umana e della società in cui si muove, diverso di
volta in volta, lo scrittore è incarnato via via in personaggi che soffrono ognuno di un male
esistenziale a cui in maniera diversa danno sfogo. Ma con ognuno di essi l'autore si confronta come
allo specchio, facendo risaltare la propria verve ironica e espressivamente poetica che riesce ad
alleggerire anche le situazioni più bestiali. Le battute finali di alcuni racconti, fortemente espressive,
per esempio fanno da contraltare all'immoralità delle storie, esponendo un implicito giudizio su di
essa e accennando, quando l'ironia non bastasse (e a volte non basta), alla chiave di lettura del
racconto stesso.
Per parlare degli episodi singoli, sintetizzando e non facendo trapelare nulla: “Un Pomeriggio” è il
racconto che meglio sintetizza, nella sua estrema conseguenza, i temi e lo stile che appaiono nei
racconti di Domenico Cosentino. “Balena Bianca” è il più crudele, “Aberrazione” il più giocoso.
“Alone like a dog”
Le poesie
Se nei racconti il tema della solitudine è sfumato e veicolato dall'abdicazione della morale e delle
altre convenzioni, nella raccolta di poesie esso appare come centrale, esplicito, pur contenendo,
questa raccolta, poesie divertenti e ludiche in cui si riscopre la predilezione dell'autore per la
felicità, ben sapendo che i “paradisi artificiali” ne sono solo uno sterile surrogato. Inoltre qui ben si
vede l'esperienza dell'autore, la sua più sincera passione per le stranezze della vita, e il suo
rammarico per le sue incongruenze e l'odio per le brutture del mondo.
Una scrittura che fa pensare al Pulp, quella che emerge in poetica in questo volume, che sorprende
per certi momenti di luce, come la poesia intitolata “Roma”, oppure che si manifesta in un
“manifesto”, e viene la tentazione di definirlo un manifesto Pulp, netto e deciso come “Fare
Poesia”. Una poesia prosaica, l'altra faccia della medaglia prosa poetica già vista nei racconti, che
nei versi si alleggerisce e acquista maggiore essenzialità, risultando piacevole e dal buon ritmo.
L'autocommiserazione, il triste momento in cui ci si rende conto che la tendenza alla solitudine
che ammorba gran parte dell'umanità, è una malattia di insicura cura, è rappresentata dalla poesia
dedicata alla Senna. La nostalgia è poi presente in alcune liriche in cui si avverte forte il desiderio e
l'attesa per il ritorno di tempi in cui l'amore era ben presente, sicuramente migliori del presente
schifoso in cui ci si ritrova a vivere.
I versi con cui l'autore scrive sono liberi, il linguaggio è esplicito, come il già citato Bukowsky, ed
è certamente nell'autore americano che Cosentino si riflette, anche se non solo in lui, avendo
l'autore un buon bagaglio culturale vario e vasto. Nella raccolta si possono trovare passaggi rozzi,
lucidi, comici, invitanti, repellenti, moderni e classici. Una necessità comunque è espressa dal
poeta, l'uomo, quella di vivere ogni istante al massimo della sua bellezza, del suo fascino, del suo
orrore persino, materiale nobile che poi diventerà la poesia, e questo è cibo, o bevanda se si
preferisce, e consiglio per chi lo vuole accettare, per il futuro.
-Ciao Domenico, leggendo i tuoi racconti mi viene in mente Bukowski. E' solo una mia
impressione? -Molti altri recensori mi hanno comparato al Buk. Per me è un onore ed è troppo.
Non pretendo di esser lui, io racconto solo la mia quotidianità, le cose che mi capitano. Non cerco
di emulare nessuno, e poi non vorrei fuorviare i lettori di quest’intervista. Le mie cose non sono ai
livelli di Bukowski.
-Quali sono gli autori che preferisci leggere e nello specifico, se ci sono, quali libri? -Non ho un
genere preciso, io voglio leggere la realtà. Un autore che mi ha formato e coinvolto è senza dubbio
Jean Claude Izzo, ti consiglio “Il sole dei morenti”. Poi ho scoperto Gutierrez e la sua quotidianità,
a proposito consiglio la Trilogia Sporca dell’Avana. Ho scoperto da poco uno scrittore italiano,
anche se vive in Cornovaglia, Alberto Calligaris, beh! È proprio quello che cercavo, il suo libricino
di poesie, Poesie d’amore per donne ubriache, è davvero una perla.
-Consideri Pulp il tuo genere letterario? -Diciamo che questa etichetta mi è stata affibbiata da
alcuni amici, che non sapendo come definire i miei scritti han detto “sei pulp”.
-Hai altre definizioni per quello che scrivi? -Io odio le definizioni, ma spesso dico che la mia è
una letteratura da bar, da leggere mentre ci si ubriaca, o da bagno, da sfogliare mentre si caca. Eheh,
ti impegni a renderla stimolante quindi? -Ahah bravo, vedi io non m’impegno, nel senso che scrivo
tutto quello che mi passa per la testa, senza orpelli o costrizioni. Via libera alle volgarità e alle cose
politicamente scorrette.
-Hai mai conosciuto altri scrittori con cui condividi gusti e stili? -Solo nel mondo virtuale. Ho
trovato vari amici che scrivono e che la pensano come me. Poi ho conosciuto una persona che mi ha
dato fiducia, mi ha fatto tenere un reading nella sua libreria, Libri e Dintorni, a Campobasso,
diciamo che lui mi ha dato un po’ di forza e voglia per continuare. Grazie Michele.
-Cosa ne pensi dell'arte letteraria? -Io d’arte non so un cazzo. Posso dirti quello che secondo me
è la letteratura. Le parole sono un viaggio, evadi, voli. Scappi. Un buon libro deve darti tutte queste
emozioni.
- Raccontando altre realtà o ti piacciono anche le storie fantastiche? -Hai centrato, a me
piacciono solo le storie reali, vita vissuta e quindi vera. Non amo le cose irreali.
-Cosa ne pensi degli insegnamenti che può dare un racconto? -Un racconto non deve per forza
insegnare. Un racconto deve per prima cosa coinvolgermi. Può anche essere uno scritto di tre righe,
vedi Carter. Deve lasciarti un senso di angoscia e soddisfazione. Deve rapirti. Poi ogni lettore trae
qualcosa da quello che legge.
-In che rapporto stanno la tua esperienza vissuta e le tue opere? -Nelle mie “opere” c’è la mia
vita e poca fantasia. L’80% di quello che scrivo deriva da momenti realmente vissuti, il resto è solo
contorno.
-Vuoi dire che quello che racconti in Un Pomeriggio ti è accaduto veramente? -Non a me, ma
ad un mio amico fraterno il quale, dopo l’accaduto, mi ha chiamato e mi ha raccontato tutto. Tranne
ovviamente la bottigliata, quella l’ho inserita per rendere il tutto più sugoso.
-Il tuo linguaggio letterario in che rapporto sta con il tuo linguaggio parlato? -Io lascio le cose
molto semplici, nulla di costruito, niente arcaismi. Linguaggio moderno e a volte vernacolare che
spesso puoi ritrovare soprattutto nei dialoghi.
-Scrivi con l'intenzione di essere capito da tutti o da qualcuno in particolare? -Io scrivo per
liberarmi, per allontanare certe cose dolorose e tristi dalla mia mente. Quindi quando scrivo non
penso assolutamente di esser letto o capito. Diciamo che i miei lettori più accaniti sono i ragazzi dai
18 ai 25 anni.
-Parlando della pubblicazione invece, cosa hai dovuto fare per arrivare al volume così com'è?
-Allora io ho un contratto con una piccola casa editrice, solo che i tempi si sono allungati molto.
Quindi ho deciso di autoprodurre delle cose che ho scritto molti anni fa e vedere cosa succedeva. Ti
dico solo che in quattro mesi con distribuzione pari allo zero, ho venduto circa 70 copie dei miei
libricini.
-Ti sei rivolto a una tipografia o hai fatto tutto da solo? -Le copertine e l’impaginazione sono a
cura di Chiara Tetrarca che è grafico. Per la stampa e la rilegatura ho fatto tutto da solo. Quindi i
costi si sono mantenuti bassi.
-Cosa
hai
fatto
per
pubblicizzarlo?
-Ho
usato
internet,
il
mio
blog
(http://www.cosentinonico.splinder.com/) è un’ottima vetrina, anche se le maggiori vendite si hanno
quando faccio qualche reading in giro per l’Italia. Ho trovato poi tanta disponibilità in alcuni miei
amici che hanno deciso di esporre i libricini e di fare da punto vendita. Sono dei ragazzi di Caserta e
li ringrazio ancora per la loro pazienza e tenacia.
-E' stato dispendioso economicamente? -Essendo autoprodotto i costi sono bassi, perciò costa
anche poco, non voglio guadagnarci, ma pagarmi giusto le spese e diffondere i miei scritti. Poi
voglio ricordare che per ogni libricino venduto, un euro sarà devoluto ad un’associazione Onlus
(http://www.stazionemilano.splinder.com/) e trasformato in beni di consumo per quei “ragazzi” che
non possono permettersi neanche un rotolo di carta igienica.
-Sei contento di essere riuscito a pubblicare questi opuscoli? -Si, sono contento, mi sono dato da
fare. Dopo tanti anni che mi sentivo spento e morto mi sono deciso ad uscire fuori dal mio guscio.
Ho venduto parecchie copie, alcune persone credono in me, sto facendo vari reading in giro per
l'Italia. Tutto questo mi dà il coraggio a continuare la mia sozza opera.
-Lo rifaresti? -Per ora mi fermo e pubblicizzo questi due lavori. Poesie e racconti per far un quadro
generale di ciò che scrivo. Volevo ringraziarti Patrizio per lo spazio che mi dai. Sono felice per
questa tua iniziativa.
-E' stato un piacere anche per me!