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RECENSIONE
SCHEDA
Perfidia
di Bonifacio Angius
drammatico, Italia (2014)
di Carlo Cerofolini
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Pensiamo che una delle cose più importanti e difficoltose per un'opera cinematografica sia quella di riuscire a
cogliere le caratteristiche più significative del proprio tempo, il famoso Zeitgest, per dirla in termini consoni a un
festival come quello di Locarno, naturalmente predisposto a utilizzare idiomi appartenenti alla lingua tedesca.
CAST & CREDITS
cast:
Stefano Deffenu, Mario Olivieri, Noemi Medas
regia:
Bonifacio Angius
durata:
100'
produzione:
Movie Factory
sceneggiatura:
Una peculiarità che appartiene a "Perfidia" di Bonifacio Angius, presentato quest'oggi nel concorso ufficiale. E questo
non tanto per il processo di identificazione che la storia di un rapporto tardivo tra un padre e un figlio può innescare
nella psicologia dello spettatore, catapultato per forza di cose all'interno di un'esperienza che gli appartiene in prima
persona. Ma piuttosto per il fatto che il film di Angius, si svoltge all'interno di un orizzonte, umano e sociale, segnato
da sentimenti che, in tempi di crisi conclamata, sono diventati parte integrante del nostro quotidiano. Ma c'è di più,
perché la vicenda Peppino (uno straordinario Mario Olivieri), genitore e vedovo che si preoccupa per il futuro della
propria prole, e di Angelo, suo figlio, trentacinquenne disoccupato e vinto da un'apatia che gli impedisce di scrollarsi
di dosso il peso della propria insicurezze, è anche il punto di raccolta di un idea di cinema, morale e psicologico, che
le figure dei due protagonisti rappresentano in una sospensione continua tra il passato e il presente del nostro
paese. Una dicotomia che è propria del paesaggio (siamo a Sassari) in cui si muovo i personaggi, anonimo come lo
è la modernità che attraversa gli spazii urbani, e antico, nella distanza geografica ed emotiva che il regista ci fa
percepire nei discorsi degli amici di Angelo, popolati in maniera ossessiva dal mito del continente e delle sue infinite
possibilità. Ma che appartiene anche al privato di una cultura patriarcale, dominata da modelli genitoriali oppressivi e
castranti, che di fatto hanno impedito ad Angelo di crescere e di prendersi le proprie responsabilità. In questo senso
sono significativi due piani sequenza che nella loro continuità tematica costituiscono il nucleo centrale del film. Nel
primo, caratterizzato da toni idilliaci e sognanti, la soggettiva di Angelo che osserva i passi della ragazza di cui è
innamorato viene bruscamente interrotta dall'entrata in campo del genitore che, alla guida di un automobile, gli
nasconde l'agognata visuale e lo invita a non perdere tempo insieme ai suoi amici; nel secondo, che arriva quando
oramai il destino è gia segnato, la decisione di Angelo di conoscere la ragazza coincide con il lento scivolamento
della mdp che si lascia dietro la visione onirica di un quadretto famigliare che non esiste più, e si lancia fuori dal
balcone per seguire i particolari di quel primo contatto. Un prima e dopo nel quale l'iniziazione fuori tempo massimo
del protagonista e la conseguente indipendenza dal sostrato famigliare è pagata in maniera tanto imprevista quanto
drammatica.
Bonifacio Angius, Fabio Bonfanti,Maria Accardi
fotografia:
Pau Castejòn Ubeda
scenografie:
Luca Noce
montaggio:
Tommaso Gallone
costumi:
Luisella Pintus
musiche:
Carlo Doneddu
Una progressione che "Perfidia" racconta con stile classico, e con una grammatica che satura le possibilità del
montaggio, con stacchi netti tra una scena e l'altra, quando si tratta di far percepire il senso di profonda alienazione di
Angelo, e la percezione di un mondo che non riesce a comprendere, oppure dolci e sfumati quando da spazio al
mondo ideale che il protagonista si è nel frattempo costruito. Organizzato in modo circolare, con il pre finale che
ritorna alla scena iniziale ambientata sul margine di una veduta marina, e con la sequenza conclusiva che dimostra
l'ineluttabilità di un peccato originale, annunciato in apertura dai pensieri di Angelo (informati a un dogma religioso
personale e ingenuo, e usato come sistema per decodificare il reale) a proposito della sua presunta cattiveria,
"Perfidia" è un'opera seconda (dopo "Sagrascia") coraggiosa e disturbante, bene interpretata, e in cui le ingenuità
sono il certificato di una genuinità che ci auguriamo di rivedere presto all'opera.
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