La bellezza disarmata
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La bellezza disarmata
Il 7 aprile in Cattedrale la presentazione del libro “La bellezza disarmata” con l'autore, il responsabile di CL È in programma la sera di giovedì 7 aprile, alle 21, in Cattedrale, la presentazione del libro “La bellezza disarmata” di don Julian Carron, responsabile del Movimento di Comunione e Liberazione. Il volume, edito da Rizzoli, parla della crisi della cultura occidentale toccando temi di stringente attualità, dall’immigrazione alla famiglia, dal terrorismo alla politica. La presentazione alla presenza dell’autore e di Fausto Bertinotti, già presidente della Camera dei Deputati e presidente della Fondazione “Cercare ancora”. Prevista anche la partecipazione del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. La serata, che si aprirà con un momento musicale, sarà introdotta da Paolo Mirri, responsabile del Movimento CL di Cremona, che lascerà quindi la parola al vescovo Napolioni per un intervento di saluto. La presentazione del libro entrerà quindi nel vivo con la relazione dell’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, presidente della Fondazione “Cercare ancora”, cui seguirà la prolusione di don don Julian Carron, responsabile del Movimento di Comunione e Liberazione e autore del libro “La bellezza disarmata”. Il libro “La bellezza disarmata” “La bellezza disarmata” propone gli elementi essenziali della riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005, anno della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva chiamato dalla Spagna per condividere con lui la responsabilità di guida del movimento. Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall’Autore allo scopo di fornire organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il quale egli ha approfondito il contenuto della proposta cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell’uomo contemporaneo. Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica. Un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle proprie posizioni. Un’occasione di incontro e una circostanza preziosa anche per il cristiano, chiamato a verificare la capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide, chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo nello spazio pubblico. Video di presentazione da parte dell’autore Biografia di don Julián Carrón Julián Carrón nasce nel 1950 a Navaconcejo (Cáceres, Spagna). Giovanissimo entra nel Seminario Conciliar di Madrid, dove svolge gli studi secondari superiori e teologici. Viene ordinato sacerdote nel 1975 e nell’anno successivo ottiene la laurea in Teologia, con specializzazione in Sacra Scrittura, presso l’Università Pontificia Comillas. È docente presso l’Università Complutense di Madrid. Ottiene la nomina a Élève Titulaire presso l’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme, dove lavora sotto la direzione di M.-É. Boismard. Compie un anno di ricerca presso la Catholic University of America (Washington), è docente presso lo Studio Teologico del Seminario Conciliar di Madrid. È responsabile del Seminario Minore, professore di Religione, incaricato della pastorale presso il Collegio Arcivescovile de la Immaculada di San Dámaso (Madrid), di cui diviene direttore dal 1987 al 1994. Consegue il dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica del Norte de España, a Burgos, nel 1984. È docente presso l’Istituto di Teologia, Scienze religiose e catechetiche San Dámaso e professore ordinario di Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia San Dámaso di Madrid, dove è docente di “Introduzione alla Sacra Scrittura”, “Corpo paolino e Atti degli Apostoli”, “Origini del cristianesimo”. È inoltre membro del comitato direttivo della collana “Studia Semitica Novi Testamenti”. È direttore dell’Istituto di Filologia Classica e Orientale San Justino di Madrid. Nel corso degli anni Novanta, tiene numerose conferenze sulla storicità dei Vangeli a Madrid, Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze, Rimini, e lezioni presso la New York University, il John Paul II Institute della Catholic University di Washington, la University of San Francisco, sul tema: «Alla ricerca della certezza del valore storico dei Vangeli». Oltre a numerosi articoli in diverse riviste, pubblica El Mesías manifestado. Tradición literaria y trasfondo judío de Hch 3, 19-26 (Studia Semitica Novi Testamenti 2, Madrid 1993). È stato direttore dell’edizione spagnola della rivista cattolica internazionale Communio, della rivista Estudios Bíblicos, nonché della Biblioteca della Facoltà di Teologia San Dámaso di Madrid e dell’Istituto di Scienze religiose legato alla stessa Facoltà. Dal settembre 2004 si trasferisce a Milano, chiamato da don Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, a condividere con lui la responsabilità di guida dell’intero movimento. Dall’anno accademico 2004-2005 è docente di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il 19 marzo 2005 la Diaconia Centrale della Fraternità di CL lo nomina Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, quale successore di don Giussani, scomparso il 22 febbraio 2005. Il 13 maggio 2005 il Pontificio Consiglio per i Laici lo nomina Assistente Ecclesiastico dell’Associazione Memores Domini. Il 26 agosto 2005 viene ricevuto per la prima volta in udienza privata a Castel Gandolfo da Benedetto XVI in qualità di Presidente della Fraternità di CL. Nell’ottobre 2005 partecipa al Sinodo su «L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa» come padre sinodale di nomina pontificia. L’8 marzo 2008, essendo giunto a termine il mandato, la Diaconia Centrale della Fraternità di CL riconferma la sua nomina a Presidente della Fraternità per i successivi sei anni. Nell’aprile 2008 è nominato da Benedetto XVI Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici. Nell’ottobre 2008 partecipa al Sinodo su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» come padre sinodale di nomina pontificia. Dal 2005 al 2009 dirige la Collana «I libri dello spirito cristiano» presso la Casa Editrice Rizzoli e, dal 2005 al 2010, la Collana discografica «Spirto gentil», entrambe fondate da don Giussani. Nel novembre 2010 interviene a Mosca alla conferenza teologica della Chiesa Ortodossa Russa sul tema: «La vita in Cristo, l’etica cristiana, la tradizione ascetica della Chiesa e le sfide contemporanee», e, sempre nel novembre 2010, al XII Congresso Cattolici e Vita Pubblica organizzato dalla Fondazione Universitaria “San Pablo Ceu” di Madrid sul tema: «Radicati in Cristo: fermi nella fede e nella missione». Il 19 maggio 2011 Benedetto XVI lo nomina Consultore del nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il 12 maggio 2012 l’Università Cattolica d’America di Washington gli conferisce il dottorato in Teologia honoris causa con questa motivazione: «Per il suo insigne servizio nel campo della teologia, specialmente della Sacra Scrittura, e per la sua guida di un movimento ecclesiale internazionale riconosciuto dal Papa». Il 22 febbraio 2012 inoltra all’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, la richiesta di apertura della causa di beatificazione e di canonizzazione di don Giussani. Il 29 marzo 2014, allo scadere del mandato, la Diaconia rielegge don Carrón Presidente della Fraternità di CL per i prossimi sei anni. Don Carrón è professore di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel settembre 2015, ha scritto il libro La bellezza disarmata, edito da Rizzoli. L'incontro a tu per tu di un gruppo di giovani cremonesi con Papa Francesco: «Sperate nonostante tutto» Lunedì scorso, a poche ore dall’inizio del pellegrinaggio diocesano degli adolescenti a Roma, il vescovo Antonio, accompagnato da una delegazione della Federazione oratori, ha salutato brevemente papa Francesco in un salottino di Casa Santa Marta, la struttura di accoglienza proprio dietro la basilica di San Pietro, dove dimora il Santo Padre. L’incontro è avvenuto subito dopo la recita del Regina Coeli ed è durato una decina di minuti: “Il Papa ci ha fatto un grande regalo – racconta ancora emozionato mons. Napolioni – dedicandoci qualche minuto del suo tempo prezioso. Gli abbiamo portato il famoso torrone che scherzosamente ci aveva chiesto durante il pellegrinaggio giubilare delle scorse settimane insieme ad altri prodotti tipici del nostro territorio cremonese. Ma soprattutto gli abbiamo portato alcuni ragazzi in rappresentanza degli altri 130 che proprio in quel momento stavano arrivando a Roma per vivere il loro Giubileo ed essere confermati nella fede. Il Papa, con il suo stile sempre accogliente, ha salutato i ragazzi uno per uno e si è informato sul programma del pellegrinaggio». Con mons. Napolioni erano presenti don Paolo Arienti presidente della Fedarazione Oratori e i collaboratori della F.O.Cr. Martina Allevi (Misano Gera d’Adda), Beatrice Nicoletti (Torre de’ Picenardi), Federico Parizzi (Vescovato), Marco Cavagnoli (Cremona Sant’Imerio), Pietro Digiuni (Cremona Sant’Imerio) e Simone Stella (Agnadello). Presenti anche due giovanissimi: Melissa Marchi di Torre de’ Picenardi e Paolo Ghiggi di Castelverde. Completavano la delegazione Stefano Priori e Sonia Ballestrero operatori dei media diocesani. «A Francesco – prosegue mons. Napolioni – abbiamo chiesto quale messaggio trasmettere a tutto il gruppo. Il Papa senza esitare ha esclamato: “Invitateli a sperare sempre nonostante tutto quello che accade nel mondo. Se anche i giovani smettono di sperare è un guaio”. Il Papa ci è parso un poco stanco e sicuramente provato dalle notizie che erano giunte dal Pakistan: l’attentato dei talebani contro un gruppo di cristiani che stava festeggiando la Pasqua. Gli abbiamo augurato di riposare un poco». A tu per tu con il vescovo il Pontefice ha rinnovato il suo augurio per la sua nuova missione pastorale in terra cremonese complimentandosi ancora per la scelta di essere stato ordinato vescovo dal predecessore, mons. Lafranconi: un gesto che mostra chiaramente il senso della successione apostolica. «Sono molto contento di questa possibilità che ci ha offerto il Papa – conclude mons. Napolioni -. I nostri ragazzi, emozionatissimi, hanno potuto avvicinarlo e anche se per poco tempo ascoltare la sua parola. Idealmente lo abbiamo abbracciato a nome di tutti i giovani cremonesi e gli abbiamo promesso di essere in tanti a Cracovia per la Giornata mondiale della Gioventù». All’incontro, terminato con la benedizione del Pontefice, era presente anche mons. Cesare Burgazzi, sacerdote cremonese in servizio presso la Segreteria di Stato. Video di servizio senza audio su gentile concessione del CTV Reportage del pellegrinaggio: prima giornata seconda giornata terza giornata Il Vescovo ai cremonesi alla processione della Sacra Spina: «Sono commosso e fiero di servire questo popolo» «Sono commosso e fiero di servire questo popolo che stasera ha vissuto così il Venerdì Santo. Un segno di unità tra le comunità parrocchiali, per le quali ringrazio i parroci e le famiglie. Un segno di fede e di devozione, vissuto con grande dignità e consapevolezza. Grazie! Grazie perché mi educate, mi trasmettete la fede che avete ricevuto». Sono state queste le prime parole che il vescovo Napolioni ha rivolto ai tanti cremonesi che gremivano la Cattedrale al termine della tradizionale processione serale del Venerdì Santo per le vie cittadine. La processione si era svolta poco dopo le 21, una volta che i ministranti e i sacerdoti avevano raggiunto il presbiterio. Dietro la croce in tanti si sono messi in cammino. Un folto e variegato insieme di persone delle diverse parrocchie cittadine. Basti pensare che mentre la testa del gruppo iniziava il passaggio nei pressi dei Giardini Pubblici, dopo aver percorso largo Boccaccino, via Mercatello e corso Mazzini, l’ultima parte della processione ancora doveva lasciare piazza del Comune. Dopo i fedeli laici, lo spazio riservato alle religiose, cui seguivano i ministranti e i sacerdoti della città con i parroci nei loro piviali. Tra loro anche il vicario zonale, don Gianpaolo Maccagni. Quindi i canonici del Capitolo, seguiti dal vescovo emerito mons. Dante Lafranconi. Subito dietro due turiboli fumiganti aprivano la strada al baldacchino sotto il quale vi era il vescovo Antonio Napolioni, che reggeva la preziosa reliquia: secondo la tradizione un frammento della corona di spine usata da Cristo, donata, subito dopo l’elezione al Soglio di Pietro, da Gregorio XIV alla città di Cremona, della quale era stato vescovo. Dietro il baldacchino il gonfalone del Comune di Cremona e la rappresentanza dell’Amministrazione comunale, formata dal sindaco Gianluca Galimberti con la moglie, l’assessore Barbara Manfredini, il consigliere Luca Burgazzi e il comandante della Polizia Locale Pierluigi Sforza. Seguivano alcuni altri fedeli e tra loro anche alcuni anziani in carrozzina, ospiti della casa di riposo di via Massarotti che hanno potuto prendere parte a questo momento tradizionale per la città di Cremona grazie alla disponibilità di alcuni volontari. Il lungo corteo dopo essere passato per corso Cavour, via Verdi e piazza Stradivari ha imboccato via Baldesio per raggiungere nuovamente piazza del Comune e fare ingresso in Cattedrale. Circa un quarto d’ora è stato necessario per consentire l’ingresso a quanti erano in processione. In una Cattedrale gremita, con tutti i posti a sedere occupati, nella navata centrale così come nel transetto settentrionale e le navate laterali affollate di gente, ha preso la parola il Vescovo che ha focalizzato l’attenzione principalmente su due aspetti. Anzitutto il riferimento ai fatti tragici che hanno segnato questo inizio di Settimana Santa, proprio come avvenne nel 2009, quando il Lunedì Santo ci fu il terremoto a L’Aquila. Proprio con riferimento a quell’evento il Vescovo ha proposto una preghiera che, proposta quel giorno nella Liturgia delle Ore, lo aiutò a vivere quel momento difficile: “Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio”. E qui il riferimento alla debolezza umana. «Dio l’ha condivisa – ha detto il Vescovo –. Non l’ha solamente tollerata: l’ha trasformata. Per cui gli possiamo dire: fa’ che la nostra umanità riprenda vita. Quante volte abbiamo ripreso vita! E quante volte ancora la possiamo riprendere! Non si compra in un negozio e neppure in chiesa, ma fiorisce in noi perché Lui c’è, perché la sua morte, quella sua spina, quel suo dolore, non è un dolore qualsiasi, non è una morte qualsiasi. È la misericordia di Dio che splende. È la verità di Dio che è crocifissa. È l’amore di Dio che è eterno». E poi ha proseguito: «C’è un modo concreto anche per assaporare e partecipare questa vita più forte della morte: accoglierci! Mettere da parte i pregiudizi, guardarci con benevolenza, tendere la mano». Quindi, facendo riferimento alla parabola del padre misericordioso, ha affermato: «Quante energie di vita sono nascoste anche dentro i nostri momenti di dolore! Perché è la passione del Figlio di Dio che manda avanti le nostre anime, le attira, le rende forti, le rende attente a quelle degli altri, ci impasta gli uni con gli altri. L’Eucaristia ci nutre: fa di noi il suo corpo. Noi completiamo la sua passione che dà vita al mondo». In secondo luogo mons. Napolioni si è soffermato sulla data del 25 marzo, che al di fuori della Settimana Santa sarebbe la festa dell’Annunciazione. «Eccola lassù – ha detto il Vescovo, indicando l’affresco nel catino absidale – più in alto possibile l’hanno voluta i nostri padri e gli artisti che lavoravano per esprimere la fede dei nostri padri. Qualcosa sta nascendo. Nella morte di Cristo il terreno è fecondo: il grembo di Dio e della Chiesa è gravido di vita nuova. Noi qui diciamo un grande sì alla vita. È vita anche la morte, anche al di là della morte la vita trionfa». «Pregustiamo allora – ha detto ancora – non solo la celebrazione della Pasqua, domani notte, il giorno di domenica, ma in tutte le situazioni in cui ci troveremo a lottare tra la vita e la morte, saremo provati e spremuti. Il Signore concepisce sempre una novità per noi: il Figlio! Crescerà suo Figlio dentro le nostre macerie, dentro i nostri apparenti fallimenti. Abbandoniamoci a Lui! Farà della nostra terra e dei nostri giorni, giorni santi, una terra santa, un luogo santo. Non perché siamo bravi, ma perché siamo continuamente purificati e rigenerati da Lui che è sempre nuovo, è sempre giovane, è sempre all’inizio della vita». «È l’augurio più grande che vi faccio – ha concluso –: vivere insieme queste ore, questi giorni e tutto quello che il Signore ci darà da vivere stupendoci sempre di più di quanto Egli è fedele ai suoi figli: non li abbandona. Non solo li consola, ma li rigenera nel profondo. La celebrazione si è conclusa con la raccolta di offerte per le necessità della Chiesa in Terra Santa e la benedizione episcopale con la reliquia della Sacra Spina. Photogallery Mons. Napolioni nell'azione liturgica del Venerdì Santo: «Gesù ha il posto d’onore?» Nel pomeriggio di venerdì 25 marzo in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’azione liturgica della passione e morte del Signore. Una celebrazione semplice e austera, iniziata e conclusa nel silenzio. Molti i fedeli che hanno preso parte alla liturgia, caratterizzata da tre momenti: la liturgia della Parola con il Passio secondo Giovanni, l’adorazione della croce e i riti di comunione. Alla celebrazione era presente anche il vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi, il vicario generale, mons. Marchesi, il delegato episcopali per la Pastorale, don Irvano Maglia, i canonici del Capitolo, con il presidente mons. Giuseppe Perotti e il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini, i superiori del Seminario e alcuni altri sacerdoti. Le offerte raccolte sono state destinate ai bisogni della Chiesa in Terra Santa. La mensa eucaristica senza tovaglia, l’altare maggiore disadorno di croce e candelieri, il Vescovo senza bastone pastorale. In questa ambientazione la processione d’ingresso ha raggiunto il presbiterio in silenzio, con i sacerdoti che si sono prostrati dinanzi all’altare nudo. Dopo le letture il racconto della passione, proclamato dal diacono don Francesco Gandioli insieme ai seminaristi Nicoli Premoli e Arrigo Duranti. «Noi conosciamo bene il racconto della Passione del Signore – ha detto il Vescovo nell’omelia – ma dove lo mettiamo nella nostra vita? Lo mettiamo tra i riti del Venerdì santo? Tra le cose da fare per essere buoni cristiani in questo momento dell’anno? O lo mettiamo nel tesoro più intimo della nostra persona, della nostra famiglia, tra i ricordi più cari, insieme ai morti, ai santi e ai cari delle nostre famiglie? Gesù ha il posto d’onore? Noi dobbiamo decidere che cosa fare di questo racconto, dove metterlo, quanto dipendere da esso per vivere». Spunto per la riflessione sono stati quindi alcuni passaggio della prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, con una forte provocazione: «Anche noi qualche volta vorremmo togliere di mezzo il Crocifisso. Non tanto dalle scuole, o dagli ospedali, ma dal nostro modo di pensare e di fare. Quando la chiamata a essere misericordiosi è troppo. Quando siamo stanchi di perdonare. Quando vorremmo giustizia. Quando non siamo pronti a porgere l’altra guancia». Infine uno sguardo a Maria a cui Cristo affida Giovanni come figlio, segno dell’umanità affidata alla Chiesa. «È un abisso – ha spiegato mons. Napolioni – questo mistero di comunione tra il padre e il figlio. L’unica strada che possiamo percorrere per avvicinarsi a questo mistero è la mamma». «E allora – ha proseguito – ci mettiamo anche noi, con i nostri dubbi e con il nostro smarrimento, con il silenzio necessario di queste ore del Venerdì Santo, nell’abbraccio di Maria. Perché Gesù ci dice: ecco tua madre, non avere paura, è la Chiesa. E dice a lei, presentandogli ciascuno di noi, soprattutto chi più soffre, chi è più solo e più disperato: ecco tuo figlio. Ma lo dice alla Chiesa, non solo alla Madonna!». Quindi ha concluso: «Aiutaci, Signore, a essere talmente accanto a te, in braccio Maria, da diventare anche noi un volto materno per chi soffre, per chi non ce la fa, per chi muore nella disperazione». È seguita la preghiera universale durante la quale si è pregato non solo per la Chiesa, ma anche per i cristiani di altre confessioni, per i non credenti in Dio e per la pace e la concordia del mondo. Poi l’ingresso della croce, per il secondo grande momento dell’azione liturgica: l’adorazione del patibolo su cui fu conficcato il Cristo. Per tre volte il vescovo Antonio ha osteso il sacro legno e l’assemblea si è inginocchiata in segno di venerazione. Quindi il gesto di affetto più comune e più semplice: il bacio del Crocifisso. Prima il vescovo Napolioni, quindi mons. Lafranconi e gli altri sacerdoti; infine l’assemblea. Quando il diacono, rivestito della continenza rossa, dall’altare della Santissimo ha portato l’Eucaristia al centro della Cattedrale (il venerdì santo è giorno in cui non si celebra la Messa). Preparata la mensa e pregato il Padre Nostro si sono svolti quindi i riti di Comunione. Infine una orazione, senza benedizione da parte del Vescovo, ha concluso la celebrazione. Che si è sciolta nel silenzio così come era iniziata. Photogallery Venerdì Santo la Colletta pro Terra Santa: un «dovere antico che ci procura la gioia di aiutare i nostri fratelli» Durante quest’anno della misericordia, risuona ancora più forte l’invito a partecipare alla Colletta del Venerdì Santo, l’iniziativa che permetta alla Chiesa universale di raccogliersi intorno alla Terra Santa, sia spiritualmente, sia con un aiuto concreto. Significativo il contesto del Venerdì in cui si ricorda la passione e la morte del Signore, durante la quale il male e la sofferenza sembrano trionfare anche sul Figlio di Dio; lo sguardo cristiano spinge però ad allargare l’orizzonte alla speranza, nell’attesa che da quel sepolcro rinasca la vita. È in questa prospettiva che i fedeli di tutte le chiese locali sono invitati a rivolgere l’attenzione proprio verso luogo dal quale è scaturita questa salvezza, terra sempre più martoriata da conflitti e divisioni. In tutto il Medio Oriente ogni giorno sfollati, rifugiati, anziani, ammalati vivono in contesti di bisogno costante e molte famiglie sono messe a dura prova a causa delle persecuzioni. Nonostante questo «la Terra Santa è luogo di dialogo – afferma il card. Leonardo Sandri, prefetto delle Congregazione delle Chiese Orientali – abitata da uomini che non smettono di sognare e di costruire ponti, nelle quale vivono comunità cristiane dove si proclama il vangelo della pace». Attorno a queste comunità e alla loro condizione di emarginazione e di sofferenza si raccolgono, dunque, tutte le comunità cristiane, invitate anche da Papa Francesco a non restare indifferenti e, innanzitutto, a pregare per quanti in quelle zone sono vittime di violenza, solitudine e angoscia. «Questa terra chiama in causa la nostra carità da sempre, e oggi con accresciuta urgenza – continua il card. Sandri nella lettera ai vescovi all’inizio di questa Quaresima -. Perché ogni persona che là vive e opera, ha bisogno delle nostre preghiere e del nostro aiuto concreto, per essere sostenuta nell’impegno di lenire le ferite continuando con fiducia l’impegno di realizzare la giustizia e operare per la pace». Le offerte raccolte durante i riti santi saranno dunque destinate ad interventi, sostegni ed emergenze che riguardano non solo Israele, ma anche i Territori Palestinesi, il Libano, la Siria e molti altri paesi limitrofi, dove sono in aumento i cristiani che vivono in condizioni di estrema necessità. Tra gli obiettivi è particolarmente importante quello di intensificare e favorire la presenza cristiana in Medio Oriente, ma importante risulta anche e la conservazione dei luoghi di culto. Il ricavato della Colletta verrà come sempre affidato alla Custodia Francescana, incaricata storicamente non solo al mantenimento dei Luoghi Santi ma anche alla cura delle strutture pastorali, educative, assistenziali e sanitarie. Tra le opere ultimate con gli aiuti della Colletta dello scorso anno molte sono scuole, laboratori artigianali, centri giovanili, di formazione e luoghi di assistenza medicosanitaria per la popolazione locale. Tra gli edifici realizzati, anche complessi abitativi per ospitare bisognosi e giovani coppie, che hanno così la possibilità di formare una famiglia nella loro terra d’origine. Alcune opere, poi, sono rivolte agli edifici e ai luoghi di culto frequentati dai pellegrini, come ad esempio la realizzazione di scavi archeologici, di impianti di illuminazione e varie opere di ristrutturazione che si rendono necessarie visto il costante afflusso di visitatori. Non meno importanti i fondi destinati alle situazioni di emergenza e al sostegno delle piccole comunità locali dei territori vicini a Israele, che necessitano la realizzazione e la ricostruzione di opere e strutture. L’iniziativa della Colletta diviene allora per i cristiani gesto concreto che permette di farsi più prossimi ai fratelli martoriati dalle ancora numerose croci del nostro tempo. Un’occasione che permette di accostarci ancora di più al mistero della Passione e della morte di Cristo, che si riflette ancora oggi in quanti, innocenti e indifesi, soffrono e perdono la vita. Come afferma il card. Sandri, «la Colletta per la Terra Santa richiama un dovere “antico”, che la storia di questi ultimi anni ha reso ancora più urgente, ma ci procura la gioia di aiutare i nostri fratelli». Mons. Napolioni nella Messa in Coena Domini: «La medicina di Gesù per le nostre violenze e divisioni è invitarci tutti a cena» Ha voluto puntare l’attenzione sui giovani e sugli oratori aprendo il Triduo Pasquale. Per questo il vescovo Antonio ha scelto una rappresentanza di giovani animatori per lavare loro i piedi. Non solo: per baciarli. Perché – ha detto citando il profeta Isaia – «come sono belli i piedi di chi porta il lieto annuncio: della pace, della giustizia, dell’amore fedele di Dio». Poi, riprendendo le parole di Gesù nel Vangelo, l’invito: «Lavatevi i piedi gli uni gli altri tornando a casa», ai bambini che si incontrano in oratorio o agli anziani e agli ammalati. Nella Messa in cui si commemora l’Ultima Cena il vescovo Napolioni ha voluto idealmente invitare tutti a cena: un momento atteso e di festa. Ma quante cene sono invece rovinate dalle notizie di disgrazie, violenze e paure che, in modo ancor più forte in questi giorni, propongono i telegiornali. «Sarebbe troppo comodo spegnere e continuare a far finta di niente – ha affermato il Vescovo –. La cena del Signore non è la cena di chi fa finta che tutto vada bene, ma è la cena che rappresenta davvero la condizione della nostra vita». Con un riferimento alla propria fanciullezza e ai richiami dei genitori che magari dopo qualche marachella mandano a letto senza cena, il Vescovo ha indirizzato lo sguardo all’idea di punire per correggere anche a fronte di chi semina odio. Una logica che, però, non è quella di un Dio che si ferma a tavola anche con il peccatore. «Un Dio amante della vita, venuto a dare la sua vita perché noi l’avessimo in abbondanza – ha proseguito – ci impegna e ci attira ad amare e servire ancora di più la vita, a invitaci a cena gli uni gli altri». L’attenzione si è poi indirizzata al termine “l’ultima cena”. Con una precisazione: «Quella cena è talmente “ultima” che contiene tutto il nostro tempo fino al ritorno del Signore. È la cena definitiva, è la cena per eccellenza, è la cena che sfocerà nel banchetto celeste. E infatti Gesù oggi fa cena con noi! Ancora, in ogni Eucarestia, in ogni incontro umano, ci dice: “Aprimi la porta, io vengo da te”. Quella cena non si è più conclusa». Poi lo sguardo si è focalizzato tutto sui 13 giovani a cui il Vescovo ha lavato i piedi: Sara Alvergna, Silvia Calvi, Alberto e Camilla Cigoli, Elena e Marco Dasti, Barbara e Lorenzo Guarneri delle parrocchie di S. Agata e S. Ilario e Luca Bona, Anna Bonali, Michele Mazzoni, Simone Rebessi e Marco Verdelli di S. Sebastiano. In particolare il Vescovo si è soffermato sul fatto che di lì a poco avrebbe baciato loro i piedi, citando il profeta Isaia: «come sono belli i piedi di chi porta il lieto annuncio, della pace, della giustizia, dell’amore fedele di Dio». Perché «voi – ha detto mons. Napolioni – e i vostri amici in tutte le nostre parrocchie e negli oratori lo fate con i ragazzi e con i bambini. Non richiedete la carta d’identità! Non chiedete se vanno a messa tutte le domeniche, se no non aprite l’oratorio. Li prendete come sono! E immagino vengano anche bambini e ragazzi di tante nazionalità, di tante culture. Quelli di cui a volte noi diffidiamo, quelli ai quali abbiamo paura ad aprire le porte di casa e delle nostre città. Ma in quell’ultima cena Gesù ha preparato un posto per tutti! La sua medicina per le nostre violenze e divisioni è invitarci a cena tutti, nutrirci tutti, darci pace e vita a tutti. E voi lo state facendo! Come per gioco: ma è un gioco che costruisce un futuro di pace. E allora vi benedico. E vi chiedo di non mollare. E chiedo alla comunità di esservi vicino, perché gli oratori sono delicati e non sono proprietà del curato, del vicario o di un gruppetto di ragazzi: sono la porta aperta sul futuro della nostra civiltà, perché sia accogliente e solidale, coraggiosa nel testimoniare e convinta di custodire la forza necessaria per vincere il male». «Lavatevi i piedi gli uni gli altri tornando a casa – ha quindi concluso il Vescovo –. Baciate anche voi i piedi dei ragazzi che giocano nel campetto o che danzano nella palestra. Così come chi torna a casa dagli anziani e dagli ammalati riconosca in quelle membra sofferenti del corpo di Cristo il sacramento della presenza del Figlio di Dio tra noi. Veramente non siamo soli! Nulla ci può separare dall’amore di Cristo. Possiamo talmente nutrirci di noi da essere ancora il segno visibile dall’amore di Dio per questo mondo». Cuore della celebrazione è stata quindi la liturgia eucaristica. Accanto a mons. Napolioni il vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi, e il vicario generale, mons. Mario Marchesi. E poi i canonici del Capitolo, il delegato episcopale per la Pastorale, i superiori del Seminario e don Michele Martinelli, vicario di S. Sebastiano e referente cittadino per la Pastorale giovanile. Dopo le comunioni un altro gesto caratteristico di questa celebrazione: la processione verso la Cappella del Santissimo per la reposizione dell’Eucaristia. Dopo un momento di adorazione l’assemblea si è quindi sciolta nel silenzio. Photogallery La prima settimana santa del vescovo Napolioni in Cattedrale Con la celebrazione della Domenica delle Palme il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha aperto i suggestivi e impegnativi riti della Settimana Santa in Cattedrale. Le liturgie, che saranno trasmesse tutte in diretta streaming sul portale diocesano, saranno nel segno della tradizione, pur con qualche significativa novità. Giovedì 24 marzo S. Messa del Crisma – L’Eucaristia, concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi, che rinnoveranno le promesse sacerdotali, inizierà alle 9.30 con la processione dal Palazzo Vescovile. Nell’omelia mons. Napolioni ricorderà gli anniversari di ordinazione. Quest’anno festeggia il 70° mons. Francesco Lucchi, mentre celebrano il 50° don Mario Dellacorna, don Luigi Parmigiani, don Giuseppe Salomoni e don Giovanni Sanfelici. Ricorda il 25° don Davide Ferretti e due sacerdoti che, pur non essendo incardinati a Cremona, svolgono il loro ministero pastorale nel territorio diocesano: don Anton Jicmon (cappellano della comunità cattolica romena) e il camilliano padre Giuseppe Ripamonti (collaboratore nell’unità pastorale di Casalmorano). Non mancherà una preghiera di suffragio per i sacerdoti scomparsi durante i dodici mesi precedenti: don Giancarlo Gremizzi, don Massimo Morselli, don Alessandro Fagnani, mons. Alberto Pianazza e mons. Carlo Abbiati. Durante l’omelia saranno benedetti gli oli santi che, al termine della Messa, il Vescovo consegnerà ai Vicari zonali perché siano distribuiti in tutte le parrocchie. Accanto a mons. Napolioni, prenderanno posto sul presbiterio il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, il vicario generale mons. Mario Marchesi, i delegati episcopali, i canonici del Capitolo, i vicari delle undici zone pastorali, i sacerdoti che festeggiano un particolare anniversario di ordinazione. Il servizio liturgico, così come per tutte le liturgie della Settimana Santa, sarà garantito dagli studenti di Teologia del Seminario Vescovile di Cremona, sotto la direzione del segretario e cerimoniere episcopale don Flavio Meani. I canti dell’assemblea saranno diretti da don Graziano Ghisolfi e accompagnati all’organo dal maestro Fausto Caporali. Saranno presenti alcuni cantori del Coro della Cattedrale. La celebrazione sarà trasmessa in diretta streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it in sinergia con il centro di produzione radiotelevisiva diocesano TRC. Alle 12.15, in Seminario, mons. Napolioni pranzerà con tutti i sacerdoti della diocesi. S. Messa in Coena Domini – Alle ore 18 in Cattedrale il vescovo Napolioni celebrerà la Messa “in Coena Domini” con il suggestivo rito della lavanda dei piedi, non più ai bambini della parrocchia della Cattedrale, ma a un gruppo di giovani che negli oratori della diocesi svolgono il delicato compito di educatori. La liturgia, concelebrata dal Capitolo della Cattedrale, sarà animata con il canto dal Coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi; all’organo il maestro Fausto Caporali. La celebrazione sarà trasmessa in diretta radiofonica su RCN e via streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it in sinergia con il centro di produzione radiotelevisiva diocesano TRC. Venerdì 25 marzo Liturgia delle Ore – La giornata si aprirà in Cattedrale alle 8.45 con la preghiera della Liturgia delle Ore presieduta dal Vescovo insieme al Capitolo della Cattedrale. Azione liturgica della Passione e Morte del Signore – Alle ore 18 in Cattedrale mons. Napolioni presiederà l’azione liturgica della Passione e Morte del Signore caratteritizzata dalla lettura dialogata della passione secondo l’evangelista Giovanni e dall’adorazione della Croce. La celebrazione sarà trasmessa in diretta radiofonica su RCN e via streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it in sinergia con il centro di produzione radiotelevisiva diocesano TRC. Processione della Sacra Spina – Alle ore 21 si terrà la processione cittadina con la reliquia della Sacra Spina. La processione, alla presenza delle massime autorità del territorio, si snoderà da piazza del Comune in largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, piazza Roma (lato sud), corso Cavour, via Verdi, piazza Stradivari, via Baldesio e di nuovo piazza del Comune. La conclusione della processione come sempre di nuovo in Cattedrale, dove il Vescovo terrà l’omelia e impartirà la benedizione con la preziosa reliquia. I canti saranno proposti dal Coro della Cattedrale, diretto da don Graziano Ghisolfi. Le offerte raccolte durante l’intera giornata saranno devolute ai bisogni della Chiesa in Terra Santa. Sabato 26 marzo Liturgia delle Ore – La giornata si aprirà in Cattedrale alle 8.45 con la preghiera della Liturgia delle Ore presieduta dal Vescovo insieme al Capitolo della Cattedrale. Veglia di Pasqua – Alle ore 21.30 mons. Napolioni presiederà la solenne Veglia pasquale, che avrà inizio nel cortile del palazzo Vescovile con la liturgia della luce. Quindi proseguirà in Cattedrale. Accanto al Vescovo il vicario generale e il Capitolo della Cattedrale. Dopo l’omelia, il Vescovo amministrerà i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana a 11 catecumeni provenienti da Albania, Costa d’Avorio e Camerun e che risiedono a Cremona, Bonemerse, Cassano d’Adda, Casirate d’Adda e Scandolara Ravara. Si tratta di Bardhi Kaci, Elegantina Pjetri Kaci (marito e moglie), Fran Biba, Dominique Annette Naossi Nadia, Sylvestre Yao N’Goran, Rudina Mecaj, Marie Beurge, Franck Dongo, i coniugi Todi Prendi e Juliana Prendi e Carine Yedo Assoma. La liturgia sarà animata con il canto dal Coro della Cattedrale accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali. Direzione affidata al maestro don Graziano Ghisolfi. La celebrazione, che sarà radiofonica su RCN e via www.diocesidicremona.it produzione radiotelevisiva come sempre trasmessa in diretta streaming sul portale diocesano in sinergia con il centro di diocesano TRC, sarà proposta anche in televisione terrestre). da Cremona1 (canale 211 del digitale Domenica 27 marzo S. Messa di Pasqua – Alle ore 11 in Cattedrale il Vescovo presiederà il solenne Pontificale al termine del quale impartirà la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria. Accanto al Vescovo il vicario generale e il Capitolo della Cattedrale. Presente il Coro della Cattedrale, diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi. L’accompagnamento sarà affidato agli organisti Fausto Caporali (al Mascioni) e Marco Ruggeri (al Positivo). La liturgia sarà trasmessa in diretta dall’emittente televisiva Cremona1 (canale digitale 211), oltre che su RCN e via streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it. Vespri di Pasqua – Alle ore 17, infine, il Vescovo presiederà i Secondi Vespri di Pasqua a conclusione del Triduo Pasquale, alla presenza dei canonici del Perinsigne Capitolo della Cattedrale presieduto da mons. Giuseppe Perotti. L’animazione musicale sarà a cura del Coro della Cattedrale. Il Vescovo al Crisma: «Prebisterio unito per affrontare le sfide del mondo di oggi» «Una speciale manifestazione di Gesù vivo nella sua Chiesa» così mons. Napolioni ha definito la sua prima Messa Crismale in terra cremonese concelebrata nella mattinata del 24 marzo, giovedì santo, in Cattedrale, con il presbiterio diocesano. Una celebrazione corale, quasi un’epifania della Chiesa, corpo di Cristo, organicamente strutturato in diversi ministeri e carismi che hanno la loro radice nell’iniziazione cristiana. Non a caso nella suggestiva liturgia sono stati benedetti gli oli per i battesimi e le Cresime oltre che quello degli infermi. Accanto a mons. Napolioni il vescovo emerito Dante, il vicario generale, mons. Mario Marchesi, i delegati episcopali, i canonici del Capitolo, gli undici vicari zonali che proprio al termine della celebrazione hanno ricevuto dalle mani del presule gli olii da distribuire nelle varie parrocchie e alcuni presbiteri che quest’anno festeggiano un particolare anniversario di ordinazione. Alle 9.30, oltre 200 sacerdoti, in fila per quattro, sono usciti dal portone dell’episcopio al canto delle litanie dei santi della Chiesa cremonese e hanno attraversato una piazza del Duomo assolata e piena di cremonesi incuriositi per questo strano spettacolo. Nel massimo tempio cittadino le invocazioni dei santi hanno lasciato spazio alle possenti note dell’organo Mascioni, suonato dal maesto Fausto Caporali, e al solista che ha intonato il canto di ingresso: «Popolo sacerdotale, assemblea santa, stirpe sacerdotale, popolo di Dio, canta al tuo Signore». Parole tratte dalla prima lettera di Pietro che ben hanno introdotto alla celebrazione. Dopo i riti iniziali, con il Gloria gregoriano intonato dalla numerosa assemblea in camice e stola bianca, le letture offerte dai seminaristi diocesani e il Vangelo proclamato da un diacono permanente ha preso la parola mons. Napolioni. All’inizio della sua omelia il Vescovo ha ricordato che proprio in Cattedrale, il 30 gennaio scorso, è stato consacrato con il crisma di salvezza. «Lo stesso olio – ha precisato – aveva unto le nostre mani di sacerdoti, destinandoci alla missione di Cristo, pastore e sposo della Chiesa. Lui, l’unico Salvatore, fa di tutti i battezzati, il suo Corpo, il Suo regno di sacerdoti, il nuovo popolo di Dio». In questo senso la Messa crismale è «una speciale manifestazione di Gesù vivo nella sua Chiesa». Sempre riandando a quell’ultimo giorno Napolioni ha ricordato quel «Fate quello solenne ricevuto dalla Vergine Maria: «Era all’ascolto, alla conoscenza reciproca, di gennaio mons. che dirà», impegno uno speciale invito per discernere la volontà di Dio su Dio». E i primi passi del vescovo Antonio in terra lombarda sono stati molto positivi: «Ringrazio il Signore per la bellezza di questo nuovo inizio: voi e le vostre comunità mi avete accolto a braccia aperte, con tanta fede. Avete reso più facile il distacco, per abbandonarmi totalmente a ciò che Dio mi prepara qui, con voi». Mons. Napolioni partendo dall’incomprensione della gente di Nazaret verso Gesù che predica nella sinagoga ha ricordato i dialogi delle scorse settimane tra lui e i sacerdoti, negli incontri nelle zone pastorali. Da essi emergeva: «il disagio che proviamo, portando avanti con generosità programmi e stili pastorali collaudati da secoli, compiti cui siamo stati preparati sistematicamente dagli anni di seminario, mentre il mondo cambia ad una velocità impressionante, chiedendoci un rinnovamento che a volte tentiamo, ma spesso senza convinzione. Percepiamo intorno a noi occhi silenziosi che chiedono – senza saperlo – diversi volti di Chiesa: le tradizioni degli anziani, i problemi delle famiglie, le sfide dei giovani, persino la triste scomparsa dei bambini». Di fronte al dramma dell’incomprensione Gesù che fa? Non fugge, ma nemmeno offre risposte frettolose: «Andò, invece, a farsi un gruppetto di discepoli, amici con cui condividere giorni tra la folla, notti nel deserto, speranze e fallimenti. Non li scelse tra i migliori, ma “li chiamò perché stessero con Lui e per mandarli a predicare”. Inventò il presbiterio!». E il suo presbiterio Gesù lo riunisce nel Cenacolo, una casa dove tutto è pronto per una cena speciale. E nella consapevolezza che la Chiesa nasce e rinasce dalla case il presule ha invitato i preti ad aprire le proprie abitazioni ai confratelli che vivono accanto: «Ho sofferto – ha confidato – nel sentire da tantissimi di voi che, anche nella stessa parrocchia, ciascuno vive in casa sua, mangia da solo». « Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, Giuda e gli altri sono stati coinvolti da Gesù in un’esperienza quotidiana – e non necessariamente comoda – di familiarità, per un efficace apprendistato della fede, della comunione e della missione. Questi sono gli obiettivi che il Concilio Vaticano II ci ha riconsegnato, perché pienamente corrispondenti alla volontà di Dio. E corrispondenti al bene della gente, che tutto il resto può procurarselo da sé e altrove». Per mons. Napolioni la risposta alle sfide della missione è anzitutto: essere presbiterio. «La varietà di doni e vicende che ci caratterizza, accolta lavandoci i piedi vicendevolmente, con la delicatezza che vince il riserbo, può dare la gioia di una splendida polifonia. Questa Chiesa se lo è certamente riproposto ogni anno, con la guida dei Pastori che mi hanno preceduto. Proviamoci ancora, con l’umiltà che l’odierna complessità impone, ma anche con serena curiosità nei confronti delle sorprese che Dio ci prepara». In questa prospettiva mons. Napolioni ha annunciato la consegna a ogni sacerdote di una sua lettera nella quale egli chiede consiglio circa le scelte future da compiere. Poi essendo una “festa di famiglia” c’è stato spazio per ricordare gli anniversari di ordinazione: i 70 di sacerdoti di don Francesco Lucchi, il 50° di don Mario Dellacorna, don Luigi Parmigiani, don Giuseppe Salomoni e don Giovanni Sanfelici, e il 25° di don Davide Ferretti, don Anton Jicmon e padre Giuseppe Ripamonti. Senza dimenticare chi ora è già nella liturgia celeste: don Giancarlo Gremizzi, don Massimo Morselli, don Alessandro Fagnani, don Vittorio Bergomi, mons. Alberto Pianazza e mons. Carlo Abbiati il cui funerale è stato celebrato il mercoledì santo proprio in Cattedrale. «Chiedo scusa – ha proseguito il presule – ai religiosi e alle religiose, ai diaconi e ai fratelli laici, se oggi ho concentrato la mia attenzione soprattutto sul presbiterio. E’ il primo compito che la Chiesa mi affida, ed è anche un bene per tutto il popolo di Dio». E infine un ultimo pensiero ai preti: «Che ciascuno possa accorgersi che “non poteva capitarmi niente di più bello della vocazione sacerdotale!”. Se questa coscienza trasparirà appena un po’ nel nostro stile di vita, non mancheranno vocazioni alla nostra Chiesa». Omelia del vescovo Napolioni: leggi il testo La solenne liturgia è proseguita con le rinnovazione delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli. Tre grosse anfore in argento sono state portate dinanzi al Vescovo da alcuni diaconi. Prima è stato benedetto l’olio degli infermi, poi quello dei catecumeni e infine, il Sacro Crisma a cui è stato aggiunto del balsamo profumato. La Messa è continuata con la liturgia eucaristica e i riti di comunione. Prima della benedizione mons. Napolioni ha consegnato agli undici vicari zonali un confanetto contenente le ampolle degli olii da distribuire in tutte le parrocchie della diocesi. E prima della benedizione finale mons. Napolioni ha riservato una sorpresa ai suoi sacerdoti. Il presule, infatti, ha chiesto al Coro San Vincenzo Grossi di Pizzighettone, diretto da Roberta Ghidoni, di eseguire il canto “Un prete contento”, scritto dalla stata direttrice e musicato da Lodovico Saccol in occasione del canonizzazione di don Vincenzo Grossi avvenuta il 18 ottobre 2015 in Vaticano. Un modo simpatico per formulare ai presbiteri gli auguri pasquali e per indicare loro l’esempio di un prete cremonese, che ha raggiunto la santità nella quotidianità del suo ministero pastorale. Il Coro, nato nel novembre 1996, conta 44 cantori con età compresa dai 4 ai 12 anni provenienti dall’unità pastorale di Pizzighettone, ma anche dai paesi limitrofi. La giovanissima compagine vanta esibizioni in tutta Italia comprese alcune presenze in televisione insieme al Piccolo Coro «Mariele Ventre» dell’Antoniano di Bologna. E mentre si formava la processione finale il presule ha incontrato brevemente i cresimandi presenti ai quali ha chiesto di proseguire con gioia il loro itinerario alla scoperta di Gesù anche dopo la Cresima. Le parole del Vescovo ai cresimandi La bella giornata sacerdotale si è conclusa in Seminario con il pranzo fraterno. Photogallery: processione d’ingresso dei sacerdoti liturgia della Parola benedizione degli oli santi liturgia eucaristica e consegna degli oli canto “Un prete contento” e incontro con i cresimandi saluti del Vescovo ai fedeli presenti A Casalbuttano tre serate per riflettere su come sono cambiate le relazioni con le nuove tecnologie “Tutti connessi”. È questo il titolo della serie di incontri promossi dalla parrocchia di Casalubuttano per i genitori di preadolescenti e adolescenti. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Criaf (Centro riabilitazione infanzia adolescenza famiglia), si svolgerà in tre venerdì sera di aprile (8, 15 e 22) alle ore 21 presso l’auditorium dell’oratorio. Primo appuntamento venerdì 8 aprile per cercare di rispondere alla domanda: “Cosa è cambiato nelle relazione con i nostri figli?”. Si continua il venerdì sera successivo (15 aprile) analizzando “Quando la relazione ‘fa male’: il cyberbullismo”. La conclusione venerdì 22 affrontando il tema: “Navigare senza naufragare: etica delle nuove tecnologie”. «Si tratta di tre serate – precisano gli organizzatori – per riflettere su come le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di relazionarsi tra adolescenti, tra adolescenti e mondo degli adulti, ma anche tra gli stessi adulti, i quali non disdegnano di sostare un po’ troppo davanti al computer o chattare». «La speranza – concludono i promotori del ciclo d’incontri – è che in tanti, genitore ed educatori, si diano il tempo per partecipare agli incontri e non si nascondano dietro il solito muro di gomma dell’indifferenza o di chi pensa di sapere già tutto». Gli incontri sono organizzati con il patrocino del Comune di Casalbuttano e la collaborazione del locale istituto comprensivo. Attentati a Bruxelles: la vicinanza solidale dei Vescovi italiani nelle parole del segretario CEI Galantino «Al dolore per le vittime e alla solidarietà con i famigliari si unisce la nostra ferma condanna, come Vescovi italiani, per questi attentati, che contribuiscono ad accrescere a tutti i livelli un clima di insicurezza e di paura. Questa tragedia ci ricorda tristemente come non ci siano posti sicuri e al riparo dal fanatismo, di qualsiasi matrice esso sia. In questi momenti tutti – non solo chi ha responsabilità di governo – ci chiediamo cosa fare, come reagire, come difenderci». Così il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, interpellato da alcune testate giornalistiche in merito agli attentati che hanno colpito Bruxelles. «Certamente vanno confermate e rafforzate le misure di sicurezza già in atto – continua mons. Galantino –. Nel contempo, però, siamo convinti che esse da sole non possano risolvere ragionevolmente ed efficacemente questo dramma, come non potranno farlo le politiche di chiusura, i muri, il filo spinato». «In un momento tanto difficile – conclude il segretario generale della CEI – dobbiamo tutti riflettere e intraprendere strade nuove, prima fra tutte quella dell’integrazione sociale e culturale, almeno per quanti si rendono disponibili. Come Vescovi riteniamo che sia questa la sfida che ci attende, convinti che da qui debba partire la reazione di tutti rispetto a questa “guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita Papa Francesco». Anche Papa Francesco «condanna nuovamente la violenza cieca che provoca così tanta sofferenza» e implora a Dio «il dono della pace». Lo si legge nel messaggio di cordoglio per le vittime degli attentati terroristici a Bruxelles che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato, a nome del Santo Padre, all’arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor Jozef De Kesel. «Prendendo conoscenza degli attentati a Bruxelles, che colpiscono molte persone, il Santo Padre Papa Francesco affida alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita e si unisce in preghiera con i loro cari. Esprime la sua più profonda solidarietà ai feriti e alle loro famiglie così come a tutti coloro che stanno lavorando nei soccorsi, chiedendo al Signore di portare loro conforto e consolazione nella prova. Il Santo Padre condanna nuovamente la violenza cieca che causa così tanta sofferenza e implorando da Dio il dono della pace, invoca sulle famiglie provate e sul popolo belga il beneficio delle benedizioni divine».