Le apparizioni Mariane e I saggi consigli della Vergine

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Le apparizioni Mariane e I saggi consigli della Vergine
“ARRIVANO
I NOSTRI ”
Vi
Si
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Ni
Distribuzione gratuita
Bollettino periodico dei
giovani da 8 a 98 anni
S . P i o X - Balduina
www.sanpiodecimo.it
Numero 39
Marzo 2011
Anno VI°
In questo numero:
BENEDIRE
E DIVERTIRSI
IL MESSAGGIO
DI FATIMA
LOURDES
LE APPARIZIONI
IN AFRICA
CATHERINE LEBOURÈ
I LUOGHI DI MARIA
LA MADONNA
DELL’EQUILIBRIO
SOGNI DI MARIA
FATE QUELLO
CHE VI DIRÀ
SIAMO TUTTI
VISIONARI
Le apparizioni Mariane
e
MEDJUGORJE
I saggi consigli della Vergine
ARRIVANO I NOSTRI
Autorizzazione del Tribunale n°89
del 6 marzo 2008
DIRETTORE RESPONSABILE
Giulia Bondolfi
TERZA PAGINA
don Paolo Tammi
DIRETTORE EDITORIALE
Marco Di Tillo
COLLABORATORI:
Lùcia e Miriam Aiello, Bianca
Maria Alfieri, Renato Ammannati,
Alessandra e Marco Angeli,
Isabella Badalì, Paola Baroni,
Giancarlo e Fabrizio Bianconi,
Pier Luigi Blasi, Leonardo
Cancelli, Alessandra Chianese,
Monica Chiantore, Cesare
Catarinozzi, Laura, Giuseppe e
Rosa Del Coiro, Gabriella
Ambrosio De Luca, Andrea e
Bruno Di Tillo, Anna Garibaldi,
Massimo Gatti, Paola Giorgetti,
Pietro Gregori, Giampiero
Guadagni, Luigi Guidi, Lucio,
Rosella e Silvia Laurita Longo,
Lydia Longobardi, Giuliana Lilli,
don Nico Lugli, don Roberto
Maccioni, Maria Pia Maglia,
Luciano Milani, Cristian Molella,
Alfonso Molinaro, Sandro Morici,
Agnese Ortone, Vittorio Paletta,
Alfredo Palieri, Gregorio
Paparatti, Camilla Paris, Giorgia
Pergolini, Maria Rossi, Eugenia
Rugolo, Alessandro e Maria Lucia
Saraceni, Elena Scurpa,
Francesco Tani, Stefano
Valariano, Gabriele, Roberto e
Valerio Vecchione, Celina e
Giuseppe Zingale.
I numeri arretrati li trovate
online sul sito della parrocchia
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MEDAGLIE D’ORO - VIA APPIANO, 36
“NEL CIELO APPARVE
UN SEGNO GRANDIOSO:
UNA DONNA VESTITA DI
SOLE…” (Apocalisse,12,1)
Celina e Giuseppe Zingale
Maria è presente in tutti i santuari, le basiliche le chiese del mondo, moltissime delle
quali edificate proprio a testimonianza e in riconoscenza dei suoi interventi nei luoghi
dove sono stati costruiti. Le apparizioni della Madonna non si possono facilmente
contare tante sono, tutte testimoniano la missione di una Madre che sempre, in ogni
tempo e verso ogni generazione, si rivolge in modo patricolare ai piccoli, ai lontani, ai
più poveri ed ignari delle realtà celesti per scuotere le coscienze, addormentate nel
male, di tutti i suoi figli, credenti o no. La tenerezza di Maria non ha confini! Nè limiti
di tempo!
Per noi che viviamo a Roma non mancano occasioni per avvicinarci al mistero d’amore
delle apparizioni della Vergine ai suoi figli.
Entriamo nella chiesa di S. Andrea delle Fratte. Qui il 20 gennaio del 1842 la Madonna
apparve ad un giovane ebreo francese miscredente, Alfonso Ratisbonne.
Con uno sguardo soltanto e con un chissà quanto tenero gesto della mano gli ordinò di
inginocchiarsi. In un attimo il palpito di un cuore di Mamma raggiunge quello pietrificato
e ostile del figlio. In quell’attimo la conversione di quell’uomo, quella che tanti
imploriamo per i figli, gli amici “lontani”, e per i nostri stessi nemici.
Quell’uomo portava al collo la Medaglia miracolosa, avuta in dono da un amico e già
frutto di un’altra prodigiosa apparizione della Vergine ad una semplice suora (divenuta
poi per la Chiesa Santa.Caterina Labouré), in una cappella di Parigi qualche anno prima.
A conferma che ogni apparizione è anello di un’unica catena d’amore che congiunge
Cielo e Terra. A pochi passi dalla chiesa di S. Andrea delle Fratte, sempre nel cuore di
Roma, si trova la chiesa di S. Maria in Via, detta la piccola Lourdes di Roma.
Qui, in una remota notte del 1256, dal pozzo di una stalla di proprietà di un famoso
cardinale romano emerse un ritratto di Maria. L’immagine divenne subito oggetto di
venerazione e incominciò un’ ininterrotta storia di grazie e favori speciali concessi per
intercessione della Madonna. Ancora oggi è possibile bere l’acqua di quel pozzo
benedetto, sotto lo sguardo della Madonna degli “assetati”, e chi non lo è?
Allontanandosi dal centro della nostra città, sulla Laurentina si raggiunge il Santuario
delle Tre Fontane, dedicato alla Madonna della Rivelazione.
Anche qui un’apparizione, anche qui un dono d’amore. Si tratta di una apparizione
avvenuta nel 1947 ad un papà, e ai suoi tre bambini in questa località già nota perchè
luogo del martirio di San Paolo. Quello che succede qui a quest’uomo, Bruno
Cornacchiola, avversario della fede fino a quel momento, possiamo forse solo lontanamente immaginarlo... Anche qui una conversione e poi tante altre conversioni e tanta
devozione che riempie di pellegrini quei viali adombrati dagli eucalipti, in particolare il
12 aprile di ogni anno.
Maria appare. Talvolta tace, a volte rivela, a volte piange e le lacrime di una Mamma
dicono sempre tante cose. A Siracusa, dal 29 agosto al 1° Settembre del 1953, un
quadretto di gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria posto come capezzale di
un letto matrimoniale, nella casa di una giovane coppia di sposi ha versato lacrime
umane. Molte furono le persone che videro con i propri occhi, toccarono con le proprie
mani, raccolsero quelle lacrime. Nella località Pantano, vicino Civitavecchia, il 2
febbraio 1995 ancora una statua della Madonna, arrivata lì da Medjugorje viene vista
lacrimare.
Ma questa volta sono lacrime di sangue... a testimoniare quanto dolore affligge il cuore
di questa mamma... E proprio qui recentemente, durante un’omelia, ho sentito con
commozione raccontare delle apparizioni in Egitto, là dove probabilmente riparò la
Sacra Famiglia fuggendo dalla minaccia di morte di Erode. Certo la Chiesa è prudente e
valuta ogni situazione secondo precisi criteri di uniformità al nostro credo.
La Madonna con le sue apparizioni, quasi sempre accompagnate da segni miracolosi e
inconfutabili, non desidera suscitare “pie emozioni”, che sfumano presto nell’oblio ma,
al contrario, chiede sentimenti stabili di corrispondenza alle sue amorevoli esortazioni,
ci aiuta a scegliere consapevolmente e definitivamente i mezzi e gli strumenti
necessari a convertire il nostro cuore all’Amore del figlio che solo è in grado di
renderci forti ad affrontare tutte le lusinghe di false felicità che il mondo continuamente
ci offre. Pellegrini sulla terra, andiamo incontro a Lei pellegrina del Cielo, là dove ci
invita e dove la Chiesa ci indica. Assaporiamo nei luoghi a Lei dedicati la gioa
dell’incontro con Dio e con noi stessi purificati
-2-
BENEDIRE
E
DIVERTIRSI
don Paolo
Tammi
La benedizione delle famiglie e delle case è un’attività che
mai ho lasciato. Solo in un parrocchia, nella quale fui
viceparroco per tre anni, non mi ci dedicai neanche un
giorno. Era – allora, e specialmente in quella parrocchia
– tempo di vacche grasse e ricche con i giovani e, tra
insegnamento e parrocchia, ascoltai il consiglio del parroco:
la parrocchia è troppo grande (lo era: trentacinquemila
abitanti!) e non ce la facciamo. Appena diventato parroco,
invece, cominciai subito, a ottobre. In due (parroco e
viceparroco), e concordemente, girammo in lungo e in largo
le strade della sconosciuta nuova parrocchia. Neanche
immaginate la contentezza della gente, che da anni non
veniva “visitata” e tanto meno posso dirvi quante persone
(ma quante!) non sapevano di appartenere alla parrocchia
e ne frequentavano un’altra.
Allora questa semi-buffonata della privacy non era di moda
e io potei scrivermi nomi, cognomi, telefoni, status familiae,
professioni e via dicendo. Quei quaderni li conservo ancora
e quanto allora mi servirono!
Arrivato qui non ebbi dubbi. Tra le attività dei preti doveva
esserci in Quaresima la visita alle famiglie.
Un anno (uno solo) facemmo anche la visita ai presepi. Non
che non fossi tentato da altre forme, sperimentate nell’altra
parrocchia: inviare i laici a “visitare”, consegnare generose
boccette di acqua santa dopo la notte di Pasqua affinché
ognuno (si diceva allora: il paterfamilias) benedicesse la
mensa o le mura, tipo self service.
Oggi a chi la consegnerei la boccia? Forse ai patres (o alle
matres) plurimum familiarum... ma su questo glissons!
Rispetto i colleghi che ancora adottano forme simili ma non
le condivido. Non ne vedo il fondamento teologico né
pastorale. E – con andreottiana malizia – mi chiedo: ma
certi preti, se non vanno tre o quattro pomeriggi
quaresimali in giro per le famiglie, che altro fanno?
E che Quaresima fanno i poveri stanchi presbiteri?
Dico invece che, per quanto io abbia visto e continui a
vedere, i benefici sono enormi.
Un loro elenco sarebbe scarsamente esaustivo ma ci provo.
Si collocano le persone conosciute a casa loro ergo si
scopre che questo abita lì, questa abita qui, i due abitano
nello stesso palazzo e tutto questo non è poco. Impossibile
sarebbe una simile intelligenza locativa stando seduti
nell’ufficio parrocchiale, a meno di non avere una memoria
iper informatica. Ancor più convinto dico che si conoscono
tante persone nuove o del tutto ex novo (e così il pastore dà
concretezza al desiderio di conoscere le sue pecore una ad
una) o – finalmente – in situazione di reciprocità.
Voglio dire che il prete è spesso conosciuto, visto da
lontano (sul pulpito a Messa) ma egli non conosce. Non
distingue, non riconosce. Non sa di aver fatto del bene a
questo, non sa di aver fatto del male a quest’altro (capita di
scoprire anche questo e di chiedere scusa, sinceramente, o
di spiegarsi). Si scoprono – proseguo – le stesse persone
già conosciute in una situazione diversa, più rilassata, più
umana (non si è forse di più se stessi quando si è a casa
propria?). Sedersi su un divano, chiacchierare, guardare le
foto che sono la storia di quella famiglia, ascoltare rapide
confessioni (non sacramentali) che magari mai si sarebbero
fatte breccia nella fretta malefica (talora) della vita di
parrocchia. Conoscere gli anziani, le persone sole, dar loro
una benedizione più affettuosa che solenne, assicurare loro
una costante preghiera.
Quante volte ho detto un Rosario per quelli che ho incontrato
ieri o l’altro ieri nelle case! Ascoltare racconti terribili e
commoventi. Qui la privacy mi tocca rispettarla e conservo
nel cuore cose incredibili che ho sentito, pene che ho
raccolto, croci portate con tanta solenne e semplice umiltà,
da farmi convincere ancora di più che gli sforzi dei preti
sono piccola e insignificante cosa rispetto alla santità
nascosta e conservata in un fragile involucro di creta,che
Dio plasma e rende forte nella vita di tanta gente.
Ma se un parroco queste cose non le sa, se un parroco
queste persone non le benedice e non ne raccoglie i
segreti, che avrà nell’animo verso la gente, se non (spesso
assai) rancore, malanimo, sufficienza, supponenza e virtù
simili? Appunto è così, né più né meno, in non pochi preti.
Quanta voglia ho adesso di dire l’altra faccia della medaglia,
ovvero quanto io mi diverta. I cani e i gatti sono la prima
fonte delle comiche. Alcuni (letteralmente) mangiapreti,
altri bisognosi di coccole, altri (i gatti) che saltano quando
gli arriva addosso l’acqua santa. Un cane una volta mi seguì
da una famiglia a un’altra e quest’ultima, vedendomi
entrare col cane e pensando fosse mio, mi chiese curiosa se
i chierichetti erano stati sostituiti!
I bambini sono la garantita soddisfazione dei giri quaresimali. Primo, perché vedere tanti bambini alla Balduina ridà
un po’ il fiato. Secondo, perché le loro accoglienze sono da
manuale. Uno, vedendomi una volta gettare dall’aspersorio
l’acqua santa, sentenziò che ero Batman! Un’altra mi
chiuse letteralmente con lei sotto una tenda che si era fatta
sistemare in camera sua (che era grande come un salone)
e non c’era verso di convincerla a farmi uscire, considerato
anche che la nonna non chiedeva di meglio per liberarsi un
po’ della vivacissima nipote. Un altro mi fece il test di
intelligenza con una macchinetta e io dovetti con pazienza
stare mezz’ora a rispondere a domande di matematica
(figuratevi!), comporre disegni, vincere battaglie informatiche (che persi tutte) finché fui liberato. Ero sfinito!
Le comiche da Stanlio e Ollio proseguono con la gente che
non sa pregare. Te ne accorgi subito ma pazienza. Ciò che
diverte è come dicono il Padre Nostro e l’Ave Maria, frutto
di probabili oscure e sconosciute redazioni tratte da
qualche codice purpureo di antica data !
Qualche amarezza quando i bambini non sanno nemmeno
una preghiera, accanto all’amarezza o della nonna (che
subito precisa: mio genero è ateo) o della baby sitter, che
implora con lo sguardo mesto il perdono perché lei non può
sostituirsi. L’ultima mi è capitata di recente: la mamma
facente funzioni di nonna ha telefonato alla figlia, davanti a
me, per chiederle il permesso di far benedire la sua (della
figlia) casa. Mirabile esempio di rispetto delle idee altrui?
Sarà! Livelli di perniciosa reazione ironica mi vengono
suscitati quando il dialogo è di questo tipo:
“Chi è?”.
“Sono il parroco per la benedizione, la desidera?”.
Risposta “In casa non c’è nessuno!”.
Era proprio astuto Ulisse, quando si fece chiamare Nessuno!
Risparmio alcuni dei miei commenti, che lascio generosamente ad alta voce, acciocché (viva la faccia) vengano uditi.
Più amaro – ma non meno duro – fu il recente commento a
un ragazzetto che, senza aprire, lanciò sonora bestemmia.
Almeno però so per chi pregare.
Mai sono tornato deluso da un giro pomeridiano nelle
famiglie. A chi mi chiede: sei stanco?
Rispondo sempre: molto meno di quando passo un pomeriggio in parrocchia, chiamato a destra e a sinistra ad aprire
porte, chiuderle, incontrare fornitori, oltre che – ovviamente –
la gente normale che parla e vuole essere ascoltata. Dico
anche che oggi più che mai questa forma di autentica
missione (molto fedele a quanto chiede Gesù ai discepoli
nel cap. 10 di Matteo) è necessaria per rendersi presenti e
per dare un’immagine della Chiesa meno stagionata e da
cantina umida. E concludo affermando quanto stolte siano,
a parer mio, le obiezioni “teologiche” (!) sulla benedizione
come retaggio di una superstizione da acqua santa.
Infinita, cattedratica sciocchezza, megafonata proprio da
chi dovrebbe proteggere il popolo di Dio da ciò che il
demonio teme di più.
-3-
IL MESSAGGIO DI FATIMA
Renato Ammannati
Le apparizioni mariane sono uno dei fenomeni religiosi
più clamorosi negli ultimi due secoli, considerati
autenticamente soprannaturali nel mondo cattolico
e ortodosso ma assai meno in quello protestante.
Per quest’ultimo, infatti, simili fenomeni sono
riconducibili più che altro a cause psicologiche e
disturbi psichici, oppure sono considerati come veri e
propri tentativi di frode se non manifestazioni
diaboliche.
La stessa Chiesa cattolica, d’altra parte, si è ben
guardata dal riconoscere come autentiche tutte le
presunte apparizioni o visioni ed ha sempre mostrato
particolare prudenza nel formulare un giudizio
definitivo sulla reale origine soprannaturale di questi
eventi.
Fra i casi più recenti, però, nessun dubbio è stato
sollevato circa le apparizioni di Fatima, avvenute agli
inizi del XX secolo.
Le apparizioni iniziarono nel 1917 e si conclusero lo
stesso anno, ma già nel 1930 la Chiesa proclamò il
carattere soprannaturale delle apparizioni e ne
autorizzò il culto.
A circa venti anni di distanza, infine, furono rese note
ufficialmente le prime due parti di un segreto che la
Vergine avrebbe confidato ai pastorelli.
La terza ed ultima parte fu messa per iscritto da Lucia,
l’unica sopravvissuta dei tre veggenti, verso la fine
della Seconda Guerra mondiale, ma custodita gelosamente in Vaticano fino alla fine del XX secolo.
A rendere ancor più suggestiva la vicenda di Fatima
sono state le recenti vicende ad essa legate.
L’anticipazione dell’imminente rivelazione del terzo
segreto, a circa ottant’anni dalle apparizioni e a più di
cinquanta dalla sua trascrizione da parte di Lucia, è
avvenuta all’interno di uno spettacolare apparato
scenografico, vale a dire la messa di beatificazione di
Giacinta e Francisco, alla quale partecipò tutto lo
stato maggiore della Chiesa cattolica, da papa
Giovanni Paolo II fino al Segretario di Stato
vaticano, card. Angelo Sodano, e al Prefetto della
Congregazione per la dottrina della Fede, card. Joseph
Ratzinger.
I segreti di Fatima hanno attratto la curiosità di tutti,
Cristiani, atei, agnostici.
Particolarmente intorno all’ultimo segreto sono sorte
numerose discussioni e congetture, prima e dopo la
sua rivelazione. Infatti, mentre quelli già noti
parlavano di avvenimenti in maniera esplicita (due
guerre, le conseguenze disastrose provocate dalla
diffusione del comunismo), il terzo era rivelato
attraverso una serie di immagini simboliche di non
facile interpretazione. Fra l’altro si rivelava la morte
violenta di un papa, e l’interpretazione “ufficiale”
della profezia mariana ha voluto riconoscere in
quell’uomo Giovanni Paolo II, il quale subì un attentato il 13 maggio 1981. Tuttavia in pochi oramai
credono a questa versione.
La terza parte del segreto custodirebbe invece un
avvenimento drammatico non ancora accaduto.
Il messaggio proveniente da Fatima attraverso i tre
segreti è, per taluni aspetti, destabilizzante rispetto a
certe convinzioni religiose e teologiche cattoliche,
consolidatesi soprattutto in Europa dopo gli anni
sessanta del XX secolo.
Nel vecchio continente è prevalsa una concezione di
Dio molto distante da quella ereditata dall’Antico
Testamento ed ancora ben viva in certi settori
del mondo protestante, particolarmente quello
evangelico.
Secondo i cattolici Gesù ha cancellato per sempre
l’immagine del Dio di giustizia dell’Antico Testamento
per sostituirla con quella di Padre amorevole.
Tuttavia questa immagine va a stridere con il messaggio di Fatima, che contiene predizioni di sciagure.
Fra l’altro alla Vergine sono attribuite parole quali:
«Se l’umanità non dovesse opporsi a Satana, sarò
obbligata a lasciar libero il braccio di mio Figlio.
Allora Iddio castigherà gli uomini con maggior
severità di quanto non abbia fatto col diluvio»,
parole che suonano come un sinistro presagio di
catastrofi apocalittiche piuttosto che come un
consiglio materno.
La questione è che, in ambito cattolico, è avvenuta
una sorta di rimozione psicologica collettiva, prima
ancora che teologica, dell’immagine di Dio-giudice, fin
nei più alti gradi della gerarchia cattolica.
Persino papa Giovanni XXIII mise in dubbio il
contenuto delle rivelazioni profetiche della Madonna.
Come ha recentemente ricordato anche lo scrittore
Antonio Socci, nell’ottobre 1962 papa Roncalli
inaugurò solennemente il Concilio Vaticano II con un
discorso rimasto celebre per il suo manifesto scetticismo verso gli avvenimenti di Fatima:
«A noi sembra di dover dissentire – disse il pontefice
– da codesti profeti di sventura, i quali annunciano
eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine
del mondo».
Ben diverso sarà l’atteggiamento di altri due pontefici nei confronti dei messaggi e degli avvertimenti
della Madonna a Fatima, Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI.
In particolare Joseph Ratzinger, quando ancora
cardinale, evidenziò in un suo scritto, L’eredità di
Abramo - dono di Natale, come i cattolici tengano
un occhio chiuso quando leggono e commentano le
Sacre Scritture: «Il Dio della Bibbia degli Ebrei, che è
Bibbia — insieme al Nuovo Testamento — anche dei
Cristiani, a volte di una tenerezza infinita, a volte di
una severità che incute timore, è anche il Dio di Gesù
Cristo e degli apostoli».
Insomma, la Rivelazione evangelica non ha sostituito
quella anticotestamentaria.
Il Dio cristiano è un Dio che continua ad usare le
maniere forti.
-4-
“AFRICA EXPRESS”
APPARIZIONI
MARIANE IN AFRICA
“Ed apparve un portento
grande nel cielo: una Donna
vestita di sole e luna sotto
i suoi piedi, e sul suo capo
una corona di dodici stelle”
(Apocalisse 12:1)
L’APPARIZIONE DI ZEITUN
L’apparizione della Madonna
forse più nota tra quelle
avvenute in Africa è senz’atro
quella di Kibeho in Rwanda, protrattasi dal novembre 1981
al novembre del 1989.
Di questo straordinario evento ho già avuto modo di scrivere
su “Arrivano I Nostri” di aprile 2010 e quindi rimando, chi
lo volesse leggere e/o rileggere, a tale numero.
Questa volta parlerò di un’altra visione mariana accaduta in
Africa in tempi recenti ma meno conosciuta rispetto a
quella ruandese. Mi riferisco a quella dell’aprile del 1968 a
Zeitun, quartiere periferico del Cairo.
Essa ebbe luogo nella Chiesa copta dedicata alla Vergine
Maria, fatta erigere nel 1924 da un certo Khalil Pasha che
l’anno prima aveva avuto, in sogno, una visione della
Madonna che lo invitava a costruire nel suo quartiere,
Zeitun appunto, una chiesa a Lei dedicata e promettendogli
che Essa sarebbe riapparsa in quel luogo entro i successivi
50 anni. In poco tempo il Sig. Khalil portò a termine la
costruzione di una chiesa, non molto grande e sovrastata da
una cupola centrale e quattro più piccole intorno.
Dopo alcuni anni nessuno ricordava più il racconto del 1924
ma il luogo divenne subito il centro spirituale dell’intero
quartiere che era a maggioranza copta.
La chiesa venne consacrata nel 1925 ed intitolata alla
“Nostra Signora della Luce” in onore di Maria Vergine e ciò
sia per ricordare il motivo per il quale essa era stata
costruita sia per la grande venerazione che tutti i cristiani
copti hanno, storicamente, per la Madre di Gesù, tanto da
prevedere, nel loro calendario liturgico circa 30 feste in
Suo onore!
Anche nel mondo islamico Maria è considerata come una
Santa e viene ritenuta la più grande delle donne, “perfetta
e senza macchia”.
Un fatto singolare, inoltre, caratterizza questa chiesa e cioè
che essa sembrerebbe sorgere proprio lungo la strada che
la Sacra Famiglia avrebbe percorso durante la fuga in Egitto
per sfuggire al proposito del Re Erode di far uccidere tutti i
neonati della zona, così come ci racconta Matteo, l’unico
Evangelista che ricorda l’episodio!
Alle 20,30 del 2 aprile 1968, ultimo giorno di uno dei tanti
festeggiamenti dedicati annualmente al culto della Vergine,
ecco che tra le cupole di questa chiesa avvenne la prima di
una lunga serie di apparizioni.
I primi ad accorgersi della cosa furono alcuni operai,
entrambi musulmani, che lavoravano in una officina proprio
davanti alla chiesa e che furono attratti fuori dalla strana
luce che di colpo pervase la zona, ormai quasi buia vista
l’ora serale.
Appena usciti notarono una figura femminile, apparentemente giovane, che, vestita di una tunica bianca, camminava
in bilico sulla cupola centrale della chiesa.
Lì per lì pensarono ad una donna in procinto di suicidarsi e
quindi iniziarono subito a richiamarne l’attenzione invitandola a desistere da tale proposito.
La donna appariva avvolta da un intenso alone luminoso
azzurro chiaro e, dando l’impressione di non sentire le grida
degli operai, continuava a camminare sulla cupola inchinandosi ogni volta che passava dinanzi alla croce posta sulla
sua sommità. Ovviamente il clamore attirò sul posto un
numero sempre maggiore di persone che, incredule,
seguivano la scena: tutti apparivano rapiti dalla visione
assolutamente inusuale ed incredibile.
Dopo l’iniziale momento di smarrimento, qualcuno tra la
folla, grida “È la Vergine Maria!” dando il via ad un
passaparola che in pochissimo tempo raduna, sulla piazza,
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL
CONTINENTE NERO
a cura di Lucio Laurita Longo
molte migliaia di persone. Questa prima apparizione è
durata circa 30 minuti e da quella volta la cosa si è ripetuta
con una certa continuità, almeno 2/3 volte a settimana,
protraendosi per almeno un’ora ogni volta.
Una caratteristica di tutte le apparizioni è stata che la
Madonna non ha mai parlato.
Questo silenzio, che inizialmente poteva sembrare come un
fatto negativo, ha invece determinato una aggregazione di
fede e di preghiera comune tra cattolici, copti, musulmani
e atei.
Si disse che la Madonna non parlava alle orecchie ma al
cuore di tutti!
Essa, visibile a chiunque si recasse lì e più volte fotografata
da un fotografo locale, appariva spesso circondata da
numerose stelle brillanti e talvolta sembrava avere in
braccio un bambino.
In alcuni casi, la Sua apparizione era preceduta da bianche
colombe che, improvvisamente, si materializzavano intorno
alla Chiesa.
Moltissime persone hanno assistito più volte a questi
episodi e tra queste vi furono anche il Patriarca per l’Africa
ed il Medio Oriente, Cirillo VI, e lo stesso Presidente egiziano
dell’epoca, Abdul Nasser, convinto marxista e ateo, che
testimoniò di aver visto in più occasioni questa figura
luminosa di donna comparire e poi scomparire sulla cupola
di questa chiesa.
Le apparizioni di Zeitun cessarono definitivamente nel 1971.
Fin dall’inizio i fatti furono oggetto di attenti studi sia da
parte delle autorità religiose che di quelle civili le quali
giunsero alla conclusione che “senza dubbio si tratta di reali
apparizioni”.
Lo stesso Papa Paolo VI riconobbe ufficialmente le apparizioni di Zeitun come “divine manifestazioni”.
In concomitanza di queste apparizioni, tra le persone che vi
hanno assistito o che hanno anche semplicemente visitato
la chiesa, sono stati segnalati numerosi casi di guarigioni
inspiegabili dalla medicina e di fatti miracolosi cui vanno
aggiunte le conversioni o anche il solo avvicinamento alla
fede da parte di tanti non credenti.
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Quella di Zeitun non è l’unica apparizione Mariana avvenuta
in Egitto nel corso dell’ultimo secolo ma altre se ne sono
verificate in questo paese tra le quali si segnalano quelle di:
- Edfu. La sera del 21 agosto 1982 in questa cittadina
vicino Assuan è apparsa la Beata Vergine Maria nella locale
chiesa copta. Le apparizioni si sono succedute per circa tre
mesi e sono state seguite da numerose persone.
IL CAIRO
Quartiere di Soubra. Il 25 marzo 1986, nello spazio tra le
due cupole della chiesa copta di Santa Demiana Martire, la
Vergine Maria apparve agli abitanti del quartiere in forma
luminosa, circondata da un intenso alone azzurro.
Le apparizioni proseguirono nei giorni successivi davanti ad
una folla sempre più numerosa e si sono protratte fino al
1990 ed in alcuni casi oltre alla Madonna sono apparsi
anche altri Santi personaggi, quali Santa Demiana Martire o
il Bambino Gesù tenuto in braccio dalla Madre. Anche in
questo caso, come già avvenuto per Zeitun, è stata costituita
da Shenouda III, patriarca e massima autorità religiosa
copto-ortodossa una commissione d’inchiesta che ne ha
confermato la veridicità.
SHENTENA EL HAGAR
In questo piccolo villaggio egiziano, nei pressi della città di
Menuffiya, sono avvenuti fenomeni simili. In particolare tra
l’agosto ed il settembre del 1997 alcuni abitanti delle case
circostanti la locale chiesa copta hanno visto una forte luce
argentea che rivestiva la grande croce posta alla sommità
del campanile. Da questa luce emergeva una figura umana
dalle fattezze femminili che è stata riconosciuta come la
Madonna, vestita di blu e con le mani sollevate come in un
gesto di preghiera. Sopra la testa aveva una grande croce.
Le apparizioni successive sono state viste anche dal locale
Vescovo e da altri religiosi accorsi nel villaggio e confermate
anche in questo caso dal Patriarcato Copto d’Egitto.
-5-
“UNA SCALA POGGIAVA
SULLA TERRA MENTRE
LA SUA CIMA
RAGGIUNGEVA
IL CIELO”
(Gen. 28,12)
Maria Rossi
La Bibbia è uno dei Libri più antichi.
Noi crediamo che sia ispirata da Dio e
la Bibbia è ricchissima di sogni, visioni
e apparizioni. Uno dei sogni che amo di più è quello che nella
Genesi fa Giacobbe quando Isacco lo manda da Làbano, che
sarà poi suo suocero: una scala che arriva fino al cielo, su cui
salgono e scendono gli Angeli e poi appare Dio che rinnova
la Sua alleanza e promette la Terra, a lui e alla sua discendenza. Dante riprende questa visione nel canto XXI del
Paradiso. Siamo nel cielo di Saturno e lungo la scala salgono
e scendono gli Spiriti contemplanti: Pier Damiano e San
Benedetto, che criticano il lusso dei prelati e le colpe di
alcuni monaci per sete di denaro. E ancora nella Bibbia Dio
appare e parla ad Abramo e a Mosè, gli Angeli scendono
spesso come messaggeri, Giuseppe spiega i sogni al
Faraone, l’arcangelo Gabriele appare alla Vergine, ad un
altro Giuseppe in sogno viene suggerita la fuga in Egitto.
E poi c’è l’epica classica, ci sono l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide,
dove gli dei appaiono ad Achille e a Ettore, ad Ulisse e ad
Enea e dove Anchise mostra al figlio il futuro di Roma…
Nel Somnium Scipionis di Cicerone, Scipione l’Africano
(il Grande) appare al suo discendente, l’Emiliano, e,
mostrandogli la piccola Terra dall’alto della via Lattea (dove
sono gli uomini che in vita si sono impegnati per il Bene della
Res publica), ha parole sferzanti contro il potere e
l’arroganza umana che pretendono di dominare il mondo, un
mondo tanto piccolo se visto dall’alto.
E ancora tutta la cultura medievale è densa di visioni, sogni,
apparizioni. Dante ne è il maestro con Beatrice, figura della
Grazia, e Virgilio, figura della Ragione, che lo guidano, ma
tanti altri autori insieme a lui ci presentano nella letteratura
mondiale divinità, uomini e donne grandi che parlano e
insegnano, trasmettono messaggi.
Questo è infatti il motivo conduttore di visioni tanto diverse
e lontane tra loro nel tempo e nello spazio: dare un insegnamento, un conforto, una guida, un rimprovero, rispondere ad
TESTIMONIANZA DI UN PRODIGIO AVVENUTO DAVANTI
ALLA GROTTA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE
Maria Vittoria Nardone D’Errico
Sono tanti i Santuari Mariani che mi sono cari ed a cui sono
devota: il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, di cui
porto il nome: (fu papa San Pio V nel 1572 ad istituire la “Festa di
Santa Maria della Vittoria”, successivamente trasformata nella
“Festa del SS.Rosario” per celebrare l’anniversario della storica
vittoria della battaglia di Lepanto, ottenuta “per intercessione della
augusta Madre del Salvatore, Maria” e tutti quei Santuari della
Vergine Maria che si trovano vicini al mio paese di origine, Formia.
Il Santuario della Madonna della Civita (Itri), il Santuario della
Madonna del Colle (Lenola) ed il piccolo Santuario della Madonna
della Noce (nel territorio di Formia). Ma è alla Vergine della
Rivelazione che è collegato un episodio importante della mia vita
e per questo voglio dare testimonianza di un fenomeno prodigioso
accadutomi per intercessione della Mamma Celeste. Avevo nove
anni, era la primavera del 1952, quando mi apparve sul viso, su
ambedue le guance, un eczema che con il passare del tempo
diventava sempre più grave e non si trovava una cura che lo
potesse debellare. Fui visitata dai migliori dermatologi ma la
diagnosi era sempre la stessa: nessun rimedio. Questa malattia mi
portò problemi; essendo ancora bambina non volevo uscire di casa
ed anche andare a scuola mi procurava disagio, tanto che la mia
maestra veniva a casa a farmi lezione. Arrivo la Santa Pasqua, che
quell’anno cadde il 13 aprile, quinto anniversario dell’apparizione
della Vergine della Rivelazione, e come altre precedenti Pasquette
eravamo soliti trascorrere il picnic con zii e cugini nei prati presso
una richiesta; guidare l’umanità smarrita; esaltare anche
una mistica e appassionata adesione a Dio, Amore come
nelle Visioni di Santa Teresa o nell’umile e totale abbandono
del “sì” di Maria.
Spero di non scandalizzare nessuno in questo mio citare
visioni sacre e profane. Tutte secondo me – in modi diversissimi – ci presentano un’umanità interiore, spirituale, profonda,
che cerca con desiderio forte una “relazione” con l’Altro, con
un Altro più grande che insegni, guidi, ami.
La scelta di questo argomento mi ha creato, lo confesso, un
po’ di difficoltà. In me si incontrano due anime: quella
credente e quella laica, quella di fede e quella razionale,
quella che ha fatto elementari e medie dalle suore e quella
che ha fatto il liceo al Mamiani, quella che ha studiato Lettere
alla Sapienza e quella che ha approfondito gli studi medievali
e la storia della Chiesa all’Archivio vaticano.
Un bel miscuglio! Terra e cielo che si uniscono, due realtà
che la scala di Giacobbe simbolicamente collega: queste sono
le visioni e le apparizioni.
Sono stata a Lourdes, a Fatima, a Medjugorje e non sta a me
affermare o negare la veridicità delle apparizioni di Maria. La
Chiesa è prudente.
Aspetta anni, eventi miracolosi, favorisce studi su studi,
indagini su indagini; anche tra i suoi più illustri, santi e
preparati esponenti le posizioni sono molto diverse.
Le apparizioni non sono nel Credo della Fede cattolica,
appartengono al culto e alla preghiera dei fedeli. Eppure i
luoghi in cui – secondo la tradizione cristiana – è apparsa
Maria sono luoghi di preghiera straordinaria e potente.
A Lourdes mi hanno colpito i malati, la loro fede, la preghiera
e la fiaccolata serale, le piscine; a Fatima, la preghiera
nell’enorme spianata; a Medjugorje la straordinaria
Adorazione Eucaristica e la Via Crucis su per la montagna.
Sono luoghi diversissimi tra loro ma una come me, una
– voglio dire – che non può liberarsi del “miscuglio” di cui
dicevo prima, una che ha studiato, letto tanto anche di
classici e di autori laici, non può non restare colpita dalla
straordinaria forza di preghiera che “si respira” e “si vive” in
quei luoghi. E che Maria chieda di pregare per il mondo e la
sua conversione, per la Chiesa e i suoi Sacerdoti, che voglia
e desideri la preghiera dell’umanità, che chieda purificazione
e sacrificio non è evento straordinario, dato lo spazio che
nella Sua vita Gesù stesso dà alla preghiera; perché è Lui che
ci ha insegnato a pregare, Lui che ci ha lasciato il Padre
Nostro, Lui che ci ha detto: “Se due di voi si accorderanno
per domandare qualunque cosa, il Padre mio ve la concederà.
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in
mezzo a loro”. (Mt. 18, 19-20)
Appunto: questi sono luoghi di straordinaria, forte e profonda
preghiera.
il recente santuario della Madonna delle Tre Fontane, dove noi
bambini ci divertivamo a giocare e correre. In famiglia si parlava
molto di quella recente apparizione e spesso ci recavamo a pregare
presso la Grotta (ricordo che trovavamo sempre raccolto in preghiera il Cornacchiola a cui la Madonna era apparsa il 12 aprile del
1947. Vicino alla grata si trovava un vaso contenente parte della
terra su cui la Madonna si era posata, affinchè i fedeli, riempito un
fazzoletto, potessero conservarla come sacra reliquia. Anche in
quella Pasquetta del 1952 trascorremmo una felice giornata in quel
luogo santo. Nel pomeriggio, prima di rientrare a casa, ci fermammo a pregare alla grotta. Io mi ero portata davanti alla grata dove
era il vaso con la terra. Mentre pregavo e chiedevo alla Madonna
la guarigione mi si accostò la nostra tata Loreta (da noi chiamata
Deta) che mi suggerì di coprirmi con la terra santa le parti del viso
ricoperte di piaghe. Io con fede all’istante presi una manciata di
terra e mi ricoprii l’intero viso. A quel punto ci furono momenti di
grande apprensione: mamma al vedermi con il viso nero di terra
si spaventò perché potevo andare incontro ad un’infezione, cercava
di lavarmi. Mio papà invece la tranquillizzava, dicendo di aver
fiducia nella Madonna che mi avrebbe guarita, La tata poverina
piangeva perché si sentiva responsabile. Salimmo subito in
macchina per rientrare a casa. Appena arrivati mentre mamma
cercava di lavarmi bene e disinfettarmi si accorse che le piaghe
erano quasi sparite. La mattina successiva quando mi alzai con
stupore di tutti ero guarita, non avevo più nulla sul viso e quella
forma di eczema che i medici non erano riusciti a debellare non mi
si presentò più. La più contenta fu la tata Deta perché andava
ripetendo che “era stata lei a suggerirmi di impiastricciarmi con la
terra benedetta”. Così la Mamma Celeste con la sua benevola
intercessione ha voluto concedermi un grande dono.
-6-
CATHERINE LABOURÈ
E LA MEDAGLIA MIRACOLOSA
Cesare Catarinozzi
Nel 1978 mio padre subì un delicato intervento chirurgico: il prof. Giordani,
prima di operarlo, mi disse che le possibilità di salvargli la vita erano minime.
Una suora gli pose accanto la “medaglia miracolosa” di Catherine Labourè.
Mio padre si salvò.
Miracolo? Andiamoci piano. Ma certo quella medaglietta mi è rimasta nel cuore.
Eccovi comunque la storia di quella medaglia.
Catherine Labourè nacque in Francia nel 1806, la fanciulla ben presto rimase
orfana della madre. Nel dolore consacrò se stessa ed i suoi fratelli alla Madonna.
Il padre, preso da molti affari, affidò Caterina alle cure di una zia.
Due anni dopo la riprese con sé e le affidò le cure della casa. Caterina cercava il
più possibile di conciliare le cure domestiche con la preghiera. Giunta all’adolescenza, dopo un sogno che la invitava ad entrare tra le suore, chiese di entrare
in una casa delle Figlie della Carità. Caterina, però, trovò opposizione nel padre
che aveva già dato una figlia a tale istituto e non voleva privarsi dell’aiuto
cospicuo di Caterina. La mandò in casa di un altro figlio a Parigi ma la moglie di
costui, diventata avvocato, le permise di seguire la sua vocazione. Caterina
entrò come Postulante tra le Figlie della Carità a Chatillon-sur-Seine. In seguito
fu mandata a Parigi nella Casa Madre situata in rue du Bac.
Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1830, mentre la Francia era sconvolta dalla
possibilità di una nuova rivoluzione Caterina, nella grande cappella della Casa
Madre, avrebbe avuto un colloquio durato più di due ore con la Madonna che le
avrebbe preannunziato nuovi incontri. Questi sarebbero appunto avvenuti a
brevi intervalli l’uno dall’altro, nel settembre, novembre e dicembre dello
stesso anno.
La più nota delle apparizioni fu quella che Caterina sostenne fosse avvenuta il
27 novembre, nella quale si possono distinguere due fasi. Nella prima fase la
Madonna sarebbe apparsa a Caterina, ritta su un globo avvolto dalle spire di un
serpente. La Vergine avrebbe offerto a Dio un altro piccolo globo dorato, che
dovrebbe simboleggiare ogni singolo credente, ch’ella avrebbe tenuto all’altezza
del cuore. Dalle mani della Madonna sarebbero piovuti sul globo inferiore due
fasci di luce. Nella seconda fase, scomparso il piccolo globo d’oro, le mani della
Vergine si sarebbero abbassate, irraggianti fasci luminosi, e, come a formare
un’aureola, intorno alla testa della Madonna, sarebbero apparse le parole:
“O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Poi il
quadro sarebbe parso visto nel suo retro: la figura della Madonna sarebbe
scomparsa e al centro sarebbe apparsa la lettera M, al di sopra della quale
appare la croce e al di sotto i Sacri Cuori di Gesù e Maria. Una voce interiore
avrebbe chiesto a Caterina di far coniare una medaglia che riproducesse la
visione. Furono coniati presto i primi millecinquecento esemplari.
Dopo i voti di Comunità ebbe vari uffici nelle sue Case, comportandosi con la
massima discrezione - solo le superiori seppero delle presunte apparizioni - e
dedicandosi, come specifico dell’ordine di appartenenza, alla cura degli ammalati e degli anziani.
Verso la fine del 1876 S. Caterina predisse la sua prossima morte che avvenne
il 31 dicembre dello stesso anno. Introdotta la Causa per la sua Beatificazione e
Canonizzazione nell’anno 1907, fu beatificata il 28 maggio 1933 da Pio XI e
canonizzata il 28 luglio 1947 da Pio XII.
La santità di Catherine è stata dunque ufficialmente riconosciuta. È chiaro
inoltre che chi compie i miracoli non è la medaglietta in sé, ma Maria in Cristo.
Poco dopo l’intervento che salvò la vita a mio padre, una mia amica suora mi
portò un libro su Catherine Labourè e nel mio cuore c’è sempre il desiderio di
visitare il luogo del possibile miracolo, a Rue du Bac, in Parigi.
-7-
I LUOGHI DI MARIA
Maria Pia Maglia
Ringrazio Dio di aver potuto fare sei
viaggi a Lourdes come volontaria e uno
a Fatima da pellegrina.
Che cosa mi porto dentro? Cosa si
respira nei luoghi delle apparizioni, i
luoghi di Maria?
Anzi tutto una Fede grande, immensa,
palpitante, che diventa inevitabilmente
testimonianza.
A Lourdes il dono di Fede più grande ce
lo danno i malati con i loro sorrisi grati
perché li accompagnavamo da Lei e
non solo e non tanto per guarire, ma
per avvicinarsi a Lei, alla grotta, lodarla
sapendo che è questo che dà la forza di
vivere.
La loro speranza diventa certezza
perché a Lourdes il Regno di Dio è già
in mezzo a noi.
E con la Fede e la Speranza così vive si
genera la Carità, l’Amore: a Lourdes
non si dorme: si prega e si ama.
Davanti alla grotta ci sono sempre moltissimi a pregare. E poi bagnarsi in
quell’acqua che subito evapora e
sembra diversa da qualunque altra.
I volontari fanno dei turni di notte
negli ospedali e quelle nottate passate
insieme aiutandosi a far tante e tante
emergenze (una notte 2 padelle e 37
malati anche tetraplegici) conducono
ad amicizie forti, come quella che feci
con Anna Tammi, la madre di Don
Paolo: una donna energica, ma che coi
malati era di una tenerezza estrema e
non temeva di esprimere le emozioni:
quante risate insieme, ma anche
quanti momenti ci commozione!
A Fatima tutto pare più raccolto, più
intimo, mi è parso che per fortuna
l’aspetto di commercializzazione della
Sacralità sia più contenuto e ciò che mi
ha colpito, anzi impressionato, è stata
proprio la subitanea trasformazione
dei 3 piccoli veggenti, ancora bambini,
in 3 piccoli eroi della Fede e della
Carità.
Non hanno avuto paura di minacce, di
sfidare l’autorità e soprattutto di
offrire totalmente se stessi a Dio. Oltre
a pregare, digiunavano, rinunciavano a
tutto per salvare i peccatori: si sono
lasciati morire di consunzione e solo
Lucia, la maggiore, è rimasta in vita
santamente fino ai giorni nostri.
Che dire?
Nulla si può aggiungere alla misteriosa
volontà e grandezza di Dio!
LA MADONNA
DELL’
EQUILIBRIO
Alfredo Palieri
Ci sono voluti secoli per i
quattro dogmi mariani.
Sono dogmi dei primi
secoli ma solo di recente
si è affermato che Maria è
stata concepita senza
peccato originale e che è
stata assunta in cielo in
anima e corpo. Questa
gradualità è in sintonia
con la scoperta anch’essa
graduale della propria
missione da parte della
stessa Maria. Lei dice si
all’Annunciazione e poco
dopo nel Magnificat già
comincia ad intuire quello
che il Signore compirà per
lei. Gesù dodicenne le dirà
che Lui deve occuparsi delle cose del Padre Suo ed è
meditando queste parole che, diciotto anni dopo, alle
nozze di Cana, Maria riesce con estrema dolcezza ed
insieme con intelligenza ed equilibrio, a far si che il Figlio
acconsenta a compiere il primo miracolo, evitando agli
sposi l’umiliazione della mancanza di vino. A proposito
di equilibrio, nell’anno 1967 un monaco cistercense
delle Frattocchie a Roma, mentre in soffitta riordina
oggetti fuori uso, trova una lastra di bronzo col rilievo
di una orante: l’Alma Aequilibri Mater, Santa Maria
dell’equilibrio.
Vi è raffigurata una Madonna che si mantiene in equilibrio
ritta in piedi con le mani allargate. L’anno successivo un
dipinto a colori di tale immagine venne donato al Papa.
Quando Paolo VI la vide, ne fu molto consolato ed
esclamò: «Ah, proprio quella che ci vuole!», sentendosi
incoraggiato nel difficile compito di guidare la Chiesa in
un momento assai travagliato.
In questi ultimi due secoli si sono moltiplicate le apparizioni di Maria, accompagnate sempre da consigli, da fermi
comandi, elargiti sempre con dolcezza. Alfredo di
Ratisbonne, ateo, in una chiesa di via del Tritone a Roma,
interrompe i suoi inchini e genuflessioni dinanzi allo
sguardo divertito ma sicuramente materno della Vergine
che gli appare improvvisamente e si converte.
A Lourdes il severo Vescovo capisce che Bernadette dice
il vero quando costei afferma che la Signora si è rivelata
come l’Immaculada Conceptio. Bernadette infatti, semplice
contadinella, non poteva certamente essersi inventate
quelle parole di un dogma allora recentissimo. A Fatima,
con sommo acume sulle situazioni del momento, Maria dà
indirizzi sulla difficile situazione mondiale e promette la
conversione della Russia. A Medjugorie offre una ricchezza
di consigli spirituali sempre nella cornice della situazione
contemporanea. Tutti i suoi consigli materni terminano
sempre con un dolce “Grazie per avermi ascoltato”. Maria
è stata scelta come araldo per raggiungere noi uomini. Gli
altri cristiani non riconoscono i dogmi mariani o li riconoscono solo in parte. Eppure gli ortodossi, con le loro
icone, hanno una profonda venerazione per Maria. In
Grecia, a Mistras, vicino a Sparta, un’infinità di chiese
mostrano devozione a Maria. Nel Paradiso Dante Alighieri
chiama Maria “Termine fisso d’eterno consiglio”. Per
significare che tutta la potenza di Dio si è estrinsecata in
Maria. E Carducci nella “Leggenda di Teodorico” dice
“Ella che, sotto il grande azzurro velo, accoglie i martiri
della Patria e della Fede…”.
Il Santo Curato d’Ars disse che “la scala per il Paradiso è
retta in alto dalle braccia di Maria la quale, col suo sguardo, incessantemente spinge le anime ad avvicinarsi”.
Ma, attenti! Maria, pur con la sua delicatezza e dolcezza
materna, vuole che noi la ascoltiamo e ci convertiamo.
VISIONI TRASCURATE
Alessandra Angeli
Non molto tempo fa, mi resi conto di una mia enorme lacuna: nata e
cresciuta a Roma, passati gli “anta”, non ero mai andata al santuario
della Madonna delle Tre Fontane, situato più o meno di fronte all’omonima abbazia dedicata a San Paolo. Me ne parlava mia madre, ma
nella mia testa era rimasta solo una delle tante cose udite solo con le
orecchie. Poi un flash: “La Madonna è apparsa a Roma e io non so
nemmeno esattamente dove!”
Mi sembrava di aver fatto buoni progressi in campo spirituale, e
invece guarda ancora quanta ignoranza! Meno male che la
Provvidenza, un paio di mesi fa, mi ci ha fatto arrivare davanti quasi
per caso, tornando dall’ Eur. Mi ritrovo di fronte a pareti tappezzate
da ex voto, mi fermo in preghiera in una cappella con l’esposizione del
Santissimo Sacramento ed alla fine entro nella chiesa costruita a
ridosso della grotta dell’apparizione, dove trovo diverse persone con
la corona del rosario in mano. Mi riesce difficile pensare che questo
posto non abbia avuto ancora il riconoscimento ufficiale della Chiesa;
e lo penso con dispiacere, perché tutti noi conosciamo le vicende di
Lourdes e Fatima, ma forse ne sappiamo molto meno della volta in cui
la Madonna fece la grazia di apparire anche a Roma.
L’acqua di Lourdes ha fatto miracoli, ma anche la terra della grotta qui
a Roma. Su Internet ho trovato tutta la storia, tantissime foto e
articoli di giornali dell’epoca. Sono passati poco più di 60 anni, era il
1947: il veggente, Bruno Cornacchiola, è morto solo nel 2000. Prima
della conversione era un strenuo persecutore della chiesa cattolica, in
particolare proprio della Madonna.
Alle volte, discorrendo in genere delle apparizioni mariane, ho
rilevato in alcuni il timore delle stesse: la paura di concentrare la
propria attenzione su Maria piuttosto che su Gesù Cristo. La mia
personale esperienza è stata invece di essere stata avvicinata a Lui
proprio da sua Mamma; che altro non vuole che prendiamo confidenza
con loro, proprio come due persone vere e proprie. Nei messaggi di
Medjugorje Lei ripete spesso che vuole presentarci a Suo Figlio come
un bel mazzo di fiori: il che vuol dire che dobbiamo darci una bella
ripulita. Allora qualche giorno fa, mi telefona una mia cara amica e mi
dice di andare alle tre a recitare la coroncina alla Divina Misericordia
in S. Spirito in Sassia, la chiesa dedicata a questa devozione, zona S.
Pietro. Superate le mie prime rimostranze perché “c’abbiamo sempre
tutti troppo da fa”…, vado. E, a parte il fatto che a quell’ora c’è
pochissimo traffico e tanti parcheggi disponibili, faccio benissimo,
perché a proposito di visioni, eccone una meravigliosa: il volto di Gesù
nell’immagine che lo ritrae nello splendore della Sua Misericordia.
Alzo lo sguardo, ed eccolo lì, un volto indescrivibilmente bello, ma di
un bello che viene dalla dolcezza di uno sguardo profondo; sorride
leggermente, ti dice: “Eccoti finalmente, ti aspettavo. So quante ne
combini tutti i giorni, vieni qui, fatti abbracciare, ti aiuto io”. Eh già,
dove vado tutta sola… La recita della coroncina sì, è diventato un
appuntamento che, più o meno, riesco ad onorare; ma era veramente
parecchio che non andavo a venerarLo. E mi sono detta: “Ma quanto
sei sciocca, guarda quello che perdi!”
Ogni tanto, mi figuro di ritrovarmi di fronte a Loro, proprio come una
bimbetta un po’ monella: ginocchia sbucciate, vestituccio stropicciato,
capelli arruffati: mi aiutano a rassettarmi, a farmi un bell’esame di
coscienza, a guardare bene dove mettere i piedi per poi ripartire.
Come potrei fare senza! Volevo condividere con chi legge queste
sensazioni perché, è vero, “c’abbiamo tutti troppo da fa’…”, ma alla
fine quante scocciature o fugaci felicità! Meglio dare all’ anima
quell’ossigeno che placa tante ansie interiori e ridona pace.
Siamo romani, abbiamo “talenti” che altri non hanno così a portata di
mano. Andiamo a scovarli. Nonostante la sensazione di un rinnovato
fervore interiore, quel giorno al Santuario della Madonna alle Tre
Fontane, ho percepito un luogo solitario, un po’ abbandonato e
dimesso; andandomene ho provato un alone di tristezza e solitudine.
Per carità, una sola visita non basta…
Provate ad andare anche voi se non lo avete già fatto: la bontà di un
albero si riconosce dai suoi frutti…
Che la Mamma celeste guidi e benedica ognuno di noi!
-8-
UN SOGNO
DURATO MEZZO
SECOLO
UNA PERSONA BEN PIANTATA PER TERRA
Giulia Bondolfi
Marco Di Tillo
Nella mia vita non sono mai stato in pellegrinaggio in
uno dei luoghi famosi per le apparizioni mariane, lo
confesso. Non sono mai stato a Lourdes, né a Fatima,
e neppure a Medugorje. A giudizio di quanti sono
andati almeno una volta in uno di questi luoghi, mi
sono perso molto. Innanzitutto mi sono perso migliaia
di visi pieni di speranza e di Fede, oltre naturalmente
a non aver conosciuto e visto da vicino tutte le persone
che in questi luoghi operano per aiutare il prossimo,
per essere vicini alle varie situazioni di dolore e
di bisogno. Non ci sono stato, è così. Come del resto
non sono stato in tanti altri posti di questo pazzo,
fantastico, meraviglioso mondo che Dio ha voluto
donarci. E’ una mia colpa, una mia mancanza.
Però per due volte ho sognato la Madonna.
Si, proprio lei. Era un sogno però non era solo un
sogno. Era quasi vero, era lì davanti a me. L’ho sognata
io, personalmente. Aveva le mani giunte, i capelli neri,
il mantello celeste, il sorriso buono. Mi diceva di
pregare e di stare tranquillo, di essere buono e di aver
cura del prossimo. Trasmetteva grande calma e
serenità e, insieme, un immenso e profondo rispetto.
Il sogno mi ha comunicato un senso di pace e di calma
che mi sono portato dietro a lungo, negli anni a
venire. A differenza di molti altri sogni dimenticati con
la luce del primo mattino, questi due li ho ricordati
sempre perfettamente anche se sono avvenuti a
distanza di quasi mezzo secolo uno dall’altro.
Il primo infatti l’ho fatto quando avevo dieci anni e
stavo per prendere i sacramenti della Prima
Comunione e della Cresima che all’epoca si facevano
contemporaneamente. Durante il mese di maggio, al
catechismo, c’era una statuetta della Vergine, mantenuta dentro un magico scrigno. Si faceva a gara per
portarla a casa almeno per un giorno dopo aver vinto
alla gara dei fioretti! Chissà se quel sogno l’ho fatto la
notte in cui quella statuetta troneggiava sul mio
comodino? Questo non me lo ricordo.
Il secondo sogno l’ho fatto invece due anni fa ed era
assolutamente identico al precedente, come se il
tempo non fosse mai passato. Di nuovo la Vergine lì a
parlare con me, solo con me. Come se ci fosse stata
solo una piccola pausa per alzarsi un istante e poi
rimettersi seduti per vedere il secondo tempo. Si, lo
so. Qualcuno penserà: “questo a fare i pellegrinaggi
non ci va e se la vuole cavare con i sogni.” Però,
sinceramente, io non la vedo come una scusa della
serie “Non vado a Lourdes, però sogno la Madonna,
quindi la mia pigrizia è giustificata”. Non è così, anche
perché la pigrizia non è mai giustificata. Ma è anche
vero che forse non bisogna spingersi troppo lontano
per trovare la Fede e i personaggi che essa rappresentano. La Fede è dentro di noi, basta chiudere gli occhi
e sentire il proprio cuore per trovarla. Così anche Gesù
e sua Madre sono dentro di noi e, se vogliamo ascoltarli, ci parlano, ci proteggono, ci consigliano senza
dover prendere l’aereo ed il treno per andare fino in
Francia o in Portogallo. Con questo non voglio dire che
non bisogna fare i pellegrinaggi in quei posti. Non lo
dico anche perché se no Don Paolo mi corre dietro col
bastone. Lui a Lourdes c’è già stato un’infinità di
volte e a Medjugorie ci torna per l’ennesima volta
quest’estate con la nostra parrocchia. No, Io dico che
si può fare tutto ma che il bene ed il male stanno
sempre lì, dentro di noi. Siamo noi la scatola piena
da cui attingere. Ricordate Eta Beta, quel buffo
personaggio disegnato da Walt Disney che mangiava
le lampadine e dentro i suoi calzoncini trovava sempre
tutto? Be’, io credo che noi siamo un po’ così, come
tanti Eta Beta. Abbiamo la possibilità di trovare il bene
semplicemente cercando nel nostro cuore, senza
andare troppo lontano.
Sono una persona ben piantata per terra e faccio sempre
molta fatica a guardare verso il cielo. Me lo dice sempre
mio marito: “Alza la testa ogni tanto, il cielo è bello”.
Con l’età e a poco a poco ho cercato di elevare la mia fede
guardando verso l’alto ma probabilmente faccio parte di
quella schiera di persone che hanno più facilità a vedere
Gesù Cristo nei barboni, in un reparto di chemioterapia del
Bambin Gesù, in un anziano che vaga solitario per il nostro
quartiere.
È questa la mia natura e quindi parlare di visioni non mi
risulta proprio facile. Ma nella sua infinita misericordia
Gesù Cristo ha voluto scuotere anche una come me
mettendomi davanti agli occhi delle situazioni che, come
diceva il Padrino, “non avrei potuto rifiutare”.
Il percorso delle mie visioni è stato lento e progressivo
perché credo che se Gesù Cristo o la Madonna mi fossero
apparsi di botto probabilmente non li avrei neanche
riconosciuti.
Con me nostro Signore si è veramente impegnato, lo
riconosco, scomodando addirittura una santa, Madre
Teresa di Calcutta. Uno dei miei tre figli era nato con un
grave problema cardiaco e grazie a mio suocero, Madre
Teresa, dopo che lui era stato operato, ha benedetto la
sua vita soffermandosi a lungo davanti al suo lettino.
Della venuta di Madre Teresa al Bambin Gesù ci sono
tantissime immagini nella mia mente e quando torno a
pensare a quel giorno non posso che credere che il
Signore, nella sua infinita misericordia, mi abbia voluto
dare un segno talmente forte a cui io non ho più potuto
dire di no. Credo che avere delle apparizioni sia un dono
ma se ognuno di noi provasse a riconoscere la presenza di
Gesù Cristo nella propria vita di tutti i giorni non ci sarebbero più atei.
È così che in tutti questi anni sono andata avanti vedendo
miracoli in tante piccole cose della mia esistenza.
Dopo una preghiera riuscivo a riconciliarmi con qualcuno,
a concludere un colloquio di lavoro con onestà d’animo, a
parlare con i miei figli facendo arrivare le ragioni del
cuore. Gesù Cristo era sempre al mio fianco o addirittura
dentro di me quando riuscivo a fare uno sforzo maggiore.
Fino a qualche giorno fa in cui dopo tanti anni ho percepito
per la prima volta una presenza speciale.
Mi sono svegliata nel cuore della notte con la senzazione
fortissima che la Madonna mi chiedesse di recitare un
Rosario per lei ad intercessione di alcuni problemi che
avevo.
Lei era lì con me, o meglio dentro di me infondendomi
grande pace e tranquillità. Poiché non riesco ad elevarmi
al cielo e a guardare in alto lei è scesa. La spiegazione che
mi sono data è semplice e spero che Don Paolo non me ne
voglia. Probabilmente la Madonna nella sua infinita bontà
ha capito che con un tipetto come me non c’era alcuna
speranza: o scendeva lei o io rischiavo di non vederla.
-9-
QUALCHE
CONSIDERAZIONE
SULLE VISIONI MARIANE DI MEDJUGORJE
Luciano Milani
CHE PALPITO VIENE
SE ASCOLTI LA PREDICA!
(Pensieri tratti dalle omelie di don Paolo)
DOMENICHE T.O.
prima della QUARESIMA 2011
Come essere contenti
Le Beatitudini sono nove proposte di
felicità, di cui viene spiegato ogni volta
il motivo. È bello pensare a come
vorremmo “beati” coloro che amiamo…
Quando si parla delle apparizioni mariane, sorge in me sempre
qualche dubbio, che supero soltanto quando su di esse si pronuncia
ufficialmente la Chiesa. Col termine “Apparizioni” infatti, secondo il
teologo Rino Fisichella, si fa riferimento ad una manifestazione
visibile del soprannaturale all’interno delle categorie spazio-temporali
del soggetto che ne è destinatario.
Quindi, il criterio di credibilità delle apparizioni è dato per me, e penso
per chiunque, dalla personalità del veggente, quale appare ante, in e
post visione. Ora, proprio la lettura delle biografie dei veggenti di
Medjugorie non mi aiuta a credere ciecamente alle loro visioni.
La mia adesione alle 19 apparizioni di Lourdes, per esempio, è piena e
totale. Ed a questa adesione sono indotto sì dalla pronuncia della
Chiesa, ma anche dalle virtù eroiche praticate per tutta la vita dalla
piccola Bernadette, la quale, dopo otto anni dall’ultima apparizione
della “Bellissima Signora”, il 4 luglio 1866 lascia la famiglia, parte
dalla sua città e sotto la guida dello Spirito Santo va a nascondersi in
convento, luogo sì ricco di gioie spirituali, ma umanamente pieno di
umiliazioni e sofferenze. La sua umiltà è tanto grande durante i pochi
anni che le restano da vivere che anche la sua santità rimane
misteriosamente velata perfino a chi le vive vicino, come la superiora
del convento e le sue stesse consorelle. E tutto verrà confermato dalla
Chiesa, con la elevazione agli onori degli altari dell’umile fantesca dei
Pirenei. La santità di vita dei pastorelli di Fatima, ritualmente
proclamata dalla Chiesa, non mi lascia dubbi sulla veridicità delle loro
visioni, e così per il piccolo contadino di Guadalupe.
Al contrario, le visioni di Medjugorie mi lasciano seriamente perplesso
proprio, per la vita dei veggenti e per le modalità delle visioni stesse.
È vero che il miracolo è l’intervento libero di Dio all’interno della
creazione e nell’uomo per esprimere la vittoria sul male e la chiamata
alla partecipazione del suo regno, e quindi esso può realizzarsi
con qualsiasi modalità e in qualunque tempo, ma la continuità e la
ripetitività delle apparizioni di Medjugorie mi sembrano verificarsi
troppo al di fuori degli schemi con i quali si sono realizzate quelle
finora riconosciute dalla Chiesa. Inoltre, la vita dei nostri veggenti,
anche se civilmente irreprensibile, non mi pare che attinga quei
vertici di eroicità che tutti i santi veggenti delle apparizioni riconosciute
hanno posseduto. Inoltre, l’atteggiamento negativo di tutti i Vescovi
che si sono succeduti nel governo della Diocesi non contribuisce
certamente a rimuovere del tutto il mio scetticismo. Recentemente la
Chiesa ha preso in seria considerazione il fenomeno che richiama
ormai centinaia di migliaia di fedeli da ogni parte del mondo e c’è
molta gente che giura sinceramente di aver ricevuto grazie e miracoli,
ma proprio la posizione della Chiesa locale ha indotto la Santa Sede a
nominare una commissione di studio presieduta da un eminente
teologo, qual è il cardinale Camillo Ruini. D’altra parte, è anche vero
che l’oggetto del messaggio non è dissimile da quello di Lourdes e da
quello di Fatima. Anche il messaggio di Medjugorie può essere infatti
riassunto nell’invito alle quattro azioni bibliche: pentimento – conversione – penitenza – preghiera. E il soggetto verso il quale deve
riconfluire l’amore del mondo è il medesimo di tutti i messaggi
mariani: Gesù di Nazareth, verbo incarnato di Dio, crocifisso, morto
e risorto per il riscatto di tutti.
Questi elementi mi spingono a seguire tutto quanto avviene sui fatti di
Medjugorie, e per questo mi riprometto di andare pellegrino in quei
luoghi, con la speranza di tornarne illuminato.
E sarei ben felice di credere che ancora una volta la Madonna, sia pure
in un modo del tutto anomalo, ha deciso di riportare al Figlio quella
parte di Umanità lontana dal Suo messaggio di Salvezza.
- 10 -
Come essere santi
“Siete il sale della terra”: siete, non
siate, dal momento che siete stati
battezzati. Il sale della saggezza è la
“sapientia cordis” che proviene dalla
luce del Vangelo, è il cammino verso la
santità…
Come essere liberi
Si è liberi se si usa la libertà con
intelligenza e discernimento.
La libertà vera è il dominio di se stessi.
Gesù è venuto a dare senso ai precetti
del Vecchio Testamento e a renderci
liberi…
Chi sono i nostri nemici?
Sono coloro che scelgono il male.
Perché Gesù dovrebbe essere stato
mandato dal Padre sulla terra se non ci
fosse stata e tuttora continuasse ad
esserci la lotta tra il Bene e il male?
Preghiamo per i nostri nemici e avremo
la vera pace!
Il Signore è il mio padrone
Cercate Dio, tutto il resto viene di conseguenza… “Non mi dimenticherò mai di te”, dice il
Signore. È il Dio che ti prende tra le braccia e
ti accarezza come la madre che non
dimentica il suo bambino…
Tu solo, Signore, la mia roccia
Costruiamo la nostra vita sulla Parola di Dio,
come una casa sulla roccia. Teniamo conto
delle “previsioni atmosferiche”, ma ci
sostenga la consapevolezza che né la pioggia,
né il vento, né i fiumi in piena potranno
distruggere la nostra casa, perché il Signore è
la nostra roccia!
NOSTRA SIGNORA
DI GUADALUPE
FATE QUELLO
CHE VI DIRÀ
Lydia Logobardi
Luigi Guidi
Numerose ed indimenticabili sono state
sempre le apparizioni della Madonna in
Colei che – per volontà di Dio nostro
paesi vari del mondo.
Padre – è la mediatrice di tutte le
Esse hanno contribuito alla conversione
grazie tra Dio stesso e l’uomo, la tutta
di migliaia di persone e ad una più
pura, l’Immacolata Concezione, conoprofonda devozione verso la Santa e
benedetta Madre di Dio. Vorrei però
scendo le innumerevoli necessità e
ricordare qui le apparizioni della
piaghe delle nostre anime, ha voluto
Vergine di Guadalupe in Messico
più volte chinarsi su di noi e venire in
risalenti agli inizi dell’evangelizzazione
nostro aiuto.
di quel paese, quando i cristiani erano
A questo fine, è apparsa nel corso dei
ancora poco numerosi. Ecco dunque
secoli a molte umili persone lasciando
i fatti.
Il 9 dicembre 1531 la Vergine Maria
a loro e a tutti noi consigli, ammoniapparve ad un contadino indio di nome
menti ed esortazioni.
Juan Diego sulla collina di Tepeyac
Quando le apparizioni sono approvate
presso Città del Messico.
dalla Chiesa, costituiscono “un valido
Ella gli chiese di andare dal Vescovo del
aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo luogo per comunicargli il desiderio che
si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare Le venisse dedicato un tempio su
quella collina. In quella prima appariuso.” (“Il Messaggio di Fatima” – Joseph Card. Ratzinger, 2000)
zione la Vergine promise al giovane
Non è obbligatorio farne uso perché l’unica rivelazione alla quale è dovuto un
indio: ”In questo santuario darò alle
assenso di fede è quella pubblica, che è espressa nella Bibbia.
genti il mio amore, il mio sguardo
Vi sono tuttavia apparizioni, rivelazioni e devozioni mariane, penso per esempio compassionevole, il mio aiuto, la mia
a quelle di Lourdes e di Fatima, che sono entrate da decine di anni nella pietà salvezza, perché io davvero sono la
popolare e che sono talmente produttive di buoni frutti spirituali che davvero vostra madre amorevole, tua e di tutti
non si vedrebbe a chi o a che cosa attribuirne l’origine e la causa se non a Dio gli uomini. Lì presterò ascolto al
loro pianto, alla loro tristezza, per
solo.
soccorrere, per guarire tutte le loro
La SS. Vergine Maria viene a ricordarci il reale ordine delle cose e che non esi- pene, le loro miserie, i loro dolori.”
ste altro all’infuori di Dio e che a Lui dobbiamo tornare, e ci indica i mezzi miglio- Prima di esaudire questa richiesta il
ri per farlo. “Non le cose materiali, non i soldi, non l’edificio, non quanto posso Vescovo chiese un segno. Allora la
avere è l’essenziale, è la realtà. La realtà delle realtà è Dio. Questa realtà Signora dei Cieli invitò Juan Diego a
recarsi sulla brulla collina di Tepeyac
invisibile, apparentemente lontana da noi è la realtà. Imparare questo, e così
ad oltre duemila metri di altezza per
invertire il nostro pensiero, giudicare veramente come il reale che deve cogliervi un fascio di rose, era il mese
orientare tutto è Dio, questo è la parola di Dio. Questo è il criterio, Dio, di dicembre. Avendo il contadino con
il criterio di tutto quanto faccio.” (Benedetto XVI, “lectio divina” ai sacerdoti di comprensibile meraviglia trovato le
rose promesse dalla Signora, le portò
Roma del 10 marzo 2011, su www.chiesa.espressonline.it).
Così, davvero la SS. Vergine dice a tutti noi, come già fece alle nozze di Cana: dal Vescovo.
Quando aprì la veste nella quale le
“Fate quello che vi dirà” (Gv. 2, 5–10). Gesù comanda ai servi di riempire le giare aveva portate, apparve d’improvviso
di acqua e di attingere da esse.
l’amata immagine della Vergine così
I servi obbediscono e servono a tavola il vino migliore che gli sposi potessero come oggi si può vedere. L’immagine
desiderare di offrire. Sembra assurdo, ed invece è perfettamente logico: noi pos- della Madonna di Guadalupe rimase
siamo metterci solo l’acqua, il nulla, è Dio che prende il nostro niente e lo tra- impressa nella rustica veste dell’indio
tessuta con fibre vegetali. La Vergine vi
sforma in vino. Il miracolo avviene così.
appare come una giovane donna dal
Nella apparizione di Lourdes (parlo di questa perché è quella che conosco volto bruno, immersa in una luce
meglio), la SS. Vergine dice a Bernadette: “Non vi prometto di rendervi felice in splendente.
Era il segno che aveva chiesto il
questo mondo, ma nell’altro”.
E infatti Gesù ci ha già detto una volta per sempre che chi non prende su di sé Vescovo Juan de Zumarraga che nel
1553 fece costruire una cappella.
ogni giorno la Sua croce non è degno di Lui. Poi le dice: “Andate alla fonte,
Esistono vari documenti che testimobevete e lavatevi”. Bere alla fonte della Grazia, della Vita Eterna, e lavarsi dei niano i fatti accaduti. Il più antico è
propri peccati: chi mai potrà salvarsi se non fa questo? E ancora: “Penitenza, quello che raccoglie la dichiarazione di
penitenza, penitenza.” “Pregate per i peccatori”. Fare penitenza, pentirsi, con- un testimone presente all’incontro tra
vertirsi; e pregare, per noi stessi e per i poveri peccatori. Pregare per sé e per il vescovo ed il contadino. È conservato
nella Biblioteca Nazionale a Citta del
gli altri è un’altra condizione necessaria per salvarsi.
Messico. Con quella apparizione ebbe
Ed infine: “Direte ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e che ci si
inizio in tutto il territorio atzeco uno
venga in processione”. I fedeli hanno preso sul serio questo invito se è vero che straordinario movimento di conversioni
ogni anno sono circa sei milioni i pellegrini che si recano a Lourdes.
che si estese a tutta l’America centroEssendo stato a Lourdes più di una volta, mi preme sottolineare che in questo meridionale e che si estese fino alle
luogo scelto da Dio, Egli parla a ciascuno di noi anche in modo personale ed Filippine. Giovanni Paolo II si è recato
a trovare la Vergine in questo santuario
esclusivo, secondo le nostre particolari necessità che Lui solo può conoscere.
e S.Jose Maria Escrivà, fondatore
Una parola paterna, piena di Amore e di misericordia, uno sguardo di verità, una dell’Opus Dei, è morto con lo sguardo
mano tesa, una grande grazia che la Madonna ci ottiene, però con il serissimo rivolto all’immagine della Vergine di
Guadalupe appesa nella sua camera.
invito: “Fate quello che Egli vi dirà”.
- 11 -
SIAMO TUTTI
VISIONARI
(E la storia delle arti ce
lo conferma)
Sandro Morici
Il titolo di questo intervento potrebbe trarre in inganno: no, non siamo veggenti
con il carisma del mistico
che riesce a penetrare nei
misteri di Dio… magari!
Vogliamo solo affermare
con parole povere la nostra
vicinanza a Maria, madre
dell’umanità.
Lo facciamo con i nostri
occhi, con la mente, con il
cuore.
La Madonna la vediamo
continuamente e ordinariamente, dal momento in cui
veniamo al mondo, all’istante in cui, ogni sera, chiudiamo
gli occhi un attimo prima di addormentarci. La nostra,
infatti, è una visione “personalizzata”, perché la Madonna
ha il volto della mamma, della mamma di ognuno di noi.
È lo sguardo più dolce e più splendido che sia presente
durante tutta l’esistenza: talvolta sorridente, talvolta
mentre dà fiducia, talora sofferente.
Non escludendo che la visione della Madonna possa
essere un fatto legato a un miracolo straordinario, che
però nell’immaginario collettivo è in genere collegato a un
luogo di culto o a momenti di estasi profonde, per noi la
visione della Madonna è piuttosto il miracolo, il miracolo
permanente perché in quei lineamenti riconosciamo la
mamma, l’essere unico della nostra vita: dunque la
Madonna come conferma della presenza materna che ci
accompagna sempre.
Quello sguardo è inevitabilmente familiare, è naturalmente
vicino, anche a chi, per partito preso, si professa lontano
dalle cose di Chiesa: lo dice a parole, ma le corde del suo
cuore hanno sicuramente conosciuto una mamma,
certamente amorevole, che gli ha parlato chissà quante
volte. E come abbiamo un po’ tutti sperimentato, la calda
carezza di una mamma non ha età.
Ecco allora come il canto ci eleva lo spirito:
“Andrò a vederla un dì/lasciando questo esilio./Le poserò
qual figlio/il capo sopra il cor”/
L’immagine della mamma-Madonna la portiamo quindi
dentro, più o meno impressa, più o meno luminosa, talvolta
opaca in momenti di smarrimento, secondo il nostro stato
di emotività.
Certo, i santi e i beati hanno vissuto in modo privilegiato
questo incontro e ce ne hanno lasciato traccia incisiva.
Tuttavia anche la storia dell’uomo comune è piena di
queste testimonianze, particolarmente evidenti nelle vite
degli uomini di lettere e di arte attraverso le loro opere ed
espressioni di tutti i tempi.
I poeti, gli scrittori, gli artisti, si sa, per la loro particolare
sensibilità d’animo hanno manifestato una sentita
devozione nei riguardi della Madonna-mamma in ogni
epoca e in ogni Paese, soprattutto in ambito figurativo e
rappresentativo.
E qui vorremmo rievocare qualche caso esemplare,
rovistando nei nostri ricordi di liceo: non lo facciamo con
l’intenzione di riscoprire la perfezione artistica di un’opera
d’arte - questo è compito affidato ai critici -, ma piuttosto
desideriamo coglierne il messaggio spirituale che può
giungere fino a noi quando entriamo in sintonia.
Parlando di arte cristiana, si evince che il tema iconografico
più ricco è dedicato proprio alla Madonna.
Il motivo più comune di madre di Dio (Theotokos), di
concezione strettamente teologica, largamente raffigurato
nei mosaici absidali delle prime chiese cristiane, risulta poi
diffuso anche in Oriente, tanto da divenire il cardine del
complesso decorativo delle chiese bizantine. La rappresentazione della Madonna in piedi con il Bambino in
braccio (Odigitria) è peraltro presente nelle icone russe a
mezzo busto, successivamente propagate in Occidente nei
secoli XII e XIII.
Da lì in poi, le composizioni che celebrano il tema mariano
– e, in particolare, il mistero della maternità divina –
percorrono l’intera storia dell’arte: dal Beato Angelico a
Cimabue, da Simone Martini a Giotto.
Nella Madonna Ognissanti Giotto riesce ad esprimere tutta
l’umanità affettiva di Maria e l’incommensurabile legame
madre-figlio. La dolcezza infinita degli occhi di Mamma e la
grazia con cui il Bambino si abbandona sulle sue braccia
vengono poi ripresi nelle raffigurazioni rinascimentali di
Piero della Francesca, di Botticelli, di Raffaello, fino a
Michelangelo. Tutte immagini di una tenerezza immensa.
Il Buonarroti nelle sue Pietà apre poi un nuovo motivo:
quello del dolore che si trasfigura in amore totalizzante.
La vita e la morte riuniti assieme a raffigurare la perfezione
divina. Entrando nella basilica di San Pietro ammiriamo
estasiati il Cristo morto come un comune mortale per
salvare il resto dell’umanità, mentre la Sua Mamma lo
tiene in grembo in atteggiamento protettivo e, al tempo
stesso, oblativo: fateci caso, passando da quel gruppo
marmoreo molti occhi si inumidiscono di lacrime.
Nella Pietà Rondanini le figure sono invece sbozzate,
aeree, quasi spiritualizzate e sembrano tenersi unite in un
abbraccio dalla toccante tensione emotiva.
Sensazioni analoghe si provano rileggendo la lirica del
Manzoni dedicata alla Passione.
Potremmo continuare a spaziare ancora a lungo nella
nostra memoria storica, ma appena abbiamo aperto la
pagina dell’ultimo Canto del Paradiso di padre Dante, la
nostra commozione per Maria-Madre si è fatta grande e
abbiamo cominciato a trascrivere quei versi stupendi.
Eccoli, cerchiamo un pò di silenzio ed ascoltiamo insieme:
pian pianino attraverso l’immagine il cuore si apre ora alla
preghiera.
- 12 -
Vergine Madre,
figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate; e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
VISIONI,
ALLUCINAZIONI
O IMBROGLI ?
Giancarlo Bianconi
Visione: percezione, osservazione
obiettiva della realtà, apparizione,
immaginazione priva di fondamento,
allucinazione.
Allora? So bene che non è corretto,
nella lingua italiana, iniziare un
Sisto V (ritratto di Filippo Bellini)
qualsiasi argomento con un avverbio
tanto più con un avverbio dall’evidente
carattere conclusivo come è, in questo caso, l’avverbio
“allora”. Ma... c’è un problema. Ed è questo: l’altro giorno,
paralizzato dentro la mia auto in mezzo al traffico impazzito
per via della pioggia, ad un certo punto, tanto per ingannare
un po’ il tempo, ho acceso l’autoradio. Per caso mi sono
collegato nel momento in cui il radiogiornale stava trasmettendo un servizio, in già avanzata fase di commento
peraltro, il cui tema non mi è stato subito chiaro. Lì per lì
non ho prestato molta attenzione a quanto mi era dato di
ascoltare tanto erano note, banali e supponenti le affermazioni pronunciate da qualcuno (sicuramente un qualche
nostro uomo politico in un non so bene quale contesto) e
che il giornalista stava riferendo testualmente. Solo poco
dopo sono finalmente riuscito a capire che, oggetto del
servizio, era un convegno tuttora in corso presso un ente
nazionale la cui sigla però non sono riuscito a comprendere
per via delle trombe delle auto che suonavano all’impazzata
intorno a me.
Ad un certo momento, però, qualcosa mi ha fatto drizzare
le orecchie per cui ho prestato tutta la mia attenzione
(tanto eravamo tutti fermi) a quanto veniva esponendo il
corrispondente radiofonico. Il quale stava riferendo che,
secondo quanto sostenuto da questo ignoto personaggio,
il cui proprio intervento era terminato solo alcuni minuti
prima, la situazione generale in Italia in questo momento
non solo non sarebbe così nera come si vorrebbe far
credere da parte di taluni membri del Parlamento, ma che
viceversa è sicuramente in atto la tanto auspicata ripresa i
cui primi segnali sono sotto gli occhi di tutti e come del
resto è profonda convinzione di gran parte dell’opinione
pubblica, e che comunque, nella peggiore delle ipotesi, il
peggio sarebbe ormai alle nostre spalle; anche se tutto ciò
ha inevitabilmente comportato un immane sforzo da parte
di tutti per riparare i danni provocati in parte, è vero, da
circostanze esterne al nostro Paese ma anche quelli causati,
e lasciati in eredità, dalle precedenti amministrazioni, per
cui ancora tanti altri sacrifici si profilerebbero all’orizzonte.
Quindi il nostro personaggio era passato ad enumerare con
particolare enfasi una serie di risultati positivi conseguiti
dall’attuale amministrazione nei vari campi, trascurando,
SORRISI
Gregorio
Paparatti
- Mela: frutto più odiato dai cristiani
- Russia: unica federazione al mondo ad
esaltare un insetto a capitale
- Dio creò il cielo e vide che era bello. Dio
creò la terra e vide che era bella. Dio creò la
natura e vide che era bella. Dio creò l’uomo
e vide che era bello. Dio creò la donna e
disse: “Beh... si truccherà!
- Il pollo è l’unico animale che si può mangiare prima che nasca e dopo che e’ morto.
ovviamente, non dico di enumerare ma neanche di fare il
benché minimo cenno a tutti gli insuccessi e al mancato
raggiungimento dei tanti e tanti altri obiettivi programmati e
anche ben più importanti di quelli menzionati nel corso
della sua esposizione. E allora? Non è chi non veda, a
questo punto, come la domanda iniziale, anche se non
corretta sotto il profilo sintattico, ha tuttavia una sua ben
precisa ragione d’essere. Ed ecco il problema. O almeno il
mio problema: allora, quale, fra quelli riferiti in apertura, il
significato vero delle dichiarazioni rilasciate da questo
ignoto personaggio, purtroppo rimasto tale in quanto
superato dalle altre notizie del servizio? Osservazione
obiettiva della realtà? Immaginazione priva di fondamento?
Allucinazione? Trascurando, poi, per carità di patria,
la possibilità di imbroglio. Chissà per quale strana
associazione di idee appena formulato mentalmente tale
quesito nello stesso istante mi è tornata alla memoria una,
in particolare, delle tante e talvolta curiose vicende che
ebbe come protagonista Sisto V, il famoso “papa tosto”
belliano che, nel caso specifico, «nu’ la perdonò nemmanco a Cristo». Quando, cioè, venuto a conoscenza di un
miracoloso crocifisso che, nella cappella di un convento di
frati, versava sangue dalle piaghe del martirio, e che
fruttava - guarda caso! - copiose e generose offerte, il papa
decise che era giunto il momento di fare chiarezza
sull’evento. Recatosi pertanto presso la cappella di questi
frati e inginocchiatosi a pregare davanti al Cristo sanguinante, improvvisamente da sotto il piviale tirò fuori
un’accetta e, pronunciando ad alta voce la famosa frase
«Come Cristo Ti adoro, ma come legno ti spacco»,
cominciò a colpire violentemente il crocifisso mandandolo
in frantumi.
E fu così che venne scoperto il marchingegno posto in atto
dagli ingegnosissimi frati: tubicini e spugnette imbevute di
un liquido rosso molto simile al sangue celate all’interno
del corpo del Cristo in croce.
Forse che all’origine del ritorno alla mia memoria di questo
episodio, contestualmente all’insorgere del mio personale
dubbio, sta un mio inconscio desiderio di vedere portare,
sempre e comunque, alla luce tutti gli aspetti di ogni
singolo evento umano? Chissà! Immediatamente dopo,
però, mi è sorto un altro dubbio: come la mettiamo però
con le apparizioni di Lourdes, di Fatima, di Medjugorie... e
di altre ancora, che sicuramente non sono né allucinazioni
né, tanto meno, imbrogli e che tanta influenza hanno
esercitato ed esercitano sulla vita della Chiesa la cui
straordinaria portata ecclesiale deve essere ancora
compresa? Sarebbe opportuno, cioè, che fosse portato alla
consapevolezza di tutti ogni aspetto anche di questi casi? E
come? A questo punto mi sono arrestato: trattandosi di
miracoli ho risolto il problema molto sbrigativamente,
debbo dire, nel senso che in quanto misero essere umano
non posso, certo, neanche lontanamente concepire l’idea di
poter affrontare l’argomento “miracolo”. A quel punto il
traffico ha ripreso a muoversi e l’intervento dell’ignoto
personaggio è stato superato da altre notizie per cui...
- La vita è meravigliosa. Senza saresti
morto.
- Gli ci sono voluti sei mesi per cantare
“Night and Day”: era un esquimese.
- Era un perdente nato: gli erano morti
anche i fiori di plastica.
- Sul futuro ho molte riserve e nessun
titolare.
- Una banca e’ il posto che ti presta del
denaro se tu puoi dimostrare di non averne
bisogno
- A giudicare dal numero delle formiche che
invadono sempre i pic-nic, penso che ce ne
dovessero essere piu’ di due sull’arca.
- Non hai idea di quanti pezzi sia fatta una
macchina fino a quando non ti scontri con
un TIR.
- 13 -
MOSTRE, TELEVISIONE, SPETTACOLI, MUSICA
LOURDES, IL VIAGGIO
DELLA SPERANZA
Mostra fotografica
di Gianni Mantovani
In ricordo della prima apparizione della
Vergine Maria a Santa Bernadette, avvenuta il giorno 11 febbraio 1858, il
fotografo Gianni Mantovani ha esposto
alla Galleria Angolo di Borgo di Pisa il suo
reportage in bianco e nero «Viaggio a
Lourdes», un’intensa testimonianza del
fotografo sulla presenza e sugli aspetti
devozionali delle folle di credenti nella
cittadina francese.
Attento e scrupoloso nel raccontare con
sincerità la sua cronaca della speranza,
l’autore sfugge qualsiasi pietismo verso
coloro che a Lourdes cercano, nella luce
della Fede, una guarigione, una speranza.
NESSUN
FUTURO
Luigi Milani
Segnaliamo volentieri il libro appena
uscito in libreria dal titolo “NESSUN
FUTURO”(Casini editore) scritto da Luigi
Milani, figlio del nostro redattore Luciano.
È il settimo libro scritto da questo poliedrico giovane autore, giornalista, traduttore ed editor.
Si tratta in questo caso di un romanzo
giallo ambientato nel mondo del rock.
Lo consigliamo soprattutto ai più giovani
(o a chi si sente ancora molto giovane).
Potete trovarlo anche presso la libreria
Pergamon in via F.Nicolai con un sensibile
sconto per i nostri lettori.
Buona lettura a tempo di rock !
COME UN DELFINO
don Paolo Tammi
La fiction tv su canale 5 COME UN DELFINO ti riconcilia con te stesso e
con la vita. Chi non l’ha vista se la procuri in qualche modo perché non
si può perderla. Se il Vangelo entra poco nelle menti degli uomini e
ancor meno lo fa grazie ai mass media, questa fiction vale un bel pezzo
di Vangelo.
Se il cristianesimo è l’unica religione di cui si può parlare male, se il Suo
fondatore può essere deriso persino in presunte opere d’arte (cito la “
Rana crocifissa”, esposta al Museo di arte moderna di Bolzano) senza
che i discepoli di Cristo mettano a ferro e fuoco le città o brucino le
bandiere o lancino una “fatwa” contro gli infedeli, ebbene questa fiction
dimostra quanto seme evangelico ancora rimane in Italia e in alcuni
interpreti del film italiano. Il bravissimo Ricki Memphis, che conosciamo
bene, è un serio e autentico credente. Ha interpretato don Luca, un
prete che la Curia manda a fare il parroco ma che trova anche il tempo
di dedicarsi ad alcuni ragazzi carcerati, affidati a lui nella comunità dei
“ Fratelli del sole”, e che don Luca tiene in mano con amore e con
fermezza, diventando per loro il padre che mai hanno avuto.
C’è l’altrettanto bravo Raoul Bova, che sappiamo aver fondato (nella
vita reale) una Onlus che gestisce una casa famiglia e con la quale anche
il sottoscritto è entrato in contatto per cercare aiuto per i bambini dello
Zambia.
Raoul Bova (nel film è il campione di nuoto Alessandro Dominici)
trasforma la sua vita, meglio ancora trasforma il male in bene. Rifiutato
e non sostenuto – per un problema al cuore – da un procuratore senza
scrupoli, che gli preferisce un compagno sportivamente più fresco ma
umanamente pessimo, Alessandro incontra don Luca e lo affianca
nell’opera di recupero dei ragazzi carcerati. Si dà anima e cuore a
questi ragazzi, senza essere lui il prete, ma fidandosi ciecamente del
prete amico e vedendo in lui la luce di Dio (mai da lui nominato),una
luce dalla quale Alessandro rimane evidentemente accecato. D’altronde
don Luca un giorno gli dice “Dio ama i pazzi”. Proprio così. E Alessandro,
nuotatore a grandi livelli e uomo di indubbia attrazione per un mondo
che guarda più il corpo dell’anima, diventa pazzo dietro all’amico don
Luca e porta i ragazzi a vincere, con ottimo spirito di squadra, una gara
dei campionati italiani di nuoto.
Nel film c’è tutto. C’è il rifiuto di alcuni ragazzi verso la normalizzazione
e l’equilibrio che i due amici propongono loro. C’è la mafia, cui i ragazzi
servono come manovalanza. C’è il tentativo della mafia stessa di
eliminare don Luca, coprendolo di infamia con un’accusa inventata (ps.
Ci servirà questa fiction per capire che oggi, per colpire un prete in
gamba, si usano sempre queste armi scontate, eppure – per la perversa
fame di squallide notizie – sempre così date per vere?).
Ma c’è soprattutto il dono di sé, quello gratuito che non si aspetta
niente. Nemmeno, dopo la vittoria dei ragazzi, quando Alessandro viene
di nuovo circuito dagli sponsor, che gli ripropongono la carriera,
nemmeno allora il dono gratuito viene intaccato. Segno evidente che
– quando il Vangelo entra profondamente nell’anima – niente lo smuove.
È o non è il Vangelo a smuovere il cuore di un bravo ragazzo come
Alessandro, che magari la Chiesa mai aveva affascinato, guidato, o i cui
carismi erano rimasti sotterrati? È o non è un prete che in qualche modo
riporta il suo amico a rivedere in profondo la sua vita, testimoniandogli
come se ne fa un dono che rende felici, per il solo fatto che il dono
esiste, che il senso è stato trovato, che il tempo non è stato sciupato?
Ho visto su Internet commenti ridicoli, ma fin troppo comprensibili. “Un
film che esalta lo sport” è il titolo meno stupido. Certo, non è politically
correct dire che un film esalta il dono della vita ed insegna a ritrovarne
il senso, nella foresta penosa delle vanità. Ricordo quanto volte,
parlando con Ricki, ci siamo detti che sarebbe stato bello fare un film su
un prete vero, non su uno che scopre gli assassini, o che si innamora
– tanto per cambiare – con l’ennesima botta da uccelli di rovo o che si
atteggia a modernizzatore di una Chiesa retrograda. Un prete normale,
invece, uno che prende sul serio la sua consacrazione, uno che avvicina
le persone invece di allontanarle, uno che in nome di Gesù fa bene non
solo il sacro ma anche l’umano. Ebbene Ricki ci è riuscito insieme a
Raoul Bova e al cast di attori, tutti bravissimi, a partire dai ragazzi della
comunità di recupero, che sono l’icona stupenda di come i giovani siano
capaci di amare chi li ama sul serio. Grazie dunque a questa fiction. Le
chiese saranno vuote (la nostra no) ma il Vangelo è ancora tra le
“prime posizioni”. Cerchiamo, per favore, di non affossarlo di più e di
mandarlo in serie B.
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I N C O N T R I , L I B R I , M U S I C A , A RT E
LA TERZA VIA: LA LIBERTÀ DI NON STUDIARE
DIALOGO CATTOLICO-ORTODOSSO
Sarebbe bello che non fosse vero e cioè che la nostra scuola è davvero arrivata
al capolinea. Lo dice in maniera chiara e forte Paola Mastracola insegnante di
lettere in un liceo scientifico di Torino che da anni si occupa dell’universo scuola.
La Mastracola nel suo “Togliamo il disturbo” edito da Guanda, rende note cose
evidenti ormai a tutti e cioè che nel 70% dei casi ai nostri ragazzi non va più di
studiare. Voi penserete: cosa c’è di tanto nuovo? A nessuno studente è mai
andato di studiare. La novità è che per la prima volta quest’insegnante torinese
dice proprio le cose come stanno e cioè che da anni noi genitori ci crogioliamo
nell’idea che la scuola non funziona più perché i programmi non sono aggiornati
e perché gli insegnanti non sanno coinvolgere i nostri ragazzi. Errore.
La Mastracola finalmente dice ciò che pensiamo un po’ tutti, insegnanti genitori
e ragazzi e cioè che la scuola dagli anni Settanta in poi ha abdicato al suo ruolo
primario, cioè quello di istruire.
Facendo un excursus storico l’autrice ci dimostra in maniera difficile da controbattere che l’innalzamento della scuola dell’obbligo che aveva come primo
obiettivo l’annullamento dell’analfabetismo, ha provocato un’ecatombe culturale.
Dalle elementari fino alle medie ci sentiamo ripetere che la grammatica e la
sintassi non contano più per non parlare poi della bella calligrafia.
Roba da antenati. Cosa ci fanno i nostri figli con la bella calligrafia ormai c’è il
computer e poi per gli errori c’è il controllo ortografico.
Gianni Rodari con la sua “Grammatica della fantasia” nel 1973 ha illuminato in tal
senso la didattica di decine di insegnanti elementari: basta con una scuola grigia
solo nozionistica, il sapere deve nascere dal gioco e dalla libera fantasia.
Bellissimi concetti ma a distanza di quasi quarant’anni i risultati sono davanti agli
occhi di tutti. I nostri pargoli sono abituati ad un scuola del gioco dove la serietà
e la fatica sono roba da vecchi. E non si tratta di programmi non più adeguati ai
nostri tempi. E’ un’illusione pensare di sostituire lo studio di Dante con le
canzoni di Ligabue. Dobbiamo renderci conto, dice la Mastracola, che i ragazzi
nella stagrande maggioranza dei casi non sono più abituati a prescindere
dall’autore, dalla riflessione, dall’elaborazione di un testo, insomma dallo studio.
Ma nella vita poi lo studio conta e nelle selezioni lavorative i metodi ludici di
Gianni Rodari tagliano le gambe alla stragrande maggioranza dei nostri studenti
e soprattutto a quelli che non si possono permettere lezioni private, scuole
all’estero e master prestigiosi. Quindi una scuola che voleva ridurre le differenze
sociali ma che nella realtà le ha riproposte in maniera soltanto diversa.
È per questo che dopo otto anni di scuola (cinque di elementari e tre di medie)
i nostri studenti arrivano molto spesso alle scuole superiori senza saper nè
scrivere né leggere né saper fare di conto. Nell’epoca del copia incolla da
internet tutto questo non ha più importanza.
La Mastracola ci descrive le prime giornate di scuola alle superiori in cui gli
insegnanti sono costretti a fare test d’ingresso per capire le reali competenze
degli studenti, studenti che per la quasi totalità risultano essere totalmente
insufficienti. È così che per i cinque anni delle scuole superiori si ricomincia
faticosamente a parlare di grammatica e sintassi e di minima logica matematica.
Ma a volte neanche alla fine di questo ciclo di studi si colma questo enorme gap
culturale con studenti che all’università fanno fatica a leggere un intero libro o a
svolgere un semplice calcolo matematico. Quindi in poche parole per combattere
l’analfabetismo si è abbassato tremendemante il livello culturale producendo un
enorme bacino non più analfabeta ma semi analfabeta. La Mastracola lancia una
provocazione terribile. Una provocazione che dovrebbe scuotere le menti dei
nostri goveranti ma soprattutto delle famiglie e del corpo docente.
Lasciate liberi i ragazzi di non studiare e mandate avanti solo quelli molto
motivati a continuare un percorso di studi che sfocia all’Università. So che cosa
state pensando, anch’io sono un genitore con tre figli di varie età.
Ma cosa faranno i nostri figli senza il famoso “pezzo di carta”?
Con grande umiltà credo di poter dire che la professoressa Mastracola ha
veramente messo il dito nella piaga. Noi genitori dobbiamo accettare che il
mondo sta cambiando e che la scuola superiore deve ritornare nelle mani di chi
ama lo studio, di chi è veramente motivato. Io da genitore dico basta alla
scuola portata al ribasso e invece spero in un mondo in cui i nostri figli possano
liberamente scegliere di fare i falegnami o gli idraulici anche se sono figli di
un avvocato.
Il mondo ha sempre più bisogno di mestieri di qualsiasi tipo fatti con il cuore e
non di medici o notai diventati tali perché la tradizione di famiglia lo impone.
Se avete qualche dubbio in merito leggete “Togliamo il disturbo”.
La Mastracola ha convinto anche una semplice mamma come me.
Seguendo una tradizione ormai consolidata, la
Fraternità Francescana di S. Antonio in via Merulana
di Roma ha tenuto anche quest’anno un incontro
ecumenico, ospitando l’archimandrita greco-ortodosso Simeone Catsinas, della comunità di S. Teodoro.
–Dobbiamo andare avanti nella speranza tutti uniti,
perché siamo cristiani – ha esordito il nostro ospite –
Ci sono differenze talvolta importanti, ma prima del
dialogo teologico facciamo un dialogo fraterno. Con
lo scisma tra Oriente ed Occidente e un lungo cammino diverso non è facile, ma dobbiamo fare ogni
sforzo per riconciliarci. Noi ortodossi
non crediamo all’Immacolata Concezione ed all’Assunzione di
Maria, ma il più grande ostacolo è
il primato. Le
Chiese ortodosse sono autonome tra di loro e ciascuno fa riferimento al suo patriarca; non c’è una figura
come quella del papa che governa su tutti. Questa
divisione è positiva, perché favorisce l’unione spirituale. Il papa potrebbe essere un
primus inter
pares. Lo Spirito Santo illumina tutti. Nella Chiesa
Ortodossa possono diventare preti anche uomini già
sposati: per i laici è consentito
fare anche tre
matrimoni, ma per i preti è proibito. I preti sposati sono il 90%. - A questo punto è intervenuto il ministro Guido Fiorani per dire come anche nella Chiesa
Cattolica si stia ora studiando il modo di ammettere
preti sposati. – C’è oggi- ha ripreso Catsinas - una
forte scristianizzazione , quasi tutte le nazioni sono
diventate atee. Anche in Grecia prima si riempivano
tutte le chiese, ora sono quasi vuote. Anche piazza
S. Pietro, quando parlava il Santo Padre, una volta
era sempre piena, ora è quasi vuota. Perciò dobbiamo essere tutti uniti nel testimoniare Cristo. - È stato
chiesto all’archimandrita se la Chiesa Ortodossa riconosca i santi; la risposta è stata affermativa, ma solo
i santi proclamati prima dello scisma, non quelli
creati poi dal papa. Non esiste per i cattolici, la possibilità di accostarsi
all’eucarestia degli ortodossi,
che pure credono nella transustanziazione. È una
cosa difficile da digerire, anche se l’archimandrita ha
aggiunto che l’importante è camminare insieme,
risolvendo i
problemi che ancora sussistono.
Debbono essere uniti i cuori e sono stati fatti tanti
passi avanti. Simeone Catsinas ha parlato anche del
problema degli Uniati, monaci che hanno rito ortodosso, ma teologia cattolica. Una spina nel fianco nei
rapporti tra le due Chiese, che ha impedito tra l’altro
la
visita di Giovanni Paolo II al patriarca di Mosca.
A questo punto il ministro Guido Fiorani ha illustrato
il francescanesimo, evidenziando come, all’interno di
esso, siano sorte spesso divisioni. In particolare
Guido Fiorani ha evidenziato come l’ordine francescano secolare conti in tutto il mondo circa 500.000
aderenti. Nel Lazio ci sono circa 100 fraternità.
Nell’ambito del francescanesimo secolare c’è ora perfetta unione. Al termine dell’incontro è stato
fatto
omaggio al fratello ortodosso delle Fonti
Francescane. Si, l’importante è proseguire uniti:
cattolici, protestanti e ortodossi nel testimoniare
Gesù.
(Il libro “Togliamo il disturbo” di Paola Mastracola)
Giulia Bondolfi
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Cesare Catarinozzi
Tema del prossimo numero:
FAMIGLIA
ITALIANA
La tua famiglia, un’altra famiglia, com’è o
com’era la vita in famiglia, come dovrebbero
essere i rapporti all’interno della famiglia e come
invece sono o sono stati, la letteratura e il cinema
sulla famiglia, il ruolo del padre e quello della
madre, il difficile ruolo di genitori e figli,
il Vangelo e la famiglia.
TEMPO PER INVIARE GLI ARTICOLI
ENTRO IL 15 APRILE
[email protected]
PELLEGRINAGGIO
A MEDJUGORJE
6 - 11 LUGLIO
“Nel mese di luglio abbiamo scelto per il
nostro consueto pellegrinaggio una tappa
ben nota ai credenti, un villaggio della
Bosnia Erzegovina dove, da trent’anni,
alcuni veggenti dicono di ricevere apparizioni ed intuizioni provenienti dal cielo,
dalla Madonna, che riguardano il presente
ed il futuro della Chiesa e dell’umanità.
Aspettando che la Chiesa gerarchica si
pronunci sulla verità delle apparizioni,
noi non possiamo negare l’efficacia di
questo pellegrinaggio. Avendolo già fatto
personalmente tre volte, posso dire che
la conversione al Vangelo ed il ritorno
nel seno della madre Chiesa si producono
continuamente e sinceramente.
A Medjugorje si vive la fede e per davvero,
si ascolta, ci si confessa, si cammina verso
i monti Podbrdo e Krizevac, si prega, si
canta.
Si fa tutto quel che - senza tanti modernismi - la fede ci chiede per vivere la santità
e rimanere esposti alla grazia di Dio.
Andiamo dunque in un luogo semplice,
bello di sua natura, dove vivremo
un’esperienza sana e matura della fede,
guidati ogni giorno dalla Parola di Dio. Un
invito a tutti a venire lo faccio davvero con
il cuore, perché da Medjugorje non si torna
mai uguali a prima.”
don Paolo Tammi
PROGRAMMA DI VIAGGIO
Mercoledì 6 luglio ROMA – DUBROVNIK - MEDJUGORJE
ore 14.30 precise Ritrovo di tutti i pellegrini in Chiesa per la benedizione di Don Paolo ed inizio del pellegrinaggio. Incontro con
Giovanna Perroni della Sovrana Viaggi
ore 15.00 precise Sistemazione in pullman GT e trasferimento
all’Aeroporto Leonardo da Vinci – Fiumicino – Terminal B – Salone
Partenze Internazionali – Banco Accettazione della Croatia Airlines.
Disbrigo delle formalità doganali ed imbarco.
ore 18.00 Partenza del volo di linea OU 385 per Dubrovnik. Snack a
bordo.
ore 19.10 Arrivo all’aeroporto di Dubrovnik. Disbrigo delle formalità
doganali, sistemazione in pullman GT e partenza per Medjugorje
(km 160).
ore 22.30 Arrivo all’Hotel MARTIN (cat. 3*) e sistemazione nelle
camere riservate. Cena e pernottamento
Giovedì 7 luglio – Domenica 10 luglio MEDJUGORJE
Pensione completa in hotel.
Le giornate di preghiera prevedono: Sante Messe nella Parrocchia,
Adorazione diurna e serale nella Cappella dell’Adorazione Eucaristica,
recita quotidiana del Santo Rosario, Via Crucis sul monte KRIZEVAC
o, in alternativa, in pianura vicino alla scultura bronzea della
Resurrezione, salita sul PODBRDO (la Collina delle Apparizioni),
Vespri, Confessioni, Catechesi di Don Paolo.
È prevista anche l’escursione in pullman gt di mezza giornata con
guida a MOSTAR (km 25), città simbolo della difficile convivenza tra
cristiani e musulmani, con visita al Ponte ricostruito.
Lunedì 11 luglio MEDJUGORJE – SPALATO – ROMA
ore 08.00 Prima colazione in hotel
ore 09.00 Celebrazione della Santa Messa.
ore 10.30 Sistemazione in pullman e trasferimento all’Aeroporto di
Spalato (km 170).
Disbrigo delle formalità doganali ed imbarco.
ore 16.10 Partenza del volo di linea OU 380 per Roma.Snack a bordo.
ore 17.05 Arrivo a Roma – Aeroporto Fiumicino. Disbrigo delle formalità doganali e sistemazione in pullman.
ore 20.00 Arrivo previsto a Piazza della Balduina.
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