Vigili del Fuoco : Soccorrere in Sicurezza
Transcript
Vigili del Fuoco : Soccorrere in Sicurezza
Vigili del Fuoco : Soccorrere in Sicurezza La specialità "Sommozzatori”, nell'ambito del Corpo Nazionale W.F., è nata nel 1952. Attrezzature e tecniche utilizzate in guerra dai Mezzi d'Assalto della nostra Marina Militare, hanno consentito il rapido diffondersi dell'attività subacquea nel nostro Paese. Con intelligenza ed intuito, la Direzione Generale dei Servizi Antincendi del Ministero dell'Interno afferrò l'importanza di una simile specialità per una Nazione come la nostra, con oltre 8.000 Km di coste marine ed acque interne sparse ovunque. Si ricorse, sin dai primi momenti, all'esperienza e capacità del Comandante Luigi FERRARO, uno dei più noti assaltatori decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare, Pioniere dell'attività subacquea in Italia e nel mondo. Dopo i primi corsi e la creazione dei primi nuclei ci si rese conto dell'enorme servizio che tale specialità rendeva alla cittadinanza. L'ufficializzazione del Servizio si ebbe con la Legge n. 996 del 8/12/1970 che prevedeva, nell'ambito del C.N.VV.F., la creazione di NUCLEI SOMMOZZATORI. Istituzione del C.N.A.S. (Centro Nazionale Addestramento Sommozzatori.) Fu nel 1972, dopo venti anni di attività, che il Ministero dell'Interno, D.G.P.C. e S.A., razionalizzò il servizio con la costituzione del Centro Nazionale Addestramento Sommozzatori diretto dall'Ing. Gino LO BASSO Comandante Provinciale di Cagliari e con notevole esperienza subacquea. Il Centro fu ubicato presso la piscina coperta delle Scuole Centrali Antincendi in Roma, e posto alle dirette dipendenze del Servizio Tecnico Centrale. Compito fondamentale del C.N.A.S. era seguire il Servizio Sommozzatori VV.F. nelle varie fasi formative e operative, con collegamenti con Enti ed Istituzioni similari in Italia e all'estero per il continuo miglioramento del servizio. A tutt'oggi sono stati svolti 19 corsi formativi e vari corsi di aggiornamento e riqualificazione, nonché corsi per Istruttori, fino a portare l'organico a circa 300 Sommozzatori operanti su tutto il territorio nazionale. 1 Vengono annualmente effettuati migliaia di interventi nelle situazioni più difficili con molteplici salvataggi e conseguenti riconoscimenti e apprezzamenti sia dallo Stato sia da Enti, Istituzioni e cittadini. LA FORMAZIONE I corsi di formazione per i Sommozzatori VV.F. si tengono ancora oggi secondo i dettami di Luigi Ferraro (M.O.V.M.) e di Duilio Marcante, già direttore didattico dei Corsi Sommozzatori VV.F. Gli aspetti didattici hanno, quale principale riferimento, il manuale Federale d’Immersione della F.I.P.S.. Il brevetto di Sommozzatore VV.F. corrisponde ad un brevetto “3 stelle C.M.A.S. (Confederation Mondiale des Activites Subacquatiques)”. I corsi, della durata di circa cinque mesi, si tengono, per una prima fase di circa due mesi, presso la piscina delle Scuole Centrali Antincendi in Roma. La restante parte del corso si tiene presso il Comando Provinciale di Genova e in questo periodo la preparazione è particolarmente mirata ad ottenere capacità tecniche in cementificazione, taglio di metalli e saldatura subacquea, lanci dall'elicottero, nuoto in condizioni meteo-marine avverse, nuoto controcorrente, superamento di difficoltà in immersione con apparecchiature, uso di attrezzature di sollevamento in acqua, utilizzo di mezzi di ricerca automatizzati, conduzione di imbarcazioni in condizioni meteo-marine sfavorevoli. Da circa due anni particolare attenzione è stata rivolta sia al soccorso in ambito fluviale che alla formazione al primo soccorso sanitario con conoscenza di rianimazione cardio-polmonare con tecnica BLS (Basic Life Support). LA SICUREZZA La sicurezza dei Sommozzatori VV.F. si basa sulle diverse componenti della specializzazione (organizzazione, procedure, attrezzature, ecc.) ma, fondamentalmente, sulla acquisizione e nel costante mantenimento nel tempo di elevati dati di autocontrollo in qualunque situazione operativa. 2 Tale capacità, fondamentale per operazioni in cui la capacità di intervenire in sicurezza è prevalentemente affidata alle risorse professionali e umane del singolo operatore, viene acquisita durante i corsi formativi e mantenuta nel tempo con un costante addestramento. Inoltre il fatto di poter contare su un’organizzazione nazionale rende molto più facile l’integrazione di squadre di SMZ anche di Comandi diversi in caso di grandi operazioni subacquee. Oltre al fondamentale sommozzatori, sono aspetto state della migliorati formazione nel corso ed degli autocontrollo anni vari dei aspetti dell’immersione direttamente connessi alla sicurezza degli operatori, quali: • Dotazione di attrezzature subacquee di standard elevati ; • Aggiornamento continuo delle procedure di immersione anche sulla base delle più recenti acquisizioni della medicina subacquea e iperbarica ; • Dotazione di idonei mezzi nautici di appoggio ; • Adozione di protocolli di emergenza per far fronte ad eventuali incidenti, dimensionati al tipo di immersione da svolgere ; • Impiego di attrezzature totalmente stagne per immersioni in acque particolarmente inquinate. Inoltre da molti anni il Servizio Sommozzatori VV.F. ha sviluppato tecniche di ricerca e recupero profondo (oltre i –50 mt), basate su sistemi televisivi, sonar e R.O.V. (Remote Operate Vehicle). Con tali tecniche sono stati effettuati interventi di ricerca e recupero fino a profondità di oltre –350 mt. 3 ORGANIZZAZIONE E COMPITI DEL SERVIZIO SOMMOZZATORI DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO • 31 Nuclei Sommozzatori distribuiti sul territorio Nazionale • Centro Addestramento Sommozzatori presso le Scuole Centrali Antincendi Capannelle (ROMA) • 298 Sommozzatori di cui 28 Istruttori Professionali • Servizio di soccorso attivato tramite il numero telefonico unico nazionale “115” completamente gratuito. • Servizio garantito 24 ore su 24 con copertura a carattere regionale. • Possibilità di intervento combinato con elicotteri e/o mezzi nautici e terrestri veloci. • Operatività con autorespiratori ad Aria sino a 50 metri di profondità. • Operatività con telecamere subacquee, Sonar di ricerca, sistemi televisivi subacquei filoguidati sino a circa 200 metri di profondità con possibilità di successivo recupero. • Possibilità di interventi rapidi di salvataggio di superficie con personale particolarmente addestrato. • Possibilità di operare in acque fortemente inquinate grazie all'impiego di specifici sistemi integrali antinquinamento. • Operazioni di ricerca e recupero su richiesta dell'Autorità giudiziaria in qualità di Agenti e Ufficiali di Polizia Giudiziaria. • Collaborazione con organismi scientifici e culturali per attività di ricerca e recupero reperti. • Effettuazione di studi, ricerche, sperimentazioni nello specifico settore anche in collaborazione con altri enti analoghi e/o Istituti specializzati. Dott. Ing. Giorgio CHIMENTI DIRIGENTE SOMMOZZATORE VV.F. ISPETTORE REGIONALE VV.F. LIGURIA 4 Fornovolasco (LU) (23-24 gennaio 1986) La tana che urla ANTEFATTO : 23 gennaio 1986, una classe dell’istituto “Vallisneri” di Lucca si trova in gita presso il comune di Fornovolasco per studiare le grotte del luogo. FATTO : Mentre gli studenti, accompagnati dal professore e da due speleologi, si trovano all’interno della grotta detta “la tana che urla”, all’esterno si scatena un violento nubifragio che ostruisce l’uscita della grotta inondando lo stretto cunicolo di uscita della grotta. INTERVENTO : A causa del mancato rientro degli studenti, intorno alle 19 e 30, viene dato l’allarme. Appurato che gli studenti e gli accompagnatori sono rimasti all’interno della “tana che urla” vengono allarmati i Vigili del Fuoco di Lucca, i Carabinieri e la protezione civile. MODALITA’ D’INTERVENTO : Raggiunto il luogo dell’incidente i soccorritori tentano di liberare il cunicolo di uscita aspirando l’acqua raccolta con delle motopompe. Ci si accorge però, sin da subito, che tale operazione richiederebbe troppo tempo e così vengono mobilitati tutti i nuclei sommozzatori dei V.V.F. della toscana. All’alba del giorno seguente due “speleosub” riescono a superare il muro d’acqua e raggiungere la parte interna della grotta ma la poca luce prodotta dalle loro lampade ed il rumore assordante delle cascate interne, non consente il ritrovamento dei ragazzi. Quando i due “speleosub” tornano all’esterno, gli interrogativi tra i soccorritori aumentano. Si decide allora di istallare una postazione fissa all’interno della 5 grotta; tale postazione verrà dotata di una lampada alimentata dall’esterno per poter illuminare la zona in modo continuativo e senza problemi di batterie e di un radiotelefono per rimanere sempre in contatto con l’esterno. Alle ore 13:00 si immergono quattro sommozzatori, due V.V.F. e due speleosub, con il compito di istallare la predetta postazione e di iniziare le ricerche a vasto raggio dei ventuno dispersi. Intorno alle 13:45 arriva la notizia del ritrovamento degli studenti che, come descritto dai sommozzatori di soccorso, stanno tutti bene; gli studenti si trovano infatti in un punto più alto della grotta riparati da una sorta di terrazza di roccia. Mentre all’interno i ragazzi vengono fatti scendere dal loro rifugio, all’esterno i soccorritori pensano ad un sistema per farli uscire riducendo i rischi al minimo. A causa di una nuova perturbazione in arrivo, che potrebbe far peggiorare la situazione, si decide che i ragazzi, il professore e le due guide dovranno attraversare il cunicolo compiendo una breve immersione. I sommozzatori dei Vigili del Fuoco che sono all’interno della grotta si trasformano quindi da sommozzatori di soccorso ad istruttori subacquei; prima di tutto bisogna riportare la calma tra i ragazzi che sono chiaramente impauriti e non conoscono assolutamente lo sport subacqueo. Così, dopo poche nozioni fondamentali di subacquea, alle 17 la prima ragazza, Chiara Maglioni, torna a vedere la luce del giorno. Questo perché è stato predisposto un corridoio subacqueo formato dai sommozzatori che con le proprie torce illuminano il breve tragitto da compiere e sono pronti ad intervenire per qualsiasi situazione di pericolo. I ragazzi continuano ad uscire dal cunicolo fino a alle 19 circa, ora in cui esce l’ultimo membro della spedizione che, come tutti gli altri, sta bene e non necessita di alcuna cura medica. Così, in un clima di soddisfazione generale, resta solo il tempo di smobilitare l’imponente apparato di soccorso, formato da oltre mille uomini e decine di mezzi. 6 Lampedusa (27 febbraio 1996) Recupero Motopesca ANTEFATTO : Febbraio 1996 un peschereccio di Mazzara del Vallo, il “Nuovo N’Giolò”, si trova a sud di Lampedusa per una battuta di pesca. FATTO : Mentre il Peschereccio sta facendo rotta verso Mazzara si imbatte in una violentissima mareggiata. Probabilmente a causa di un’ondata di poppa il peschereccio si rovescia ed affonda rapidamente lasciando intrappolati i nove membri dell’equipaggio. INTERVENTO : Viene deciso il recupero del peschereccio e così la marina Militare inizia subito la ricerca; il “Nuovo N’Giolò” viene individuato su di un fondale di 50 mt. Il peschereccio risulta però rovesciato sul fondo e quindi il Ministero dell’Interno decide di dare il via ad un’operazione che prevede l’impiego dei Vigili del Fuoco, della Marina Militare e della ditta specializzata “RANA” assegnando il comando dell’operazione all’Ing. Giorgio Chimenti. MODALITA’ D’INTERVENTO Giunti sul posto i sommozzatori dei Vigili del Fuoco iniziano delle immersioni di ambientamento sul relitto al fine anche di studiare il modo migliore per poter imbracare il relitto. Oltre ai sommozzatori dei Vigili del Fuoco partecipano all’intervento anche dei sommozzatori altofondisti della ditta Rana che utilizzano, per le loro immersioni, una campana posta a 37 mt. In superficie i sommozzatori sono assistiti dalla nave Anfitrite, sempre della ditta Rana, e dalla nave Spiga della Marina Militare in quanto il punto dove il peschereccio è affondato si trova in acque internazionali. La prima fase del recupero consiste nella bonifica dei rottami e dei materiali pericolosi che circondano il relitto, tale operazione permette di imbracare il peschereccio nella parte poppiera per poterlo traslare leggermente in modo da consentirne il ribaltamento. Queste fasi sono tenute sotto il costante controllo di due telecamere subacquee al fine di consentire una 7 maggiore sicurezza dei sommozzatori impiegati e di fornire un documento importante per l’autorità giudiziaria che indaga sull’accaduto. Terminata la fase del ribaltamento viene fatto giungere sul luogo delle operazioni il pontone “AD3” dotato di una gru in grado di far riemergere il peschereccio. Quest’ultima fase è la più complicata in quanto c’è il pericolo che il relitto rompa i cavi dell’imbracatura oppure scivoli da questa, ma bisogna stare anche attenti a non fare uscire dal peschereccio le salme degli occupanti ed eventuali reperti utili ai fini dell’indagine. Dopo oltre dodici ore di continuo lavoro il “Nuovo N’Giolò” riemerge e viene rimesso in galleggiamento con l’utilizzo di potenti motopompe all’alba del 4 Agosto. In soli 12 giorni di lavoro viene quindi portata a termine l’operazione di recupero e rimessa in galleggiamento del peschereccio a testimonianza della completa interazione tra Enti di stato ed una ditta specializzata, nonostante le numerose difficoltà tecnico-operative. 8 Genova Febbraio 1999 Incidente Aereo ANTEFATTO : 25 Febbraio 1999 Un aereo Dornier 328 proveniente da Cagliari è in fase di atterraggio all’aeroporto di Genova con 31 persone a bordo. FATTO : L’aereo atterra ma non riesce a fermarsi e, sfondando il muro posto a fine pista, perde i carrelli di atterraggio che squarciano la parte inferiore della carlinga, cade in acque e inizia ad affondare velocemente. INTERVENTO : Alle 12:34 il personale della torre di controllo fa scattare l’allarme di aereo in mare e così si mobilitano immediatamente i vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale, i sommozzatori della centrale e il personale della motobarcapompa VF304. MODALITA’ D’INTERVENTO : Un minuto dopo i soccorritori giungono sul posto e si trovano davanti l’aereo con la parte anteriore sommersa mentre le ali e la coda sono ancora in galleggiamento. Un vigile del fuoco si getta subito in acqua per aiutare le persone che sono riuscite ad uscire dal velivolo e, coadiuvato dai suoi colleghi sulla banchina, ne trae in salvo 7. Sul posto è anche presente un motoscafo veloce della Capitaneria di porto che provvede a recuperarne altre 5 ed a lanciare in mare una zattera autogonfiabile per le altre. Intorno alle 12:40 giungono sul posto anche i sommozzatori e, dopo un’accurata ispezione esterna dell’aereo, uno di essi si cala all’interno della cabina di pilotaggio servendosi del boccaporto usato precedentemente dai piloti per uscire. Questa prima ispezione interna non ha un buon esito in quanto la porta di comunicazione tra la cabina di pilotaggio e il settore passeggeri risulta bloccata, il sommozzatore torna quindi all’esterno ed, aiutato da un suo collega, forza il portellone anteriore sinistro. A causa degli spazi ridotti entra un solo sommozzatore all’interno dell’aereo e trova immediatamente quattro persone nel vano allagato; una di esse è ancora seduta al proprio posto con la cintura allacciata. Mentre i sommozzatori provvedono a portare fuori le 4 persone intrappolate, la motobarcapompa recupera la zattera autogonfiabile contenente gli altri occupanti dell’aereo. Purtroppo i quattro rimasti intrappolati all’interno, nonostante una rianimazione durata circa 45 minuti, perdono la vita. Appurato che tutti i passeggeri e il personale di volo sono fuori dalla carlinga si passa alla seconda fase dell’intervento che prevede il recupero del velivolo. 9 Per prima cosa i sommozzatori applicano al muso dell’aereo, che è completamente sommerso, dei palloni idrostatici per poterlo rimettere in galleggiamento orizzontale; tale operazione consente il rimorchio dell’aereo in prossimità della banchina dove era arrivata da poco una autogru da 320 tonnellate. Posizionata l’imbracatura si da il via all’operazione di sollevamento dell’aereo, tale operazione deve essere eseguita lentamente per poter far defluire l’acqua rimasta all’interno. Una volta che l’aereo si trova a terra è possibile vedere il grande squarcio provocato dal carrello anteriore che ha causato l’allagamento fulmineo di tutti i locali interni. Anche in questo incidente si è potuto verificare come l’intervento repentino dei vigili del fuoco abbia potuto limitare al minimo il numero delle vittime. 10