LA RICERCA ARCHEOLOGICA POST-CLASSICA A
Transcript
LA RICERCA ARCHEOLOGICA POST-CLASSICA A
LA RICERCA ARCHEOLOGICA POST-CLASSICA A CASTEL BOLOGNESE NEGLI ULTIMI QUINDICI ANNI: UN BILANCIO Una più attenta politica di tutela nell'area del centro storico e del territorio negli ultimi quindici anni ha permesso di acquisire una discreta quantità di informazioni archeologiche circa l'insediamento medievale, oltre che la possibilità di ampliare ed integrare i dati relativi al territorio (BRUNETTI-ZAMA, 1985). Dal 1983 al 1988 la Soprintendenza Archeologica ha inoltre condotto quattro campagne di scavo presso la pieve di Sant'Angelo in Campiano (GELICHI, 1982/83, pp. 267-292; IDEM, 1986a, P. 165). I ritrovamenti che qui interessano e riguardano solo l'area circoscritta dal perimetro urbano (Figg. 1-2), sono stati effettuati quasi sempre a seguito di segnalazioni durante lavori di ristrutturazione o, in qualche caso, interventi preventivi volti a disincentivare o anticipare lo scavo clandestino. Per quanto tali ritrovamenti si configurino come particolarmente significativi soprattutto sul versante dell'acquisizione, alle pubbliche raccolte, di materiale archeologico, nessun scavo programmato è stato effettuato ne si dispongono di dati precisi sulle vicende storicoarchitettoniche di alcuni tra i complessi monumentali più importanti del centro, con l'eccezione del caso che qui si analizza in dettaglio e che ha offerto lo spunto per una riconsiderazione generale sul problema delle fortificazioni tra XIV e XV secolo. 1. Palazzo Pretorio. Nell'anno 1976, durante lavori di demolizione di un fabbricato collabente nell'area occupata dall'ex Palazzo Pretorio (GIORDANI, 1972, p. 56, nota 139), si rinvennero alcuni vani sotterranei riferibili a fosse da "butto", una cisterna ed un pozzo d'acqua. La fossa da "butto" (vano A) era un vano a pianta rettangolare, murato su tre lati e coperto da volta a botte, collegato agli ambienti superiori per mezzo di due ampi canali di scarico. Il deposito all'interno denunciava tre principali fasi d'uso.[19] La più antica era relativa all'uso primario della fossa e conteneva ceramiche (boccali in "maiolica arcaica"), resti di pasto (gusci d'uova) e lenti di cenere e carbone. La seconda fase corrispondeva all'abbandono della fossa come "butto" di rifiuti organici e il vano venne riempito di macerie edilizie (coppi, mattoni, frammenti di intonaco dipinto) e scarsi reperti ceramici ("graffita arcaica" e smaltate monocrome). L'ultimo livello coincideva con una ripresa nell'uso del vano quale discarica (rimase in funzione solo uno dei due canali di accesso) e all'interno venne scaricato materiale ceramico ("zaffera a rilievo", "graffita arcaica" e smaltata monocroma mentre un esemplare frammentario in Stile Severo del secondo raggruppamento si trovava nella parte superiore) (GELICHI, 1988, pp. 88-89, fig. 32). Le ceramiche rinvenute nel vano A consentono di datarne l'uso tra la fine del XIV secolo (FASE 1) e la metà circa del XV (FASE 3). Ciò significa che tale struttura era stata costruita in un momento piuttosto precoce dell'impianto di Castel Bolognese e con essa sicuramente il Palazzo cui si riferiva. Il pozzo d'acqua (vano B), in muratura con camicia costituita da mattoni non interi, era profondo circa m. 5,70 dal piano stradale.[20] Il riempimento era composto da tre principali livelli. Quello superiore e di maggiore potenza era costituito da macerie edilizie usate sicuramente per chiudere il pozzo: all'interno erano scarsi reperti ceramici tra cui però significativa, per la datazione, una ciotola di "graffita arcaica" padana. Al di sotto era una lente di circa cm. 30 di spessore (terriccio di colore marrone ricchissimo di vinaccioli), che conteneva un boccale di "zaffera a rilievo" con stemma Manfredi ed alcuni boccali frammentari di "maiolica arcaica" con ceramiche dello Stile Severo del secondo raggruppamento (GELICHI, 1988, pp. 88-89, fig. 53). L'ultimo deposito era costituito da un modesto livelletto sabbioso con frammenti di mattoni del tipo di quelli utilizzati per la costruzione della camicia del pozzo: si tratta evidentemente del riempimento formatosi al momento della messa in opera del pozzo e della sua originaria fase d'uso. In base ai materiali il pozzo sembra essere stato utilizzato nel corso della prima metà del XV secolo e abbandonato non molto oltre il 1450. Il terzo vano (vano C) è una cisterna d'acqua, di forma circolare con copertura a volta emisferica, aperta su un lato in corrispondenza di un pozzetto di forma quadrata (cm. 70 x 70). L'interno era riempito con materiale di XVI-XVII secolo. 2. Via Guidi. Al numero civico 6 di via Guidi, nel cortile della prima casa dell'isolato posto a destra della via Emilia (entrando dalla porta del Molino), venne individuata e scavata, tra il 1980 e il 1981, una cisterna circolare in muratura, coperta da una volta in parte crollata. La cisterna si trovava addossata al muro di confine dell'attigua proprietà. Il riempimento era costituito da tré livelli. Il superiore, caratterizzato da terreno sciolto con macerie (crollo della volta), conteneva ceramiche tardo cinquecentesche ("compendiario", "stile fiorito"). Il deposito intermedio, piuttosto consistente, era composto da terriccio, macerie e scarsi frammenti ceramici. Il livello terminale, dello spessore di circa cm. 50, conteneva ceramica della seconda metà/fine XV secolo, vetri e metalli. 3. Torre-porta. Durante lo scavo per la posa di una linea elettrica ENEL, nel 1981, eseguito sul lato occidentale delle fondazioni dell'antica torre-porta del castello, è stata accertata l'esistenza di un ponte ad unica arcata, in muratura, che precedeva l'ingresso. Le murature non erano ammorsate e ciò significa che il ponte venne costruito in una fase successiva rispetto alla torre (1394), la quale doveva in un primo momento utilizzare un ponte di legno.[22] 4. Via Gottarelli. In occasione di lavori di ristrutturazione di uno stabile sito in via Gottarelli al numero civico 16, nel 1983, venne individuato il fondo di un canale che correva con andamento all'incirca est-ovest. Tale | canale, sostanzialmente parallelo all'ipotetico andamento del lato settentrionale del castello nella fase trecentesca, venne tombato verso la metà del XV secolo. 5. Cassa Rurale. Ancora nel corso dei lavori di ristrutturazione nell'area della Sede della Cassa Rurale fu individuato e scavato un pozzo da "butto", di forma presumibilmente rettangolare, con pareti in mattoni. La fossa venne individuata già in parte divelta dallo scavatore: il materiale era stato parzialmente disperso e venne successivamente recuperato nella discarica. L'interno conteneva un riempimento composto da vari livelletti di discarica: soltanto uno conteneva un'alta concentrazione di ceramiche databili nella seconda metà del XV secolo.[23] ©1990 Edizioni All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale