falsi - Osservatorio per la legalità e la sicurezza

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FALSI INCHIESTE FOGGIA
31 agosto
FABBRICHE DI EURO FALSI DAL BARESE ALLA CAPITANATA
La laconica e impercettibile invasione degli euro falsi. La Procura di Bari, cinque anni orsono, aprì
una inchiesta sulla diffusione nel Barese di banconote contraffatte. Si trattava di pezzi da 50 euro,
quasi perfette imitazioni degli originali. Secondo gli investigatori arrivavano da stamperie del
capoluogo e del suo hinterland . Ora la storia sembra ripetersi, con banconote di taglio inferiore, 20,
10, 5 e addirittura con le monete da 2 euro. Le segnalazioni hanno ripreso a fioccare sulle scrivanie
degli investigatori e il soggetto è sempre lo stesso. Le forze dell’ordine stanno raccogliendo le
segnalazioni, continuando a lavorare sul fenomeno, sempre più diffuso anche in provincia.
Sembrava oramai un dato acquisito che queste imitazioni giungessero a Bari dall’area a nord di
Napoli, tra Giugliano e Aversa, dove si concentrano i migliori falsari d'Europa. Più della metà del
denaro contraffatto che circola nei 17 Paesi dell’Eurozona viene prodotta lì, in quella terra
malmessa aggredita dall’abusivismo edilizio e asfissiata dai clan. Ora però si fa largo l’ipotesiche
esistano piccole zecche clandestine nascoste chissà dove nell’area compresa tra Foggia (l’area più
vicina alla Campania), la provincia Barletta-Andria-Trani e Bari. Si tratta di riproduzioni veramente
d’autore, praticamente perfette. L’ipotesi che gli investigatori stanno elaborando è che tipografi
professionisti vengano assoldati da gruppi criminali o comunque costretti, con il ricatto e le
minacce, a stampare banconote, a coniare monete. Non è possibile stabilire quanti euro falsi siano
stati introdotti sul mercato barese. I biglietti e le monete riconosciuti falsi e tolti dalla circolazione
rappresentano una cifra residuale, ma si tratta solo della punta dell’iceberg. Quello che sfugge
all’occhio spesso distratto di chi maneggia denaro, in particolare banconote di piccolo taglio e
monete, è molto di più. Almeno 3-4 volte di più, secondo alcune stime elaborate sulla scorta
dell’analisi del fenomeno così come si è manifestato dal gennaio 2002, data di introduzione della
nuova moneta. Quella delle zecche clandestine baresi è più di una semplice voce. Costituisce un
settore investigativo che i detective hanno deciso di approfondire già da un anno. E questo è solo
una parte del fenomeno, al centro della nuova recrudescenza di patacche messe in circolazione
soprattutto per piccoli pagamenti, tipo la spesa, il gelato, le sigarette. La filiera delle banconote false
segue strade perverse. I soldi contraffatti a volte vengono immessi sul mercato attraverso dei
meccanismi truffaldini che sfruttano lo stato di bisogno di commercianti, piccoli imprenditori,
impiegati, casalinghe in difficoltà finanziaria, disposti a tutto pur di mettere insieme un po’ di
contante. Bussano alla cassa dello spacciatore di monete false comprando con denaro autentico una
somma contraffatta molto più alta. I tipografi che sanno imitare gli elementi di sicurezza dei soldi si
contano sulle dita di due mani. E per la malavita, sono un capitale umano. Una volta che ne
agganciano uno, non lo mollano più. Lo controllano anche in carcere. La catena dello smercio segue
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gli stessi schemi dello spaccio di droga. Il primo passaggio, dal distributore al «grossista», avviene
al costo del 10 per cento del valore nominale. Per un milione di euro finti, la banda ne guadagna
100mila veri. Dal grossista si approvvigiona (pagando un prezzo maggiore, il 20 per cento del
valore nominale) una serie di soggetti minori, dal piccolo criminale locale fino all’extracomunitario
in difficoltà che spera di guadagnare qualcosa spacciando banconote. E ad ogni passaggio della
filiera, il ricarico aumenta del dieci per cento.