GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE

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GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE
Istituto comprensivo
SCUOLA- CITTÀ PESTALOZZI
Scuola sperimentale statale
D.M. 10.03.06 - ex art. 11 D.P.R. n. 275/1999
Scuola Laboratorio - Centro Risorse per la formazione docenti
GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE
PRESENTAZIONE
È ormai tradizione della nostra scuola affrontare un percorso di lettura espressiva in quinta
elementare. Quest’anno abbiamo pensato di lavorare, oltre che sulla comprensione e
interpretazione di prose e poesie, anche su nomi, articoli, verbi: la temuta Grammatica,
così ostica e faticosa.
Ci siamo sempre trovati di fronte al problema della Grammatica. Come farla, se non
amare, almeno piacere ai ragazzi e renderla loro divertente quel tanto che basta per
iniziare a comprenderla?
Volevamo che anche in questo apprendimento, ci entrasse l’esperienza più diretta del
“movimento corporeo”, prima di arrivare all’astrazione. Ci siamo sforzati di pensare come
potessero aiutarci, ad esempio, la voce, il gesto, l'emozione.
Con i ragazzi abbiamo scelto dei simboli per le quattro categorie principali che via via
avevamo affrontato nello studio dell’italiano (nome, aggettivo, verbo, avverbio). Ci siamo
divertiti in teatro a sostituire le parole con quei simboli, simulando le possibilità di lettura
più svariate…
Poi abbiamo “giocato” con testi che mettessero in evidenza soltanto quelle parole di cui
volevamo far capire la caratteristica…
Così sono nati il testo "Foglia d'autunno", un semplice elenco di azioni (verbi) su cui abbiamo
fatto un lavoro mimico, l’interpretazione della lettura "Finalmente" (tratta da Il libro degli
avverbi di Mariella Bettarini), varie performances sulle categorie grammaticali.
Abbiamo preso nove scatole, una per ciascuna categoria grammaticale, le abbiamo
riempite di parole, divertendoci a scomporre e ricomporre frasi e azioni… da proporre
anche ad un eventuale nostro pubblico. In classe poi il lavoro è continuato con riflessioni,
spiegazioni, attività di supporto…e anche con lo studio, come diceva il Leopardi, "su le
sudate carte" …
Speriamo di offrirvi un assaggio del nostro lavoro con “scemette”, definizioni, inter-azioni,
insieme ad una lettura più seria ed impegnata di testi poetici.
Leggendoli ed ascoltandoli, ci si accorge di come i Poeti spesso giochino con i verbi
onomatopeici, le aggettivazioni, le interiezioni, le ripetizioni del nome a capo del verso
(anafora) o di una preposizione, come nella poesia Libertà …
Cinzia Mondini
Insomma, la Signora Grammatica ha sempre da metter bocca.
Non c’è poesia, prosa, ragionamento, confidenza in cui non
s’intrometta. Ribatte, rimbecca, rimprovera, rabbuffa, riprende,
redarguisce… rompe.
Eh, sì, perché vuole sempre l’ultima parola, cosa che a volte può
risultare alquanto fastidiosa.
Per non vederla capitare all’improvviso, abbiamo prevenuto ogni
sua mossa invitandola alla
Nostra serata di lettura,
dedicandole il titolo addirittura!
Una parola coniata all’occasione:
“GRAMMATIZZAZIONE”
Anna Lucheroni
INDICE
LE FILASTROCCHE
LA PUNTEGGIATURA
FILASTROCCHE SULLA PUNTEGGIATURA
ARTICOLAZIONE
POESIA SU UNA FONTANA
POESIE SUI POETI
POESIE SU VENTO, ACQUA, LAMPO E TUONO
POESIA SU UNA PARTITA
POESIA SULLA LIBERTÀ
POESIE SUL BUONO E CATTIVO
DEFINIZIONI
FOGLIA D’AUTUNNO
FINALMENTE
Pag.3
Pag.5
Pag.6
Pag.7
Pag.8
Pag. 9
Pag.12
Pag.14
Pag.15
Pag.16
Pag. 18
Pag. 19
Pag. 20
Le filastrocche
FILASTRICCA, FILASTROCCA
Filastricca, filastrocca
l'acquolina viene in bocca,
viene in bocca nel vedere
il formaggio con le pere.
Il formaggio parmigiano
piace tanto al capitano;
capitano dei pompieri
con in testa i bei pensieri.
Non incendi da trovare
ma conchiglie in riva al mare,
belle, grandi e colorate
se le assaggi son salate.
Sale e pepe, pepe e sale
mamma mia mi sento male.
Dal dottore corro e vo
per sapere come sto.
“Qui ci vuol la ricetta
cioccolata, panna e uvetta”
ecco pronta la pasticca
filastrocca, filastricca.
Letta da Carlotta e Jacopo
LA VISPA TERESA
di Luigi Sailer
La vispa Teresa avea tra l’erbetta
A volo sorpresa gentil farfalletta
E tutta giuliva stringendola viva
gridava a distesa: ”L’ho presa! L’ho presa!”
A lei supplicando l’afflitta gridò:
“Vivendo, volando che male ti fò?
Tu si mi fai male stringendomi l’ale!
Deh! Lasciami anch’io son figlia di Dio!”.
Confusa, pentita, Teresa arrossì,
dischiuse le dita e quella fuggì.
Letta da Elisabetta
LA FILASTROCCA DEI CENTO ANIMALI
(delle orecchie sturate i canali)
di Sergio Tofano
Le zanzare a Zanzibar
vanno a zonzo pei bazar
e le mosche fosche e losche
fra le frasche stanno fresche.
Arsi gli orsi dai rimorsi
bevon l’acqua a sorsi a sorsi.
Mentre i ghiri ghirigori
fanno a gara nelle gore,
ai canguri fan gli auguri
con le angurie le cangure.
Ecco il merlo con lo smerlo,
il merluzzo col merletto,
la testuggine ed il muggine
ricoperti di lanuggine,
di fuliggine e di ruggine.
Tutti i cervi ci hanno i nervi
e stan curvi e torvi i corvi,
la cornacchia s’ impennacchia
e sonnecchia nella nicchia,
la ranocchia ama la nocchia
e sgranocchia la pannocchia,
i cavalli fan cavilli
ed il ghiozzo ci ha il singhiozzo
e la carpa è senza scarpa
e si fa la barba il barbo
ed i bachi sui sambuchi
fanno buchi con i ciuchi.
Lunghe brache ci hanno i bruchi
e le oche fioche e poche
alle foche fan da cuoche.
I bisonti son bisunti,
qui c’è un ragno con la rogna,
la cicogna sogna e agogna
di vigogna una carogna,
l’anatrotto e l’anatrotta
con la trota trotta trotta.
Nanerottola è la nottola
e il pidocchio ch’è sul cocchio
all’abbacchio strizza l’occhio
e lo sgombro sgombra l’ombra
e l’aringa si siringa
e i mandrilli e i coccodrilli
fanno trilli e strilli ai grilli,
(però i grilli sono grulli).
La murena sulla rena
con la rana fa buriana
ed a galla resta il gallo,
duole il callo allo sciacallo
che barcolla e caracolla,
la mangusta si disgusta
e i machachi mangian cachi,
lo stambecco non ha il becco,
la giraffa arruffa e arraffa
poiché vien di riffa in raffa.
Eleganti gli elefanti
con gli infanti stan da fanti,
la beccaccia si procaccia
la focaccia con la caccia,
la civetta svetta in vetta
e l’assiuolo solo solo
fa un a solo nel chiassuolo.
Per ripicca picchia il picchio,
la tellina sta in collina,
sta in Calabria il calabrone
come a Fano sta il tafano…
Le zanzare a Zanzibar
vanno a zonzo pei bazar.
Letta da Clara Riccucci, Giovanni, Arianna, Matteo, Elena, Niccolò
La Punteggiatura
PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA
Frate Martino aspirava a diventare priore del convento. Un giorno gli fu chiesto di
dipingere sopra la porta la seguente scritta:
“La porta del convento è aperta.
A nessuno sarà chiusa se uomo onesto.”
Frate Martino si mise d’impegno; presa scala, pittura e pennello, cominciò a
scrivere in belle lettere gotiche.
Finì a sera. Orgoglioso del suo lavoro, chiamò tutti i frati del convento, i quali
lessero :
“La porta del convento è aperta a nessuno.
Sarà chiusa se uomo onesto.”
Con un punto messo male il significato era ben diverso!
E così Martino perse la cappa da priore per colpa di un punto.
Letta da Ursula
Mimi: Tommaso, Alessio
IBIS REDIBIS
Un cittadino romano doveva partire per la guerra e temeva di rimanere
ucciso.
Nel dubbio si rivolse all'oracolo il quale gli rispose :
Ibis redibis non morìeris in bello
La risposta poteva significare: <<Andrai, ritornerai, non morrai in guerra>>.
Ma anche: <<Andrai, non tornerai, morrai in guerra>>. Chissà che cosa fece
quel cittadino romano…
Letta da Tommaso
Mimi: Niccolò, Margherita
A COSA SERVE LA PUNTEGGIATURA?
Così hanno risposto alcuni ragazzi:
- Serve perché se no si parlerebbe velocemente e non si capirebbe nulla.
- Per far terminare un discorso
- Per fare pause durante il discorso e respirare
- Per respirare durante il testo
- Per respirare a metà discorso
- Per respirare se no si soffocherebbe
- Per dire una cosa al posto di un’altra
5
TRAGEDIA DI UNA VIRGOLA di Gianni Rodari
C'era una volta
una povera virgola
che per colpa di uno scolaro
disattento
capitò al posto di un punto
dopo l'ultima parola
del componimento.
La poverina, da sola,
doveva reggere il peso di cento paroloni,
alcuni perfino con l'accento.
Per la fatica atroce
morì. Fu seppellita
sotto una croce
dalla matita
blu del maestro,
e al posto di crisantemi e sempreverdi
s’ebbe un mazzetto
di punti esclamativi.
Letta da Caterina Compagno e Anna
IL DITTATORE di Gianni Rodari
Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
"Dopo di me - gridava verrà la fine del mondo!"
Le parole protestarono:
"Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo".
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.
Letta da Caterina Cruciani
Articolazione
LA VOLPE E IL GALLO
Un gallo cantava sul tetto del pollaio, una volpe lo sentì, si avvicinò e gli
disse:
- Gallo, sai che canti proprio bene! - Lo so - rispose compiaciuto il gallo.
- Sapresti cantà anche ad occhi chiusi? Il gallo, stolto, chiuse gli occhi e la volpe lesta lesta lo agguantò e scappò nel
castagneto lì vicino. Il povero galletto, in bocca alla volpe, lì per lì si vide
perso, poi disse:
- Volpe, guarda che belle castagne! La volpe si guardò intorno e farfugliò: - Ca..ti..gne! - Volpe, che ti succede, non sei più capace a dì' castagne? - Ca..stigne - Volpe, non sai proprio più parlà, non si dice castigne, si dice castagne! La volpe, sentendosi offesa, aprì la bocca per dire castagne e il gallo volò via.
- M'hai fatto parlà senza bisogno! - brontolò la volpe.
- E tu mi volevi fa' dormì che non avevo sonno! -
Letta da Margherita
Mimo: Mattia
LA FONTANA MALATA di ALDO PALAZZESCHI
Clof, clop, clock,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch...
È giù,
nel cortile,
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace...
di nuovo
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il core
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla.
Si tace,
non s'ode
romore
di sorta,
che forse
che forse
sia morta?
Orrore!
Ah! no.
Rieccola,
ancora
tossisce.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch…
La tisi
l'uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto...
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno
tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari…
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch…
Letta da Stefano e Mattia
8
LASCIATEMI DIVERTIRE (Canzonetta)
di AldoPalazzeschi
Tri tri tri
fru fru fru
uhi uhi uhi
ihu ihu ihu
Ma se d’un qualunque nesso
son prive
perché le scrive
quel fesso?
Il poeta si diverte
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Bilobilobilobilobilo,
blum!
Filofilofilofilofilo,
Flum!
Bilolù. Filofù.
U.
Cucù rurù
rurù cucù
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze,
queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
Tarataratarata,
Paraparaparapa,
Laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu
Fufufufu,
Friù!
Friù!
Non è vero che non voglion dire,
Vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno
si mette a cantare
senza sapere le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?
Labala
falala
falala…
eppoi lala…
e lalala, lalalalala, lalala.
Huisc… Huiusc…
Huiusciu… sciu sciu,
Sciukoku… Koku koku,
Sciu
ko
ku
Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori, oggidì,
a tutte le porte.
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in
giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi son cambiati,
gli uomini non domandano più
nulla ai poeti;
e lasciatemi divertire!
Letta da Sabrina, Alessio, Clara Presciutti.
CHE COS’É UN POETA?
di Marziale
Un tale, l’altro giorno, o Rufo, attentamente mi osservò
come un esperto compratore di schiavi
od un allenatore di gladiatori;
e dopo avermi sbirciato con un cenno del suo volto
e avermi indicato di soppiatto col dito,
<< Sei tu >> disse << proprio tu, Marziale,
quello famoso, i cui maligni scherzi
son noti a chi non ha l’orecchio barbaro? >>
Sorrisi un poco e con un lieve cenno
confermai che ero quello che egli diceva.
<< Come mai >> disse << indossi un così misero mantello?>>
Risposi: << Perché sono un povero poeta >>.
Perché ciò non capiti molto spesso al tuo poeta,
mandami, o Rufo, un mantello nuovo.
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Letta da Mattia
COMMIATO
di Umberto Saba
Voi lo sapete, amici, ed io lo so.
Anche i versi somigliano alle bolle
di sapone; una sale e un’altra no.
Letta da Margherita
Mimo: Anna
L’ALBATRO
di Charles Baudelaire
Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, grandi uccelli di mare,
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave che scivola sugli abissi amari.
Appena li hanno deposti sul ponte,
questi re dell’azzurro, maldestri e vergognosi,
lasciano cadere miseramente le grandi ali bianche
come remi inerti trascinati ai loro fianchi.
Quel viaggiatore alato, com’è sgraziato e remissivo!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Uno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro imita, zoppicando, l’infermo che volava!
Il Poeta è come lui, principe delle nuvole
che sfida la tempesta e se la ride dell’arciere;
fra le grida di scherno esule in terra,
le sue ali di gigante non gli permettono di camminare.
Letta da Clara Riccucci .e Stefano
IL RISVEGLIO DEL VENTO
di Rainer Maria Rilke
Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli, come un bimbo il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, sino alla fontana:
poi, si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case, intorno;
tutte le querce, mute.
Letta da Ursula
ACQUAZZONE
di Corrado Govoni
Di nubi grigie a un tratto il ciel fu sporco;
e il tuono brontolò con voce d’orco.
Si cacciò avanti, lungo lo stradone
carta foglie ed uccelli il polverone.
Si udirono richiami disperati,
tonfi d’imposte e d’usci sbatacchiati.
Si vider donne lottare in un prato
Con gli angeli impauriti del bucato.
Poi seminò la pioggia a piene mani
tetti e vie di danzanti tulipani;
tagliò il paesaggio, illividì ogni cosa
in un polverìo d’acqua luminosa.
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Letta da Anna
ACQUA
di Gabriele D'Annunzio
Acqua di monte
acqua di fonte
acqua che squilli
acqua che brilli
acqua che canti e piangi
acqua che ridi e muggi
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi
Letta da Elena
IL LAMPO
di Giovanni Pascoli
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s'aprì si chiuse, nella notte nera.
Letta da Elisabetta
IL TUONO
di Giovanni Pascoli
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto di una culla.
Letta da Giovanni
LA PARTITA DI CALCIO di Alfonso Gatto
Boccaccio era il portiere,
il gran portiere giallo
della squadra del quartiere.
Stava all’erta come un gallo
sulla porta del campetto
alla periferia.
Diceva: “Qua sul petto,
ed ogni palla è mia “.
Ma quel giorno, chi lo sa,
sbuca di qua sbuca di là
- Boccaccio attento! - pa pa
la palla è in rete. “Ma va,
ma va, Boccaccio, è uno”.
Attento, di qua di là,
passa non passa, tira.
Boccaccio si rigira;
si tuffa - passerà?”Qui non passa nessuno”,
ma la palla è nel sacco.
E son due. Lo smacco,
i fischi, e poi sotto...
”Salta a pugno, Boccaccio,
ma non la vedi dov’è,
salta, salta...” E son tre.
E quattro e cinque e sei.
- Boccaccio dove sei?E sette e otto e nove
e piove e piove e piove
con grandine e con tuoni.
Quattordici palloni
nella rete di Boccaccio
poveretto poveraccio,
bianco come uno straccio
col berretto da fantino
ubriaco senza vino.
Quanti fischi! e poi “cretino”,
”pastafrolla”, “posapiano”,
”tappabuchi”, “moscardino!”
Oh, quel povero Boccaccio
nella furia del baccano
si strappava i suoi capelli
e la folla dai cancelli
gli gridava: “Ancora, ancora”.
Tutti tutti, ad uno ad uno
si strappò capelli e baffi
e poi schiaffi sopra schiaffi
si ridette per lezione.
Restò lì con la sua testa
tonda, liscia come palla.
”Oh, son quindici con questa
- gli gridò dietro la folla tappabuchi, pastafrolla
vai a guardia d’un portone...! “
E difatti il buon Boccaccio
col berretto e col gallone,
mani pronte e spazzolone,
oggi è a guardia d’un portone
dove passano persone
che fermare egli non può,
dieci venti cento e più.
Letta da Jacopo, Tommaso, Caterina Compagno, Caterina Cruciani
Mimo: Stefano
LIBERTÀ
di Paul Eluard
Sui miei quaderni di scolaro
Sui banchi e sugli alberi
Sulla sabbia e sulla neve
Io scrivo il tuo nome
Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori dell'uragano
Sulla pioggia fitta e smorta
Io scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
sasso sangue carta o cenere
scrivo il tuo nome
Sui sentieri ridestati
Sulle strade aperte
Sulle piazze dilaganti
Io scrivo il tuo nome
Sulle immagini dorate
Sulle armi dei guerrieri
Sulla corona dei re
Io scrivo il tuo nome
Sul lume che s'accende
Sul lume che si spegne
Sulle mie case raccolte
Io scrivo il tuo nome
Sulla giungla ed il deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sull'eco della mia infanzia
Io scrivo il tuo nome
Sul mio cane goloso e tenero
Sulle sue orecchie ritte
Sulla sua zampa maldestra
Io scrivo il tuo nome
Sui campi sull'orizzonte
Sulle ali degli uccelli
Sul mulino delle ombre
Io scrivo il tuo nome
E per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.
Letta da Carlotta e Matteo
La storia di Giannino Guard'in aria
Heinrich Hoffmann (1809-1894)
Mentre va Giannino a scuola
Ei contempla con diletto
Or la rondine che vola,
Or la nube, il ciel, l'insetto
O il pulviscolo leggiero
Quasi al par del suo pensiero,
Sì distratto che non vede
Dove mette il picciol piede.
Guard'in aria e non Giannino
È chiamato quel bambino.
Ecco un can che ver lui viene;
Guard'in aria non lo scorge,
Perchè fisso il guardo ei tiene
Alla nuvola che sorge.
Nessun grida: "Olà Giannino,
Guarda il can che t'è vicino!"
E si danno un forte urtone
Guard'in aria ed il barbone.
Patapum! ecco cascato
Col barbone è lo sventato!
Con in man la sua cartella,
Va Giannino a scuola in fretta.
Passa via la rondinella
Ratta al par di una saetta.
Ei la segue tutto attento
Che s'aggira in mezzo al vento,
Né s'avvede che arrivato
Proprio è all'orlo d'un fossato.
Tre vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In su guizzano ridendo,
E fra loro van dicendo:
Se Giannino innanzi va,
Egli un bagno prenderà!"
Ma la rondine fissando,
Guard'in aria non dà ascolto,
Ed un tonfo miserando
Dà nell'acqua capovolto.
I vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In giù guizzano fuggendo,
E fra loro van dicendo:
"Giù scappiamo in fondo al fosso,
O costui ci viene addosso."
Sono accorsi i barcajoli
Che, con raffi e con pioli,
Guard'in aria han salvato
Da quel bagno inaspettato.
Egli ha livida la faccia,
Sovra il corpo e sulle braccia
La camicia s'è incollata
E qual spugna s'è inzuppata.
Dai capelli giù a torrenti
Cade l'acqua, ei batte i denti,
F pel freddo trema tutto,
Come piange, come è brutto!
La cartella ei cerca invano,
Già galleggia assai lontano.
I vezzosi pesciolini,
Agitando i corpicini,
In su tornano ridendo
E fra loro van dicendo:
"Ha creduto quel bambino
D'esser forse un pesciolino?
La paura avrà servito
A corregger lo stordito."
Letta da Arianna, Alessio, Niccolò
16
COMPITO IN CLASSE
di Jaques Prevert
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici...
Ripetete! dice il maestro
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.
Ma ecco l'uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l'ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l'uccello discende
e gioca con il bambino
Due e due quattro
Ripetete! dice il maestro
e gioca il bambino
e l'uccello gioca con lui...
Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?
Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo
se ne vanno.
E il bambino ha nascosto l'uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno nè uno nè due
uno a uno egualmente se ne vanno.
E gioca l'uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare i pagliacci!
Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.
E i vetri diventano sabbia
l'inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.
Letta da Sabrina e Clara Presciutti
CHE COS’È
CHE COS’È LA FILASTROCCA
1) La filastrocca è un testo che fa rima per forza ed è un po’ allegra.
2) Di solito la filastrocca è una cosa che fa ridere, è simpatica; può sembrare
meno profonda ma vi assicuro che non è così.
3) La filastrocca per me è un racconto corto, giocoso, che è con rime di
parole in dei versi diversi o gli stessi.
4) La filastrocca finisce il rigo con una rima.
5) La filastrocca è tipo la poesia solo che ogni frase fa rima con l’altra ed è
più buffa e spiritosa.
CHE COS’È LA POESIA
1) Un concetto, diviso in versi, ricco di sentimenti e pensieri.
2) È un testo a versi, un testo poetico e di solito sentimentale, che esprime
quello che pensi.
3) La poesia è una filastrocca senza rime ed è più complessa e profonda
(a volte però la rima c’è).
4) Le poesie descrivono una cosa come uno sfogo.
5) La poesia è una filastrocca che può essere anche senza rima, ma con
significati profondi.
6) Dunque, la poesia è un testo che in qualche modo suscita emozioni: rabbia,
gioia, dolore, felicità, tristezza, ecc. Descrive oggetti, avventure, sentimenti,
ecc.con parole più complesse.
CHE COS’È LA RIMA
1) Cos’è la rima? È una combinazione simpatica fra due parole che stanno
bene insieme, si può trovare in una filastrocca, ma alle volte anche nelle
poesie.
2) La rima è quando la fine dei versi finisce uguale a quella sotto
però finisce quasi sempre in are-ere-ire.
3) È lo stesso accento che si ritrova in due parole, dei suoni che a partire
dalla stessa lettera che ha l’accento sono lettere uguali per es.
Serpente e Perdente.
4) Parole che finiscono uguali ed hanno l’accento sulla stessa lettera.
5) É quando due parole o di più finiscono con le stesse lettere e hanno lo
stesso accento.
6) La rima è quando la parola alla fine del verso finisce come l’altra, con lo
stesso accento sennò l’Anna ti mangia.
7) La rima sono parole che, se vengono lette in un certo modo, hanno
l’accento e dall’accento in poi deve essere uguale all’altra parola, sennò non
è rima.
(si ringraziano i ragazzi di V per aver permesso la pubblicazione di queste loro definizioni)
FOGLIA D’AUTUNNO
Si mosse…
Si scosse…
Dondolò…
Rabbrividì…
Tentennò…
Scolorì…
Si staccò…
Volteggiò…
Esitò…
Danzò…
Precipitò…
Si sollevò…
Volò…
Sognò…
S’impennò…
Planò…
Atterrò…
Tremò…
Si rovesciò…
Sussultò…
Si fermò…
Rotolò…
Si arrestò…
Si accartocciò.
Cinzia Mondini
Ciascun ragazzo era invitato a mimare il verbo…senza però conoscere il
titolo. Sono venute fuori immagini mimiche molto buffe perché, ovviamente, il
movimento cambia a seconda dell’oggetto che pensiamo compiere l’azione (il
planare di una foglia , ad esempio, è molto diverso dal planare di un aereo…)
FINALMENTE
Finalmente la primavera era arrivata.
Il vecchio si sgranchì le gambe dopo il grande freddo invernale,
mentre anche ghiri, tassi, lucertole, rane e tante altre creature dei
boschi e degli stagni, delle pianure e delle montagne
si preparavano ad uscire all'aperto dopo mesi di silenzio e di sonno.
Finalmente annottava sempre più tardi.
Finalmente si poteva cinguettare, parlare e cantare.
Finalmente si usciva all'aperto. Finalmente la fine del buio.
Finalmente le piccole nuvole bianche.
Finalmente un corpo di piume sulla nera grondaia.
Finalmente un fringuello. Finalmente una luce più salda.
Finalmente la guancia, la mano e la pancia più calda.
Finalmente per me. Finalmente per te.
Finalmente per noialtri e voi tre.
Finalmente per vecchi e poeti.
Finalmente per bambini e per preti.
Finalmente per neri e per gialli.
Finalmente per galline e per galli.
Finalmente per mamme e papà.
Finalmente per campagne e città.
Finalmente per questi. Finalmente per quelli.
Finalmente per mammiferi e uccelli.
Finalmente per Tizio. Finalmente per Caio.
Finalmente la fine di quel buio solaio.
Finalmente la morte di quel gelido inverno.
Finalmente la vita e il suo splendido interno.
Mariella Bettarini
Mentre un ragazzo leggeva, gli altri mimavamo.
Ci siamo resi conto che si può far la mimica anche degli avverbi…