GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE
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GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE
Istituto comprensivo SCUOLA- CITTÀ PESTALOZZI Scuola sperimentale statale D.M. 10.03.06 - ex art. 11 D.P.R. n. 275/1999 Scuola Laboratorio - Centro Risorse per la formazione docenti GRAMMATIZZ-AZIONE E POESIE PRESENTAZIONE È ormai tradizione della nostra scuola affrontare un percorso di lettura espressiva in quinta elementare. Quest’anno abbiamo pensato di lavorare, oltre che sulla comprensione e interpretazione di prose e poesie, anche su nomi, articoli, verbi: la temuta Grammatica, così ostica e faticosa. Ci siamo sempre trovati di fronte al problema della Grammatica. Come farla, se non amare, almeno piacere ai ragazzi e renderla loro divertente quel tanto che basta per iniziare a comprenderla? Volevamo che anche in questo apprendimento, ci entrasse l’esperienza più diretta del “movimento corporeo”, prima di arrivare all’astrazione. Ci siamo sforzati di pensare come potessero aiutarci, ad esempio, la voce, il gesto, l'emozione. Con i ragazzi abbiamo scelto dei simboli per le quattro categorie principali che via via avevamo affrontato nello studio dell’italiano (nome, aggettivo, verbo, avverbio). Ci siamo divertiti in teatro a sostituire le parole con quei simboli, simulando le possibilità di lettura più svariate… Poi abbiamo “giocato” con testi che mettessero in evidenza soltanto quelle parole di cui volevamo far capire la caratteristica… Così sono nati il testo "Foglia d'autunno", un semplice elenco di azioni (verbi) su cui abbiamo fatto un lavoro mimico, l’interpretazione della lettura "Finalmente" (tratta da Il libro degli avverbi di Mariella Bettarini), varie performances sulle categorie grammaticali. Abbiamo preso nove scatole, una per ciascuna categoria grammaticale, le abbiamo riempite di parole, divertendoci a scomporre e ricomporre frasi e azioni… da proporre anche ad un eventuale nostro pubblico. In classe poi il lavoro è continuato con riflessioni, spiegazioni, attività di supporto…e anche con lo studio, come diceva il Leopardi, "su le sudate carte" … Speriamo di offrirvi un assaggio del nostro lavoro con “scemette”, definizioni, inter-azioni, insieme ad una lettura più seria ed impegnata di testi poetici. Leggendoli ed ascoltandoli, ci si accorge di come i Poeti spesso giochino con i verbi onomatopeici, le aggettivazioni, le interiezioni, le ripetizioni del nome a capo del verso (anafora) o di una preposizione, come nella poesia Libertà … Cinzia Mondini Insomma, la Signora Grammatica ha sempre da metter bocca. Non c’è poesia, prosa, ragionamento, confidenza in cui non s’intrometta. Ribatte, rimbecca, rimprovera, rabbuffa, riprende, redarguisce… rompe. Eh, sì, perché vuole sempre l’ultima parola, cosa che a volte può risultare alquanto fastidiosa. Per non vederla capitare all’improvviso, abbiamo prevenuto ogni sua mossa invitandola alla Nostra serata di lettura, dedicandole il titolo addirittura! Una parola coniata all’occasione: “GRAMMATIZZAZIONE” Anna Lucheroni INDICE LE FILASTROCCHE LA PUNTEGGIATURA FILASTROCCHE SULLA PUNTEGGIATURA ARTICOLAZIONE POESIA SU UNA FONTANA POESIE SUI POETI POESIE SU VENTO, ACQUA, LAMPO E TUONO POESIA SU UNA PARTITA POESIA SULLA LIBERTÀ POESIE SUL BUONO E CATTIVO DEFINIZIONI FOGLIA D’AUTUNNO FINALMENTE Pag.3 Pag.5 Pag.6 Pag.7 Pag.8 Pag. 9 Pag.12 Pag.14 Pag.15 Pag.16 Pag. 18 Pag. 19 Pag. 20 Le filastrocche FILASTRICCA, FILASTROCCA Filastricca, filastrocca l'acquolina viene in bocca, viene in bocca nel vedere il formaggio con le pere. Il formaggio parmigiano piace tanto al capitano; capitano dei pompieri con in testa i bei pensieri. Non incendi da trovare ma conchiglie in riva al mare, belle, grandi e colorate se le assaggi son salate. Sale e pepe, pepe e sale mamma mia mi sento male. Dal dottore corro e vo per sapere come sto. “Qui ci vuol la ricetta cioccolata, panna e uvetta” ecco pronta la pasticca filastrocca, filastricca. Letta da Carlotta e Jacopo LA VISPA TERESA di Luigi Sailer La vispa Teresa avea tra l’erbetta A volo sorpresa gentil farfalletta E tutta giuliva stringendola viva gridava a distesa: ”L’ho presa! L’ho presa!” A lei supplicando l’afflitta gridò: “Vivendo, volando che male ti fò? Tu si mi fai male stringendomi l’ale! Deh! Lasciami anch’io son figlia di Dio!”. Confusa, pentita, Teresa arrossì, dischiuse le dita e quella fuggì. Letta da Elisabetta LA FILASTROCCA DEI CENTO ANIMALI (delle orecchie sturate i canali) di Sergio Tofano Le zanzare a Zanzibar vanno a zonzo pei bazar e le mosche fosche e losche fra le frasche stanno fresche. Arsi gli orsi dai rimorsi bevon l’acqua a sorsi a sorsi. Mentre i ghiri ghirigori fanno a gara nelle gore, ai canguri fan gli auguri con le angurie le cangure. Ecco il merlo con lo smerlo, il merluzzo col merletto, la testuggine ed il muggine ricoperti di lanuggine, di fuliggine e di ruggine. Tutti i cervi ci hanno i nervi e stan curvi e torvi i corvi, la cornacchia s’ impennacchia e sonnecchia nella nicchia, la ranocchia ama la nocchia e sgranocchia la pannocchia, i cavalli fan cavilli ed il ghiozzo ci ha il singhiozzo e la carpa è senza scarpa e si fa la barba il barbo ed i bachi sui sambuchi fanno buchi con i ciuchi. Lunghe brache ci hanno i bruchi e le oche fioche e poche alle foche fan da cuoche. I bisonti son bisunti, qui c’è un ragno con la rogna, la cicogna sogna e agogna di vigogna una carogna, l’anatrotto e l’anatrotta con la trota trotta trotta. Nanerottola è la nottola e il pidocchio ch’è sul cocchio all’abbacchio strizza l’occhio e lo sgombro sgombra l’ombra e l’aringa si siringa e i mandrilli e i coccodrilli fanno trilli e strilli ai grilli, (però i grilli sono grulli). La murena sulla rena con la rana fa buriana ed a galla resta il gallo, duole il callo allo sciacallo che barcolla e caracolla, la mangusta si disgusta e i machachi mangian cachi, lo stambecco non ha il becco, la giraffa arruffa e arraffa poiché vien di riffa in raffa. Eleganti gli elefanti con gli infanti stan da fanti, la beccaccia si procaccia la focaccia con la caccia, la civetta svetta in vetta e l’assiuolo solo solo fa un a solo nel chiassuolo. Per ripicca picchia il picchio, la tellina sta in collina, sta in Calabria il calabrone come a Fano sta il tafano… Le zanzare a Zanzibar vanno a zonzo pei bazar. Letta da Clara Riccucci, Giovanni, Arianna, Matteo, Elena, Niccolò La Punteggiatura PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA Frate Martino aspirava a diventare priore del convento. Un giorno gli fu chiesto di dipingere sopra la porta la seguente scritta: “La porta del convento è aperta. A nessuno sarà chiusa se uomo onesto.” Frate Martino si mise d’impegno; presa scala, pittura e pennello, cominciò a scrivere in belle lettere gotiche. Finì a sera. Orgoglioso del suo lavoro, chiamò tutti i frati del convento, i quali lessero : “La porta del convento è aperta a nessuno. Sarà chiusa se uomo onesto.” Con un punto messo male il significato era ben diverso! E così Martino perse la cappa da priore per colpa di un punto. Letta da Ursula Mimi: Tommaso, Alessio IBIS REDIBIS Un cittadino romano doveva partire per la guerra e temeva di rimanere ucciso. Nel dubbio si rivolse all'oracolo il quale gli rispose : Ibis redibis non morìeris in bello La risposta poteva significare: <<Andrai, ritornerai, non morrai in guerra>>. Ma anche: <<Andrai, non tornerai, morrai in guerra>>. Chissà che cosa fece quel cittadino romano… Letta da Tommaso Mimi: Niccolò, Margherita A COSA SERVE LA PUNTEGGIATURA? Così hanno risposto alcuni ragazzi: - Serve perché se no si parlerebbe velocemente e non si capirebbe nulla. - Per far terminare un discorso - Per fare pause durante il discorso e respirare - Per respirare durante il testo - Per respirare a metà discorso - Per respirare se no si soffocherebbe - Per dire una cosa al posto di un’altra 5 TRAGEDIA DI UNA VIRGOLA di Gianni Rodari C'era una volta una povera virgola che per colpa di uno scolaro disattento capitò al posto di un punto dopo l'ultima parola del componimento. La poverina, da sola, doveva reggere il peso di cento paroloni, alcuni perfino con l'accento. Per la fatica atroce morì. Fu seppellita sotto una croce dalla matita blu del maestro, e al posto di crisantemi e sempreverdi s’ebbe un mazzetto di punti esclamativi. Letta da Caterina Compagno e Anna IL DITTATORE di Gianni Rodari Un punto piccoletto, superbioso e iracondo, "Dopo di me - gridava verrà la fine del mondo!" Le parole protestarono: "Ma che grilli ha pel capo? Si crede un Punto-e-basta, e non è che un Punto-e-a-capo". Tutto solo a mezza pagina lo piantarono in asso, e il mondo continuò una riga più in basso. Letta da Caterina Cruciani Articolazione LA VOLPE E IL GALLO Un gallo cantava sul tetto del pollaio, una volpe lo sentì, si avvicinò e gli disse: - Gallo, sai che canti proprio bene! - Lo so - rispose compiaciuto il gallo. - Sapresti cantà anche ad occhi chiusi? Il gallo, stolto, chiuse gli occhi e la volpe lesta lesta lo agguantò e scappò nel castagneto lì vicino. Il povero galletto, in bocca alla volpe, lì per lì si vide perso, poi disse: - Volpe, guarda che belle castagne! La volpe si guardò intorno e farfugliò: - Ca..ti..gne! - Volpe, che ti succede, non sei più capace a dì' castagne? - Ca..stigne - Volpe, non sai proprio più parlà, non si dice castigne, si dice castagne! La volpe, sentendosi offesa, aprì la bocca per dire castagne e il gallo volò via. - M'hai fatto parlà senza bisogno! - brontolò la volpe. - E tu mi volevi fa' dormì che non avevo sonno! - Letta da Margherita Mimo: Mattia LA FONTANA MALATA di ALDO PALAZZESCHI Clof, clop, clock, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... È giù, nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! sentirla tossire. Tossisce, tossisce, un poco si tace... di nuovo tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il core mi preme. Si tace, non getta più nulla. Si tace, non s'ode romore di sorta, che forse che forse sia morta? Orrore! Ah! no. Rieccola, ancora tossisce. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch… La tisi l'uccide. Dio santo, quel suo eterno tossire mi fa morire, un poco va bene, ma tanto... Che lagno! Ma Habel! Vittoria! Andate, correte, chiudete la fonte, mi uccide quel suo eterno tossire! Andate, mettete qualcosa per farla finire, magari… magari morire. Madonna! Gesù! Non più! Non più. Mia povera fontana, col male che hai, finisci vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch… Letta da Stefano e Mattia 8 LASCIATEMI DIVERTIRE (Canzonetta) di AldoPalazzeschi Tri tri tri fru fru fru uhi uhi uhi ihu ihu ihu Ma se d’un qualunque nesso son prive perché le scrive quel fesso? Il poeta si diverte pazzamente, smisuratamente! Non lo state a insolentire lasciatelo divertire poveretto, queste piccole corbellerie sono il suo diletto. Bilobilobilobilobilo, blum! Filofilofilofilofilo, Flum! Bilolù. Filofù. U. Cucù rurù rurù cucù cuccuccurucù! Cosa sono queste indecenze, queste strofe bisbetiche? Licenze, licenze, licenze poetiche! Sono la mia passione. Farafarafarafa, Tarataratarata, Paraparaparapa, Laralaralarala! Sapete cosa sono? Sono robe avanzate, non sono grullerie, sono la spazzatura delle altre poesie. Bubububu Fufufufu, Friù! Friù! Non è vero che non voglion dire, Vogliono dire qualcosa. Voglion dire… come quando uno si mette a cantare senza sapere le parole. Una cosa molto volgare. Ebbene, così mi piace di fare. Aaaaa! Eeeee! Iiiii! Ooooo! Uuuuu! A! E! I! O! U! Ma giovinotto, ditemi un poco una cosa, non è la vostra una posa, di voler con così poco tenere alimentato un sì gran foco? Labala falala falala… eppoi lala… e lalala, lalalalala, lalala. Huisc… Huiusc… Huiusciu… sciu sciu, Sciukoku… Koku koku, Sciu ko ku Certo è un azzardo un po’ forte, scrivere delle cose così, che ci son professori, oggidì, a tutte le porte. Ma come si deve fare a capire? Avete delle belle pretese, sembra ormai che scriviate in giapponese. Abì, alì, alarì. Riririri! Ri. Lasciate pure che si sbizzarrisca, anzi è bene che non la finisca. Il divertimento gli costerà caro, gli daranno del somaro. Ahahahahahahah! Ahahahahahahah! Ahahahahahahah! Infine, io ho pienamente ragione, i tempi son cambiati, gli uomini non domandano più nulla ai poeti; e lasciatemi divertire! Letta da Sabrina, Alessio, Clara Presciutti. CHE COS’É UN POETA? di Marziale Un tale, l’altro giorno, o Rufo, attentamente mi osservò come un esperto compratore di schiavi od un allenatore di gladiatori; e dopo avermi sbirciato con un cenno del suo volto e avermi indicato di soppiatto col dito, << Sei tu >> disse << proprio tu, Marziale, quello famoso, i cui maligni scherzi son noti a chi non ha l’orecchio barbaro? >> Sorrisi un poco e con un lieve cenno confermai che ero quello che egli diceva. << Come mai >> disse << indossi un così misero mantello?>> Risposi: << Perché sono un povero poeta >>. Perché ciò non capiti molto spesso al tuo poeta, mandami, o Rufo, un mantello nuovo. 10 Letta da Mattia COMMIATO di Umberto Saba Voi lo sapete, amici, ed io lo so. Anche i versi somigliano alle bolle di sapone; una sale e un’altra no. Letta da Margherita Mimo: Anna L’ALBATRO di Charles Baudelaire Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio catturano degli albatri, grandi uccelli di mare, che seguono, indolenti compagni di viaggio, la nave che scivola sugli abissi amari. Appena li hanno deposti sul ponte, questi re dell’azzurro, maldestri e vergognosi, lasciano cadere miseramente le grandi ali bianche come remi inerti trascinati ai loro fianchi. Quel viaggiatore alato, com’è sgraziato e remissivo! Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto! Uno gli stuzzica il becco con la pipa, un altro imita, zoppicando, l’infermo che volava! Il Poeta è come lui, principe delle nuvole che sfida la tempesta e se la ride dell’arciere; fra le grida di scherno esule in terra, le sue ali di gigante non gli permettono di camminare. Letta da Clara Riccucci .e Stefano IL RISVEGLIO DEL VENTO di Rainer Maria Rilke Nel colmo della notte, a volte, accade che si risvegli, come un bimbo il vento. Solo, pian piano, vien per il sentiero, penetra nel villaggio addormentato. Striscia, guardingo, sino alla fontana: poi, si sofferma, tacito, in ascolto. Pallide stan tutte le case, intorno; tutte le querce, mute. Letta da Ursula ACQUAZZONE di Corrado Govoni Di nubi grigie a un tratto il ciel fu sporco; e il tuono brontolò con voce d’orco. Si cacciò avanti, lungo lo stradone carta foglie ed uccelli il polverone. Si udirono richiami disperati, tonfi d’imposte e d’usci sbatacchiati. Si vider donne lottare in un prato Con gli angeli impauriti del bucato. Poi seminò la pioggia a piene mani tetti e vie di danzanti tulipani; tagliò il paesaggio, illividì ogni cosa in un polverìo d’acqua luminosa. 12 Letta da Anna ACQUA di Gabriele D'Annunzio Acqua di monte acqua di fonte acqua che squilli acqua che brilli acqua che canti e piangi acqua che ridi e muggi Tu sei la vita e sempre sempre fuggi Letta da Elena IL LAMPO di Giovanni Pascoli E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'aprì si chiuse, nella notte nera. Letta da Elisabetta IL TUONO di Giovanni Pascoli E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d'arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s'udì di madre, e il moto di una culla. Letta da Giovanni LA PARTITA DI CALCIO di Alfonso Gatto Boccaccio era il portiere, il gran portiere giallo della squadra del quartiere. Stava all’erta come un gallo sulla porta del campetto alla periferia. Diceva: “Qua sul petto, ed ogni palla è mia “. Ma quel giorno, chi lo sa, sbuca di qua sbuca di là - Boccaccio attento! - pa pa la palla è in rete. “Ma va, ma va, Boccaccio, è uno”. Attento, di qua di là, passa non passa, tira. Boccaccio si rigira; si tuffa - passerà?”Qui non passa nessuno”, ma la palla è nel sacco. E son due. Lo smacco, i fischi, e poi sotto... ”Salta a pugno, Boccaccio, ma non la vedi dov’è, salta, salta...” E son tre. E quattro e cinque e sei. - Boccaccio dove sei?E sette e otto e nove e piove e piove e piove con grandine e con tuoni. Quattordici palloni nella rete di Boccaccio poveretto poveraccio, bianco come uno straccio col berretto da fantino ubriaco senza vino. Quanti fischi! e poi “cretino”, ”pastafrolla”, “posapiano”, ”tappabuchi”, “moscardino!” Oh, quel povero Boccaccio nella furia del baccano si strappava i suoi capelli e la folla dai cancelli gli gridava: “Ancora, ancora”. Tutti tutti, ad uno ad uno si strappò capelli e baffi e poi schiaffi sopra schiaffi si ridette per lezione. Restò lì con la sua testa tonda, liscia come palla. ”Oh, son quindici con questa - gli gridò dietro la folla tappabuchi, pastafrolla vai a guardia d’un portone...! “ E difatti il buon Boccaccio col berretto e col gallone, mani pronte e spazzolone, oggi è a guardia d’un portone dove passano persone che fermare egli non può, dieci venti cento e più. Letta da Jacopo, Tommaso, Caterina Compagno, Caterina Cruciani Mimo: Stefano LIBERTÀ di Paul Eluard Sui miei quaderni di scolaro Sui banchi e sugli alberi Sulla sabbia e sulla neve Io scrivo il tuo nome Sulla schiuma delle nuvole Sui sudori dell'uragano Sulla pioggia fitta e smorta Io scrivo il tuo nome Su ogni pagina che ho letto Su ogni pagina che è bianca sasso sangue carta o cenere scrivo il tuo nome Sui sentieri ridestati Sulle strade aperte Sulle piazze dilaganti Io scrivo il tuo nome Sulle immagini dorate Sulle armi dei guerrieri Sulla corona dei re Io scrivo il tuo nome Sul lume che s'accende Sul lume che si spegne Sulle mie case raccolte Io scrivo il tuo nome Sulla giungla ed il deserto Sui nidi sulle ginestre Sull'eco della mia infanzia Io scrivo il tuo nome Sul mio cane goloso e tenero Sulle sue orecchie ritte Sulla sua zampa maldestra Io scrivo il tuo nome Sui campi sull'orizzonte Sulle ali degli uccelli Sul mulino delle ombre Io scrivo il tuo nome E per la forza di una parola Io ricomincio la mia vita Sono nato per conoscerti Per chiamarti Libertà. Letta da Carlotta e Matteo La storia di Giannino Guard'in aria Heinrich Hoffmann (1809-1894) Mentre va Giannino a scuola Ei contempla con diletto Or la rondine che vola, Or la nube, il ciel, l'insetto O il pulviscolo leggiero Quasi al par del suo pensiero, Sì distratto che non vede Dove mette il picciol piede. Guard'in aria e non Giannino È chiamato quel bambino. Ecco un can che ver lui viene; Guard'in aria non lo scorge, Perchè fisso il guardo ei tiene Alla nuvola che sorge. Nessun grida: "Olà Giannino, Guarda il can che t'è vicino!" E si danno un forte urtone Guard'in aria ed il barbone. Patapum! ecco cascato Col barbone è lo sventato! Con in man la sua cartella, Va Giannino a scuola in fretta. Passa via la rondinella Ratta al par di una saetta. Ei la segue tutto attento Che s'aggira in mezzo al vento, Né s'avvede che arrivato Proprio è all'orlo d'un fossato. Tre vezzosi pesciolini, Agitando i corpicini, In su guizzano ridendo, E fra loro van dicendo: Se Giannino innanzi va, Egli un bagno prenderà!" Ma la rondine fissando, Guard'in aria non dà ascolto, Ed un tonfo miserando Dà nell'acqua capovolto. I vezzosi pesciolini, Agitando i corpicini, In giù guizzano fuggendo, E fra loro van dicendo: "Giù scappiamo in fondo al fosso, O costui ci viene addosso." Sono accorsi i barcajoli Che, con raffi e con pioli, Guard'in aria han salvato Da quel bagno inaspettato. Egli ha livida la faccia, Sovra il corpo e sulle braccia La camicia s'è incollata E qual spugna s'è inzuppata. Dai capelli giù a torrenti Cade l'acqua, ei batte i denti, F pel freddo trema tutto, Come piange, come è brutto! La cartella ei cerca invano, Già galleggia assai lontano. I vezzosi pesciolini, Agitando i corpicini, In su tornano ridendo E fra loro van dicendo: "Ha creduto quel bambino D'esser forse un pesciolino? La paura avrà servito A corregger lo stordito." Letta da Arianna, Alessio, Niccolò 16 COMPITO IN CLASSE di Jaques Prevert Due e due quattro quattro e quattro otto otto e otto fanno sedici... Ripetete! dice il maestro Due e due quattro quattro e quattro otto otto e otto fanno sedici. Ma ecco l'uccello-lira che passa nel cielo il bambino lo vede il bambino l'ascolta il bambino lo chiama: Salvami gioca con me uccello! Allora l'uccello discende e gioca con il bambino Due e due quattro Ripetete! dice il maestro e gioca il bambino e l'uccello gioca con lui... Quattro e quattro otto otto e otto fan sedici e sedici e sedici che fanno? Niente fanno sedici e sedici e soprattutto non fanno trentadue in ogni modo se ne vanno. E il bambino ha nascosto l'uccello nel suo banco e tutti i bambini ascoltano la sua canzone e tutti i bambini ascoltano la musica e otto e otto a loro volta se ne vanno e quattro e quattro e due e due a loro volta abbandonano il campo e uno e uno non fanno nè uno nè due uno a uno egualmente se ne vanno. E gioca l'uccello-lira e il bambino canta e il professore grida: Quando finirete di fare i pagliacci! Ma tutti gli altri bambini ascoltano la musica e i muri della classe tranquillamente crollano. E i vetri diventano sabbia l'inchiostro ritorna acqua i banchi ritornano alberi il gesso ridiventa scoglio la penna ridiventa uccello. Letta da Sabrina e Clara Presciutti CHE COS’È CHE COS’È LA FILASTROCCA 1) La filastrocca è un testo che fa rima per forza ed è un po’ allegra. 2) Di solito la filastrocca è una cosa che fa ridere, è simpatica; può sembrare meno profonda ma vi assicuro che non è così. 3) La filastrocca per me è un racconto corto, giocoso, che è con rime di parole in dei versi diversi o gli stessi. 4) La filastrocca finisce il rigo con una rima. 5) La filastrocca è tipo la poesia solo che ogni frase fa rima con l’altra ed è più buffa e spiritosa. CHE COS’È LA POESIA 1) Un concetto, diviso in versi, ricco di sentimenti e pensieri. 2) È un testo a versi, un testo poetico e di solito sentimentale, che esprime quello che pensi. 3) La poesia è una filastrocca senza rime ed è più complessa e profonda (a volte però la rima c’è). 4) Le poesie descrivono una cosa come uno sfogo. 5) La poesia è una filastrocca che può essere anche senza rima, ma con significati profondi. 6) Dunque, la poesia è un testo che in qualche modo suscita emozioni: rabbia, gioia, dolore, felicità, tristezza, ecc. Descrive oggetti, avventure, sentimenti, ecc.con parole più complesse. CHE COS’È LA RIMA 1) Cos’è la rima? È una combinazione simpatica fra due parole che stanno bene insieme, si può trovare in una filastrocca, ma alle volte anche nelle poesie. 2) La rima è quando la fine dei versi finisce uguale a quella sotto però finisce quasi sempre in are-ere-ire. 3) È lo stesso accento che si ritrova in due parole, dei suoni che a partire dalla stessa lettera che ha l’accento sono lettere uguali per es. Serpente e Perdente. 4) Parole che finiscono uguali ed hanno l’accento sulla stessa lettera. 5) É quando due parole o di più finiscono con le stesse lettere e hanno lo stesso accento. 6) La rima è quando la parola alla fine del verso finisce come l’altra, con lo stesso accento sennò l’Anna ti mangia. 7) La rima sono parole che, se vengono lette in un certo modo, hanno l’accento e dall’accento in poi deve essere uguale all’altra parola, sennò non è rima. (si ringraziano i ragazzi di V per aver permesso la pubblicazione di queste loro definizioni) FOGLIA D’AUTUNNO Si mosse… Si scosse… Dondolò… Rabbrividì… Tentennò… Scolorì… Si staccò… Volteggiò… Esitò… Danzò… Precipitò… Si sollevò… Volò… Sognò… S’impennò… Planò… Atterrò… Tremò… Si rovesciò… Sussultò… Si fermò… Rotolò… Si arrestò… Si accartocciò. Cinzia Mondini Ciascun ragazzo era invitato a mimare il verbo…senza però conoscere il titolo. Sono venute fuori immagini mimiche molto buffe perché, ovviamente, il movimento cambia a seconda dell’oggetto che pensiamo compiere l’azione (il planare di una foglia , ad esempio, è molto diverso dal planare di un aereo…) FINALMENTE Finalmente la primavera era arrivata. Il vecchio si sgranchì le gambe dopo il grande freddo invernale, mentre anche ghiri, tassi, lucertole, rane e tante altre creature dei boschi e degli stagni, delle pianure e delle montagne si preparavano ad uscire all'aperto dopo mesi di silenzio e di sonno. Finalmente annottava sempre più tardi. Finalmente si poteva cinguettare, parlare e cantare. Finalmente si usciva all'aperto. Finalmente la fine del buio. Finalmente le piccole nuvole bianche. Finalmente un corpo di piume sulla nera grondaia. Finalmente un fringuello. Finalmente una luce più salda. Finalmente la guancia, la mano e la pancia più calda. Finalmente per me. Finalmente per te. Finalmente per noialtri e voi tre. Finalmente per vecchi e poeti. Finalmente per bambini e per preti. Finalmente per neri e per gialli. Finalmente per galline e per galli. Finalmente per mamme e papà. Finalmente per campagne e città. Finalmente per questi. Finalmente per quelli. Finalmente per mammiferi e uccelli. Finalmente per Tizio. Finalmente per Caio. Finalmente la fine di quel buio solaio. Finalmente la morte di quel gelido inverno. Finalmente la vita e il suo splendido interno. Mariella Bettarini Mentre un ragazzo leggeva, gli altri mimavamo. Ci siamo resi conto che si può far la mimica anche degli avverbi…