tobia rava` codici trascendentali

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tobia rava` codici trascendentali
TOBIA RAVA’
CODICI
TRASCENDENTALI
eternita’ e temporalita’ delle cose
CODICI
TRASCENDENTALI
eternita’ e temporalita’ delle cose
18 SETTEMBRE - 18 OTTOBRE 2015
DARK ROOM SILMARARTGALLERY
VIALE CARDUCCI 34,O - CARPI (MO)
INGRESSO LIBERO
VENERDì 18 SETTEMBRE 18:30
INAUGURAZIONE ALLA PRESENZA DELL’ARTISTA
INFORMAZIONI
059.686995 - [email protected]
MOSTRA A CURA DI
CHIARA IEMMI
PROGETTO MOSTRA
GIAN LUCA PERGREFFI
STAMPA
TIPOGRAFIA SAN MARTINO
CON IL PATROCINIO
CITTÀ DI CARPI
TESTO CRITICO
Recita così l’epitaffio di Ravà Eugenio di Leone, nato a Reggio Emilia il 1 maggio 1840 e morto a Parma l’11 luglio
1901, che fu militare assegnato alla 1ª Compagnia dei Mille83, comandata da Nino Bixio e si distinse tanto da meritarsi la promozione sul campo: “ Raccomando ai miei amici d’America il sig. Eugenio Ravà, egli è uno dei Mille che mi
seguirono a Marsala. Nel 1860 comandava una compagnia del battaglione di mio figlio Menotti egli venne con me
ad Aspromonte. Possa la benevola accoglienza di un popolo libero essere di conforto al capitano Ravà nell’esilio che
gli cagiona il di lui grande amore per la Patria. Da Pisa 26 aprile 1862. Giuseppe Garibaldi”.
Con questa mostra Tobia Ravà, parente di Eugenio Ravà, ritorna sul luogo delle sue radici biografiche, per confrontarsi
con il tema dell’eredità in occasione del Festival Filosofia 2015.
L’artista di Venezio, di famiglia ebraica italiana, intende l’eredità in senso storico, analizzando il contributo culturale,
etico e filosofico della comunità ebraica in Italia e del pensiero sionista al Risorgimento, e quindi ai fondamenti
ideologici su cui si basano le leggi della Repubblica italiana.
Si può infatti osservare un parallelismo tra sionismo e risorgimento italiano, nel riflesso dell’ideologia liberal-democratica che domina i due movimenti.
Alla fine dell’Ottocento tanto il patriota italiano Giuseppe Mazzini quanto il padre del sionismo politico Theodor
Herzl, catalizzarono l’aspirazione della democrazia alla libertà nella visuale della nazionalità e dei diritti nazionali.
Entrambi i leader politici sostenevano che il concetto di nazione deriva dalla coscienza di un’individualità geografica,
linguistica e culturale che si traduce in nazione territoriale e politica, edificata su «un pensiero comune, un diritto
comune, un fine comune».
L’artista declina brillantemente questo concetto nell’opera I-Tal-Ya, Isola della rugiada divina, dipinto chiave in questa
mostra carpigiana, realizzato nel 2011 ed esposto alla biennale di Venezia nel 2011.
Il lavoro è idealmente dedicato ai suoi avi paterni che combatterono nelle guerre risorgimentali: Eugenio Ravà,
Moise Ravà, ferito durante la battaglia di Forte Marghera nel 184, Enrico Ravà, morto sulle barricate per la Comune di
Parigi, Federico Ravà, morto in battaglia a Mentana e Leopoldo combattente nei Cacciatori delle Alpi.
I nomi riportati nel dipinto sono di alcuni tra i più noti tra i membri della comunità ebraica italiana che hanno Preso
parte attivamente al risorgimento, tra questi i garibaldini: Giacomo Bassi di Venezia, Abramo Alpron di Padova,
Riccardo Luzzatto di Udine, Angelo Donati di Padova, Davide ed Enrico Uziel, Giulio Rovighi, Eugenio Ravà da Reggio
Emilia, Donato Colombo. Sono inoltre richiamati i fratelli Rosselli ed Enzo Sereni vittime dei nazi-fascisti, Amalia
Pincherle Rosselli e Giacomo Segre ed altri.
La memoria nella cultura ebraica viene qui simbolicamente raffigurata nel bosco, polmone della terra e metafora
della storia dei continenti.
Dice Ravà: “Ho voluto rappresentare un bosco costruito dall’uomo, dove gli alberi hanno tutti la stessa distanza tra
loro e formano dei corridoi di luce tra un filare e l’altro. Nel dipinto ho riportato l’immagine di un bosco nel Delta
del Po dove tra due file di alberi, una verde e una rossa, si apre una luce bianca che determina il cammino verso un
futuro più etico e più ecologico.”
Costruito pittoricamente con un percorso numerico e di lettere ebraiche attraverso la logica della “ghematria”, il
dipinto scandisce i concetti, le date ed i valori numerici delle parole che ricostruiscono il legame tra la cultura ebraica
e la storia italiana proiettandola verso un futuro più luminoso.
La cifra espressiva di Tobia Ravà è infatti fortemente caratterizzata dallo studio e dall’utilizzo della ghematria, ovvero
il sistema ebraico di permutazione tra parole e numeri impiegato, anche nella Kabbalah, per decrittare il significato
celato e mistico dei testi: questo metodo di analisi afferma che parole e frasi con valore numerico identico siano
correlate.
Come tanti filosofi del passato che si servirono della matematica per interpretare il mondo fisico, gli studi di Tobia
Ravà partono dal presupposto che ogni cosa del mondo, ogni elemento è riducibile a un numero. Pensiamo al cosmo
platonico formato dai 5 solidi regolari, agli atomi democritei dotati di caratteristiche esclusivamente quantitative,
o ai pitagorici che individuavano l’archè, il principio unificatore della realtà, nei numeri, o ancora al filosofo tedesco
Cusano che arrivò nel 1400 a paragonare Dio ad una cerchio il cui centro é dappertutto e la circonferenza non é da
nessuna parte.
Se allora prendiamo per assunto che il numero è l’essenza di tutte le cose, al numero dobbiamo ricorrere se vogliamo
descrivere in maniera oggettiva una qualsiasi realtà. Come dice l’artista stesso: “Il mondo è costruito con la parola
e il mio interesse è decostruirlo analizzandolo attraverso il numero corrispondente. […] Cerco di individuare delle
formule che ci mettano a contatto con un livello più alto, magari con un’entità superiore. Con i miei puzzle cerco di
togliere le “qelipòt”, le scorze delle scintille, che ci danno solo la realtà apparente.”
Nel dipinto in analisi, ad esempio, il numero 65 alla base del percorso è la ghematrià di I TAL YA = isola della rugiada
divina, ma anche di ADONAI uno dei nomi divini, MEZUZAH = pergamena per gli stipiti delle porte, HALLEL = lode,
HEIKHAL =palazzo, HAS = silenzio.
Il secondo numero preso in considerazione è il 150 (anni dell’Italia unita) ghematrià di QEN =nido,
QUEILAH = comunità, KANAF = ala, YASAF = aggiungere, aumentare e tanti altri. 150 è secondo la Qabbalah il
numero della SHEKINAH la polarità femminile divina.
Nelle opere di Ravà una trama cabalistica stende su ogni soggetto raffigurato una fitta rete di sequenze numerologiche, che nella loro inesauribile combinazione, sembrano indicare la costituzione invisibile degli oggetti, l’ermetica
rete di immanenza con la quale essi attraversano il tempo: sia quando sono apparentemente non più in uso (come
una vecchia macchina da cucire o un macinino da caffè), sia quando invece sono patrimoni da custodire per le generazioni future, come i paesaggi cari all’artista per le loro implicazioni etiche ed ecologiche.
Ecco quindi che, riflettendo sul tema dell’eredità, Ravà proietta il suo sguardo verso il futuro: ereditare non significa
soltanto ricevere e conservare, ma anche trasmettere, restituire, riconsegnare a quanti verranno in futuro.
Analizza così i processi socio politici contemporanei a partire dal lascito del passato: un’azione di recupero di tutto
ciò che l’uomo ha prodotto come risultato di conoscenza e saperi, conscio che “il tempo polverizza gli eventi e li
ripropone liofilizzati”.
Con le sue opere, in particolare nell’assemblage “La macina del tempo”, Ravà invita lo spettatore a compiere uno sforzo di comprensione sui i meccanismi che regolano il dialogo tra passato e presente, sottolineando il problema della
trasmissione di valori tra generazioni. La storia, come aveva sentenziato Benedetto Croce, è sempre storia contemporanea, dato che ogni generazione rilegge ciò che è stato in base al suo presente. Poiché questo muta - cioè mutano
i valori, gli interessi, gli orientamenti culturali e politici - allora non può non mutare anche il giudizio storico. Ma,
appunto, il giudizio storico, non le elementari verità che lo sottendono, mentre spesso le idee vengono riutilizzate per
condire o produrre pensieri nuovi che pochissimo hanno a che fare con i fatti originari che li hanno prodotti.
Ecco allora che ci viene in aiuto la ghematria, secondo la quale tutte le cose sono identificabili e descrivibili in
maniera oggettiva, universale, valida per tutti in base a dati quantitativi, grazie cioè ai numeri. Tobia Ravà compie un
prezioso lavoro di decriptazione della realtà servendosi della Kabbalah: dipinge un mondo fatto di numeri e lettere
dell’alfabeto ebraico svelando così, attraverso una moltitudine di sensi stratificati, la vera essenza delle cose celata
sotto la superficie.
Chiara Iemmi
MOLTIPLICATORE NATURALE
raso acrilico cm 65 x 65
NAUTILUS GHEMATRICO
sublimazione su tela 100 x 100
ANGOLO DI INFINITO CELESTE
catalizzazione UV su alluminio cm 103 x 78
ARCO DI LUCE
sublimazione su raso acrilico cm 160 x 115
CODICE RAMHAL
sublimazione su raso acrilico cm 180 x 123
PORTICO DEI PALPITI
sublimazione su raso acrilico cm 115 x 160
VARCO CELESTE
sublimazione su raso acrilico cm 100 x 150
BOSCO DEL FONDAMENTO
sublimazione su raso acrilico cm 70 x 55
BOSCO DI FUOCO
catalizzazione UV su alluminio cm 75 x 90
BOSCO DI MIMOSA
sublimazione su raso acrilico cm 55 x 70
BOSCONE DEI NUMERI PRIMI
sublimazione su raso acrilico cm 100 x 100
I-TAL-YA’
sublimazione su raso acrilico cm 100 x 150
BOSCO FUCSIA
catalizzazione UV su alluminio
60 x 60
BOSCO AZZURRO
catalizzazione UV su alluminio
60 x 60
CONTRAZIONE SPIRITUALE
catalizzazione su alluminio cm 90 x 120
IL BACIO
sublimazione su raso acrilico cm 93 x 126
GUGLIE CELESTI
sublimazione su raso acrilico cm 50 x 70
COMPASSIONI RISOLUTIVE
sublimazzione su tessuto
58 x 47
L’alba del
prossimo anno
lightbox led
cm 100 x 120
BARRITO ANCESTRALE
bronzo patinato cm 40 x 32 x 16
BACIO CELESTE
terracotta dipinta 26,5 x 16 diam.
TROTA NERA GHEMATRICA
bronzo patinato cm 61 x 22 x 11
ANITRA MIDRASICA
bronzo patinato e lucidato cm 39 x 17 x 17
RED rabbit
terracotta dipinta 29 x 22 x 14
LA MACINA DEL TEMPO
assemblaggio, resine e tempere acriliche -ready
made rectificado-, cm 60 x 30 x 16
LENTO RICUCIRE DELLA STORIA
bronzo patinato e lucidato fusione a cera persa, ferro cm 102 x 47 x 60
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