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194 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
6 Abitare in un’insula
BRACIERI PER CUCINARE.
Nei cenacoli non c’erano
focolari, né caminetti
(il caminetto è
un’invenzione medievale).
Per cucinare e per
scaldarsi si usava
accendere un fuoco
in un braciere come
quello che vedi qui sopra:
un contenitore di metallo
simile a quello che usano
ancor oggi i venditori
di caldarroste.
UN’INSULA.
Nel I secolo a.C. Roma ospitava ormai un
milione di persone e le sue strutture non erano assolutamente in grado di dare a tutti una
sistemazione comoda e dignitosa. Nelle zone signorili della città i grandi edifici pubblici si alternavano a residenze unifamiliari
circondate da orti e giardini, ma nelle zone
popolari come la Suburra, dove abitò anche
Giulio Cesare, le strade strette e piene di
traffico erano fiancheggiate da palazzoni di
quattro o cinque piani chiamati insulae,
“isole”, da cui deriva la parola “isolato”. Le insulae appartenevano ai nobili e ai patrizi, i quali le costruivano
con legname non stagionato e mattoni fatti in serie; poi si arricchivano
chiedendo affitti alti e non eseguendo
mai lavori di manutenzione. Molte proteste
della plebe erano rivolte proprio contro il caro-affitti.
Questi edifici erano soggetti a crolli rovinosi con morti e feriti e a incendi, causati dalle alte temperature estive e dal fatto che le
strutture portanti degli edifici (oggi in acciaio o in cemento armato) erano in legno.
Dopo gli incendi arrivavano gli speculatori,
che compravano l’insula a basso prezzo dai
precedenti proprietari, la restauravano affinché rimanesse in piedi fino al prossimo
crollo e la riaffittavano.
Crasso, il triumviro, era diventato uno degli
uomini più ricchi di Roma con questo sistema, ma anche Cicerone, senatore, principe
del foro e campione di moralità, possedeva e
affittava appartamenti fatiscenti.
Le insulae erano divise in appartamenti di
due stanze chiamati cenacoli, “posti per cenare”, nei quali si ammassavano famiglie
spesso numerose. In una delle stanze gli inquilini collocavano un braciere sul quale
cucinavano ma, poiché non esistevano camini, il fumo invadeva tutto l’appartamento.
Ed era da lì che spesso nascevano gli incendi, perciò molti inquilini tenevano a
portata di mano enormi giare piene d’acqua per spengerli sul nascere.
Le finestre non avevano vetri, perché si
conosceva la tecnica del vetro soffiato per
modellare vasi e bicchieri, ma non quella
necessaria a renderlo liscio e piatto; perciò
o restavano aperte oppure venivano chiuse
con persiane di legno pieno, simili a quelle
delle nostre vecchie case contadine.
I letti erano in muratura ed erano addossati
alle pareti. Sopra vi veniva steso un materasso di paglia.
Non esistevano gabinetti; nei quartieri popolari la gente usava un vaso per i propri
bisogni corporali e poi ne gettava il contenuto dalle finestre, direttamente sulla strada. Quest’ultima aveva al centro un canaletto di scolo che gli edili, i magistrati addetti alla manutenzione delle vie, facevano
pulire con getti d’acqua.
Una curiosa abitudine impediva un ulteriore
inquinamento delle strade. I follatori, cioè
gli artigiani tessili che producevano tessuti
di feltro per i cappelli, usavano tenere una
giara fuori del negozio, dove i passanti
potevano comodamente urinare. L’urina,
infatti, entrava nel processo di produzione
facendo appunto “infeltrire” la stoffa.
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L’INSULA
Le finestre non hanno vetri, ma
solo persiane di legno.
Quando arriva l'inverno, la
gente deve scegliere tra il
freddo pungente (se le tiene
aperte) o il buio (se le chiude).
Gli inquilini più ricchi hanno
appartamenti più confortevoli.
Gli inquilini dell’insula
attingono l’acqua dalle
fontane più vicine e per
l’igiene intima dipendono
dalle terme o dai gabinetti
pubblici.
Le stanze al pianoterra possono
essere adibite
a negozi o taverne.
A volte la famiglia del bottegaio
dorme su un soppalco.
Quasi tutti tengono un
vaso sotto la tavola per
i bisogni più urgenti e poi
lo vuotano rovesciandolo
fuori della finestra
quando cala la sera.
I piani inferiori, di solito
costruiti in pietra, erano
riservati agli inquilini più
benestanti.
Misure antincendio
Per tutta l’Età repubblicana, quando scoppiava
un incendio, erano gli inquilini a doversela
sbrigare da soli. L’imperatore Augusto fu il
primo a istituire un corpo di pompieri costituito
da sette brigate di vigiles, formate ciascuna
da 1000 uomini. Essendo la città divisa in
14 “regioni”, ogni brigata era responsabile
di due di esse.
Il problema dei vigiles, tuttavia, fu sempre quello
della scarsità d’acqua e di attrezzature
e spegnere un incendio restò sempre una sfida
persa in partenza.
I vigiles avevano in dotazione
pompe manovrate a mano
collegate a serbatoi d’acqua.
La parti dell’edificio che non erano
ancora state toccate dal fuoco
venivano inumidite con secchiate
d’acqua (i “secchi” erano in realtà
contenitori di cuoio) o con spugne,
anch’esse imbevute d’acqua.
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7 Vivere in una domus
LE COPIE
DEI CAPOLAVORI GRECI.
La massima aspirazione
dei romani ricchi era di
avere nel parco o sotto
i portici delle loro ville
i capolavori della scultura
greca. Quando non
potevano avere l’originale
essi ne facevano fare una
copia. Le copie del
Discobolo
di Mirone ci sono giunte
in ben due esemplari.
Uno ora è ai Musei
Vaticani, l’altro al Museo
delle Terme di Roma.
Con la conquista dell’Impero, la differenza tra la qualità della vita della plebe e
quella dei patrizi aumentò notevolmente:
arrivò il lusso e di esso potè approfittare
solo un piccolo numero di privilegiati.
Finché le conquiste avvennero in Italia, le
città inserite nell’ordinamento scalare furono complessivamente rispettate, ma devi
immaginare che cosa si verificava quando
invece i Romani entravano in una città siciliana, greca o orientale destinata a far parte
di una provincia: le case venivano saccheggiate, gli edifici pubblici spogliati delle loro
statue e di tutte le opere d’arte che contenevano; dalle botteghe dei ceramisti, degli orafi, dei bronzisti come dalle fucine dei fabbri
veniva razziata tutta la produzione. Poi, se la
popolazione aveva fatto resistenza, veniva
fatta schiava e la città veniva bruciata.
Tutto ciò che era stato trovato di prezioso,
uomini e donne compresi, veniva radunato
fuori delle mura e venduto all’asta ai mercanti che seguivano le legioni e che poi lo
rivendevano ai ricchi della capitale. La
parte migliore, però, veniva accantonata
dal console vittorioso e dai suoi ufficiali
superiori.
Il saccheggio, quindi, era la nuova fonte
di ricchezza della classe dirigente romana. Con questo sistema le case dei nobili
si riempirono di oggetti preziosi.
Le leggende narrano che nei primi tempi
della Repubblica a Roma esisteva un solo
servizio da tavola in argento e che, quando
arrivava qualche ospite straniero, le famiglie
patrizie se lo passavano per apparecchiare la
tavola senza fare brutta figura. Dal II secolo
a.C. in poi, invece, bronzi, statue, argenti,
gioielli, quadri, tende, tappeti entrarono a far
parte dell’arredo delle case dei potenti che
facevano a gara per stupire amici e ospiti con
esibizioni sempre più straordinarie.
La casa di lusso era la domus, che poteva
trovarsi al pianoterra dei grandi edifici a
più piani oppure era una residenza unifamiliare principesca, circondata da orti e
giardini. Abitare al pianoterra era essenziale per avere acqua corrente a domicilio; la
pressione delle condutture, infatti, non era
sufficiente a far salire l’acqua anche ai
piani alti. A Roma, nel I secolo a.C., vi
erano circa 1800 domus e 46 600 insulae.
Lo schema tipico della domus era quello
che vedi nel disegno della pagina a fronte.
APPARECCHIATURA DI LUSSO.
Un servizio da tavola in argento.
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LA DOMUS
Le case di città delle famiglie ricche erano spaziose e
confortevoli. Erano costruite in mattoni o in travertino, la
“pietra tiburtina” delle cave di Tivoli.
Erano di uno o due piani e le finestre erano affacciate
all’interno per evitare i rumori della strada. Una protezione extra contro i rumori era costituita dal fatto che tutti i
locali che davano sulla strada venivano spesso affittati
ad artigiani e negozianti.
Gli ospiti vengono
ricevuti nell’atrio.
Il tetto di tegole dell’atrio
spiove su un’apertura
quadrata centrale: il
compluvio. D’inverno,
a volte, questa zona viene
coperta da teloni.
L’acqua piovana si raccoglie
in un bacino poco profondo
chiamato impluvio e, quando
supera un certo livello, viene
convogliata in una cisterna
(serbatoio) posta al disotto
della casa.
La vita domestica della
famiglia romana si svolge
nelle stanze sul retro della
casa.
Gli ambienti che
si affacciano sulla
strada vengono
spesso affittati
e diventano botteghe.
Studiolo e archivio.
La sala da pranzo
è chiamata triclinio, dal nome
dei letti a tre posti su cui ci si
sdraia per mangiare.
Cucina.
Nel peristilio, oppure
nell’atrio, è posto un sacrario
dedicato ai Lari: gli dèi
protettori della casa.
Quando il clima è mite le finestre
sono aperte e, altrimenti,
vengono protette soltanto con
imposte di legno, pelli di animali
oppure con sottili lastre di pietra
semitrasparente.
Il giardino cinto da un muro
si chiama peristilio.
I pavimenti.
Nelle domus i pavimenti erano spesso decorati con splendidi mosaici. In questo sono raffigurati coccodrilli, ippopotami e altri animali di un fiume
che affascinava i Romani: il Nilo. (Pompei, Casa del fauno.)
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198 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
8 L’abbigliamento
Come vestirsi da romano
• Che un romano sia patrizio oppure plebeo, il suo unico vestito è la tunica di lino
o di lana, identica al chitone greco. La
porta dalla mattina alla sera e se la toglie
solo per dormire.
Sotto tutti indossano un “perizoma”, una
fascia che passa intorno ai fianchi e sotto
l’inguine e che è l’equivalente delle nostre
mutande.
Il perizoma
è di lana
o di lino.
La gente
comune
porta tuniche
di diversi
colori.
LA TOGA VIRILIS.
Questo adolescente (il
futuro imperatore Nerone)
ha appena avuto il diritto
di indossarla. Al collo
porta l’amuleto che indica
la sua condizione di “nato
libero” (Roma, Museo
della Civiltà romana).
La toga è formata
da una stoffa
semicircolare lunga
circa 5 metri
e mezzo.
• Alla semplicità della tunica fa riscontro
un indumento complicatissimo. Appena
diventati adulti, infatti, i giovani romani
acquistano il diritto di portare sopra la
tunica un mantello chiamato toga che è
costituito da un semicerchio dal diametro
di 2 metri e 70 centimetri. La toga è così
complicata da indossare che bisogna farsi
aiutare dalla propria moglie o da uno schiavo. Anche quando finalmente si riesce ad
arrotolarla intorno alla vita, a sistemarne
I sandali sono di cuoio.
5,5 m
2,2 m
Ciò che
avanza
viene gettato
sulla spalla
sinistra.
L’estremità sinistra si
appoggia sulle spalle.
un lembo sulla spalla destra e ad appoggiarne un altro sul braccio sinistro, i poveri
romani continueranno a esserne impacciati
per tutto il giorno. Uno scrittore antico,
Tertulliano, la definì così: «Non è un indumento; è un incubo».
• Nonostante la scomodità, la toga può tornare utile contro qualche rapinatore o se
scoppiano disordini nel Foro; la parte avvolta nel braccio sinistro, infatti, forma un tale
spessore che la si può usare come scudo
contro sassate, bastonate e pugnalate.
• Il colore e il nome della toga dipendono
dalla posizione sociale. Per un semplice
cittadino o un magistrato di grado inferiore, è bianca e si chiama toga virilis (“toga
virile”, cioè del maschio adulto). I romani
ci tengono molto, perché essa li distingue
dagli stranieri e dai sudditi delle province.
Per un senatore o un sacerdote, la toga sarà
ornata di una striscia color porpora proveniente dalla Fenicia e si chiamerà toga
praetexta.
• Ai piedi, quando si resta in casa, si indossano dei sandali; uscendo, si usano stivaletti allacciati sul davanti da stringhe.
La stoffa è poi fatta girare
intorno alla schiena,
arrotolata e fermata
sotto la cintura.
Una parte viene
appoggiata sul
braccio sinistro
e stretta in mano.
I soldati calzano
scarpe alte
con la suola
rinforzata
da chiodi.
Le pantofole sono
di pelle morbida
o di stoffa.
Viaggiatori, pastori
e montanari
indossano stivali
di pelle imbottiti
di pelliccia.
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Come vestirsi da romana
• Come biancheria intima le donne usano il
perizoma e una fascia intorno al seno, che
chiamano “mamillare”.
• La moda è terribilmente uniforme: l’unico tipo di vestito che si confeziona a Roma
è la tunica, identica a quella maschile. Tuttavia ci si può moderatamente sbizzarire scegliendo stoffe e colori particolari: cotone indiano e sete cinesi, magari ornate con frange dorate.
• Quando, sposandosi, una giovinetta diventa “matrona”, sulla tunica può portare una
stola, cioè una veste lunga fino alle caviglie
e stretta alla vita da una cintura, e la palla, un
ampio mantello che copre spalle e braccia.
In diverse occasioni molte si coprono la testa con un velo.
IL MAKE-UP
Spilloni per le
acconciature.
Per ondulare i capelli
si usano pinze
scaldate sul fuoco.
È di moda apparire più
pallide possibile, perciò
le signore si passano
sul viso e sulle braccia
polvere di gesso.
Per colorarsi le labbra
e le guance di rosso si
usano i fondi del vino
o una pianta chiamata
fucus.
LE RAGAZZE “IN BIKINI”.
Le palpebre vengono
scurite con cenere o
con una sostanza
chiamata antimonio.
Vasetto per
il trucco.
Pettine.
BARBA E CAPELLI.
Durante la Repubblica gli uomini portano i capelli corti e si radono
le guance. Le donne ondulano i capelli, ma non usano ancora
acconciature elaborate come quelle dell’Età imperiale.
Sandali femminili eleganti.
LA MATRONA.
Una matrona romana
con stola e palla.
(Statua del II secolo d.C.,
Roma, Museo Nazionale
Romano.)
Questo mosaico,
conservato nella villa
romana di Piazza
Armerina, in Sicilia,
raffigura due ragazze
che giocano a palla vestite
solo di perizoma
e mamillare.
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200 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
Pagine operative
1
Collega il nome di ciascun dio alle sue caratteristiche specifiche.
Venere
Dea del grano e delle messi.
Giove
Dio della medicina.
Lari
Protettore dei viaggiatori, dei mercanti e dei ladri.
Minerva
Dea della caccia.
Apollo
Padre degli dèi.
Diana
Protettrice delle nascite e dei matrimoni.
Giunone
Protettori dell’interno della casa.
Cerere
Dea della sapienza, delle arti e della guerra.
Mercurio
Dio della soglia di casa.
Giano
Protettore delle arti, circondato dalle Muse.
Bacco
Dea dell’amore e della bellezza.
Esculapio
Spiriti degli antenati defunti.
Marte
Dio del vino e delle feste.
Penati
Dio della guerra.
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7 - La civiltà repubblicana 201
Indica con una crocetta se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
2
Il potere del paterfamilias era enorme.
V
F
Il paterfamilias poteva condannare
a morte i suoi figli.
V
F
Il paterfamilias aveva il dovere di
riconoscere il proprio figlio neonato.
V
F
A Roma non esisteva la pratica
dell’adozione.
V
F
Il parricidio era un delitto abbastanza
frequente.
V
F
Le donne romane erano più rispettate
di quelle greche.
V
F
Le leggi romane non concedevano il
divorzio.
V
F
3
Rispondi alle seguenti domande.
Come era organizzato l’esercito romano?
............................................................................
............................................................................
............................................................................
Che cosa distingueva i soldati romani da quelli
di Cartagine?
............................................................................
............................................................................
............................................................................
In che cosa consistette la riforma dell’esercito
effettuata dal console Mario nel 107 a.C.?
Gli schiavi romani
restavano di proprietà del loro padrone per
tutta la vita.
potevano essere liberati.
Il “villico” e la “villica” erano
sorveglianti di un’azienda agricola stipendiati dal proprietario.
schiavi particolarmente capaci che sorvegliavano un’azienda agricola.
5 Completa il brano inserendo correttamente i termini riportati sotto.
La prima via consolare fu iniziata nel ............... e
fu chiamata ............................ . Andava da Roma
a ............................, in ............................... . Era lunga ................................., una distanza che a piedi
veniva percorsa in cinque o sei giorni. Su di essa passarono le legioni che andavano a combattere contro ..............., il re dell’..............., ma in
tempo di pace vi transitavano anche centinaia di
mercanti e di viaggiatori. I ....................................
perfettamente rettilinei che precedevano l’arrivo
a ............................ erano fiancheggiati da un
......................................, in modo che i viaggiatori
più ricchi potessero percorrerli comodamente in
..................., provando un po’ di sollievo dopo
tante scosse subite nei carri.
Nei decenni successivi la via Appia fu estesa fino a ........................, da dove salpavano le navi
dirette verso la .................. .
Brindisi – Grecia – canale artificiale - Terracina –
barca – Epiro – 28 chilometri – via Appia – Pirro –
312 a.C. – Capua – 200 chilometri - Campania
............................................................................
............................................................................
............................................................................
Per ognuna delle seguenti frasi, indica
con una crocetta il completamento corretto.
6 Descrivi le caratteristiche principali di
un’insula e di una domus.
4
Insula
..................................................
..................................................
..................................................
..................................................
Domus
..................................................
..................................................
..................................................
..................................................
Gli schiavi romani erano
proletari adottati dalle famiglie romane.
lavoratori privi della libertà.
Gli schiavi romani potevano
unirsi e avere figli.
sposarsi.
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202 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica
7
Completa la tabella seguente.
Abbigliamento maschile
Abbigliamento femminile
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Al termine di questa Unità ti proponiamo di comporre un breve testo scegliendo l’argomento
che preferisci e seguendo la scaletta che ti suggeriamo.
8
1. La famiglia romana
– I culti familiari
– Il potere del paterfamilias
– Il rapporto tra padri e figli e l’adozione
– Il rapporto tra madri e figli
2. Gli schiavi
– Come venivano trattati
– Quali lavori svolgevano
– Gli schiavi delle “ville”
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