Negoziare nella crisi - Filcams-Cgil
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Negoziare nella crisi - Filcams-Cgil
Rassegna T U R I S M O C O M M E R C I O Sindacale S E R V I Z I © A. DI GIROLAMO/BUENAVISTA Più diritti Rinnovato il contratto nazionale, che bisogna far conoscere di più per il lavoro domestico I.R. al numero 16/2013 di Rassegna Sindacale D opo una lunga trattativa invernale, lo scorso 9 aprile è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro domestico. Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e Federcolf con le associazioni datoriali Fidaldo e Domina, hanno trovato un’intesa che riguarda più di due milioni di lavoratrici e lavoratori. Proviamo ad approfondire gli aspetti chiave di questo rinnovo con Giuliana Mesina, segretaria nazionale della Filcams Cgil, che ha seguito la trattativa. Il rinnovo del contratto nazionale lavoro domestico avviene in un momento di profonda crisi e rischia, purtroppo di essere una mosca bianca. È un risultato ancora più importante per il settore e per la Filcams? Mesina Rinnovare un contratto nazionale, trovando un punto di convergenza tra interessi diversi, è comunque un elemento positivo per chi, come noi, lavora alla conquista di migliori condizioni di vita e di lavoro per la classe lavoratrice. Anche se la Filcams non appartiene alla scuola che dice “un contratto purché sia” e non ritiene che il contratto sia un valore in sé a prescindere dal merito, come capita in altre organizzazioni sindacali, credo che in un settore come questo, dove l’irregolarità è diffusa e il lavoro nero prolifera, il contratto nazionale è uno strumento importantissimo di emersione e di riconoscimento, che serve a ricondurre tante situazioni limite in un perimetro di diritti e tutele garantiti per tutti. Se il contratto non si rinnova, molti potrebbero pensare che non è necessario applicarlo: invece il segnale di un contratto che regolarmente viene discusso e possibilmente migliorato è positivo, induce comportamenti virtuosi. Roberta Manieri Quali gli elementi importanti del contratto? Quali le criticità? Mesina È stato difeso un impianto che garantisce l’aggiornamento annuale delle retribuzioni in base agli indici Istat relativi al costo della vita: questo meccanismo era infatti messo sotto attacco e non abbiamo consentito che si perdesse una garanzia così importante in un settore così fragile. Abbiamo ottenuto un aumento salariale (19 euro mensili al livello BS convivente) che adegua le retribuzioni all’inflazione, anche se prevede lo scaglionamento in tre tranches degli aumenti, poiché non va dimenticato che i datori di lavoro sono comunque le famiglie, anch’esse in difficoltà. Come previsto dalla legge Fornero in materia, le dimissioni andranno convalidate e sarà più difficile quindi mascherare i licenziamenti da dimissioni volontarie, come spesso accade in un mondo dove i contratti sono per lo più pattuiti verbalmente e i licenziamenti sono intimati senza alcun documento scritto. Sono state, inoltre, ampliate le causali per poter usufruire delle ore di permesso per formazione anche alla frequenza dei corsi utili al conseguimento della carta di soggiorno di lunga durata, registrando un’esigenza che in un settore ad alto tasso di lavoro migrante era significativa. Purtroppo è ancora incompiuta la tutela della lavoratrice madre: abbiamo conquistato il raddoppio dei termini di preavviso, ma non siamo riusciti a estendere per via contrattuale il divieto di licenziamento fino all’anno di età del figlio. È assurdo che in un paese come il nostro esista ancora l’esclusione di una tutela come questa, che è un elemento di civiltà vero e proprio. Speriamo che presto venga recepita anche dalla legislazione la Convenzione 189 dell’Ilo, sul lavoro domestico dignitoso: il 16 giugno è la giornata internazionale del lavoro domestico (dalla data in cui fu conclusa a Ginevra, nel 2011; la Convenzione n.189), sarebbe bello poterla festeggiare con una conquista simile. Un contratto importante, ma quante lavoratrici e lavoratori ne conoscono ••• SEGUE A PAGINA 22 C CONTRATTAZIONE | TURISMO Negoziare nella crisi S iamo ormai in prossimità della scadenza del contratto nazionale del turismo e le trattative per il rinnovo, (sia con Confindustria che con Confcommercio, Confesercenti)sono riprese da qualche mese. Un settore importante per la Filcams Cgil e strategico per lo sviluppo e il rilancio dell’economia, e con la ormai prossima stagione calda, diventa ancora più delicata la fase negoziale. Dopo un’iniziale R. M. condivisione di tutto il tavolo a voler produrre un’ intesa nei tempi della scadenza, la trattativa, sul tavolo Confcommercio, ha avuto un brusco stop. “La Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, ha abbandonato la trattativa per poi ritornarvi con vincoli inaccettabili come, tra gli altri, quello di non produrre aumenti salariali per tutto il 2014”, Ad affermarlo è Cristian Sesena, segretario nazionale Filcams Cgil che sta portando avanti il negoziato per la categoria. “La controparte datoriale ha sostenuto che nei primi 3 mesi del 2013 hanno chiuso i battenti 6.400 imprese, lo stesso numero di chiusure registrato durante tutto il 2012. La crisi c’è, è innegabile, ma già mordeva quando a novembre sono state presentate le piattaforme e anche quando un mese fa si continuava a professare di voler fare il contratto anche per condividere un messaggio politico forte in un contesto di totale vuoto della politica”. Confindustria, per parte sua, conserva invece la determinazione di fare l’accordo rapidamente, anche se al momento il negoziato non è ancora entrato nel vivo. Sul piatto della bilancia, le richieste sindacali a tutela dei lavoratori e le esigenze delle parti datoriali. “Noi vogliamo difendere il contratto nella sua struttura normativa attuale” prosegue il segretario “migliorando aspetti per ••• SEGUE A PAGINA 23 © A. DI GIROLAMO/BUENAVISTA VERTENZE | DISCOUNT Dico e Tuodì, lavoratori in stato d’agitazione R. M. D a una parte c’è Dico il marchio che identifica i punti vendita discount del sistema (Discount Coop) , dall’altra Tuodì, storico operatore nella distribuzione laziale della famiglia Faranda. Nel mezzo un’operazione di scambio che porterà al gruppo Tuo, le quote societarie Dico (comprendenti 347 negozi, 6 centri di distribuzione e 2 sedi: per un totale di 2.000 lavoratori) e a Coop, 54 supermercati facenti capo ai marchi Despar, Interspar e Ingrande. Non è più economicamente sostenibile da parte delle cooperative proseguire l’esperienza nei discount, viste le difficoltà fin qui dimostrate e l’azienda ha dichiarato che il gruppo acquirente, grazie all’esperienza acquisita con il marchio Tuodì, potrà garantire lo sviluppo della catena, oggi a marchio Dico. Un’operazione molto complessa, che i protagonisti stanno gestendo con eccessiva facilità e leggerezza, senza il F ••• rispetto delle rappresentanze sindacali e la tutela dei diritti dei lavoratori. Già dai primi incontri all’inizio di marzo, le organizzazioni sindacali avevano infatti avanzato le loro perplessità, per la mancanza di un confronto preventivo e delle giuste informazioni: nessuna analisi dell’attuale situazione, né tantomeno un piano aziendale futuro. Quali saranno le conseguenze di tutti questi grandi cambiamenti? Il rischio che alcuni punti vendita in perdita vengano abbandonati è reale, ed eventuali tagli dell’occupazione ipotizzabili, ma ancora incerti. Un incontro con entrambe le società non è bastato a colmare dubbi e lacune, e le organizzazioni sindacali, insieme ai rappresentanti aziendali hanno proclamato lo stato di agitazione e uno sciopero per il 22 marzo a Bologna, in occasione della riunione del consiglio di amministrazione di Dico per determinare la cessione delle quote societarie al Gruppo Tuo. I dipendenti hanno organizzato un sitin sotto la sede di Coop Italia a Casalecchio di Reno, e dopo un’ora e mezza di manifestazione, una delegazione di dipendenti e sindacati sono stati ricevuti dal presidente Dico Zucchelli, dall’amministratore delegato Lanari e dal direttore amministrativo di Coop, Liborio; purtroppo senza ricevere alcuna risposta rassicurante, se non la dichiarazione del presidente che le Cooperative sarebbero state presenti agli incontri futuri. Così non è stato: nessun rappresentate delle 7 cooperative (Coop Estense, Coop Consumatori Nordest, Nova Coop, Unicoop Tirreno, Coop Adriatica, Coop Lombardia e Coop Liguria) si è mai preoccupato di confrontarsi con lavoratori e sindacati. Quando le informazioni e le notizie sono scarse e vaghe, la preoccupazione e i dubbi aumentano, soprattutto tra le lavoratrici e i lavoratori Dico, che sono venuti a conoscenza della mega operazione attraverso un blog tematico. “Nonostante le richieste ufficiali avanzate alla dirigenza – affermano i rappresentanti sindacali Manuel e Faledra, in forze presso la sede amministrativa di Prato, di circa 70 dipendenti – non abbiamo ricevuto risposte concrete”, ma solo blandi tentativi di rassicurazione per il futuro. I classici “state tranquilli”. I timori si concretizzano una settimana fa, quando la dirigenza del nuovo acquirente Tuodì inizia a convocare individualmente i lavoratori della sede legale e commerciale di Bologna (circa 30 dipendenti) ipotizzando trasferimenti verso Prato o Roma. Da lunedì, infatti, la sede di Bologna chiude. “Preoccupazione e disperazione aleggiano nell’aria – affermano Manuel e Faledra – certo, al momento non stanno lasciando a casa nessuno, ma la paura è tanta, vista anche l’ormai prossima chiusura di alcuni punti vendita”. Le notizie continuano a non arrivare dall’alto, ma rimbalzano da negozio in negozio, mentre le cooperative “sono latitanti”, come affermano i rappresentanti sindacali . La rabbia aumenta, soprattutto nei confronti di una dirigenza che ha trascurato una situazione palesemente difficile. “Abbiamo prova che le difficoltà economiche andavano avanti dal 2011, ma loro non hanno fatto niente per cercare di risanare la situazione. Non sono servite le lettere ufficiali di dirigenti prossimi alla pensione, mail e suggerimenti dei lavoratori. Mentre il gruppo Tuodì nel giro di una settimana ha individuato i punti vendita in difficoltà”. “Alla luce degli eventi, riteniamo le cooperative responsabili dell’occupazione – afferma Alessio Di Labio, della Filcams Cgil nazionale, che mette tra le attuali priorità la salvaguardia dei posti di lavoro in tutte le unità produttive, comprese le sedi e la logistica. “Continueremo a mettere in atto tutte le azioni volte a tutelare le lavoratrici e i lavoratori e confermiamo lo stato di agitazione per mantenere alta l’attenzione fino a che non otterremo conferme concrete.” • Manieri DALLA PRIMA Più diritti per il lavoro domestico realmente l’esistenza? Quali sono i prossimi impegni per divulgare quanto più possibile gli elementi importanti dell’accordo? Mesina Purtroppo, com’è facile immaginare, in questo settore spesso si instaurano rapporti di lavoro in modo “informale”, e non sempre in mala fede. Non sono solo le lavoratrici e i lavoratori a non conoscere il contratto, spesso è la stessa famiglia o il datore di lavoro in genere a non sapere da che parte cominciare. Per questo, un contratto nazionale che offra un quadro chiaro e possibilmente 22 Nello scambio tra i due gruppi rischi per l’occupazione. Tra i dipendenti monta la rabbia V semplice di regole e tutele, che siano facili da comprendere e applicare, è un potente strumento a favore dell’emersione e della regolarità. La Filcams in questi anni ha investito molte risorse nella promozione di questo settore: l’essere giunti al rinnovo ci impegnerà con ancora maggiore convinzione nella diffusione delle informazioni, nell’organizzazione di iniziative sul territorio, nel finanziamento di ricerche e nella tutela collettiva e individuale di queste lavoratrici. Anche a livello internazionale siamo promotori di iniziative congiunte: abbiamo aderito fra i primi all’Idwn (International domestic workers network) e stiamo lavorando insieme ai sindacati di altri paesi per diffondere informazioni anche nei paesi di origine dei flussi migratori che giungono in Italia. Il settore del lavoro domestico è in continua crescita, ma l’intervento delle istituzioni è ancora insufficiente, cosi tante difficoltà per le famiglie, che, in un periodo di crisi economica, sono costrette a sostenere interamente il costo delle prestazioni. Quali devono essere gli interventi prioritari per la Filcams Cgil? Mesina Innanzitutto noi rappresentiamo il lavoro dipendente e la classe delle lavoratrici e dei lavoratori: la nostra missione principale è rivendicare e ottenere per loro migliori condizioni di vita e di lavoro. Tuttavia non ci sfugge il valore sociale e lo snodo cruciale che rappresenta questo mondo, tra un welfare sempre più carente, un lavoro di cura sempre più prezioso e sempre meno riconosciuto, di fronte a una popolazione che invecchia e non trova soluzione ai propri bisogni se non nel mercato del lavoro di oggi, con tutte le incognite che contiene. Per questo crediamo che sia necessario aprire una discussione a livello più alto, con gli interlocutori pubblici che dovrebbero sentirsi investiti da questa questione: il lavoro domestico ci parla di sanità, di lavoro delle donne, di pari opportunità, di lavoro migrante, di professionalità e di cura. E se pensiamo che il lavoro domestico contribuisce all’economia con milioni di rapporti di lavoro che a loro volta coinvolgono milioni di famiglie, credo che non si possa continuare a far finta che si tratti solo di una questione privata. • A APPALTI | IL CASO HERA Una storia sbagliata Adriano Montorsi I l 22 gennaio scorso viene firmata da Filcams Cgil e Fisascat Cisl l’ipotesi di accordo per il rinnovo del ccnl per il settore vigilanza (e servizi fiduciari/portierato). Il risultato certamente più importante di quel contratto è l’introduzione della procedura per il cambio di appalto, volta alla tutela occupazionale ed economico-normativa dei lavoratori. Purtroppo le piene garanzie sulla carta, per i lavoratori degli appalti, si traducono diversamente nella pratica. Il 27 febbraio, in orario pomeridiano, arriva una comunicazione a mezzo fax ai sindacati territoriali di Modena e Bologna per un cambio di appalto nel settore vigilanza e portierato, riguardante un totale di 25 persone, a partire dal 1° marzo. L’appalto riguarda i servizi di “global service” presso Hera Spa colosso del multiutility nato nel 2002 dalla fusione di undici aziende di servizi pubblici dell’Emilia-Romagna, che serve 185 diversi comuni in regione, produce ricavi per 4,5 miliardi di euro e circa 335 milioni di utile operativo. Numeri certamente impressionanti. L’appalto di “global service” viene riaggiudicato a Manutencoop Fm Spa che decide di affidare in subappalto il servizio di vigilanza e portierato al gruppo Sicuritalia dal 1° marzo, escludendo così Coopservice, una documentazione assai stringata ma che confermava come il servizio non fosse significativamente modificato rispetto al passato (pressoché lo stesso su Modena e una previsione di più guardie in luogo di portieri su Bologna). Quindi al momento la situazione attuale vede due soggetti imprenditoriali (La Patria e l’Aquila) che stanno operando con guardie giurate in forma sostitutiva rispetto a Sicuritalia in attesa che l’azienda abbia i titoli. Questa storia ci racconta di un committente “pubblico” che agisce in dispregio delle norme di responsabilità che si è dato e che ha sottoscritto con le parti sociali a tutto danno di un gruppo di lavoratori. Hera Spa infatti possiede la certificazione di responsabilità sociale ed emana il bilancio di sostenibilità sociale ogni anno, ed è firmataria, a livello nazionale con le organizzazioni sindacali confederali Cgil-CislUil, di un protocollo di intesa sugli appalti che richiama il rispetto delle clausole sociali, della contrattazione collettiva nazionale e territoriale ai fini del contrasto al dumping contrattuale e sociale. Ci racconta inoltre di un secondo committente (Manutencoop Fm Spa) che perseguendo una pura logica di ricavo (guadagnare il più possibile dal differenziale risparmiato affidando a Sicuritalia) fa ricadere tragicamente la propria scelta commerciale sull’ultimo anello della catena: i lavoratori. Questo fatto è da considerarsi ancora più sorprendente se consideriamo che la scelta proviene da una grande azienda del settore servizi, che con queste forme di elusione delle regole si trova a scontrarsi direttamente nelle proprie attività quotidiane. A nulla sono valsi sinora gli appelli sulla stampa e all’opinione pubblica. La ditta uscente Coopservice, nell’ultimo incontro tenutosi © D. FRACCHIA/BUENAVISTA Nelle scelte al risparmio del colosso del multiutility e del primo appaltatore, chi paga sono i lavoratori affidataria fino al 28 febbraio. Sicuritalia ad oggi non ha ancora i titoli per operare con guardie giurate (non essendo decretata per la provincia di Modena), ma può solo svolgere l’attività di portierato e subentra nel servizio con l’intenzione dichiarata di non applicare la nuova normativa sul cambio appalto per quanto riguarda il portierato (17 persone) e applicarla solo parzialmente per le guardie giurate (8 persone). Quindi molti lavoratori Coopservice non sono stati assunti dalla società entrante e sono al momento in attesa di una soluzione positiva alla vicenda. Ad oggi sono stati svolti tutti gli incontri possibili, in sede sindacale, presso la provincia di pertinenza ed è in atto una convocazione delle parti a livello regionale. Hera è sempre stata assente nei tavoli convocati e Manutencoop Fm Spa ha partecipato solo al tavolo provinciale producendo presso la provincia di Modena, ha formalmente dichiarato l’apertura di una procedura di mobilità in conseguenza della non positiva soluzione della vicenda. La rivendicazione dei sindacati non è ancora giunta a conclusione e altri passi dovranno essere fatti (la convocazione presso l’ente regionale, il prossimo e auspicato coinvolgimento di soggetti politici anche in coordinamento con il sindacato confederale). I diritti vanno ogni giorno sempre più riaffermati e non solo scritti sulla carta come pure e semplici dichiarazioni di intenti di cui poi ci si scorda all’atto della loro applicazione. Questa vicenda ci insegna che un lavoratore in appalto è sempre un lavoratore precario e che il mercato del lavoro, anche quello normato e tutelato, sta discendendo una china pericolosa, di cui è difficile prevedere il termine e il conseguente impatto socioeconomico ad ogni livello. Oggi la ricaduta diretta è sull’anello debole della catena e cioè i lavoratori. Domani la ricerca e il perseguire questa continua rincorsa al ribasso sul tema delle regole si trasformerà in un inevitabile boomerang per le aziende stesse e per la loro competitività e sostenibilità nel mercato degli appalti di servizi. La miopia di questi soggetti ci appare sconcertante. La tutela del lavoro e del tessuto socio-economico deve necessariamente ripartire da regole condivise e certe per tutti, pena la progressiva e inarrestabile destrutturazione del mercato con effetti disastrosi e distruttivi per il lavoro e l’economia stessa del paese. La Filcams Cgil è a fianco della lotta per la tutela del lavoro delle 25 persone coinvolte e per la rivendicazione del diritto a regole certe nel settore.• Rassegna Sindacale Settimanale della Cgil Direttore responsabile Guido Iocca C Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra R. M. EditoreEdit. Coop. società cooperativa di giornalisti, Via dei Frentani 4/a, 00185 Roma Iscritta al reg. naz. Stampa al n.4556 del 24/2/94 DALLA PRIMA Contratto turismo. Negoziare nella crisi Proprietà della testataEdiesse Srl ••• noi nodali come la condivisione delle procedure che regolano le terziarizzazioni alberghiere; la definizione dell’aumento salariale decoroso, e dando operatività piena alla bilateralità del settore a partire dal sostegno al reddito. Le controparti propongono scambi impropri per ridurre il costo del lavoro, sulla falsariga di quanto accaduto su altri tavoli: scatti di anzianità e permessi vengono pertanto messi in discussione, a partire dai nuovi assunti, senza che venga chiarito davvero se e come tali sacrifici possano nel medio e breve periodo aumentare l’occupazione.” Certo, vista la scorsa estate 2012, una delle peggiori annate degli ultimi anni per il turismo, con una forte diminuzione di turisti e minori entrate economiche, è quasi sottinteso che le trattative sono in qualche modo condizionate da questa crisi. “In primo luogo con la divisione delle controparti” – spiega Sesena – come conferma l’uscita di Angem da Fipe, determinata soprattutto dalle frustate che la spending review ha inferto a un settore che opera essenzialmente in appalto. Inoltre – prosegue – ci sono continue richieste di riduzione del costo del lavoro e vani tentativi di recuperare produttività con modalità molte volte non condivisibili”. La Filcams Cgil continuerà il negoziato con l’obiettivo di arrivare a un rinnovo condiviso, cercando il giusto equilibrio tra le esigenze delle parti, aziende e lavoratori. Ma l’industria turistica ha bisogno di qualcosa di più: l’impegno di tutti per rilanciare un settore di cui fino a ora non sono state realmente sfruttate le potenzialità. “C’è bisogno di Politica – secondo il segretario nazionale – più che altrove si sente la necessità di riforme che valorizzino il Brand Italia e rilancino la domanda interna. Bisogna ripensare l’esclusiva competenza delle Regioni in materia di turismo, e incentivare quello che viene definito il turismo sociale, ossia forme di agevolazione di un’offerta turistica rivolta alle fasce più deboli della popolazione, che potrebbe coniugarsi al superamento di un male cronico del nostro settore: la stagionalità. Destagionalizzare l’offerta e reindirizzare la domanda, significa dare maggiori garanzie di stabilità occupazionale a lavoratrici e lavoratori troppo spesso ancora vittime di una precarietà strutturale”. • Ufficio abbonamenti 06/44888201 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] Ufficio vendite 06/44888230 fax 06/44888222 e-mail: [email protected] StampaPuntoweb Srl, Via Variante di Cancelliera, 00040 - Ariccia, Roma Chiuso in tipografia lunedì 22 aprile, ore 13 Inserto d’informazione della Filcams Cgil Via L.Serra, 31, 00153 Roma, tel. 06/5885102 e-mail: [email protected] - www.filcams.cgil.it A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionale Tel 06/58393127 - cel 3494702077 e-mail: [email protected] 23 E EDITORIA | FELTRINELLI La cultura e la solidarietà Daria Banchieri I Contratti ridotti per superare il momento di crisi. Ma dopo? sviluppo delle nostre città e dei nostri territori. L’esperienza dimostra, infatti, che l’innovazione produce buoni risultati quando non è occasionale, ma si inserisce in un disegno organico in cui la cultura entra a pieno titolo nell’agenda del processo di sviluppo e, possibilmente, nel percorso di pianificazione strategica chiamato a fornire una visione lunga degli senari futuri di una crescita sostenibile e competitiva”. Insomma, serve un intervento politico illuminato, di ampio raggio, che faccia interagire tutte le parti coinvolte direttamente e non per costruire un nuovo modello di sviluppo. Ma in attesa di questo miracolo le librerie sono in sofferenza e con loro i librai. Una professionalità che si è dovuta © R. SQUILLANTINI/IMAGOECONOMICA l settore è in crisi. Lo dimostra la moria di librerie indipendenti così come la scomparsa di una intera catena, Fnac, in cui lavoravano più di 600 persone. E infine, almeno per ora, arriva la richiesta di ammortizzatori sociali per le librerie Feltrinelli. Un’interessante analisi di questo settore la si trova nel rapporto 2012 realizzato da Unioncamere e Symbola con la partnership della Regione Marche, dal titolo “l’Italia che verrà. Industria culturale, Made in Italy e territori.” In questa pubblicazione viene analizzata la filiera della cultura come settore economico, intendendo per filiera della cultura “quell’insieme di attività collegate al settore in senso stretto che consentono di validarne gli effetti moltiplicativi sull’economia in termini di attività economiche, di occupazione e di valore aggiunto.” Si fa quindi riferimento a una serie di attività tra cui quella del commercio al dettaglio collegate alle produzioni dell’industria culturale, oltre che alle attività più caratteristiche come il turismo, la formazione o le attività di ricerca. Tra industrie creative, culturali, patrimonio storico-artistico e performing arts, si raggiunge un totale di circa 1 milione e mezzo di imprese con 4 milioni e mezzo di occupati. Spesso si sente parlare di come questo settore possa essere trainante per la ripresa dello sviluppo del nostro paese e la crescita della sua competitività. Lo studio commissionato da Unioncamere afferma che ciò potrebbe essere possibile ma a una condizione: “che si comprendano pienamente le potenzialità che il nostro patrimonio, da un lato, e le produzioni culturali e l’industria creativa, dall’altro, possono esprimere, ponendole finalmente al centro di una rinnovata politica di reinventare, adattandosi alle nuove esigenze del mercato. Oggi vendono di tutto, dalla cartoleria ai giochi, dal cibo agli oggetti per la casa, passando quasi per caso anche dai libri. Ci sono anche realtà che non hanno saputo rinnovare il proprio format, o il proprio assortimento, e hanno subito per anni pesanti perdite fino a che la casa madre ha deciso di non sostenerle più e oggi affrontano una liquidazione o nella migliore delle ipotesi diventeranno tutt’altro. Ed è quello che è successo con il caso Fnac. Ci sono al contrario aziende che ci provano, tentano di incentrarsi su qualcosa. Nuovi assortimenti di prodotti, nuovi format con tanto di ristorante dentro alle librerie, aperture di nuovi punti vendita attraverso il franchising. In questo caso parliamo di Feltrinelli, che sta chiedendo un sacrificio ai propri dipendenti per mettere in sicurezza la tenuta dell’intera rete assicurando, attraverso l’utilizzo del contratto di solidarietà, di poter garantire il posto di lavoro a tutti i suoi collaboratori nonostante le difficoltà che sta attraversando. Ma come saranno i negozi Feltrinelli una volta superata la crisi economica? Come affronteranno l’avvento degli ebook? Come compenseranno la inevitabile minor vendita di libri? E i librai cosa dovranno fare per garantire la sopravvivenza della loro specie? In attesa di un governo illuminato che capisca che la cultura è un settore su cui investire e di imprenditori innovativi, a noi sindacati non resta che continuare a interrogare le aziende, esprimendo tutte le nostre preoccupazioni e fare da cani da guardia ai posti di lavoro. • CONTAMINAZIONI | PORTOBELLO Il supermercato solidale I taliani popolo di santi, poeti, navigatori e oggi di disoccupati. I recenti dati Istat confermano cifre importanti: 6 milioni di connazionali senza lavoro, tra i quali è necessario distinguere gli ‘inattivi’ e i ‘sottocupati’, due nuove categorie per specificare la forma reale di disoccupazione. Gli inattivi sono coloro disponibili a lavorare, che non riescono nell’immediato a trovare un’occupazione, e i sottocupati invece coloro che lavorano part-time, non per scelta personale, ma per mancanza di offerta oraria prolungata, e infine i disoccupati veri e propri, reduci della crisi e della riforma Fornero, che oltre ad aver reso più facili i licenziamenti, non offre tutele a lungo termine a chi perde l’occupazione. Qualunque sia la tipologia, sta di fatto che il tasso di disoccupazione totale è aumentato del 39% negli ultimi cinque anni (+1,2 milioni a fine 2012 – dati Istat). La situazione delle famiglie C italiane è dunque sempre più critica; arrivare a fine mese, anzi alla terza settimana, risulta quasi impossibile e calano di conseguenza i consumi, anche dei generi alimentari. La stessa Caritas denuncia il ritorno nelle mense dei poveri di famiglie italiane e soprattutto dei bambini! E sono proprio le associazioni di volontariato le prime a fare i conti con le terribili conseguenze della crisi che stiamo vivendo, sono loro ad avere i contatti diretti con una realtà sempre più “affamata”. È dall’esperienza di alcune di esse, dalla Caritas all’Acli, dall’Auser alle associazioni di studenti, con il patrocinio del Comune, delle Organizzazioni Sindacali, delle Coop, Conad e di tutte le parti sociali, che a Modena nasce un progetto ambizioso ma di grande impatto: Portobello, l’emporio solidale http://www.portobellomodena.it, che verrà inaugurato a maggio. Ribattezzato da molti il ‘Supermercato dei disoccupati’, questo negozio, che ha tutte le caratteristiche di un supermarket, offre cibo, detersivi e prodotti per l’igiene personale, alle famiglie in difficoltà. I nuclei interessati, si calcola almeno 450 solo a Modena, possono richiedere l’accesso alla spesa solidale presentando una semplice domanda che certifichi il proprio stato economico, dettato dal basso reddito, dal numero dei figli a carico, da situazioni di inattività lavorativa (mobilità, licenziamenti etc). Entreranno a far parte di una graduatoria e verrà loro consegnata una tessera contenente dei punti da spendere (circa 90 equivalenti a 300 euro), ricaricata mensilmente, che potrà essere utilizzata per un breve periodo o ceduta in caso le condizioni economiche vadano fortunosamente migliorando. La contropartita non è il denaro, bensì la prestazione volontaria del proprio tempo, forza e ausilio, perché coloro che spenderanno i propri punti nel market dovranno assicurare in cambio una giornata di volontariato attivo per la gestione dello stesso punto vendita. La merce è stata offerta dalle associazioni tramite la raccolta alimentare promossa nei mesi C scorsi, mentre scaffali, casse e altro materiale dai supermercati Conad; gradite naturalmente le donazioni da parte dei privati cittadini, info sul sito stesso. Modena come Torino e Londra: in Piemonte altra esperienza è quella del Social market, dove è possibile fare la spesa a prezzi simbolici e offrendo quattro ore al volontariato; in Gran Bretagna invece il People’s Supermarket prevede una quota associativa annuale e in cambio si usufruisce di uno sconto sulla spesa, nato come luogo di solidarietà e contro la lotta agli sprechi. Queste encomiabili iniziative sono certamente da promuovere e sostenere, nella speranza che vengano presto duplicate in altri territori e in diverse realtà. Una nuova forma di welfare, gestita dalle associazioni di volontariato e non solo, che però non risolve la principale problematica: l’assenza di uno Stato forte e solido economicamente, che sostenga e sopperisca alle difficoltà temporanee dei propri cittadini. Loredana Colarusso 24