Consumo di emocomponenti nel trapianto
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Consumo di emocomponenti nel trapianto
Consumo di emocomponenti nel trapianto ortotopico di fegato. Valutazione retrospettiva di 340 interventi Piero Marson(1), Giustina De Silvestro(1), Alberto Marotti(1), Vittorio Aneloni(1), Gianni Cavatton(1), Milena Luca(1), Vania Quaino(1), Maria Luisa Tenderini(1), Cinzia Vio(1), Giovanni Pittoni(2), Mariangela Vicarioto(1), Carla Donadel(1), Giuseppe Ongaro(1) (1) (2) Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale, Azienda Ospedale-Università di Padova Istituto di Anestesia e Rianimazione, Azienda Ospedale-Università di Padova Orthotopic liver transplantation (OLT) still needs large, often unforeseeable, amounts of blood transfusion supply. In this study, we have evaluated the requirements of packed red blood cell (pRBC), fresh frozen plasma (FFP), and platelet concentrate (PC) units (U) in 340 OLTs. These operations have been carried out from November 1990 to December 1998 on 311 patients (226 M and 85 F, mean age of 47 yrs, range 16-66) affected with alcoholic cirrhosis (60 cases), post-hepatitis cirrhosis (147), alcoholic + post-hepatitis cirrhosis (17), fulminant hepatic failure (19), hepato/ cholangiocarcinoma (8), primay biliary cirrhosis/ sclerosing cholangitis (27), other diseases (33). Moreover, 29 patients have undergone retransplantation. OLTs have been made by two distinct surgical teams (A and B, performing, respectively, 204 and 136 operations), on well-matched patients, according to age, sex and liver disease. Operative requirements of pRBC, FFP and PC have amounted, respectively, to 12.0±0.5 U, 27.4±0.9 U, and 2.2±0.3 U. In addition, overall transfusion needs (including the operative period plus the following 10 days) of pRBC, FFP and CP have amounted, respectively, to 16.5±0.8 U, 36.9±1.5 U and 5.9±0.6 U. A significantly higher quantity of pRBC and PC has been required by the surgical team A as compared to the team B. No significant variation of blood requirements between the first 50 OLTs and the subsequent ones has been documented, with the exception of PC. Indeed, the surgical team A has greatly cut down the PC needs following the first 50 operations. As a general rule, retransplantation has required more transfusion support, in particular by using PC, than primary OLT. Questo elaborato è stato oggetto di una relazione al XXXIV Convegno Nazionale di Studi di Medicina Trasfusionale (Rimini, 24-28 giugno 2000) Corrispondenza: Dott. Piero Marson Via delle Melette, 8/1 35138 Padova Finally, the pRBC and FFP requirements in the operative phase, if large (respectively > 15 U and > 30 U) have been predictive of higher transfusion needs in the following 10 days. These results confirm the remarkable needs of blood products, especially pRBC and FFP, of OLT, even after the first 50 operations. Moreover, our data emphasize the crucial role of the surgical team in determining the OLT blood requirements. Parole chiave: trapianto ortotopico di fegato, trasfusione di emocomponenti, fattori predittivi, complicanze emorragiche Key words: orthotopic liver transplantation, blood transfusion, predictive factors, bleeding complications Introduzione Nonostante gli indiscutibili progressi nelle tecniche chirurgo-anestesiologiche dell'ultimo decennio1-3, il sanguinamento intra-operatorio nel trapianto ortotopico di fegato (TOF) rappresenta tuttora un problema rilevante, sia in termini di mortalità che di morbilità del paziente4-6. Le complicanze emorragiche del TOF si riflettono nel cospicuo consumo di emocomponenti, in particolare di emazie concentrate (EC) e di plasma fresco congelato (PFC), anche se pare accertato che le richieste trasfusionali tendono a diminuire in virtù dell'accresciuta esperienza trapiantologica di ciascun centro7,8. Inoltre, sotto il profilo strettamente organizzativogestionale, il consistente ed assai spesso imprevedibile supporto di emocomponenti in corso di TOF si traduce in pesanti carichi di lavoro per il Servizio Trasfusionale e in gravosi costi sanitari per l'Azienda Ospedale9. Presso la nostra struttura ospedaliera, il primo intervento di TOF è stato eseguito nel novembre 1990, e LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 46 - num. 1 gennaio-febbraio 2001 (23-29) 23 P Marson et al. l'attività trapiantologica si è progressivamente intensificata, mantenendosi, a tutt'oggi, attorno ai 70 interventi per anno. Un aspetto singolare di questa attività in Padova è rappresentato dal fatto che operano due diverse équipes chirurgiche, mentre il supporto anestesiologico e di terapia intensiva postoperatoria viene garantito da un'unica struttura operativa. In questo studio, abbiamo condotto un'analisi retrospettiva dei consumi trasfusionali "globali", così intendendo quelli del periodo intra-operatorio e delle seguenti 24 ore (IOp+24h), più quelli dei successivi 10 giorni (+l0gg), relativi ad oltre 300 procedure di TOF, differenziandoli, oltre che per tipo di patologia e per cronologia d'intervento, anche per équipe chirurgica. Pazienti e metodi Sono stati considerati 340 interventi consecutivi di TOF, effettuati nel periodo novembre 1990-dicembre 1998 su 311 pazienti (226 maschi ed 85 femmine, con età media di 47 anni, range 19-66) affetti da cirrosi esotossica (60 casi), cirrosi post-epatitica (147), cirrosi esotossica più postepatitica (17), epatite acuta fulminante (19), epato/ colangiocarcinoma (8), cirrosi biliare primitiva/colangite sclerosante (27), altra patologia (33). In 29 casi si è poi trattato di un ritrapianto. Dall'analisi sono stati esclusi i TOF effettuati su pazienti di età pediatrica (13). I TOF sono stati eseguiti da due diverse équipes chirurgiche (A con 204 e B con 136 interventi). I pazienti afferenti alle due équipes erano omogenei per sesso, età e patologia epatica. Di tutte le procedure sono stati registrati i consumi di emocomponenti, in termini di unità (U) di EC, PFC e concentrati piastrinici (CP) nella fase operatoria (IOp+24h) e nei successivi 10 giorni (+l0gg). In caso di utilizzo di PFC da aferesi (500 mL), il quantitativo è stato considerato pari a 2,5 U standard. Analogamente, un CP da aferesi è stato valutato equivalente a 6 U di CP random. Nei primi 18 mesi di attività trapiantologica, le richieste trasfusionali di PFC e di CP, nella fase intra-operatoria, sono state formulate sulla base dello stato emocoagulativo del paziente, in particolare attraverso l'esecuzione del tromboelastogramma. Successivamente, i criteri adottati si sono basati, oltre che sull'esperienza chirurgico-anestesiologica acquisita, sulle linee-guida di terapia trasfusionale promosse dal Comitato per il Buon Uso del Sangue della nostra Azienda Ospedaliera10. 24 Tabella I: consumo di emocomponenti nella fase operatoria (periodo intraoperatorio più 24 ore successive) del trapianto ortotopico di fegato, differenziato per cronologia d'intervento ed équipe chirurgica dati complessivi equipe A EC equipe B totale primi 50 successivi 12,0±0,5 13,1±0,7 * 12,1±1,4 13,4±0,8 10,4±0,6 * 11,1±0,9 9,9±0,8 PFC totale primi 50 successivi 27,4±0,9 28,4±1,3 27,0±3,5 28,8±1,3 26,3±1,0 22,0±1,6 $ 28,4±1,3 $ CP totale primi 50 successivi 2,2±0,3 2,8±0,4# 5,8±1,5 § 1,8±0,3 § 1,4±0,3 # 1,7±0,5 1,2±0,3 Significatività (t-test): *: P = 0,005 $: P = 0,002 #: P = 0,015 §: P = 0,0001 I dati sono stati espressi come media±errore standard. L'analisi statistica è stata effettuata mediante il t-test di Student per campioni indipendenti e l'analisi della varianza (ANOVA) ad un criterio di classificazione, con la verifica dei valori significativi attraverso il test di Bonferroni. Il limite di significatività è stato definito per P<0,05. Risultati Consumi trasfusionali nel periodo operatorio (IOp+24h) Come indicato nella tabella I, il fabbisogno di EC è stato di 12,0±0,5 U, risultando significativamente maggiore per l'équipe A rispetto a quella B (13,l±0,7 U contro 10,4±0,6 U, p=0,005), peraltro senza variazioni fra i primi 50 interventi ed i successivi. Il consumo di PFC è stato pari a 27,4±0,9 U, senza differenze significative fra le due équipes chirurgiche. Va sottolineato che il fabbisogno di PFC è risultato significativamente maggiore negli interventi successivi ai primi 50 effettuati dall'équipe chirurgica B (28,4±1,3 U contro 22,0±1,6 U, p=0,002). Piuttosto contenuto è stato, infine, il consumo di CP (2,2±0,3 U), che è risultato significativamente maggiore negli interventi dell'équipe A rispetto a quelli dell'équipe B (2,8±0,4 U contro 1,4±0,3 U, p=0,015). La stessa équipe A ha, comunque, ridotto le richieste di CP nelle procedure successive alle prime 50 (1,8±0,3 U contro 5,8±1,5, p=0,0001). Per quanto concerne il consumo trasfusionale Consumi trasfusionali nel trapianto di fegato Tabella II: consumo di emocomponenti nella fase operatoria (periodo intraoperatorio più 24 ore successive) del trapianto ortotopico di fegato, differenziato per tipo di patologia epatica EC PFC CP* Cirrosi esotossica 13,6±1,4 29,7±2,3 2,5±0,9 Cirrosi post-epatitica 12,5±0,8 28,4±1,3 2,7±0,4 Cirrosi post-epatitica + esotossica 12,2±2,2 30,6±3,1 0,1±0,1 Epatite acuta fulminante 10,2±1,3 27,7±3,0 1,2±0,9 Cirrosi biliare primitiva/colangite sclerosante 9,8±1,3 20,6±2,7 0,3±0,2 Altra patologia 9,6±7,6 22,1±1,7 0,8±0,3 12,5±1,2 30,1±5,0 5,0±1,4 Ritrapianto Significatività (ANOVA): * : P = 0,002 Tabella III: consumo di emocomponenti "globale" (fase operatoria più 10 giorni successivi) del trapianto ortotopico di fegato differenziato per cronologia d'intervento ed équipe chirurgica equipe A equipe B totale primi 50 successivi dati complessivi 16,5±0,8 18,2±1,2 * 20,6±3,0 17,4±1,2 13,9±0,9 * 15,4±1,5 12,9±1,1 PFC totale primi 50 successivi 36,9±1,5 38,1±2,1 44,8±6,0 35,9±2,0 35,1±1,9 32,5±3,1 36,6±2,5 EC CP totale primi 50 successivi 5,9±0,6 7,1±1,0 $ 12,4±3,2 # 5,4±0,7 # 3,4±0,6 $ 3,2±0,7 3,6±0,8 Significatività (t-test): *: P = 0,007 $: P = 0,004 #: P = 0,002 differenziato per tipo di patologia (Tabella II), mentre non si è osservata alcuna differenza significativa per EC e PFC, gli interventi di ritrapianto hanno comportato un maggiore fabbisogno piastrinico, in particolare rispetto a quelli per cirrosi esotossica più post-epatitica, a quelli per cirrosi biliare primitiva/colangite sclerosante, ed a quelli per altra patologia (5,0±1,4 U contro, rispettivamente, 0,1±0,1 U, 0,3±0,2 U e 0,8±0,3 U, p=0,002). Consumi trasfusionali "globali" (IOp+24h+l0gg) Come indicato nella tabella III, il fabbisogno complessivo di EC è stato di 16,5±0,8 U, ed è risultato significativamente maggiore negli interventi effettuati dall'équipe A rispetto all'équipe B (18,2±1,2 U contro 13,9±0,9 U, p=0,007). Non si sono osservate differenze di consumo di EC fra le prime 50 procedure di trapianto e le successive, da parte di ciascuna delle due équipes chirurgiche. Il consumo complessivo di PFC è stato di 36,9±1,5 U, senza differenze significative fra l'équipe A e quella B, neppure considerando i primi 50 interventi contro i successivi. Per quanto riguarda poi il fabbisogno piastrinico, questo è stato complessivamente di 5,9±0,6 U, ed è risultato maggiore per l'équipe A rispetto a quella B (7,1±1,0 U contro 3,4±0,6 U, p=0,004), di fatto per il rilevante consumo di CP da parte della stessa équipe A nei primi 50 interventi rispetto ai successivi (12,4±3,2 U contro 5,4±0,7 U, p=0,002). Nella tabella IV sono indicati i consumi "globali" di EC, PFC e CP, diversificati per tipo di patologia epatica. Mentre non si è riscontrata alcuna differenza per quanto riguarda il fabbisogno di EC e di PFC, l'ANOVA ha indicato una variabilità complessivamente significativa (p=0,03) per il consumo di CP, con test di Bonferroni (differenze fra singoli gruppi) comunque negativo. Le richieste trasfusionali di EC e di PFC nel periodo operatorio sono risultate predittive dei consumi successivi degli stessi emocomponenti (tabella V). Infatti, i pazienti per i quali sono state necessarie più di 15 U di EC ovvero più di 30 U di PFC, hanno avuto, rispetto agli altri, un consumo significativamente maggiore nei successivi 10 giorni, cioè pari a 7,0±1,2 U contro 3,8±0,6 U di EC (p=0,014) e pari a 17,1±2,6 U contro 6,4±0,9 U di PFC (p=0,0001). Discussione Le complicanze emorragiche rappresentano uno dei principali problemi intra-operatori in corso di TOF11. Esse traggono origine da fattori che possono agire in maniera differente nelle varie fasi dell'intervento chirurgico, ossia nella fase pre-anepatica (dall'induzione dell'anestesia all'esclusione del fegato nativo dalla circolazione sistemica), anepatica (dall'interruzione della circolazione epatica alla riperfusione dell'organo trapiantato) e post-anepatica (fino alla fine del trapianto). Fra questi diversi ed eterogenei fattori, di rilievo sono le difficoltà d'ordine tecnico-chirurgico 25 P Marson et al. Tabella IV: consumo di emocomponenti "globale" (fase operatoria più 10 giorni successivi) del trapianto ortotopico di fegato, differenziato per tipo di patologia epatica EC PFC CP* Cirrosi esotossica 18,6±2,9 42,5±4,7 5,8±1,5 Cirrosi post-epatitica 17,3±1,4 38,2±2,1 7,1±1,1 Cirrosi post-epatitica + esotossica 13,4±2,4 34,8±4,9 2,0±1,0 Epatite acuta fulminante 14,8±2,2 35,5±4,5 2,9±1,3 Cirrosi biliare primitiva/colangite sclerosante 12,7±2,3 29,3±5,5 1,6±0,7 Altra patologia 12,3±1,6 27,8±2,6 3,1±1,0 Ritrapianto 20,4±2,2 40,2±6,0 9,5±2,5 Significatività (ANOVA): * : P = 0,03 Tabella V: consumo operatorio di emazie concentrate (EC) e di plasma fresco congelato (PFC) come fattore predittivo del fabbisogno di emocomponenti nei successivi 10 giorni (+10 gg) consumo operatorio (IOp + 24h) consumo (+10gg) EC ≤ 15U (N = 268) > 15U (N = 72) 3,8±0,6* 7,0±1,2* PFC ≤ 30U (N = 241) > 30U (N = 99) 6,4±0,9$ 17,1±2,6$ Significatività (t-test): *: P = 0,014 $: P = 0,0001 nella dissezione dell'organo per circoli collaterali fragili e dilatati in pazienti con ipertensione portale, nonché la coagulopatia derivante dalla ridotta sintesi di fattori per l'epatopatia di base, dalla piastrinopenia associata alla condizione d'ipersplenismo e dall'eccessiva attività fibrinolitica12. Da queste considerazioni generali si è consolidata la pratica - non da tutti peraltro condivisa8dello stretto monitoraggio della funzione coagulativa del soggetto sottoposto a TOF nelle diverse fasi operatorie, in particolare attraverso il tromboelastogramma. Infatti, quest'indagine coagulativa "globale" sarebbe in grado di discriminare fra sanguinamento "medico" o "chirurgico", e, in presenza del primo, di documentare il difetto plasmatico e/o piastrinico, risultando così utile nel guidare la scelta degli emocomponenti nella terapia trasfusionale. Nella nostra esperienza, il tromboelastogramma è stato impiegato solo nei primi mesi di attività trapiantologica, e successivamente il monitoraggio emocoagulativo della fase intra-operatoria è stato affidato ad esami di laboratorio tradizionali, nonché all'esperienza direttamente acquisita dagli operatori. Va comunque sottolineato che, alla luce del consistente consumo di emocomponenti da noi documentato, è sembrato opportuno stabilire protocolli di controllo dell'emostasi, in grado di indirizzare l'équipe chirurgico-anestesiologica verso l'utilizzo razionale degli 26 emocomponenti. A questo riguardo, riportiamo nella tabella VI le linee-guida sulla terapia trasfusionale del TOF recentemente validate dall'Azienda Ospedaliera di Padova ed al momento in corso di stampa. Nel presente studio ci siamo proposti di valutare il consumo di emocomponenti nella fase operatoria e nei successivi 10 giorni su di un ampio numero di pazienti sottoposti a TOF nell'ultimo decennio, con lo scopo principale di verificare la tendenza alla progressiva diminuzione del fabbisogno trasfusionale, come segnalato da alcuni Autori7,8, dato anche il lungo intervallo di tempo da noi considerato (1990-98). Ancora, ci è parso interessante determinare se i consumi trasfusionali del TOF possano essere diversi a seconda dell'équipe chirurgica, tenuto conto che in Padova sono operative due differenti unità trapiantologiche. Nella valutazione da noi condotta, non abbiamo considerato alcuni fattori importanti nella stima del fabbisogno trasfusionale del TOF, come ad esempio il ricorso al recupero intra-operatorio del sangue, applicato comunque alla quasi totalità degli interventi, oppure l'utilizzo di antifibrinolitici, come l'aprotinina. Questo prodotto, da noi impiegato nelle prime fasi dell'attività trapiantologica e dimostratosi efficace13, rappresenterebbe un presidio assai utile nel ridurre l'utilizzo di sangue omologo durante l'intervento di TOF, secondo le più recenti indicazioni di letteratura14,15. Fermo restando che i nostri risultati non sono direttamente confrontabili con quelli di studi precedenti, sia per modalità di raccolta che per collocazione cronologica - la maggior parte di questi studi riguarda, infatti, esperienze degli anni ottanta16-18 - si può senz'altro affermare che il fabbisogno complessivo di emocomponenti, in particolare di EC e di PFC, è mediamente ancora elevato. Questo rilievo sembra ancor più evidente, considerando la fattibilità del TOF - secondo recenti contributi di letteratura - anche con consumi ridottissimi di emocomponenti. A questo proposito, Cacciarelli et al.5, Consumi trasfusionali nel trapianto di fegato Tabella VI: trapianto ortotopico di fegato: protocollo trasfusionale Azienda Ospedale-Università di Padova, 2000 Emazie concentrate (EC), plasma fresco congelato (PFC) e soluzioni cristalloidi vengono posti nel Rapid Infusion System (RIS), alla proporzione di 2 U di EC (omologo od autologo) + 200 mL di PFC + 200 mL di cristallodi, così da ottenere valori di ematocrito (Hct) intorno al 30%, PT intorno al 30% e fibrinogeno > 100 mg/dL. - Se il paziente richiede un volume di liquidi superiore a 125 mL/kg, le soluzioni cristalloidi devono essere sostituite con albumina al 5% in soluzione salina; - occorre evitare tempi prolungati di ricircolo nel RIS (rischio infettivo); - alla fine dell'intervento il contenuto del RIS viene di norma trasfuso, evitando così ogni spreco di sangue. Plasma fresco congelato In presenza di fibrinolisi attiva e fibrinogeno <70 mg/dL, somministrare 5 g e.v. di acido ε-aminocaproico; successivamente è corretto trasfondere PFC. Un moderato allungamento del PT non deve essere necessariamente corretto: in assenza di fibrinolisi attiva o di sanguinamento chirurgico può essere adeguato l'INR <2,5. Concentrati piastrinici La conta piastrinica diminuisce per emodiluizione dopo perdita/trasfusione di un volume ematico. Nei pazienti senza refrattarietà alla terapia piastrinica la conta va mantenuta al di sopra di 75.000/µL (in assenza di splenomegalia) oppure al di sopra di 50.000/µL (in presenza di splenomegalia). Per i pazienti refrattari , invece, l’indicazione alla trasfusione è solo di tipo clinico. Monitoraggio di laboratorio Hct, conta piastrinica, PT e fibrinogeno devono essere determinati ogni ora; in caso di emorragia intra-operatoria, gli stessi esami devono essere controllati ogni 30 minuti. riferendo la loro esperienza su 225 interventi di TOF effettuati nel periodo 1992-94, dimostravano che il 24% di questi non richiedeva supporto trasfusionale con EC nella fase intra-operatoria. Analogamente, alcuni Autori tedeschi affermavano che solo il 4% di oltre 850 procedure di TOF necessitavano di un numero superiore a 15 U di EC e di PFC8. Ancora, vi sono state segnalazioni, per quanto aneddotiche, di TOF senza utilizzo di emocomponenti in testimoni di Geova19-21, anche per una patologia d'urgenza e accompagnata da severa coagulopatia come l'epatite acuta fulminante22. Infine, il progresso delle tecniche chirurgicoanestesiologiche sembra aver consentito, secondo alcuni Autori francesi23, non solo il risparmio, ma addirittura il mancato consumo di PFC in corso di TOF. Dalla nostra analisi, pare che il ruolo dell'équipe chirurgica nel consumo operatorio, e quindi "globale", di emocomponenti sia in qualche modo rilevante. Lo dimostrerebbe la differenza significativa di fabbisogno di EC e di CP da noi osservata confrontando équipe A ed équipe B. Anche se le casistiche erano assolutamente comparabili per sesso, età e patologia epatica, si può ipotizzare che su questo risultato abbiano influito anche altri fattori, come ad esempio una differente selezione dei pazienti, ovvero una prevalenza di soggetti con aumentato rischio emorragico, in quanto particolarmente compromessi dalla malattia epatica. Infatti, non abbiamo considerato, in aggiunta al tipo di epatopatia, lo stato generale del paziente attraverso, ad esempio, il tradizionale indice di Child-Pugh o la classificazione UNOS5, che sembrano essere predittivi del consumo trasfusionale in corso di TOF. In effetti, l'indice di Child-Pugh di ciascun paziente cirrotico era a noi noto attraverso la scheda d'iscrizione alla lista d'attesa per trapianto; tuttavia, corrispondendo ad una valutazione condotta nella maggior parte dei casi alcuni mesi prima dell'intervento, non risultava attendibile per il nostro studio. L'identificazione di fattori predittivi di consumo trasfusionale in corso di TOF è stata oggetto di numerose indagini, considerata la grande variabilità di fabbisogno di emocomponenti nelle diverse fasi operatorie del TOF. I nostri dati confermano ampiamente questa variabilità, con intervalli che vanno da 1 a 117 U di EC, da 0 a 197 U di PFC e da 0 a 112 U di CP (consumi "globali"). Come fattori predittivi, già nel 1993, Deakin et al.7 identificavano alcune variabili pre-operatorie di tipo bioumorale (sodio, urea, creatinina, emoglobina e conta piastrinica) e clinico (peso del paziente e presenza di ascite) significativamente associate, all'analisi univariata, ad un consumo di EC maggiore o minore di 7 U. Tuttavia, applicando l'analisi multivariata, solo urea e conta piastrinica si confermavano variabili indipendentemente associate al fabbisogno di EC, in un modello peraltro scarsamente predittivo, cioè in grado di classificare correttamente solo il 65% dei casi. Successivamente, Cacciarelli et al.24 dimostravano che lo stato generale del paziente (classificazione UNOS), il valore dell'ematocrito, la durata dell'intervento e l'anno in cui questo era stato eseguito, oltre alla cosiddetta tecnica operatoria del piggy-back, erano fattori indipendentemente associati ad intervento di TOF senza utilizzo di sangue. Il fatto che l'anno di esecuzione dell'intervento sia significativamente associato al consumo di emocomponenti 27 P Marson et al. è stato confermato anche da un recentissimo lavoro di alcuni Autori olandesi25. In questo, oltre a dare importanza, come fattori predittivi di fabbisogno trasfusionale, anche allo stato dell'organo trapiantato (tempo d'ischemia a bassa temperatura) ed all'utilizzo di sangue autologo (recupero intra-operatorio), si conferma il ruolo cruciale rappresentato dall'esperienza acquisita, dopo anni di attività, da parte dell'équipe chirurgica. I nostri dati indicano che non vi sarebbe una sostanziale differenza di consumi trasfusionali a seconda della patologia epatica, a parte il fabbisogno di CP, maggiore nei pazienti sottoposti a ritrapianto. A tale proposito, si può ipotizzare che questi pazienti si presentino al secondo trapianto in condizioni di maggiore rischio emorragico, sia per il precedente intervento che per la trombocitopenia, frequente complicanza dell'OLT26,27. Possiamo comunque affermare, sulla base dei nostri risultati, che i consumi operatori di EC e di PFC, se elevati (rispettivamente >15 U e >30 U), sono predittivi di un maggiore fabbisogno degli stessi emocomponenti nei successivi 10 giorni. Questo è particolarmente evidente per il PFC, il cui consumo è risultato quasi tre volte superiore a quello dei pazienti che nella fase operatoria sono stati trasfusi con meno di 15 U. A differenza di quanto indicato in letteratura7,8, non abbiamo osservato diminuzioni di consumo di emocomponenti nel corso del tempo, a parte la riduzione del fabbisogno piastrinico nei pazienti operati dall'équipe A. Anzi, limitatamente alla fase operatoria, il consumo di PFC è addirittura aumentato negli interventi successivi ai primi 50 eseguiti dall'équipe B. Questo fatto, sicuramente anomalo, può trovare spiegazione nel frequente avvicendamento di operatori all'interno delle équipes chirurgiche; inoltre, può riflettere un progressivo allargamento dell'indicazione al TOF - come è naturale, aumentando l'esperienza trapiantologica - anche per pazienti fortemente compromessi, e quindi con elevato rischio emorragico. Vogliamo, infine, ricordare come l'abbondante ed imprevedibile fabbisogno di emocomponenti in corso di TOF si rifletta in pesanti carichi di lavoro per il Servizio Trasfusionale, gravando di rilevanti costi l'Azienda Ospedale. A questo proposito, Biancofiore et al.9, i quali hanno recentemente effettuato un'analisi dei costi relativi alle procedure di TOF in una struttura ospedaliera italiana e per questo paragonabile alla realtà sanitaria da noi descritta, hanno dimostrato che, nella distribuzione percentuale della spesa, il supporto trasfusionale si colloca al secondo posto, dopo presidi e farmaci. Fra gli emocomponenti, il PFC inciderebbe per oltre il 45% dei costi totali di questo capitolo di spesa. È chiaro che lo studio 28 retrospettivo da noi condotto, oltre a dettagliare i consumi trasfusionali del TOF, individua un aspetto importante sul quale noi crediamo si possa intervenire, con la fattiva collaborazione di chirurghi ed anestesisti, onde contenere i costi in virtù dell'utilizzo razionale e corretto degli emocomponenti. Riassunto Il trapianto ortotopico di fegato (TOF) richiede tuttora un consistente, assai spesso imprevedibile, supporto di emocomponenti. In questo studio, abbiamo valutato il consumo di emazie concentrate (EC), plasma fresco congelato (PFC) e concentrato piastrinico (CP) in 340 procedure di TOF effettuate nel periodo novembre 1990-dicembre 1998 su 311 pazienti (226 M e 85 F, età media di 47 anni, range 19-66) affetti da cirrosi esotossica (60 casi), cirrosi postepatitica (147), cirrosi esotossica + post-epatitica (17), epatite acuta fulminante (19), epato/colangiocarcinoma (8) cirrosi biliare primitiva/colangite sclerosante (27), altra patologia (33). In 29 casi si trattava di un ritrapianto. I TOF sono stati effettuati da due diverse équipes chirurgiche (A con 204 e B con 136 interventi) su pazienti comparabili per sesso, età e patologia epatica. Il consumo operatorio di EC, PFC e CP è stato, rispettivamente, di 12,0±0,5 U, di 27,4±0,9 U e di 2,2±0,3 U, con una richiesta di EC e di CP significativamente maggiore da parte dell'équipe A rispetto a quella B. Il fabbisogno "globale" (comprendente il periodo operatorio più i successivi 10 giorni) di EC, PFC e CP è stato, rispettivamente, di 16,5±0,8 U, di 36,9±1,5 U e di 5,9±0,6 U; anche in questo caso con un consumo maggiore di EC e di CP da parte dell'équipe A. Non si sono osservate variazioni significative di consumo complessivo di EC e di PFC fra i primi 50 interventi ed i successivi, mentre l'équipe A ha ridotto vistosamente le richieste di CP nel corso del tempo, sia come consumo operatorio che "globale". Gli interventi di ritrapianto hanno in genere necessitato di un quantitativo maggiore di emocomponenti rispetto agli altri, in particolare di CP. Infine, il consumo di EC e di PFC, se consistente nel periodo operatorio (rispettivamente > 15 U e >30 U), è risultato predittivo di una maggiore richiesta trasfusionale nei successivi 10 giorni. Questi risultati confermano il rilevante fabbisogno di emocomponenti, in particolare di EC e di PFC, nel TOF, anche dopo i primi 50 interventi. 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