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H2 roma Il biometano Diamogli una mano Il combustibile pulito oggi ci rende dipendenti dall’estero. Ma c’è anche quello bio, prodotto dai rifiuti. E nel Lazio ci sarebbe la tecnologia per farlo T utti conoscono il metano, quasi tutti a Roma lo utilizzano per cucinare e per riscaldare case e luoghi di lavoro. In molti ne caldeggiano un maggiore utilizzo per la mobilità su gomma, per alimentare autobus, ma anche veicoli commerciali e automobili. Così si avrebbero indubbi vantaggi dal punto di vista delle emissioni inquinanti, che sono decisamente inferiori rispetto a quelle prodotte da benzina e diesel. Quasi nessuno, però, parla di quello che invece è potenzialmente un aspetto di grandissimo interesse per questo gas combustibile. Infatti non esiste soltanto il metano di oggi, cioè il gas di origine fossile estratto da giacimenti (principalmente nordafricani e russi, per le forniture in Italia) e trasportato fino alle nostre case da gasdotti lunghi migliaia di chilometri. Esiste anche il biometano, che, con buone ragioni, è definito da molti come il metano di domani. Il metano, infatti, può essere prodotto dall’uomo, oltre che estratto da sacche profonde nelle quali si è formato naturalmente. Ed è proprio questa caratteristica che lo sta facendo entrare nelle strategie energetiche, anche legate all’auto, di Paesi che hanno deciso di imboccare con forza la strada della riduzione dell’inquinamento, assieme a quella della riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, che tanti problemi ha creato all’Italia durante l’inverno una città convertita Vasteras, a un centinaio di chilometri da Stoccolma, ospita una centrale di produzione del biometano recuperato dai rifiuti organici. scorso, con la riduzione delle forniture da parte della Russia. In prima fila in Europa, in questa corsa verso i biocombustibili, c’è la Svezia. E non a caso a Stoccolma si viaggia su bus a metano che non hanno alcun collegamento con giacimenti mediorientali, né ucraini o russi. Il metano che va a fare il pieno dei bus della capitale svedese e delle auto bifuel, sempre più numerose in città, viene da Vasteras, una cittadina a un centinaio di chilometri da Stoccolma. Si tratta di biometano prodotto da scarti e colture agricole, oltre che da rifiuti urbani organici appositamente raccolti in maniera differenziata. Accade in Svezia, ma può accadere ovunque. A Roma la frazione organica dei rifiuti potrebbe essere raccolta in maniera dedicata e anche soltanto la quantità ottenibile da mercati rionali, supermercati e ristorazione porterebbe a un significativo contributo nel far viaggiare bus e auto a metano con combustibile prodotto in città e da risorse rinnovabili, in parte addirittura recuperate dai rifiuti. Il tutto creando capacità, tecnologia e ricchezza legate a una catena energetica destinata a espandersi in Italia e nel mondo, quella dei biocombustibili. Nei centri di ricerca e nelle università del Lazio ci sono tutte le conoscenze necessarie a realizzare e far funzionare con successo impianti di produzione di metano di origine biologica: sia grazie alla più conosciuta e collaudata tecnologia della digestione anaerobica (quello dell’impianto svedese di Vasteras), sia con l’innovativa e promettente tecnologia della gassificazione diretta. Gli impianti della prima sono più semplici, richiedono investimenti minori e hanno rendimenti accettabili. Quelli di gassificazione sono più complessi e avanzati, ma arrivano a rendimenti e a qualità del gas prodotto decisamente superiori. «Questo bus è alimentato a biometano» speriamo di leggere presto sul display esterno di un mezzo pubblico. A quel punto non soltanto sapremo che inquina meno, ma avremo anche la certezza che non consuma risorse esauribili estratte in giacimenti lontani. Fabio Orecchini 16 Agosto 2006 • Roma e Lazio